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Messaggi - Jacopus

#1756
Tematiche Filosofiche / La coscienza degli animali.
20 Aprile 2021, 23:18:43 PM
Il termine coscienza è un termine polisemantico. Occorre prima definire questo termine. Se ho inteso bene, il senso che vuoi dargli è quello di una "intelligenza" in qualche modo appartenente alla categoria dell'intelligenza umana, ma con meno quantità. In questo senso si potrebbe allargare il discorso anche alle piante, che attraverso le radici comunicano tra loro attraverso neurotrasmettitori simili a quelli che usiamo noi, ad esempio per avvertirsi reciprocamente di un pericolo. Le scimmie superiori (bonobo, scimpanzè, gorilla ed urang-tang) si esprimono in versi ma ogni verso ha un significato preciso, c'è un verso che significa "predatore dal cielo" e quindi tutti a guardare in alto, un altro verso invece significa "predatore da terra" e quindi tutti scappano sugli alberi. E' stato perfino osservato che in presenza di una carcassa, qualche scimmia furba emettesse il verso "predatore da terra", per sbafarsi il pranzo senza concorrenti, ma senza l'effettiva presenza di predatori. Un comportamento davvero "molto umano". Del resto una razionalità finalizzata alla sopravvivenza della specie, intesa in senso filogenetico ed ontogenetico (gruppo e individuo) è necessaria, altrimenti la specie si estingue.
Quello che ci differenzia in modo specifico dal mondo animale è in realtà il "logos", quello che facciamo in un modo un pò strampalato in questo forum. Le domande su chi siamo, da dove veniamo, perchè siamo, dove andremo, perchè siamo proprio così e non altrimenti, cosa c'è nello spazio, e cosa dopo lo spazio, sono tutte domande riflessive ed autoriflessive che gli animali ancora non si pongono e che noi ci poniamo per una serie piuttosto lunga di circostanze, riassumibili nella combo micidiale "evoluzione della tecnica" + "Sistema nervoso centrale e periferico estremamente complesso e sofisticato". Non si può escludere che allo stesso traguardo possano giungere anche altre specie fra alcune centinaia di migliaia di anni. E' solo l'interazione fra tecné (τεχνική) ed encefalos (γκέφαλος) ad averci permesso questo salto in avanti, che in tanti modi continuiamo a raccontarci, con le religioni, i miti, la cultura, la scienza, la filosofia, la spiritualità.
#1757
Tematiche Spirituali / C’ERANO UN VOLTA I GIGANTI
19 Aprile 2021, 17:59:20 PM
Non avevo letto bene il post, perchè non volevo intromettermi, ma l'esempio del bruco mi ha fatto venire in mente un'altra specie, la vespa smeraldo, che utilizza un sistema degno di un film dell'orrore, per catturare le sue prede. Inizialmente inietta sul torace del povero scarafaggio, sua vittima, un amminoacido presente anche nel nostro sistema, il GABA (acido gamma-ammino-butirrico) che paralizza le zampe della preda. Una volta bloccato, inietta una seconda dose direttamente sulla testa, contenente dopamina, che induce lo scarafaggio a pulirsi le antenne, noncurante del pericolo mortale che ha di fronte. La vespa a questo punto mangia le antenne dello scarafaggio e si abbevera del sangue che ne fuoriesce, quindi la trascina in un buco preventivamente preparato e la sotterra ancora viva, depositando nella piegatura della zampa un uovo che penetrerà nel corpo dello scarafaggio, ancora vivo e lo mangerà lentamente.
Allora, se si accetta che sia stato Dio a progettare la vespa smeraldo, bisogna davvero chiedersi il motivo di questo sistema atroce, rispetto al quale il bruco che diventa farfalla è un idilliaco quadretto agreste. Questa breve descrizione ci dice alcune cose. In primo luogo che una vespa usa gli stessi ormoni che usiamo noi e questa è già una lezione di umiltà. In secondo luogo che la natura non è un luogo di pace e di armonia, ma un campo di battaglia piuttosto sanguinario, nel quale è difficile trovare un disegno armonioso e superiore. La natura fa quello che fa con quello che trova. E' una specie di bricoleur e non certo un ingegnere o un orologiaio.


