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Messaggi - Sariputra

#181
Tematiche Spirituali / Re:Quale Chiesa Cattolica?
27 Gennaio 2020, 16:21:55 PM
Penso che l'errore più grande sarebbe seguire il protestantesimo nel suo fallimento. Apertosi da secoli allo 'spirito del mondo' , il protestantesimo ha di fatto perso il proprio . Teologi come Vito Mancuso temono la modernità e consigliano continuamente di scendere a compromessi con essa, cercando di diluire e annacquare la dottrina cattolica. Eliminare cioè quel che non può essere accettato dagli abitanti delle società liquide moderne.
Il consiglio indiretto di Mancuso è proprio quello di fare come le chiese protestanti.  Solo rinunciando al suo "insostenibile" punto di vista, sostiene Mancuso, la Chiesa riceverà finalmente l'applauso del mondo e sarà accolta nella luminosa era del progresso...
"La Chiesa è indietro! Deve adeguarsi al mondo" è il mantra che circola tra teologi atei  e chierici 'disinibiti'. Ma il protestantesimo, che ha accettato e fatto proprio lo spirito del mondo, come sta di salute?
Peggio, molto peggio della Chiesa Cattolica, vien da dire, osservando cifre e statistiche...
L''emancipazione' dal Cattolicesimo non è riusita a frenare la polverizzazione e il relativismo etico facendo proliferare centinaia di altri piccoli protestantesimi, ognuno con il suo orticello e le sue regolette. Ormai, in alcune aree dell'America, si può trovare una chiesa protestante diversa ogni 50 km circa (anglicana,battista, mormone, evangelica, luterana,ecc.ecc.)..
 La reverenda anglicana Sally Hitchiner è perennemente in televisione, veste Prada e gioielli: «Non ho 80 anni, indosso ciò che voglio. Moti uomini si sentono intimiditi e non vogliono uscire con me la sera». E dichiara: «La chiesa cattolica è la stessa da duemila anni e questa è la sua forza. Noi siamo una chiesa diversa, molto più tollerante, sempre in divenire». La tollerante Chiesa anglicana per questo ha deciso di eliminare le scomode parole "peccato" e "diavolo" dal rito del battesimo, preferendo una formula asettica e neutrale, politicamente corretta. Tanto che il vescovo anglicano di Rochester Michael Nazir-Ali ha accusato il tentativo di «ridurre il Cristianesimo a citazioni facilmente digeribili». 
Una chiesa molto tollerante, come dice Hitchiner, ovvero liquida come la società in cui è immersa. Eppure è molto alto l'allarme del rischio di estinzione degli anglicani in Inghilterra. «La chiesa d'Inghilterra è soltanto a una generazione dall'estinzione», ha detto l'ex arcivescovo di Canterbury, Lord Carey, intervenuto al grande sinodo della chiesa d'Inghilterra. «Dovremmo vergognarci di noi stessi, nell'aria vi è un senso di sconfitta».
Non va meglio decisamente per i protestanti in generale. In alcuni paesi nordici, come la Svezia, il numero di praticanti ruota attorno al 2%, nonostante tutte le aperture al mondo possibili, financo modificando i termini biblici stessi...
Le contraddizioni profonde in cui versa il protestantesimo sono il prodotto di una crisi d'identità e d'autorità  secolare. Il Cattolicesimo continua invece a crescere, almeno nominalmente, perché, alla crisi nel mondo occidentale, si contrappone una chiesa africana e terzomondista vivace, di cui il cardinale Robert Sarah è uno dei più autorevoli esponenti. Una chiesa 'povera' ma piuttosto radicata nella tradizione, seppur condita di canti effervescenti e vesti variopinte. Sarah è uno dei candidati al post-Bergoglio. Sarebbe l'"Obama" del Cristianesimo cattolico se riuscisse a salire al soglio pontificio. Al di là delle sue possibilità di nomina, che Chiesa sarebbe una  chiesa con il centro spirituale nel cuore martoriato dell'Africa subsahariana? Così lontana, in ogni senso, dal vuoto esistenziale in cui è immerso l'Occidente nichilista? C'è una teologia nuova che sta sorgendo in Africa. Pochi ne parlano, come per ogni cosa di quel disgraziato continente, ma c'è...
Riporto uno spunto interessante sull'etica vista da parte della nuova teologia africana, così come emersa dopo il primo sinodo africano

    L'etica africana

Per molto tempo il solo problema etico che la chiesa e i teologi africani studiavano in dettaglio riguardava l'etica sessuale e matrimoniale. Tuttavia negli ultimi anni ci si è dedicati al fondamento stesso dell'«etica africana» per studiare come ciò poteva ridare forza al cristianesimo.

La ricerca nel campo dell'etica ha mostrato che l'antropologia africana non parte dai principi della filosofia occidentale, come quello indicato, ad esempio, da Cartesio, che afferma: «Cogito, ergo sum». Non parte neppure dalla filosofia kantiana con il suo imperativo categorico. Nella concezione africana ciò che è fondamentale per l'uomo sono le relazioni interpersonali, di modo che se si volesse formulare un principio alla maniera cartesiana si dovrebbe dire: «Cognatus sum, ergo sumus»; noi esistiamo per il fatto di essere legati da una parentela.

La persona umana non è considerata come una sorta di atomo isolato, che non si concepisce se non mediante la sua indipendenza dagli altri, ma si pensa che l'uomo non può diventare persona se non entrando in relazione con gli altri. Questa relazione comprende, come si è detto rispetto alla guarigione, tutte le dimensioni, ivi compresa la dimensione cosmica. In altre parole: la persona umana non è veramente tale se non è in armonia con Dio, con i vivi, i morti, le persone non ancora nate e l'universo intero. Affinché queste relazioni rimangano sane, c'è la pratica costante della palabre, che è il luogo dove la comunità si ritrova per mangiare insieme la parola. In effetti nell'Africa subsahariana, a somiglianza della mentalità biblica, la parola è efficace: realizza ciò per cui è destinata. Questo significa, per esempio, che una parola cattiva può uccidere o distruggere la comunità. Per tale motivo è importante che una parola sia bene masticata e digerita, affinché non si trasformi in veleno. Per costatare il carattere vivificante o la nocività di una parola, è necessario che non ci stanchi di ruminarla e la comunità è il luogo ideale per questa ruminazione. Ciò avviene mediante la palabre, che è il luogo in cui la famiglia nel senso africano del termine diventa uno stomaco comunitario che rimastica, rumina e digerisce la parola, per toglierle ogni veleno che sarebbe distruttivo per tutti.

