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Messaggi - viator

#1681
Tematiche Filosofiche / Re:Il nulla come concetto
17 Agosto 2020, 17:12:05 PM
Salve Ipazia. "Cantava Gaber su testi del metartista Sandro Luporini. Il nulla è un concetto, un'astrazione. Nulla più.".

E ridajje con il NULLA che dovrebbe essere qualcosa ! Salutoni.
#1682
Tematiche Filosofiche / Re:Il nulla come concetto
17 Agosto 2020, 17:02:37 PM
Salve bobmax. Commento inserendo in grassetto :

Citazione di: bobmax il 17 Agosto 2020, 15:17:20 PM
Un conto è il pensare, un altro il contenuto del pensiero. Ovvio. il pensiero è l'albero, il pensare i rami, i concetti le foglie.
Si può benissimo pensare qualcosa di inesistente.
Un ippogrifo può essere il contenuto di un pensiero.
Il pensiero è esistente, l'ippogrifo no. Vecchia obiezione priva di consistenza rigorosamente logica : tipico argomento del buon Sgiombo (auguri a lui) e qualche altro accanito materialista (io sono un materialista "di traverso", cioè non accanito). Si può solo sostenere che degli ippogrifi nessuno abbia dimostrato l'esistenza, non che siano inesistenti. E lo stesso discorso vale per tutti gli "inesistenti", ma anche per Dio, del quale non è possibile DIMOSTRARE, bensì unicamente ARGOMENTARE, nè l'esistenza che l'inesistenza.

Si potrebbe osservare che l'ippogrifo esiste però come fantasia. E difatti può essere descritto, raffigurato.

Il concetto di ippogrifo esiste, l'ippogrifo reale no. Quindi dell'ippogrifo
esistono il pensiero (in particolare, la fantasia), il concetto e l'immagine virtuale e non ne è dimostrabile l'inesistenza.

Anche il nulla, il caso, l'infinito, sono concetti. Perché se non fossero concetti non potrebbero in alcun modo comparire. Ho già affermato che "nulla" nega l'esistenza di qualsiasi cosa, concetti inclusi.
E con concetto si intende sempre un contenuto del pensiero, non il pensare in se stesso! Questo io l'ho già detto, qui tu lo stai ripetendo ed io lo riconfermo.

A differenza dell'ippogrifo però, questi sono concetti limite.
Non possono essere descritti, raffigurati.
In questi concetti lo stesso contenuto limita il pensiero: come lo pensa lì si arresta.
Questo perché è presente nella mente, in quanto necessario, ma allo stesso tempo non è davvero pensabile.

Riguardo all'immateriale, la cosiddetta materia dovrebbe ormai ai nostri occhi includere pure l'energia. Non vi è sostanziale differenza. Beh, per modo dire. Materia ed energia sono le due facce distinguibilissime ma inseparabili di un'unica moneta. Quindi rappresentano due "apparenze" di una unicità che io chiamo SOSTANZA. Saluti.
#1683
Tematiche Filosofiche / Re:Il nulla come concetto
17 Agosto 2020, 13:53:48 PM
Salve. autocitandomi :

Citazione di: viator il 16 Agosto 2020, 18:16:55 PM
Salve. Ma.......secondo voi......dando per chiaro (illuso che sono !!) che il nulla non sia una entità (dando per chiaro (illuso che sono !!) l'entità sia "ciò che è in modo non definito e non conoscibile")...................IL NULLA E' UN CONCETTO oppure no ?. Saluti.


Secondo me non è affatto un concetto, visto che già affermare "il NULLA E'......" rappresenta un enunciato privo di senso (la mancanza di qualsiasi cosa non può essere una cosa).


Il fatto è che i concetti, prodotti immateriali (perchè unicamente formali) del pensiero, sono sì qualcosa di astratto, mentre il pensiero che li genera è invece fenomeno concreto benchè immateriale.


