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Messaggi - daniele22

#181
E fai benissimo a non fidarti. Già qui nel forum ho notato che c'è una certa tendenza a mistificare. Tu sei nuovo e non puoi sapere, ma figurati, tanto per dire, che solo una briciola di tempo fa uno è scomparso e dopo un mese si è ripresentato con un altro nome ... tipo Stanislao Moulinsky e Nick Carter tanto per capirci ... tra l'altro ad oggi sembra essere scomparso anche il secondo dei due ... Robe dell'altro mondo insomma misummi. Teniamo alta la guardia! ... Un saluto 
#182
Citazione di: Il_Dubbio il 19 Novembre 2024, 09:50:12 AMIo non lo vedo come un errore interpretativo. Sicuramente volevi solo dire che l'essere umano fa parte della natura quindi è errato dire che non possa esserlo. Io su questo avevo gia risposto di si. Cioè che è chiaro che faccia parte della natura.
Ma questo non vuol dire che entrambi gli enti abbiano comportamenti uguali.

Non credo di aver interpretato male, in quanto ho utilizzato la logica. Tu hai dichiarato che un essere umano si esprima attraverso una intelligenza. Nella stessa frase però dichiari che la natura e l'uomo sono la stessa cosa. E' ovvio attribuire quindi alla natura una intelligenza. Poi ti sei sbagliato, non volevi dire questo, ma è questo ciò che è scritto.

Però se rileggi io avevo diversi modi per risponderti. Proprio perché non pretendevo di aver intuito perfettamente il tuo pensiero. 

Per quanto riguarda i giudizi che io darei sulla natura, non mi sembrano pertinenti. Non ho espresso un giudizio. Non ho detto che la natura fa le cose sbagliate o cattive. Ho solo individuato un tipo di comportamento naturale distinto da un comportamento umano.
Se non sei d'accordo...amen.
Per ciò che riguarda I giudizi che non esprimi, citandoti:
"Noi siamo parte della natura è vero, ma è proprio la natura che agisce contro se stessa.'
Cosa ne sai della natura tanto da affermare che agisce contro sé stessa?
E ancora, sempre citandoti:
"La natura percorre una via caotica e non ha alcuno scopo. Un giorno crea, il giorno successivo distrugge. Senza alcuna logica."
Sul fatto che non si intravveda uno scopo sono d'accordo, ma ti ricordo che ad oggi, sempre che tu non riesca a mettere tutto in discussione, vale ancora la sentenza che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Pertanto la seconda parte del tuo pensiero non avrebbe alcuna legittimità.
Giungo infine alla tua logica, a me incomprensibile, sempre citandoti:
"Non credo di aver interpretato male, in quanto ho utilizzato la logica. Tu hai dichiarato che un essere umano si esprima attraverso una intelligenza. Nella stessa frase però dichiari che la natura e l'uomo sono la stessa cosa. E' ovvio attribuire quindi alla natura una intelligenza. Poi ti sei sbagliato, non volevi dire questo, ma è questo ciò che è scritto."
Ordunque dovresti dirmi dove avrei dichiarato che la natura e l'uomo sono la stessa cosa e che l'avrei pure scritto. Nel caso tu facessi orecchie da mercante, o continuassi su questa linea, invito esplicitamente un moderatore delle tematiche filosofiche a intervenire in proposito dato che ritengo offensivo mettermi in bocca parole che non ho mai detto e che tra l'altro, qualora le avessi dette, sarebbero assai stupide. In ogni caso le parole del moderatore, in quanto espressione di terzietà, potrebbero pure suggerirmi che sono io a sbagliarmi
#183
Citazione di: misummi il 18 Novembre 2024, 11:48:47 AMIo non sono laureato in fisica quindi, quando guardo quelle lavagne piene di simboli strani mi chiedo se qualcuno ci gioca essendo del mestiere come farebbe un buon baro o un illusionista.
Mi ricordano i geroglifici egiziani e il dubbio che mi viene è questo: non è ancora stata scoperta una Stele di Rosetta che traduca in modo intellegibile i simboli matematici e fisici in un linguaggio comprensibile, anche solo a grandi linee, alla gente.
Vuoi  vedere che ci stanno usando e imbrogliando in vari modi?
Pensate che cosa avrebbero ipotizzato e, alla fine,concordato gli egittottologi  per quanto riguarda il significato dei geroglifici sé la Stele di Rosetta non fosse stata mai scoperta?
Non l'avrà ideata Cahampollion?
Io non mi fido molto dei francesi ...dopo quello che ha seminato e provocato la  loro famosa Rivoluzione!