È la parola, dunque, che determina anche le norme per l'agire: si tratta di confermare, abolire o creare delle norme, quando se ne sente la necessità. A prima vista, l'agire morale non si basa solamente sugli atti dell'individuo, ma in Africa ci si confronta piuttosto con un'etica comunitaria, in cui c'è un'articolazione tra comunità e individuo. In altri termini, né la comunità, né l'individuo sono una quantità trascurabile, ma i due elementi costituiscono una dimensione essenziale dell'agire morale. Secondo questa concezione etica il problema della libertà, per esempio, si pone in modo diverso che nella filosofia occidentale. In effetti, la libertà non può essere unicamente né individuale né comunitaria, ma è fondamentalmente radicata in entrambe le dimensioni. L'individuo non può essere libero senza la comunità e viceversa. Non si è liberi nel senso unicamente negativo di liberarsi da qualcosa, ma la libertà è nello stesso tempo per e con gli altri all'interno di una determinata comunità. L'«io» non è veramente libero se non quando si sforza di rendere libero il «noi»[13]. In questa prospettiva il problema riguardante la libertà di stampa, così cara al mondo occidentale, sarà discusso in Africa in modo differente. Se ci si riferisce alla concezione della persona seguendo la filosofia africana, non si può diventare persona se non all'interno di una relazione armoniosa che ci rende parenti gli uni degli altri (ho dei parenti ed è per questo che noi esistiamo!); la libertà di stampa che si assolutizza senza tener conto delle conseguenze che ciò che si scrive può avere per le relazioni comunitarie è una dittatura che non libera la comunità; e dato che non libera la comunità, non può neppure liberare l'individuo che ne usa in modo puramente dittatoriale, il che, in realtà, è la negazione della vera libertà, il cui compito è di procurare la dignità altrui.

Collegato a questo problema, bisogna ricordare l'insegnamento tradizionale sulla coscienza individuale considerata come l'istanza ultima dell'agire morale. Anche qui l'etica africana procederà in modo diverso. In effetti, per essa, la coscienza è sempre una realtà che non si deve separare dalla comunità. La mia coscienza, in quanto individuo, non è coscienza se non tiene conto della coscienza comunitaria. In questo caso non è solamente la coscienza dell'individuo l'istanza ultima, ma anche la coscienza della comunità può diventare istanza suprema per l'individuo. È per questo che la ricerca di norme etiche si compie anch'essa mediante la palabre, in cui ci si sforza non tanto di votare a maggioranza, ma piuttosto di arrivare a un consenso in cui ciascuno si ritrovi, almeno fino al punto in cui il contrario non venga a infirmare ciò che è stato deciso in comune. Ciò significa che, sebbene un individuo non sia totalmente convinto di una decisione presa nel corso di una palabre, si comporterà seguendo la norma fissata fino al giorno in cui ritornerà con altri fatti contrari, i quali in una nuova palabre dovranno essere nuovamente esaminati per mettere alla prova una decisione anteriore.