Sulle altre affermazioni non mi dilungo, perchè mi sembrerebbe di essere irrispettoso, ma se proprio si vuole avere una sensibilità spirituale, bisogna pur fare i conti con la realtà, altrimenti si rischia di virare verso il "delirio" .
#1758
In realtà le scimmie stanno a guardare, ma di certo non noi, bensì qualche ghepardo che potrebbe sventrarle in una decina di secondi. Noi, grazie alle "tecnoscienza", abbiamo superato quei problemi e ne dobbiamo affrontare altri, ma almeno lo facciamo con la speranza che la nostra intelligenza ci aiuti a superarli, come fa Eutidemo che si compra un bel rilevatore di CO-2. Ti assicuro, Ipazia, che preferisco fare la cavia a "Big Pharma" che essere mangiato da qualche felino di grosse dimensioni, come accadeva ai nostri antenati, qualche decina di migliaia di anni fa.
#1759
Direi che mescolare scienza e Bibbia scontenta sia la scienza che la Bibbia. Infatti a meno che la genetica a cui si fa riferimento non sia diversa da quella ufficiale, devo dichiarare che fra due specie molto diverse, se si accoppiano, non nasce niente, fra due specie simili nascono individui sterili. Solo all'interno di una specie è possibile generare un individuo di quella specie. I cambiamenti filogenetici sono lentissimi. Per avere una degradazione/modifica della specie, non solo Adamo, ma anche le successive 50.000 generazioni successive, in grado di coprire almeno 1 milione di anni avrebbero dovuto accoppiarsi. Oltretutto, l'evoluzionismo è una teoria omeostatica, fondata sull'equilibrio non certo sulla degradazione. Per il darwinismo la degradazione si esprime con il termine "estinzione", e noi non ci siamo ancora estinti.
#1760
Visto che siamo in sezione spiritualità, potremmo anche provare a definire il primo atto di superbia quello di Adamo ed Eva, che volevano non solo avere accesso all'albero della conoscenza del bene e del male, ma in realtà essere "come Dio". E solo dopo aver mangiato il frutto, iniziarono a vergognarsi della loro nudità. La "Legge" in senso lacaniano, definisce lo spazio di ciò che è possibile e del limite, poichè essere "tutto" come Dio, da parte dell'uomo comporta il delirio o la violenza distruttiva. In questo senso la natura umana si separa dalla Natura tout court nel momento in cui trasgredisce la Legge, ma subito dopo, in un differente ambiente la deve ricostituire, pena il perpetuarsi della violenza, come insegnerà, una generazione successiva l'omicidio di Abele.
La superbia è pertanto hybris fondata nel superamento dell'autorità costituita nel nome di un "tutto" che è un "tutto-Io". E' possibile un superamento dell'autorità costituita, immanente o trascendente, anche nel nome di un "tutto" che è un "tutto-noi". In questo caso direi che non siamo nel campo della superbia e neppure del narcisismo, fatti salvi gli effetti distorcenti di agire nel nome del bene "tutto-noi", come ci ha insegnato la teoria arendtiana del totalitarismo, ma questa è un'altra storia.
#1761
Citazionenon certo quale semplice e venale attitudine alla vanagloria, alla presunzione, all'egoismo.


