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Messaggi - viator

#1816
Salve InVerno ed Anthonyi. In effetti si ritorna ad un sempre più vacuo concetto di equità o di gustizia.

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Impossibile stabilire se sia più giusto un sistema che nutre un milione di negozianti che vendono per 50 miliardi a 10 milioni di clienti........oppure un sistema che nutre (di meno, cioè attraverso un reddito più basso di quello del negoziante) centomila addetti i quali smerciano per 40 miliardi (cioè la medesima quantità di beni a prezzi scontati del 20%) agli stessi 10 milioni di clienti. Ovviamente in tale seconda ipotesi ci "scappa" pure un utile più che sostanzioso per gli imprenditori dei centomila addetti.

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Ovviamente il sistema "Amazon" è più efficiente (nei confronti dei 10 milioni di clienti) (dimostrando ciò che anche all'interno dello stesso capitalismo imprenditoriale esistono diversi stadi di efficienza) e l'utile dell'imprenditore non possiamo valutare quanto sia iniquo una volta confrontato con lo stipendio dei suoi centomila addetti, ma rappresenta comunque il necessario incentivo che promuove l'efficienza risultante dal ribasso dei prezzi dei beni venduti.

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Teoricamente la maggior efficienza dovrebbe andare - secondo criteri astratti di equità egualitaristica - a favore della intera collettività, ma sottrarre l'utile al capitalista imprenditore significherebbe semplicemente fare scomparire tale categoria. Aspetto in cui qualcuno si è cimentato nei decenni passati e che è superfluo qui commentare. Saluti.
#1817
Salve anthonyi e bobmax. Secondo me il socialismo è ingiusto per le minoranze e giusto per le maggioranze, mentre l'inverso succede per il liberismo-capitalismo.

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Come mai allora nel mondo sembra si sia affermato o confermato il capitalismo ? Perchè purtroppo quello di giustizia è concetto eccessivamente personale e variegabile e nessuna delle sue possibili espressioni, da sola - può riuscire ad imporsi su tutte le altre.

