La serenità è raggiungibile con la comprensione dei meccanismi mentali, specie esaminando il sistema di ricompensa, tutto gira intorno ai chimici della felicità, specie la dopamina. L'insoddisfazione è il motore e la motivazione a cercare la felicità, il piacere. La natura è geniale, e per farci sopravvivere e riprodurre, ci premia con delle droghe naturali. La felicità stessa dura pochi attimi, è un meccanismo naturale atto a cercare nuovi stimoli o a ripeterli per riprovare lo stato transitorio, uno stato di continua ricerca. Un altalena che oscilla tra insoddisfazione, normalità e felicità. Questo meccanismo è istintivo non si può bloccare, a garantito l'evoluzione e la sopravvivenza. Comprendendo questo motore biologico, si può puntare alla serenità, uno stato meno gratificante ma stabile e duraturo ( ovvio che nel mentre si potrà comunque assaporare i picchi di felicità ). La meditazione è un ottima via per stimolare la mente a produrre i chimici necessari a raggiungere lo stato desiderato, così come praticare la gratitudine verso quello che si possiede e vivere nel presente, assaporando le cose semplici. Esistono altri metodi come l'esercizio fisico, socializzare, stare nella natura etc. Ma la meditazione è quella che modifica in profondità gli schemi mentali. E un duro esercizio che porta alla serenità. Ce comunque da ribadire che gli impulsi primari tenderanno a distrarre o a portare a galla comportamenti automatici. Quindi bisogna allenarsi ogni giorno. Non esistono altri metodi, se segui il meccanismo della felicità mordi e fuggi, vivrai insoddisfatto e cercherai all'infinito i picchi di felicità, a volte rischiando dipendenze e malattie psicologiche. La serenità è data dalla comprensione dei meccanismi mentali e dalla meditazione. Altrimenti uno stato di pace è possibile agendo chimicamente sul cervello, è una scelta non contemplata ma molto efficace e non richiede sforzi mentali.
Allego qui un piccolo riassunto sul funzionamento primitivo del cervello, che ha un immenso potere.
L'aspettativa è la madre dell'insoddisfazione."
Joseph Rain.
ho scoperto sul perché siamo spesso insoddisfatti (c'entra la nostra evoluzione come specie) e come possiamo prendere maggiore consapevolezza di certi meccanismi biologici per contrastarli o almeno per non lasciare che governino troppo le nostre vite.
Sentirsi insoddisfatti è un meccanismo evolutivo.
l'evoluzione ha "progettato" il nostro cervello per garantirci la sopravvivenza, non per renderci felici.
Da decine di millenni la selezione naturale ci spinge a...
Mangiare.
Piacere agli altri.
Fare sesso.
Competere con i nostri rivali.
...perché sono queste le azioni che assicurano la riproduzione dei nostri geni
Essere felici, sereni e soddisfatti non necessariamente contribuisce agli obiettivi della selezione naturale. Anzi.
Se i nostri avi fossero stati tutti dei buddha illuminati, probabilmente ci saremmo già estinti!
Devi infatti sapere che esistono dei veri e propri principi biologici che ci spingono a compiere le quattro azioni chiave per la nostra sopravvivenza (mangiare, piacere agli altri, fare sesso, competere con i nostri rivali).
Essere perennemente insoddisfatti è legato al funzionamento di questi principi biologici scritti nel nostro DNA.
Provate allora a mettervi nei panni di questo «creatore» e chiedetevi: se doveste creare organismi capaci di trasmettere i loro geni, come fareste a spingerli a compiere quelle attività finalizzate a questo obiettivo? In altri termini, dato che mangiare, fare sesso, lasciare il segno sui propri simili e superare i rivali aiutava i nostri antenati a diffondere i loro geni, come programmereste il loro cervello per indurli a svolgere queste attività? Vi presento tre princìpi fondamentali che mi sembrano irrinunciabili e logici.
Conseguire questi obiettivi dovrebbe essere fonte di piacere, perché gli animali, uomini inclusi, tendono a mettere in pratica ciò che è gradevole.
