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Messaggi - Sariputra

#1771
Riprendendo il filo ,tra il serio e il faceto ( e sottolineo faceto perchè avevo pensato questa amabile discussione in chiave ferragostana, leggera ma possibilmente non stupida, un pò frizzantina come un moscatello di Valdobbiadene, e invece ci si accapiglia per l'amore, con serietà, come se l'amore non fosse già una cosa troppo seria di suo...) le riflessioni di Phil e il pensiero del vecchio misogino Arthur, uomo che probabilmente venne deluso in gioventù proprio da un'abile pasticciera, che lo spinse a razionalizzare il sentimento amoroso e a ben inquadrarlo nei suoi confini biologici ( ma essendo il Sari seguace della non-dualità tra le cose, tra la materia e lo spirito, tra la castità e la fornicazione  ;) , non trova motivo per disprezzare l'istinto sessuale che soggiace alle più nobili e ispirate scelte amorose dell'uomo, alle sue poetiche illusioni, purtroppo velocemente declinanti...ahimè e ahivoi se posso permettermelo :) ), mi hanno spinto  a cercare un passo che ben inquadri il punto che vanamente ho cercato di instillare in voi, troppo seri e fedeli ( quasi timorosi di esporre liberamente i sogni del vostro cuore, il che mi fa sospettare la presenza dell'amabile consorte alle vostre spalle mentre scrivete, ben munita del famoso bastone nodoso per la vecchiaia, o simile manufatto, pronto a librarsi poco poeticamente sulle vostre teste se aveste l'ardire di trasgredire, anche solo un pò...). E l'ho trovato nella più ispirata musa dell'amore...chi è dite voi?...ma naturalmente la grande, immensa, da me adorata, tanto che avrei tradito volentieri qualunque fede per le sue grazie, se solo fossi vissuto nella piovosa e nebbiosa campagna inglese di fine settecento: Jane...oh! Jane...


Ora Marianne cominciava ad accorgersi che la disperazione che l'aveva assalita a sedici anni e mezzo, di non trovare mai un uomo capace di soddisfare la sua idea di perfezione, era stata avventata e ingiustificabile. Willoughby rappresentava tutto quello che la sua fantasia le aveva disegnato, in quell'ora infelice e in più lieti periodi, come capace di attirarla; e il comportamento di lui  dichiarava che i suoi desideri di piacere erano vivi quanto notevoli le sue abilità...
(J.Austen- Ragione e Sentimento)

Ho evidenziato quattro punti che, da soli, potrebbero dare ispirazione ad infinite riflessioni. Quello che mi sembra più calzante per l'attuale è proprio la ricerca di qualcuno capace di soddisfare la nostra idea di perfezione e di attirarci, come fossimo pesci con l'amo del pescatore ben conficcato in bocca,e che rientra nella tipologia descritta dal filosofo tedesco, ossia che l'amato deve essere di determinata costituzione e idealmente confacente all'ideale di perfezione che ci attira.
Vedete come la letteratura e la riflessione filosofica si danno la mano e, alla fine , convergono sul punto cruciale? Tutti noi abbiamo un'idea della perfezione che cerchiamo nell'amata/to e, quando ci sembra di scorgerla nell'incrocio eterno di sguardi d'intesa, e valutata  la costituzione fisica di colui/colei che ci ha fissato negli occhi ( questo avviene di solito nell'attimo successivo...ma in molti casi , soprattutto nei maschi penso, lo precede...) immediatamente cerchiamo, tentiamo disperatamente e spesso goffamente direi, di piacere all'altra/o e di mettere bene in mostra ( a guisa di pavoni) le nostre abilità , che spesso si riducono, purtroppo,  nell'evidenziare quanto grosso è il nostro nuovo SUV e quanto guadagnamo con il nostro fantomatico lavoro professionale e indipendente  8) , ritenendo l'altra sensibile al vil denaro,e non avendo molto di meglio da saper raccontare, cosa che mai può funzionare con una donna autentica e vera, quel tipo di donna che dispera di trovare un uomo capace di soddisfare la sua idea di perfezione.
Dopo, solo dopo, aver amaramente compreso che il nostro ideale di perfezione è , per l'appunto...solo un ideale...o addirittura solo dopo aver constatato che il nostro ideale si è trasformato in una appesantita babbiona, sotto il carico gravoso degli anni e del dolore di starci accanto ( Babbiona= donna ideale rovinata dalla nostra presenza :'( ) ci rassegnamo a parlar e scriver d'amore su forum specialistici, con la bottiglia di moscatello in mano...
A voi l'ardire di svelare i sussulti del vostro cuore...L'ideale vi tormenta ancora? O siete già al fondo della bottiglia?  ;D
#1772
L'amore è senz'altro inquietudine, come dice acquario, anche solo per la paura di perderlo. Paura che genera ansia, dubbi, a volte gelosie. Lo desideriamo, sentiamo di averne bisogno ma poi, una volta raggiunto ( o convinti di averlo raggiunto che non è esattamente lo stesso) ci tormenta, ci fa temere la sua fine e , nello stesso tempo a volte , inconsciamente, desideriamo proprio la sua fine, il potersi liberari dai suoi lacci, per poterlo poi rimpiangere. Esattamente come nel gioco del bimbo con il suo rocchetto...
E' per questo che non credo siano possibili scenari pacifici, come quello descritto da Aniel, da vecchio saggio che guarda con distacco al suo passato accarezzando la testa del fido Argo. Questo sarebbe veramente un finale "letterario", romantico, ma ...chiedo scusa Aniel...poco realistico. L'esperienza di vita quotidiana con gli anziani e loro dure problematiche, mi dice il contrario. Prevale sempre il rimpianto, il desiderio mai sopito di ri-vivere l'amore perduto, il bisogno del contatto umano, l'assoluta incapacità di realizzare che l'esistenza è solo "Illusione" come dici ma invece, più il corpo dolorante desidera il riposo, più la mente si avvinghia alla vita e alle sue meschinità, foss'anche litigare come forsennati per un tovagliolino di carta...
Per questo, il bagliore dell'attimo in cui ci sembra di scorgere qualcosa di puro, lontano da ogni miseria umana, negli occhi di una dolce Calipso ( ma questo, caro Jean, è puramente simbolico ché, se ci figuriamo tre cinquantenni panzuti che salgono affannosamente un sentiero montano, con una bella , giovane ragazza che li segue e origlia i loro vuoti discorsi, non cambia la probabile valutazione che ne darebbe, ancorchè attenuata dal sorriso benevolo che una donna sa dipingere sulla scena...) mi sembra assuma un'importanza che "trascende il tempo", se così si può dire, piccole occasioni di lambire l'eterno che vagheggiamo. Maliziosamente Jean rileva che forse, più che il bagliore d'intesa il maschio  si raffigura già il "dopo", meno poetico e più carnale e che, anzi, inganna se stesso con parole vuote, quando in realtà è il suo potente desiderio di riproduzione , da consegnare alle femmine, che lo spinge all'irrequietudine...