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Esiste invece un parametro immensamente più oggettivo e parametrabile che - in virtù proprio della sua oggettività - è riconoscibile e confermabile concordemente da ampie masse di individui (non importa neppure che essi rappresentino una minoranza od una maggioranza.....basta solo che riescano a formare una sufficiente "massa critica" all'interno della società in cui vivono). Tale parametro si chiama EFFICIENZA, cioè la capacità di un sistema sociale di produrre DEI SURPLUS DI BENI E PRODOTTI. Che poi la distribuzione di tali beni e prodotti risulti ingiusta (rimettendo in gioco la SOGGETTIVITA' di tale termine) è proprio LA CONDIZIONE STESSA CHE GENERA L'EFFICIENZA poichè  essa efficienza sorge dalla separazione (ingiusta, antidemocratica) tra i più dotati di intraprendenza e le masse che li esprimono. Saluti.
#1818
Racconti Inediti / Il Sasso Manduino
02 Giugno 2020, 18:34:07 PM
 La Sentinella dell'Eternità, ovvero la realtà della trascendenza.
Al colmo del dosso comparve, ancora distante, la piana in cui convergevano le due valli: queste rinserravano tra loro le prime brutali avvisaglie delle vere montagne, a sfondo delle quali si mostrava la prima di esse, quella che lui chiamava la Sentinella dell'Eternità.
Amava la montagna perché essa era nuda e vera. Era come il corpo di quella che ti può dare piacere con la propria nudità per poi magari deluderti con la propria verità. Ma la montagna in ciò si rivelava specularmente diversa: ti dava la sofferenza della fatica per poi invariabilmente appagarti.
L'amava inoltre perché era alta e remota, come i sogni; infine perché era fuori di lui, oltre che sopra di lui, come il Dispotico.
Una precoce, recente nevicata, in alto, rendeva la Sentinella ancora più remota. Non conosceva monte più emblematico. Era, per lui, il perfetto connubio tra la sveltezza e l'imponenza.
Ogni volta che la vedeva era sedotto da associazioni letterarie: ancora avrebbe avuto ragione Marta, con il suo ".....troppi libri!". Ma ancora avrebbe avuto anche torto poiché erano associazioni non di testo e di contenuto, ma unicamente di titoli di opere che non aveva mai letto e di cui conosceva semplicemente l'esistenza, magari il genere e l'autore, ma nulla più: "Cime tempestose","La montagna dalle sette balze", "Muraglie" oppure "Cime abissali" e così via. E non parlavano certo della realtà della montagna.
Aveva visto ed in piccola parte anche frequentato tutte le maggiori montagne delle Alpi, ed al suo occhio assolutamente assuefatto al cogliere forme, contenuti e misura tridimensionale di quegli ambienti non erano certo sfuggiti tanti altri monti come quello non celebrati ma dotati comunque di spiccata individualità.
Né ai suoi sensi né alla sua ragione era mai apparso qualcosa che reggesse il confronto.
Era perché applicava alle montagne, senza intenzione, certo, i medesimi criteri che regolavano le proprie preferenze femminili ed anche altri generi di preferenze. Doveva certo trattarsi di qualcosa di radicale. Gli aveva dato una propria interpretazione filosofica.
Forse la maggior parte di coloro, moltissimi, che transitavano quella strada, non ne conosceva neppure il nome e probabilmente mai si sarebbe curata di chiederselo. Nome vero assolutamente rustico, locale, privo di qualsiasi particolare suggestione. Per i locali, per le centinaia di generazioni che ne erano state dominate, la Sentinella era quella che era, non quella che poteva sembrare ad un forestiero come lui. Un ammasso da subire nel proprio retroterra, la cui unica utilità era il poter cavar sassi dai suoi avancorpi ed il fornire un riferimento al ritorno dai più lontani spostamenti. Sì, col tempo l'ideale romantico aveva attecchito anche in quei luoghi, d'altra parte tutt'altro che isolati od arretrati, e qualcuno di loro ora la trovava anche imponente, elegante. Dava un poco di lustro, da questo punto di vista, ed era persino finita su qualche calendario e cartolina.
Da una base bassissima, posta a quota ridicola che non riusciva ad introdurre neppure il presagio della collinarità, fermandosi lungo la strada sarebbe stato sufficiente alzare una scarpa per cominciare a saggiarne la roccia.
Ma era da una certa, quasi rispettosa, distanza che la Sentinella diceva ciò che doveva dire. Come se apparisse quella che era solo prima di aver concesso il permesso di avvicinarsi.