Tenendo conto di quanto è stato detto finora circa l'etica africana, i teologi pensano che la chiesa-famiglia in Africa dovrebbe sempre più integrare questa base antropologica nella proclamazione del messaggio evangelico. Le norme etiche per un agire cristiano non dovrebbero consistere nell'applicazione di norme astratte recepite dalla filosofia occidentale, ma una palabre evangelica nella comunità ecclesiale dovrebbe mangiare, masticare e digerire insieme la parola di Dio per confrontarla con le realtà africane e trovare una modalità etica propria di comportarsi da cristiani. In definitiva, ciò vorrebbe dire che la ricerca e la scoperta delle norme etiche non riguardano solamente i responsabili nella chiesa, ma che si tratta di uno sforzo comune sotto l'azione dello Spirito Santo. Né l'individuo può assolutizzare la propria libertà per porre degli atti che misconoscano la comunità, né quest'ultima può ignorare il ruolo insostituibile e la vocazione dell'individuo nel suo seno. Dio non sarà tutto in tutti se non quando c'è una relazione dialettica tra i due elementi, nel senso che «io sono imparentato con gli altri, ed è per questo che esistiamo», che siamo persone volute da Dio in comunità e mai senza di essa.
#182
Tematiche Spirituali / Re:Quale Chiesa Cattolica?
27 Gennaio 2020, 09:24:12 AM
Cambiare per non morire o morire cambiando? Un bell'interrogativo. Riguarda da sempre tutti noi. Tutte le istituzioni ed organizzazioni umane. Ma quanto dovrebbe cambiare un'istituzione millenaria come la Chiesa Cattolica? E come cambiare? C'è  un'idea chiara della via da seguire? Sembra di no, al momento. Nel mentre i vescovi dell'Amazzonia erano in sinodo sotto lo sguardo protettore di una pachamama, studenti cattolici tedeschi gettavano nel Tevere una statuina della stessa pachamama. Mentre i vescovi tedeschi chiedono al papa il matrimonio per i chierici, si svolge un'imponente manifestazione dei cattolici tedeschi della 'base' per sostenere il contrario. La chiesa polacca è infastidita dal poco interesse che a Roma si riserva per la memoria e il pensiero del loro grande papa Wojtyla, che è anche lo stesso pensiero del Papa Emerito...
Un pò alla volta ci si accorge che , l'aver preferito per decenni, forse da sempre, la quantità,nei seminari, alla qualità ha prodotto effetti devastanti. Migliaia e migliaia di sacerdoti di dubbia fede, o di fede così flebile che evaporava come la nebbia mattutina alla vista di un ragazzino che avrebbero invece dovuto 'educare'...Vescovi che ordinavano sacerdoti esclusivamente perché gay come loro, e riservavano a questi posti di responsabilità, così formando autentiche lobby all'interno dell'istituzione stessa. Una ritualistica spropositata, inflazionata continuamente nei secoli, esige ed esigeva un numero enorme di consacrati al compito. Che necessità c'è di celebrare messa ogni giorno in ogni parrocchia, spesso in chiese deserte, quando sarebbe sufficiente il rito domenicale? Perché moltiplicare gli impegni formali  richiedendo un numero così elevato di addetti al culto da dover chiudere un occhio, ma spesso tutti e due, sulla loro preparazione  e reale vocazione? Perché il culto è diventato così preponderante da richiedere la massima parte del tempo di un un chierico, che non ne trova più per visitare le famiglie o le persone sofferenti? Cosa significa teologicamente 'sacerdote per sempre', anche quando non si rispettano le regole che si è liberamente accettate, conducendo stili di vita contrari al magistero, spesso fino al penale? In altre religioni, se non te la senti più di continuare, sei libero di andartene in pace, ma non puoi pretendere di restare monaco senza voler rispettare i precetti di un monaco...
E quindi, come cambiare? Si dice che la delusione, nei palazzi vaticani e non solo, serpeggia verso il lavoro del Papa. Bergoglio non sembra dare molta importanza alle voci che lo vedono come prossimo destinatario di un invito a 'farsi da parte'. Soltanto un'accusa dimostrata di eresia potrebbe scalzarlo. Lui non sembra aver voglia di dimettersi come il suo predecessore. Forse dovrebbe? La realtà delle parrocchie parla di chiese sempre semideserte. L'effetto di rinnovamento spirituale che si immaginava all'alba di questo pontificato, non è giunto. All'epoca, sette anni fa, Bergoglio parlò dell'importanza di non ridurre la Chiesa solamente all'immanente, diventando una sorta di grande ONG, e perdendo la spinta alla trascendenza. Oggi le parole che vengono usate dallo stesso Francesco sono quasi tutte legate all'immanenza...C'è stanchezza e confusione. Un vescovo gioisce per l'arrivo dell'età da pensione e 'scherzando' apostrofa un parroco perplesso:"Adesso son fatti vostri..."
#183
Tematiche Spirituali / Quale Chiesa Cattolica?
25 Gennaio 2020, 17:32:19 PM
Quale Chiesa Cattolica per il nuovo millennio? E' inutile cercare di nascondere il fatto che il Cattolicesimo sta passando una grave crisi interna. Due anime si fronteggiano che mi sembra, a grandi linee, così possibile delineare: la linea di Papa Bergoglio, che sembra guardare con più favore alla modernità, al matrimonio dei chierici, alle unioni omosessuali, al sacerdozio femminile. In poche parole una linea vicina al protestantesimo e fortemente filantropica e terzomondista e una linea 'tradizionalista' che comprende molti alti prelati, probabilmente il Papa Emerito e moltissimi fedeli disorientati che non si riconoscono più nella chiesa bergogliana e che votano politicamente apertamente contro le indicazioni implicite della CEI e di molti sacerdoti. Un libro che verrà pubblicato a breve, scritto dal cardinale Sarah con molti contributi di Ratzinger (tutt'ora intellettualmente sanissimo...) si schiera apertamente a favore del celibato dei sacerdoti. Appena i media hanno rilanciato la notizia, il segretario del Papa Emerito, si è affrettato a puntualizzare che il libro era un'iniziativa di Sarah e che Ratzinger ritirava la propria firma (ma non quello che veniva citato all'interno...).Pressione dall'entourage di Bergoglio? Indizi di un conflitto teologico latente? Perché Ratzinger si è dimesso? Quali reali motivi c'erano? Non certo di salute, come si sosteneva, visto che ormai sono passati sette anni ed è ancora attivissimo intellettualmente, tanto che non è improbabile che possa sopravvivere allo stesso Bergoglio...Perché migliaia di sacerdoti non si riconoscono più nella linea tradizionale e guardano con favore ad un 'relativismo dottrinale' che rischia di renderli 'ininfluenti' nella società odierna che tutto ingloba e consuma, come è successo al protestantesimo stesso, venendo a mancare il valore di una testimonianza? Perché questo disorientamento anche tra gli stessi chierici a riguardo della sessualità, che si manifesta come un vulnus, mai superato, del cattolicesimo ? Tutti questi interrogativi  arrivano anche ai cristiani 'umili', come li chiama Bergoglio, i quali faticano a riconoscersi all'interno di un'istituzione che non parla più con un'unica voce. E' di oggi la notizia che il card. Bassetti, presidente CEI, ha invitato coloro che criticano la linea bergogliana a guardare pure liberamente altrove, se non si sentono più in sintonia col magistero. Una frase poco ortodossa per un alto prelato cattolico che, tendenzialmente, è sempre portato a smussare, minimizzare o addirittuare negare l'esistenza di conflitti interni. Un possibile scisma all'orizzonte?...

