Ormai risulta incontrovertibilmente accertata, anche sperimentalmente, la possibilità dell'"entanglement" a "livello quantistico"; ossia, in soldoni, se qualcosa altera lo "stato quantico" di una "particella", allora anche quella correlata subirà la stessa alterazione, sebbene se si trovi situata altrove.
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In effetti mi sembra che la "fisica delle particelle" preveda che gli stati di "entanglement" siano "teoricamente" possibili anche per oggetti di grandi dimensioni; però, l'enorme quantità delle interazioni che sorgono fra i componenti elementari di un oggetto macroscopico -e tra questo e l'ambiente- sono tali da provocare sistematicamente il cosiddetto fenomeno di "decoerenza", che impedisce di osservare in scala macroscopica gli effetti "quantistici" dell'"entanglement".
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Tuttavia, qualche anno fa, un gruppo di ricercatori delle Università di Oxford, di Singapore e del National Research Council canadese, sembra che sia riuscito a dimostrare che l'"entanglement quantistico" può manifestarsi in maniera (relativamente) vistosa anche nel mondo macroscopico.
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Così come viene descritto in un articolo pubblicato su "Science", infatti, i ricercatori hanno realizzato uno stato di "non separabilità" quantistica tra due diamanti di circa "un millimetro di diametro", collocati a una distanza di "15 centimetri l'un dall'altro"; e, cosa non meno significativa, a temperatura ambiente *.
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Gli scienziati in questione, cioè, in sostanza, sono riusciti a generare uno stato di "entanglement" tra due diamanti "visibili ad occhio nudo", utilizzando sofisticate apparecchiature laser, separatori di fasci e rilevatori, secondo una tecnica chiamata "spettroscopia con pompa sonda ultraveloce"; e sono così riusciti a dimostrare che è possibile forzare i due diamanti a "condividere" i "fononi", ossia gli schemi di oscillazione degli atomi nel reticolo cristallino dei due campioni di diamante, agendo soltanto su uno dei due diamanti in gioco.
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Essendo io profondamente ignorante (anche) in tale materia, non sono riuscito a capire molto il "metodo" utilizzato; però credo di aver compreso a sufficienza il "significato" dell'esperimento.
E, cioè, che, agendo su A, si è provocato un istantaneo effetto a distanza anche su B.
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Il che mi sembra mettere in discussione:
- sia il principio di "causa ed effetto" in se stesso;
- sia il principio di "non simultaneità" degli eventi provocati, l'un l'altro, a distanza.
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Però, se più scienziati hanno verificato sperimentalmente il fatto, credo che occorra prestar loro fede, almeno fino a prova contraria; ed il primo risultato pratico, secondo me, sarà che potranno venire utilizzati canali di comunicazione non intercettabili, in quanto non utilizzano nè lo spazio nè il tempo classici.
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Nota
Nota
L'eccitazione termica è una delle principali cause di alterazione delle correlazioni quantiche alla base della nostra osservazione di risultati di misura classici; per cui, non a caso, gli studi sperimentali sull'"entanglement" vengono condotti solitamente a temperature quanto più basse possibile.