Il pensiero è ente concreto perchè fisicamente basato sulla materialità del sistema nervoso ma contemporaneamente è immateriale poichè esso consiste nella produzione di modulazioni di corrente neuroelettrica (cioè di immateriali flussi di energia, la quale energia a sua volta non è che una dimensione fisica, anch'essa concreta, ma appunto NON MATERIALE (altrimenti la chiameremmo materia, non ENERGIA).


Quindi i concetti esistono, sono una forma astratta, una struttura temporanea (o dinamica) generata dal pensiero il quale a sua volta risulta DA UNA PARTE BASATO sul concreto fisico-materiale (il sistema nervoso ed il cervello) e DALL'ALTRA CONSISTENTE in un concreto fisico-energetico (il pensiero stesso, appunto).


Se i concetti esistono, evidentemente rappresenteranno una categoria della quale il NULLA non può fare parte. Saluti.
#1684
Tematiche Filosofiche / Il nulla come concetto
16 Agosto 2020, 18:16:55 PM
Salve. Ma.......secondo voi......dando per chiaro (illuso che sono !!) che il nulla non sia una entità (dando per chiaro (illuso che sono !!) l'entità sia "ciò che è in modo non definito e non conoscibile")...................IL NULLA E' UN CONCETTO oppure no ?. Saluti.
#1685
 E' solo un problema di umana limitatezza. Il materialismo con la sua fisica che viene considerato estraneo, contradditorio, conflittuale, intrinsecamente negante rispetto allo spiritualismo con la sua metafisica.


Cioè invece la complementarietà tra la fisica "nota" e quella ignota.


Ma i concetti che ho dato per sinonimi.......fanno parte del mondo fisico o di quello metafisico ?


Essi non sono altro che la manifestazione fisicamente a noi ignota che nasce dalla fisiologia della mente, la quale, saldamente basata appunto sulla fisicità materiale di un cervello, si svolge attraverso la modulazione dei flussi elettromagnetici (la fisicità immateriale del'energia). L'espressione "corrrenti di pensiero" dice qualcosa a qualcuno ?.

La metafisica esiste solamente per il credente. Per tutti gli altri esiste solo "l'oltre la fisica attuale". Saluti.
#1686
Salve Ipazia, e grazie della replica.  Avrai certo letto la mia personale definizione di TUTTO e quindi avrai capito che - visto che logica matematica ed insiemistica non rappresentano proprio strumenti filosofici - TUTTO=ASSOLUTO nè sono relativi a-, nè fan parte di-, nè sono generati da-.....................


TUTTO, UNO, PERFEZIONE, ASSOLUTO, MONDO, DIO, e qualche altro sono sinonimi rigorosi l'uno dell'altro ed hanno tutti solamente il senso dell'INCLUSIONE. Quello dell'ESCLUSIONE è il NULLA.
Ovviamente si tratterà di concetti antropici sottointendenti - come ho precisato - la sinonimia per un unico concetto fondamentale (l'ESSERE) che ciascuno di noi non può che esprimere attraverso una pluralità di punti di osservazione esistenziali e quindi di corrispondenti denominazioni le quali, essendo appunto plurime, ingannano, fornendo il nostro giudizio circa una loro apparente relatività e non una loro sostanziale sinonimia. Saluti.
#1687
Salve Jacopus. Apprezzo e sento di dover precisare : Il Tutto, a livello lessicale è composto dall'insieme delle unicità singolari specificabili (la cosa, questa cosa, quella cosa) più l'insieme delle molteplicità plurali specificabili o non specificabili (la categoria delle "altre cose", includente i  "qualcos'altro").