Ciao, primo incontro tra noi e quindi benvenuto. Penso che non si tratti di segni incomprensibili, ma del fatto che non sia ancora del tutto chiaro il fenomeno della gravità, ma data la mia ignoranza non mi sbilancio. Un saluto
#184
Citazione di: Il_Dubbio il 18 Novembre 2024, 20:02:09 PMIn primo luogo metti nella prima frase, insieme: essere umano, natura e intelligenza. Quindi mi sembra che tu sostenga che la natura esprima una intelligenza. Oppure vuoi dire che l'intelligenza della natura si esprima attraverso l'operato dell'uomo? Ma se la natura ha bisogno dell'uomo per diventare intelligente, fino alla comparsa dell'uomo la natura come ha operato?
Posso pure essermi sbagliato ad attribuirti il pensiero che la vita non ha senso, ma il tuo discorso sulla finalità dava perlomeno un margine di plausibilità a quello che sembra essere stato un mio fraintendimento.
Però la tua interpretazione del mio pensiero (quella citata qui sopra) mi sembra inventata di sana pianta. Non ho mai detto che la natura esprime un'intelligenza, così come non ho mai personificato la natura quasi come se essa fosse un Dio. Inoltre mi astengo di esprimere giudizi sulla natura come invece fai tu. Già nel post nr. 57 avevo espresso che certi giudizi fossero arroganti e ribadisco il concetto. In ogni caso il mio pensiero che hai commentato così come si evince nella parte da me citata era questo: "Se l'essere umano pretende di separarsi dalla natura la spiegazione razionale è che egli è un individuo che in questo caso specifico usa ben poco la sua intelligenza."
Parafrasi: l'essere umano fa parte della natura ed è da sciocchi pensare che non possa esserlo.
Rigetto naturalmente tutto il resto del tuo discorso che poggia su quel madornale errore interpretativo.
Per quello che riguarda la pretesa di un'etica, dato che si vive in democrazia e non in regime di anarchia, mi sembrerebbe quantomeno legittimo che una persona avesse la pretesa che, qualora fosse vittima di un abuso, venisse punito l'autore dell'abuso.
Concludendo, la filosofia non si compie nelle sterili stanze della nostra mente dove sembra lecito dire di tutto, ma confrontandosi con la realtà mondana
#185
Citazione di: Il_Dubbio il 15 Novembre 2024, 00:03:01 AM<<Mettendo da parte ciò su cui non possiamo dire nulla di definitivo, ovvero Dio, per quanto riguarda il fondamento della morale non rimane che riflettere intorno all'uomo e alla natura.>>

Riflettevo sull'uomo e la natura per cercare il fondamento della morale.

Per noi l'etica non ha un fondamento nella natura. Perchè la natura cosa ci insegnerebbe di fondamentale? Ci insegna che le cose non hanno un fine. Non c'è uno scopo. Se sono cosi è perchè casualmente sono capitate in quel modo. Mentre l'etica ha un fine, serve per indirizzare un comportamento invece che un altro.
L'uomo e la natura sono chiaramente, o vagamente, la stessa cosa. Ma mentre la natura non insegue alcun fine, l'uomo sembra cercarne uno.

Quando queste cose diventano ovvie, allora ci si chiede se il fondamento della morale non abbia un fine come sembrerebbe suggerire la natura, oppure ne avrebbe uno come sembrerebbe suggerire la natura dell'uomo.

Quando si separano la natura e l'uomo come se fossero entità differenti è già evidente che c'è una separazione a cui dovremmo dare spiegazione.

