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Messaggi - Sariputra

#1696
Citazione di: Aniel il 14 Settembre 2016, 09:18:36 AMCiao Riccardo, -se non ho un giardino vado nel parco se non ho la macchina, prendo la bicicletta e pedalo... -se non ho un quadro di Chagall lo ammiro al museo -se avessi...se potessi...se non fossi nato 'sfigato'... -eliminando tutte le 'complessita' vivo nella semplicita', -mi sono da termpo riprogrammata: l'nvidia, la gelosia sono veleno, non mi appartengono, -sono consapevole che tutte le'esperienze' sono necessaria al fine del mio 'evolvermi'. -'Meglio soli che male accompagnati' -poi tutto verra' da se...secondo un principio di CAUSALITA, attenzione non di CASUALITA'!!!! -Buona giornata a te...

Beh!...Che dire Aniel?...L'hai detta meglio di me. Semplice, immediata ed efficace. Hai parenti anglosassoni per caso? ;D
Credo che il mio "poetare attorno" non abbia molto convinto Riccardo...
#1697
Citazione di: Riccardo il 14 Settembre 2016, 01:27:24 AMSpero di non risultare offensivo, ma sei sicuro che non provi invidia solo perchè hai smesso di volere delle cose? C'è stato un periodo della mia vita in cui non provavo invidia, ma col senno di poi ho capito che non la provavo solo perchè avevo smesso di volere. Mi ero annullato nel grande vortice della vita e accettavo tutto per quello che era, come dici tu. Eppure non ero felice, ero semplicemente non triste. Ne parlai con un amico che considero un fratello, e lui mi disse che se non volevo niente, non potevo essere felice, perchè è il desiderio di realizzare qualcosa che crea il moto nell'uomo. Un uomo che non vuole niente è immobile, perchè dovrebbe agire? Chi glielo fa fare? Ma c'è chi dice che nel non agire risieda la morte stessa, che poi sia vero non lo so. Alcuni la chiamano apatia. Comunque, dopo quello che mi disse il mio amico, mi chiesi che cosa volevo e le risposte erano sempre le stesse, seppur banali. Essere libero ed essere amato, dai genitori o da chi altri. Volevo essere libero dalla schiavitù del lavoro, in primis, poichè il lavoro (così come è strutturato nella nostra società, che ti lega a ripetere per 8 ore al giorno sempre al stessa azione per il resto della tua vita) distrugge l'uomo. E come potevo essere libero dal lavoro? Risposta: essendo ricco. E come potevo essere ricco? Risposta: non potevo, essendo nato in una famiglia povera. Stesso si applica agli altri desideri, tutti irrealizzabili per mere questioni di fortuna. Qualcuno potrebbe dire che avere successo con le ragazze è una cosa che dipende dal carattere ed in parte è vero, ma quando continuamente vedi che chi è bello ha successo anche senza aprire bocca, quando invece tu sei costretto a fare salti mortali per attirare l'attenzione di una ragazza ogni cento (che puntualmente non è quella che ti piaceva) e devi affrontare ogni giorno il rifiuto, che ti distrugge emotivamente, alla fine diventi invidioso di chi è "nato con la camicia". Per quel che riguarda l'amore della famiglia nemmeno mi esprimo, non ho chiesto di venire al mondo e se mi hanno odiato è perchè i mei genitori erano infelici a loro volta e hanno scaricato tutto sui figli. Non volere niente è l'unica soluzione, ma a non volere niente si è davvero felici?

Non sei offensivo , è una domanda lecita. Ma il non attaccamento alle cose non ha nulla a che fare con l'apatia. Al contrario apre un campo enorme di possibilità d'agire. Solo che sarà un agire autentico, privo di illusioni. E non significa nemmeno non voler niente. Per esempio, domani vorrei poter finire di verniciare gli infissi di Villa Sariputra. Ma, nel caso non dovessi farcela, non ne proverei frustrazione.
Non è un "non far niente". Si fa tutto quello che va fatto, semplicemente senza attaccarcisi sopra...
Se vedo una bella auto osservo il mio desiderio di possederla. Vedo come sorge questo desiderio e lo lascio andare per la sua strada...
Pensa a tutte le cose che magari hai avuto nella tua vita finora e che...non son riuscite a farti felice. Si passa tutta la vita sperando che altre lo possano fare. E poi altre ancora e altre ancora. La felicità è sempre più in là. Irragiungibile. L'attaccamento è paragonato ad un fuoco che brucia senza sosta. Pensi che il gesto di ritrarre la mano sia poco saggio ?