Il Tutto viene considerato da me sinonimo (assieme ad alcuni altri) di Assoluto, essendo definibile ANCH'ESSO come "ciò che contiene senza essere contenibile da altro più grande di esso". Saluti.
#1688
 Salve a tutti. Voglio confessarvi un mio piccolo "chiodo fisso". E' quello riguardante la presenza – ma soprattutto l'oceanico successo – nel passato di Logos, di un topic titolato "Perchè c'è qualcosa anzichè il nulla" (vedere tra le nostre statistiche).
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/perche-ce-qualcosa-anziche-il-nulla/msg8290/#msg8290 


Più volte, incappando in tale quesito, mi sono trovato a considerare, con dell'invidia abbastanza impotente, che da parte mia non sarei mai stato capace di spigermi a partorire un simile dilemma profondamente scespiriano.


Al di là di cio, noto pure, casualmente, di non essere d'accordo con il buon Ceravolo con il suo "incipit"........."«[...] affinché il nulla non esista deve negarsi all'esistenza implicando così l'esistenza stessa. Una logica negativa per cui è necessario che esista l'esistenza per la non esistenza del nulla [...].
[...] Se il "nulla assoluto" è impossibilitato a esistere per la sua identità priva di valore, allora il nulla non può accadere e necessariamente deve accadere qualcos'altro affinché ad accadere non sia il nulla. Che è come dire: il nulla non può esserci, altrimenti il nulla sarebbe, ma se il nulla non può esserci allora "qualcosa"; perché: se non c'è nulla allora o c'è nulla, il che contraddirebbe il non esserci del nulla, o c'è qualcosa."



Provo quindi a cimentarmi dando un taglio leggermente diverso alla questione poichè avrei qualche obiezione da opporre se, come credo probabile, trovassi chi argomentasse che IL TUTTO NON ESISTE.


Allorquindi...........PERCHE' MAI (secondo me) ESISTE IL TUTTO E NON SOLO IL QUALCOSA ? Saluti.
#1689
Salve anthonyi. Citando (non so se te o il dizionario che usi) : "Purtroppo non è così perché sul mio dizionario c'è scritto che la felicità è una sensazione che si prova quando si è vivi, e la si prova quando la mente non è inquinata da pensieri negativi, tra i quali ci possono anche essere i desideri".
Cambia dizionario. Tutte le sensazioni si provano da vivi. Mal di pancia incluso. Per te questa del tuo dizionario sarebbe una definizione ? Sarebbe come definire l'uovo "qualcosa di tondeggiante".Non conosci la distinzione di significato tra felicità, serenità, appagamento e pace interiore ? Saluti.
#1690
Salve anthonyi.

Citazione di: anthonyi il 07 Agosto 2020, 17:49:05 PM
Citazione di: viator il 07 Agosto 2020, 17:35:37 PM


Anche se esiste una via più brutale e più soddisfacente per vivere TALMENTE MEGLIO da raggiungere la felicità : non farsi mai domande.





Davvero, viator, pensi questo. Pensi che un uomo privo di coscienza di se sia felice? Non è probabilmente più vero il contrario. Chi non si fa domande non pondera è può rimanere intrappolato in meccanismi che lo schiavizzano producendo in lui desideri artificiali della cui artificialità lui non ha coscienza proprio perché non si fa domande.

Non capisco perchè tu ti meravigli di certi miei concetti, i quali non sono certo estratti da qualche prontuario tascabile di filosofia. Dovresti solo prendere atto che io sono un mostro di cinismo (però garbato, ammetti !).


Premesso che secondo me si può essere coscienti (secondo le discipline orientali : supercoscienti) senza porsi delle domande (giacendo quindi in stato di contemplazione pura e semplice)............la cosa che invece non ho esplicitato è che LA ELIMINAZIONE DI BISOGNI E DESIDERI  COINCIDE - GUARDA CASO - ANCHE CON LA MORTE, la quale è quindi la condizione perfetta di realizzazione della felicità (figuriamoci ! persino per i cristiani risulta essere così ! Oppure qualcuno vuol sostenere che in Paradiso esistano ancora bisogni e desideri.........e non invece la eterna contemplazione dell'Ineffabile !). Saluti.
#1691
Salve InVerno. Citandoti : ""La serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la figlia del contadino." E anche questo sarebbe un evento da analizzare bene, che ci faceva la figlia del contadino infilata nel pagliaio? Si è nascosta sapendo che qualcuno cercava un ago? Lo stesso si può, forse, dire di Dio".