P.S. Se è possibile, interventi inerenti la questione e non ragionamenti filosofici sull'esistenza  o inesistenza di Dio o su quello che ha combinato la Chiesa 500 anni fa...... :)
#184
La vita di coppia è sempre una vita di compromessi. Questo è inevitabile, dato che, pur con le migliori affinità, siamo sempre persone diverse le une dalle altre. Giustamente, come scrive @davintro, questi compromessi non possono spingersi sino al punto di accettare situazioni che ledono la dignità o i più profondi bisogni. Si può accettare di venire picchiati dal compagno/a ? O, senza arrivare alla violenza fisica, sopportare una continua violenza verbale tesa a svalutare, a deridere e umiliare? O una freddezza annichilente? In questi casi non c'è alcuna compagnia nel rapporto, nessuna occasione di crescita, nessun beneficio anzi, molta sofferenza. Assai meglio procedere da soli, come un elefante nella foresta. Il rischio che un rapporto sprofondi in siffatto modo è certamente dovuto ad un difetto di valutazione dell'altro durante l'innamoramento, dove si tendono a vedere le qualità e, purtroppo, assai meno i difetti, ma anche a causa della preponderante caratteristica egoistica di uno dei due attori, o di tutti e due. Nell'innamoramento si potrebbe quasi dire che il 'velo di Maya' si ispessisce. Una nebbia fitta ora avvolge i due; nebbia che nasconde, occulta i difetti, ma che fa luccicare in modo esagerato i pregi. Anche in questi casi ci può venire in soccorso la consapevolezza del carattere condizionato e condizionante di ogni fenomeno. Però questa consapevolezza non deve diventare una scusante per evitare qualunque impegno o rendere arido qualcosa che invece può divenire fecondo, fonte di amore sincero.  Non significa quindi 'sopprimere' i palpiti del cuore, ma semplicemente essere consapevoli che non ci si può fermare ad essi...
L'attrazione fisica è una delle cause di maggiori fraintendimenti poi, nel tempo. D'altronde...se ci si ferma alla confezione del pacco, senza controllare il contenuto...o se c'è un contenuto... :(
Questa attrazione è potente nei giovani e dovrebbe scemare nel corso della vita, quando si comprende sempre di più l'importanza di altre doti in una persona.Non sono rari i casi però di vecchi rinc.....niti che sbavano appresso una giovinetta scaltra ( Ultimamente succede anche alle vecchie signore...).  La qual cosa, di solito, anche se umanamente comprensibilissima ( la bellezza della gioventù ha questo potere di far dimenticare gli anni, per un pò...), oltre a lasciare il vecchio innamorato scornato  e interiormente svuotato, lascia svuotato pure il suo conto corrente...
Quindi concluderei dicendo che: se l'innamoramento di una donna affascinante riesce spesso a farci tirar fuori il meglio di noi (l'abito migliore..), può anche ottenere l'effetto opposto, ossia farci tirar fuori il nostro abito più 'ridicolo' (quello che tutti noi teniamo nell'armadio ben nascosto, ma a cui spesso, con un sospiro infantile, spesso sognando, gettiamo lo sguardo...).
#185
Percorsi ed Esperienze / Re:"Mangiamaccheroni"
22 Gennaio 2020, 17:03:55 PM
Ultimamente faccio molto uso di pasta integrale, perché ha un indice glicemico notevolmente inferiore. Me l'ha consigliato la mia avvenente giovane dottoressa di base, che ha finalmente sostituito il vecchio dottore...
Devo dire però che, purtroppo, non c'è paragone, al gusto, con quella classica; salvo quando la condisco con del pesto al pecorino (senza aglio) della Contea. In quel caso è...beh!Ottima forse no...diciamo 'mangiabile' (sigh!). Però mi han detto che la salute viene prima di tutto, ed io ho la glicemia tendenzialmente alta...Quindi ne mangio poca. Due volte alla settimana mi è sufficiente. Naturalmente , conducendo una vita austera, quasi ascetica, e privandomi di ogni leccornia per non alimentare l'attaccamento e rischiare così di rinascere come 'bestia vorace', la mancanza delle vecchie care pastasciutte col sughetto non è particolarmente grave, anzi... ::)
#186
Secondo me c'è un errore di base nella riflessione di @viator su questo argomento. Errore che ruota attorno alla definizione esatta del termine 'egoismo'. Infatti per 'egoismo' letteralmente s'intende "Atteggiamento di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro dalla partecipazione ai beni materiali o spirituali ch'egli possiede e a cui è gelosamente attaccato" (Treccani). Il termine fondamentale è quindi UNICAMENTE. Nel caso in questione, della procreazione consapevole e volontaria (e ce ne sono innumerevoli di involontarie...) l'"unicamente" decade in quanto si deve far partecipi i figli dei beni materiali e si dovrà effondere copiosamente quelli spirituali ( se se ne posseggono...); devi poi iniziare a preoccuparti molto di più del figlio che non di te stesso (notti insonni passate a cullare o a far fare il ruttino...trascurare la propria salute per pagare l'apparecchio per i denti o le medicine per la prole, per es., e innumerevoli altri casi...); il tuo 'benessere' se ne va perché , per parecchio tempo, non hai quasi più tempo per te stesso e i tuoi hobbies. In cambio del tuo sacrificio hai due possibilità: ricevere indietro amore nei casi positivi o, viceversa, ricevere dal figlio, ormai cresciutello, un  calcio ben assestato in lo deretano...
Naturalmente le possibilità di ricevere amore sono proporzionate a quello che tu stesso hai donato. Più sacrifitio et amore hai donato e più ne riceverai (di solito). Meno tempo hai dato e più il calcione sarà potente e preciso (quasi sempre)...In India si chiama Karma  ;D
Chiunque non eccessivamente svampito è ben consapevole dei rischi a cui va incontro, non ultimo quello di un figlio malato o nato con disabilità, il che accresce all'ennesima potenza le difficoltà, insiti nella volontà di procreare. Se lo fa lo stesso è perché o ritiene che la vita abbia un "valore", e quindi sia compito nobile et umano il trasmetterla ad altri, oppure è un inguaribile ottimista...
"non te vorè mia star a sto mondo soeo par far semensa" diceva mia madre contadina " a xe à vita!"... :)

P:S. Per esperienza personale posso dire che c'è più differenza di sentire tra chi è genitore e chi non lo è, di solito, che non tra chi è di diverse idee politiche o religiose...Sono quasi due figure antropologiche diverse  ;D
#187
Tematiche Spirituali / Re:Extra ecclesiam salus
20 Gennaio 2020, 11:28:23 AM
Come in tutte le cose umane non dobbiamo pensare in modo manicheo, che una cosa sia cioè o tutto bene o tutto male. Extra ecclesiam può essere un bene per molti aspetti, ma per altri in ecclesiam può non essere un male, anzi può essere un bene, se l'ecclesiam ha prevalenti aspetti positivi. In definitiva ogni chiesa , religiosa o politica, fa parte di una 'chiesa' più grande, ovvero la società umana nel suo complesso, alla quale niuno homo può sfuggire (purtroppo) e con la quale interagisce storicamente. Se mi sento di 'appartenere' ad una chiesa in cui prevalgono gli aspetti salutari, ne avrò anch'io del bene; se invece mi sento di appartenere ad un'altra in cui prevalgono gli aspetti insalubri, ne avrò del danno. ma funziona così anche in ogni famiglia, convivio, gruppo, ecc.
Si tratta quindi di discernere le qualità dell' ecclesiam... :)
#188
Tematiche Filosofiche / Re:Coerenza.
20 Gennaio 2020, 10:56:25 AM
Non è piacevole aver a che fare con una persona incoerente. Tutti lo siamo, a volte, ma c'è una tensione interiore avvertibile. Avvertiamo infatti come spiacevole questa incoerenza. La persona totalmente incoerente è inaffidabile. Come vivere accanto ad un essere così? Come credere a quello che dice, sapendo che non ci crede lui stesso e che cambierà opinione, per poi cambiarla ancora? Una relazione tra persone ha bisogno di coerenza. Abbiamo bisogno di fidarci l'uno dell'altro. Un genitore non può amare un bimbo e l'attimo dopo rifilargli un calcio, seguendo la mente di scimmia che fa sorgere continuamente pensieri in base agli impulsi contraddittori che prova.  L'uomo coerente appare più prevedibile dell'incoerente e quindi di maggior affidamento. Il fatto che la scimmia (la mente) vaghi continuamente in pensieri spesso incoerenti e contraddittori non è da considerarsi quindi un 'valore' per lei. Spesso ne soffre. L'incoerenza è spessissimo causa di grande sofferenza che possiamo infliggere all'altro.  Terrificante ( e pericoloso) vivere accanto ad una persona incoerente e perciò inaffidabile e imprevedibile. Una certa dose di imprevedibilità è positiva, altrimenti  si rischia una razionalità 'fredda' e disturbante, avulsa dai sentimenti cangianti, che sono vitalità. Come ogni cosa però l'eccesso è negativo. Diventare una marionetta in totale balìa del sorgere e cessare continuo dei propri pensieri pone seri problemi di consapevolezza interiore , la quale percepisce come sbagliata questa modalità della mente. Perciò la consapevolezza (sati) tende a 'legare' il bufalo . Gli lascia una certo spazio di 'movimento', ma pianta un palo e lega il bufalo irrequieto a questo con una lunga catena. La lunghezza della catena varia con il grado di consapevolezza della mente....
Più la mente è irrequieta e incoerente e più tende a 'strattonare' la catena alla quale si cerca di legarla. Pensa che senza la 'catena' sarà più felice. Non succede mai. E' un'illusione.Basta semplicemente osservare le persone. Senza un 'centro' coerente , la scimmia non fa altro che saltare di ramo in ramo cercando di afferrare ogni cosa, senza riuscirci e finendo stremata e infelice. Esattamento l'opposto di quello che incoerentemente riteneva di poter afferrare. Infatti, più la mente è stabile, più prova gioia profonda. Proviamo gioia quando osserviamo , andando a ritroso con i ricordi, che dopo tutto abbiamo agito con coerenza in quello in cui crediamo in certi momenti, in certe decisioni importanti, ecc.
Personalmente non vivo le mie cadute nell'incoerenza con sensi di colpa, che sono una reazione inutile, ma piuttosto come un monito a non considerarmi troppo, come uno sprone a migliorarmi. C'è da dire che  probabilmente tutti noi diamo un'importanza diversa alle attività mentali. Per alcuni il ragionamento logico può essere la cosa più importante, per altri i sentimenti, per altri la consapevolezza,. ecc.