#1698
E' possibilissimo non provare alcuna invidia. Io ne sono la testimonianza vivente... ;D . Ascolta...ho un'auto che perde le ruote, non sono per niente bello ( però sono un "tipo"...insomma piaccio lo stesso alle donne  :-[ ), non ho un lavoro serio perchè sono una specie di esodato senza Esodo ( pur avendo letto attentamente l'omonimo libro), troppo vecchio e malmesso per lavorare  e troppo giovane e in salute per percepire la carità dello Stato ( bontà sua...). Al mattino osservo tranquillamente tutti i vicini che, ansiosamente, freneticamente si lanciano sulle strade inveendo agli ingorghi, su giganteschi Suv appena immatricolati, mentre assaporo un buon caffè ( di solito prendo quelli scontati, i famosi prendi due e paghi uno...). Vedo crescere mia figlia e ho molto tempo per ascoltarla e per amarla. Facciamo delle belle passeggiate, salutari, insieme ( i pomeriggi settembrini, quando il Sole tocca i tetti delle case e le ombre si allungano, sono incantevoli...). Per il mondo sono un perdente, ma...non ho mai perso nulla. Se un parente o un amico si compra l'auto nuova o una nuova casa ( Villa Sariputra è ormai cadente...) gli chiedo:-Posso salire? Posso vederla?- Gli faccio i miei più sinceri complimenti ( provo piacere nel vedere le persone felici, anche solo per un attimo...non mi costa nulla una lode) ben sapendo che la gioia del possesso dura meno di un batter d'ali di gabbiano, di quelli che aspettano che abbandoniamo le spiagge alla fine della balneazione.
Alla sera imbocco i dementi e osservo il loro dolore, che in nessun modo posso sanare. Quando esco all'aperto, un giardino meraviglioso, che profuma d'estate mi accoglie. Senza pensare al passato o al futuro mi siedo alla sua ombra. Molti di loro eran belli, erano ricchi, erano amati. Ora...non sono più. Nemmeno un figlio va ad imboccarli. Non hanno tempo: il lavoro, l'ufficio, l'amante, il Suv...
Riccardo...non perdere la tua vita invidiando gli altri. Non c'è nulla da invidiare. Lascia andare un pò l'attaccamento alle cose e al pensiero che avendo quelle cose sarai accettato e amato. Non è vero! Se qualcosa che somiglia all'amore si può trovare, non è nelle cose, ma nella libertà da esse.
#1699
Tematiche Spirituali / Re:Ma Dio...è buono o cattivo?
13 Settembre 2016, 23:41:55 PM
@Giona e Duc

Ma la fede, l'"aver fede", è una certezza o una speranza? Come la sentite voi intimamente? Vi sentite certi che Yeoshwa vi aiuterà o lo sperate? O come Dante nel Paradiso pensate che "Fede è sustanza di cose sperate"? O come Saulo di Tarso dice: "La fede è convincimento delle cose che si sperano, rivelazione di quelle che non si vedono" (Ebrei 11,1) ?
#1700
Citazione di: maral il 13 Settembre 2016, 22:48:17 PMSe "l'Essere tace nel suo semplice è" come si può dire che è lo spirito? Dicendo che è lo spirito, anche se poi si afferma che dello spirito nulla di può dire, si è già reso l'essere un ente, se ne è presentato un predicato a cui si contrappone la sua negazione, il non spirito, forse quella materia che però ugualmente è e dunque rientra nell'Essere. E perché mai, dato che qualcosa si è detto dell'Essere non si potrebbe predicare ancora dello spirito come di un qualsiasi ente, e predicare all'infinito, come di un qualsiasi ente. Dicendo che l'Essere è lo spirito si è già posta una dualità e ogni dualità continua all'infinito a scindersi negli enti, possiamo cominciare a contare! L'Essere non è né spirito né materia, poiché è entrambe le cose, esso non ha nome perché ha ogni nome e quando diciamo Essere, diciamo qualcosa che non ha significato perché ha ogni significato, è l'uno e il molteplice, è tutto e niente, è contraddizione che non presenta alcuna contraddizione. E' e quindi appare, ma è e pertanto non appare: appare nel continuo infinito sorgere e tramontare degli enti e si nasconde nel medesimo sorgere e tramontare. E anche questo continuo apparire e scomparire deve apparire e scomparire nell'Essere, perché anch'esso come ogni cosa è. Ogni dire appropriato dell'essere è inappropriato, ogni senso è insensato, proprio come queste parole. Avvicinarsi all'Essere è entrare nella follia più profonda e originaria degli enti ove tutto e nulla accade.

Un simile "Essere" non è concepibile né dalla ragione, né dal sentimento, né dall'intuizione. La domanda allora diventa: Cosa ce ne facciamo?
Leviamo il calice e godiamo di quella poca gioia che la vita ci riserva?...
#1701
Tematiche Spirituali / Re:Ma Dio...è buono o cattivo?
13 Settembre 2016, 16:34:49 PM
E' una storia molto bella, molto tenera. Ti faccio i miei complimenti. Spiega bene quello che è il senso di una "fede" , di una fiducia verso qualcosa di sconosciuto.
E' vero che il tutto appare condizionato dal fatto che conosciamo l'esito " a posteriori" della vicenda dei due gemelli.
Il problema posto però non è risolto. La mamma che porta in pancia i due bambini è buona o cattiva ? Perchè al bimbo che si sente accarezzato potrebbe ribattere l'altro a cui sembra di essere "sballottato"...e la vita che li aspetta dopo il parto è migliore o peggiore di quella che stanno vivendo?...In ogni caso nessuno dei due bimbi può essere giudicato per il suo sentire...