Molto ben trovato il tuo richiamo alla serendipità. La quale rappresenta la risposta all'interrogativo tipico dei poveri di spirito : "ma se le cose fossero andate diversamente da come sono andate.........cosa sarebbe successo ?".
Se poi qualcuno trova Dio nel pagliaio, non credo che Egli-Esso vi si sia nascosto, ma vi sarà stato collocato dalla speranza psichica di qualche umano "bisognoso" di trovare qualcosa che possa cucire i fili delle proprie speranze.
#1692
 Salve brugmansia. Citandoti : "La domanda che mi faccio è: si vive meglio da credenti o da atei? ".


Ovviamente da credenti. Il credente è colui che (si spera !) si è fatto delle domande e si è dato (mica tutti . Moltissimi hanno preferito la scorciatoia delle risposte altrui) delle risposte.

Anche se esiste una via più brutale e più soddisfacente per vivere TALMENTE MEGLIO da raggiungere la felicità : non farsi mai domande.


Ora, cos'è la felicità : semplice : essa consiste in una condizione nella quale si sono soddisfatti o si sono eliminati tutti i bisogni e tutti i desideri. Impossibile essere infelice per chi non desidera nulla e non è costretto a nulla, no ?


Farsi delle domande significa desiderare delle risposte, no? Quindi significa non riuscire ad essere felici sinchè non elimineremo – dando loro una QUALSIASI risposta – le domande.


Quindi l'importante non è che la risposta sia vera (figuriamoci !), ma basterà che noi crediamo nella risposta.




Credo così di aver risposto PSICHICAMENTE al tuo quesito il quale però, dal punto di vista logico-filosofico è perfettamente privo di senso, riguardando un aspetto che ti risparmio, quello della condizione (o soddisfazione) esistenziale delle diverse persone,la quale è impenetrabilmente soggettiva ed assolutamente non comparabile.




Sarebbe come chiedersi : ma Tizio, che oggi ha davanti a sè una mezza montagna di cibo, tenderà a stare meglio o peggio di Caio, il quale oggi ha davanti solo due bocconi di pane ? Beh, dipende. Se Tizio è abituato ad avere davanti ogn giorno una INTERA montagna di cibo, mentre Caio solitamente deve accontentarsi un UN SOLO boccone di pane........vedi tu di stabilire quale dei due oggi ha vissuto meglio......!


Comunque voglio farti anch'io una domandina : secondo te, se gli europei, nel secoli passati, non si fossero mai occupati di quello che succedeva in Africa...............secondo te – dicevo – oggi gli africani starebbero meglio o peggio di come stanno ? Saluti.

#1693
Salve. Un'altra delle mie sia minime che stupide riflessioni.


Avete presente il viaggio di scoperta di Cristoforo Colombo ?.
Egli un bel dì partì poichè era convinto (non perchè ci fosse mai stato, ma solo perchè altri gli avevano assicurato) che esistessero le Indie.
Se non l'avesse creduto, non credo sarebbe partito.


Egli inoltre si formò la convinzione che, navigando verso occidente (cioè tenendo un ben preciso comportamento) avrebbe potuto raggiungere più comodamente ciò in cui credeva e che pensava avesse certe utili caratteristiche (Le Indie).


Quindi si imbarcò verso occidente pieno di fede in ciò che credeva (il raggiungimento delle Indie).


Dopo le note traversie ed ansie egli ed i suoi avvistarono la terraferma. Giubilo. Stava per realizzarsi l'obiettivo della loro fede. Cioè la conferma che ciò che essi credevano non solo (come detto da tanti alla loro partenza) esisteva, ma risultava pure raggiungibile, e perdipiù per vie non convenzionali.


