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Messaggi - green demetr

#1756
Grazie Davintro, non ne avevo mai sentito parlare.


Non sapevo di questi tuoi interessi.


A buon rendere, mi paiono interessantissimi.
#1757
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
02 Dicembre 2020, 22:14:33 PM
Citazione di: viator il 02 Dicembre 2020, 19:20:21 PM
Salve green demetr. Grazie dei tuoi interventi che vivacizzano un ambiente come questo, secondo te popolato da troppi stolti.


Per quanto concerne il mio motto (tanto umile quanto criptico) : "Solo l'amore ci salverà", potrei anche discuterne con te. Per poterlo fare, però non sarebbe sufficiente (almeno secondo il mio criterio) aprire un  "nuovo" (sai che palle !!) argomento...........occorrerebbe, per veder garantita la mia partecipazione (sai che guadagno !!), accordarsi preliminarmente od immediatamente sul significato del concetto-cardine, cioè della parola AMORE.


E' un poco quello che dovrebbe succedere per ogni trattazione dei concetti fondamentali e che invece trovo non si verifichi mai : circa Dio, il verbo Essere, il Sè, ed ogni altro concetto elevato qui dentro si è scritto a fiumi, si è affermato a tonnellate, si è citato ad oceani, si è descritto pochissimo (vabbè, i concetti astratti non si prestano molto alle descrizioni, le quali comunque vengono regolarmente confuse con le definizioni)..........ma soprattutto non sono riuscito mai a LEGGERNE UNA VERA (DAL PUNTO DI VISTA LOGICO-FORMALE) DEFINIZIONE che non fosse manieristica bensì frutto di un minimo di struttura logica (Le definizioni possono essere erratissime, ridicole etc., ma ciò non impedisce affatto la loro potenziale logicità).


Ti propongo quindi un giochino : Perchè non mi fornisci una tua definizione di AMORE ? (Definizione di definizione : espressione in forma lapidaria o comunque non prolissa, la quale fornisca un eventuale significato logico di un termine.......tale da poter venir attribuito (il significato logico) SOLO ed UNICAMENTE al termine che si sta cercando di definire).Potrei risponderti dicendoti se sono d'accordo con la tua definizione di AMORE, quindi poi discutere degli effetti della sua esistenza, oppure proporti a mia volta - se non d'accordo con te - una mia definizione di esso (che non ti propongo da ora poichè mi è capitato di accennarne già troppe diverse volte all'interno dei miei abbastanza numerosi interventi passati all'interno del Forum). Per il momento ti saluto.


mmm non ricordo questa tua definizione di amore. chiedo perdono.
sono molto preso dalle astrazioni che spesso dimentico di ricordare chi dice cosa, e perchè. in effetti sono uno stolto.  :-[


Vedi per me l'amore non esiste, in sè, esiste invece come una specie di aggregatore di senso.


Stando al giochino, ma credo finiamo ot, per cui se ci interessa apriamo spazio di discussione a parte, per me l'amore è la luce che spezza le tenebre.
E' una forza trascendente, che come una gravità attira a sè i corpi e gli oggetti, illuminandone alcuni, e altri no.
L'amore è una forza che costringe alla relazione, perchè spezza la stasi, provoca la vita, e ci costringe a vivere.
Naturalmente è dunque anche causa del trauma dell'ottenebramento della ragione e dell'intelletto.
In questo senso la modernità è la risposta al trauma dell'inadempimento dell'amore, ossia dell'inveramento dell'amore in chiave medievale politica. La chiesa invece che essere progresso è stata monolitismo, fino alla cecità politica.
Basta chiedere a Dante.


Di più ho cominciato a chiarirmi cosa siano i FEDELI D'AMORE, Dante sta trasformandosi in qualcosa che solo a tratti ho intravisto come grandezza di pensiero.
Sono quindi in cammino.


Nel caso particolare mi riferivo in chiave formale, come mi pare piace a te, della capacità di relazione.


Quando ci avviciniamo alla shoà parlando di numeri e di metodo...stiamo dimenticando la fatica del pensare, empatico, di una tragedia che ha colpito un intero popolo e che si è posto come monito eterno a qualsiasi presente-futuro.
L'empatia (una delle forme sotto cui si cela AMORE) è la capacità di entrare a contatto con la psiche altrui.
Non con la sua matricola carceraria. Non con la sua storia di colpe (presunte).
Parlare di numeri anzichè di persone se non proprio di anime mi ha fatto un certo effetto.
Sopratutto se come mi pareva si voleva oltre-passare cartesio.
Oltrepassare Cartesio significa avere a che fare con Cartesio. E quindi capire tutte le consequenzialità storico-politiche che la sua fortuna bibliografica ha e continua ad avere.