Per Viator. Non c'è niente di veniale e semplice in questa presunzione, e non credo che la superbia a cui si riferisce Socrate sia riducibile alla tua interpretazione. Nè la superbia condannata dalla Chiesa è quella che tu definisci. Una certa Chiesa lo ha certamente fatto, ma la superbia condannata dalla Chiesa va proprio nella direzione della condanna del narcisismo, ovvero quella tensione per cui sembra che siamo tutti condannati al successo, alla ricchezza, alla bellezza, all'affermazione di noi stessi, ovviamente a svantaggio di qualcun altro, in un'ottica holliwoodiana del buon vecchio darwinismo sociale. Nel momento in cui, inevitabilmente questo non accade, scoppia la rabbia, la delusione, la violenza, la chiusura egoistica, la ricerca di capri espiatori, le credenze complottiste. Non ci vedo niente di veniale. Il narcisismo attuale è una delle chiavi di lettura più interessanti per comprendere la società moderna, quella che possiamo definire di "cultura occidentale".
Non solo, il narcisismo rifiuta ogni insegnamento e autorità, non solo quella che tu giustamente stigmatizzi, della autorità ecclesiastica dogmatica, ma ogni conoscenza fondata sullo studio e su metodi che necessariamente impongono fatica e impegno. Ed è per questo che basta andare sui social per trovare moltitudini di esperti, ingegneri, virologi, allenatori, esperti di politiche migratorie, climatologi ed anche filosofi, addirittura fieri di non aver cognizioni sugli argomenti, perchè in questo modo dimostrano la loro purezza e non compromissione con i "poteri forti". Anche questo è narcisismo ed anche piuttosto maligno.
#1762
Visto che hai tirato in ballo la psicologia con l'autostima. ;D . La superbia in termini psicologici non viene tradotta in autostima ma attraverso uno stato nevrotico serio: il narcisismo, che ha a che fare con un retroterra poco spirituale fatto di invidia per l'altro e di misconoscimenti dell'altro, mentre l'autostima non ha questa accezione. Ci si può stimare e nello stesso tempo non invidiare gli altri. Il narcisismo/superbia è sempre connessa ad una bassa autostima ma la risposta è non funzionale al vivere bene, almeno con sè stessi. In ogni caso il mondo attuale è pieno di narcisisti, al punto che il senso di colpa, importantissimo nella elaborazione iniziale della psicoanalisi, è diventato poco interessante come strumento di comprensione dell'uomo contemporaneo, sostituito dal senso della vergogna.
#1763
Attualità / Covid19: "date date!!!"
13 Aprile 2021, 19:06:12 PM
In realtà Sapa, il discorso sarebbe più semplice ma più doloroso per certe fasce di popolazione. Ovvero pensare ad una drastica redistribuzione della ricchezza, togliendo a chi ha troppo. Una cosa non troppo semplice da realizzare, ma l'unica sensata. Riaprire troppo presto significherebbe potenzialmente dover richiudere nuovamente. Cov-sars-2 ha avuto il pregio di mostrare come sia manipolatoria e distruttiva l'ideologia dominante del "oggi sono ricco io ma domani lo sarai anche tu". COV-sars-2 ci sta dando una chance per cambiare ma sembra che non siamo in grado di coglierla.
#1764
Tematiche Filosofiche / Matematica e mondo
12 Aprile 2021, 17:54:21 PM
Bobomax, tra l'apodittico e il presuntuoso ti rispondo così. Voltaire con Candide ha risposto alla tua domanda e io mi assocerei alla risposta data da Messieur Arouet.
#1765
Ad Anthonyi. In realtà sono certo che i miei sogni sono il prodotto della mia vita e sui sogni non ho alcun potere e quindi direi che non si gioca lì la partita della libertà. E' più interessante la tua seconda affermazione: "Quando questa cultura fa delle asserzioni è anch'essa totalitaria". Premetto che non viviamo in Arcadia e che quindi siamo notevolmente determinati dall'ambiente in cui viviamo. Un afroamericano che vive in un ghetto di Houston avrà delle serie difficoltà a diventare giudice federale, per quanto impegno ci possa mettere. Inoltre vivrà in un ambiente che lo fornirà di solidi pregiudizi che lo orienteranno verso certe scelte. Fatto sta, e l'esperienza lo prova, che anche qualche afroamericano di Houston non necessariamente è diventato un rapper o un membro di una gang. Cosa sposta l'asse delle scelte da rapper a giudice federale? Una mamma premurosa, una borsa di studio vinta all'ultimo, un prete luterano che ha sostituito la figura paterna (noto ubriacone), la casualità di non essere stato presente durante un omicidio di strada, le parole di un poliziotto paziente, un insegnante in gamba, una ragazza che si ama?
