Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - iano

#1696
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
18 Luglio 2024, 12:48:46 PM
Il fatto è che non avete dato una vostra definizione di verità, né criticato la mia.
Dare una definizione significa snaturare l'idea che ne avete,
ma significa anche poter condividere un concetto di verità.
E' dunque questa la differenza fra filosofia e scienza,
 laddove la filosofia non dà definizioni?
A meno che non l'abbiate data e a me è sfuggita fra le righe, e a meno che altri filosofi non l'abbiano già data e io non la conosca.
Secondo la definizione che io ne ho dato, sono convinto che la scienza sia basata su delle verità, innegabili perchè nascoste.
Qui il velo di maia però funziona al contrario, perchè quando togli il velo da queste verità esse ''scompaiono'', perchè diventano negabili.
Non mi risulta che ci sia una ricerca di queste verità che stanno a monte della scienza, una volta smesso di cercare quelle a valle.
La storia della scienza ci da esempi di questi svelamenti, che comunque prima o poi avvengono, anche quando non li si agevola, e io sospetto che questo processo non abbia una fine, perchè una nuova verità, portata dentro di sè da un uomo nuovo, e che da essa è caratterizzato, prende sempre il posto di quella svelata, che se và col vecchio uomo.
Questa ricerca di ''verità'' potrebbe essere un compito per filosofi, andare cioè cercare la verità nascosta senza aspettare che emerga da sola, che equivale ad andare in cerca dell'uomo nuovo.

Avete link da darmi in tal senso?
Cioè esiste o è esistita una ricerca filosofia del genere?

Se le cose stanno così, la ricerca di verità, intesa sempre secondo come l'ho definita, non finisce mai, perchè scoperta una verità, un'altra prende il suo posto, o almeno io credo che le cose stiano così.
Queste verità sono le metafisiche su cui la fisica si basa.
E se le cose stanno così questa cosa sarebbe da approfondire.
Dico solo a livello intuitivo che non si potrebbe fare una fisica che non sia basata su delle ''verità''.

