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Messaggi - green demetr

#1816
x kobayashi


sicuramante ti riferisci agli stati estastici, che appunto non sono uno stato psichico.


da giovanissimo quando ancora ero in grado di sintonizzarmi con l'essenza del mio essere, provavo praticamente quasi subito, dopo i primi 5 o 10 minuti di meditazione, questo soffio di elevazione.


Tra l'altro queste pratiche di pensiero negativo si trovano anche nell'esicasmo.


Io non parlerei di creazione di un mondo interiore però.


Ti spiego perchè (ovviamente è una mia considerazione rispetto alle mie pratiche di allora):


perchè anche nell'induismo il tema principale è quello della salvezza.


Per entrare nella dimensione salvifica è necessario il confronto con il mondo.


Ma nelle pratiche religiose il mondo è condannato proprio per ragioni psicologiche, che in realtà sono morali.


Nelle pratiche induiste i livelli di ascensione ai pianeti superiori, richiede ulteriori step, completamente sconosciuti alla tradizione occidentale.


E' proprio nei successivi step che subentra la dimensione dell'alienazione, perchè la beatitudine è comunque legata alla sensazione di base del sè (che potrebbe benissimo essere il vero sè, non lo nego), e nell'induismo va superata. In quanto l'obiettivo è lo stesso dissolvimento dei vari sè intergalattici nell'intelligenza prima. (fuori dalla spazio e del tempo degli spazi spirituali cosmogonici, così fantasiosamente descritti, e sui cui nutro moooolti dubbi, ok e di cui non credo l'esistenza).


Il mio problema con la beatitudine è che come anche tu dici, è uno stato che si può raggiungere, per breve tempo, alcuni santi, come mi pare anche s.tommaso d'aquino riuscivano a stare in quello stasto anche per giorni, così nella tradizione induista.


Mai sentito di gente che stava in stato di beatitudine per mesi, per esempio.


Si può stare in uno stato meditativo per mesi, quello sì. ma è diverso.


Inoltre in queste pratiche (perchè per me sono pratiche, forse abbiamo una percezione diversa su questo non saprei) si perde completamente la dimensione animica, forse, scusa la mia ignoranza totale, quello stesso spirito santo che aleggia sul mondo, e non fuori dal mondo.


Una volta in contatto con la filosofia infatti ciò che si è aggiunto è stato proprio il mondo. E poi il Mondo mi ha fatto a pezzi, certo, ma non lo baratterei mai con altre condizioni. Ovviamente in condizioni umane, quali io ho sempre vissuto, quelle disumane, schiavistiche mai.


Spero di averti fatto capire le mie motivazioni.


Il mondo spirituale e le sua creazione, interessante.


Sinceramente non l'avevo mai vista così, ho sempre pensato che la spiritualità esistesse da qualche parte là fuori, e nell'infanzia ho deciso che era nei libri.

Ma non ti è mai venuto in mente che è una schisi?

Che si corre sul fil di lama?

Io spesso, ma così spesso che alla fine ho rinunciato. Troppa angoscia in me.

Il Dio non dovrebbe essere così. Ma forse come dici tu è frutto della dimensione psicologica.
#1817
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
14 Marzo 2020, 15:11:51 PM
Ciao Ipazia,


si molto meglio spiegato.


Infatti non è tanto il panottico ideologico, ma le istituzioni giuridiche, ad avere consistenza reale.


Mi pare che tu sia ottimista, sul fatto che ci si liberi dai fantasmi ideologici, perchè come ho già detto all'infinito tutti questi sono posseduti dal fantasma paranoico, che si ciba delle paure, producendo schisi su schisi.


In mezzo a questa polverizzazione della capacità di resistenza (ossia di pensare), la stessa è sempre meno probabile che si attivi, in chi ne è sprovvisto.


Si il virus se ne frega della cena dell beffe, ma questo non impedisce alla cena stessa di continuare su altri tavoli.


A me pare insomma come d'altronde ampiamente prevedibile che i fantasmi si stiano moltiplicando piuttosto che dissolversi.