Io supporgo che moltissimi (ipotizzabilmente, magari TUTTI) credano di credere in Dio allo stesso modo in cui Colombo credeva di aver raggiunto le Indie.


Autonomamente, oppure per suggestione proveniente da altri, essi si trovano a credere in un Dio-Indie Occidentali che si trova (in entrambe le direzioni) al di là dell'al di qua (mi perdoni il buon Jean).


E se quello in cui essi credono e che chiamano Dio, una volta raggiuntolo, si rivelasse ben diverso da quello che si aspettavano ? Qualcuno mi dirà che in fondo è solo questione di nomi poichè l'isola di sbarco passerà dal chiamarsi Dio al chiamarsi S.Salvador-Guanahani. Saluti.
#1694
Salve. Ennesimo argomento "polverone" (ne usciranno di tutti colori !) del quale MAI mi è capitato (ma solo perchè sono un ignorante superficiale che legge troppo poco) di veder trattato in modo che io considero neutrale, razionale, spassionato.


SEMPRE mi son trovato di fronte ad argomenti e tesi che secondo me erano frutto di ignoranza (dicevo sopra di essere ignorante, ma per fortuna in ottima compagnia), tendenziosità, suggestione..............nell'attribuire la responsabilità in oggetto a chiunque si trovi ad inventarle, costruirle, distribuirle, usarle..............


Ma non vi sembra che inventare qualcosa (es. un'arma) possa esssere impedito da qualcuno ? Impossibile, vorrebbe dire solo ritardare l'inesorabile sorgere di una idea oppure sostituire la persona che la nutre.......con altra, la quale prima o poi avrà la stessa idea !


Ma non vi sembra che sarebbe del tutto ridicolo, il cercare di vietare la costruzione delle armi ? (quasi tutto ciò che viene costruito può venir facilmente trasformato in un un'arma più o meno propria ed efficiente). Anche se tutti rispettassero un simile divieto.........troppo alto il rischio che si verificasse l'eccezione che conferma la regola, cioè che qualche "bricoleur" asociale si mettesse a costruire un'arma in cantina, con la quale (avendo a che fare con un mondo ormai disarmato) potrebbe diventare "padrone del mondo" ?


Ma non vi sembra che sia un assurdo il voler vietare, l'ostacolare il commercio di qualcosa dopo che qualcuno l'ha inventata (lecitamente ed inevitabilmente) ed altri l'hanno prodotta lecitamente ?


Ed infine l'uso. Ma che ne facciamo, allora, di 'ste armi ? Tutto questo lavoro solo per non usarle, trasformandole in costosissima zavorra per la creazione di frangiflutti ? Bisognerà ben tenerle disponibili per qualche uso diverso, difensivo od offensivo che risulti !.


Ma in quale modo possiamo definire la figura di colui-coloro che dovranno risultare RESPONSABILI del loro eventuale uso ?


Dal mio punto di vista è tutto così semplice !! LA RESPONSABILITA' dell'uso delle armi è SOLAMENTE di chi, AVENDONE IL POTERE, decide AUTONOMAMENTE DI USARE....... o di LECITAMENTE ORDINARE AD ALTRI L'USO........DELLE ARMI.


Lascio a menti assai più raffinate della mia la contestazione del mio punto di vista. Saluti.
#1695
Storia / Re:6 agosto 1945
06 Agosto 2020, 20:07:42 PM
Salve. Argomento già trattato (vedere il topic "Hiroshima fu il meno peggio" in FILOSOFIA nell'autunno 2018). Dato il suo altissimo indice di interesse, ed a eventuale uso di nuovi interlocutori, nulla vieta di riaprirlo.


Purtroppo a parer mio sarà impossibile approfondirlo storicamente (nella presente sede) vista l'incredibile varietà di angolazioni estranee alla critica storiografica che esso presenta. Etica, morale, sentimenti, ideologia, strategia, etc. etc. Saluti.