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Messaggi - bobmax

#1771
Solo il figlio unigenito può togliere i peccati del mondo.
Solo lui.

Vi è infatti solo il figlio, che è unigenito.
Il figlio è gettato nel mondo. E il mondo è lo stesso Padre.
Non vi è altri che il figlio separato dal Padre.

La separazione è il male.
Per togliere il male il figlio deve morire. È la sua anima, distinta dal Padre, che deve morire.

Morendo il figlio torna al Padre.
Tornando ad essere ciò che è sempre stato.
La separazione si rivela illusoria.

La morte dell'anima toglie ogni peccato. Non la morte fisica, che può pure non avvenire, ma la morte dell'anima.

Chi è il figlio unigenito?

Sei tu.
#1772
Tematiche Filosofiche / La coscienza degli animali.
29 Aprile 2021, 07:20:32 AM
Citazione di: daniele22 il 28 Aprile 2021, 20:33:47 PM
Ho letto il problema posto da Socrate. Secondo me gli animali sanno benissimo quel che fanno. Certo, agiscono d'istinto, ma nessuno ha mai dimostrato che noi non lo facciamo. Potrebbe benissimo essere che noi d'istinto ci si rivolga alla ragione, e questa, di conseguenza, moduli nei modi più convenienti l'istinto selvaggio. Se si prova a immaginare un mondo senza regole orali o scritte, probabilmente anche noi vivremmo di puro istinto.
L'istinto è il consolidamento di precedenti elaborazioni razionali coscienti.
Una volta consolidate certe scelte queste vanno a fare parte dell'istinto, diventano scelte istintive.

Lo sviluppo della capacità razionale dell'uomo è probabilmente dipeso dal possedere le corde vocali e mani prensili con il pollice opponibile.

Ma questa capacità razionale umana non ha nessuna differenza qualitativa con una qualsiasi altra razionalità animale.

Su cosa mai si fonderebbe questa fantomatica differenza qualitativa?
La differenza è sempre e solo quantitativa.

Per cui anche la coscienza è necessariamente ovunque, seppur in misura diversa a seconda delle condizioni.
Non solo negli animali, perciò, ma in ogni sistema che abbia relazioni, vi è necessariamente coscienza, seppur rudimentale.

Interessante in proposito è il testo "La mente cosciente" di David Chalmers.
#1773
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 28 Aprile 2021, 06:48:52 AM
Che senso avrebbero le sofferenze di questa mia vita (tante, molte, forse troppe) se io non avessi vissuto altre volte e se queste sofferenze non fossero legate a miei errori (o comunque comportamenti negativi) riferiti proprio a vite passate?

Il male, qualsiasi male, è assolutamente inaccettabile. Eppure c'è...
Questo dobbiamo tenerlo ben fermo, senza lasciarci tentare da un relativismo che equipara il bene e il male perdendosi in un nichilismo inconsapevole.

Quindi fai senz'altro bene a volere una risposta. La medesima risposta pretesa da Giobbe.

Ma questo volere la verità che cosa implica?
Perché non si tratta di una questione secondaria, è in gioco tutto. Tu chiedi il senso della vita!

Ma se la domanda è radicale, allora deve esserlo pure la ricerca. Che deve mettere tutto in discussione, tutto tranne il male, che c'è certamente.

Occorre perciò inoltrarci nel mondo e in noi stessi per vedere cos'altro c'è che si possa considerare certo.

Esiste davvero il libero arbitrio?
Perché la sua eventuale esistenza sarebbe incompatibile con come il mondo funziona.
Perché nel mondo vige la legge di causa-effetto e forse vi è pure il caso, che c'entra il libero arbitrio?

E se il libero arbitrio è un'illusione, io, che sono questa mia stessa volontà, esisto davvero?

Ma pure il tempo, il prima e il dopo, è una verità indiscutibile o vi è dietro qualcos'altro?
La fisica sembra ormai poterne farne a meno, del tempo. Per la teoria del Big bang il tempo ha addirittura un inizio!
Ma come può il tempo iniziare?

La ricerca continua.
Ma alla fine cosa conta per davvero in questa nostra vita?
#1774
Gli indizi che hai interpretato come possibile reincarnazione, possono in realtà indicare una verità ben più profonda. Essendo però questa di difficile accettazione, è naturale dedurre che queste reminiscenze si riferiscano a vite passate.

L'idea delle vite passate nasce perché si cerca di dare un senso a queste esperienze, cercando però di salvare l'io.
Ma l'indizio che porta alla metempsicosi in realtà non conferma che il medesimo io abbia vissuto un'altra vita.
E' soltanto la percezione...  di un'altra vita!
Senza che si debba necessariamente trattare del medesimo io.

Perché l'io è frutto di questa unica vita.
Non vi è un io di per se stesso. Perché l'io è un prodotto di questa vita.

Tuttavia vi sono degli indizi...
Ma cosa indicano allora? Se non riguardano l'io?

