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Messaggi - iano

#181
Citazione di: niko il 28 Luglio 2025, 16:05:06 PMIo volevo dire solo che il condizionamento biologico della nostra percezione e del nostro pensiero, e quindi indirettamente anche della nostra cultura, impedisce l'esistenza di una "realta' oggettiva", e quindi, di un "sapere disinteressato", o insomma di una contemplazione, abbastanza pregnante o abbastanza interessante da essere fondamento e motivo di esistere per la filosofia, in quanto disciplina; il fondamento e il motivo di esistere dell'universo mondo, invece, qui, non era in
questione.






Non è che la impedisce: non c'è.
Un essere metabiologico non avrebbe maggior fortuna avendo una interazione con la realtà, perchè non c'è una realtà oggettiva, ma c'è una realtà oggettivabile.
E non necessariamente oggettivabile in quanto unità divisibile, perchè  la divisione è solo un esempio di interazione con la realtà, e possiamo portarlo come esempio perchè operazione a noi nota.
Noi non conosciamo in genere l'operazione oggettivante.
Una però la conosciamo, quella che porta avanti la ricerca scientifica, la quale però non produce  propriamente l'oggettività che ci aspetteremmo, in quanto produce una oggettività  definibile, contrariamente all'oggettività attesa, non definibile, se non si ha l'ardire di accettare ''la cosa che è in se'' come definizione .
Perchè, ora che disponiamo di un oggetto definibile, entità fisica, la cosa in sè dovrebbe apparirci per esclusione,  come cosa che nasce da un operazione di non defezione.
#182
Ho provato a capirci qualcosa fra fallacia naturalistica, prescrizione e descrizione. Non ci ho capito molto, comunque provo ad aggiungere qualche elemento di riflessione.

Il cortocircuito fra ciò che è e ciò che deve essere, credo derivi fondamentalmente dal fatto che ciò che viene descritto non coincide con ciò che è, o, in subordine,  non esiste una descrizione univoca per ciò che è.
Inoltre, seppure esistesse una descrizione univoca, esisterebbero descrizioni diverse da questa, ma logicamente equivalenti.
Le diverse  descrizioni in ogni caso influenzeranno in modo diverso le previsioni fatte in base ad esse, e quindi il nostro comportamento , perfino appunto quelle che logicamente si equivalgono.
Il bicchiere mezzo pieno equivale logicamente al bicchiere mezzo vuoto, ma gli effetti comportamentali sono notoriamente diversi.
Insomma, se la forma non è sostanza, una descrizione della realtà , essendo una forma,  non è la realtà, però determina il nostro modo di porci verso di essa, generando quindi prescrizioni su come sia bene farlo.

La forma è sostanza etica?

Due descrizioni diverse, ma logicamente equivalenti, producono lo stesso risultato quando diventano programmi per computer, per cui si può usare indifferentemente un programma oppure l'altro.

Due descrizioni diverse, seppur logicamente equivalenti, determinano comportamenti diversi nello stesso uomo.