Il bimbo che prospetta un avvenire migliore, un'altra vita, e la descrive, non potrebbe nemmeno concepire l'idea  se "qualcuno" non gliela avesse prospettata.
Quindi il punto nodale resta quello del credere in una "rivelazione"...la quale, dal mio punto di vista, deve avere una coerenza interna per aver più possibilità di essere creduta dall'"ignaro di tutto".
Ancora complimenti per lo scritto. :)
#1702
Tematiche Spirituali / Re:Ma Dio...è buono o cattivo?
13 Settembre 2016, 11:47:03 AM
Giona e Duc
Un bambino , uscito di casa, se ne rientra tutto eccitato e gioioso:-Papà- urla- ho visto un sacco di cose fuori dalla casa, mi piacerebbe farci amicizia!-
-Figlio mio- risponde il padre- le uniche cose che ti possono servire sono tutte dentro questa casa.-
-Ma papà- mi sembra che ce ne siano anche fuori di  interessanti e che forse potrebbero servirmi.-
-Tu devi avere fede che solo queste qua dentro ti sono utili.-
-E con quelle fuori come devo fare?-
-Non vederle, figlio-
-E se lo ho già viste?-
-Non desiderarle.-
-Perché?-
-Perché sono opera del maligno, che vive fuori dalla casa.-
-Ma io non vedo tutta questa differenza con le cose che tu hai messo dentro questa casa...-
-Per vedere la differenza devi prima aver fede che le cose che sono dentro sono quelle che ti servono.-
-E come faccio ad avere questa cosa...la fede?-
-Devi fidarti...-
-Di chi?-
-Ma di me naturalmente...-
-E...scusa papà, non ti arrabbiare...se non ci riesco?-
-Devi pregare...-
-Chi devo pregare?-
-Sempre il tuo papà, no?-
-Perché?-
-Perchè ti convinga che quello che ti ho detto è vero...Solo quando sarai convinto da me che quello che ti dico è vero vedrai che è vero.--
-E...non posso più uscire?-
-Anzi! Devi uscire solo che, tutto quello che vedrai fuori, saprai che non ti serve.-
-Figooo!- esclama il bambino- allora , dai, convincimi!-
-Prima devi aver fiducia in me...-
-Papà...come faccio ad aver fiducia in te?-
-Devi amarmi. Mi vuoi bene?-
Il bimbo si guarda attorno perplesso...poi: -Dov'è andata la mamma?-  ;D
#1703
Citazione di: Duc in altum! il 13 Settembre 2016, 10:02:19 AM** scritto da Sariputra:
CitazioneCome può lo "spirito" trovare un fondamento etico al suo agire se tutto cambia continuamente, il senso del giusto e dell'ingiusto, del morale e dell'immorale, del bello e del brutto...?
La verità, qualunque essa sia, non cambia, quindi è essa il fondamento etico che discerne, attraverso la sapienza, il senso del giusto, del morale e del bello. Ciò che appare come cambiamento non è altro che una trasformazione dell'individuo (o di tanti individui, quindi trasformazione della società) verso ciò che uno ritiene sia quella verità, unica ed assoluta, che permette di essere felici ed appagati. Chi considera che i giudici di Norimberga (o i partigiani) furono più che giustificati a commettere un'ingiustizia sommaria, o che l'omosessualità (nell'atto sessuale) sia un sentimento dignitoso, o che ci sia differenza tra la Shoah e quel che fa Israele a Gaza od a Betlemme, non sta facendo altro che associarsi, soprattutto con lo spirito (o l'anima, o la coscienza), con un pensiero etico (una Fede) che si pensi sia vero per tutti, adeguandosi al mondo per sopravvivere. Io penso che esistiamo per vivere e non per sopravvivere, è tutto qua la differenza.
CitazioneIl giorno dopo le dimissioni del precedente pontefice i miei vecchi genitori erano inebetiti, scossi, non trovavano senso alcuno. Il loro vecchio mondo in cui avevano creduto per tutta una vita si stava sgretolando, ancora una volta irrompeva il cambiamento e non riuscivano ad assimilarlo e, assimilandolo, modificare, adattare il proprio spirito agli eventi. Provavano angoscia...
Esatto, avevano creduto (con tutto il rispetto per i tuoi genitori, spero di non essere impertinente) nel mondo, in un mondo che è ciò che tu giustamente affermi che cambia, e che questo mutamento, questi stimoli molteplici condizionino il nostro pensiero e la nostra fede sulla verità. Ma la croce, anzi il segno (il settimo per Gv) di quella Croce (da cui provenne la scelta santifica ed illuminante di Benedetto XVI) non cambia, è sempre fissa, è qualcosa che non si sgretola, incrollabile per l'eternità, quindi sì che esiste un fondamento etico che non accetta compromessi, che osserva il cambiamento e le stimolazioni innovative come un inganno, come il velo che l'uomo ha da togliere per vedere nitidamente ciò che quel velo già non può più totalmente occultare, proprio perché velo, effimero, provvisorio, momentaneo e destinato a sparire, per non poter più frodare il pensiero, la conoscenza e la fede umana.