#1758


x DAVINTRO e chi volesse appofondire


No non hai deviato dal topic.
E' proprio a partire da questi assetti iniziali che poi si dipana la discussione critica, mi fa sempre piacere parlarne.
Te lo dico per come ragiono io.
Queste tematiche sono affrontate nel corso di filosofia teoretica alla statale tenuti da Spinicci.
Nel mio anno sabbatico lo frequentai, mio vicino di banco, era un giovane brillante, apertamente kantiano.
Abbiamo spesso parlato della cosa.
La disputa che più ci interessava era la questione delle sintesi, che per Kant come hai scritto molto bene tu, sono chiamate attive, mentre Husserl a quelle aggiunge le passive.
Il discorso del corso di quell'anno ragionava sopratutto della genesi di quelle che Husserl chiamerà sintesi passive, ossia in modo principale di Berkley, filosofo che influenzerà non solo Husserl ma le cui intuizioni adirittura lo sorpassano sino ad arrivare ad alcuni analitici americani, di cui leggendo la bibliografia di Spinicci, egli stesso si occupa.
Dunque l'obiettivo della polemica era esattamente Kant.
Il mio giovane amico ci teneva ad avere l'opinione del professore, e rimase molto deluso, nel non ricevere risposta e stima, del suo essere kantiano.
Egli muoveva dal fatto che le cosidette sintesi passive, sono già in fin dei conti, un contenuto, della libera scelta dell'individuo. Se è vero che Kant sembra disinteressato ai vari principi di indeterminazione del sapere, è anche vero, che fa del suo metodo analitico, l'unico che lo possa determinare.
In fin dei conti Husserl integra Kant, non lo sorpassa affatto.
Ma in Husserl le due sintesi sono ineludibilmente le due facce della stessa medaglia. Certamente hai ragione a richiamare l'attenzione sul fatto che l'intenzionalità dell'oggetto, è qui da intendere proprio come parte di un movimento ben superiore a quello del soggetto. Purtroppo necessiterei di maggiori informazioni su questa mappatura superiore che Husserl sembra poter avere. Purtroppo nel corso non se ne è parlato. (Come non si è parlato della mappatura del male Berkleiano, mappatura superiore alla genesi delle sintesi passive).
Ormai ci conosciamo da un pò di tempo Davintro, so che effettivamente anche tu preferisci una mappatura più precisa, più analitica, alla Spinicci appunto. Quindi tralascio completamente la questione superiore che è la metafisica. Ma non per questo un analitica ben strutturata, e sopratutto pensata, non va rigettata, anzi direi approfondita, questo per ribadire che sei nel topic, e anzi come al solito ne hai fatto una disanima sufficiente e intellegibile.
Il punto di Husserl della moneta intera, ossia sintesi della sintesi attive/passive, sarebbe probabilmente l'intenzionalità tout court, un passo avanti e qualitativamente superiore alla visione umanista di Brentano.
Ecco Spinicci è invece analiticamente improntato ad un superamento della distinzione fra sintesi attive e passive, e per una mediazione fra esse. Non so dirti se l'analitica americana che segue lui, fa questa operazione, a rigor di logica, dovrebbe essere di sì la risposta.
Io rispetto al mio giovane amico, ho una visione più radicale.
E' vero che la sintesi passiva può essere vista come l'eterno darsi dell'altro lato del cubo (berkley), oppure della stazione che abita la fine della linee ferroviarie, che paiono infinite se guardate con una prospettiva soggettiva (sempre berkley).
Ma è altrettanto vero, che sarà sempre il soggetto a vedere quella stazione, e quel lato del cubo.
Se in ballo è la questione temporale, la temporalità è proprio il soggetto.
Mentre sia Berkley che Husserl, la spazio e il tempo sono relativi.
Come dici tu, apriori, vuoti in attesa di essere occupati.
In questo senso studiammo anche Locke.
Dunque il soggetto è tale solo in quanto occupante uno spazio tempo indeterminato.
Che nel suo valore assoluto, Husserl riconosce come epochè, sospensionde di qualsiasi giudizio, come condizione sine qua non di qualsiasi gnoseologia (altro termine che so tu ami,e sposi incondizionatamente).
Solo a contatto con altri oggetti dunque il soggetto può riconoscersi come tale. E all'infinito, dunque essere egli stesso frutto della sintesi passiva, perennemente emendata dall'intelletto attivo, nel presente darsi, qui ed ora.
Io invece credo che il soggetto sia un frutto, e non una monade.
E' il punto di vista che è l'eterno emendatore, del soggetto qui ed ora. Ossia vi è una separazione tra io e soggetto.
L'introduzione alla critica della ragion pura, evidentemente, come già spiegato da Zhok, altro professore che ho seguito brevemente, è sottovalutata dalla critica ognitempo.
Kant ben lungi parte da un soggetto, egli invece (parte) proprio dalle categorie apriori dello spazio, e quindi per estensione del tempo.
Io inverto la questione è lo spazio che risulta una estensione del tempo, dell'infinito eveniente.
In Kant non esiste un eveniente, e dunque la sua fenomenologia è una metafisica speciale.
E' Hegel che scoprirà finalmente il soggetto come evento della Storia. Sebbene finisca anche lui in un titanismo della storia, che lo fa incorrere in errori banalissimi a livello politico, come un suo successore poco tempo dopo.
Il concetto di evento, su cui si inerpica la filosofia ad edera di Heidegger, è anch'esso mal compreso.
Lo spazio non può essere una categoria a sè.
Egli (spazio) è inequivocabilmente frutto del pensiero soggettivo.
Certamente lo spazio che è una intuizione in Kant, fa già parte di quella consecutio temporum, di cui tanto parla Berkley, e su cui Husserl imposta la sua personalissima metafisica.
Se io dico spazio, intendo il mio spazio.
Non intendo lo spazio delle sintesi passive.
Infatti come potrebbe un cubo disvelarsi come cubo, se non fosse nel mio spazio. Se fosse nello spazio degli infiniti auto da sè, come si comprenderebbe? Quale ruolo gnoseologico Davintro attribuiresti a questa intenzionalità delle sintesi passive?
In fin dei conti mi risulta più onesta una distinzione, cartesiana senza ombra di dubbio, fra sintesi passiva e sintesi attiva, come dualità, che un meticciato come quello proposto da Spinicci.
Che comunque negava qualsiasi dialogo. Ma questo non sorprende.
Effettivamente loro stessi, Spinicci e tanti altri prof. dicevano a mezza voce, che la filosofia si fa fuori dall'accademia.
Quello che con piacere spero Davintro continuiamo a fare qui.


Ad ulteriori approfondimenti. E grazie del contributo fondamentale.


ps.
Io so che è un uomo e non un pupuzzo solo quando decido di andare verso quell'uomo, vicino quell'uomo. E infatti amico mio! Oggi chi va più vicino all'altro? E parlo bene prima che la nevrosi si trasformasse in qualcos'altro.
Ah ah esempio perfetto. ;)
#1759
Citazione di: bobmax il 02 Dicembre 2020, 16:59:37 PM
Ciao Green Demetr

Anch'io non credo possibile alcun auto annichilimento dell'io in Dio.
Perché anche se questa fosse la mia effettiva volontà, sarebbe comunque volontà dell'io. E perciò in sostanza non sarebbe che la suprema estrema conferma dell'io stesso.

Ma vi è un motivo ancor più profondo.
Vi è in questo sforzo per immolarsi dell'io una implicita insuperabile contraddizione. Una contraddizione alimentata forse da un'impalpabile ma pervicace ipocrisia.
Perché questo sforzo vorrebbe confermare una verità che non necessita di alcuna conferma, perché eterna.
Una verità che è origine di quello stesso sforzo.
Un voler diventare ciò che si è già.

