Citazione di: IpaziaL'ontologia non riguarda l'assoluto, ma più semplicemente la causa o la radice dei fenomeni relativi: non è la stessa cosa, perché se una causa esiste, è anch'essa relativa. Quindi, se la pluralità è ontologica, è anch'essa un relativo (che venga poi assolutizzata da alcune filosofie o punti di vista, è un altro discorso). Ma per ora ci stavamo accontentando di scoprire se la pluralità lo è davvero, ontologica.
L'ontologia assoluta la possiede meno che mai il postulante dell'Assoluto. La migliore ontologia a cui possiamo attingere é quella induttiva-deduttiva del metodo scientifico
Il fatto però che il metodo migliore (solo per certi propositi, e con tutti i rovesci della medaglia) sia quello induttivo-deduttivo che postula una esistenza plurale, non garantisce lo status ontologico a quest'ultima.
Lo hai appena detto: è solo un metodo.
Solo un'analisi filosofica può stabilire se tale metodo ha basi solide, per ora esso di solido ci ha dato solo prodotti comodi (alcuni anche umanamente quasi essenziali per non cadere in alcuni eccessi del passato) o nozionisticamente interessanti a prezzi non sempre convenienti, soprattutto per la maggioranza degli esseri (vedere la lista dei problemi, di portata più grande dei precedenti, e scatenati o ingigantiti solo dopo l'uso massiccio di questo metodo).
Finché non concludiamo questa analisi filosofica che avevamo iniziato, la dichiarazione che la pluralità esplorata dal metodo scientifico sia ontologica, rimane articolo di fede o al massimo di convenienza intellettuale e fisiologica (due aspetti importanti, ma non ontologica).
L'analisi può comunque continuare riprendendo la ricerca: cosa rende possibile, se davvero è possibile, che due enti essenzialmente distinti possano interagire con una qualunque regolarità?