Pochi, mimetici e limitati alle bassure i segni e gli sfregi dell'uomo lungo le sue pendici; come se la frenesia del lavoro, dell'appropriazione del territorio e del suo rimestamento, così evidenti nella piana, si fosse persa d'animo contro quelli che non erano ancora i suoi abissi, ma solo le sue balze.
Vallette e solchi sempre pronti a raccogliere le acque temporalesche ma per il resto asciutte; gobboni, scivoli di granito e placconate nelle cui fessure cresceva la flora più contorta e resistente, poi faggio e castagno dove possibile, sopra frammischiati a poche gracili betulle.
Quel versante era, per via della sua esposizione, un implacabile divoratore di raggi solari ed anche con il maltempo, grazie ad un certo gioco della circolazione locale dell'aria, era quello che prima degli altri si liberava dei vapori, delle nuvole; come avesse eternamente fame di luce.
Nonostante una simile solarità le balze e, più in alto, gli abissi del vero e proprio corpo della montagna formavano una sorta di universo infernale, tale forse da addirittura angosciare spiriti troppo trepidi che si aggirassero loro intorno o che si dedicassero alla loro perlustrazione visiva.
Era il contesto più appropriato per l'ambientazione del mito di Sisifo.
Era l'orrido che, salendo, conduceva poi alla liberazione da sé. Era l'immanenza che andava a sciogliersi. Era l'informe che diventava l'eleganza della trascendenza.
Orridi ed immani erano i contrafforti della Sentinella ma salendo l'immane si dissolveva attraverso l'assottigliamento delle masse arrotondate, delle gibbosità che da numerose e caotiche andavano come a raccogliersi rarefacendosi e poi annullandosi l'un l'altra per generare costole, poi creste ora quasi rettilinee ora che si incurvavano a raggiungere le altre, vestite unicamente di grigia nudità, quasi mai neppure di neve.
E queste, spingendosi addosso alla parte più elevata della montagna, finivano per frantumarsi in gradini e torrioni, guglie e pilastri di slancio sempre maggiore e dai fianchi sempre più lisci e selvaggi. Perciò, mentre l'orridità restava, l'immanenza diminuiva.
Solo salendo ancora, questa volta con lo sguardo aderente alla porzione sommitale della montagna, anche l'orrido cedeva il passo. Diventava l'isolato ed il poderoso; era dovuto al fatto che ormai non esisteva, attorno a ciò che si stava osservando, altra quinta che non fosse il vuoto, il cielo.
La materia che penetra il cielo. E quindi l'immanenza che si trasforma nella trascendenza fino a dissolversi in essa. Sempre gli opposti incontrano la loro reciproca contiguità.
Il caos si era stemperato e si trasformava in quello che, nel troppo tecnico linguaggio orografico, si chiamava "edificio sommitale", consistente in una colossale piramide tronca.
Abissi che si avventavano verso l'alto mozzandosi di colpo in due creste la cui congiunzione generava una specie di pianerottolo occupato da massi accatastati che determinavano, visti da sotto, un profilo terminale sfrangiato, appunto come spezzato.
Non l'aveva mai salita, né l'avrebbe fatto. Non ne era in grado, ora.
Ma non era questa la cosa importante. Non sarebbe stato per autocompiacimento e men che meno per raccontarne ad altri, che l'avrebbe fatto. Aveva nutrito rimpianto solamente per il panorama sconfinato e vertiginoso che, se la giornata fosse stata giusta, avrebbe potuto godere di lassù. Abissi e muraglie, ed il risucchio della vertigine che vuole trascinarti giù da dove ti sei faticosamente sollevato, e solitudine solare, luce, aria, spazio, e giù in fondo la ridicola ed insensata presenza dei suoi cosiddetti simili...........
Poi aveva saziato anche quello, concedendosi un sorvolo di quelle zone con un piccolo aereo pilotato da un collega, qualche anno prima. Certo, la differenza soggettiva era stata quella che passa tra una corsa in motocicletta ed un tragitto in autobus..............
Ricordi e considerazioni che lo accompagnavano mentre ormai aveva lasciato che quella visione gli scorresse accanto mentre imboccava ora la valle di destra. Andava altrove, oggi.
Davanti, altre montagne alte e remote, immobili, inanimate ed immutate, insensibili a sé ed a lui. Materia.
Era sempre stato triste per lui osservare come molti vivano in modo conflittuale la solo apparente contraddizione ed estraneità reciproca tra materialità e spiritualità, sembrino non capire che la trascendenza non può fare a meno e non può generarsi che dall'immanenza e che entrambe hanno la medesima dignità di contenuti. Anzi, come pensava lui in modo non certo originale ma molto, molto strutturato, che in fondo a tutte le cose c'è una cosa sola.