Questa dovrebbe essere una risposta razionale. Non una risposta "intuitiva", ma seguita da un ragionamento. Se il ragionamento parte da una nozione di fisica, poco importa. L'importante che abbia un senso.

Io mi aspettavo piu un dialogo sul concetto di ordine in senso filosofico. Magari mi aspettavo che qualcuno venisse a dirmi che dopo tutto l'ordine potrebbe essere soggettivo, quindi che non esista un ordine "naturale". Insomma una costruzione filosofica. Mi accorgo però che qua di filosofia ce ne è ben poca. Non c'è alcuna voglia di costruire un percorso... nessuna voglia di fare filosofia.


 
Se l'essere umano pretende di separarsi dalla natura la spiegazione razionale è che egli è un individuo che in questo caso specifico usa ben poco la sua intelligenza.
Giusto per fare un goccio di filosofia, non troppa, trovo insulso dire che la vita non abbia un senso, altrimenti non vedo alcun motivo per cui moltissime persone si dannino l'anima per esprimere opinioni sulla realtà o su parti di essa. Trovo cioè che la formula "la vita non ha senso" sia solo un luogo comune buono per sedicenti filosofi di mezza tacca
#186
Citazione di: PhyroSphera il 14 Novembre 2024, 08:57:17 AMRussell, ponendosi sul piano delle misurazioni (orologi) attua una tattica di aggiramento del significato fondamentale. Il dato è questo: a seconda della velocità del movimento mutano le scansioni delle dinamiche della massa. Per conseguenza, a velocità immensamente differenti corrispondono cronologie reciprocamente non coincidenti. Un astronauta che viaggia a velocità prossime a quelle della luce non vive più o meno tempo, ma il suo tempo non corrisponde ai tempi di quelli rimasti a velocità ordinarie. Quando l'astronauta ritorna la sua età e quella degli altri non sono più nello stesso rapporto prima del viaggio.
Se invece focalizziamo l'attenzione e basiamo l'interpretazione sulla misurazione del tempo e non a quanto viene scandito cronologicamente, la Teoria della Relatività viene sostituita con l'indicazione di una astrazione e la tecnica derivatane si spiega diversamente: non dal dato veritativo alla potenza dell'azione, ma da un linguaggio a un potere... che si rivela falso! Infatti così la nozione di scienza è perduta. E' la tendenza attuale: dalla tecnoscienza si va verso la perdita della scienza. Un disastro se si vuol coinvolgere tutti in questa cecità; giacché al capolinea, passate coincidenze favorevoli, c'è anche la fine della tecnica. Molti ma non tutti meritano questo destino.
Per chi abituato a pensare che la realtà è tanto "normale", la fisica della relatività (spaziotemporale) è uno scoglio insormontabile.

MAURO PASTORE

Ciao. Ho capito poco o nulla di quello che hai detto. Ho trattenuto comunque, e condivido, che la scienza sta andando a Patrasso. Aggiungo solo che non può esser che così dato pure che la filosofia, capostipite della scienza moderna, ci sia andata già da mò (a Patrasso).
Per quello che riguarda la discussione in oggetto, ho fatto una grande cazzata a scrivere su questo tema dato che ho ben poca dimestichezza con la relatività. Al più avrei dovuto semplicemente dire che mi sembrava strano che la scienza medica non abbia mai confortato l'idea che viaggiando ad alte velocità l'organismo non invecchi. Magari l'ha pure detto, ma io non l'ho mai sentito. Un saluto
#187
 
