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Messaggi - bobmax

#1786
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 16 Aprile 2021, 10:37:44 AM
Sono arrivato ad un punto in cui, volendo capire il perché di questa mia vita, non posso fare a meno di considerare ciò che c'era forse prima della vita e ciò che ci potrebbe essere dopo. In altre parole: questa mia vita fatta di nascita, malattia, vecchiaia e morte, senza niente prima della nascita e senza niente dopo la morte, sarebbe per me incomprensibile. Io sono convinto di essere già stato altre volte in questa valle di lacrime e vorrei evitare di ripetere esperienze così devastanti in vite future. Il processo di invecchiamento che c'è in ogni essere umano e in tutto ciò che è materia, in me è, ovviamente, più precoce. Parimenti, la mia anima, imprigionata in questa prigione che chiamano corpo, è a mio avviso quella di un ventenne! Forse vi sembrerà paradossale... Spero che la filosofia mi aiuti a darmi le risposte che cerco e che, probabilmente, sono già dentro di me. Devo scoprire la chiave per aprire la porta e farle uscire.

Per la tua ricerca, non penso che la strada migliore sia iscriversi alla facoltà di filosofia.
Perché lì potrai apprendere la storia della filosofia, ma non il filosofare.
Ti ritroverai a studiare un sacco di cose che in realtà non ti interessano, che non sono nelle tue corde.
Addentrarsi nella storia della filosofia può rivelarsi una grossa perdita di tempo.

Secondo me dovresti invece tastare, scegliendo un po' a intuito qui e là, per poi approfondire dove si risveglia il tuo interesse.

Nel mio caso iniziai tanti anni fa interessandomi della Raja Yoga per poi imbattermi in Emanuele Severino, da qui a Karl Jaspers (che considero mio maestro) con la sua filosofia dell'esistenza (da non confondersi con l'esistenzialismo). Ma ora diciamo che ho trovato la mia casa nella mistica, profonda filosofia e spiritualità.

Riguardo alla prigione della tua anima... ritengo che la mistica possa fornirti gli spunti di cui senti il bisogno.
Non lasciarti confondere dal termine ormai abusato e dall'erroneo diffuso disprezzo che suscita.
La mistica è l'autentica erede del pensiero filosofico di ogni tempo.
#1787
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 15 Aprile 2021, 16:14:09 PM
Grazie, ma a cosa serve allora studiare il pensiero dei filosofi, se poi l'unico pilastro di ognuno di noi è se stesso? Di conseguenza, non è una perdita di tempo studiare l'altrui pensiero? E' vero: a certe conclusioni si arriva grazie all'esperienza personale, però a qualcosa servirà leggere e studiare il pensiero dei filosofi? Se sì, a cosa?

Un conto è "servire a qualcosa" un altro essere un "pilastro".

Con pilastro si intende ciò di cui non si può fare a meno.

Vi sono davvero dei pensieri altrui di cui non si può assolutamente fare a meno nella nostra ricerca filosofica?

Direi proprio di no.
Se ce ne fossero sarebbero delle verità assolute di cui quei pensatori sono stati i depositari indispensabili.

Quindi nessun altro pilastro oltre a te stesso. Ma non nel senso delle tue personali esperienze. Te stesso in quanto ciò che sei, per davvero!

Perché anche l'apprendimento dei pensieri dei filosofi è esperienza. Che altro mai sarebbe?

Quindi esperienze che posso senz'altro essere utili, importanti.
Pure fondamentali... ma solo in quanto elaborate da te.

Quindi leggere, studiare, cercare... Ma perché?
Per la fede nella Verità!
Dove in gioco sei tu stesso.
#1788
Di pilastri della filosofia ve n'è uno solo: te stesso.

Ciò che gli altri hanno scritto e detto, le considerazioni che ne sono state fatte, le spiegazioni, posso aiutarti, accompagnarti per un tratto di strada. Ma poi prosegui da solo.
E sei solo tu che decidi cosa prendere con te e cosa lasciare.
Ma anche quello che prendi, non è mai una verità accettata acriticamente, ed è inoltre sempre il risultato di una tua rielaborazione.

Di modo che anche sei propenso ad accettare l'idea della metempsicosi, questa idea non sarà quella di qualcun altro, ma proprio la tua. Che si e formata in te stesso.
Certo, sulla base delle idee che ti sono giunte da altri, ma che tu hai interpretato, rielaborato, derivandone una tua personale.
#1789
Tematiche Filosofiche / Matematica e mondo
12 Aprile 2021, 22:20:42 PM
Che il mondo debba essere razionale è una necessità etica!