E allora Ulisse potrebbe alla fine capire che..."l'uomo ha voluto spiritualizzare l'istinto sessuale chiamandolo amore, ma questo non serve a niente. L'innamorato che scrive madrigali per la sua bella non fa niente di diverso, nella sostanza, dal merlo che fischia sul ramo. Lo scopo, metafisicamente parlando, è lo stesso, perpetuare la specie. Certo, ogni creatura persegue questo scopo a modo suo, ma cambia solo la forma, non la sostanza. L'uomo si illude, se crede che il suo istinto sessuale sia intimamente diverso o più nobile di quello che spinge lo stambecco a battersi a cornate con i rivali per il possesso della femmina. Schopenauer è ancora più radicale e scrive:-E' infatti evidente che la cura, con la quale un insetto cerca un determinato fiore , o frutto, o sterco, o carne oppure,, come gli icneumoni, la larva di un altro insetto, per deporre le uova soltanto là, e per riuscirvi non bada né a fatica né a pericoli, è molto analoga alla cura con la quale un uomo, per l'appagamento sessuale,sceglie una donna di determinata costituzione, a lui individualmente confacente, e aspira a lei con tanto ardore, che spesso, per ottenere il suo scopo e a dispetto di ogni ragione, sacrifica la felicità della propria vita con uno stolto matrimonio o con intrighi amorosi che gli costano il patrimonio, l'onore e la vita...e tutto questo in obbedienza alla volontà della natura che è dappertutto sovrana, solo per servire nel modo migliore la specie, anche a spese dell'individuo.- E' una verità tremenda che gli innamorati non possono e forse non devono capire; Ne andrebbe di mezzo la riproduzione della specie..per questo la natura ha dato ad ogni essere vivente, uomo compreso, l'istinto sessuale che è allo stesso tempo infallibile e irresistibile. Una cosa di tale importanza non poteva essere lasciata all'arbitrio degli individui."
Ho tratto questo passo dall'introduzione alla  Metafisica dell'amore sessuale: L'amore inganno della natura di A.Schopenauer. Ringrazio, non ricordo chi, me l'ha fatto ricordare...
Se è tutto un'orribile inganno della natura, se c'è solo morte qui per noi, perchè farsi gabbare in questo modo da lei ? Addirittura voler ritornare ad Itaca per consegnarsi alla sua tirannia?
#1773
L'Odissea è un'opera letteraria che ha un inizio e un compimento nell'approdo e ritorno a Itaca, la sconfitta dei proci, l'amore fedele di Penelope finalmente ritrovato. Ma. mi chiedo, è un poema d'amore o uno sull'irrequietudine umana? L'opera ha inevitabilmente una fine, un ultimo capitolo. Nella vita però non c'è quest'"ultimo capitolo". Se Omero avesse ripreso in mano il personaggio di Ulisse e narrato (alla Nicholas Sparks... :)) il proseguio della vita dell'eroe, cosa ne sarebbe venuto? Quasi sicuramente, dopo qualche anno, Ulisse si sarebbe "stancato" dell'amore fedele della moglie e avrebbe iniziato a sognare nuove avventure di là dal mare, oltre l'azzurro orizzonte. La bella (anche se un pò appassita...) Penelope si sarebbe tormentata a vederlo triste, malinconico, in piedi su di un promontario dell'isola a scrutare forse l'arrivo di qualche nave che gli potesse portare delle "novità". Forse la stessa Penelope , che amava il marito fedelmente proprio perchè "era lontano" e quindi lo idealizzava, si sarebbe stancata della sua continua presenza, di vederlo invecchiare con tutti i suoi difetti che, via via, si esacerbavano (come succede alle persone che invecchiano...). Il loro amore si sarebbe forse consumato in liti giornaliere su come cucinare il pecorone, con l'eroe , ormai panzuto e in sovrappeso, con una calvizie sempre più accentuata, che strizzava l'occhiolino alle giovani servette di corte (chè quando , nella vita, hai assaggiato il miele...è difficile rinunciarvi). O forse la stessa Penelope, intuendo da alcuni errori compiuti dall'eroe nei "momenti decisivi", che i lunghi anni passati lontano da lei non si erano macerati sempre nella castità e nella solitudine, come tutte le donne innamorate si sarebbe , a poco a poco, raffreddata nei sentimenti verso il birichino e , dopo aver dato, per stizza e ripicca, alle fiamme tutte le tele e le tuniche tessute nei lunghi anni passati da sola, si sarebbe finalmente concessa un'avventura con il fratello minore di Antinoo, noto pastore di pecoroni e grande casaro di ottimo formaggio con olive.
Ulisse è proprio il prototipo dell'uomo che, come spiega bene Phil, getta lontano il rocchetto... per godere poi di vederlo riapparire. L'amore ideale è sempre lontano, da raggiungere, oltre il bordo del lettino. Che meraviglia!! L'amore riappare, che bello!!...Adesso però mi sono un pò stufato...proviamo a gettarlo via per un pò, facciamo finta di non vederlo...
L'amore è sempre lì?...No, è un attimo dentro e poi lungo tempo fuori dal lettino...
#1774
Rileggendo e rileggendomi, mi sembra che una contraddizione si manifesti nel mio "sognare l'amore". Infatti...come si può conciliare "l'effimera e passeggera" bellezza con il desiderio dell'amore immortale che Calipso può donarmi? Come può l'amore, che si sostanzia nella sua estrema fragilità e caducità terrena, mantenere intatta la sua poesia, senza scadere nella consuetudine, quando diventa "il vivere giorni eterni"? Come mai sono innamorato del breve lampo del suo apparire, magari svelato dagli occhi dolci dell'amata/to, e poi anelo alle carezze eterne di dolci ninfe immortali?
La prima risposta che mi son data è questa: - Amo il bagliore fuggevole perchè l'irrequietudine del mio essere umano non mi farebbe sopportare a lungo un amore "continuo", sempre uguale a se stesso, appunto immortale.- E questa mi sembra la posizione di Acquario, di Jacopus e forse anche di Aniel...
Ma allora...è la nostra natura di bestie che si oppone all'eternità del vivere solo per amore delle amate ninfe? Viviamo la contraddizione di sognare l'amore ma poi...non desiderarlo veramente? L'amore terreno, alla fine, ci appare una gabbia opprimente? Per questo ci stanchiamo delle persone che abbiamo accanto ( eccetto i figli, ma quella è davvero un'altra cosa...) e ci perdiamo nei sogni di "re-innamorarsi" continuamente? Di ricominciare  di nuovo? Un continuo tentativo di afferrarlo, per poi lasciarlo? E questo non è proprio l'opposto dell'amore e cioè...la Morte?