P.s: Per una persona in ricerca spirituale la coerenza è molto importante, fondamentale direi. La coerenza è una delle prime cose da osservare quando ci si avvicina ad un "maestro spirituale". La coerenza profonda s'intende, non quella sulle cose superficiali, sulle debolezze umane ordinarie.... ;D
#189
'Far innamorare' è anche un chiedere e quindi stabilire una relazione con l'altra/o. Spesso non riusciamo ad aprirci ad una relazione autentica per la paura di restarne feriti. Su questa paura grava tutto il peso della nostra infanzia, con tutte le sue ferite che ancora bruciano, ancorché crediamo dimenticate. Infatti i conflitti che possono sorgere all'interno di un rapporto amoroso non sono mai conflitti puramente oggettivi. In essi è la psiche delle persone ad essere coinvolta. Le ferite psichiche subite vengono sempre a galla, prima o poi...
Bisogna confrontarsi con queste sofferenze e non illudersi di risolverle all'interno della coppia in modo puramente 'oggettivo'. Chi lo fa non compie nient'altro che un atto di rimozione che finisce per produrre altri conflitti.
Ci sono tante persone che sembrano incapaci di percepire la loro mancanza di relazioni e le proprie difficoltà in questo senso. Di solito si considerano brave ad allacciare nuovi rapporti, sono gioviali e disinvolte in società. Non hanno difficoltà a rivolgere la parola agli altri. Sembrano cioè 'aperte' e adeguate. Questa  affabilità nasconde spesso una mancanza di relazioni profonde, autentiche. Si è gentili ma , proprio usando la gentilezza, si mantengono le distanze  dagli altri. Interiormente non ci si lascia avvicinare. Però, se non riconosci la tua assenza di relazioni profonde, nemmeno ti attivi per cercare di superarla. Ovviamente.
Per un pò di tempo si può anche chiudere gli occhi davanti a questo vuoto profondo di relazioni, ma la solitudine, prima o poi, ti piomba addosso dolorosamente. Una presa di coscienza che può allora portare a cupe depressioni. Riconosci di avere molti rapporti, ma nessuno profondo. Nessuno si rivolge a te indirizzandoti i suoi sentimenti. Un senso di straniamento, anche con te stesso, insorge. Il mondo sembra perdere 'solidità' proprio perché sei privato di solidi legami con l'altra/o.
Naturalmente la paura ha un ruolo fondamentale nella difficoltà di intrecciare rapporti profondi. La paura di essere feriti ci porta a chiuderci come un riccio. Una paura di questo tipo si manifesta quando la nostra fiducia infantile è stata tradita: dai genitori, dalla compagna/o di scuola, dall'amico o da una persona a cui volevamo bene da piccoli. Se  questa fiducia che si aveva, aprendoci al mondo, è stata 'violentata', ferita dalla freddezza delle persone che amavamo naturalmente, da un mondo senza amore, se è stata mal riposta, ecco sorgere la paura di ogni nuova relazione. Privati di un'esperienza di fiducia positiva nella prima infanzia , da adulti diventa arduo legarsi ad un'altra persona. Si arriva a deridere l'amore per nascondere la propria ferita d'amore...
Fare esperienza della fedeltà di un amore come qualcosa di positivo è determinante per un bimbo, così da non aver paura d'amare nel futuro. Se un bimbo vive la relazione tra i suoi genitori come un conflitto continuo, farà naturalmente una gran fatica ad aprirsi realmente con qualcuna/o. Senza quest'apertura profonda però finirà forse per ripetere le stesse dinamiche conflittuali della coppia genitoriale. Ecco quindi l'importanza per chi è genitore, di riuscire a trasmettere la positività dell'amore, pur nelle difficoltà. E' una sfida enorme. Fare il genitore sul serio è un percorso spirituale di altissimo livello, forse il più alto e difficile...
Naturalmente anche la perdita della dimensione spirituale si ripercuote sulle relazioni amorose. Questa perdita porta a fissarsi esclusivamente sull'altro. Ci si fissa ad un punto tale che quasi ci si aspetta da lei/lui qualcosa che non è in suo potere darci. Se il mio sguardo è rivolto solo verso l'altro rischio di diventare un suo 'controllore', un analista sempre intento ad osservare e giudicare, oppure...mi annoio! E' bellissimo guardarsi teneramente negli occhi, ma non tutto il giorno!... Bisogna avere un riferimento esterno alla coppia dove rivolgere attenzione. Ideale sarebbe condividerlo insieme, come una passione comune o come un comune sentire. Obiettivi legati ad una famiglia si possono esaurire ( e di solito così avviene..), ma obiettivi rivolti verso una dimensione spirituale  no...
Jean Gebser , filosofo e psicologo svizzero, sostiene  che il fenomeno contemporaneo del materialismo rafforzi questa tendenza all'assenza di relazioni, alla loro farraginosità, perché ogni accentuazione troppo marcata  del lato materiale dell'esistenza  nutre l'egocentrismo, finchè questo degenera diventando fantasma relazionale. E' chiaro che, una persona che passa la vita ad alimentare e appagare il proprio egoismo, sbarra la strada per rapporti autentici prima di tutto a se stesso. Paradossalmente, per cercare solo il tuo piacere, ti neghi così ad un piacere più profondo e duraturo, ma soprattutto ti neghi all'amore...
#190
Credo che non si tratti di 'dissimulare', ma piuttosto di far emergere quelle qualità che tutti noi, in vario modo, possediamo. L'amore si nutre di piccoli gesti quotidiani, è vero, ma anche di momenti forti, intensi. Con 'momenti forti' non intendo solo qualche avvenimento speciale, tipo la nascita dei figli, dopo la quale nulla è più come prima, ma anche il ritagliarsi spazi di tempo per stare insieme e per ritrovare quell'armonia che avevamo sperimentato, a tratti intensamente, durante l'innamoramento. L'amore è anche un linguaggio. Sintonizzarsi sul linguaggio d'amore dell'altro/a è impresa ardua, seppur affascinante, perché costringe ad uscire dalla propria prospettiva e provare a vedere le cose con quella altrui. Per una donna, soprattutto nell'età più bella, il linguaggio d'amore preferito può essere quello del contatto fisico, della vicinanza affettuosa; oppure quello di passare dei momenti insieme per fare qualcosa di piacevole... che so... vedere un film, preparare da mangiare insieme, andare ad ascoltare della musica, meditare insieme,ecc. Lo sforzo che si è chiamati a fare è proprio quello di sintonizzarci sull'altrui linguaggio d'amore. E questo vale per i maschi come per le femmine...
Anche dopo svariati anni passati assieme ad una persona si scopre, a volte, di non aver veramente capito come l'altra/o vuole sentirsi amato, qual'è il suo tipico linguaggio d'amore, le sue esigenze. Personalmente ci ho messo del tempo per capire che S. sentiva il bisogno di venire abbracciata spesso, di sentire la vicinanza. Il suo linguaggio d'amore dominante era il contatto fisico, cosa nella quale invece io ero molto riottoso, forse indifferente, troppo poco attento. Prima o poi però le donne te lo dicono...Naturalmente con 'linguaggio d'amore dominante' non s'intende che quello è l'unico modo con cui si manifesta il proprio amare, ma solo che è quello più importante per quella data persona, in quel momento della sua vita di relazione...
"Far innamorare" una persona non lo vedo come una cosa negativa, se non c'è volontà d'ingannare, di prendere in giro per qualche sordido motivo, anzi..."Penso che tu rischi di farlo innamorare perdutamente di te" così dice (vado a memoria...) Elizabeth Bennet a sua sorella Jane in "Orgoglio e Pregiudizio", per restare tra il serio e il faceto. Un giovane o una giovane amano questo tipo di 'rischi'. Questi piacevoli rischi  direi, dove impegnare il proprio bisogno naturale d'affetto.  :)
#191
cit.:"So che probabilmente questa mia "pretesa" mi condannerà al restare single a vita (condizione che attualmente vivo in modo molto sereno, ma che mi crea alcune angosce se proiettata nel futuro), ma va bene così, preferisco restare solo, piuttosto che stare insieme a una donna "conquistata" al prezzo di mostrarmi diverso da come sono, finendo con lo snaturare me stesso e ingannare lei con una maschera che col tempo la deluderà, quando si rivelerà come tale"