Il piacere non dovrebbe durare per sempre, altrimenti non lo cercheremmo più; il nostro primo pasto sarebbe anche l'ultimo, se non provassimo più lo stimolo della fame. Lo stesso varrebbe per il sesso: un unico atto sessuale, per poi pascerci nei postumi dell'orgasmo per tutto il resto della nostra vita. Non sarebbe l'ideale per trasmettere i geni alla generazione successiva!
Il cervello dell'animale dovrebbe pensare di più (1) al piacere che accompagna una certa attività invece che (2) al fatto che duri poco. Dopotutto, se pensate soprattutto a (1), continuerete a cercare cibo, sesso e prestigio con immutato entusiasmo, mentre se pensate a (2) potreste cominciare a provare sentimenti contrastanti. Per esempio, potreste cominciare a chiedervi a cosa serva inseguire con tanta insistenza il piacere se questo svanisce poco dopo averlo afferrato, lasciandovi con la voglia di ricominciare. Vi ritrovereste sprofondati nella noia e rimpiangereste di non avere studiato filosofia all'università.
Allego qui un piccolo riassunto sul funzionamento primitivo del cervello, che ha un immenso potere.
L'aspettativa è la madre dell'insoddisfazione."
Joseph Rain.
ho scoperto sul perché siamo spesso insoddisfatti (c'entra la nostra evoluzione come specie) e come possiamo prendere maggiore consapevolezza di certi meccanismi biologici per contrastarli o almeno per non lasciare che governino troppo le nostre vite.
Sentirsi insoddisfatti è un meccanismo evolutivo.
l'evoluzione ha "progettato" il nostro cervello per garantirci la sopravvivenza, non per renderci felici.
Da decine di millenni la selezione naturale ci spinge a...
Mangiare.
Piacere agli altri.
Fare sesso.
Competere con i nostri rivali.
...perché sono queste le azioni che assicurano la riproduzione dei nostri geni
Essere felici, sereni e soddisfatti non necessariamente contribuisce agli obiettivi della selezione naturale. Anzi.
Se i nostri avi fossero stati tutti dei buddha illuminati, probabilmente ci saremmo già estinti!
Devi infatti sapere che esistono dei veri e propri principi biologici che ci spingono a compiere le quattro azioni chiave per la nostra sopravvivenza (mangiare, piacere agli altri, fare sesso, competere con i nostri rivali).
Essere perennemente insoddisfatti è legato al funzionamento di questi principi biologici scritti nel nostro DNA.
Provate allora a mettervi nei panni di questo «creatore» e chiedetevi: se doveste creare organismi capaci di trasmettere i loro geni, come fareste a spingerli a compiere quelle attività finalizzate a questo obiettivo? In altri termini, dato che mangiare, fare sesso, lasciare il segno sui propri simili e superare i rivali aiutava i nostri antenati a diffondere i loro geni, come programmereste il loro cervello per indurli a svolgere queste attività? Vi presento tre princìpi fondamentali che mi sembrano irrinunciabili e logici.
Conseguire questi obiettivi dovrebbe essere fonte di piacere, perché gli animali, uomini inclusi, tendono a mettere in pratica ciò che è gradevole.
Il piacere non dovrebbe durare per sempre, altrimenti non lo cercheremmo più; il nostro primo pasto sarebbe anche l'ultimo, se non provassimo più lo stimolo della fame. Lo stesso varrebbe per il sesso: un unico atto sessuale, per poi pascerci nei postumi dell'orgasmo per tutto il resto della nostra vita. Non sarebbe l'ideale per trasmettere i geni alla generazione successiva!
Il cervello dell'animale dovrebbe pensare di più (1) al piacere che accompagna una certa attività invece che (2) al fatto che duri poco. Dopotutto, se pensate soprattutto a (1), continuerete a cercare cibo, sesso e prestigio con immutato entusiasmo, mentre se pensate a (2) potreste cominciare a provare sentimenti contrastanti. Per esempio, potreste cominciare a chiedervi a cosa serva inseguire con tanta insistenza il piacere se questo svanisce poco dopo averlo afferrato, lasciandovi con la voglia di ricominciare. Vi ritrovereste sprofondati nella noia e rimpiangereste di non avere studiato filosofia all'università.