Indicano ciò che sei veramente.
E' la non dualità che a tratti erompe nel mondo duale, mostrando l'unicità del tutto.
Per cui sì, hai sentore di altre vite, ma queste non sono le vite del tuo io attuale.
Queste vite sono tutte le vite possibili di ogni essere.

Tu sei l'Uno.

#1775
Tematiche Culturali e Sociali / Senescĕre
27 Aprile 2021, 14:57:43 PM
Citazione di: doxa il 27 Aprile 2021, 07:30:16 AM
Secondo Boncinelli la nostra vita finisce a causa del disinteresse che la natura ha per gli individui dopo che si sono riprodotti. Alla selezione naturale non serviamo dopo che ci siamo riprodotti. Si prova disagio ad accettare questa realtà, perché la logica della natura non corrisponde alla vita affettiva o professionale che ci motiva a vivere in salute e longevi. 

Boncinelli è un buon divulgatore ed è, cosa ancora più importante, in buona fede.
Tuttavia è pure un pessimo filosofo. Non ha infatti consapevolezza del limite metafisico a cui giunge inevitabilmente la sua ricerca.

Una volta mi capitò di fargli notare, in coda ad una sua conferenza dove aveva illustrato alcune meraviglie della biologia del corpo umano, come ormai l'idea dell'esistenza dell'io fosse aggrappata alle informazioni presumibilmente presenti nel nostro cervello. E che di conseguenza l'eventuale trapianto del mio cervello in un altro corpo, o anche solo il download delle informazioni ivi presenti nel cervello di un altro, avrebbero comportato il mio ritrovarmi nel nuovo corpo.
Apriti cielo! Scartò bruscamente l'ipotesi come assurda, per la mera ragione che non era attualmente possibile...
#1776
Tematiche Culturali e Sociali / Senescĕre
27 Aprile 2021, 11:48:46 AM
Ma Jean, la vita senza la morte è proprio quella che si vive per la maggior parte del tempo!

E se ci mettiamo a guardarla questa vita, da cui abbiamo espulso la morte, se riusciamo a osservarla con distacco... non è forse che vuoto meccanismo?

Un meccanismo che si inceppa e va in mille pezzi quando irrompe la morte dell'amato, quando osserviamo noi stessi avviarci verso la fine.

Il Nulla riprende la scena. E dona valore ad ogni cosa.
#1777
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Senescĕre
27 Aprile 2021, 07:37:21 AM
Ho scritto due volte "vecchia" invece di "vecchiaia".
Pur avendo riletto...
Potrei imputare la mia svista all'età, o all'invadenza del suggeritore dell'editor... ma non è che a vent'anni fossi tanto diverso.  :)
#1778
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Senescĕre
26 Aprile 2021, 22:22:24 PM
Ciao Doxa.

Sì, l'opportunità che offre la vecchia è proprio questa: vivere per la morte.
Dovremmo sempre vivere per la morte.

Non nel senso di esserne schiacciati, dalla morte, affatto!
Vivere per la morte significa vivere per davvero, dando valore ad ogni istante di vita.

Ma come ben osservi, siamo presi dalla quotidianità, come se la morte non esistesse.
Ma senza la morte, la vita è vuoto meccanismo.

Il corpo va da sempre per conto suo, solo che solitamente non ce ne rendiamo conto.
Fino a quando riusciamo a cogliere l'occasione di considerare cosa vale per davvero in questa nostra vita.
E la vecchia è forse la migliore occasione per comprenderlo. Prima è più difficile.
Ma appunto, perché solitamente non viviamo per la morte.

Il padre può dare al figlio il dono più grande, proprio con la fragilità della propria vecchiaia.
Con la sua debolezza offre al figlio infatti la preziosa opportunità di amarlo per davvero, di esprimere quella lealtà che ha le radici nelle profondità dell'essere.
#1779
Tematiche Culturali e Sociali / Senescĕre
25 Aprile 2021, 15:00:02 PM
Ma la vita che rallenta ti offre comunque un'ultima occasione. Forse la più generosa da quando sei nato.

Perché proprio quella vita ormai agli sgoccioli allenta finalmente la presa su di te.
Ti stai liberando della vita! Di tutte quelle pulsioni, quei desideri, piaceri, che ti hanno condizionato.

Se lo accetti, che il gioco ormai sta finendo, se non brami un ritorno impossibile a quello che fosti, perché sarebbe come rinnegare ciò che ora sei, allora ti si offre la preziosa occasione.

L'occasione che hai in realtà sempre avuto, ma che era difficile da cogliere tanto eri coinvolto nel flusso della vita.

Ora ti è più facile coglierla.
E i morti che ti si affollano attorno son più vivi dei vivi.
#1780
Citazione di: donquixote il 24 Aprile 2021, 00:37:14 AM
Viviamo, in questi tempi, nel regno della quantità, tipico di una visione materialistica del mondo, della storia e dell'uomo.
Talmente materialistica che abbiamo "quantificato" e quindi materializzato anche concetti che non lo sono mai stati per adeguarli ad una visione che considera sic et simpliciter la quantità come tale una "ricchezza".