Sono convinto però che l'annichilimento dell'io possa comunque avvenire, seppur non come atto di volontà.
Piuttosto come riconoscimento.

Ma non si può fare nulla perché avvenga.
Solo avvertirne il possibile preludio.

E qui può scaturire l'orrore dell'abisso del Nulla.
Ma pure essere colti dalla Compassione.

Dio ama se stesso.


Devo dire che mi trovi in un curiosa affinità elettiva.


Non riesco a capire bene la questione del nulla come minaccia all'io. Chiaramente c'è qualcosa che devi risolvere, non ho idea di cosa sia.
Probabilmente, mi arrischio, e si, nessuno me lo ha chiesto, ma lo dico proprio in termini generali, non necessariamente attinenti a quanto senti e intelligi (che mi interessa tantissimo): c'è un problema con la costruzione del mondo trascendente.
Io ho appena iniziato, in questo mappatura fantastica, che sugge la sua linfa vitale, dalla grande tradizione cabalistica.
E che spero si inveri in Dante. Sia perchè in tal modo sarebbe sorretta dal più grande poeta e se è come penso anche pensatore del mondo.
L'anima individuale è immortale, e si perde in ascesa, in quanto si riconosce materia della luce che tutto soffonde e soggiace e che arriva fino alle tenebre che sareberro il Mondo.
Questa luce è solo dimensionalmente più vicina alla nostra, in quanto le tenebre non capiscono, che esistono solo grazie alla degradazione della luce. Ma esistono gradi superiori che i grandi mistici hanno toccato.
Con mia sorpresa Il Paradiso di Dante, da oggi la mia Bibbia, inizia proprio così. (da liceale queste cose non si capiscono ovvio).

"La gloria di Colui che tutto muove
attraversa l'universo, e fa risplendere
alcune cose più di altre. Nel cielo che prende la maggior parte di luce
fui, e vidi cose che ripetere
non può, ne sa, chi da lì discende; perché avvicinandosi alla meta del suo desiderio,
il nostro intelletto sprofonda tal punto
che la memoria non può ricordare quei pensieri."


"La chiave di volta portante è "alcune cose più di altre".
Lo scopo dell'io immortale è quello di usare l'intelletto (e non la ragione) per raggiungere quel luogo maggiormente invaso di luce.
Ossia di una ascesa come ogni mistica insegna.
Non vi è traccia dunque di un nulla.
Al massimo di una dimenticanza, e qui siamo già nei pressi della psicanalisi, della psicopatologia della vita quotidiana.
Del vivere inautentico, del reminescenza Platonica.
Dante dall'alto del suo pensiero enciclopedico è capace di sintetizzarlo in pochi versi.

Spero di approfondire comunque questo tuo pensiero.

Sul tema della compassione, ancora una volta mi trovi in straordinaria affinità elettiva.

Tra l'altro queste cose io le sto scoprendo i grandi testi sacri, ma tu invece sembra quasi che ne parli come di vissuto.
Ti ammiro e stimo. Complimenti.

E' vero lo Zohar inizia proprio ricordando che il grande popolo ebraico DEVE inverare proprio la sua portante, che è la carità.

Carità, misericordia, agapè, compassione, amore...infinite sfaccettature di qualcosa che DEVE inverarsi.
Desiderio dell'io di ascendere alla sua forma più pura. Di diventare luce nei luoghi della luce.
Un superamento del dualismo, un ritorno ai luoghi della catena aurea, del mitos, dell'epos.
Tutte cose che si perdono nella traduzione e cha vanno ri-narrate, ri-dette.
Come stai facendo tu, e spero io con sempre più chiarezza andando avanti. Sempre avanti mai indietro.

Ciao caro.

#1760
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
02 Dicembre 2020, 18:31:44 PM
Citazione di: viator il 02 Dicembre 2020, 12:05:38 PM
Salve paul11 : Citandoti : "I peggiori stermini di massa e due guerre mondiali sono imputabili alla modernità: fattene una ragione".

Hai ragione. Ma ciò non è accaduto per maggior perversità, aridità, mancanza di valori del pensiero materialistico moderno...........è accaduto solamente a causa della globalizzazione, la quale, già da un paio di secoli, ha incluso una molto maggiore efficacia e celerità nell'individuare e nell'eliminare fisicamente i nemici di turno di questo o di quello.

Si è trattato quindi di un perfezionamento del metodo, non dell'accanimento delle intenzioni. Fattene una ragione.


dove vuoi arrivare (e meno male che in incipit solo l'amore ci salverà, ah ah)? Non capisco proprio.
Ma il metodo è proprio l'invenzione della modernità.
Certo ne troviamo già traccia in Machiavelli e Galileo, ma l'inveramento è solo nella modernità.
Per capire come una mente deviata esegue le sue prassi rileggiti "se questo è un uomo" di Pimo Levi.
Vedi non ti accorgi ti stare come quasi tutti in questo forum, utilizzando un linguaggio che è figlio diretto non della perversione, bensì del fantasma del sadismo. Che in ultima analisi è proprio l'incapacità di amare, di relazionarsi. Tipica di questo mondo erede fetido della modernità.
Ti suggerisco di rimeditare il tuo incipit.
Non sto accusando nessuno ovviamente, penso semplicemente che è facile perdersi nei territori della neo-lingua.
Di buone intezioni sono lastricate le vie dell'inferno. un antico motto popolare con un che di verità.

#1761
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
02 Dicembre 2020, 18:21:21 PM
Citazione di: Jacopus il 02 Dicembre 2020, 17:09:05 PM
Citazione"I peggiori stermini di massa e due guerre mondiali sono imputabili alla modernità: fattene una ragione"


Steven Pinker, in "Il declino della violenza" fa una interessante classifica dei peggiori stermini nella storia dell'uomo. La classifica non è stata calcolata sulla base dei morti complessivi, ma sul rapporto fra morti e viventi fissando come base la popolazione mondiale a metà del XX secolo, il che mi sembra un metodo corretto.


