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Messaggi - iano

#1816
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Che schifo
25 Giugno 2024, 20:36:57 PM
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 25 Giugno 2024, 15:22:44 PM
Non ho capito il senso della tua domanda. Le anime: si incarnano in un corpo per fare delle esperienze; non giudicano né le esperienze, né le altre anime, quindi una volta l'anima si incarna in uno statista, un'altra volta in un un fuorilegge, ecc... Come l'attore interpreta una parte di un'opera teatrale o cinematografica, così l'anima interpreta un ruolo ben preciso. Alla fine ogni ruolo insegnerà qualcosa a chi lo interpreta, aiuterà a perfezionarsi, a migliorarsi, ecc... Non vedo alcuno zerbino in tutto ciò. Mi spieghi? Grazie.

Sembra che il mondo e la vita che vi è contenuta, siano li solo perchè le anime possano perfezionarsi.
Non ti sembra strano?
Non dico che ci dobbiamo per forza trovare una logica, però sicuramente una logica non c'è.
#1817
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Che schifo
25 Giugno 2024, 00:19:03 AM
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 23 Giugno 2024, 10:49:38 AM
Se avesse ragione Robert Schwartz? Se veramente ogni anima avesse la necessità di incarnare anche il ruolo del cattivo per capirne le dinamiche? Per progredire? Per perfezionarsi?





Può essere la vita ridotta allo zerbino in cui le anime si puliscono i piedi?
#1818
Citazione di: Ipazia il 24 Giugno 2024, 17:52:50 PMfossimo in grado di calcolare ad occhio l'area di una figura complessa facendone l'integrazione non avremmo bisogno di numeri, formule e macchine da calcolo.


Il mio sospetto è, che è proprio quello che facciamo quando percepiamo, ma senza sapere di farlo, ed è il sapere di farlo che nel bene e nel male fa la differenza.
Il metodo scientifico azzardo quindi sia nient'altro che l'esplicitazione della nostra percezione resasi necessaria per coadiuvare sensi di cui la natura non ci ha dotati, gli strumenti di misura.
I sensi non hanno bisogno di libretto di istruzioni per l'uso, mentre per gli strumenti di misura abbiamo dovuti scriverli, facendone metodo.
In sostanza non ci siamo inventati nulla di nuovo, ma abbiamo preso coscienza di ciò che già facevamo, e questa coscienza ha cambiato nella sua forma ciò che facciamo.
In un caso abbiamo una modalità condivisa, i cui prodotti sono evidenze, che almeno a prima vista sembrano innegabili, nell'altro caso una modalità da condividere una volta sottoposta a critica.
In un caso o nell'altro la condivisione non porta a verità conoscitive, ma a condurre imprese comuni sulla base di ipotesi condivise.
Ci possiamo sorprendere del potere della matematica, ma la mia ipotesi è che in ciò non ci sia alcuna novità.
Cioè è quello che abbiamo sempre fatto, anche quando non sapevamo di farlo.

Per poter digerire tutto questo mio discorso occorre accettare un ipotesi secondo cui tutto ciò che si può fare in modo cosciente lo si può fare in modo incosciente, e viceversa.
#1819
Citazione di: Ipazia il 24 Giugno 2024, 08:38:37 AMAcquisendone però di più vere. Il calcolo non è solo il cappello astratto che mettiamo alla realtà, ma pure uno strumento di conoscenza reale della realtà medesima.

Eratostene postulò il dato vero della sfericità della terra attraverso un calcolo geometrico, contro le evidenze più  immediate. Non aveva altro modo che il calcolo per conoscere la verità, preclusa all'empiria di allora e a gran parte dell'attuale.

si, sono d'accordo, ma vorrei provare a demitizzare la scienza per  il suo bene, per metterla cioè al riparo da attacchi di mitizzazioni concorrenti, religione compresa.
Non direi quindi che abbiamo adesso una conoscenza reale della realtà, o una conoscenza più vera, ma con essa i prodotti della nostra interazione con la realtà hanno assunto una tale diversa forma da farci credere che vi fosse in essi un diversa sostanza, come ''una verità veramente vera'', che smaschera l'illusione di verità prodotta dalla nostra percezione.
Viceversa, chi continuerà a preferire la percezione con le sue ''concrete'' evidenze, accuserà la scienza di eccessiva astrattezza.
Ma percezione e scienza non si escludono a vicenda essendo modi diversi di fare la stessa cosa che si differenziano per il diverso grado di coscienza impiegata, coscienza che in sè non è portatrice di una valore superiore o inferiore, ma è un modo come un altro di fare le cose, che ci caratterizza sempre di più.
Se così stanno le cose, invece di constare con sorpresa la maggior astrattezza verso cui la scienza ci indirizza, avremmo potuto prevederla, risparmiandoci la sorpresa.