Partendo dal dato che tutto tende al disordine e dandolo per buono fino a prova contraria, mi sembra che all'interno del sistema universo tanto noi quanto i canguri o i batteri, questi ultimi due probabilmente a livelli inconsapevoli e in modi più contenuti, ci si dia da fare per opporsi all'entropia dell'universo. Immagino quindi che questo spendere faccia parte della natura. Comunque, il fatto che Il_Dubbio dica che la natura agisce contro sé stessa non mi sembra una osservazione molto acuta, anzi mi sembra un'osservazione arrogante. Mi manca proprio l'idea che un individuo possa giudicare l'operato della natura. Può essere in ogni caso che io non abbia i mezzi per comprendere la profondità di tale pensiero.
Resto pertanto fermo al mio primo intervento in questo tema e che riporto in parte di seguito:
"A mio giudizio ci sarebbero almeno un paio di cose che sarebbero d'ostacolo all'attuazione di un'etica più "sana" di quella che da sempre viviamo. Con buona pace dei filosofi che fino ad oggi si sono cimentati nell'impresa, il primo ostacolo sarebbe dovuto alla presenza di ciò che noi chiamiamo il "dono" dell'autocoscienza che tanti pomi avvelenati produsse e produce ancor oggi tanto da chiedersi se si tratti più di una malagrazia che di un dono, e il secondo dall'istituto della proprietà privata che sicuramente favorirebbe il "mors tua vita mea"."
Una piccola aggiunta: probabilmente la proprietà privata è solo una conseguenza di una "autocoscienza" assai affettata da un protagonismo del tutto inopinato anche se naturale
#188
Citazione di: Il_Dubbio il 13 Novembre 2024, 15:15:13 PMTu come molti altri rispondono a metà. Se fosse vero che l'essere umano si opponga alla natura (in quanto informazione acquisita) cos'è allora l'etica? Anche l'etica si oppone alla natura, quindi anche i nostri comportamenti si oppongono alla natura, oppure l'etica fa parte di un mondo parallelo alla natura?

Per come è la mia personale visione delle cose, anche se ci fosse una distinzione fra comportamenti naturali e non, tutti i comportamenti sarebbero di opposizione alla natura.
Noi non voliamo come gli uccelli, ma se crediamo che il volo degli uccelli sia naturale e il nostro (con le attrezzature adatte) non lo sia, allora non ci siamo capiti. Per me tutti i comportamenti, da quelli naturali a quelli che non sembrano esserlo, si oppongono alla forza della natura.

L'etica esige che si abbia un comportamento. Questo per te è contro natura oppure no?

Per me sono contro natura anche i comportamenti naturali, e questo forse perchè intendiamo la natura (e la sua forza) in modo differente.

Gli squilibri di cui parlavo alcune pagine dietro, sono una costante naturale nel tempo. I comportamenti, naturali o meno, tendono a ricomporre un equilibrio. Ma il tempo è dalla parte della natura. Noi non possiamo avere alcun comportamento (naturale o meno) che blocchi la forza della natura.
 



Mi sembra che che tu abbia preso fischi per fiaschi. Perdona questa piccola nota polemica, ma te la sei cercata; ti invito quindi, prima di parlare a vanvera, di leggere meglio quello che uno scrive. Oppure puoi continuare a non farlo. Nel caso, di sicuro non ti risponderei ... risposta per intero e non mezza risposta.
Comunque, giusto per precisare, tempo fa, non ricordo il tema discusso, espressi il pensiero (e mi rivolgevo a più di una persona) che fosse semplicemente ridicolo sostenere l'idea che l'essere umano potesse andare contro natura dato che siamo parte di essa. Si sosteneva in particolare che l'essere umano si fosse svincolato dalle leggi di natura grazie alla tecnologia. Non ricordo inoltre se nella stessa discussione o in altra, dissi pure che fosse aberrante fare un distinguo tra naturale e artificiale, anche se il distinguo in determinati contesti sarebbe pur lecito. Pertanto, non è certo a me che devi addebitare simili posizioni di pensiero.
Tornando a bomba, sicuramente con parole diverse dal post precedente che già erano distanti da quello che tu hai inteso, io dico che l'etica è un animale un po' particolare perché a differenza delle altre discipline il suo oggetto è esclusivamente il comportamento. Ovverosia, l'oggetto della filosofia, della fisica, della chimica, della danza o del tiro con l'arco, insomma l'oggetto delle discipline umane non è il comportamento come lo sarebbe invece per l'etica. Tutto secondo natura, giusto per rassicurarti. Vi è certamente per queste discipline una scuola di comportamento, quindi un'etica, ma il comportamento non è il loro oggetto. Detto questo a mio giudizio la scuola di comportamento per l'etica sarebbe senz'altro una scuola disastrata. E per affermare questo non ci vuole certo un genio quando ci si guardi attorno. Tanto per dire, ¿ti sembra che i cristiani si comportino seguendo l'etica di Gesù? Ora guarda i liberal liberisti in America che vogliono ritornare ai dazi dopo che se n'erano liberati. Guarda l'Italia, che ripudia la guerra in Costituzione e di fatto vi partecipa inviando armi all'Ucraina che non appartiene né all'Europa, né alla Nato. Oppure anche, visto che in Italia l'etica viene regolata dallo stato di diritto e quindi dalle leggi positive, mi piacerebbe sapere quanti reati si consumano ogni giorno, ma anche quanti trucchetti leciti si compiono per aggirare dette leggi snaturandone il loro senso. E si potrebbe continuare fin che si vuole.
Allora chiedo, e non solo a te ovviamente: visto e considerato che le scuole che reggono tutte le discipline umane hanno dei principi di base che vengono osservati qualora si vogliano ottenere dei risultati, ¿perché i principi di base che reggono le dottrine etiche vengono spensieratamente disattesi? Un saluto
#189
Citazione di: Il_Dubbio il 12 Novembre 2024, 09:40:13 AM@Alberto Knox
@daniele22