E , dopo la struggente storia di Calipso ( già nella mia morbosa fantasia amo questa idea di fanciulla...in verità mai mi sarei sentito di abbandonarla alla sua solitudine eterna)  riporto un'altro brano , per me immortale, tratto dal Signore degli anelli di Tolkien:

Che sia per spada o per il lento sfacelo del tempo, Aragorn morirà. E per te non ci sarà alcun conforto per alleviare il dolore della sua scomparsa. Perverrà alla morte come immagine dello splendore dei Re degli Uomini in gloria, senza macchia, prima del crollo del mondo. Ma tu, figlia mia, tu ti trascinerari nell'oscurità e nel dubbio come la notte d'inverno che arriva senza una stella. Qui tu dimorerai legata al tuo dolore, sotto gli alberi che avvizziscono, finchè il mondo intero sarà cambiato e i lunghi anni della tua vita saranno consumati. Arwen...non c'è nulla per te qui, solo morte. (Re Elrond)

Qui abbiamo un padre, il re degli elfi, che supplica la figlia di non rinunciare all'immortalità in favore dell'amore terreno per il ramingo Aragorn. E infatti...chi di noi non tenterebbe, se fosse possibile, di salvare i figli dal "lento sfacelo del tempo",usando le poetiche frasi che Tolkien mette in bocca a Re Elrond? Allora cosa significa "amore perfetto" per la moglie o il marito, sotto un cielo senza stelle e sotto alberi che lentamente avvizziscono? Quando , più di tutto, verso quelli che amiamo veramente, vorremmo metterli in salvo da tutto questo?...
Cosa c'è per Odisseo, lasciata Ogigia e l'amore di Calipso, facendo vela per Itaca?...Solo morte.
#1775
Citazione di: Jacopus il 02 Agosto 2016, 01:14:10 AMCalipso si innamorò perdutamente di Ulisse: era condannata da Zeus ad innamorarsi di uomini forti e valorosi. Ad Ulisse offrì l'immortalità affinché non la lasciasse ma Ulisse declinò sempre la sua offerta, perchè continuava a pensare alla sua terra e a Penelope, la sua sposa mortale. Alla fine Calipso lo dovette accontentare ed Ulisse tornò ad Itaca, lui mortale, dalla sua babbiona mortale. In questa storia c'è bellezza, perché c'è il senso del sacrificio e del riconoscimento e della fedeltà e c'è anche l'eternità, perché Ulisse vivrà sempre nella nostra cultura, finchè ci saranno esseri umani, Ulisse continuerà a vivere.

Bravissimo Jacopus! Il mito di Calipso calza a pennello per continuare e sviluppare ( tra il serio e il faceto) la discussione sull'amore.
Sicuramente molti, alla lettura dell'Odissea, si saranno chiesti cosa avrebbero scelto, se fossero stati al posto di Ulisse. Io ci ho riflettuto e...penso in cuor mio che sarei, alla fine, rimasto all'isola di Ogigia.  Elenco i motivi che mi avrebbero fatto propendere per questa possibilità:
1- Calipso era di gran lunga più bella della babbiona Penelope.
2-Era immortale e la sua bellezza non svaniva.
3-Mi donava l'immortalità e quindi avrei goduto in eterno del suo amore e di quello delle altre ninfe sue schiave (Calipso non conosceva la gelosia...)
4-Me ne stavo lontano dal mondo e da tutta la sua caducità.
5-L'isola di Ogigia, la grotta di Calipso, i suoi giardini...beh...erano meravigliosi, di una bellezza ultraterrena.
6-Non dovevo più saziarmi continuamente di pecorino e olive...
Ma attenti...la cosa più importante di tutte...
7- Calipso era una ninfa malinconica. L'esilio sull'isola, esser costretta ad innamorarsi di continuo di eroi che naufragavano e poi,,,doverli veder partire, per volere degli dei che intendevano punire il       padre...tutto questo rende una fanciulla , già di per sé bellissima, ancora più meravigliosa. Con quella sua disperata ricerca di un amore che, alla fine, duri, aggiungeva una poesia eterna alla sua seduzione e  io...beh, posso confessarlo...ho sempre avuto un debole per le fanciulle un pò malinconiche, vittime di un fato crudele.
Adesso elenchiamo i punti a favore di un ritorno a Itaca:
1- Penelope mi aspetta, è il simbolo della fedeltà coniugale e sa tessere molto bene ( ho la reggia ricolma di tuniche di lana di pecora che manco posso muovermi ormai...).
2-Il pecorino è ottimo (non troppo salato).
3-Le olive vanno a stagione...
4-Telemaco è ormai cresciuto e non mi darà troppo da fare...tra l'altro dicono che se la intenda con Circe...
5-Ci sono un sacco di proci da far fuori e mi diverto come un pazzo a tendere gli archi....
6-Potrò infine risedermi sul mio trono (in realtà ragazzi era questa l'unica cosa alla quale teneva veramente il prode e astuto acheo, altro che la moglie...) ricoperto di...pelli di pecora ovviamente.
E  adesso metto il punto importante, come sopra...
7-C'è il mio cagnazzo su quello sputo di pietraia che chiamano isola...c'è Argo...l'unico che mi vuole veramente bene ( anche perchè gli passo, di nascosto da quell'arpia di Penelope che controlla tutto,  
delle tenere e succulente bistecche di pecorone, altro che pecorino con le olive...).
Ora...in tutta onestà...di fronte a questi punti cosa avreste scelto ? Tu Jacopus cosa avresti fatto ? E tu acquario69 ninfe ? All'amico Giona non lo chiedo perché ho come il presentimento di quella che sarebbe certamente la sua risposta ( Calipso!! Naturalmente...vero Giona?)
Un saluto tra il serio e il faceto (quest'oggi più faceto direi... :))
#1776
Citazione di: giona2068 il 01 Agosto 2016, 18:02:24 PM
Citazione di: Sariputra il 01 Agosto 2016, 16:03:24 PMHai mischiato la bellezza del corpo con l'uso della stessa per fini personali. La bellezza è il Signore Dio in persona e ogni cosa bella è stata da lui creata. Se veramente siamo adoratori della bellezza l'ammiriamo senza impossessarcene o comunque non trasformiamo il bel corpo solo in oggetto di piacere. Il problema è tutto qui, cioè non nell'ammirare la bellezza ma nel farne un uso egoistico e oltretutto lasciarsi sedurre dalla malizia che quasi sempre alberga nel bel corpo. Se così non fosse perché le babbione, nell'accezione a te cara, non sarebbero amabili/desiderabili e la pasticcera ideale sì? Ora se la bellezza suscita desideri carnali, quando diciamo di amare una bella pasticcerà, siamo proprio sicuri che il nostro fuoco interiore sia amore? Il Signore Dio conosce le debolezze umane e se da ad ognuno l'opportunità di stare con una bella persona, lo fa perché spera che, quando ci toglierà la ragione del nostro attaccamento al nostro partner, saremo maturi per amare non il contenitore/corpo ma il contenuto/anima. Non sempre, anzi rarissimamente, finisce così ed è per questo che convinciamo che l'amore non sia eterno. In questo caso l'unica cosa eterna sarà la nostra immaturità. Se scopriamo che quello che abbiamo chiamato è ammore forse qualcosa cambierà Per non sbagliare rispettiamo la bellezza e oltretutto cerchiamo di volere il bene della bella pasticcera. Questa è la via per maturare, perché quando finirà l'attrazione fisica rimarrà il voler bene e sarà il primo passo per amare nel vero amore,



Parliamo proprio due lingue diverse. Io cerco l'eterno nella bellezza effimera e passeggera , tu invece ritieni che solo quando ci libereremo dalla bellezza effimera e passeggera vedremo l'eterno.