#183
Citazione di: sapa il 28 Luglio 2025, 10:30:06 AMA torto o a ragione in questo caso, anch'io mi chiedo cosa voglia dire impegnare qualcuno in un sinedrio. A forza di elucubrare, mi sono chiesto se questa espressione "evangelica" non voglia significare un "essere chiamato a processo", così come Gesù fu costretto e intrappolato davanti al sinedrio. Non trovo altre spiegazioni, a meno non si tratti di espressione tecnica in qualche consesso più o meno storico-filosofico.
Se l'autore non è più in vita, o sconosciuto, tiriamo pure in ballo l'ermeneutica, però qui l'autore e vivo, e semmai rispondesse aggiungerebbe solo mistero al mistero.
#184
Citazione di: sapa il 28 Luglio 2025, 10:26:18 AMma forse sono io che non sono culturalmente all'altezza.
O forse questo è l'effetto che vuol ottenere Mauro Pastore su di noi.
#185
Citazione di: sapa il 26 Luglio 2025, 18:16:01 PMPerdonami, ma un testo filosofico non può essere un soliloquio o un flusso di coscienza come sembrano anche a me molto tuoi testi pubblicati qui. Se ciò che si scrive necessita da parte del lettore di numerose riletture, senza che si possa trarne un senso logico compiuto, non è forse meglio dare meno cose per scontate e chiarire meglio i concetti? Questo, credo, anche solo per sforzarsi di essere compresi, cosa che credo sia alla base di ogni comunicazione. Diversamente, si corre il rischio di declamare  alla luna, senza riuscire veramente ad esprimersi, riducendo il tutto a rumore.
Avrai notato che alcune aperture di discussione di Mauro Pastore si chiudono con un augurio di buona discussione, a noi, perchè per quanto lo riguarda nessuna nostra critica ha fatto si che egli la rimettesse in discussione.
Si tratta di fatto di inappellabili sentenze, rivolte esclusivamente ad un lettore accorto, se mai qui ve ne fossero.
Certo, se quegli accorti lettori qui ci fossero, essi potrebbero capire ciò che per noi rimane ermetico.
A sua discolpa chiamo la sua sincerità.
Egli infatti non si fa problemi di riportate qui testi che dichiara altrove gli abbiano bocciati.
Non sembra che egli senta il bisogno di ricevere una pur minima approvazione, per avere la prova che non stia predicando del tutto al vento, fidando che dei suoi scritti rimanga memoria, per accorti lettori del futuro.
In quanto illuminato dalla sorte lui spande luce da cui ci si può schermare, oppure accogliere, non altro.
Certo, un forum si presta al soliloquio e al flusso di pensiero, e io lo considero una cosa positiva, perchè è interessante seguire il flusso di pensieri altrui, purché solo a quello non si riduca.
#186
Tematiche Filosofiche / Re: Mah...ditemi voi
26 Luglio 2025, 19:20:41 PM
Citazione di: Damiano Bergamaschi il 24 Luglio 2025, 17:18:51 PMChe accadano cose atroci o non, regna il silenzio.
Sulle cose, belle o brutte, ci si fa l'abitudine, e si smette di parlarne. Lo stesso meccanismo agisce dunque per le cose atroci quanto per le meravigliose.
Così come le cose meravigliose smettono di darci felicità, così le atroci smettono di darci angoscia, se questo può suonare a nostra parziale discolpa, se è un meccanismo di silenziamentio che agisce in noi, non distinguendo fra bene e male.
Sembra insomma che lo stesso meccanismo ci preservi da una angoscia quanto da una felicità prolungate nel tempo.


#187
Citazione di: InVerno il 26 Luglio 2025, 14:20:23 PMDici? Allora c'è speranza che abbia un senso, io continuo a non capire

a) [La verità è che Mussolini non era diventato nemico dell'ideologia socialista] Esisterebbe una versione "falsa" dove Mussolini è diventato nemico dell'ideologia socialista?
b) [però avrebbe voluto liberarsi di una interpretazione illiberale di essa] Cosa è un interpretazione illiberale dell'ideologia socialista?
c) [ma soprattutto voleva ancora usarla] Cosa? L'ideologia o l'interpretazione illiberale di essa?
d) [per i propri scopi, cioè gli era ancora solidale;] usare per i propri scopi, cioè essere solidali? cioè?
e) [e non ne aveva rifiutato la carica violenta] cosa vuol dire "rifiutare" una carica violenta, cosa è una "carica violenta"?
f) [che in tante cose era assieme all'ideale.] Era assieme all'ideale de che? Quali tante cose?



Insomma, questo forum sembra essere diventato per Mauro Pastore un pulpito da cui indottrinare i suoi immaginari lettori , perché degli accorti lettori a cui egli si rivolge qui non v'è traccia.

