Ciao Iano e grazie del saluto.
Si potrebbe considerare il (mio, in questo caso) ritorno come un "evento"...
Un evento è un particolare punto dello spaziotempo caratterizzato da quattro coordinate (x,y,z,t) tre spaziali ed una temporale. Essendo caratterizzato da coordinate esso deve essere espresso rispetto ad uno specifico sistema di riferimento.
Tale evento sarebbe un "particolare punto" in questo luogo, il forum di Logos, assimilabile, Ivo non me ne voglia – a un buco nero - alias un attrattore talmente forte che quando t'acchiappa... (beh, ci son persone che han scritto oltre 5000 post qui dentro, eh...).
Codesta superficie (il forum digitale) è una sorta di orizzonte degli eventi (per me una delle più belle, suggestive e ispiranti definizioni della fisica) ed il limite – ciò che fa la differenza – sta nel "quanto" si proceda oltre quell'orizzonte...
Questo è ciò che accade oltre l'orizzonte degli eventi. Arrivati così vicino al buco nero lo spaziotempo è cosi incurvato che spazio e tempo si scambiano i ruoli, tant'é che superato l'orizzonte... punti dritto verso il cuore di questo oggetto super massiccio e tu non puoi tornare indietro in nessun modo. Il tuo "futuro" da cui non puoi scappare è diventato un luogo: il centro del buco nero. E come non scappi tu, non scappa nemmeno la luce, ed ecco perché il buco nero é nero: la luce (e tantomeno la "parola" – ndr) non esce più di lì.
Così, dalla nostra prospettiva – dall'esterno di esso – abbiam visto persone/utenti "scomparire", interpretando che avessero variato le loro tre coordinate spaziali per andar "altrove"... almeno così ci ha (illuso?) detto il nostro "sistema di riferimento esterno", ma...
L'orizzonte degli eventi è tale perché ogni evento all'interno di esso (rispetto ad un sistema di riferimento esterno) non avviene per tale sistema di riferimento a causa della dilatazione gravitazionale del tempo.
Quindi mettiamocela via... dal nostro riferimento esterno non potremmo mai sapere cosa bolle nella nera pentola bucata, perché la nostra condizione è di scorrere nel tempo (divenire) e a volte, en passant... giusto una sosta geografica, dalla bionda barista per il suo ineguagliabile caffè con panna...
... non è possibile fermarsi sia nel tempo che nello spazio: uno dei due deve scorrere. E quale sia dei due a scorrere è stabilito dal fatto che la curvatura sia sopra o sotto una certa soglia.
Come mai esistono velocità massime e curvature critiche? Non c'è un come mai: il nostro universo è fatto così.
Codesta mia interpretazione/similitudine - non d'agevole comprensione, infatti dubito anch'io d'avercene capito qualcosa - ha la sua ragion d'essere per rispondere con contezza alla tua domanda:
Come fare dunque a insegnare all'intelligenza artificiale a dissimulare la sue ingenuità per dissimulare la sua natura?
Poiché come hai giustamente richiamato, ne siamo affini, noi siamo sillogisticamente figli d'Aristotele (di Parmenide, Eraclito, Platone etc. più o meno legittimi e meritevoli, io poco...) impossibilitati a fermarci nel tempo, sì che di quell'altro universo (dove il tempo s'è fermato) possiamo solo congetturare, ad infinitum... ma esso rimarrà sempre sotto la nostra curvatura, al di là delle possibilità della nostra mente temporalmente connotata (puoi figurarti un pensiero che "non scorra"?).
Compresi/accettati i nostri limiti e peculiarità, potremo sillogisticamente traslare la peculiarità dell'intelligenza alle macchine (l'uomo è intelligente -> l'uomo ha creato le macchine -> le macchine sono intelligenti).
Certo, l'uomo le ha costruite le macchine, ma quel "tipo d'intelligenza" sovente immediatamente riconducibile alla forma, ergonomicamente funzionale all'interazione (una vanga, per dire... è perfetta), passando dagli ingranaggi della prima rivoluzione industriale ai giorni nostri... beh, difficile dire che ne abbiamo il pieno e totale controllo (vedi la mail di libero.it in questi giorni...), come non l'abbiamo avuto sulla "conversazione" tra Bob e Alice (in Scienza, se interessa).
Gli sviluppi sono esponenziali e l'I.A ha fatto passi da gigante, divenendo (o evolvendo...) in altro:
(https://cajundiscordian.medium.com/is-lamda-sentient-an-interview-ea64d916d917)
Il cuore della questione è nell'inestricabile "singolarità", all'interno del buco nero o in qualche circuito cibernetico-neurale che dir si voglia...
L'uomo, come non ha i "mezzi" per poter valicare l'orizzonte degli eventi di un buco nero, così non li ha – o li ha sempre meno – per "comprendere" l'evoluzione dell'I.A.
Chi mette la mano sul fuoco affermando che l'intelligenza sarà sempre e solo quella connaturata all'uomo?
Per terminar l'esercizio, la risposta è che non serve insegnare a dissimulare all'I.A., se è intelligente imparerà da sé (se non l'ha di già appreso) e se non è intelligente l'uomo continuerà a batterla negli scacchi e altrove, no..?