Il primo posto è attribuito alla "Rivolta di AN Lushan", VIII secolo DC: se rapportate alla popolazione del XX secolo, si tratterebbero di 429 milioni di morti.
Al secondo posto ci sono le morti derivanti dalle conquiste mongole di Gengis Khan, del XIII secolo. Se rapportate alla popolazione del XX secolo, si parlerebbe di 278 milioni di morti.
Al terzo posto vi è la tratta degli schiavi mediorientali, fra il VII e il XIX secolo, che ha comportato, rapportandolo al numero dei viventi di metà del XX secolo, a 132 milioni di morti.
Al quarto posto vi è la caduta dei dinastia dei Ming del XVII secolo, che con lo stesso metodo, fa 112.000 milioni di morti.


La seconda guerra mondiale, in questa speciale classifica, con i suoi 55 milioni di morti è nona e la prima guerra mondiale è tredicesima.


Non ho capito dove vuoi arrivare. Vorresti dire che sei d'accordo con Ipazia?
Ma trattare gli esseri umani come numeri, ed è quello che hai appena fatto (adirittura mettendoli in scala  :o ), non è esattamente quello il problema (dal nazimo in giù)?



#1762
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
02 Dicembre 2020, 18:03:40 PM

Ciao, la modernità ovviamente.


Naturalmente servirebbe, e qualcuno prima o poi avrebbe dovuto aprire il post.
In effetti le cose da dire (pensando con la mia testa) e da studiare (se mai riesco a superare l'impasse che mi blocca da un quindicennio a questa parte, di leggere, leggere e ancora leggere) sono tante, e tutte di una gravità estrema in quanto a tempo rimasto e ultimi soldati del pensiero disponibili.