In definitiva credo che la verità stia dentro l'uomo, ma che non sia eterna, perchè con esso muore, mentre nuove verità e nuovi uomini ne prendono il posto.
La verità è dentro di noi, ed lì che va cercata, ma tenendo conto che questo uomo è parte di una  realtà cn la quale si relaziona, e la verità più che essere contenuta nell'uomo potrebbe essere il cordone ombelicale che lo lega al resto della realtà.
#1697
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
17 Luglio 2024, 00:30:36 AM
Citazione di: Jacopus il 16 Luglio 2024, 21:35:03 PMLa consunzione del mondo allora è inevitabile se vogliamo sentire di partecipare a questa verità da scoprire ed in continua "trasmutazione"?
Se capisco cosa intendi dire, la consunzione è il prezzo che ci chiede la coscienza per il suo uso, per cui quantomeno è improprio mitizzarla.
La nostra conoscenza non potrà non essere antropocentrica, ma conoscere significa decentrarsi in continuazione, spostandoci da un centro all'altro, di modo che una centralità diversa diventa ogni volta rappresentativa di noi.
Scoprire queste centralità nascoste è una specie di gioco, cui forse ci costringe la nostra immaturità costituzionale, per cui il nostro cervello non smette di plasmarsi giocando alla realtà.
La verità è il risultato di un gioco nascosto dentro di noi al quale abbiamo affiancato giochi nuovi, perdendo la verità così la sua unicità, e quindi la sua supposta univocità.
Unica è la realtà, ed unica è rimasta la verità finché abbiamo giocato a un gioco solo, potendosi assimilare perciò fino a un certo punto in una ovvia corrispondenza le due unicità.
#1698
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
16 Luglio 2024, 23:49:10 PM
Citazione di: Jacopus il 16 Luglio 2024, 21:35:03 PMPrendo il problema da una nuova prospettiva, l'ἀλήθεια  greca in cosa differisce dalla ricerca della verità moderna? Differisce? La natura che si svela è l'aletheya. Quasi che la verità non abbia bisogno di un procedimento per il suo ritrovamento. La verità è un processo spontaneo che "avviene".
Che la realtà si presenti a noi in modo immediato, nella sua evidenza, potrebbe essere il risultato di un procedimento nascosto.
Ma  quando questo procedimento nascosto non è, come nel caso della ricerca scientifica, otteniamo davvero nella sostanza risultati diversi?
Certamente formalmente lo sono, ma se i due risultati sono confrontabili nella sostanza, come a me pare, allora abbiamo un indizio che ciò che si può fare in coscienza lo si può fare anche senza.
Abbiamo cioè due diversi modi di fare, assimilabili comunque al fare umano in generale.
L'aleteia, di cui mi sono andato cercare il significato, è la parte finale del risultato cui giunge il processo, ed è la sola cui la nostra coscienza ha accesso.
E' come se avessimo affidato la nostra ricerca ad un intelligenza artificiale, che, seppur da noi programmata, non siamo in grado di seguirne però i processi, potendo solo leggere il risultato finale del suo lavoro.
Ma come facciamo allora ad essere sicuri del risultato se non abbiamo potuto seguire in modo critico il suo lavoro?
Poniamo allora pure che siamo in grado di riuscire a farlo, non essendovi una impossibilità teorica a far ciò, ma il processo ne uscirebbe allora talmente rallentato da renderlo di fatto inutile.
Sembra allora che vi siano dei buoni motivi per rinunciare a un pervasivo controllo cosciente sul nostro agire, che diversamente, seppur ciò sia teoricamente possibile fare, renderebbe il processo insostenibile economicamente, cioè irrealizzabile di fatto.
Ma forse che la nostra intelligenza non agisca in modo simile a quella artificiale?
Abbiamo forse il pieno controllo sui nostri processi intelligenti, dei quali a volte abbiamo solo l'evidenza del risultato, come quando usiamo l'intuizione?
A un certo punto intuiamo la soluzione di un problema, ma senza sapere come abbiamo fatto.
Eppure rifiutiamo l'intelligenza artificiale accusandola di ciò di cui potremmo accusare l'intelligenza naturale, di non aver cioè il pieno controllo sui suoi processi.
Quindi facciamo figli e figliastri?
Ora anche la ricerca scientifica è giunta alle stesse ''conclusioni'' della percezione naturale, di non poter fare a meno di usare processi nascosti.
Certo l'evidenza di un risultato sul monitor non ha la poesia di una aurora o di un tramonto, ma chi di noi ha più pratica delle cose della scienza pur parla della bellezza di un equazione.
La notizia buona è che non ponendosi la scienza in alternativa alla percezione, come quando dividendoci in due fazioni assegnavamo all'una o all'altra patente di verità, allora possiamo aggiungere la bellezza di una equazione a quella di un tramonto.
#1699
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
16 Luglio 2024, 19:57:16 PM
Ala fine, se posso così sintetizzare il mio pensiero, nel suo divenire, come se potessi staccarmi da esso per riguardarlo, non è  l'uso di coscienza a togliere progressivamente i veli di Maia uno dopo l'altro, perchè dietro quei veli non c'è niente di svelabile.
E' semmai l'uso di coscienza a concorrere diversamente alla creazione di mondi che riescono a stare più meno per la realtà, e sempre meno ci riescono quanto più concorre la coscienza.
La scienza comporta quell'agir coscienzioso, che implica la creazione di mondi sempre più evanescenti, ma che ci permettono ancora di interagire con la realtà, dimostrando che non è la solida concretezza necessaria in se all'azione.
Trattare di fantasmatici quanti e onde di probabilità non rende problematico il nostro agire nella realtà, ma anzi qualcuno dice il contrario.
Che sia il contrario oppure no la sostanza è che il nostro agire, seppur modificato, non viene compromesso.
Ma se diversa è divenuta l'azione allora diverso è l'agente, che alle sue azioni non resta mai indifferente, mutando la percezione di se insieme a quella della restante realtà.
Se esistesse una verità, e se noi riuscissimo raggiungerla, questo processo si cristallizzerebbe, e nella misura in cui questo processo noi siamo, cosa resterebbe di noi?
E a questo punto mi sentirei di restituire al mittente l'accusa di nichilismo al sostenitore di verità, il quale in effetti pur di sopravvivere a se stesso, è disposto contraddittoriamente ad annullarsi in questa verità.
Infatti se noi siamo chi effettua scelte, non importa se in modo cosciente oppure no, la conoscenza della verità annulla ogni possibilità di scelta, ed in essa quindi ci annulliamo.
Questa possibilità di conoscere la verità implica inoltre che nulla di nascosto resti ad agire in noi, in una piena realizzazione della coscienza che non lasci spazio ad altro da sè.
#1700
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
16 Luglio 2024, 18:46:30 PM
Citazione di: Jacopus il 16 Luglio 2024, 17:51:01 PMQuello che mi domando è se sia possibile, in una sorta di processo dialettico hegeliano sollevarsi sopra le aporie di entrambi i principì di questa dicotomia.
Non so di che superuomo parlasse F.N., ma per farlo ci vuole un superuomo, che però non è propriamente un superuomo, ma è l'uomo che dialetticamente viene dopo, che noi lo si invochi oppure no.
E' l'uomo per il quale tutte le realtà consolidate, fisiche, giuridiche, e quant'altro, saltano tutte insieme, perchè abito fatto su misura di un uomo che non c'è più, o meglio che ancora c'è in forma residuale, e che prova a resistere con ogni mezzo, come è umano che sia.
Il passaggio da un uomo ad un altro è in effetti un invenzione narrativa, visto che questo passaggio è continuo, ma discontinua è la coscienza del passaggio, e perciò così lo narriamo.
Le complessità che questo nuovo uomo è chiamato ad affrontare, dovendo ricostruire tutto daccapo, potrebbero costituire apparentemente un impresa disperata, come fosse la prima volta che l'affrontassimo, ma non c'è mai nulla di veramente nuovo sotto il sole, se il fatto che siamo noi, adesso, ad affrontare le solite situazioni, non costituisca una differenza essenziale.
Secondo il premio nobel Parisi le complessità tendono a risolversi da ''sole'' usando espedienti di una semplicità disarmante.
quindi forse è eccessiva la nostra preoccupazione, che è la preoccupazione di quello che crede che il mondo dipenda tutto da lui, il che come abbiamo detto è,
ma nella misura in cui la coscienza non continua ad agire da sola, il peso risulta sempre più leggero di quel che siamo portati a pensare, e nella misura in cui non tutto dipende dalla coscienza, ''esisterà'' sempre per noi una fetta di mondo da poter confondere in modo rassicurante con la realtà.
#1701
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
16 Luglio 2024, 17:49:52 PM
Citazione di: Ipazia il 16 Luglio 2024, 15:51:39 PMBei tempi quando bastava un comandamento biblico per definire la verità: 8.vo non dire falsa testimonianza.
La verità dovrebbe occuparsi della menzogna reale, prima della inarrivabile verità metafisica.
Laddove è l'essere entificato a mentire, la verità lo deve inchiodare sulla croce dell'inesistenza. Poi si procede per enti, definendo rigorosamente di ciascuno il campo di esistenza, con le sue sfumature e proprusioni, ma pure con i suoi confini chiari e distinti, secondo la negazione che è determinazione.
Il logos è faccenda umana e i dizionari sono istituzioni rispettabili.
Spinoza : «la determinazione non appartiene alla cosa secondo il suo essere; al contrario essa è il suo non essere»
 Hegel :   ogni determinazione è una negazione.