I miei vecchi avevano creduto in un assoluto, non nel mondo. L'assoluto per la loro fede era che il papa moriva in croce come Colui nel quale credevano. Erano stati educati così, percepivano la verità cristiana così, era una pietra del loro pensiero. Nel momento in cui il papa  "scendeva dalla Croce", si dimetteva come un qualunque impiegato dello spirito, questa certezza è svanita. Frettolosamente si è dovuto instaurare al suo posto un altro pensiero, un altro ragionamento: quello che era stata , come sostieni tu, una "scelta salvifica  e illuminante". Concetto abilmente e prontamente propagato dal clero che deve sempre autoleggitimarsi, spostando sui moti variabili dello Spirito Santo la variabilità delle decisioni umane. Sul fatto che sia poi stata una scelta illuminante e salvifica nutro molte , personali ovviamente, perplessità e lo potrà dire, forse, con il tempo, la storia. Le celebrazioni frettolose mi danno sempre un senso di...inadeguatezza ;).
Comunque, io tentavo di fare un'analisi dell'associazione pensiero-spirito e non di quella pensiero-fede...
#1704
@davintro
La morale, la bellezza, sono clichè variabile con gli anni e con le culture. Un aborigeno probabilmente non proverebbe alcun senso di bellezza davanti alla pietà michelangiolesca e un greco classico troverebbe perfettamente morale, anzi educativo, che un saggio filosofo o artista si accoppiasse con teneri fanciulli maschi ( rigorosamente di età non inferiore a dodici anni, altrimenti era immorale...).
Fino a poco tempo fa l'omosessualità era considerata immorale; oggi è considerato immorale considerarla immorale e chi lo fa rischia la querela o il dileggio ...
Come può una categoria , che definiamo "spirito", fondarsi su questi basi, su queste fondamenta? Se questo "protendersi verso il mondo" è viziato in origine dall'educazione culturale e morale imposta dall'ambiente sociale che lo circonda? Troviamo spiritualmente ingiusto, profonfamente ingiusto la Shoha e lo sterminio perpetrato dal nazismo, ma non rabbrividiamo al pensiero di bombe atomiche scaricate su città inermi. I nazisti vennero processati a Norimberga , in nome della giustizia, per crimini di guerra e contro l'umanità, ma i giudici erano gli stessi che , in una sola notte di bombardamenti a tappeto, distrussero Dresda e 220.000 vittime civili...
Come può lo "spirito" trovare un fondamento etico al suo agire se tutto cambia continuamente, il senso del giusto e dell'ingiusto, del morale e dell'immorale, del bello e del brutto...?
Il pensiero non potrà mai essere semplicemente passivo ma è  essenzialmente reattivo agli stimoli molteplici dell'ambiente che lo circonda e con cui viene a contatto, trovandosi altro da questo e costruendo il suo Ego/Io personale. La sua funzione è quella di "adeguarsi" al mondo per sopravvivere.  Lo fa incessantemente, giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, così da non sbigottire continuamente come quel tale che vede per la prima volta un uomo di pelle nera ma che poi, vedendone due, poi tre e infine una moltitudine, stabilisce che ...il mondo è fatto anche di neri!
Se poi abbisogna del "mondo" perchè, protendendosi verso di esso in modo attivo, interpretandolo,ecc. trova un senso e un valore alla sua esistenza, come possiamo definirlo trascendente la materia ? Se è in "dipendenza" dal mutiforme variare del mondo non può essere considerato come un ente trascendente il mondo.  Per essere trascendente dovrebbe avere inerente a sé la sua stessa causa, non può essere causato dal contatto con le apparenze del mondo, se no sarebbe un "insorgere dipendente" e quindi soggetto a nascita e morte, all'apparire e scomparire.
L'Io "sottopone gli eventi particolari al giudizio critico, confrontandoli a dei criteri universali intorno a cui costruire la stabilità della sua personalità soggettiva". Il problema però è che questi criteri universali non esistono o sono illusori, impermanenti e il povero Io, vedendoseli franare continuamente sotto i piedi piomba in quel sentimento moderno che chiamiamo Angoscia, straniamento, incertezza. In quale porto sicuro può trovare ormeggio il disastrato Io , quando anche le più piccole certezze vacillano davanti al continuo mutare della marea?
Il giorno dopo le dimissioni del precedente pontefice i miei vecchi genitori erano inebetiti, scossi, non trovavano senso alcuno. Il loro vecchio mondo in cui avevano creduto per tutta una vita si stava sgretolando, ancora una volta irrompeva il cambiamento e non riuscivano ad assimilarlo e, assimilandolo, modificare, adattare il proprio spirito agli eventi. Provavano angoscia...
Se lo spirito è fondato sul pensiero, ben misere sono, purtroppo, le sue fondamenta.