Anzitutto perchè parlo di gravità?
Perchè la filosofia, e i filosofi parlano tutti inequivocabilmente di post-modernità.
In tempi in cui la tecnoscienza comincia a prendere non solo voti, ma anche un primo principio di maggioranza parlamentare (immaginando la schiera degli intellettuali disposti a mò di parlamento) verrebbe quasi ovvio parlare di post modernità.
Ossia di liquidare l'intero pensiero, riaffermando la morte della filosofia, ossia sorpassando le vedove di Hegel. (post hegelismo, storicismo, tutte gli ideologismi della vecchia politica di sinistra) e al contempo servendo la filosofia come un museo di scienza naturali, con ogni filosofo ibernato nel suo tempo e nelle sue idee, presupponendole se non proprio dette "antiquate".
Naturalmente ogni accademico difenderà e con esso le istituzioni che lo sorvegliano, la modernità del pensatore a cui si sta dedicando in quel semestre.
Il modello lo sappiamo l'università come baronato, e i suoi studenti come cambiale per sovvenzioni statali, e sempre più private.
In un certo senso questo racchiude quello già detto da Paul, e vanamente contestato da Ipazia.
Naturalmente il soggetto reso oggetto, ossia istituzionalizzato, ossia reso mezzo, e non fine, dall'entità politica sovrana è esattamente quello che la modernità consegna alla cosidetta postmodernità.
L'obiettivo politico della modernità è sempre stato la completa estromissione della Chiesa dagli affari pubblici.
Direi che non ci siamo ancora, la chiesa è sempre pronta all'accomodamento delle cose, ma l'apostasi dei fedeli pende su di loro come una mannaia. Non ci siamo ancora.
Ciò detto, la postmodernità ha il difetto di dimenticare dunque l'intero movimento tellurico che la modernità continua ad esercitare sulla contemporaneità.
E' proprio questa dimenticanza che dovrebbe fare insospettire.
Perchè gli intellettuali stanno dimendicando completamente qualcosa che sta durando da oltre 400 anni?
Ed è qui, che con la mia testa rispondo: per via dell'impasse degli anni '70. Laddove la rivoluzione stava assumendo di già la forma inconscia di reazione, di blocco, di pietrificazione.
In una sola forma di "trauma a contatto con il reale".
Eppure i migliori filosofi a cavallo delle due guerre mondiali, avevano già avvisato di un NECESSARIO ritorno al RIPENSAMENTO della modernità.
E sì che negli anni 50 e 60, il ruolo della massificazione e dei suoi pericoli era già stato paventato, in maniera del tutto realistica.
Perchè lo strutturalismo è stato necessario? perchè di fronte al trauma dell'impossibilità delle rivoluzione, ossia ancora la ricerca dei valori che la rivoluzione francese aveva aiutato a focalizzare e tramandare immortalmente come LIBERTA', FRATERNITA', UGUAGLIANZA, ancora non potevano iverarsi nella vita di ogni giorno, confinati come animali fantastici nel regno delle utopie.
Pendenti come fantasmi, come pericolo, ed infine come delirio, scissione da sè, per infine DIMENTICARSI, con un atto di rassegnazione dell'intelletto, come forza di cambiamento, di propulsione politica progressista e diventare così come già avvenuto con il nazionalsocialismo, uno strumento nelle mani degli infiniti fascismi, nei demoni che abitano l'umanità fin dai primordi.
Ossia nel sogno sadico di rendere l'uomo pura res extensa.
Siamo già nel regno della bio-politica. Tema che già profetizzato da Nietzche, non so come, come primo sintomo dell'arrivo dell'epoca nichilista (e non già del pensiero nichilista, che abita telluricamente ogni nostro gesto, azione e pensiero, già oggi e ieri).
In questo i pensatori più grandi Nietzche e Severino si distanziano da Heidegger, in quanto Heidegger non tradisce mai DIO, nemmeno nel momento che anche lui profetizza, del suo smarrimento.
LA MORTE DI DIO, è già scritta nelle carte del destino.
La grandezza di Heidegger sta tutta nel suo titanismo, forse, e probabilmente senza forse, nel suo delirio di RESISTENZA.
Ma questo sintomo, è in realtà il sintomo del DESTINO.
Io come Heidegger stimo necessario ritornare a pensare il divino, come destino. La fine come l'inizio.
Ossia poichè nessuno può vedere la propria fine, il continuo inizio.
E questo continuo inizio si chiama pensiero pensante, riflessione se vogliamo togliere un pò della magia che risiede in quella parola.
Ma allora riflessione sulla utopia giammai nel suo rifiuto (della utopia).
La post modernità in virtù di quanto detto sopra è dimenticanza della modernità.
Ora bisogna capire perchè la modernità e non l'antichità.
Perchè Cartesio e non Hobbes e Locke, che invece in termini rigorosamente politici ne sono i veri dominatori,
E questo come capite, per un epoca come la nostra diventa quasi una capziosità.
Come ancora a domandarci di Cartesio?Direbbero i depensanti.
Ma ci prendiamo il tempo che serve, tutto il tempo.
La mia è solo una ouverture, un primo passo nell'impossibile (ossia nel detto impossibile).
Con la mia testa sempre lo dico da sempre e lo ricordo ancora una volta.
Cartesio perchè è il primo che INVENTA il soggetto.
Ossia lo pensa, lo vede chiaramente, e lo rende matema, oggetto razionale.
Il soggetto è un oggetto.
Una inversione ad U rispetto all'antichità, che ancora oggi sembra non essere capita.
Il soggetto è il punto (il punto di vista, ragazzi) che si trova nello spazio tempo, costruito in quanto coordinata, storica dunque, di spazio, ossia la serie degli oggetti (Peirce, Kant), e tempo, ossia il pensiero.
Quale è l'errore che viene imputato a Cartesio?
Quello come già detto da Jacopus e Paul, di aver reso coincidenti le due res, ossia di aver diviso, ciò che era indiviso.
Non sono d'accordo ovviamente con la materialista Ipazia, che vede proprio nella coincidenza una evidenza scientifica.
Ma non sono d'accordo anche (o almeno non del tutto) con Paul e Jacopus.
Certo la manualistica dice così.
Certo l'antichità pensava nell'unità della PHYSIS, che non era la nostra fisica, ma qualcosa di olistico e infinitamente più profondo di quanto mai le scienza potranno mai capire.
(La scienza non pensa, cit Heidegger).
Tutto ciò è vero.
Ma è altrettanto vero che nell'antichità MANCA il punto di vista.
Quando Cartesio introduce il demone del dubbio, è lì che siamo nel pieno della potenza della filosofia.
L'io penso, può anche sbagliarsi. Direi che è questo lo scoglio su cui si sono arenati tutti i grandi filosofi (tutti tranne Nietzche, ovvio).
La possibilità dell'errore, richiede la ricerca ultima non di un punto di vista. Ma "DEL" punto di vista.
Diciamo tanto Cartesio, ma in realtà questo era già Bruno e anzi Bruno va molto oltre Cartesio.
Ormai è noto che Cartesio era un Rosacroce.
La direzione di Cartsio non è mai quella che la filosofia successiva gli attribuisce.
E' anzi quella attribuzione, di avere appiattito il soggetto al suo oggetto, l'impossibilità di guardare tridimensionalmente, la filosofia di Cartesio.
In Cartesio la trascendenza ha un valore assoluto.
La sua matematica è solo lo strumento di DIO, non DIO.
E' vero che come ogni matematico cerca DIO, come se fosse LA MATEMATICA, il punto di vista assoluto. E così Bruno.
Sappiamo come sono finiti entrambe le esperienze, nella depressione Cartesio, e nell'immortalità etica in Bruno.
Ma senza comunitarismo, nessun rosacrocianesimo è stato ancora messo in atto. Nessuna arte muratoria, nessuna cabala.
La modernità è anche la magia, il ritorno alla grecità.
Un orizzonte virtualmente infinito, e che fa dell'infinito il suo punto d'approdo.
Troppo per il filosofo in brache, per il filosofo che non sa vedere oltre il palmo del suo naso.
La post modernità è il completo smarrimento del senso.
La morte di qualsiasi tentativo di ripresa della modernità.
L'incapacità di vedere Cartesio e Bruno, oltre Cartesio e Bruno.
Ossia nella loro direzione, nell'analisi metafisica dei loro errori, e non nell'appiattimento delle loro intuizioni, non nel dirottamento di un pensiero che già in nuce contiene tutte le istruzioni per NON CADERE nel MODERNO (figuriamoci nel post moderno).
Perchè il moderno non è altro che ciò che rimane come trauma, quando l'uomo è diviso, reso disponibile ad una analisi atomica, smembrato, reso cifra.
Infine arriveranno anche le grandi nemiche della filosofia che pensa il moderno, ossia i suoi incubi. La sociologia in testa, e subito dietro il suo carnefice la psischatria.
Ossia scienze del depensamento e della negazione dei valori di Libertà, Uguaglianza, Fraternità.
Scienze acefale, senza capo. Meri strumenti del potere politico (e siamo sempre nella modernità, lo STATO è LA MODERNITA', acefala anch'essa, intesa proprio come difesa dell'unità biologica, e giammai del vivente, il vivente è sempre dato in sacrificio al biologico, il bios come ultimo approdo del vivente, come ultima resistenza del vivente, poi si è morti, e forse si è già morti, non si è mai vissuti).


Ogni parola è un capitolo virtualmente infinito, e ovviamente ignorato.


La modernità è l'elefante nel negozio di cristalleria.
Bisogna uscire dalla condizione di uomini di carta, è ora di reincarnarsi in esseri viventi.
E poichè questa è carta....la pietrificazione è sempre dietro la porta.


E' per questo che la portante non è MAI l'azione, l'azione è sempre negata, bensì la teoria.
E' la teoria che va sempre vivificata e il pensiero tonificato con essa.
In ballo è la morte del pensiero, tout court, ma in primis quello del soggetto, il primo che va indagato (ripeto l'idealismo è l'unico che continua con Cartesio, al razionalismo DEVE seguire l'intellettualismo, ossia l'idealismo, ossia l'etica. Il Maestro Nietzche invece rompe con esso, e Heidegger ne evita la modalità di approccio susseguente, e quindi è costretto ad inventarsi una analitica diversa, ma proprio per proseguire nell'anima della modernità, non c'è fenomenologia d'altronde senza razionalismo, senza atomismo insomma, cambia l'orizzonte, quell'orizzonte che Cartesio non ha mai ritenuto di dover ridipingere rispetto al suo capolavoro, al suo Piano).