Io penso che la bellezza effimera e passeggera sia l'incanto e l'arcano dell'eterno, tu invece la consideri la seduzione del maligno. Io non scorgo alcuna empietà negli sguardi furtivi d'amore, tu invece li ritieni l'anticamera della perdizione. Nel mentre tu vedi l'ideale dei corpi trasfigurati nell'aldilà, io ammiro la fragilità della bellezza di due mani che si sfiorano, fantasticando sui brevi attimi di felicità che la vita può darci. Attimi che passano, per non ritornare...
Poiché l'amore è l'atto più delicato e totale dell'anima, esso rifletterà lo stato e la natura dell'anima medesima. Le caratteristiche della persona innamorata devono essere attribuite all'amore stesso. Se l'individuo non è sensibile, come può esserlo il suo amore? Se la persona non è profonda, come può esserlo il suo amore? Il nostro amore è esattamente come siamo noi. Per questa ragione troviamo nell'amore il sintomo più significativo di quel che una persona è veramente.
Josè Ortega Y Gasset
#1777
Citazione di: giona2068 il 01 Agosto 2016, 15:05:22 PMPer Sariputra Visto che parliamo d'amore, ma tra il serio e faceto, ama pure le "Silvie" senza dimenticare che non sono oggetti bensì esseri umani da rispettare e da voler loro bene. L'autostrada per diventare "babbiono" è approcciarsi solo per prendersi qualcosa senza dare niente di affettivo in cambio. Insomma non fare della tua "Silvia" solo un oggetto di piacere. Solo così, a tempo debito, entrerai in nell'altra dimensione. Ognuno ha i suoi tempi, se non diventa "babbiono". PS: Babbiona è una nuova parola italiana o di quale dialetto?

Babbione è una parola italiana che sta per "babbeo" o "stolto", però ho spiegato che mi piace usarla per definire un certo tipo di personaggio ( che può essere anche maschio intendiamoci...).
Come fai a vedere in me la volontà di trasformare le Silvie in volgari oggetti del desiderio? Se cerco in tutti i modi di cogliere quel che di più spirituale emana dalla giovinezza e dalla bellezza? Tu sembri operare una scissione radicale tra materia e spirito, con la materia simbolo del peccato e lo spirito unico autore del bene. Ma la Bellezza non è una teofania? Come può apparire l'eterno se non attraverso l'effimera bellezza delle sue parti, eternamente cangianti? E quale bellezza supera quella di due sguardi di solitudine che s'incontrano? Vuoi forse insinuare che persino la Bellezza è malvagia? Ma questo è assolutamente contradditorio , in quanto la divinità stessa è in primis Bellezza, come afferma Pavel Nikolajevic Evdokimov nella sua opera "Teologia della Bellezza". Questa bellezza non fa distinzione tra interiore ed esteriore in quanto è un'espressione dell'autentico "esserci". Può illuminare lo sguardo di un vecchio morente , come la passione di una giovane pasticciera per il maturo ( almeno penso sia tale... :)) acquario69 ( in questo caso temo sia più l'inverso ma...gli auguro il contrario, chè farsi prossimo con una giovane ed avvenente pasticciera , anche se deleterio per la glicemia e il colesterolo, oltre che sollevare il cuore può sollazzare anche il palato...).
#1778
Citazione di: acquario69 il 01 Agosto 2016, 13:48:31 PMma poveracce ste babbione,chi le tira da una parte,chi dall'altra... ::) a me viene pure da pensare che quando babbione non erano non saranno stati pochi i fragili cuori infranti che si sono lasciati dietro,giovani belle e non di rado così crudeli...be io lho accennato prima,le parti poi si invertono. a loro basta solo (la bella presenza) uno sguardo...e noi rimaniamo così incantati..(ma da dove proviene l'incanto?...ed io sono sicuro che non si tratta solo di attrazione fisica) comunque (a tornar seri,tra il serio ed il faceto appunto) la bellezza si rivela poca cosa se non accompagnata da quella interiore,si rivelerebbe solo un fuoco di paglia,intenso quanto breve. e condivido quanto dice giona,se invece di considerare solo la bellezza esteriore... anche se,magari dietro uno sguardo,ce in quell'attimo,come descrive Sariputra,qualcosa che richiama l'eterno al tempo stesso,(qualcosa che tendenzialmente si va perdendo,divenuti adulti,ma che appunto andrebbe sempre conservato in noi..) e personalmente ritengo che arriva a coincidere...e su questo e a parer mio,credo sarebbe interessante approfondire.. tra parentesi (almeno per quello che mi riguarda) come non tornare a quando ci siamo sentiti innamorati per la prima volta...a quella purezza!...non era solo un illusione,perché quella purezza e' qualcosa che mi e' rimasto e in quell'attimo e' come se si fosse ripresentata..vorra pure dire qualcosa

Proprio così acquario69...proprio così...hai ben detto! In quell'"attimo" c'è qualcosa che richiama l'"eterno". E' qualcosa di puro, non toccato dal pensiero. Al di là delle facezie sulle babbione e sui cavalli, mi premeva cercar di descrivere quel qualcosa di ineffabile che traspare dalla magia dell'incontro con la bellezza e che prorompe nelle piccole attrazioni della vita, nei sogni, nel desiderio d'amore. Tutte cose di "quaggiù" , secondo  il pensiero dell'amico Giona, che però trovo rifletta sull'amore e non voglia immergersi in esso, lasciarsi trascinare come una misera barchetta in preda alla corrente.
Eppure non è proprio l'eterno che emerge in tutta la sua Bellezza in poesie d'amori desiati, inseguiti e mai raggiunti?