#1705
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
11 Settembre 2016, 00:39:39 AM
V.  -  Ma Sari muore o non muore dopo le botte che ha preso dal demone?-
Sariputra.- Tu come vorresti finire la storia?-
- Vorrei che non finisse mai. Lo sai che non mi piacciono le storie che finiscono... Io non la farei finire. Vorrei che Sari lasciasse Vania e Maddi e si dedicasse solo a me. Farei io la cameriera al bar. Anzi, no...gli comprerei un apecar , di quelli che si vedono in giro per vendere gelati. Sì...andremmo insieme in giro per il mondo a vendere gelati...-
- Ti piacciono i gelati, eh ?-
-Uh uh...anche a te.-
-Non posso mangiarne troppi, lo sai. Ho la glicemia un pò alta...-
-Allora, la storia come finisce?-
-Ti ricordi di quando ti raccontavo le storie prima di prender sonno? Te le raccontavo ogni sera e...delle volte ero proprio stanco...ma mi piaceva raccontartele. Le inventavo sul momento. Non sapevo come cominciare...-
-Sì, allora te lo suggerivo io. Raccontami la storia di un leone, stasera, ti dicevo...o la storia di una scimmia. E tu partivi...-
-L'importante è sempre partire. Poi le storie vengono da sole. Non serve nemmeno pensarci troppo. Anzi...meno ci pensi e più lasci libera la fantasia e meglio escono.-
- E' come se vivessero davvero...-
-Vivono davvero!-
-Le fiabe però finiscono sempre bene. Quindi Sari non può morire all'ospedale. Viene ricoverato. Le due gopi gli stanno sempre attorno. E' in rianimazione con tanti tubi attaccati. Una macchina fa bip bip bip in continuazione...e...-
-E...?-
-Allora... lui ha gli occhi chiusi e non mi vede. Non vede che sono fuori dalla stanza. Non mi fanno entrare le due stronze!-
-V...dai!-
-Non mi fanno entrare perchè sono piccola , dicono. E non è vero. Ho quindici anni ormai e...sono già più alta di loro due!-
-Vedi che la storia non finisce? Ne stai già iniziando un 'altra...adesso sta diventando la tua.-
-Come quella volta con la mamma!-
-Quando?-
-Beh...Una sera non c'eri. Eri a mangiar fuori con Gino, mi sembra...non ricordo bene. Allora non riuscivo a prender sonno perchè non mi raccontavi la storia. E' venuta la mamma e...gli ho detto se mi raccontava la storia della giraffa zoppa. Ma lei non la conosceva. Allora io l'ho raccontata a lei e poi gli ho detto di andare avanti, di continuare...-
-Ah..Ah...immagino , poverina!-
-Nooo...è partita. Prima piano piano, poi sempre più decisa. Ha cambiato tutta la storia! E' diventata un'altra...-
-E tu ?-
-Gli dicevo: Non è così, non è così e ridevo come una matta. Fighissimo. E' venuta  una roba da fuori di testa!...Che ridere!-
-Vedi? Era diventata la sua storia in quel momento...-
-Le tue erano decisamente migliori però...-
-E le tue come sono?-
-Finiscono quasi sempre bene. Non per tutti però. Forse faccio fare una brutta fine alla Vania e a Maddi...eh....eh...-
-Perchè non ti fanno entrare nella stanza di Sari?-
-Perchè non capiscono un tubo. Credono che sia ancora una bambina a cui raccontar fiabe...Invece io sono capacissima di entrare e di prendermi cura da sola di Sari. E poi...Sari vuole me, non loro.-
-Nella tua storia la vedi così, dunque?-
-Sì, non ci sono dubbi. E' ovvio. la storia va avanti così. Sari vuole me. Sono sua figlia. Lui vuole bene a me.-
-Forse vuole bene anche a Vania e a Maddi, non pensi?-
-Lui crede di voler bene anche a loro. Ma non è così. Ascolta...lo hanno stregatooo! Sono delle gopi, delle specie di fate della foresta. Ma lo sveglio io. Mi lasci finire la storia?-
-Sei sicura che la stiamo scrivendo solo io e te?-
#1706
Tematiche Spirituali / Re:Ma Dio...è buono o cattivo?
09 Settembre 2016, 11:13:18 AM
Citazione di: Duc in altum! il 09 Settembre 2016, 09:56:03 AM** scritto da Sariputra:
CitazioneRiprendendo l'amaro interrogativo dell'inizio, ""Dio...quel Dio...è buono o cattivo?", e spulciando l'immensa biblioteca di Villa Sariputra, Sotto il Monte, di là della Contea, ho cercato risposta negli scritti dei fratelli maggiori nella Fede, gli Ebrei . Ho pensato che, essendo la spiegazione intimamente connessa con il linguaggio usato nei testi sacri, chi poteva spiegarla in modo più preciso di coloro che hanno scritto quei testi e usato per secoli la lingua?