Concordo con gran parte delle osservazioni di @davintro. Solo una cosa mi sembra importante considerare: è vero che c'è questa possibilità di non capirsi veramente, di mostrare un volto diverso da quello che portiamo di solito, generando spessissimo delle incomprensioni che poi sfociano in litigi o rotture di rapporti, ma è altresì vero che, quando si è perdutamente innamorati, "tiriamo fuori" il meglio di noi stessi. L'innamoramento ha questo potere di spingerti a dare il meglio di te, a mettere in evidenza le tue doti migliori, gli aspetti più positivi  del tuo carattere e del tuo abito mentale. Purtroppo questo "sforzo", che si attua per mostrarsi all'amata/o nel migliore dei modi, è molto faticoso mentalmente e difficile da compiere, se non per brevi periodi, dopo i quali gli altri aspetti presenti nella nostra personalità, 'spingono' per riprendere il loro spazio deleterio nella nostra vita. Parliamo soprattutto della rabbia generata dalla paura e dall'attaccamento, ma anche della pigrizia e del fatto di possedere una mente sostanzialmente egocentrata, che limita la visione dell' 'altro' ai nostri desideri e bisogni e non alla sua bellezza, al suo sforzo di vivere con noi e con la sopportazione delle nostre miserie (reciprocamente, naturalmente..). Facendo un esempio un pò banale: come mettiamo il nostro abito migliore per presenziare ad un evento o cerimonia importante, non presentandoci certo con gli abiti con i quali andiamo nell'orto, così nell'innamoramento vestiamo il nostro lato migliore (non sempre naturalmente, ché l'ombra ci segue immancabilmente..) per  renderci amabili. E questo è molto bello , quasi poetico...Proprio per questa bellezza ci struggiamo e non sappiamo darci ragione di come poi siamo scaduti, di come ci siamo 'persi' e resi estranei, quando finiamo per azzuffarci per i soldi o per il tempo libero che pretendiamo usare a nostro piacimento...
Ovviamente riuscire a trovare quel 'tesoro' con il quale sentirsi in perfetta sintonia, magari condividendo interessi e passioni, sarebbe l'ideale, ma anche qui la natura umana  spesso gioca brutti tiri. Non è raro infatti che, a fronte di una perfetta intesa interiore, manchi totalmente quella esteriore, cioè la 'passione' sensuale e il reciproco desiderarsi. E questa è una fonte di grande sofferenza in una coppia che, agli occhi di amici e parenti, può sembrare invece 'perfetta'. In una coppia matura questo può non essere poi quel gran problema, in fin dei conti, ma in una coppia giovane l'attrazione fisica gioca un ruolo fondamentale. Ci sono altre dinamiche di rapporto, altri bisogni...In ambedue i casi però la sofferenza è in agguato, così come la possibilità , seppur a volte con molta tristezza e sensi di colpa, di cominciare a guardare altri volti, altri sorrisi...
Il rischio della 'delusione' è inversamente proporzionale alle aspettative che nutriamo verso il nostro rapporto con l'altro/a. Più le nostre aspettative sono irrealistiche, più cocente sarà la delusione. Meno aspettative coviamo in seno e più la sorpresa di ogni giorno passato insieme farà crescere il nostro amore reciproco e la bellezza di condividere un cammino (questo ovviamente deve valere per entrambi).
#192
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
16 Gennaio 2020, 09:53:18 AM
@Jean