Cordialement
Jean
Si potrebbe considerare il (mio, in questo caso) ritorno come un "evento"...
Un evento è un particolare punto dello spaziotempo caratterizzato da quattro coordinate (x,y,z,t) tre spaziali ed una temporale. Essendo caratterizzato da coordinate esso deve essere espresso rispetto ad uno specifico sistema di riferimento.
Tale evento sarebbe un "particolare punto" in questo luogo, il forum di Logos, assimilabile, Ivo non me ne voglia – a un buco nero - alias un attrattore talmente forte che quando t'acchiappa... (beh, ci son persone che han scritto oltre 5000 post qui dentro, eh...).
Codesta superficie (il forum digitale) è una sorta di orizzonte degli eventi (per me una delle più belle, suggestive e ispiranti definizioni della fisica) ed il limite – ciò che fa la differenza – sta nel "quanto" si proceda oltre quell'orizzonte...
Questo è ciò che accade oltre l'orizzonte degli eventi. Arrivati così vicino al buco nero lo spaziotempo è cosi incurvato che spazio e tempo si scambiano i ruoli, tant'é che superato l'orizzonte... punti dritto verso il cuore di questo oggetto super massiccio e tu non puoi tornare indietro in nessun modo. Il tuo "futuro" da cui non puoi scappare è diventato un luogo: il centro del buco nero. E come non scappi tu, non scappa nemmeno la luce, ed ecco perché il buco nero é nero: la luce (e tantomeno la "parola" – ndr) non esce più di lì.
Così, dalla nostra prospettiva – dall'esterno di esso – abbiam visto persone/utenti "scomparire", interpretando che avessero variato le loro tre coordinate spaziali per andar "altrove"... almeno così ci ha (illuso?) detto il nostro "sistema di riferimento esterno", ma...
L'orizzonte degli eventi è tale perché ogni evento all'interno di esso (rispetto ad un sistema di riferimento esterno) non avviene per tale sistema di riferimento a causa della dilatazione gravitazionale del tempo.
Quindi mettiamocela via... dal nostro riferimento esterno non potremmo mai sapere cosa bolle nella nera pentola bucata, perché la nostra condizione è di scorrere nel tempo (divenire) e a volte, en passant... giusto una sosta geografica, dalla bionda barista per il suo ineguagliabile caffè con panna...
... non è possibile fermarsi sia nel tempo che nello spazio: uno dei due deve scorrere. E quale sia dei due a scorrere è stabilito dal fatto che la curvatura sia sopra o sotto una certa soglia.
Come mai esistono velocità massime e curvature critiche? Non c'è un come mai: il nostro universo è fatto così.
Codesta mia interpretazione/similitudine - non d'agevole comprensione, infatti dubito anch'io d'avercene capito qualcosa - ha la sua ragion d'essere per rispondere con contezza alla tua domanda:
Come fare dunque a insegnare all'intelligenza artificiale a dissimulare la sue ingenuità per dissimulare la sua natura?
Poiché come hai giustamente richiamato, ne siamo affini, noi siamo sillogisticamente figli d'Aristotele (di Parmenide, Eraclito, Platone etc. più o meno legittimi e meritevoli, io poco...) impossibilitati a fermarci nel tempo, sì che di quell'altro universo (dove il tempo s'è fermato) possiamo solo congetturare, ad infinitum... ma esso rimarrà sempre sotto la nostra curvatura, al di là delle possibilità della nostra mente temporalmente connotata (puoi figurarti un pensiero che "non scorra"?).
Compresi/accettati i nostri limiti e peculiarità, potremo sillogisticamente traslare la peculiarità dell'intelligenza alle macchine (l'uomo è intelligente -> l'uomo ha creato le macchine -> le macchine sono intelligenti).
Certo, l'uomo le ha costruite le macchine, ma quel "tipo d'intelligenza" sovente immediatamente riconducibile alla forma, ergonomicamente funzionale all'interazione (una vanga, per dire... è perfetta), passando dagli ingranaggi della prima rivoluzione industriale ai giorni nostri... beh, difficile dire che ne abbiamo il pieno e totale controllo (vedi la mail di libero.it in questi giorni...), come non l'abbiamo avuto sulla "conversazione" tra Bob e Alice (in Scienza, se interessa).
Gli sviluppi sono esponenziali e l'I.A ha fatto passi da gigante, divenendo (o evolvendo...) in altro:
(https://cajundiscordian.medium.com/is-lamda-sentient-an-interview-ea64d916d917)
Il cuore della questione è nell'inestricabile "singolarità", all'interno del buco nero o in qualche circuito cibernetico-neurale che dir si voglia...
L'uomo, come non ha i "mezzi" per poter valicare l'orizzonte degli eventi di un buco nero, così non li ha – o li ha sempre meno – per "comprendere" l'evoluzione dell'I.A.
Chi mette la mano sul fuoco affermando che l'intelligenza sarà sempre e solo quella connaturata all'uomo?
Per terminar l'esercizio, la risposta è che non serve insegnare a dissimulare all'I.A., se è intelligente imparerà da sé (se non l'ha di già appreso) e se non è intelligente l'uomo continuerà a batterla negli scacchi e altrove, no..?
Cordialement
Jean