#188
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 26 Luglio 2025, 15:29:32 PMSì, ma non mi hai ancora risposto: quali sarebbero questi problemi più facili da risolvere, che loro stessi (gli esseri umani) si creano? Mi fai qualche esempio? Grazie.
Prego, ma tutto il mio post precedente è l'esempio che mi chiedi.
Però evidentemente non sono stato abbastanza chiaro.
Ma non sapendo essere più chiaro di così, temo che potrei solo ripetermi.
Provo comunque a dirlo diversamente.
Se pure tu credi nell'esistenza dell'anima, ammetterai però che la sua esistenza è problematica, perchè di essa non vi è evidenza.
Al contrario del corpo vi è evidenza, e se questa evidenza non ci piace , possiamo puntare sull'anima, sperando esser migliore, non avendo evidenza del contrario.
Ora, quello che io ti invito a considerare, per provare l'effetto che fà, è di togliere evidenza al corpo, per metterlo alla pari dell'anima, riducendoli alla pari come elementi di un racconto, il racconto di come ci vediamo, che non potrà però mai coincidere con ciò che veramente siamo.
Se noi ci vediamo come forma, ciò non vuol dire che noi siamo forma, ma che la forma è un modo di vederci.
Poi possiamo raffigurarci coi tratti marcati di un corpo o con le sfumature di una anima, ma sempre di un disegno si tratta, in ogni caso.
Non dico questo per alleviare le tue sofferenze.
Questo è il mio modo di ''vedere'' le cose, che non nasce comunque dall'esigenza di alleviare le mie o le altrui sofferenze . O almeno, così mi pare.
Io provo solo ad usare onesta intellettuale, senza pretendere di riuscirci davvero.