Se leggo "Signorina Felicita" di Gozzano o "A Silvia" dell'immenso Leopardi , siamo sicuri che parlino solo d'amore terreno o non avvertiamo prepotente in esse, nella loro musicalità sublime, nella potenza evocatrice di brividi che ben conosciamo in noi, l'anelito estremo all'eterno? La disperata ricerca di qualcosa di vero che ci parli, che possiamo infine toccare? Eppure è sempre oltre, come l'irraggiungibile cameriera, come i suoi occhi che ci conquistano ma, nello stesso tempo, ci respingono. E soprattutto "passano", sono impermanti, diventano solo la nostra nostalgia...il nostro desiderio inappagato e inappagabile. Il nostro tormento...

Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?

La beltà splendeva nei suoi giovani occhi ridenti e...FUGGITIVI.
Era LIETA al limitare della giovinezza.
Adesso , dopo questa immagine, provate ad immaginare questa ragazza e la sua dolcezza e poi...immaginate le tre pesanti babbione che salgono (anche loro)  schiamazzando per una stradina di montagna...
Mio dio! Giona...a te l'agognato paradiso...io...io voglio solo abbracciare Silvia!!
#1779
Citazione di: giona2068 il 01 Agosto 2016, 10:59:12 AMCaro amico, mi spiace notare che parliamo di mondi diversi! Anche se l'amore di cui tu parli e che io chiamo "ammore" è una situazione ricorrente, ma nulla ha a che fare con l'AMORE. Prova ne sia che finisce prima che la persona, nella sua dimensione umana, finisca. Sarebbe come costruirsi una casa destinata a crollare prima che chi la costruita muoia. Probabilmente le tre babbione a te "care" tempo fa erano le cameriere del tuo immaginario, ma la loro capacità di sedurre ha fatto la fine che tu hai descritto e i loro uomini le hanno seguite. Il mio consiglio è di non costruire la propria casa sulla sabbia, cioè di non porre alla base dell'amore, che è eterno, una ragione che si smentisce da sola e in fretta. Quando viene a mancare lo stimolo ad "ammare" ci ritroviamo senza vita e senza speranza di recuperare quello che abbiamo perso: La disperazione! Nell'essere umano c'è qualcosa di bellissimo che dura e non delude e che, oltretutto, è vita pura, se non l'abbiamo distrutta. Se le tue "babbione" non avessero distrutto in loro la bellezza spirituale, tramite il loro "ammare", ti avrebbero affascinato e creato in te un punto di domanda: Perché sono così interessanti? Beh. pazienza, cerchiamo di diventare noi quel punto di domanda.


Ma non pensi che le tre babbione non siano più in grado di affascinare proprio perchè hanno distrutto in sè la capacità di far innamorare? E senza quella tenerezza si siano private proprio della loro bellezza spirituale? Il corpo invecchia, le gambe si appesantiscono, la panza si fa più pronunciata ma...la dolcezza dello sguardo, il sorriso complice, la semplicità naturale dei gesti...dove sono svaniti? Perchè li abbiamo perduti? E non abbiamo perduto anche un pò del nostro spirito, della nostra anima se preferisci il termine, insieme a loro ?
L'amore terreno è parte dell'amore che viviamo. Somiglia alla criniera e alla coda del cavallo. E' continuamente in movimento, si agita, si placa, scaccia ininterottamente le mosche fastidiose. E'vero che il cavallo può sopravvivere anche senza coda e criniera ma...che gran brutto cavallo sarebbe ( e le mosche e i tafani pizzicano lo stesso...). Non sarebbe un quadrupede molto triste?  Vuoi mettere la differenza con un libero stallone che insegue tra i pascoli ricoperti di fiori la sua amata cavallina? (tieni presente che siamo sempre tra il serio e il faceto) :)
#1780
Praticare l'amore è una nobile arte di cui pochi possono vantarsi di esserne maestri. Vivendo questo sentimento fatto di attimi, spesso dobbiamo saperli cogliere nel momento che appaiono e si palesano alla nostra coscienza. Nello sguardo fugace della bella commessa di pasticceria ( chi non si è mai innamorato di una leggiadra cameriera? Acquario ...come ti capisco...provo ancora , dopo anni, un brivido profondo al ricordo della mano che ha sfiorato la mia servendomi un fumante cappuccino in un bar.  Probabilmente, anzi sicuramente, fu un gesto involontario, visto che stava goffamente rovesciandomi addosso la fumante bevanda...ma...amo pensare che ci fosse molto di più, un'intesa tra sconosciuti, un lampo di complicità, un'attrazione per me...) c'è l'eterno , e le morti stagione e la presente , e viva, e il suon di lei...e quanto ci è dolce naufragare in quegli occhi, purtroppo solo con la fantasia e l'immaginazione amorosa. Infatti solo nella nostra immaginazione, e in particolar modo nella mia che è morbosamente attratta dai piccoli particolari del vivere, questo tipo d'amore, di seduzione si potrebbe definire, vive. Se solo conoscessimo realmente l'amabile cameriera...tutto svanirebbe, si dileguerebbe come le nebbie che avvolgono le cime alle prime luci dell'alba. Tutto diverrebbe prosaico, banale. Una voce stridula, una parlata volgare, ucciderebbe all'istante quell'anelito puro. Puro perchè , come una fonte, nasce dal nostro intimo. E' fatto di tenera poesia e di desiderio della carne ( Giona...non nascondiamoci... le due cose vanno insieme...ché non c'è alba senza tramonto, luce senza le tenebre...).
Non è poetico pure il tenero desiderio della carne? Non si può dire che anch'esso guidi la nostra vita? Nella visione del bello c'è sempre un fondo di desiderio e una bella cameriera, seppur solo immaginata e idealizzata, lo sa risvegliare con la velocità del lampo, con un tuffo dolce del cuore. Mi sembra che questa intima tenerezza, che ci fa sgorgare lacrime di commozione davanti alla bellezza, sia proprio quello che le tre babbione hanno smarrito insieme alla giovinezza e alla beltà. Quello che mi appariva totalmente perduto, mentre ansimavo dietro le tre per reggere il loro passo e così poter continuare ad origliare i loro discorsi, è proprio questa capacità di "sognare l'amore" ( caratteristica tipica della giovinezza e una delle cose più preziose che perdiamo negli anni, insieme all'innocenza...) trasformando il tutto in banalità giornaliera. Come prendere l'oro e trasformarlo in fango; come gettar le perle ai porci ( e non suggerirmi caro Giona che, proprio perchè desideriamo sognare la bella cameriera...siamo noi i porci!).