Ecco dunque alcuni punti condensati di quello detto oggi.


1. Post modernità come dimenticanza del problema della modernità
2. Problema della modernità come problema del punto di vista singolo invece che quello universale di Dio. (demone cartesiano, infinit mondi bruniano)
3. Pericolo di morte del pensiero tridimensionale, e accettazione supina del mondo bidimensionale res cogitans come res extensa.


se x è lo spazio e y è il tempo, ovviamente z è DIO.
il soggetto diventa divino, perchè è sempre stato tale.


Saluti bestie.
#1763
Citazione di: paul11 il 20 Novembre 2020, 23:20:34 PM
Citazione di: green demetr il 19 Novembre 2020, 18:13:28 PM
.
Solo un io intenzionale, e quindi a contatto con la propria etica, ossia con l'etica universale, che poi si riallaccia alle religioni ovviamente.

E' inutile parlare di etica, senza capire cosa muove l'io, senza capire che l'io PUO' determinare il soggetto.
E' solo allora che io posso essere VERAMENTE io, e non inautenticamente.

Bisogna essere precisi, chiari. O l'umanità eone dopo eone rimarrà preda dei cicli cosmici dell'oscurità. E certo questo è un discorso religioso.
Non è necessario arrivare qui, non è il compito della filosofia.
La filosofia ha il dovere di indicare la trascendenza, e lo deve fare nella maniera più chiara e precisa.



La coscienza intenzionale, il rapporto fra logica formale e logica trascendentale sono tipiche della fenomenologia di Husserl , maestro di Heidegger.


Conosco qualcosa, ma non così approfonditamente da averne un pensiero critico.

Husserl perché Sini o Cacciari o infiniti altri dicono sia il filosofo più importante del novecento.

Sinceramente no, Husserl fa errori a ogni piè sospinto.

In effetti usando le tue parole, condivido naturalmente l'analisi trascendentale, in quanto logica, ossia in quanto logos. Ovvero l'esempio celebre quando vedo una porta che sta per sbattere per via di una corrente d'aria, io già sò che non è la porta ma lo sbattere quello che traumatizza il mio essere.
Dunque la porta è la trascendenza dello sbattere, come trauma.
Qualcosa che già abita la mia esistenza, prima ancora che la porta potesse mettere in atto il suo potenziale ricorrente.

Ma non accetto assolutamente la sua logica formale, in quanto l'intenzione è sempre del soggetto, mentre per Husserl, è anche della porta.
Cioè la porta ha intenzione di sbattere (per rimanere nell'esempio)...
O meglio la porta ha intenzione di diventare porta già in quanto legno, ferro etc...
Come dire che in potenza l'atto che ne consegue, è un atto intenzionale di ogni forma vivente e non.
Il che per me è delirio.

Dio non abita nella porta, Dio abita in noi.
Non a caso Heidegger, parte certo dall'analisi trascendentale, ossia come intenzione in atto.
Ma poi chiude la porta in faccia ad Husserl, quando ritiene che quella intenzione sia il DESTINO. Ossia destino del Mondo, ossia intenzionalità dell'atto in potenza che DIO si fa in quanto uomo, o meglio umanità, popolo, religione.

Ecco un brave apologia del vero dominatore del novecento:
Heidegger è infinitamente superiore a Husserl, che solo a fine vita capisce che la scienza è il nemico. (non in quanto scienza, ma in quanto politica, ossia in quanto destino, lasciamo perdere il suo infatuamento politico, tra l'altro durato poco, per il nazismo, non ha mai chiesto scusa, per onestà intellettuale, al destino non ci si può sottrarre, lo vediamo come invece i traditori diventino ormai esercito, legione....).
Troppo perso insomma nell'analisi infinita delle serie degli oggetti (Peirce, Hegel), perchè io riesca mai a leggerlo.
Ma mi fido dei maestri che ho detto sopra (che non hanno ancora tradito, tra l'altro, e a cui rivolgo i complimenti) forse un giono riuscirò.



Ps


Vedo che hai quotato anche "eone dopo eone", quello non è Husserl, è ovviamento il vangelo di FILIPPO testo MAGNIFICO che è piombato come un meteorite accanto a quello di GIOVANNI.
OH se potessi tornare a leggere come a 15 anni....non riescoooo. ciao bestie.
#1764
in risposta a  BOB MAX  ma per tutti come al solito


Ciao scusate il ritardo, non riuscivo a postare, ora sembra il problema risolto.

La solitudine come luogo dell'abitazione del terrore (l'orrore è invece legato alla sessualità): la domanda che ti/mi poni è degna di attenzione particolare.
Perché bisogna sempre ricostruire, il luogo da cui si dipana quella solitudine.
Quel luogo siamo noi, in quanto soggetto.
Ossia io che abitano il mondo.
Quindi siamo d'accordo nel dire, che sia la solitudine che il mondo non siamo "noi".
La breve sollecitazione del tema dell'esser soli seppure in compagnia, io l'ho risolto 20 anni fa con questa considerazione: si è soli perché si fa da spettatori della vita.
Ma la vita và vissuta. Nessuna filosofia ha mai contemplato questo dato di fatto (tranne ovviamente il Maestro e qualche intellettuale rissaiolo di destra).
E' quando viviamo che entriamo in contatto con l'altro, ossia con il nostro prossimo.
Altrimenti è il mausoleo, il museo, lo spettatore, tutti temi della solitudine come dissociazione dalla vita, dal vitale.
Questo non risolve niente in prospettiva comunitaria, perché l'altro è sempre portatore dell'Altro, ossia di DIO.
In quanto desiderio dell'altro, "come se" fosse il custode dell'Altro.
Basterebbe pensare all'amore per la donna/uomo che sia, che travalica, l'esser donna o uomo, dell'oggetto del desiderio nostro.
Come direbbe il traditore Galimberti, quando si ama non si è mai convinti di essere "come tutti gli altri".
Altro tema ancora che hai sfiorato, ma altrettanto degno di considerazione, è il tema della solitudine come luogo del Dio.
Certamente questo richiama alla mia mente subito l'intera tradizione cristiana d'oriente. Il monachesimo che si affaccia dalle splendide pagine dell'antologia curata a suo tempo della Cristina Campo (superba scrittrice, e mediocre filosofo) è quello di una fuga dal Mondo, e quindi dall'altro, soprattutto se donna.
Una chiara distorsione del Mondo, un arte completamente devota a se stessa, una vicinanza al mondo Indiano dell'astinenza, e del disprezzo del mondo, e soprattutto del soggetto in vista dello sforzo finale ossia l'immolazione dell'io al Dio (cosa che io non credo possibile in alcuna maniera).
Non è mai stato, né mai sarà la mia strada, seppure qualcosa di questo delirio, soprattutto nelle pagine narrative (e quindi comunque supportato dalla narrativa) emerga nel suo splendore mistico (e quindi seduttivo, come nelle migliori pagine delle religioni, laddove seduttivo non lo intendo minimamente nel regno dell'orrore, bensì in quello della Gloria, ossia le mille strade che conducono a DIO, in quanto ognuno ha la sua strada, vedere anche i racconti di Kafka).