Certamente può risultare interessante la spiegazione ebraica, ma senza la luce del Nuovo Testamento, resta un'interpretazione limitata, così come la teoria della retribuzione, che gli ebrei continuano a venerare, dalla Genesi (senza tener conto di 1Gv4,8.16: Dio è amore; stop, non esiste il male in Dio), come coordinata da seguire per comprendere il perché accadano o accadano delle situazioni, buone o cattive, all'uomo. Soffermarsi a ragionare troppo sul fatto che il male è inevitabilmente un volere divino, e non un'opera del libero arbitrio, conduce senz'altro a credere, quindi ad aver fede, che se Dio l'ha voluto, io sono più che giustificato nel commettere il male. San Paolo è chiarissimo: "...Se alcuno crede di sapere qualche cosa, non ha ancora imparato come bisogna sapere. Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto..." (1Cor8,2b-3) --- gli Ebrei credono (ancora oggi) di sapere, ma non amando il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nella fattispecie di Gesù, non sono più conosciuti da Dio (anche se Dio essendo fedele mai verrà meno alla sua alleanza con il popolo giudeo, infatti nessuno mai riuscirà ad eliminarli, come invece è già accaduto per romani, fenici e persiani, grazie a Dio e non perché bravi e belli), dove conoscere sta per fare esperienza pratica, conoscere empiricamente, avere un rapporto di amicizia, fare conoscenza di qualcuno: "...ora Adamo conobbe Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino --- e se dunque non facciamo "conoscenza" di Dio è solo per mancanza di fede (e si ricomincia daccapo), che altro non significa: poco amare, poco amare Dio o non amarlo per niente. Dio non può essere cattivo, il male non può esistere dove esiste Dio, altrimenti siamo robot o personaggi animati nel suo video-game, e il merito nello scegliere e decidere non esiste ...o no?!?!

Quando il Deutero-Isaia proclama: Io sono Dio e non c'è altro all'infuori di me; all'infuori di me non c'è divinità. Affinché sappiano dall'oriente all'occidente che non c'è nulla all'infuori di me ... Dio forma la luce e le tenebre, fa la pace e crea il male. Io sono Dio, che faccio tutte queste cose (Is 45,5-7), la distinzione che mette in campo la riflessione teologica ebraica riguarda proprio il termine "male". Male, in questo contesto, riguarda il male naturale ( le calamità, le malattie,ecc.) e non riguarda il male che viene compiuto attraverso la libera scelta, il libero arbitrio, dall'uomo. Dio crea la "possibilità" del male insita nell'uomo. Questa possibilità di essere tentato a "voler di più", a non accontentarsi, che è la molla che fa compiere il gesto di nutrirsi dell'albero della conoscenza, è l' ha-satan, che non viene inteso come un essere, ma come una possibilità data. Rientra sempre nel libero arbitrio dell'uomo aderire o meno a questa possibilità, a questo voler sempre di più...
Non è quindi un deresponsabilizzarsi, anzi, si assume forse una ancor maggiore responsabilità morale in quanto non è presente l'elemento "Grazia". Il peccato di Adamo ed Eva non è quindi un evento irreversibile che richiede la grazia di Dio per redimere l'uomo, ma un atto a cui si può rimediare attraverso una condotta morale di vita e nell'osservanza del Decalogo che Dio stesso fa scrivere a Mosè sul Sinai. Il perchè Dio concede e determina nell'uomo questa possibilità di fare "anche" il male è oggetto di riflessione , anche molto diverse, all'interno dell'Ebraismo. Alcuni rabbini la intendono come un processo di crescita dall'età infantile (Adamo ed Eva nell'assoluta tranquillità dell'Eden) all'età adulta in cui, proprio attraverso la conoscenza, si arriva a comprendere ed amare Dio. Infatti l'amore di Adamo e di Eva per Dio e tra loro due è simile, nella visione rabbinica, all'amore infantile che dipende in tutto e per tutto dai genitori. La possibiltà del male permette di passare ad un amore "adulto" verso Dio, un amore fondato sulla libera scelta.
Un'aspetto interessante che il Cristianesimo ha via via abbandonato nella storia e il concetto di "alimento". Per l'ebreo l'atto del mangiare è fondamentale e i vari divieti partono proprio dal quel fondamentale divieto primordiale ( "non ti ciberai dell'albero."..) dato da Dio all'uomo. La presenza di Dio si manifesta sempre con il cibo ( la manna nel deserto, l'agnello nella Pasqua,ecc.) perchè , per loro, il primo fondamentale impulso del fanciullo ( in questo caso di Adamo e di Eva) è quello di portarsi tutto alla bocca. Il bambino inizia a conoscere il mondo portandoselo alla bocca, mangiandoselo per così dire. Anche Adamo ed Eva iniziano a conoscere il mondo , con i suoi affanni e la sua durezza, "portandoselo alla bocca", mangiando dell'albero. Trovo affascinante questo concetto e, se mi è permesso, con umiltà, trovo la loro interpretazione di Genesi più "lineare", meno controversa di quella cristiana. E' un'interpretazione che si presta ad un minor numero di paradossi logici.