#1819
Racconti Inediti / Il Grande Nero
02 Giugno 2020, 18:27:01 PM
 Il Grande Nero, ovvero la mistica della immanenza.



Cosa c'è di più immanente di una montagna?
Che c'è di più brutalmente materiale, di insensibile, di inerte? Un mucchio di pietre, dopotutto.
Proprio di fronte alla Sentinella dell'Eternità, quale pilastro terminale dell'opposto versante della valle in cui si stava avviando si alzava un altro monte. Lui lo chiamava il Grande Nero.
Molto diverso dalla prima, di questo appariva inoltre il versante "al vago", cioè all'ombra, come veniva detto in quel modo nella parlata locale. Era di trecento metri più basso ma ancora più incombente. Se la Sentinella era una virago, quest'altro sarebbe stato paragonabile ad un lottatore di "Sumo".
Una base possente, apparentemente immutabile, articolata in mille pieghe ora rischiarate ora trascurate dal sole. La vita vegetale che si affollava alle quote inferiori ma era costretta, assieme a quella animale ed umana, a diventare via via più rada, semplice e resistente mano a mano che volesse innalzarsi.
Diciamo che la particolarità fisica della montagna è che essa rappresenta ciò che di più grande (ancora: immane) un occhio umano possa cogliere e valutare nelle sue dimensioni in modo istantaneo.
Mare e cielo e deserti sono anche più grandi, ma essi sono essenzialmente bidimensionali, e l'allontanarsi, l'indefinirsi del loro limite ci fornisce forse la sensazione di infinità, ma ci nega quella di concreta grandiosità riferibile ad un unico corpo fisico. Che per rivelarsi completo dovrà risultare tridimensionale. Inizio, fine e contorni tutti proiettati su di un unico piano davanti a noi.
Le cose umane sono il finito mentre mare, cielo o lontani orizzonti sono l'infinito; la montagna è la misura di quanto grande sia la distanza tra i due riferimenti precedenti, e suggerisce l'unico possibile collegamento fra essi.
Comunque, più si fosse saliti – non importa se solamente con lo sguardo – più varietà si sarebbe lasciata sotto di sé.
Anche le forme e gli stessi ingredienti inanimati del monte si semplificavano verso l'alto.
Diminuiva la quantità d'immanenza  poiché la massa si restringeva ma ne aumentava la qualità, l'emblematicità, in quanto la materia si faceva più semplice, più bruta. Più essenziale, fino alla nudità.
Mano a mano, ci si sarebbe trovati poggianti su di un'immanenza sempre più esigua e circondati da spazio e luce sempre più invasivi, dominanti.
Noi od il nostro sguardo giungiamo in cima. Dopo aver percorso la faticosa nudità, che è semplicemente la realtà e la verità della montagna e, in modo non del tutto allegorico, di noi stessi, della nostra vita e del mondo, si arriva nel punto in cui l'immanenza finisce congiungendosi con il cielo, cioè la trascendenza, e trasformandosi in questi.
Il percorso è compiuto; siamo sorti e partiti dalla materialità e, volendo fuggirla, siamo arrivati dove essa termina.
E' questo il richiamo della montagna, per chi lo sente. Ed è' ciò che rende conto, completandola, della risposta che venne data da un celebre alpinista a chi gli chiedeva – molto retoricamente – la ragione del suo faticare ed esporsi per salirla. L'alpinista disse laconicamente : "Perché è là..."
Ecco il peso del verbo essere : è pari a quello di una montagna. Mauro aveva proseguito oltre quelle tre parole: "...e solo lassù è la verità".
Cosa c'è di più trascendente di una montagna ?