Da questa carrellata noterai una serie di circostanze che possono piegare la vita di una persona da una parte o dall'altra (polarizziamo, ma solo per semplificare il discorso). In tutto questo la libertà dov'è? In tutto questo, la libertà è un processo collettivo. Perchè non è detto che la borsa di studio ci sia, non è detto che il poliziotto sia paziente, potrebbe essere un novello Derek Chauvin, la ragazza che si ama potrebbe essere afflitta da disordine da stress post-traumatico perchè violentata dal patrigno, il prete luterano un pedofilo, e la mamma premurosa una nota cocainomane.
Ed è per questo che il principio di libertà dell'uomo è strettamente connesso con altri due principi, quello della giustizia e quello della responsabilità. Non mi dilungo con la letteratura neuroscientifica sulla libera volontà, mi limito a pensare la libertà dell'agire umano, una libertà condizionata da caso e necessità, ma che ha una sua propria sfera di autonomia, che nasce dal bisogno di "pensare altrimenti".
Se noi siamo qui, dopo alcune centinaia di migliaia di anni, al caldo, davanti ad un video illuminato, invece che in una grotta, mentre emettiamo grugniti, nasce proprio dalla nostra innata capacità di pensare altrimenti. Ancora una volta il tasso di libertà che possiamo vantare rispetto a tutte le altre specie viventi, risiede, oltre che in determinate qualità organiche (vista stereoscopica, postura eretta, forma della laringe), nella scommessa cerebrale di madre natura (ovvero il nostro grosso, grasso cervello umano). Il pensare altrimenti è la nostra libertà e si è tanto più liberi quanto più le proprietà dell'emancipazione sono collettive e condivise: tutto potrebbe, a pensarci bene, essere riassunto nel motto della rivoluzione francese, interpretando quella libertè, appunto come libera volontà, quella stessa che invocava, in quegli stessi anni Kant in Was ist Aufklarung. E' lì la libera volontà ed è lì che bisogna agire per smascherare tutti i determinismi, paraventi pseudoscientifici per imporre logiche di dominio.

#1766
Per Viator. La volontà di poter misurare ogni aspetto della  realtà sociale è stato il motore che ha permesso di istituire le cattedre di sociologia, di economia politica, di psicologia per ogni dove (e sempre più in profondità, di antropologia, psicoantropologia, di sociologia del lavoro e così via). Pertanto continueremo a cercare e magari un giorno ne sapremo di più. Attualmente, quello che ci viene detto anche da altri settori del sapere, come la fisica quantistica o l'evoluzionismo, è che un certo margine di inaspettato e incontrollabile fa parte del nostro universo e che probabilmente senza quel margine di non controllabile noi non saremmo neppure qui. Inoltre che il rapporto fra condizionato e incondizionato sia dialettico nasce da un pregiudizio che difficilmente può essere riepilogato, neppure usando il più potente dei simulatori di A.I., nè nel senso della sua confutazione nè nel senso della sua conferma. I sogni positivisti più spinti pensavano di poter scacciare il fantasma nella macchina (Ryle) e poter governare le società come un fiorito giardino d'acciaio e di catene deterministiche. Io, da inguaribile sognatore, spero che il fantasma, depurato dal mondo della violenza teologico/totalitaria, possa continuare a guidare la nostra libertà, se non con un faro, almeno con un candelabro (che si addice molto di più a un fantasma).