Ciao Jean
Sì, è un intervento di assoluta routine oramai. Diciamo che era un pretesto per provare a scrivere qualcosa sull'avidità di certi personaggi. Nel mio caso specifico è un pò (molto) più complicato l'intervento, in quanto l'occhio ha già avuto in passato altre gravi problematiche...si tratterebbe di cataratta precoce post-traumatica.
Comunque era un'evidente esagerazione (spero...  :-\ ).
;)

P.S. I centottanta eurozzi per una visitina di controllo, della durata di dieci minuti, son veri, però...
E' stato veramente arduo non provare "avversione"... ::)
#193
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
16 Gennaio 2020, 00:41:46 AM
-Perché non è venuto prima a farsi controllare gli occhi?-
-Perché?...C'è qualcosa che non va? Ci sono peggioramenti?-
-Doveva venire prima da me. Quant'è che non si controlla la vista?
-D-du-due anni?-
-Facciamo quattro o cinque?-
-Non so...non mi ricordo...vede, ho avuto vari problemi: morti, soldi e morti con pochi soldi...così mi sono scordato.-
-Ma non si accorgeva che ci vedeva meno?-
-Sì, ma rimandavo di giorno in giorno finchè...beh!Sa... la famosa vecchietta...-
-Che vecchietta?-
-Quella che attraversa la strada due metri prima delle strisce.-
-Un incidente?-
-No, l'ho mancata. Ma mi ha urlato:"Orbo!" con una tale cattiveria...dio! Non ci sono più le dolci vecchiette di una volta. Aveva i fuseaux neri e una borraccia da polso e due occhi truccati da far schifo. Sa quella pelle tutta cadente e il blu che slabbra dappertutto? Ec...-
-Se ha visto tutti questi particolari mi chiedo perché la stava mettendo sotto.-
-Mi ero distratto con l'occhio sinistro.Solo un attimo. C'era una ragaz...-
-Senta...lasci stare l'anziana signora o la ragazza e torniamo ai suoi occhi. Bisogna intervenire. C'è un ipòchima all'occhio destro già maturo.-
-E' maturato? D'inverno? Ohibò! E...interviene lei dottore, vero?-
-Se lo desidera. ma non opero qui. Sono alla clinica di Ravenna.-
-Ra-ra-venna? E' distante...non può intervenire qui?-
-No, non posso. Suvvia, sono poche centinaia di chilometri.-
-Ma è...è...privata?-
-Sì, ma è convenzionata. Solo che un intervento in convenzione ha bisogno di parecchio tempo e qui bisogna intervenire subito. Non c'è tempo da perdere.Ne ha già perso troppo lei. Ha un'assicurazione?-
-Per la macchina?-
-No! Un'assicurazione che copra le spese sanitarie per l'intervento.-
-E...no...non ce l'ho! Rimandiamo? Posso aspettare...non ho fretta. Mi metta in lista d'attesa...-
-Se lo desidera, ma così non posso assicurarle che sarò io a fare l'intervento.-
-E...e...(abbassando gli occhi e il tono della voce) quanto costerebbe?..In privato voglio dire.-
-Novemilaseicento. Non è molto.-
-No...in effetti...non è mo-mo-lto.  E' che ho avuto spese..sa, due funerali..se no...niente.-
-Può chiedere un finanziamento.-
-Un finanziamento? Già..sì, sì. E' che non ho un reddito vero e proprio e sa...le banche vogliono il 730 o il quaranta. La dichiar...-
-Può fare un'ipoteca sulla casa. Lei ha dei beni immobili, vero?-
-Sì, come no...ho la Villa.-
-Una villa? Allora non ci sono problemi. Chieda , chieda tranquillo.-
-E' un pò vecchia...la villa intendo, non la vecchietta. Cioè, è vecchia anche quella , ma la villa forse lo è di più.-
-Ma ci saranno terreni attorno alla casa no? Pascoli? Armenti?-
-Sì, sì...ma è un pò fuori mano. E' una zona dove nessuno vuole stare. E' bella...cioè...per me lo è...ma agli altri non piace, perchè è vecchia e scomoda e tanto fuori mano...tanto. Il tetto è da rifare. Piove dentro...cioè, non sempre...solo quando piove fisso...cioè sempre oggigiorno...così mi piove dentro e metto i secchi...di plastica...i secchi, voglio dire-
-Interessante, ma poco salutare. E quanto varrebbe questa ...questa villa?-
-Poco.  Non so...è tutto vecchio. Non saprei proprio.-
-Senta. Voglio venirle incontro. Lei mi sta simpatico. Poi ci conosciamo da così tanti anni, vero? Quanti saranno? Più di venti?-
- Eh sì!  Tanti ormai....Ma come mi verrebbe incontro?-
-Le faccio una proposta: facciamo una specie di scambio, un baratto si potrebbe dire. Lei ha solo da guadagnarci. Le assicuro che torna a vedere perfettamente. Così può trovarsi un lavoro serio, non come adesso. A proposito...cosa fa adesso?-
-Il badante di vecchiette. Non quella sulla strada...no...non vorrei che....-
-Tranquillo. Anche se potrei assumerla per mettere sotto mia suocera.Ahahahaha!!! Scherzo, ovviamente.-
-Ahahahhahaha-aaaghh!-
-No. Io la opero gratis. Gratis capisce? E lei si libera della vecchia stamberga. Mi capisce?-
-Cioè... L'occhio mi costerebbe una villa?--
-Una stamberga in cui piove dentro. Occhio come nuovo e villa cadente in pezzi ...chi ci guadagna?-
-Ci devo pensare un attimo.-
-Un atto di donazione. Io le dono la vista e lei mi dona la stamberga.-
-E beh! messa così...cosa c'è di più importante della vista?-
-Infatti! Il bene più prezioso in cambio di un bene che non vuole nessuno.-
-Vero. C'è da pensarci seriamente. ma se mi metto in lista d'attesa...-
-Più aspetta e più i risultati non sono sicuri. Potrebbe non recuperare più la vista dall'occhio, se aspetta troppo.-
-Allora ci penso...ci penso veramente. Intanto le pago la visita dottore. Poi le saprò dire...-
-Dalla mia segretaria.-
-Dalla segr...ah, sì...certo.-