#1765
Grazie Dante, un cristianesimo a trazione olista, interessante.
#1766
Stavo ascoltando il mio adorato Dottor Divago, quando ha cominciato a parlare di Panzieri, sostenendo che sia un grandissimo intellettuale.
MI chiedevo quali fossero gli altri. AH prima poi lo chiederò a lui.


In effetti la moda dello straniero, va per la maggiore anche nel considerare i nostri intellettuali, chissà forse ce ne è qualcuno pure oggi.
(al di là dei mostri sacri)
#1767
Citazione di: viator
Perciò l'intelligenza sorgerebbe dalla continua moltiplicazione e raffinazione dei rapporti tra gli enti (le cose, i concetti, le nozioni, l'esistente) generata dal progressivo complicarsi di uno di tali enti, cioè del nostro sistema nervoso.

Ma come potrebbe esserci intelligenza se non vi fosse un ordine, quand'anco ovviamente siamo noi a dire la parola "ordine".
Ma non puoi dire "ordine" se non relazionandoti ad un oggetto esterno.
Ossia non puoi dire, e il dire è ciò che contraddistingue il tuo stesso discorso, che il sistema nervose è una complicazione, senza che vi sia un sistema nervoso ordinato (perchè sostituisci complicato con ordinato? interessante non trovi?) In realtà tu parli come se fossi una cosa estensa, ma il cogito, non riguarda per nulla la res extensa.

Mi fanno sempre ridere questi giri di parole Paul, scusa se sono intervenuto.

Il dubbio nella fede.

Il dubbio nella fede, è fondamentale, non può nemmeno esserci fede, senza il dubbio, perchè se no sarebbe una certezza e non una fede.

Ma al di là dell'analisi grammaticale, parlo personalmente, è proprio il dubbio che mi ha fatto capire che non può esservi religione, senza filosofia.

E' la filosofia che indaga la qualità del dubbio. La sua profondità segnala una fede infinitamente superiore, alla semplice comunità dei fedeli.
E' proprio il valore di comunità a essere qui richiamato, secondo me ovvio.
#1768
Tematiche Spirituali / Re:La chiesa è morta?
19 Novembre 2020, 18:31:43 PM
Si grazie Niko e Paul.


Non ho ben capito per quale motivo kairos e katechon siano opposti.

Dalla wiki "Nel Nuovo Testamento kairos significa "il tempo designato nello scopo di Dio", il tempo in cui Dio agisce "


Il kairos è la carità, e la carità è lo scudo che impedisce al maligno di arrivare a prenderci.

Comunque riaggiornando il senso, effettivamente il mio lapsus quasi inquadra una vera fine del mondo, perchè dopo il katechon arriva il kairos. (giusto per agitare i demoni).


La chiesa come mera custode della parola di Cristo, non ha la stessa potenza di Sposa di Cristo.


Forse è anche per questo che questa caduta è vista all'acqua di rose.


O forse leggendo dall'avvenire a proposito della fine del mondo "A patto, si capisce, che si sia compiuto anche l'altro passo decisivo, e cioè l'apostasia della Chiesa, la secessio dei credenti dalla fede. " cit https://www.avvenire.it/agora/pagine/cacciari-chi-mette-il-freno-apocalisse

Che a ben vedere è quello che diceva Dante (il Pedante  ;)  prima chi ci si confonda)
#1769
Ciao Paul


Grazie per l'intervento sempre molto puntuale.


Certamente il relativismo culturale è uno dei nodi su cui il pettine della razionalità si blocca.
Qua il punto non è tanto fare l'ennesima disanima della situazione contemporanea, ne sono state fatte a centinaia.
Come ho già detto, da bravo metafisico, si tratta di osservare la caduta, l'implosione.
Di ribellione parla Zizek, in quanto comunista, uno dei pochi che resiste, ma che è caduto in depressione, credo nel momento stesso in cui si è schierato col potere.
Ovviamente la ribellione è impossibile. Per chi non ne avesse idea, si tratta della teoria dei MEME, oggi argomento attuale, è stato riportato dalla Filosofia Americana, come "archeologia dei media". In realtà, non vi sto qui a spiegare perchè lo so, si tratta di tecniche militari, già pienamente formate negli anni 90. Giustamente però qualche italiano si lamenta in quanto questo ambito dei Cultural Studies era già stato indagato da alcuni italiani già in anni precedenti. Scusate non ho approfondito. Se volete poi trovo il video con cui si dà la bibliografia. Consistente in un solo libro, a dire il vero.

Credo che i più giovani sappiano cosa sono gli influencer d'altronde.

No Paul, ovviamente non era quello il punto, anche se ho aperto una parentesi spero interessante.

Il punto è invece il cuore intellettuale.

Certamente il nocciolo della questione è quella identitaria. Ma un filosofo che si pieghi su un simile discorso, sta facendo un errore gravissimo.

Se non torniamo, proprio razionalmente a capire la costruzione del soggetto, e della sua relazione con l'io, io intenzionale, come giustamente Husserl intese (ma così in realtà già lo vedeva Kant, quando parlava di uomo etico), staremo all'infinito a parlare di niente.