Tutto bene, a patto di non dimenticarsi per strada chi le determinazioni fa.
La determinazione e la sua negazione, sommati fanno una contraddizione, che si può accettare piuttosto che provare a risolvere, ma senza dimenticarsi del suo autore.
Se ci si dimentica del suo autore, la contraddizione allora viene da se, ed è quindi autorizzata ad essere sostanza della realtà, come tutte le cose che vengono da se.
Se invece si tiene conto dell'autore, allora la realtà è una sua costruzione, che, volendo salvare il suo essere sostanza, e magari indifferenziata, dovremo farla arretrare dietro le quinte  metafisiche, rimanendo al suo posto il mondo in cui di fatto viviamo, con tutte le sue relatività.
Differenziati saranno invece i mondi che da questa realtà potremo trarre, in base alle contraddizioni che scegliamo.
Questa possibilità di scelta riposa su una contraddizione che non scegliamo, quella di essere noi realtà , ma da essa distinti.
Questa è l'unica differenziazione in essere nella realtà che non scegliamo, che produce tute le altre.
Chi sceglie non è il prodotto di una scelta, ma non è neanche quel noi a cui ci riferiamo, ma qualcosa che sta dietro alla nostra percezione insieme al resto della realtà.
Se dalla percezione naturale passiamo a quella scientifica non c'è motivo di credere che cambi qualcosa di sostanziale, e in tutto ciò che si è detto in questo post della verità non si è fatta mensione.
E allora da dove spunta fuori questa verità?
Per capirlo secondo me bisogna tornare alla scelta che facciamo.
Quando di questa scelta non abbiamo coscienza infatti, allora la realtà ci apparirà come fatta di verità, cioè di non scelte, di non contraddizioni, ma di cose che appaiono da se, un pò come quegli infiltrati nelle feste che nessuno ha invitato.
#1702
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
16 Luglio 2024, 10:24:28 AM
Il concetto di verità esiste, e tutti sappiamo di possederlo, mentre la verità potremmo possederla senza saperlo, nel senso che essa potrebbe agire in noi a nostra insaputa.
Provare a definire la verità, andando oltre il possesso del suo concetto , come per tutti i concetti, significa potenzialmente snaturarlo, perchè intendiamo in tal modo definire la natura di ciò che, pur possedendolo, non siamo in grado in effetti di ben precisare.
Però finché non si attua questa precisazione ognuno può parlare di verità senza che si sappia bene di cosa stia parlando, richiamando soltanto un concetto comune, ma fino a che punto comune non si sà.