Alla fine della Storia, con l'avvento del Messia, il Leviatano, questo mostro mitologico, diventa cibo commestibile. Israele compirà il suo destino nel cibarsi ( come nella prima volta in Eden) della carne del  Mostro e con la sua pelle costruirsi le tende che lo riparano.
Non si tratta, caro Duc, di "soffermarsi a ragionare troppo", ma è un aprirsi, come un respiro che si deve tentare con entrambi i polmoni...
#1707
Riflessioni sull'Arte / Re:Poesie modificate...
09 Settembre 2016, 08:28:23 AM
L'universo non ha un centro,                                         L'universo ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa così:                                       ma per dividersi si fa così:
ci si avvicina lentamente                                               ci si allontana velocemente
eppure senza motivo apparente,                                    senza apparente motivo,
poi allargando le braccia,                                             poi chiudendo le braccia,
si mostra il disarmo delle ali,                                         si mostra la forza delle proprie ali,
e infine si svanisce,                                                       svanendo infine,
insieme,                                                                      soli e divisi
nello spazio di carità                                                    nello spazio d'odio
tra te                                                                         tra te
e l'altro.                                                                    e l'altro.

Chandra Livia Candiani


Un pensiero della Candiani:
C'è chi pensa che la poesia sia noiosa. E' la scuola ad averci rovinato, con le note e le analisi, come se lo scopo fosse di "tradurla". 
E invece il bello è proprio il suo mistero, non capire tutto.
#1708
Tematiche Spirituali / Re:Ma Dio...è buono o cattivo?
08 Settembre 2016, 16:54:01 PM
Riprendendo l'amaro interrogativo  dell'inizio, ""Dio...quel Dio...è buono o cattivo?", e spulciando l'immensa biblioteca di Villa Sariputra, Sotto il Monte, di là della Contea, ho cercato risposta negli scritti dei fratelli maggiori nella Fede, gli Ebrei . Ho pensato che, essendo la spiegazione intimamente connessa con il linguaggio usato nei testi sacri, chi poteva spiegarla in modo più preciso di coloro che hanno scritto quei testi e usato per secoli la lingua? Alcune parole dialettali, che ogni regione d'Italia usa, non trovano sempre facile traduzione nella lingua ufficiale e , quando ciò avviene, spesso il significato non è esattamente lo stesso. Importante pertanto capire e sciogliere il nodo linguistico.
Così ho imparato che la parola "nudi", che erano nudi riferito ad Adamo ed Eva, usata in Genesi è Arumim.  Quando viene presentato il serpente si dice che è Arum. Nella traduzione italiana si legge però che erano nudi e che il serpente era furbo, astuto. Cosa c'entra la nudità con la furbizia?
L'altro termine è vergogna (erano nudi e non provavano vergogna) yitbosasu che viene usato varie volte nel racconto biblico e in particolare quando Mosè tarda a scendere dal Sinai, ed ha il significato anche di appartarsi; quindi un senso di vergogna che porta ad appartarsi.
La parola "vestito" è beghed, ma in ebraico è anche la parola che indica il tradimento. La parola Bagad significa infatti il traditore. Chi si veste è traditore. Infatti per fingere, per essere astuto e furbo, per tradire, bisogna vestirsi di un'identità fasulla, una maschera. Chi è nudo non può fingere.
La teologia ebraica chiarisce che il tradimento dell'ordine divino di non mangiare dell'albero non è un'inganno che viene dall'esterno dell'uomo, ma è la possibilità stessa implicita nella Tentazione.
Arum, il sepente, è già nella nudità e ingenuità, Arumim.
Da questo si evidenzia la fondamentale differenza tra la concezione cristiana e quella ebraica sul satan. L'Ebraismo rifiuta una eccessiva personificazione di questa entità che è invece ritenuta al servizio di Dio stesso. Diventa più una forza interiore che spinge alla scelta :
Il problema è più interiorizzato, il male sta nelle nostre possibilità di scelta, il male che è dentro di noi, la pulsione a commettere azioni che non sono consentite, che sono di per sé male e che possono provocare male. Il serpente rappresenterebbe tutte queste cose.
Rabbino Riccardo di Segni

Ma se il satan è al servizio della volontà stessa di Dio, è la possibilità che Dio  dona alle creature, ne consegue che il male proviene da Lui stesso? L'Ebraismo risolve con un'affermazione positiva l'interrogativo, togliendo però allo stesso tempo valenza definitiva al male e riporta come punto cruciale questo brano del Deutero-Isaia:
Io sono Dio e non c'è altro all'infuori di me; all'infuori di me non c'è divinità. Affinché sappiano dall'oriente all'occidente che non c'è nulla all'infuori di me ... Dio forma la luce e le tenebre, fa la pace e crea il male. Io sono Dio, che faccio tutte queste cose (Is 45,5-7).

Il Signore crea il male, "oseh shalom u-bore ra". Alla mattina , nella preghiera, i devoti ebrei ripetono questa frase, ricordando che il Signore crea la pace e , invece di dire che crea il male, dicono che crea "Tutto".