La mia è una risposta generale ad ogni idea che l'uomo propone per migliorare la propria esistenza. Come è anche l'idea di etica. L'etica, la filosofia, la religione ed anche la scienza ecc. sono tutte forme per proporre una soluzione al dilemma dell'esistenza. E' qualcosa che si pone per rimediare alla potenza opposta, quella che ci fa desistere, ci fa soffrire, ci fa intristire o morire. Questa potenza opposta è la forza della natura.
L'idea che tutto questo sforzo che fa l'umanità per erigere forme di filosofia, scienza ecc. non sia del tutto senza alcuno scopo, è l'idea che l'umanità intera sia un unico essere vivente che, attraverso la mente (dei miliardi di persone vissute sulla Terra), attraverso il linguaggio e la coscienza, continui a vivere nei millenni forse ancora a venire.




Che l'essere umano si opponga anche vanamente alla forza della natura è per me un'informazione acquisita. L'etica in quanto dottrina è però un animale un po' particolare perché a differenza delle altre discipline si rivolge al comportamento e di fatto sarebbe impossibile vivere senza comportarsi. Possiamo cioè vivere senza le scienze, ma non senza comportarsi. Vi sarebbe poi da dire che queste discipline, scienze, necessitano di comportamenti adeguati perché possano produrre i frutti che noi ci aspettiamo che producano. Visto che a regolare tali discipline vi è o una ricerca di armonia, o, nel caso delle scienze addirittura delle prescrizioni dettate dalla razionalità e logicitá, vien da chiedersi come mai l'etica produca negli individui che ad essa si ispirano dei comportamenti contradditori che almeno apparentemente stridono tanto con una ricerca di armonia quanto con la ragionevolezza
#190
@Alberto Knox
@Il_Dubbio
Per come la penso il tema della discussione mi è abbastanza chiaro e la mia posizione è stata espressa in modo inequivocabile nel post nr. 22 rispondendo a una domanda chiave posta da Koba, post che però è passato più o meno inosservato. Poco male dato che successivamente, ferma restando la mia opinione, ho cercato e cerco tutt'ora di confrontarmi nel dialogo.
A differenza di me, mi sembra che Dubbio si sia attestato su posizioni meno politicizzate introducendo l'entropia per dare una dimensione scientifica al problema e fornendo pure una conclusione; le sue parole, per me abbastanza chiare, furono: "La causa del malessere è dovuta allo squilibrio. Per cui il benessere vuol dire equilibrio.......In politichese potrei richiamare al compromesso". Più che condivisibile, salvo che dal mio punto di vista e per ciò che riguarda l'umanità non si individua l'origine dello squilibrio.
Francamente, infine, mi sembra che tu ti stia perdendo a fare distinzioni filologiche che nello specifico del tema che si sta trattando poco possono essere d'aiuto
#191
@Alberto Knox
Citandoti:
"Ma allora da questo punto di vista è la necessità vitale di ogni essere vivente, probabilmente anche una pianta sente di essere viva e sicuramente uno scimpanzè sente di essere vivo. Allora la questione non è più definire un etica condivisa ma che cosa siamo."
Ciò che ci differenzia dalla pianta e dallo scimpanzé sarebbe il fatto che probabilmente solo noi riusciremmo a immaginare l'idea di "sentirsi vivi", idea che conduce anche al pensiero di avere gioco, ovvero di avere possibilità di vita; tale necessità sarebbe certamente vissuta pure dalla pianta o dalla scimmia, ma non sarebbe idealizzata. Dovrebbe dunque essere chiaro che di fronte al pensiero "sentirsi vivi", "avere possibilità di vita", si apra tutto l'universo antropologico, nel bene e nel male, tanto per sé stessi quanto per gli altri.