Essa è piena ed immanente, e conduce verso il cielo che è vuoto e trascendente.
La montagna è la materia perché è piena, ed il cielo lo spirito perché è vuoto.
Il vuoto è eternamente immutabile. Quindi il concetto metafisico di cielo, quello di spirito e quello di eternità  coincidono con il vuoto.
Noi cerchiamo i valori spirituali, cioè la vuota assenza di materia, solo nella misura in cui ciò che è pieno di materia non ci soddisfa.
Vogliamo sfuggire al destino di tutti i "pieni", cioè per noi la morte, che non è altro che la restituzione del nostro corpo al mondo cui sempre è appartenuto, il quale ne distruggerà la forma utilizzandone la sostanza per la creazione di altri "pieni" dei quali non comprendiamo il (nostro) significato e che quindi "non ci piacciono" poiché non riusciamo ad immedesimarci in essi.
Ed i più restano scioccamente convinti dell'inverso, cioè che la sostanza, la materia, pur essendo l'entità senza quale nessuna forma e nessuna spiritualità può generarsi ed esistere, con la morte si disperda senza che ciò ci riguardi, mentre la forma resterà immutata sotto una delle diverse denominazioni che ci piace darle: anima, spirito, prana, soffio vitale.............. Si chiama naturale egocentrismo. Incapacità di uscire da noi stessi.
Siamo "inconsciamente consapevoli" del fatto che noi, la nostra identità, siamo il risultato "unico" di una colossale, vertiginosa elaborazione iniziata quindici miliardi di anni fa e compiutasi – per noi – con la nostra nascita ma rifiutiamo la prospettiva che tutto ciò venga (ancora : per noi!) vanificato dalla legge della vita che deve eternamente rimestare la sostanza variandone la forma. Che deve generare nuove anime distruggendo il nostro meschino egocentrismo.
Quanti mondi ci sono a questo mondo, e la gente non li conosce, e non fa altro che cercare altri mondi fuori di questo!!.
Siamo così troppo pieni di noi, appunto..................................!!

#1820
Attualità / Re:Ma se la Grecia non ci vuole
02 Giugno 2020, 13:58:48 PM
Salve jacopus.
Citazione di: Jacopus il 02 Giugno 2020, 00:12:21 AMHai ragione Viator. Un turista dotato di secchiello, paletta, e un congruo conto in banca, più un altro segreto in Svizzera non può godersi il frutto delle sue sudate truffe a Mikonos...mentre un siriano che ha visto morire tutta la sua famiglia entra da impunito in Italia e magari è pure mussulmano, non ha un soldo e pretenderà che lo sfamiamo. I greci rifiutano chi ha soldi per pagare mentre noi accogliamo chi dobbiamo pagare. A rovinare questo quadretto idilliaco però ci pensa il fatto che la Grecia ha i campi profughi più grandi dell'Unione Europea. Anche loro non hanno strategie verso chi fugge dalla fame ma solo strategie verso chi almeno un secchiello e una paletta ce l'hanno.
Vedo con piacere che dai anche tu un poco di respiro all'ironia, dote che io ho sempre apprezzato sommamente.

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Ci sono due modi per affrontare i grandi temi politico-social-umanitari. Sto parlando della loro trattazione concettuale, non della loro soluzione pratica.

La maggior parte della gente (quella che non vuole o non riesce ad allontanarsi dalle proprie sensibilità individuali, personali) lo fa esaminando i casi umani e particolari delle singole persone coinvolte nelle dinamiche che vengono affrontate (cercando quindi di comprendere e risolvere - od almeno di partecipare - ai casi umanissimi dei bimbi che muoiono, delle mamme che piangono, degli stermini, delle torture, patimenti, ingiustizie, arricchimenti iniqui, prepotenze, conti svizzeri etc.).

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Tale processo si chiama "via lunga" e consiste nell'operare od auspicare affrontando un caso alla volta guardando bene in faccia alle persone per stabilire se ciascuna di esse merita o meno di venir aiutate (sì per le mamme che piangono - no per i capitalisti ladri). Si spera in questo modo di sistemare - l'una dopo l'altra - tutte le storture del mondo fino a che il loro elenco sia terminato.Purtroppo - a parte le intollerabili lunngaggini di un simile modo di procedere - tale sistema richiede anche che chi giudica ed "aggiusta" le diverse storture possieda anche criteri certi ed immutabili sul come sistemarle. Ovvero che il "sistematore" sia in possesso di una fede o di una ideologia.

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Se poi, come in realtà accade i "sistematori" sono più di uno, il problema diventa che la loro fede od ideologia deve risultare unica per tutti, diversamente la procedura da essi adottata eliminerebbe soggettivamente delle storture creandone oggettivamente delle altre.

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Personalmente io preferisco un secondo modo di affrontare certi argomenti : la "via breve".