-Quanto fa, signorina?-
-Centottanta signor Sariputra-
-Cen-cent-ott-ott-tan-ta?-
-Bancomat o carta di credito?-
-Non vedo dove li ho messi. Accidenti. Son questi?-
-No. E' una tessera a punti del Conad.-
-Scusi. E' che non ho contanti con me. Sa...è per l'evasione fiscale. io sono contro. Niente...aspetti! E' questa?-
-No. E' una figurina di una macchina da corsa di una volta.-
-Ecco, tenga...Guardi lei signorina. Non ci vedo proprio.-
-Qui non c'è niente signor Sariputra. Signor Sariputra?...Sign...Dottore!!!
#194
Spesso le donne faticano non poco ad accettare che il compagno di vita non lavori, o abbia perso il lavoro, magari a cagione di malanni o vicissitudini aziendali varie, e si trovi in uno stato di prostrazione esistenziale, soprattutto se si trova in quell'età in cui molti pensano già alla pensione. L'uomo che non lavora e si dedica obtorto collo alle faccende domestiche è meno considerato socialmente della stessa casalinga. Spesso è costretto a subire anche i malcelati sorrisi dei parenti e degli amici. In realtà è quasi sempre il suo stesso senso di colpa per trovarsi in quella situazione che gli fa vedere sorrisi di scherno in ogni volto che gli capita d'incontrare. Un ciclista mattiniero che, ben foderato in una fiammante tutina, se ne va per la campagna, ma che sa che al pomeriggio si recherà in ufficio, è sereno, disinvolto. Fischia allegramente alle belle ragazze che aspettano il bus...Ma l'uomo disoccupato o inoccupato? Se va in bici (perché l'auto ovviamente serve alla compagna ..) esce in orari nei quali non si può sospettare che non stia lavorando o, in alternativa, si copre il volto con improponibili sciarponi o berrettoni. La sua manìa, che diventa vergogna nevrotica, lo spinge a comportamenti irrazionali, in quanto potrebbe andare tranquillamente in tutina, pure lui, ché nessuno lo conosce, ma lui sa...lui sa.
Le donne sono molto emancipate si dice, e si convincono esse stesse di esserlo, ma spesso diventano improvvisamente feroci "tradizionaliste", in siffatti frangenti. Naturalmente con le amiche parlano delle nuove capacità, che so...culinarie o di rammendo dei calzini, del poveraccio, vantandosi di avere un compagno che le solleva da simili incombenze, tradizionalmente (un tempo) a loro deputate , ma in cuor loro cominciano lentamente a maturare disistima per l'uomo, seppur spessissimo involontariamente. Combattono ferocemente, in molti casi, contro questo insorgere di malevolenza verso il compagno. Il senso di colpa che provano nell'indugiare in questo sentimento, soprattutto quando l'altro non si trova in quella situazione a bella posta, le fa sinceramente star male, ma l'onere di essere le sole a portare a casa uno stipendio (cosa che comporta un abbassamento del tenore di vita consumistica della famiglia, ma non solo consumistica...) comincia a pesare sempre più finché, spesso, il malcapitato, oltre al lavoro, perde pure la moglie o la compagna di vita. Tale è la radicata convinzione sociale che l'essere umano si realizzi attraverso il lavoro,  è così profondamente inscritta nel nostro stesso Dna (si fa per dire..) che, paradossalmente, arrischierei  dire che solo qualche nobile antico sapeva vedere la vita nella giusta prospettiva, scrivendoci sopra qualche mirabile, immortale pagina o poesia...naturalmente anche perché a loro era in spregio il lavoro (manuale),essendone sollevati per nascita e censo. Questo è uno dei grandi fardelli, dei ceppi a cui è legata la vita umana in quanto vita sociale, nella quale si deve necessariamente recitare un ruolo. Anche alle api operaie sembra, ad uno sguardo ingenuo, concesso di vagare liberamente tra i fiorellini profumati e variopinti, ma in realtà stanno solo cercando quello più carico di pollini...e colà si attardano al loro ripetitivo compito. E quando magari capita che l'alveare viene distrutto, la sopravvissuta sembra tramortita e, inebetita, entra nelle case sbattendo ossessivamente contro il soffitto...
#195
Tematiche Filosofiche / Re:Ma che campo a fare?
12 Gennaio 2020, 11:01:48 AM
Citazione di: Kobayashi il 12 Gennaio 2020, 10:42:13 AM
Citazione di: Sariputra il 12 Gennaio 2020, 09:55:01 AMRiuscire a trasmettere un pò dell'amore che abbiamo ricevuto, con tutti i limiti umani, ad altri, è il senso per 'campare'. Nel frattempo che si cerca di fare questo,adoperarsi ardentemente per realizzare la suprema Liberazione, così da non dover più "rinascere". E' doveroso quindi maturare un 'sereno disincanto' (nibbida) verso la vita, colmo di benevolenza verso ogni forma di sofferenza (metta)...Si tratta sostanzialmente di un progressivo liberarsi dall'incantesimo creato dagli 'inquinanti' mentali. Quindi il senso per 'campare' diventa una sorta di ribaltamento totale della comune visione dell'esistere, dato che abitualmente, tutti noi, cerchiamo il senso della vita (trovandone solo di illusori e impermanenti..) negli attaccamenti e nelle avversioni.
Ma in questa prospettiva per quale motivo l'amore non dovrebbe essere a sua volta un incantesimo che ci tiene legati alla vita e da cui quindi dovremmo sforzarci di liberarcene? L'amore va bene, ma la lotta per cambiare la comunità in cui si vive no?


L'amore è fondamentale affinché il 'sereno disincanto' verso la vita non sfoci nel cinismo e nel nichilismo. In più proteggendo gli altri si protegge anche se stessi e provando benevolenza verso se stessi si prova benevolenza verso gli altri, oltre ad essere uno stato normale della mente quando non è 'incantata' dalla vita...
Se la lotta per cambiare la società è guidata dalle nostre avversioni e dai nostri attaccamenti, la società non cambia. Cambia solo la sua apparenza esteriore, secondo me. Purtroppo...
Un saluto  :)