Se non fosse razionale la vita sarebbe una presa in giro.

La fede nella Verità è per prima cosa fede nella razionalità del mondo.
È un atto di fede perché non vi è certezza. Ma questa fede è necessaria per anche solo sperare di inoltrarci nel mondo.

Tuttavia questo atto di fede non è sufficiente.
Perché ammesso che il mondo non sia irrazionale, la sola razionalità lo renderebbe un deserto.

È perciò necessario un ulteriore atto di fede. Che è fede nel Bene assoluto.
#1790
Tematiche Filosofiche / Ethos, anthropoi, daimon
12 Aprile 2021, 21:55:11 PM
Sì Doxa, il carattere non è che una somma di abitudini.

E le abitudini derivano, come dici tu, dalle esperienze vissute, dalla nostra predisposizione...

E noi agiamo e reagiamo, ma in funzione di che? Del nostro carattere, che è una somma di abitudini, che derivano da...

Ecco, ora prova a distaccarti e guardati, potrai forse vedere il demone...
Che vive la tua vita, che è te stesso... Oppure no?

"Mortali immortali, immortali mortali, viventi la morte di quelli, morenti la vita di questi"
#1791
Tematiche Filosofiche / Matematica e mondo
12 Aprile 2021, 14:01:57 PM
La matematica è frutto della razionalità e ne è probabilmente la miglior forma di espressione.

E' diffusa tuttavia l'idea che la matematica sia a tutti gli effetti un'astrazione, ossia un insieme di teorie la cui eventuale relazione con la realtà dovrebbe considerarsi casuale.
Intendendo con "realtà" questo nostro esserci mondano. Ossia il mondo.

Questa idea ritiene che matematica e realtà (esserci) siano separate, a sé stanti.
Di modo che il mondo "reale" potrebbe seguirebbe leggi (nel caso poi ce ne fossero, ma potrebbero pure non esserci...) che prescindono dalla matematica. La matematica è perciò considerata uno strumento opzionale, che può descrivere la realtà ma in alcuni casi pure non può farlo.
E la matematica può non essere in grado di descrivere la realtà perché questa, per certi versi, non è razionale...

Secondo questa idea alcuni aspetti del mondo possono perciò non essere razionali.

Ma può davvero il mondo non essere razionale?

O non è invece la razionalità, e la matematica che ne è l'espressione più pura, il tessuto la cui trama sostiene l'intero universo?

Credere il contrario, non vuol dire abbandonarsi alla irrazionalità?

Ma questo rifiuto del pensiero razionale, perché considerato incapace di descrivere il mondo, non è in sostanza rifiuto di noi stessi, di ciò che siamo, in quanto animali razionali?

E soprattutto, questo rifiuto non è un rigetto dell'etica tout-court?

Perché un conto è il supporre che il mondo non esaurisca il Tutto, un altro ritenere che lo stesso mondo possa essere irrazionale.

Cedendo all'irrazionalità rinneghiamo la fede nella Verità, che richiede fede nel pensiero razionale e quindi nella matematica costi quello che costi.
Così invece che seguire il pensiero razionale sino al suo limite, che è necessariamente il limite del mondo, per avvertirne l'oltre, ci perdiamo nel caos dell'irrazionalità.
#1792
Tematiche Filosofiche / Ethos, anthropoi, daimon
11 Aprile 2021, 16:13:12 PM
Ritengo che intendere daimon come "destino" possa essere fuorviante.
Perché il destino si riferisce ad eventi che dovranno necessariamente avvenire in futuro.
Ma non penso che questo fosse ciò che Eraclito voleva dire.

Piuttosto daimon è proprio il demone.
E il demone, più che intermediario tra l'uomo e la divinità... è invece, diciamo così, trascendenza immanente.

Cioè è possibile avere la percezione della sua esistenza (perciò immanente) ma allo stesso tempo sfugge ad una qualsiasi determinazione (resta in sostanza trascendente).

Di modo che il carattere dell'uomo è il suo demone.

Demone di cui si è per lo più inconsapevoli. Tranne in rare particolari occasioni.
Occasioni in cui capita di osservarsi agire, parlare, pensare, decidere... come se fossimo scissi.
Ma non lo siamo, siamo sempre noi stessi. Solo che ora vi è l'osservatore e il demone. Ed è il demone che agisce, pensa, decide...

Non esiste perciò un "destino". Bensì esiste il demone.

In momenti di particolare emozione, quando la fede nella Verità prorompe in noi, può capitare di avvertire il demone che noi siamo.