Una possibile definizione di verità è come ''ciò che non si può negare'', e data questa definizione non resta che cercare i motivi per cui è impossibile questa negazione.

1.Uno è il possedere una verità senza saperlo, non potendola perciò negare.
2.Un altro è fare un affermazione gratuita, come ad esempio un ipotesi, la quale ponendosi a monte di una deduzione logica, non si può negare, in quanto ciò equivarrebbe ad abortire l'operazione che si intendeva fare.
Semmai saranno gli altri liberi di non accettare l'ipotesi, ma senza che ciò equivalga a negarla.
Di altri esempi al momento non me ne vengono in mente, ma sui due esempi fatti c'è già molto da dire.
I due punti io li porrei rispettivamente in relazione con la percezione, il primo, una verità nascosta in noi, che indirettamente si manifesta nell'evidenza con cui ci appare la realtà, nella misura in cui evidente ci appare.
Il secondo punto, ca va sans dire, sta a monte della ''percezione'' scientifica, se così possiamo dire, ponendosi essa in alternativa alla percezione naturale.
Se fra i due tipi di percezione c'è stato inizialmente un conflitto, per cui si pensava che solo una delle due poteva dire la verità, conflitto oltretutto ancora attuale, il conflitto si può risolvere ponendo, come ho fatto, la verità a monte, piuttosto che a valle.
Non credo ci sia altro da aggiungere se ci limitiamo a considerare la percezione scientifica o naturale come modi alternativi di rapportarsi con la realtà.
Diversamente la verità, in mancanza di una definizione, si presta a tutto e al contrario di tutto.
Che ci sia ancora qualcuno che parli di verità, senza sentirsi in dovere di specificare con precisione di cosa stia parlando, volendo su ciò fondare una filosofia, il cui fondamento però risiede, e resta incomunicabile, solo nella sua testa, mi sembra un operazione oggi non più accettabile.