Per questa via mi auguro che  MAURO PASTORE si convinca come la scienza non sia degna degli attacchi che egli gli sferra dall'alto della sua statura filosofica.
Se vorremo fare passi avanti in filosofia dovremo metterci sulle sue spalle, ma per questioni più basse, come quelle scientifiche, è meglio scegliere un altro cavallo.
#1820
Citazione di: Ipazia il 23 Giugno 2024, 19:44:02 PMle necessità di calcolo emergenti.
Emergenti si, ma io credo emergenti alla nostra coscienza, e solo perciò ci sembra di avere a che fare con una novità.
Non è da una necessità contingente che deriva cioè un maggior grado di astrazione, ma abbiamo preso coscienza della natura astratta della nostra conoscenza., che possiamo così meglio maneggiare, perdendo però la realtà sempre più le sue evidenze.



#1821
Tematiche Filosofiche / Re: Le radici della guerra
23 Giugno 2024, 08:57:31 AM
Citazione di: anthonyi il 23 Giugno 2024, 05:28:25 AMQuesto spiega anche il comportamento dei tiranni che inventano nemici della patria appositamente per avere un maggiore controllo sul popolo.
Ma siamo sicuri che questo passaggio sia necessario?
Cioè siamo sicuri che il popolo non sia in grado di inventarsi da solo i propri nemici?
Una volta poi che il popolo si sarà inventato i suoi nemici si troverà sempre il capopopolo pronto a cavalcare l'occasione che gli si presenta.
Non sono i milanisti infatti a inventarsi i nemici interisti e viceversa, in una simulazione di guerra?
Secondo me l'appello di Jacopus lo si può accogliere solo in parte, ma sarebbe già tanto.
Come fare dovremmo scoprirlo qui insieme.
Iniziamo a considerare l'innegabile piacere che si prova a sentirsi parte di un gruppo.
Se è vero che il piacere non è un bene in sè, potremmo provare a razionalizzare la nostra necessità di intrupparci, limitandola così allo stretto necessario, se di una necessità si tratta.
Imparare cioè a rinunciare al piacere che ci dà l'intrupparci.

Credo che ci lasceremmo morire di fame in mancanza del piacere di mangiare, e ci estingueremmo in mancanza del piacere sessuale, ma smetteremmo di intrupparci rinunciando al piacere di farlo?
Potrebbe bastare ciò a limitare il numero delle guerre allo stretto necessario?
Quello che voglio dire è che io come individuo non riesco ad eliminare i miei conflitti individuali, ma posso limitarli individuando quelli che si riducono al puro piacere di essere conflittuale, eliminandoli.
Come si fà ad ottenere la stessa cosa all'interno di un gruppo sociale?

#1822
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Che schifo
23 Giugno 2024, 00:59:04 AM
''Mille cose che mi erano sembrate contro natura e ripugnanti divennero per me presto naturali e ordinarie.''

H.G.Wells. L'isola del dottor Moreau.

#1823
Inoltre, per quanto questo fantomatico scienziato potrebbe essere autorevole, uno scienziato non fà scienza come una rondine non fà primavera.
#1824
Tematiche Filosofiche / Re: Le radici della guerra
23 Giugno 2024, 00:19:51 AM
Citazione di: Jacopus il 22 Giugno 2024, 01:10:43 AM"Le radici della guerra sono nel modo di vivere la vita quotidiana, nel modo di impostare lo sviluppo economico, di organizzare la società, di consumare. Se osserviamo in profondità la situazione, vedremo le radici della guerra. Non possiamo limitarci a dare la colpa all'uno o all'altro. Dobbiamo superare la tendenza a schierarci".

Temo che superare la tendenza a schierarsi equivalga a rinunciare alla nostra natura sociale, e mi chiedo quanto questa rinuncia ci permetterebbe di sopravvivere come individui.
La tendenza a schierarci potrebbe essere una necessità, le cui conseguenze potrebbero essere mitigate dal prendere coscienza di questa necessità.
Cioè la necessità di schieraci potrebbe rendere accessoria la motivazione che adduciamo per schierarci con uno piuttosto che con l'altro.
Se ho la necessità di schierarmi, perchè da ciò dipende la mia sopravvivenza come individuo, conta  poco poi con chi mi schiererò, valendo uno schieramento l'altro.

