Non intendo qui assolutamente affrontare nel suo complesso la questione della Sindone di Torino, sulla quale sono stati scritte dozzine di volumi "pro" e "contro" la sua autenticità; circa la quale, nel corso della mia vita, ho letto vari articoli ed anche un libro molto interessante ed abbastanza obiettivo.
Però, almento stando a quello che ho letto, non ho mai trovato nessuno che si soffermasse su un dettaglio che, invece, a me ha sempre colpito!
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Ed infatti, sin da ragazzo, discutendone con gli amici (ed in classe con la professoressa di matematica e geometria), sono sempre rimasto convinto che, nell'immagine della Sindone di Torino, c'è qualcosa che non va nei "rapporti fisionomici" dell'immagine impressa sul telo di lino.
Guardatela bene!
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E adesso, poichè "verum ipsum factum", provate voi stessi a coprirvi il volto con un asciugamano (come se fosse un sudario); e poi, con un centimetro, prendete la distanza che c'è tra i vostri "occhi", e poi quella che c'è tre le vostre "orecchie".
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Ovviamente, la prima distanza, "in proporzione", sarà notevolmente inferiore alla seconda; perchè, da orecchio a orecchio, il centimetro deve seguire la "curvatura del volto", che è "tridimensionale", mentre per gli occhi, che sono in linea uno a fianco all'altro, questo non è necessario.
Nel mio caso, misurata sul sudario avvolto sulla testa:
- la distanza da occhio ad occhio è risultata di circa 7/8 centimetri.
- la distanza da orecchio ad orecchio, invece, è risultata di circa 32/33 centimetri.
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Ora, se veramente la Sindone fosse stata avvolta attorno ad una "testa tridimensionale", una volta asportata da questa, le "orecchie" sarebbero dovute risultare "impresse" ad una distanza molto maggiore di quanto non risulti dal telo conservato a Torino; è una questione puramente "matematica", o meglio, "geometrica" (poichè il volto umano è a tre dimensioni, mentre la tela aperta solo in due dimensioni).
Sulla Sindone, le orecchie risultano invece troppo vicine, rispetto a come sarebbero dovute risultare impresse sul telo!
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Cioè, come accade nel caso di asporto di vecchi sudari, l'immagine eventualmente impressa sarebbe dovuta risultare deformata ed "espansa", più o meno, così:
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Come meglio evidenziato dai seguenti disegni esplicativi.
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Ovvero:
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Il "risultato iconografico" che vediamo oggi, invece sarebbe stato geometricamente possibile, solo se il telo, invece di essere "avvolto" attorno ad un "volto tridimensionale", fosse stato semplicemente "posato" su un "volto in bassorilevo" come quello sotto; allora sì che si sarebbero mantenute le proporzioni, quasi "fotografiche", che possiamo vedere oggi.
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Quanto al modo con il quale l'immagine è rimasta "impressa", questo esula dal tema del mio TOPIC; sebbene, secondo me, è possibile ipotizzare che il "bassorilevo", all'insaputa dei suoi scultori, fosse composto, almeno in parte, di un materiale radioattivo che si trova spontaneamente in natura, come l'"uranio", il "radio", il "torio", il "radon" ecc..
Nel qual caso io punterei su quest'ultimo, perchè il "radon" si trova in abbondanza nel calcare; il quale, all'epoca, veniva spesso usato sia per le sculture che per i bassorilievi.
Però, RIPETO, questo non è assolutamente il tema del mio THREAD.
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A titolo di cortesia, perciò, prego vivamente, tutti coloro che intendono intervenire, se è possibile, di limitarsi "esclusivamente" ai singolari "rapporti fisionomici" dell'immagine impressa sul telo di lino, i quali farebbero escludere che esso fosse avvolto attorno ad un corpo tridimensionale; altrimenti "sballerebbero" tutte le misure.
Quanto al modo con il quale l'immagine è rimasta "impressa" sul sudario, ed alle altre dozzine di interessantissime questioni che riguardano la Sindone, vi pregherei caldamente di astenervi dal trattarle in questa sede; ed infatti ciascuna di essere merita un THREAD a parte.
Grazie!
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