Il male fa parte della creazione ma, secondo il racconto della Genesi, per gli Ebrei il male non è che un derivato della libertà. La condizione di nudità è una condizione infantile, la strada della scelta, del "vestirsi", è quella dell'età adulta. Ma Dio avverte l'uomo, questa scelta per la maturità comporta l'abbandono delle delizie e della tranquillità data dal precedente stato. Tutto estremamente simbolico. Sarà una vita disseminata di dolori e di durezza. E' il passaggio dell'umanità dallo stadio infantile della protezione totale allo stadio adulto.
Quindi i fratelli maggiori , probabilmente coprendosi il capo, sarebbero stati schietti con il giovane Sari e gli avrebbero detto:
" Sì, anche il male viene da Dio, ma non è per cattiveria che te lo manda, ma per farti crescere , per essere una persona adulta".
Al che il giovane Sari, roteando ancor più arrabbiato lo sguardo sui volti sghignazzanti dei compagni, avrebbe probabilmente esclamato:
"E 'sti qua? Non devono diventare adulti , loro ?"...
#1709
Tematiche Spirituali / Re:Ma Dio...è buono o cattivo?
08 Settembre 2016, 09:13:44 AM
Citazione di: giona2068 il 07 Settembre 2016, 20:03:21 PM
Citazione di: Sariputra il 07 Settembre 2016, 18:28:12 PMSecondo la tua logica chi ha subito la punizione più grave sarebbe il Suo Figlio Gesù, visto che non rammentava di aver commesso grosse infamie! Lo so che non si può provare timore per le cose che non si conoscono, ma la colpa non consiste nel non aver provato timore bensì per la non conoscenza di ciò che dovremmo conoscere per grazia ricevuta!

Scusami Giona ma il paragone non può porsi.  Avrebbe un senso se Yeoshwa fosse stato una creatura di Dio. Essendo però, secondo la teologia, Dio stesso incarnato, seppur un aspetto della trinità divina ma della stessa sostanza del Padre ( cosa che il giovani Sari non era) , casomai  si dovrebbe parlare di un Dio che punisce se stesso per le colpe dell'uomo ( ma Yeoshwa non viene punito, bensì assume su di sé la punizione spettante all'umanità con un  atto libero). Il giovane Sari invece non provava alcun desiderio di autopunirsi, vivendo l'eventuale punizione divina che si manifestava nel suo stato come una condanna ingiusta.
Non potendo aver fede che il suo stato fosse benefico per se stesso ( non riuscendo ad aver fede che il suo stato fosse benefico) non poteva manifestarsi in lui l'opera della Grazia redentrice. Non poteva ricevere questa Grazia mancando il presupposto dell'aver fede. Si può senz'altro sostenere che la Grazia bussava alla porta dell'animo, chiuso nella rivolta, del giovane Sari ma...deve aver bussato molto debolmente , visto che non riuscì mai a sentirne il tocco!
Il problema della Grazia è enorme e ha visto , da Agostino e la sua critica al Pelagianesimo in poi, spendersi fior di pensatori e riempire una moltitudine di libroni. E' uno dei problemi centrali del mistero della fede e si può forse riassumere nella domanda: "Perchè un uomo riesce a credere e un altro no, partendo dalla stessa comune base di peccatori?" .
#1710
Tematiche Spirituali / Re:Ma Dio...è buono o cattivo?
07 Settembre 2016, 18:28:12 PM
Citazione di: giona2068 il 07 Settembre 2016, 17:45:44 PM
Gent.mo Sariputra, occorre aver timore del Signore Dio per essere sapienti perché il fondamento della sapienza è il timore di Dio. Fino a quando in noi manca il timore per Lui ci manca la sapienza, ma quando ci manca la sapienza come dobbiamo definirci? Il segno della mancanza di sapienza consiste nel credere che Lui sia "cattivo" e che sbaglia a fare Dio, ma che potrebbe migliorare se chiedesse il nostro consiglio!!!!!!!!!!!!!!!!! Chi ti ricorda questo modus pensandi?

Ma il giovane tredicenne Sari, nella sua ingenuità adolescenziale, non provava alcun timore del Dio biblico. Era anzi così arrabbiato con Lui che , seppur convalescente , si alzò sulle sue esili gambe e affermò con forza ( gesto notevole visto il carattere timido e taciturno) la propria convinzione. In quel momento, per l'esperienza del suo vivere, era una convinzione sacrosanta ; per quello quasi esplose in lui, nella sua gola, l'affermazione: "La Cattiveria" !!
Come poteva temere Dio e la sua severa punizione visto che si sentiva continuamente punito, ingiustamente, da Dio stesso ? Cosa poteva capitargli di peggio ? Anche perchè non rammentava di aver commesso infamie così grandi per le quali venire così severamente punito nelle carni.
Mai , in vita mia, ho provato "timore" per le cose che non conosco. Sempre ho provato timore per la fragilità della vita stessa, che invece amaramente conoscevo.