#1703
Varie / Re: Migliori album musicali del 2023
16 Luglio 2024, 01:51:00 AM
https://open.spotify.com/playlist/4jTNDov9Cpm3V7FKOy15vA?si=ab09ccb76b924d8c

Questo il link a Spotify, utilizzabile senza abbonamento, mentre il primo link era ad Apple Musica, utilizzabile solo con abbonamento.
#1705
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
15 Luglio 2024, 15:27:55 PM
Se la verità fin qui ha svolto una funzione essenziale,
riuscirà il dubbio a farne le veci?
Certo, stiamo parlando di due opposti, che però riguardati come strumenti concettuali potrebbero svolgere le stesse funzioni.
Ma ci si potrebbe chiedere, se possedevamo già uno strumento che funzionava, perchè cambiarlo sperando almeno in un pari risultato?
Immagino perchè non potevamo neanche lontanamente sperare che un incremento dell'uso di coscienza lasciasse tutto invariato come era, e se questo incremento continuerà quali altri effetti possiamo immaginare, per non lasciarci sorprendere da essi trovandoci a rimirare ancora una volta  un mondo al contrario?
I mondi al contrario in effetti non esistono, perchè per esistere dovrebbero esistere un sopra e un sotto, che però non esistono, per quanto noi li percepiamo.
Ma siccome li percepiamo c'è chi crede ancora che perciò esistono, perchè la percezione, utente di evidenze, ammettiamolo, è ciò che tiene ancora in vita la verità nella nostra considerazione.
E che fine poteva dunque fare la verità in un contesto in cui sempre più abbiamo delegato la percezione della realtà agli strumenti di misura?

Insomma, l'unico modo per riuscire a capire perchè la verità stia facendo una brutta fine, lasciando da parte sterili lamenti funebri, e capire quale sia stata la sua genesi concettuale.

Perchè sia venuta al mondo, e perchè adesso sembra volerci lasciare?
#1706
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
15 Luglio 2024, 14:42:23 PM
Citazione di: Ipazia il 15 Luglio 2024, 14:21:58 PMSimplex sigillum veri. Scoprire l'assassino. I weekyleaks di Assange e le e-mail di Von der Leyen. Gli americani sulla luna. Copernico e Galileo. Anche nel mondo relativo la verità vale assai
Parli di verità relative, in quanto discutibili, da cui in qualche modo traiamo il concetto di verità assoluta.
Ma quali sarebbero gli effetti del possesso di una verità assoluta su di noi, e sulle nostre relazioni?
Gli effetti che vedo sulle persone, che anche solo credono di possedere la verità assoluta, non mi sembrano desiderabili.
Personalmente ridurre la conoscenza a semplicità è quanto mi basta per giustificare la mia ricerca.
Detto ciò il mio interesse residuo sul concetto di verità sta nella sua genesi e/o nell'essere stato fin qui uno strumento concettuale utile, più che una meta.
Se una conclusione della coscienza, ormai pur desueta, è stata ''non credo se non vedo'', mi sembra più interessante analizzare oggi la funzione più nascosta del suo contrario, ''non vedo se non credo''.
Senza questa ultima funzione non ''credo'' che potremmo scambiare le apparenze con la realtà.
La verità ha lo stesso valore di una ipotesi, rifiutabili entrambi, ma entrambi non discutibili.
Se è vera l'ipotesi allora ne segue che è vera....ma un ipotesi non è vera, ma semplicemente indiscutibile, come indiscutibile è la verità.
La si accetta oppure no, e finché non la si accetta nessuna costruzione, cosciente o meno, sarà possibile.