Allora,  come dici, la questione sarebbe innanzitutto capire cosa siamo in quanto esseri umani e quindi vedere se vi sia spazio per definire un'etica ampiamente condivisibile.
Infine, per quello che ne so anche altre specie mostrano forme di cura nei confronti dei propri simili; non riusciranno ad aggiustare femori, ma questa è un'altra cosa
===========
@Koba II
In effetti non ho mai pensato che la filosofia fosse nata dallo stupore dato che penso che le persone del sesto secolo avanti Cristo non fossero ingenue a tal punto. Certamente ho sempre pensato che dovesse esserci utile, ma a scuola non mi è riuscito di cogliere questa utilità.
Circa il riferimento al "conosci te stesso" tendo a interpretarlo come un invito a sforzarsi di comprendere l'altro attraverso l'analisi del proprio agire, di comprendere cioè la tua uguaglianza all'altro. Di comprendere infine che le nostre diversità siano imputabili a sorti diverse in cui saremmo incappati a partire dall'impronta genetica assegnataci dai nostri genitori. Sorti diverse che possono anche implicare situazioni di estrema fortuna o sfortuna come ventilato da Dubbio. Solo così pensando per me avrebbe senso la formula per intero che non so se fosse scritta in origine, o manipolata successivamente e che reciterebbe appunto "conosci te stesso e conoscerai il pensiero degli dei". Se così non fosse il detto "conosci te stesso" da solo suonerebbe come un semplice conoscere i propri pregi, difetti e i propri limiti personali; per carità, c'è pure chi non lo fa mentre sarebbe opportuno farlo, ma che tale semplice formula fosse stata posta all'ingresso del tempio di Apollo mi sembrerebbe quasi banalizzare Apollo attribuendogli un monito che se non è alla portata di tutti poco ci manca
#192
@Alberto Knox
Contesto il pensiero che sostiene che l'essere umano abbia come bisogni fondamentali quelli di amare ed essere amato. Ricordo che la necessità di un'azione qual è l'amare, l'odiare o il coltivare fragole tanto per dire nasce da contingenze del qui e ora. Dal mio punto di vista, oltre alle necessità chiamiamole vitali, il bisogno fondamentale di un essere umano resterebbe confinato a un generico "sentirsi vivo". Inoltre, non pensare che le ferite interiori vengano stordite solamente con droghe, alcool etc.; esistono altre forme di stordimento forse più nocive soprattutto perché socialmente apprezzate.
@Koba II
Visto che hai detto che l'essere umano è ontologicamente problematico, a livello filosofico sarebbe interessante conoscere o sforzarsi almeno di conoscere i motivi per cui egli verserebbe in tale situazione, sempre ammesso che gli "altri" non evidenzino tale problematicità e che un compito della filosofia sia quello di essere d'aiuto al pover 'om.
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Quanto all'educazione e all'istruzione va da sé che bisognerebbe applicarsi a tirare fuori le potenzialità dell'individuo, ma al tempo stesso bisognerebbe istruire su ciò che è ammesso e ciò che non è ammesso nella comunità
#193