#189
Citazione di: Alexander il 26 Luglio 2025, 12:50:25 PMMi sorge però spontanea una domanda: se tutto è interpretazione e favola, perché dovrei preferire la libertà data dall''esserne consapevole " a quella di vivere nelle favole? Se non c' è alcuna finalità, pari sono, anzi, direi che le favole sono pure più piacevoli, alla fine.
Se tu credi che la consapevolezza aumenti il tuo grado di libertà, dovresti spiegare in che senso la sua mancanza te la toglie.
Le facce di un dado hanno lo stesso grado di libertà nell'uscire, e il motivo direi che sia la mancanza di consapevolezza del dado.
Noi siamo in un certo senso un dado truccato.
Se abbiamo la consapevolezza che l'uscita della faccia uno significa ''precipitare in un burrone'', la faccia uno avrà minor probabilità di uscire rispetto alle altre.
Anche se noi abbiamo la sensazione di fare scelte libere, non possiamo dimostrarlo.
Perchè, se ammettiamo che noi scegliamo di scegliere, allora dovremo ammettere in una regressione infinita che noi scegliamo di scegliere di scegliere di scegliere...., il che renderebbe ogni scelta impossibile di fatto, se ogni scelta comporta un tempo in cui avviene.
Tutto quello che noi sappiamo è che facciamo delle scelte.
Questo cioè è un fatto.
Il come interpretarlo è tutta un altra storia.
Se stiamo alle nostre sensazioni le nostre scelte sono libere, e lungi da me il voler dimostrare il contrario.
Però oltre i fatti, che non sono la realtà, ma il risultato delle nostre esperienze nella realtà, ci sono solo le interpretazioni, con le quali ancor più dalla realtà ci allontaniamo, in un rapporto che diviene sempre più indiretto.
Nessuno però ci impedisce di dare preminenza alle nostre sensazioni, reclamando un rapporto diretto con la realtà, sostenuti anche dal fatto che le condividiamo.
Questo però, andando a ritroso, significa attribuire preminenza al fattore umano, il che non è proibito fare, purché lo si dichiari in modo netto, senza fare ricorso a un dire non detto, talchè quando si parlerà di verità occorrerà specificare che non è assoluta, ma che è  la verità relativa dell'uomo, quindi non assoluta, salvo non volersi spingere ad attribuire assolutezza all'uomo.
Se però parliamo di una verità non assoluta non dovremmo più usare il termine coniato per esprimere qualcosa invece di assoluto.
Poi, in mancanza di termini nuovi, ci sta pure che si usino i vecchi in senso nuovo, ma sempre col rischio di creare fraintendimenti.
Attribuire centralità al fattore umano è quello che in effetti fanno le religioni, seppure hanno il pudore di dichiararlo in modo indiretto. Così ad esempio se si affermerà che l'uomo è fatto a immagina divina,  mutatis mutandis, significa affermare che noi conosciamo il volto di Dio.
I musulmani la pensano diversamente , e per tal motivo proibiscono di dipingerlo.
Pur così la sostanza non cambia, se il dipingere è un modo diverso di descrivere Dio, con immagini, piuttosto che con parole, cosa che i musulmani non impediscono, se ammettono un libro come sacro.
Tanti sono i modi in cui possiamo descrivere la realtà, e di nessuno di questi dovremmo farne un idolo, a mio parere.
Questo possiamo evitarlo però solo se abbiamo la consapevolezza di farlo, e non mi pare che tutti abbiano la consapevolezza di aver fatto della scrittura un idolo, e non si tratta solo di una questione relegata alla religione.
Gli scienziati che ricercano la teoria del tutto hanno la stessa mancanza di consapevolezza.
#190
Se le favole sono vitali per l'uomo, nessuna supererà in importanza la sua vita, ed esse dunque non saranno mai verità a cui la sua vita potrà essere sacrificata, come è avvenuto finora.
D'altra parte l'uomo ha sempre dimostrato di saper sacrificare la propria vita per gli altri, consapevole che essa non inizia e finisce nella sua individualità.
L'individualità comporta diversità, che è la strategia della vita, e più che la singola vita è dunque l'individualità che non va sacrificata. Io avrei potuto essere voi, ma ho il dovere di essere io, perché più siamo, più idee abbiamo, e più idee abbiamo, di più soluzioni disponiamo, non potendo mai prevedere quale sarà quella giusta, per quel momento, e per quell'uomo che di volta in volta lo abita.
#191
Come dicono a Genova, nell'acqua che non si vuol bere ci si annega, e io sono annegato mio malgrado nella filosofia di Vattimo, almeno per quel poco che ho fin qui sorseggiato, ma pur con la sensazione che non ci sarebbe altro da aggiungere a quanto sopra detto, per quanto le cose si possono sempre ben complicare a volerlo.
Cos'altro potrei aggiungere dunque, per scoprire magari poi che Vattimo già l'aveva detto?
Aggiungo che nella misura in cui l'uomo ammetterà le sue presunzioni, allora non avrà più limiti insuperabili.
La falsa modestia nell'ammettere i propri limiti, vale la dichiarazione di un fine raggiungibile solo superandoli.
Però a me piace pensare a un uomo libero, e libero in particolare da ogni finalità, anche quando ciò si riducesse a una pura sensazione di libertà, alla quale comunque non saprei rinunciare.
Chi siamo e dove andiamo?
Seppure potessimo  io non  vorrei saperlo.
Però qualunque favola a tal proposito è la benvenuta, se accompagnata dalla consapevolezza che lo sia.
Questa consapevolezza però mi pare sia finora mancata, e semmai vi si giunga, occorre aggiungere ad essa quella della sua importanza  vitale per noi.
Una favola, o descrizione della realtà, da rivalutare dunque, ma per quel che è, come ciò di cui non possiamo fare a meno per vivere.
E' una filosofia della responsabilità che sostituisce le interpretazioni alla verità, sapendo che da quelle interpretazioni dipende la nostra esistenza che nessuna verità potrà garantire salvandoci dall'ansia di vivere.
Quell'ansia è la vita stessa, capace di raccontare sempre favole nuove, che non si annoierà chi vorrà ascoltarle.
Nell'ascoltarle si configurerà un mondo, come se ci vivesse davvero dentro, almeno nel tempo in cui la favola viene raccontata.
#192
Tematiche Filosofiche / Quell'antipatico di Vattimo.
26 Luglio 2025, 05:24:20 AM
Il pensiero debole, espressione così antipatica per me ( e non saprei dire il perchè) che dal sapere di cosa si tratti mi sono tenuto fin qui lontano.
E' pur vero che trattandosi del filosofo italiano contemporaneo più citato, non ho potuto fare a meno di sentir esporre il suo pensiero, seppur a spizzichi e bocconi, ma solo quel tanto che basta per rafforzare la mia antipatia per esso.
Questioni troppo cervellotiche per poter suscitare il mio interesse, e anzi a dirla tutta l'essenza delle seghe mentali.
Però, la prima volta che vado ad indagarne veramente il suo pensiero, cioè cinque minuti fa, su un sito della rai, è dir poco che esso mi è apparso  chiaro, perché mi è apparso il mio pensiero.
Evidentemente, anche ciò che non si studia, alla fine lo si può far proprio solo respirando il clima culturale, per cui il mio libero pensiero tanto libero non è, e di questo io non mi ero mai illuso, facendomi bastare la sensazione di un libero pensiero.