Non è la visione del mondo distinto quantitativamente il problema. Ma l'attribuire una valenza qualitativa a questa distinzione.

Nel mondo non vi è nessuna reale differenza qualitativa. Perché il mondo è la composizione di diverse quantità dell'uguale.

È sempre il medesimo che aggregandosi in quantità differenti crea la varietà del mondo.
#1781
Tematiche Filosofiche / La definibilità del nulla.
19 Aprile 2021, 13:51:32 PM
Nella nostra interpretazione del mondo è necessario dare per scontata l'esistenza della legge di causa - effetto.
Che è poi la legge della necessità.

Metterla in discussione, equivarrebbe infatti ad ammettere l'effettiva realtà del caso. Ma questo ci farebbe precipitare nel caos.

Tuttavia siamo sicuri che ciò che avviene abbia davvero una causa?
Solo nel momento in cui interpreto ciò che c'è come effetto, ne do per scontata una causa.
Ma davvero ciò che c'è è un effetto di ciò che c'era prima?

Che le cause producano degli effetti è solo una nostra supposizione. Una supposizione che non può essere considerata Verità.

Sono convinto che occorra sempre tenere presente ciò che conta davvero in questa nostra vita.
E se, come ritengo inevitabile, ciò che importa è l'Amore, allora pure le cause diventano inessenziali.

Se teniamo fermo questo, perché Assoluto, allora tutto, Tutto, vi si deve adeguare.
L'Amore è lo stesso Uno.

Non vi è perciò alcuna causa e quindi alcun effetto.
L'essere e il nulla sono il medesimo.
#1782
Tematiche Filosofiche / La definibilità del nulla.
18 Aprile 2021, 23:00:36 PM
È importante non confondere "esistere" con "essere".

L'essere rende possibile l'esistere, ma non vi coincide.
Il noumeno non è il fenomeno, ma lo rende possibile.

Il noumeno, cioè l'essere, coincide viceversa con il nulla.
L'essere-nulla fondano l'esistenza.

L'essere è lo stesso esser vero.
Quindi è la Verità.

Si può de-finire la Verità?

No.

La domanda è infatti una contraddizione in termini.
#1783
Tematiche Filosofiche / La definibilità del nulla.
18 Aprile 2021, 21:42:46 PM
I concetti di norma si rimandano l'un l'altro, di modo che la loro definizione non fa che rimandare ad altri concetti, in una rete che sostiene il pensiero razionale.

Tuttavia vi sono pure concetti che se ne stanno al limite, sul bordo di questa rete. Per cui non è possibile girarci attorno per darne una definizione esaustiva.
Sono necessari, perché il pensiero non può prescinderne, ma allo stesso tempo non sono davvero definibili.
Non possono esserlo perché sono fondanti.
E il fondamento, se avesse un proprio fondamento... non sarebbe più tale.

L'essere e il nulla appartengono a questi concetti "limite".
Se ne stanno sul contorno della rete razionale dei nostri concetti. E li utilizziamo per definire quelli che stanno all'interno.
L'esistenza, per esempio, necessita del concetto di essere. Questo concetto se ne sta implicito dietro ogni concetto che si riferisca ad un esistente.
E il nulla è indispensabile per poterlo negare.

Ma di per se stesso l'essere è in realtà inconcepibile, se non... come negazione del nulla.
E viceversa il nulla trova tutto il suo significato nella negazione dell'essere.

Entrambi non sono perciò definibili se non nel loro reciproco contrapporsi.
#1784
Non so per quale motivo il tuo destino sia stato così ingrato.
Però una cosa ritengo ormai di conoscerla: l'anima è un puro nulla.

L'idea della metempsicosi, così come ogni idea di un aldilà, nascono dall'esigenza di salvare dalla morte l'io. E cercano di salvarlo immaginandosi un'anima immortale.
Quest'anima è lo stesso io.

Tuttavia l'io, ed è questa la conclusione a cui giunge necessariamente il pensiero filosofico, è un'illusione.

Questa constatazione è orrenda e inaccettabile per lo stesso io. Che non vuole assolutamente morire.

Ma quando ciò però avviene, la morte dell'io, ecco la beatitudine!
#1785
Sono convinto che tutto il libro della Genesi andrebbe letto considerando che Dio, considerato come entità distinta dall'uomo, non esiste.

Nelle vicende raccontate è
sufficiente sostituire Dio con l'uomo e tutto torna.
Il frutto proibito, la cacciata, Caino... non sono che l'epopea dell'uomo.

In quest'ottica ciò che viene descritto assume una luminosità ancora più grande.
Semplicemente escludendo Dio, che non esiste.

Esiste l'uomo, la sua avventura.

Un'avventura che lo riporta man mano a Dio.