Così come è stato messo giù nel tema proposto non penso che si possa dire che da un punto di vista scientifico noi si ricerchi la felicità o il benessere. Direi piuttosto, lasciando la scientificità ad altri temi, che noi si abbia semmai un'inclinazione a tenersi distanti dal nostro malessere. Questo naturalmente nulla toglie che comperando un'auto nuova o una casa ci si senta felici almeno per una settimana, ma non mi dilungherò su questa osservazione che a mio vedere porta a ben poco. Questo cercare di tenersi a distanza dai guai quindi varrebbe naturalmente a livello teorico (si veda la discussione in "Psicanalisi" ... e nel frattempo mi accendo una sigaretta che di sicuro mi fa benissimo). Quando dunque mi alzo al mattino, a livelli non propriamente consapevoli, più che ambire al mio benessere cerco più che altro di non fare cazzate che mi arrechino danno. Tutto questo avviene più o meno all'interno di pratiche di routine. Va da sé che all'interno di questa ripetitività io possa cogliere di tanto in tanto qualcosa che migliori il mio agire rendendomi così un poco più felice, ma tutto sommato mi sembra di poter dire che saremmo ben distanti dalla fantomatica ricerca del benessere. Riprendo quindi la domanda posta da Koba:
"Qual'è la vera difficoltà nel fare in modo che l'idea dell'interazione virtuosa come espressione dell'essenza stessa della natura e dell'uomo diventi una nozione comune, scontata, come comune e scontata è la cura per il luogo in cui si abita?"
A mio giudizio ci sarebbero almeno un paio di cose che sarebbero d'ostacolo all'attuazione di un'etica più "sana" di quella che da sempre viviamo. Con buona pace dei filosofi che fino ad oggi si sono cimentati nell'impresa, il primo ostacolo sarebbe dovuto alla presenza di ciò che noi chiamiamo il "dono" dell'autocoscienza che tanti pomi avvelenati produsse e produce ancor oggi tanto da chiedersi se si tratti più di una malagrazia che di un dono, e il secondo dall'istituto della proprietà privata che sicuramente favorirebbe il "mors tua vita mea"
#194
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
29 Ottobre 2024, 21:55:30 PM
"Fino agli anni settanta in Italia la trattazione delle malattie del sistema nervoso includeva nell'unica disciplina della "neuropsichiatria" sia le patologie "organiche", sia le patologie della mente. Il 29 aprile 1976 con la legge nº238, in Italia, si sancisce definitivamente la separazione della psichiatria dalla neurologia, sotto l'impulso dello psichiatra Carlo Lorenzo Cazzullo. Le due branche sono oggi praticate separatamente, anche a causa della grande quantità di dati che sono stati accumulati negli ultimi 50 anni che rende difficile unificarle in un'unica disciplina."
Tratto da Wpedia alla voce "Storia della neurologia ".
Più che altro, per rispondere alle domande di Dubbio bisognerebbe rivolgersi ai dibattiti che erano in corso all'epoca. Forse c'è qualche connessione con la successiva legge Basaglia che è del 1978
#195
Tematiche Filosofiche / Re: Psicoanalisi
28 Ottobre 2024, 09:19:32 AM
Citazione di: Jacopus il 27 Ottobre 2024, 21:47:00 PMNon hai tutti i torti sugli psichiatri ;). Molti di loro ce la mettono tutta per rendersi antipatici, ma resta il fatto che la malattia mentale va affrontata. A mio parere però va affrontata con un metodo diverso da quello della medicina tradizionale fondata su malattia/terapia/cura. La diversità si trova sul nesso fra malattia mentale e società, ovvero la malattia mentale, molto più di ogni altra malattia, è una patologia sociale. In linea di massima essa trae origine dal trauma, ovvero da condizioni avverse nella vita. Se, ad esempio, le condizioni sono davvero molto avverse, per sopravvivere occorre estraniarsi dalla realtà, ci si può dissociare temporaneamente (nevrosi) oppure in modo permanente (psicosi). Quindi per tenere sotto controllo la malattia mentale occorrerebbe agire in modo preventivo sul trauma, che, se avviene in infanzia, è molto impattante. Si può giungere alla malattia mentale anche attraverso le sostanze