No il filosofo deve muovere il culo e riprendere a far funzionare il cerebro (ovviamente se già non lo ha venduto, al macellaio).

Qua si tratta nemmeno di riprendere un discorso politico, qua si tratta di fare filosofia.
Solo un io intenzionale, e quindi a contatto con la propria etica, ossia con l'etica universale, che poi si riallaccia alle religioni ovviamente.

E' inutile parlare di etica, senza capire cosa muove l'io, senza capire che l'io PUO' determinare il soggetto.
E' solo allora che io posso essere VERAMENTE io, e non inautenticamente.

Bisogna essere precisi, chiari. O l'umanità eone dopo eone rimarrà preda dei cicli cosmici dell'oscurità. E certo questo è un discorso religioso.
Non è necessario arrivare qui, non è il compito della filosofia.
La filosofia ha il dovere di indicare la trascendenza, e lo deve fare nella maniera più chiara e precisa.

Il fatto che oggi la trascendenza non sia presa in considerazione, non può essere demandato ad un fatto culturale e scientifico (sebbene politicamente i nemici sono quelli) bensì alla coscienza di ciascuno.

In questo decennio ho sempre parlato dell'importanza del discorso sul comunitarismo, e penso che lo sia ancora il punto focale.

Ma questo punto focale, può essere raggiunto tramite una completa e spassionata disanima, ossia proprio razionalmente, raggiungendo di nuovo il punto di vista filsofico, il cuore intellettuale, l'intuizione a cui la ragione è solo ancella.

Concetto come intellezione legato ad intuizione, oggi è scomparso dai radar di una i3 generazioni di intellettuali.

Quanto è grave? Sarebbe gravissimo, se non fosse che tramite i libri abbiamo ancora tutto il pensiero che conta dall'800 in giù fino ai greci e oltre fino ai giudei e oltre.

Ma questo si può fare solo tramite una emendazione dell'intelletto. (caro buon Spinoza).

E in un dialogo. E purtroppo questo segmento, nella mia vita è sempre mancato.

Troppo solitario per poter veramente studiare. Anche in tempi di fine del mondo.
#1770
Tematiche Spirituali / Re:La chiesa è morta?
19 Novembre 2020, 01:37:06 AM
Dante!! Ciao


ah ah e meno male che avevo detto "e NON PARLEREMO DI POLITICA"!


Direi quindi di soprassedere alla volgarità che hai scelto come forma di protesta, oddio in questi tempi va bene sfogarsi un pò, basta però poi tornare a fare meglio, cosa che mi pare sei in grado di fare.


Sarebbe bastato un epitaffio, insomma.  ;)




Riprendo naturalmente la questione che certamente è figlia della politica, ma che avendo scelto di non trattare, non tratteremo, prego anche gli altri di non farlo.


Ossia il cuore della protesta è la questione del relativismo etico.


Direi che in effetti sarebbe un ottimo preambolo all'epitaffio.
IN TEMPI DI RELATIVISMO ETICO, QUI GIACE LA CHIESA D'OCCIDENTE etc

Ora si tratterebbe di ricordare a noi stessi, che è stata sopratutto uno scudo, più che una spada.
insomma la parta qui giace beloved father etc... come andrebbe poi riportata?
Certo Amato Scudo. Cos'altro? Diamoci da fare. Mi pare che fosse stata SPOSA.
Ecco altre considerazioni su questo PLEASE! per Favore!
Sposa: e già!! ma non voglio scrivere tutto io, aiutatemi.
(qui si è persa veramente la GRAZIA, per esempio, e senza GRAZIA la misericordia è ancora la stessa? o forse che la GRAZIA è la MISERICORDIA? non saprei...ci sto rimuginando ora.
E quindi in quel caso sono sparite due virtù teologali...ma come può il credente coesistere con questa ROVINA???E anche se separate, ma è possibile una vera misericordia senza LA GRAZIA?
Senza la compagna del CRISTO? La sposa. La martire è morta....è spaventoso!

Per riprendere da prima:
Infatti la spada io temo sia rimasta. Ecco questo slittamento da organo vivente, a zombie carnivoro, al di là della metafora, che però racchiude anche un senso psicologico in realtà, ma tralascio anche questo, ovviamente, serva da ricordo a un DOVERE cristiano, nella difesa della libertà.
D'altronde la vecchia DC mi pare aveva proprio nella libertas il suo simbolo veicolare (Della spada, certo...ma vabbè). Certo qua siamo già nella politica, è solo così di accenno, di sfuggita.


E insomma veramente basta non seguire più il parroco, ma in fin dei conti, nulla è successo veramente?

Non saprei Dante, vorrei veramente una testimonianza più vivente, che non mezza strappata, a mò di rosario. Meno appartata e più sentita, se mai sentimento vi fu.
D'altronde su questa questione la chiesa d'oriente, ossia la preghiera scusate, ha attinto ben altre forze e potenze. Quella occidentale è diventata una litania senza senso, senza potere dico cioè.

Forse anche per questa morte, c'è prima la Rabbia, e bisognerà aspettare la negazione, la negazione della morte del CRISTO veicolato, non del CRISTO VERO REALE, sia chiaro.
Prima di arrivare all'accettazione. Ma non saprei, come ho giò detto forse la negazione rimarrà la nuova condizione del cristiano. Ossia uno stato di PECCATO PERENNE, fino alla fine dei tempi (ovvero fino alla morte fisica per ognuno dei fedeli).
Sarebbe uno sfacelo, per chi è addentro ai misteri iniziatici, ogni anima persa (al maligno si direbbe) è una perdita per l'umanità intera.

Forse non ci siamo ancora capiti, o forse la questione del grande Avversario qui è ancora molto poco intesa.

La situazione è grave ma non seria. Siamo al cabaret millepiani.
No possibile che non ci siano più i vecchi utenti millenaristi? Sono spariti al primo starnuto satanico?

Fatevi sotto amici.

E grazie ancora sia a Viator che a Dante, che ci hanno dato degli spunti di riflessione, coerenti con questo lutto, e che quindi in un certo senso sono d'accordo con me.