--------------------

Eraclito e Parmenide sono spesso descritti come in opposizione l'un l'altro, incompatibili.

Ma sono convinto non sia affatto così!

Dicono la medesima cosa, seppure da punti di vista diversi.
Il primo focalizzando il divenire, il secondo l'essere.

Ma entrambi cosa mettono in discussione in sostanza?
Entrambi criticano il molteplice!
E lo criticano portando alle estreme conseguenze il concetto del divenire (Eraclito: "Tutto diviene") piuttosto che quello dell'essere (Parmenide: "L'essere è il non essere non è")

L'essere trae tutto il suo significato dal divenire. In quanto è ciò che "resiste" al divenire.

Viceversa il divenire ha il suo significato nell'aggressione dell'essere.

Uno non può stare senza l'altro.
Se nulla divenisse l'essere non potrebbe sussistere!
Se nulla rimanesse che divenire sarebbe?

L'essere e il divenire sono due fantasmi, che si sorreggono l'un l'altro in un gioco senza fine. Ma in se stessi non esistono.

Di modo che nulla muta, perché non c'è proprio niente che muti. In quanto ciò di cui abbiamo contezza sono solo eventi. Che prescindo sia dall'essere che dal divenire...

Non si può entrare due volte nello stesso fiume.
Perché il fiume, come "essere" non esiste.

E così Zenone, discepolo di Parmenide, con i suoi paradossi non negava certo gli eventi. Ma negava l'esistenza delle cose in sé, distinte da tutto il resto.
Di modo che indirettamente confermava pure la posizione di Eraclito.
#1793
Citazione di: iano il 10 Aprile 2021, 09:26:28 AM
Citazione di: bobmax il 10 Aprile 2021, 08:46:08 AM
Allora come posso adagiarmi sul non sapere? Come posso affidarmi alla considerazione che anche il male in fin dei conti non esista per davvero?
Noi giudichiamo cosa è bene e cosa è male, ma ciò non significa che esista il bene e il male.
Anche qui mi pare che la sindrome dell'idraulico ci azzecchi.😊
Siccome il nostro mestiere è giudicare , il mondo ci appare come fatto degli attrezzi del mestiere.
E anche qui la definizione vaga dell'oggetto cui applichiamo il giudizio ci aiuta a capire.
Possiamo veder ognuno di questi oggetti come il risultato di una stratificazione e ad ogni ogni strato possiamo applicare il giudizio, così che paradossalmente il male sarebbe inestricabile dal bene, se fossero oggettivabili.
Il bene sembra essere causa del male e il male del bene in una stretta logica deterministica, ma se così stessero le cose come si fa' ad oggettivare il bene e il male?
Giudicando distinguiamo, ma il mondo fuori di noi non è fatto di quelle distinzioni.

Affermare essere saggio il sapere di non sapere è un evidente paradosso.
Saggio è sapere che la verità è solo un attrezzo del mestiere.
Se il caos fosse la causa generativa perché non dovrebbe essere ancora fra noi, continuando a generare?
Non va'in pensione come un idraulico.😅

Quella che descrivi è la tentazione del relativismo. Dove l'anima si acquieta nel questo o quello per me pari sono.
Ma questo auto convincersi non consiste forse in una ennesima illusione?
Uno stratagemma per minimizzare ciò che invece c'è?

Il relativismo è importante, forse persino indispensabile, ma solo come passaggio da superare.
Intenderlo come meta finale non è forse la strategia dello struzzo che non vuole vedere?

L'autentico sapere di non sapere non esime dalla ricerca della Verità.
Anzi, la rende ancora più pregnante.
#1794
Sì Iano, non dobbiamo prenderci troppo sul serio.

Però relativamente a ciò che riteniamo sapere.
È il nostro pensiero logico razionale che non dobbiamo assolutizzare.

Ma non basta comunque, perché c'è il male...
E il male prescinde da qualsiasi sapere di non sapere.
Perché è l'assolutamente inaccettabile! Eppure vero...