psicoattive, compresa quella che viene quasi idolatrata come la cannabis. Ma non di meno è l'alcol, capace di creare le precondizioni per malattie mentali di mezza età. Accanto a ciò vi è anche una predisposizione genetica, ma sempre su base ambientale. Infatti i nostri geni possono esprimere o non esprimere un certo tipo di carattere (ad esempio l'ansia). Ma se i nostri genitori e i nostri nonni sono stati esposti all'ansia, le possibilità che noi sviluppiamo un carattere ansioso è molto alto, anche se serve comunque un innesco ambientale. L'epigenetica è la dimostrazione di come siamo un intreccio inestricabile di corpo e ambiente. Alcuni "psichiatri" chiamano questo intreccio Mente-Cervello, che opera con continui e reciproci feed-back ( il che è anche molto coerente con la teoria evoluzionistica).
Se assumiamo che questa sia la descrizione sintetica della genesi della malattia mentale, dobbiamo domandarci cosa deve fare lo psichiatra e come lo deve fare. Qui entrano in gioco tanti discorsi possibili. Uno che mi ha sempre incuriosito è quello del superamento della differenza soggetto/oggetto, che ancora una volta chiama in causa la struttura sociale. Infatti lo psichiatra per essere tale dovrebbe dismettere i suoi panni di soggetto-terapeuta che tratta l'oggetto-paziente, cercando di ottenere al suo posto un rapporto terapeutico in condizioni di reciprocità. Si tratta però di una visione rischiosa perché mette in discussione le stesse basi sociali della società di classe, nella quale c'è un soggetto-padrone che tratta con un oggetto-servo. Non a caso Basaglia chiamava in causa Hegel per giustificare il superamento del manicomio. Se vogliamo restare ad un livello funzionale, invece, comunque lo psichiatra è inevitabile per la sua formazione, per il suo occhio clinico, per la sua conoscenza dei farmaci e dei suoi effetti, in un ottica olistica. Infatti, prima di prescrivere una terapia è importante stabilire un check-up generale sulle condizioni di salute del paziente. In una concezione pragmatica sarebbe anche auspicabile un modello che unisca aspetti di cura funzionali (farmaci, psicoterapia, attività socio-educative, formative) e la tensione verso un modello di cura che superi il contrasto soggetto/oggetto.
In merito a questo pensiero e a quello che dice Dubbio ci sarebbero un paio di cose da dire:
1)Un medico è un uomo di scienza che non può preparare esperimenti agli stessi livelli di un fisico o di un biologo. Nella sua figura chiaramente sussistono tanto l'uomo di scienza che l'artista. A mio giudizio la nostra società tenderebbe a inibire la parte artistica.
2)Piacere e dolore esistono, e sul dolore il buddismo ha generato una filosofia. C'è infine l'idea della morte.
Premesso che non vedo di buon grado l'attuale sistema socioeconomico, penso che in qualsivoglia società noi si vivesse, il punto 2 continuerebbe a esercitare la sua forza soprattutto a cagione del fatto che esiste quella porta che si chiama morte, la quale da sola continuerebbe secondo me a produrre quel che si può ben chiamare il "male di vivere", male che sembra essere un'esclusiva umana.
Non porrei il problema in termini di padrone/servo, bensì di persona che ha più bisogno di aiuto rispetto ad altri; cioè lo status sociale di un individuo sicuramente in molti casi può contribuire ad alleviare il male di vivere, ma non può eradicarlo. Anche lo psicoterapeuta è ammalato e sarebbe per questo che se fossi un paziente cercherei di metterlo in crisi ... ma forse questa idea non sarebbe percorribile per uno che pensa di essere disagiato