#1781
Citazione di: Aniel il 30 Luglio 2016, 06:15:51 AMLa mia esperienza matrimoniale ormai trentennale per me e' stata un grande trauma , salvo rari periodi di illusione, forse perche' non sono geneticamente predisposta al legame matrimoniale, comunque credendo nella famiglia e avendo figli, ho resistito!!!!. Adesso dopo anni di disagio ho ritrovato me stessa e prendendomi i miei 'spazi liberi' siamo riusciti a trovare armonia. Secondo me l'amore tra due persone non deve mai chiudersi in se stesso ma aprirsi ad una condivisione comune, ad ideali d'amore elevati, come per esempio quello della famiglia,avere il coraggio di andare avanti anche se le difficolta' sembrano insormontabili . Con molto impegno e fatica, perche' la vita non e' propriamente una passeggiata, si arriva a ritrovare spiragli d'amore imprevedibili con il marito o compagno ....ma non siamo tutti uguali, il giudizio degli altri e' sempre inopportuno. Una 'BABBIONA' qualunque.


Terribile Aniel ! Terribile! Invece di rincuorarmi anche tu getti benzina sul fuoco acceso dalle tre babbione montanare. Usi termini che mi gettano nello sconforto e nel disperare di trovare , almeno in una donna, quell'anelito all'amore vero, puro, romantico, direi quasi ottocentesco. Parli di "resistere", di "trauma",di "illusione", di "disagio" e della cosa più terribile per la sopravvivenza dell'amore totalizzante: i famigerati, sempre invocati dalle donne, "SPAZI LIBERI"! :o  Quando sento una donna, soprattutto al declinar di giovinezza, reclamare i propri "spazi liberi" un brivido gelido mi scorre lungo la schiena. Liberi da che? Dalle pressanti incombenze familiari o liberi dall'uomo che ti ama e ti sta accanto, magari soffrendo con te, da molti anni? Perchè c'è un'enorme differenza tra le due opzioni. La prima è assolutamente condivisible ma la seconda...mio dio...la seconda è l'anticamera della tomba dell'amore di coppia. Mai ho sentito un uomo reclamare i suoi "spazi liberi" di fronte all'amata se non in quell'epoca vuota della gioventù, quando l'uomo , ancora insipido, tenta di tenere in piedi la libertà insieme con la catena dell'amore ( e mai catena fu più dolce di quella che fa palpitare il cuore...).
Ah!...Se solo la donna sapesse come l'uomo, in tutte le età, cerca l'amore vero e come possa manifestare senza posa la capacità sempre nuova di innamorarsi (L'uomo dispone di una grande facilità di innamorarsi, soprattutto di giovani fanciulle in fiore...ehm...ammetto che possa rappresentare un pericolo, ma certo l'amata capisce e comprende queste debolezze "biologiche" della persona di cui tiene stretto, come in una morsa ferrea, il cuore...). L'uomo, nella sua natura peccaminosa ( che dolci peccati però...) desidera possedere molte donne,  in particolar modo se aggraziate e affascinanti, ma il suo cuore vive sempre e solo per l'amata, la madre dei suoi figli, il bastone nodoso della sua vecchiaia. Perchè le donne non lo capiscono e non lo apprezzano ? Perchè si fermano solo alla superficie ( meglio forse alla "crosta"...) e non vedono la commozione che ancora ispirano nell'amato i servizi amorosi che sanno ancora prodigargli? Perchè lo lasciano, ancorchè ormai calvo e panzuto, in retroguardia a portar gli zaini, mentre si dilettano nell'arte del chiacchericcio delizioso con le amiche?
#1782
Di ritorno da un periodo , troppo breve, di ferie sotto l'amato Cimon della Pala vengo tormentato da un interrogativo e...vorrei che voi, amici virtuali, presenze-assenze della mia giornata, poteste risolverlo...o almeno rincuorarmi se possibile, ché sono quasi in preda all'angoscia. Dovete sapere che, mentre salivo tutto solo e abbandonato per un ripido sentiero montano, in una giornata tersa e frizzante, mi sono lentamente avvicinato ad un gruppo di tre donne che avanzava con passo pesante discorrendo amabilmente tra loro. Le tre babbione ( babbiona=babbea, ma io lo uso per definire quella tipologia di femmina sulla cinquantina, lievemente obesa, con la mascella volitiva e la perduta snellezza delle gambe, ormai trasformate nelle zampe anteriori degli ippopotami, i capelli ossigenati e con la permanente  riccioluta. Insomma...ci siamo capiti...quel tipo di donna che , ahimè, penso sia la compagna di molti di voi...) discutevano d'amore. Ora voi certamente conoscete, ormai, la mia curiosità quasi scimmiesca e il mio abbeverarmi ai racconti di vita degli sconosciuti. Le tre comari si davano sulla voce di gran lena e la cosa mi ha costretto, mio malgrado, a rallentare astutamente il passo per non superarle e potermi quindi gustare la loro vena logorroica. La più robusta delle tre stava spiegando alle amiche che l'amore eterno, quello che dura tutta la vita per intenderci, non esiste, è un'illusione, una bufala gigantesca, una solenne cantonata, un'imbroglio dei maschi di una volta. La cosa mi colpiva in modo doloroso mentre ascoltavo, soprattutto perché anche le altre due assentivano energicamente e rincaravano la dose con amenità varie sull'attitudine amatoria dei maschi ( le tre forse non si erano ancora accorte che un esemplare atipico del genere le seguiva...). Un'altra, l'intellettuale del trio, probabilmente, facendo sfoggio delle sue conoscenze antropologiche e sociologiche, spiegava alle consorelle che il matrimonio, quello che doveva durare tutta la vita, finchè morte non vi separi, era stato pensato "lungo" perchè ci vogliono molti anni per rendere autonomi i figli...
Ora...che le donne non credano più all'amore eterno, romantico, è sicuramente un segno di questi tempi decadenti, degenerati. Cosa ci resta nelle mani , se anche l'amore non dura? Se passa e scivola via come tutto?  Come le giornate di una vacanza strappata all'afa della pianura?
Tutte e tre erano state sicuramente deluse dal proprio amore . I loro sogni si erano frantumati  sul tran-tran della vita coniugale, sull'aridità sentimentale di maschi indifferenti.
Probabilmente però i loro mariti, o ex mariti, si sentivano altrettanto delusi da queste donne incapaci di comprendere il loro bisogno di vera tenerezza. Con amarezza seguivo silenzioso i loro passi e mi domandavo come mai non riusciamo ad amare veramente ( al netto del fatto che amare una delle babbione non era certo impresa semplice...) e come , anche le persone che dicono di amare Dio poi...non ci riescono davvero, si perdono nel mondo, sono deluse, inacidite, combattono piccole guerre da comari per un posto un pò più al sole nella scala gerarchica.
Mi veniva in mente Madre Teresa che scriveva nel suo diario di aver vissuto quarant'anni senza fede, non provando alcun amore per Dio, pregando meccanicamente, per abitudine, mentre tutti attorno la guardavano come una santa ( e la cosa la infastidiva parecchio...). Anche l'amore, alla fine, è un sentimento come tutti gli altri? Una semplice emozione che svanisce nel tempo? Per poi magari riapparire, però mutato, trasformato in qualcos'altro. A quel punto mi sono fermato, ad una svolta del sentiero, per ammirare il panorama che si apriva. La mole imponente del Mulaz mi stava di fronte...