Allora come posso adagiarmi sul non sapere? Come posso affidarmi alla considerazione che anche il male in fin dei conti non esista per davvero?
#1795
Citazione di: Rude63 il 09 Aprile 2021, 23:44:09 PM
Dal mio punto di vista il caso non esiste, così come i concetti di fortuna e sfortuna, pensiamo banalmente alla roulette del casinò, per iniziare a far roteare la pallina bisogna che qualcuno imprima a questa una forza e dia a questa una direzione, studiando la forza, la direzione e tutti gli altri fattori fisici possiamo dire in anticipo dove finirà la pallina, non è un caso e così tutti gli altri fenomeni che possono sembrare casuale sono spiegabili e se non lo sono è solo perché non siamo in grado di spiegarlo noi, non significa che sono eventi casuali o mistici.
Mentre concordo pienamente sulle conseguenze catastrofiche che ha questa cosa (per le persone che non riescono a comprenderla nella sua interezza), verrebbero questionati concetti come il bene e il male, la religione sarebbe piegata e non vado oltre per non allungarmi.

È necessario escludere la possibilità che esista il caso, perché la sua effettiva presenza consisterebbe nell'irrompere del Caos! Ogni nostra velleità di comprendere alcunché ne sarebbe frustrata.

Quindi teniamolo come impossibile nella nostra vita.
Tuttavia non possiamo comunque escluderlo del tutto.

Sia perché il caso è la negazione della necessità. E ogni negazione ha la sua ragion d'essere in ciò che nega.
E sia perché seppur lo escludiamo nel presente, c'è lo ritroviamo inevitabilmente all'origine del Tutto: non siamo forse qui per caso?
Non per niente la mitologia pone il Caos all'origine del Cosmo...

Indubbiamente le religioni ne risentirebbero pesantemente.
Ma non il cuore spirituale che le aveva originate.
Sarebbe sconvolta la loro spessa crosta di superstizioni.
Ma il loro cuore ora nascosto ne rimarrebbe intatto.
Perché questo cuore sa che l'io è un'illusione.

Tutti i monoteismi, per esempio, si fondano su quel: "Io sono colui che sono!"
#1796
Grazie Phil per il tuo esserci.

Lasciami pure osservare che questo tuo intervenire mostra, a mio parere, la tua fede nella Verità.

Non perché tu abbia "ragione", dicendo ciò che vanamente sto scrivendo pure io. Non è questo il punto!

Fede nella Verità non significa affatto aver ragione.
Potresti aver torto, così come io mi potrei trovare a realizzare di non aver compreso proprio nulla!

Ma non è in gioco la Verità. La Verità basta a se stessa, ci mancherebbe...

In gioco è la nostra fede. Che ci fa esporre, per affermare ciò che ora è per noi vero!

Con amore e tremore...

Noi siamo questa stessa fede. Se c'è siamo, se non c'è non siamo.
#1797
Sì, il libero arbitrio non esiste.
Concordo con la tua analisi.

A cui aggiungerei che non vi è neppure bisogno della legge di causa-effetto per dedurre che non vi è libero arbitrio.
Perché anche supponendo che sia possibile un evento non causale... questo non può che essere dovuto al caso.
Qualsiasi evento è infatti dovuto o al caso o a una causa, che non hanno nulla a che vedere con la libera scelta.
(Che poi il caso esista davvero è un interrogativo da esplorare...)

Vi sono comunque ulteriori motivazioni che portano a concludere che il libero arbitrio non può esistere.
Queste sono ancor più pregnanti del ragionamento logico razionale.
Sono infatti motivazioni etiche e spirituali.

Hai fatto bene e riproporre questo tema.
Perché la sua importanza non è tanto nel libero arbitrio in sé, ma nelle conseguenze che la constatazione della sua inesistenza ha su noi stessi.

"Chi sono io?"

Una domanda cruciale.

Spiace solo che anche in questo forum, uno dei pochi luoghi ancora disponibili alla riflessione, per merito di chi generosamente si prodiga per tenerlo attivo, siano più le voci che cercheranno di affossare il tuo desiderio di ricerca, che non quelle di condivisione del problema.

Ma così sta andando ormai il mondo. E' l'imbrunire della prossima notte oscura. Ma non importa, non è proprio in questo deserto che si annuncia la sfida necessaria?
#1798
Citazione di: iano il 08 Aprile 2021, 11:22:42 AM
Citazione di: bobmax il 08 Aprile 2021, 11:02:23 AM
Non dimostra che il movimento è un'illusione dei sensi, ma che la nostra interpretazione della realtà è errata.
Che nulla è davvero separato.

Zenone non era uno stupido.
La freccia raggiunge il bersaglio.
È un fatto!

Ma in cosa consiste per davvero questo fatto?