#1825
Tematiche Filosofiche / Re: Le radici della guerra
22 Giugno 2024, 23:58:52 PM
Citazione di: anthonyi il 22 Giugno 2024, 05:40:22 AMCerto che la guerra é geneticamente umana.
L'uomo é un essere violento e sociale.
L'essere sociale fa si che si organizzi in comunità nelle quali l'istinto violento é inibito, ma si riattiva quando si percepisce la necessità di difendere la comunità stessa.

La guerra è l'equivalente del conflitto individuale  riferito ai gruppi sociali.
Che esistano conflitti individuali è pacifico, ma come si spiegano a partire da questi i conflitti fra gruppi?
Possiamo dire paradossalmente che se le guerre sono possibili è perchè tutta questa individualità imperante di cui si dice in effetti non c'è, se gli individui riescono ad ''annullarsi'' nei gruppi sociali, trasferendo/delegando in essi/ad essi la loro natura conflittuale, e che in sostanza le guerre siano una conseguenza diretta della nostra natura sociale?
#1826
Citazione di: PhyroSphera il 22 Giugno 2024, 08:26:42 AMIo sono assai sconfortato dalle risposte ricevute.
Ho accluso un articolo dove assieme alla scienza c'è altro: tentativi religiosi ("la particella di Dio"), supposizioni non veramente scientifiche ma solo scientiste ("il Modello Standard").

Il problema è che potrebbe trattarsi di articoli acchiappaclick, e mi sembra perciò lecito chiederti di toglierci questo dubbio.
Chi è questo vero scienziato cui ti riferisci, che ha detto quello che c'era da dire? Perchè finché resta anonimo siamo autorizzati a pensarlo come un tuo alterego.

Mi spiace che tu ti senta sconfortato, ma è lo stesso sentimento che provo io leggendoti.


#1827
Citazione di: Pio il 22 Giugno 2024, 17:31:52 PMSentita su "The Big bang theory": le scoperte della fisica sono rimaste agli anni trenta, praticamente. Adesso si fanno solo teorie matematiche di cui si cerca di dimostrare l'intrinseca coerenza logica.

La prospettiva antropocentrica, di un uomo, come animale che usa in modo esclusivo la coscienza, a sua maggior gloria, non ci aiuta a capire.
Mentre ci aiuta a capire la prospettiva di un animale che sta incrementando ''in diretta'' l'uso della coscienza.
Quali conseguenze dobbiamo aspettarci da ciò?

Una delle conseguenze potrebbe essere provare l'impressione che adesso si facciano solo teorie matematiche, e non più propriamente fisiche, mentre in effetti non si è mai fatto nulla di diverso?
#1828
Citazione di: Ipazia il 20 Giugno 2024, 21:56:12 PMOggi l'Essere è narrazione antiquaria, che mette pena pure confutare. Mentre l'essente una sua concretezza contestualizzabile, meritevole di studio e approfondimento, anche filosofico, la conserva. Fresca e virginale come i ta panta della sapienza greca.


Restare, per un filosofo di professione , intrappolato nella ragnatela dell'essere è cosa comprensibile, tanto che dibattersi disperatamente una volta scopertisi intrappolati è una nota di merito da riconosce a Cacciari, di cui più che le parole mi sembrano  significative a volte le mimiche di sofferenza e/o insofferenza che usa per sopperire alla inadeguatezza delle sue o altrui parole.
#1829
Possiamo ad esempio continuare a chiederci perchè i corpi cadono verso il basso e non verso l'alto, finché la domanda non perde di senso una volta scoperto che non esistono l'alto e il basso.
Ma questa scoperta di mancanza di senso della domanda non è stata cosa inutile perchè equivale di fatto alla scoperta della legge di gravità.
#1830
Citazione di: Koba II il 20 Giugno 2024, 14:44:49 PME lo spirito della filosofia è questo intrattenersi nella domanda. Tornare a pensare alla filosofia come un sapere "inutile ma necessario" il cui compito è interrogare senza pace l'essente.
Più che proporsi come meta il farsi a ripetizione domande che non sembrano avere una risposta, non possiamo smettere di farci a ripetizione domande cui attribuiamo un senso, finché continueremo ad assegnarglielo, pur senza trovare una risposta, anche quando disperassimo di trovarla, e lo faremo finché mancherà la dimostrazione che una risposta non c'è.
Nel caso in cui questa dimostrazione venisse però trovata allora potremo dire che non sia stato inutile continuare a porsi la domanda che non abbiamo potuto fare a meno di continuare a porci.