Perchè l'amore non può durare almeno come queste montagne? Saldo e sicuro, anche un pò indifferente al mondo. Luminoso d'estate e lucido d'inverno, sicuro della sua forza...
Adesso le tre si erano fermate un pò più avanti e ridevano come pazze. Stavano osservando le vacche al pascolo e in particolare il goffo tentativo di una di queste poveracce ( le mucche intendo...) di montare una vicina di  ruminazione. Una scena del tutto consueta e normale negli alpeggi ma che scatenava l'ilarità delle improvvisate alpiniste...
Questo quadro invece mi raffigurava la miseria della vita e i suoi bisogni...
Di ritorno nel lussuoso residence che mi ospitava ho sentito il bisogno di aprire un vecchio album fotografico (rigorosamente cartaceo...) e, insieme a mia figlia, ci siamo fermati a ricordare, ad osservare volti. La cima della Rosetta era ora avvolta dall'oro della sera...
#1783
Citazione di: giona2068 il 16 Luglio 2016, 09:36:59 AM
Citazione di: Sariputra il 15 Luglio 2016, 23:57:41 PM@ Giona2068 Vedi come nasce , anche in noi, la divisione? L'uomo di fede trova una giustificazione a tutto, il non credente non trova alcuna giustificazione ragionevole. La morte innocente non è un semplice passaggio da una tribolazione terrena ad una professione da angioletto in Paradiso, strumento in mano ad un dio che sta giocando una partita a scacchi con Satanasso, angelo invero dotato di poteri straordinari, a quanto parrebbe, se è in grado di imprimere il suo marchio malvagio su ogni essere e su ogni cosa ( con poteri paragonabili a quelli di Dio stesso, in senso negativo). Su come possa disporre di una simile forza e chi gliel' ha data, visto che, trattandosi di una creatura, non può essersela data da sé, le religioni paiono sorvolare...ma non è questo il punto che mi interessa. La morte di un bimbo innocente, che sia francese o irakeno, è un evento che sconvolge l'ordine naturale delle cose. Un simile dolore spezza una famiglia, distrugge la pace, avvizzisce i cuori. Un dolore profondo penetra nel mondo, come un vento gelido che rattrappisce ogni cosa, che ghiaccia una casa prima piena di calore. Questo dolore segna molte esistenze. Mamme che avevano speranza, la perdono.Padri non proveranno più alcun interesse per il lavoro. Altri si rifugeranno in esso per dimenticare, per anestetizzarsi. Le cose colorate diventano improvvisamente grigie. La gioia muta in disperazione. Non c'è solo la morte fisica di quel bimbo, ma molte morti interiori seguiranno, molti disperati tentativi di risollevarsi, di andare avanti, privati di "Quell'amore che rendeva gioia ogni sacrificio", come lessi un giorno su una lapida abbandonata in un limbo cimiteriale. La domanda del faraone è la domanda che ogni animo sensibile, attraverso i secoli, si pone e pone al dio in cui magari crede,nel quale ripone la sua speranza, trova il suo rifugio. Quel "Perché?" rimbomba attraverso gli abissi del tempo e della storia. Sopprimere l'anelito alla giustizia che sgorga dal cuore, in nome delle insindacabili ragioni "strategiche" di un dio, oltre che inumano, mi sembra voler dare a tutti i costi un senso a ciò che, nell'intimo di ognuno (ragionevolmente sano di mente) non riesce a ricaversi lo spazio di un senso...
Fino a quando scriverai satanasso con la maiuscola e Dio con la minuscola vuol dire che esalti satana e pensi di poter abbassare il Signore Dio. Il risultato è che ragionerai con la logica di chi esalti. L'uomo di fede non giustifica perché o spiega le cose secondo il suo livello di sapienza o si fida di Colui che le determina. La giustificazione è meglio lasciarla a quell'Adamo ed a quella Eva che si accusano l'un l'altro. Il Signore Dio non gioca nessuna partita con satanasso perché satana davanti a Lui non può né parlare né aprire gli occhi ed urla come un disperato perché quando Lo incontra sa che è giunta la sua fine. Il maledetto satana non ha potere su nulla e su nessuno se l'uomo non si lascia lusingare dalle sue tentazioni. Infatti quando fece cadere Eva non la fece cadere con la sua forza ma con l'inganno. Se mangerai il frutto dell'albero proibito ecc.... Nessun satanasso ha il potere sull'uomo che crede, ma domina in totalità quelli che non prendono la mano del Signore Dio, fino a quando il Signore Dio non distruggerà satana stesso e l'uomo, non più uomo, che lo adora. Quanto agli enormi poteri che secondo te avrebbe, questa è un'illusione perché sul credente non ha nessunissimo potere, anzi il credente lo brucia con lo sguardo. Per fare un esempio: La più piccola delle luci non sarà mai soffocata da tutte le tenebre dell'universo perché le tenebre non hanno potere sulla luce, anzi la luce, secondo le sue dimensioni, illumina incontrastatamente. Ogni credente è una piccola lampada inspegnibile. Dov'è allora il potere di satana? In ogni caso se non entriamo nella logica che non siamo carne ma anima e che il corpo è solo un involucro temporaneo, anche se da rispettare e curare, faremo fatica ad accettare le Sue vie. La perdita di un bambino o di una persona cara è umanamente un dolore enorme ed ogni bimbo e/o persona al mondo sono uguali, siano essi egiziani, iracheni o italiani. In questi casi solo la speranza di una vita nello spirito può confortare l'umano che soffre ma smetterà di soffrire quando la sua speranza diventerà certezza/credere. Il Faraone prima di essere colpito fu avvisato a riavvisato, ma credette? No! Questa è l'opera di satana, impedire all'uomo di credere affinché sia castigato. Se per questo faraone i bimbi che faceva uccidere avessero avuto lo stesso valore del suo, il fatto non sarebbe successo. Il credere in spirito e verità non solo risolve ogni problema ma ne impedisce la nascita. Se tutto il mondo si unisse in preghiera per chiedere all'Onnipotente di fermare la mano di questi terroristi assassini, il Signore Dio esaudirebbe la nostra preghiera senza spargimento di sangue. Se il mondo non lo fa, facciamolo almeno noi almeno per noi.