Quanto è importante riuscire a scambiare le apparenze con la realtà, come finora abbiamo fatto?
Si può immaginare questo fraintendimento che ha avuto certamente la sua utilità, ripetersi ancora, indipendentemente dalla quantità di coscienza coinvolta nell'operazione?
Può ancora ripetersi il miracolo in cui il verbo si fa sostanza della cosa in se?
L'essere potrà continuare ad essere  ciò che è solo perchè si può continuare a dire che sia?
O perchè, anche non dicendolo, lo si è sottinteso?
Ma se era sufficiente sottintenderlo, come cosa che essendo ovvia, non andrebbe detta, allora in questa esplicitazione non dovuta, è scritto l'inizio della sua fine.
Non importa se la definizione dell'essere è circolare, e se nel definirlo in effetti non definiamo nulla, perchè il sentire l'esigenza di doverne dare una definizione, per quanto problematica, è significativo del fatto che l'essere ha iniziato ad entrare nell'orbita della coscienza, e quindi del dubbio.




#1707
Tematiche Filosofiche / Re: Il concetto di verità.
15 Luglio 2024, 11:00:04 AM
Citazione di: Pio il 15 Luglio 2024, 10:02:37 AMNell'aspirazione alla verità metterei anche la visione di Bobmax, per esempio: essere la verità ( cioè fare della propria vita una manifestazione di essa).
Mi pare sia esperienza comune che ciò cui si aspira, una volta ottenutolo, non mostra di essere così appagante come avevamo sperato.
Perchè pensi che nel caso della verità le cose dovrebbero andare diversamente?
Non solo, ma una volta sperimentato eventualmente che la verità non dia gli effetti  che avevi sperato, ma anzi magari il suo contrario, sei entrato così in una trappola dalla quale è impossibile uscire, perchè la verità una volta nota è impossibile metterla in discussione.
Noi in questo tipo di trappole ci cadiamo in continuazione, e magari trovandoci bene ci restiamo, ma penso che ce le  godiamo al meglio nella misura in ne possediamo le chiavi.

#1708
Tematiche Filosofiche / Il concetto di verità.
15 Luglio 2024, 08:35:44 AM
Un sapere che tenda a qualcosa (diciamola verità) e che è quindi finalizzato, deroga alle leggi dell'evoluzione, ma se vi deroga, come fa ad essere proprietà di un essere che vi sottostà?
Nella mia ignoranza filosofica a un certo punto mi sono fatto una domanda, che non se che riscontro abbia nella storia della filosofia.
Della verità, rispetto a un sapere relativo, cosa di diverso ce ne dovremmo fare, oltre a contemplarla?
A un uomo che si caratterizza per un percorso di ricerca di verità, cosa succede una volta che l'abbia trovata?
Come farà a sapere di averla trovata, un volta che vi sia giunto?
Da cosa se ne accorgerà?
Che forma avrà questa verità?
Una frase di  linguaggio, una formula matematica?
Mi sembra inverosimile che una verità possa ridursi a una forma simbolica. E perchè quella particolare frase o equazione e non un altra?
Io la vedrei piuttosto come una illuminazione.
Ma anche così la domanda rimane.
Poi di questa verità cosa ce ne faremo?
L'uomo che da sempre la cerca si sarà mai chiesto quali conseguenze potrebbe avere questo possesso, e in particolare se possano essere non desiderabili?
Se chiedendoselo arrivasse alla conclusione che desiderabili non sono, allora smetterebbe di cercarla?
Se quindi smettesse di cercarla finirebbe il suo percorso di ricerca, in quanto non è immaginabile una ricerca non finalizzata?
Sembra paradossale che nessuno possegga la verità, pur possedendone tutti il concetto.
Se pure non esistesse una verità, il concetto di verità esiste, e dunque da dove è saltato fuori?