Che la freccia raggiunge il bersaglio proprio in quanto la freccia, intesa come ente distinto da tutto il resto... non esiste!
Dimostra che la nostra interpretazione della realtà è errata, dimostrando in particolare che il movimento, che di quella interpretazione è parte, è una illusione.
Ma non ci dice nulla su quale sia la giusta interpretazione .
Se non si ammette la molteplicità della realtà allora non può esistere una logica a molteplici valori con la quale dimostrarne l'unicità.
Non credo sia possibile dunque negare logicamente la molteplicità.
Si può però negare che siamo in grado di descriverla veramente .
Si può anche fare di difetto virtù , lasciandosi liberi di descriverla nella misura in cui queste diverse descrizioni, anche fra loro contraddittorie ed autoescludentesi, possano servire.
Se qualcosa esiste un motivo ci sarà, e le illusioni esistono.
Sono anche flessibili , in quanto non richiedono coerenza se non nella misura in cui vorremo dargliela.
Nel momento in cui si affermi essere vero che il mondo è molteplice, quanto che si affermi il suo contrario , affermiamo in ogni caso cose che non possiamo dimostrare  essere.
Se dimostriamo che il mondo non è molteplice non stiamo dimostrando il suo contrario, a meno di non ammettere la logica a due valori essere la sola possibile. Ma ciò è falso, essendo arbitraria la scelta dei valori.
I paradossi illustrano solo che la ricerca della verità in se' non ha senso nei limiti del linguaggio in cui sono scritti.
S esistono altri modi per giungervi non si possono esprimere in simboli.
L'illusione madre di tutte le illusioni è credere che se si dimostri qualcosa essere errato allora si è dimostrato esser giusto il suo contrario.

Sì, l'Uno non si può dimostrare.

Perché la logica, qualsiasi logica, è fondata sulla separazione.

Ciò che si può mostrare, invece, è l'incongruenza del molteplice.

L'Uno non è 1!

L'Uno coincide con il Nulla.

Nel senso che non lo si può mostrare.

D'altronde la Verità non può essere dimostrata.
Perché qualsiasi dimostrazione si fonda su premesse, assiomi, ossia "verità" che fondano ciò che si vuole dimostrare.

Zenone non dimostra l'Uno, che sarebbe impossibile, ma l'illusione del molteplice.



#1799
Citazione di: iano il 08 Aprile 2021, 10:44:39 AM
Citazione di: bobmax il 08 Aprile 2021, 07:54:20 AM
Ciò che dimostra Zenone è l'inconsistenza del molteplice.
Quindi che la separazione è un'illusione.
E non vi è alcuna dimostrazione matematica contraria che tenga.

Solo l'esistenza effettiva del discreto può confutare Zenone.
Ed è infatti sul discreto che si basa Simplicio.

Ma è proprio il discreto ad essere un assurdo.
Nello specifico vuole dimostrare che il movimento non esiste ed è una illusione dei nostri sensi.
Quindi ne conclude che non è attraverso i sensi che si possa giungere a verità. il paradosso di Zenone credo si possa considerare ormai risolto, cioè non viene più considerato un paradosso, quindi non dimostra nulla. Io l magari ingenuamente , ho creduto di aggiungere una nuova confutazione.
Nel frattempo nuovi argomenti scientifici più convincenti si sono sostituiti ad esso per dimostrare l'illusione dei sensi.
Ciò inevitabilmente ha gettato cattiva luce sulla funzione dei nostri sensi, confermando quantomeno che sono inadatti alla ricerca della verità.
In effetti non credo sia quella la loro funzione, ma credo anche non esista nulla che possa svolgere quella funzione.
Possiamo tuttavia parlare di movimento e di molteplicità, in quanto percepiti.
Ma come dice Ipazia , se interpreto bene, possiamo utilmente trattare ogni cosa quanto il suo contrario, il discreto come il continuo, ciò che dimostra che la scienza non è quella cosa che si sostituisce ai sensi nella ricerca della verità, ma che ad essi si aggiunge nello svolgere la loro funzione.

Non dimostra che il movimento è un'illusione dei sensi, ma che la nostra interpretazione della realtà è errata.
Che nulla è davvero separato.

Zenone non era uno stupido.
La freccia raggiunge il bersaglio.
È un fatto!

Ma in cosa consiste per davvero questo fatto?

Che la freccia raggiunge il bersaglio proprio in quanto la freccia, intesa come ente distinto da tutto il resto... non esiste!
#1800
Ciò che dimostra Zenone è l'inconsistenza del molteplice.
Quindi che la separazione è un'illusione.
E non vi è alcuna dimostrazione matematica contraria che tenga.

Solo l'esistenza effettiva del discreto può confutare Zenone.
Ed è infatti sul discreto che si basa Simplicio.

Ma è proprio il discreto ad essere un assurdo.