Citazione di: Carlo Pierini il 02 Agosto 2018, 14:02:53 PMComplementarietà piuttosto disfunzionale: prima che arrivi la convalida della ragione, tale fede è irragionevole, e infatti potrebbe arrivare anche la smentita da parte della ragione... credere vero qualcosa prima che la ragione lo confermi è fede pura, non vedo come sia complementare alla ragione; e quando poi la ragione lo conferma, è ragione pura, non vedo a cosa serva allora la fede... direi che la loro compresenza collaborativa sia piuttosto improbabile.
Certo, una volta che un determinato oggetto di fede è confermato dalla ragione, la fede stessa diventa superflua; ma proprio in ciò consiste la sua complementarità con la ragione: nel credere vero un oggetto prima che esso sia pienamente contemplato anche dalla ragione.
Citazione di: Carlo Pierini il 02 Agosto 2018, 14:02:53 PMLa mente non è lo spirito, giusto? Dire che "la logica e la matematica sono prodotti dello spirito", significa altro, qualcosa che non rende giustizia alla non-complementarietà fra visione spirituale e materialista.
Cit. CARLO
la logica e la matematica sono prodotti dello spirito
PHIL
...intendi in senso hegeliano? Eppure, oggi tale affermazione ha ancora senso? Se "si", intendi per "spirito" lo stesso della "spiritualità" (di cui stavo parlando)?
CARLO
Nel senso che la logica e la matematica sono creazioni della mente umana.
Citazione di: Carlo Pierini il 02 Agosto 2018, 14:02:53 PMMai detto che sia "errata", ma nemmeno l'unica oggettivamente giusta (tendenzialmente sono pluralista), finché parliamo pur sempre di interpretazioni, non di verità assolute... d'altronde, in questo ambito, non c'è solo una risposta giusta: è giusto l'olismo o il riduzionismo? Nessuno dei due, ognuna delle due prospettive ha le sue ragioni, i suoi sostenitori, etc. partendo da approcci differenti derivano logiche e interpretazioni differenti e in filosofia non sempre è possibile testarle con un esperimento che metta tutti d'accordo (e non è un caso che sia proprio la Fisica a crearti problemi
se vuoi giudicare errata una certa interpretazione riguardante un dominio di eventi non riproducibili sperimentalmente, non puoi farlo a priori, ma devi entrare nel merito e indicare QUALI sono gli errori
). Trovo interessante capire differenti prospettive; farne invece una classifica di migliori e peggiori è semmai l'ultima fase per importanza (anche perché spesso avviene spontaneamente, in corso d'opera).
Nel tuo caso, ad esempio, ti ho già fatto notare che l'"ordo et connexio rerurm et idearum" è sbilanciato verso il soggetto: l'"ordo" è infatti già un'idea, applicarlo prima alle "rerum" e poi alle "idearum" (ovvero a se stesso!), significa dover fare i conti con la soggettività molto più che con la fantomatica oggettività, etc. ma se tu prediligi una visione isomorfica fra idee e fatti (à la Wittgenstein prima maniera, se non erro), nessuno può dirti che è assolutamente errata o illegittima (o almeno non certo io
).Citazione di: Carlo Pierini il 02 Agosto 2018, 14:02:53 PM"Più legittime e più fondate" è, a sua volta, una questione di (meta)interpretazione, ogni tassonomia risponde solo ai suoi stessi criteri operativi, la cui efficacia ed efficienza non sta certo a me giudicare...
Insomma, non basta che "esistano altre interpretazioni" per mettere fuori gioco a priori una certa interpretazione, ma ti devi sporcare le manine, entrare nel merito e mostrare le ragioni per le quali, secondo te, quelle "altre interpretazioni" devono essere considerate più legittime, o più fondate delle mie.
Nel tuo caso, potrei obiettare che la conoscenza è fatta di divisioni e discriminazioni oltre che di complementarietà: tutta la tua impalcatura può essere persino rovesciata e letta per contrasto (come si faceva con il "negativo" di una foto) alla luce di un possibile "principio di non-complementarietà" che rintraccia e evidenzia tutte le incompatibilità che hai tralasciato, tutte le differenze fra le varie dialettiche che hai sorvolato, tutti gli assiomi incompatibili che hai accostato (vedi fede e ragione), tutte le divergenze prospettiche irrisolvibili... si tratta solo di scegliere arbitrariamente se vedere più ciò che accomuna o ciò che divide, oppure... il passaggio successivo potrebbe essere giostrarsi fra complementarietà e non-complementarietà (indagando come e quanto si dividano il campo della conoscenza umana), ma finché una delle due viene immolata sull'altare del "monoteismo tassonomico-interpretativo" ("il principio deve essere unico!"), tale via resta preclusa...
P.s.
Mi permetto di segnalarti che la "dubbiosità" sui tuoi giudizi riguardo ciò che gli altri filosofi non avrebbero spiegato, sembra riscontrare una loro conoscenza un po' approssimativa (Hegel non s'è forse occupato del principio di non contraddizione e della dialettica nella Scienza della Logica? Libro secondo, sezione prima, capitolo secondo, punto C), che rischia purtroppo di screditare il valore di quanto proponi... non sono il primo a fartelo notare quindi non indugio in merito, qui il focus è bene resti sulla tua filosofia