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Consiste nel :


       
  • Non guardare in faccia a nessuno (altrimenti mi commuoverei o mi indignerei);
  • Nel non tener conto di alcuna fede nè di alcuna ideologia (cioè evitare pregiudizi religiosi o culturali);
  • Cercare di tenere a mente le vicende storiche del passato per confrontarle con il presente ed usare la sintesi delle singole analogie per ricavarne augurabilmente diagnosi circa il presente ed ipotesi circa il futuro.
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Se l'aspetto umanitario è quello che deve prevalere nell'affrontare globalizzazioni ed immigrazione irregolare.............che ci si decida ! Un bel referendum per cedere la nostra sovranità a qualche Opera Pia !!. Saluti.
#1821
Salve anthony. Io mi riferivo alla retorica valoriale della morale sociale (il lavoro in sè non nobilita affatto l'uomo), E NON AI VALORI ECONOMICI. Saluti.
#1822
Tematiche Spirituali / Re:Spiritus Sanctus
02 Giugno 2020, 12:03:58 PM
Salve bobmax. Ecco uno dei "quid" tra di noi : infatti usiamo vocabolari (mentali, intellettuali) assai diversi.

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Per esempio : "esserci" per me significa "stare ivi" (cioè dentro un certo ambito specificabile), mentre vedo che per te vorrebbe dire "stare fuori" (forse intendi "stare a noi ?").

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Lasciamo poi perdere "Il Tutto non è un qualcosa." poichè tu evidentemente usi le parole a mò di ventose per arrampicarti sugli specchi delle irresolubili tautologie.
Un qualcosa può consistere in un'unica singola parziale cosa come pure di una pluralità (parziale) di cose tra loro distinguibili, come pure di una pluralità (parziale) di cose tra loro magari indistinguibili ma intrinsecamente distinte (un insieme). Infine il qualcosa può pure consistere in un illimitato insieme di insiemi. Cioè nel TUTTO. Ti saluto.
#1823
Salve anthonyi. "Certo Marx la cosa la risolve a modo suo affermando che il lavoro è valore........".

Marx faceva confusione o fingeva di farla............il lavoro in sè - al di là delle vuote retoriche valoriali (pur socialmente e demagogicamente necessarie) - consiste semplicemente nella faticosa necessità.

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Nella prassi conta il prodotto, cioè la comparsa e la sussistenza delle risorse, visto che sudare come pazzi in mancanza di efficienza e produttività rappresenta l'assurdo biologico, esistenziale, economico.Risorse abbondanti e gratuite per tutti farebbero squagliare come neve al sole qualsiasi valorizzazione del lavoro in sè.

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Ovviamente resterebbe in piedi il mito-tabù relativo a certe umane attività che qualcuno - mentendo consapevolmente od inconsapevolmente - qualifica come lavorative mentre invece non lo sono perchè consistono essenzialmente in una auto-realizzazione del tutto indipendente dalla produzione di beni e risorse : è il caso ad esempio dell'arte, della ideatività, dell'esercizio del potere..........ma questo è ancora altro discorso. Saluti.
#1824
Attualità / Re:Ma se la Grecia non ci vuole
01 Giugno 2020, 20:53:07 PM
Salve. Sono d'accordo con sapa. I greci sono padroni a casa loro. Siculi e sardi, altrettanto. Leccesi, imperiesi, goriziani, montespertolesi, frusinati, idem. Egualmente per quanto concerne quartieri di Milano e Municipi romani. Perbacco, un minimo di autonomia e di decentramento così come predicato dalla più bella (ciao!) Costituzione del mondo.

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D'altra parte è stata proprio l'Italia ad insegnare ai greci ed al mondo come si fa ad impedire agli ospiti indesiderati di arrivare a casa propria. La nostra "politica" afromediterranea non poteva certamente che fare scuola !