Ho usato dio, in minuscolo, per comprendere nel concetto tutti gli dei dell'uomo, che sono tanti, diversi per ogni cultura umana, con caratteristiche metafisiche diverse, spesso con grandi differenze tra l'una e l'altra. Tu parli come un credente  nel dio dei cristiani, ma altri pregano un dio che li aiuti ad uccidere il maggior numero di non credenti possibile. Sono in potere di Satana ? Per loro siamo noi Satana, con i nostri costumi libertini, con il nostro consumismo becero, con il nostro agnosticismo addormentato nel godimento sensoriale. Per loro siamo come dei morti, non c'è nulla di male nell'eliminarci, anzi , è volontà del loro dio, per liberare il mondo proprio dal potere di Satana. Vedi che capovolgimento di prospettiva, cambiando semplicemente l'orizzonte culturale? Siamo noi nel giusto o sono loro ? La nostra visione di Dio o la loro? Per lungo tempo i loro imam ci hanno avvertiti del possibile castigo divino ( proprio come Mosè con il faraone) se non ci fossimo convertiti a Dio e non avessimo abbandonato la via del Male. Non li abbiamo ascoltati e abbiamo continuato le nostre vite goderecce ( chi più , chi meno...chè il godimento appare alquanto malspartito) e ora è arrivato il castigo, il terrore voluto da Dio contro noi empi. Questo è quello che viene predicato nelle moschee ormai convertite al wahabismo. E i fedeli, gente come te e me, ascoltano e pregano Dio che aiuti i mujihaiddin a liberare il mondo dal potere di Satana, il Grande Satana occidentale, con i suoi alleati, gli eretici sciiti, la peggior specie di indemoniati da eliminare...
Quel poveraccio di Dio ( in maiuscolo) si vede tirato per la giacca ora da uno ora dall'altro, così che, penso tra me e me, si sia talmente stancato che sta probabilmente sorseggiando una bibita fresca seduto a cavalcioni degli anelli di saturno...
Fino a quando vedremo il male come causato da una forza malefica esterna a noi, non potremo avere nessun reale progresso spirituale. Le profonde radici del male sono in noi, ci costituiscono e determinano il nostro agire  negativo. Sono il retaggio della nostra naturale, atavica paura, che genera rabbia e poi di conseguenza odio e divisione.  Ma in noi sono presenti anche forze che ci spingono al bene e che nascono dalla comprensione, dall'attenzione e dalla consapevolezza della reale natura del divenire.  Dei e demoni culturali sono personificazioni di queste forze. Sono il frutto del bisogno di dare un nome, un'identità ad ogni cosa oggetto della coscienza. Possiamo scoprire se c'è veramente qualcosa di Puro e Santo, senza bisogno di dargli alcun nome, alcuna definizione?
#1784
@ Giona2068
Vedi come nasce , anche in noi, la divisione? L'uomo di fede trova una giustificazione a tutto, il non credente non trova alcuna giustificazione ragionevole. La morte innocente non è un semplice passaggio da una tribolazione terrena ad una professione da angioletto in Paradiso, strumento in mano ad un dio che sta giocando una partita a scacchi con Satanasso, angelo invero dotato di poteri straordinari, a quanto parrebbe, se è in grado di imprimere il suo marchio malvagio su ogni essere e su ogni cosa ( con poteri paragonabili a quelli di Dio stesso, in senso negativo). Su come possa disporre di una simile forza e chi gliel' ha data, visto che, trattandosi di una creatura, non può essersela data da sé, le religioni paiono sorvolare...ma non è questo il punto che mi interessa.
La morte di un bimbo innocente, che sia francese o irakeno, è un evento che sconvolge l'ordine naturale delle cose. Un simile dolore spezza una famiglia, distrugge la pace, avvizzisce i cuori. Un dolore profondo penetra nel mondo, come un vento gelido che rattrappisce ogni cosa, che ghiaccia una casa prima piena di calore. Questo dolore segna molte esistenze. Mamme che avevano speranza, la perdono.Padri non proveranno più alcun interesse per il lavoro. Altri si rifugeranno in esso per dimenticare, per anestetizzarsi. Le cose colorate diventano improvvisamente grigie. La gioia muta in disperazione. Non c'è solo la morte fisica di quel bimbo, ma molte morti interiori seguiranno, molti disperati tentativi di risollevarsi, di andare avanti, privati di "Quell'amore che rendeva gioia ogni sacrificio", come lessi un giorno su una lapida abbandonata in un limbo cimiteriale.
La domanda del faraone è la domanda che ogni animo sensibile, attraverso i secoli, si pone e pone al dio in cui magari crede,nel quale ripone la sua speranza, trova il suo rifugio.
Quel "Perché?" rimbomba attraverso gli abissi del tempo e della storia. Sopprimere l'anelito alla giustizia che sgorga dal cuore, in nome delle insindacabili ragioni "strategiche" di un dio, oltre che inumano, mi sembra voler dare a tutti i costi un senso a ciò che, nell'intimo di ognuno (ragionevolmente sano di mente) non riesce a ricaversi lo spazio di un senso...
#1785
Quello che mi premeva mettere in evidenza era l'analogia tra il pensiero antico e quello attuale, che si serve di motivazioni religiose per giustificare atti orribili e sanguinari. Un filo conduttore che percorre la storia da 2.500 anni, ossia la giustificazione ideologica religiosa per atti che hanno fini esclusivamente politici.
Al grido di "Dio lo vuole" le fosse si sono riempite (soprattutto di innocenti) e questo grido trova rispondenza in testi, come l'Esodo per l'appunto, nei quali sembra che lo stesso Dio adorato si serva del terrore per i suoi fini. E si ha un bel dire che si deve intendere i testi come "terrore contro il male interiore" o "lotta all'interno dell'animo umano"...quando osserviamo che invece, nella storia, è sempre stata l'interpretazione letterale a dominare le scelte e ad essere usata per fini vigliacchi.
In non credo a popoli vittime e altri carnefici. Tutti sono stati , nel corso dei secoli, a volte carnefici e poi vittime. Tanto che, probabilmente, dovremmo risalire al neolitico o addirittura alla lotta tra i Neaderthal e i Cro- magnon, per capire dove è nato tutto quest'odio che divora le genti. I popoli arabi sono stati vittime dell'imperialismo britannico e francese, soprattutto, per un periodo susseguente al dissolversi dell'Impero Ottomano, a suo volta carnefice di moltissime popolazioni e profondamente aggressivo per secoli. Trovare il colpevole dello stato attuale, fatto di scelte infelici ( come la guerra in Irak) che si innestano in conflitti confessionali locali (Sunniti contro Sciiti) mi sembra un dover ripercorrere a ritroso la storia ...fino a dove? 
Per questo ho posto la provocazione come una domanda . Una domanda che l'uomo di tutte le epoche, vittima dell'odio, pone, con il fardello della morte in braccio, all'uomo "di fede": "Il tuo dio è un assassino di bambini?". Domanda che è quasi un'invocazione proprio a Dio: "Perchè tutto questo odio ? Perchè tanto affannarsi sopra la terra per ucciderci tra noi? Perchè ci hai fatto così sbagliati, o Dio ?...Salvaci e non distogliere il Tuo volto da noi...". Come fai sempre, aggiungo io...