#1767
Condivido il pensiero di Ipazia, ben esposto nel primo intervento. Alcune note a margine, in cui evito di parlare di determinismo e sue conseguenze sull'assetto sociale (altro argomento molto importante). La definizione "libero arbitrio" non è valida ed esprime già  un pregiudizio, collegando libertà ad arbitrio. Un arbitrio che non può essere altro che quello del Dio monoteistico, abituato ai più vari capricci immotivati e che viene trasferito nel Dio minore, costruito a sua immagine e somiglianza.
La disputa ha ulteriori nessi teologici, dividendo la questione alla "manichea". Libera volontà e determinismo sono invece in una linea di continuità, all'interno della quale si definiscono ora l'una, ora l'altra. Ciò evidentemente non può farci dimenticare i condizionamenti biologici, comportamentali e culturali cui siamo sottoposti. Ma lo stesso porre la questione, come stiamo facendo ora è la lampante dimostrazione di come non possiamo chinare il capo al determinismo. Dostoevskij in questo è stato lucidissimo ed ha anticipato di un secolo gli studi neuroscientifici.
Nel mondo dell'uomo interagiscono secondo combinazioni infinite, caso, necessità, libera volontà. Nessuna di queste forze è in grado di dominare l'altra ed è grazie a questa interazione che noi siamo quello che siamo.
#1768
Per Sapa. Oltre al dato dell'efficacia al 59,5 per cento, dallo stesso sito dell'Aifa risulta anche questa successiva importante informazione:


"In tutti i partecipanti che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, a partire da 22 giorni dopo la dose 1 non si sono osservati casi di ospedalizzazione (0%, su 8.032), rispetto a 14 casi (0,2%, su 8.026), di cui uno fatale, segnalati per il controllo."
L'efficacia a evitare del tutto la malattia è quindi al 59,5 per cento, ma l'efficacia ad evitare l'ospedalizzazione (anche se malati) a me sembra essere del 100 per cento.
#1769
Più che di metafisica del coronavirus bisognerebbe parlare di metafisica narcisistico/antisociale, visto che gli oppositori al vaccino propongono una lettura, da un lato di una produzione del vaccino fondata esclusivamente sul profitto, e dall'altro si oppongono per un rischio individuale risibile, rispetto al beneficio collettivo. Vorrei ricordare che la poliomielite è stata debellata con un vaccino che comportava accertati rischi di paralisi tetraplegica.
#1770
Tematiche Filosofiche / Miscredenti e biscredenti
05 Aprile 2021, 20:32:01 PM
Questa volta devo spezzare una lancia a favore di Viator. Escludendo dal discorso ogni verità metafisica e limitandoci alla definizione di certezza/ verità/oggettività nel campo delle "hard sciences", riporto le parole di Saul Perlmutter, premio Nobel per la fisica: "la verità nasce solo dal confronto. È vero che esistono realtà oggettive ma noi possiamo solo avvicinarci ad esse, ed è sempre meglio che arrendersi". In questa semplice frase è riassunta la scienza moderna e il suo metodo. La scienza come un cammino interminabile verso una conoscenza le cui leggi, sono solo temporaneamente valide. Una splendida metafora di Von Neumann, matematico e cibernetico definiva la stessa questione con l'immagine del veliero che oltre a dover tenere la rotta era continuamente riparato e ricostruito dall'equipaggio. Rispetto alle scienze dure, ovvero fisica, chimica, biologia, e affini, la definizione di Viator è ineccepibile. Non solo! In quel coltivare il dubbio e nello stesso tempo agire per conoscere il mondo c'è l'essenza del "sapere aude" e del superamento dello stato di minorità imputabile a sè stessi (Kant). Non si hanno più tante certezze ma in compenso si diventa adulti.
Molto più problematico è applicare lo stesso tono relativistico nel campo "etico". In questo campo a mio parere, devono esistere delle certezze e prima fra tutte la "dignità umana".