Citazione di: Carlo Pierini il 19 Maggio 2019, 01:45:15 AMCitazione di: sgiombo il 17 Maggio 2019, 07:57:03 AM
Ma perché mai chi si rende conto che quella del libero arbitrio é un illusione dovrebbe comportarsi diversamente da come si comportava quando non si poneva il problema o si illudeva nel libero arbitrio?
E' comunque determinato dalla sua propria natura a fare quello che fa, e non vedo come il rendersene conto dovrebbe far sì che sia determinato ad agire diversamente dal non rendersene conto.
Per fare un esempio banale, se prima di rendermi conto che il libero arbitrio é un' illusione mi piaceva correre in moto, non vedo perché non dovrebbe piacermi più dopo che me ne rendo conto.
CARLO
Per fare un esempio banale: se un politico corrotto si intasca 100 mila euro di mazzette, saresti disposto ad affermare che il poveretto non ha alcuna colpa poiché non ha la libertà di fare altrimenti, cioè, perché quella è la sua natura?Citazione
Ma neanche per sogno!
Quell' infame disonesto va severamente punito perché colpevolissimo in quanto nell' agire era "perfettamente" libero da coercizioni estrinseche e inoltre perché ha fatto ciò che ha fatto in quanto condizionato dalla sua natura disonesta (e non invece per mera sfiga indeterministica, casuale, non meritevole di punizione, come se avesse goduto del biero arbitrio).
Cosa significa per te "responsabilità", se non hai alcuna libertà di scegliere un'azione piuttosto che un'altra? In altre parole, tu sei responsabile delle tue azioni quanto lo è un elettrodomestico acceso?Citazione
Significa proprio che:
a) non sono (stato) costretto da altri (che allora sarebbero -stati- gli autentici responsabili) a fare ciò che faccio (ho fatto); e
b) non l' ho atto casualmente, per sfiga ma invece deterministicamente, causalmente: a causa delle mie qualità mortali più o meno buone.
E questo anche se (analogamente a un elettrodomestico) ho agito per come sono, e sono come sono non per mia libera scelta (se anche scelgo di cambiare tale mia scelta sarebbe determinata da come sono al memento di compierla -prima di cambiare- non per mia libera scelta.
Una corretta definizione di "responsabilità morale" mi sembra questa:
si é moralmente responsabili delle proprie azioni (più o meno buoni a seconda che esse siano più o meno buone) per il fatto e alla condizione che esse conseguano causalmente dalla propria maggiore o minore bontà (ovviamente esercitata liberamente -ossia non condizionata- da coercizioni estrinseche) e non dal caso fortuito (come sarebbe se fosse esercitata in maniera non deterministicamente condizionata dalle proprie qualità morali, ovvero "liberoarbitrariamente,"id est: indeterministicamente).
Certo resta il fatto che si tratta pur sempre inevitabilmente di "responsabilità morale" meramente "subita" (in ultima analisi "esteriormente coartata") e non attivamente scelta in conseguenza di qualità morali proprie, dal momento che ciascuno si trova ad essere quello che é così com' é non per una sua propria (assurdamente precedente e causante, determinante) deliberazione: non siamo divinità eterne; ma probabilmente anche se per assurdo lo fossimo logica imporrebbe che saremmo, sia pur "da sempre", così come saremmo (e di conseguenza agiremmo) non per nostra scelta.
Queste considerazioni possono essere più o meno deludenti, sgradevoli, ma sta di fatto che sono logicamente necessarie: non può che essere così puramente e semplicemente per il significato dei concetti di "libertà", "necessità", "determinismo", ecc.: non é qualcosa di più o meno buono o cattivo, gratificante o deludente, ma puramente e semplicemente qualcosa di logico, di necessariamente conseguente per inferenza deduttiva da tali concetti. Esattamente come dalla definizione di "triangolo" e dai restanti assiomi e definizioni della geometria euclidea necessariamente consegue che la somma dei suoi angoli interni sia uguale a un angolo piatto.
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L' unica possibile (anzi: anche semplicemente pensabile sensatamente) autonomia (condizionata e limitata da vari fattori...), tale da fare la differenza tra il buono e il cattivo comportamento, inevitabilmente inizia a darsi, ad esistere realmente "in maniera non autonoma": ci fa scegliere di comportarci per come siamo (più o meno buoni o cattivi; ci fa essere meritevoli o colpevoli) non per nostra propria autonoma scelta (non per nostro merito o colpa).
Ma non trovo che tutto ciò sia incompatibile con i concetti di "colpa" e di "responsabilità morale" in generale.
Per lo meno se intese in un' accezione relativa, limitata.
Di ciò che accade indeterministicamente (casualmente) si può dire che nessuno ha merito o colpa (responsabilità etica): accade appunto per fortuna o sfortuna e non per bontà o cattiveria di alcuno; invece chi determina qualcosa agendo secondo le sue qualità morali ne é responsabile (colpevole o meritevole); ma ciò inevitabilmente vale per ciò che uno comincia a fare da quando esiste e non per il suo esistere, che é invece indipendente dal suo (assurdamente precedente: non reale) volere, che semplicemente subisce e non determina.
Se uno é più o meno buono é perché ha la fortuna (non meritata) di esserlo, se uno é più o meno cattivo é ugualmente perché ha la sfortuna (non meritata) di esserlo: le "cose" non possono che stare così", dal momento che qualche alternativa non é nemmeno pensabile sensatamente: necessità logica!
Ma non vedo come (la consapevolezza di) tutto questo dovrebbe impedire a chi sia più o meno buono (non per suo merito) di continuare ad agire più o meno bene attivamente, "con immutata energia e impegno", esattamente come non dovrebbe impedire a chi sia più o meno cattivo (non per suo demerito) di continuare ad agire più o meno bene malvagiamente, "con immutata energia e impegno".
E infatti molti giacobini e molti socialisti ottocenteschi o primonovecenteschi più o meno "utopistici" o idealisti, così come gran parte per lo meno dei terroristi islamici odierni, erano e sono deterministi, negatori del libero arbitrio, e la realtà storica di fatto dimostra che il loro determinismo, la loro negazione del libero arbitrio non era e non é tale da fiaccarne o indebolirne minimamente la volontà e l' azione, anzi!