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Che vergognosa figura ! Un Paese dotato di confini "colabrodo" in cui chiunque può entrare e restare ed i cui cittadini invece sono praticamente costretti a restar rinchiusi ! Saluti.
#1825
Tematiche Spirituali / Re:Spiritus Sanctus
01 Giugno 2020, 15:49:23 PM
Salve bobmax. Evidentemente, se non siamo in grado di fornirci reciproca soddisfazione attraverso le rispettive repliche, c'è qualcosa che non quadra a livello di comprensione logico-lessicale. Probabilmente ciò accadrà a causa della mia limitatezza. Pazienza. Vediamo di "tirare avanti" senza nuocerci. Saluti.
#1826
Salve. Citando da anthonyi : "Il concetto di capitalismo si fonda sull'idea di sfruttamento, cioè di un'indebita sottrazione di valore al proletario che si realizza nel processo sociale. Per avere questa sottrazione devi presupporre l'esistenza di un valore a priori e questa ipotesi, tipica della visione classica dell'economia, si è rivelata insostenibile".

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Condivido. Il capitalismo sfrutta non le risorse dei proletari (i quali - come tali - tendono a possedere solo le risorse che permettono la loro sussistenza) bensì la loro propensione o necessità di farsi risorsa produttiva a favore (equo od iniquo, questo è discorso perfettamente opinabile ma comunque separato) di chi fornisce i mezzi di produzione.

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Naturalmente l'origine del privilegio o dello svantaggio sociocapitalistico è rigorosamente naturale (gli egualitaristi devono convenire su ciò, poi saranno liberi di criticare non le origini, bensì gli effetti di tale ovvietà) affondando nei meccanismi selettivi della evoluzione, dei quali sarà utile discutere solo quando verrà aperto da qualcuno il topic "Uovo o gallina?". Saluti.
#1827
Tematiche Spirituali / Re:Dio amato ed amante
01 Giugno 2020, 12:58:29 PM
Salve bobmax. Scherziamo ? Ogni intervento per me è il benvenuto, visto anche che io mi considero tra le persone meno CARATTERIALMENTE suscettibili del mondo. La eventuale suscettibilità intellettuale è tutt'altra cosa, e la considero anch'essa benvenuta poichè fonte appunto di confronto.

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Ho apprezzato comunque la tua attenzione nel chiedere un mio parere circa il tuo essere intervenuto. Saluti.
#1828
Salve jacopus. Sono d'accordo. D'altra parte credo che in modo sempre più evidente assisteremo al diffondersi dei meccanismi naturali (antiegualitari) in barba a qualsiasi eventualmente diversa intenzione umana.

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Ciò perchè più l'uomo cerca di realizzare il proprio egoistico vantaggio individuale o di specie, più la natura reagirà opponendo gli effetti dei propri meccanismi decisamente extraumani. Saluti.
#1829
Tematiche Spirituali / Re:Spiritus Sanctus
01 Giugno 2020, 12:36:12 PM
Salve bobmax. Citandoti : "L'assoluto non ammette alcun relativo, la sua sola esistenza renderebbe impossibile ogni relatività. E il nostro mondo molteplice vive solo in quanto relativo.

Quindi l'Assoluto non c'è.".

Domanda già fatta, ma il rifartela è comunque gratis, oltre che inutile : Ma tu.....l'insieme di tutti i relativi...........come ti azzarderesti a chiamarlo ?. Saluti.
#1830
Tematiche Spirituali / Re:Dio amato ed amante
31 Maggio 2020, 19:21:12 PM
Salve bobmax. Io esordivo parlando di pulsione UNIVERSALE, perciò includente (fai caso appunto a tale verbo !) ANCHE se non SOPRATTUTTO ma certamente ANZITUTTO il mondo fisico, poi quello spirituale e poi infine, ma in modo marginale, il mondo umano.

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Tu replichi tuffandoti direttamente nella dimensione umana (che io rispetto ma alla quale sono concettualmente indifferente nel trattare una caratteristica (l'amor divino) che in sè è spiritualmente trascendente l'ambito degli umani sentimenti.

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Quindi il "chi include chi" dal mio punto di vista deve diventare il "cosa include cosa" od al limite il "chi include cosa". Saluti.