Se non c'è nulla di perfetto a caratterizzarci, coscienza compresa, quali prodotti spuri questa potrebbe produrre nel suo esercizio, senza pur invalidarne l'efficacia?
Potrebbe essere il concetto di verità uno di questi prodotti?
Se smettessimo di cercare la verità il nostro percorso di ricerca cesserebbe?
Non è possibile trovare altrove ad esso sostegno, fosse anche la pura curiosità?
#1709
Citazione di: Koba II il 14 Luglio 2024, 18:02:48 PMA me sembra invece che la scienza moderna cerchi le leggi generale, andando quindi al di là dell'apparenza.
Fino a un certo punto siamo stati guidati utilmente dalle apparenze, quindi un certo merito gli va riconosciuto, e inoltre non abbiamo bisogno di abbandonarle, ma possiamo usarle con la nuova consapevolezza che su esse la scienza ci ha dato.
Di sicuro non diremo più ''non ci credo finché non lo vedo'' per quanto qualcuno ancora lo dica.
Cioè non legheremo più la verità all'evidenza, non sapendo però più a cosa altro legarla.
La scienza non va al di la delle apparenze, ma si pone in alternativa ad esse, svolgendo ognuna a suo modo lo stesso ruolo.
Ciò che in un modo è verità, nell'altro è falsificabilità cioè dubbio sistematico.
Non siamo andati oltre le apparenze, ma oltre la verità.
Ci è parso di poter andare oltre le apparenze, trovandoci però con apparenze di diversa specie, quelle evocate dalle teorie scientifiche, fantasmi coi quali dobbiamo imparare a convivere.
Ora sappiamo in che modo nascono le apparenze, perchè attraverso il metodo scientifico siamo noi ad evocarle, ma resteranno fantasmi che più non si incarneranno in evidenze.
Basta togliere all'apparenza il suo connotato negativo, e il gioco è fatto.
L'apparenza è il prodotto della nostra interazione con la realtà, interazione che si è evoluta, essendoci noi evoluti, nel metodo scientifico.
In questa evoluzione c'è una continuità, che può noi raccontiamo come una sequenza di discontinuità, come rivoluzioni che sembrano nascere dal nulla.
#1710
Citazione di: Koba II il 14 Luglio 2024, 17:30:06 PMÈ la scienza, nella sua versione più ingenua, che mira a catalogare le cose del mondo e che è convinta che tutto il reale sia ciò che appare
Più che altro siamo noi ad esserne convinti, per cui questo è stato anche il punto di partenza della scienza, se è vero che la scienza siamo noi.
Questa convinzione credo che sia basata sull'immediatezza dell'apparenza, cioè sull'evidenza, che però la scienza ha fatto venir meno ponendosi nel tempo sempre più come mediatrice.
Da ciò la verità, che faceva rima con l'evidenza, ha iniziato a perdere qualcosa nella nostra considerazione.
Io sono però convinto che le apparenze possano salvarsi, se non le mettiamo in contrapposizione con la scienza, ma in alternativa ad essa, o viceversa, se vogliamo riconoscergli la precedenza storica.
Cercare di tenere in vita l'essere, per quanto facendolo arretrare di un passo, è un modo come un altro per cercare di salvare le apparenze, che però non si pongono in alternativa, come percorso parallelo alla scienza.

In sostanza si è considerata la scienza come promessa di vera verità, in alternativa all'illusione delle apparenze.
In pratica una azione rivoluzionaria veritativa che però è fallita, e adesso ci troviamo in piena reazione, uguale e contraria.
Nessuna nuova verità ha preso il posto delle evidenze, perchè ad esse la verità è strettamente legata.