Riassumendo si tratta di ridurre la verità ad interpretazione, e la realtà a descrizione, e ditemi se di questo io non vi abbia abbondantemente ammorbati fin qui, tanto che mi chiedo quanto  perciò possa esservi risultato antipatico.

Però lasciatemelo dire, che scelta infelice quella dell'espressione ''pensiero debole''.

#193
Tematiche Filosofiche / Re: Fallacia naturalistica
25 Luglio 2025, 23:16:59 PM
Possiamo considerare  innaturale solo ciò del cui divenire abbiamo coscienza, come ad esempio la cultura o la tecnologia.
D'altra parte, nella misura in cui la cultura la ereditiamo possiamo non averne piena coscienza, considerando come naturale ciò che la riguarda.

#194
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 25 Luglio 2025, 12:27:21 PM
Ci sono problemi dei vivi irrisolvibili: per esempio, nessuno mi potrà mai ridare in questa vita la capacità di camminare correttamente, nemmeno  il più bravo dottore o scienziato esistente. I problemi fisici possono essere aggirati ma non risolti. Invece, io non vedo l'essere umano solamente come corpo, bensì come un insieme di corpo, mente, Anima e Spirito (ho volutamente scritto in maiuscolo le ultime due componenti  per far capire quali siano le più importanti per me). Chiaramente, se uno crede che siamo solamente corpo e mente, il discorso cambia. A volte mi chiedo se sia proprio necessario vivere una vita come la mia per rendersi conto che oltre al corpo e alla mente c'è qualcosa di più importante, qualcosa che non morirà col corpo e con la mente ad esso relativa. Me lo chiedo e poi, con un po' di amarezza e delusione mi rispondo che, evidentemente è così. D'altronde non è vero che quando si tocca il fondo si può solamente risalire? Ecco, io credo di aver toccato il fondo in questa vita. Mi fai qualche esempio di problemi dei vivi che possono essere risolti? Grazie

Io non credo che siamo fatti di corpo mente e anima, però è così che più o meno efficacemente ci descriviamo.
Come diceva Jessica Rabbit, ''Non sono cattiva, ma è così che mi disegnano''
I problemi dei vivi più facili da risolvere sono quelli che loro stessi si creano.
Così ad esempio c'è chi si fissa nella cura del corpo con C, o nella cura dell'anima con la A, sicuri della loro esistenza.
Credo che la realtà stia oltre la sua descrizione, per quanto averne una sia importante.
Dove andrà la nostra anima? Da nessuna parte perchè è condannata a restare prigioniera dentro una descrizione.
Se uno crede alla descrizione di se di quella descrizione diviene prigioniero, e questo è un esempio dei problemi che ci creiamo da soli, come dicevo sopra.
#195
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 25 Luglio 2025, 10:27:15 AMBuongiorno a tutti, sto cercando i miei antenati, sul sito https://www.familysearch.org/it  ma anche tramite il dipartimento dell'archivio  di stato, che fa capo al Ministero della Cultura, così come tramite  comuni e parrocchie varie. Stando a ciò che ho capito della psicogenealogia, quando si arriva a vivere una vita pesante come la mia, ma soprattutto quando non si generano figli, significa che la propria Anima ha scelto di non trasferire i problemi ereditati sui propri eredi, ma di farsene carico, per liberare dal peso sia l'antenato da cui abbiamo preso questi problemi, che noi stessi. In pratica vorrei conoscere l'antenato che, passatemi il termine, mi ha "inguaiato" non tanto per prendermela con lui/lei, quanto per capire quali siano i problemi che debbo risolvere. Stando a ciò che ho trovato fino ad ora, la linea che va più a ritroso, è quella della bisnonna acquisita paterna (la mamma del nonno, - papà del papà) di mia mamma. Che sia un segno? Secondo voi quella è la pista giusta? Grazie.
Secondo me la strada giusta è quella di provare a risolvere i problemi dei vivi, non dei morti.