Siccome sò che questo mio modo di pensare non ti si addice, sono d'accordo, e ti vengo incontro volentieri, che alla fine la vera resistenza è quella che già canguillelm segnalava, ossia quella della nuda e dura biologia.


L'essere vivi in sè, della biologia, del bios. E' lui alla fine che è sotto attacco reale. (su questo penso che siamo d'accordo).
E certamente a questa resistenza viene affidata anche la capacità ad una certa adattabilità (al peggio ovviamente che arriverà, se i tempi della bio-politica sono già arrivati, e che io NON VOGLIO VIVERE, e che spero DI NON VIVERE, ma dopo un attenta indagine sulle mie relazione umane, sono costretto a tentare di VIVERE.)


Immagino che questo orizzonte ci accomuni (anche se io ci vedo il fantasma paranoico, impaziente di cucinarci vivi).
;)


ah ah la cena delle beffe....mi hai rallegrato! bella invenzione!  :)
#1818
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
14 Marzo 2020, 14:28:36 PM
Paul hai ragione. A seconda della rappresentazione della relazione, cambiano i giudizi.


Ma il reale è sempre quello. Che sia fantasmatico come presume Schopenauer (anche se ho qualche dubbio che sia così, infatti come al solito il manuale dice una cosa, ma quando stavo leggendo la sua La quadruplice radice del principio di ragione sufficiente,[/size][size=78%] [/size] mi pareva che invece egli partisse propio da Kant. ) o che sia induttivo come presumeva Kant, entrambi finivano nelle forche caudine dell'etica.


Per capire che l'etica sia anch'essa una forma della dialettica, e non del giudizio, si arriva ad Hegel.


Senza Hegel nessun Nietzche che ragiona sulla presumibilità della dialettica (giustamente ravvisandone, sulla scorta del maestro schopenauer, la fantasmatica).


Ma appunto è proprio su questa tensione di sguardi sul reale, che l'analisi del reale si arricchisce.


In questione non è la relazione (che è ovvio che sia una fantasmatica), che facilmente come sappiamo finisce in una mimesi ideologica, o del triste filosofo contro filosofo.


Come dice Ipazia a noi interessa il reale.


Saluti.
#1819
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
14 Marzo 2020, 14:20:16 PM
Citazione di: Ipazia il 12 Marzo 2020, 17:48:50 PM
E' la vita che cambia la prospettiva del mondo e i concetti che ne derivano.

L'attuale crisi pandemica è di una eloquenza tragica: economia o salute ? Prevenzione o PIL ? Individuo o collettività ?

E' bastato un virus per fare alta filosofia. Quella che conta ed è incontrovertibilmente inaggirabile.


Compagna Ipazia, è mai possibile che ti devo rimembrare in continuazione che sono le sovrastrutture che determinano le relazioni padrone-schiavo?


Ti fissi troppo sul reale, non sapevo fossi un chimico, ora mi spiego molto, se non tutto. (appunto che ti fissi troppo sul reale).


E comunque questa pandemia (la narrazione di questa pandemia) è tutto ciò che non è filosofico.



#1820
Citazione di: Arjuna56 il 10 Febbraio 2020, 13:47:38 PM
Mi chiamavan Folle, perchè avevo un forte desiderio, quello di risalire la corrente come un salmone in stagione. Non sopportavo quel sistema, non osservavo neanche più le effigi morenti che propagandavano nei cantucci più disparati. Privo di controllo, avrei infuocato le sedie ove le terga dei grassoni si poggiavano, le cravatte bianche che di bianco avevano nulla. Forse Rosse nel colore del sangue spremuto dagli schiavi. La caducità dei governi era la costante di ogni impero. Derubati dei loro poteri, in una struttura piramidale, ora assomigliavano ad altri schiavi, solo che anch'essi mangiavano uova di storione, forse, avariato. "Il popolo non detiene voce".. Nessuno osava urlarlo ai quattro venti, la pena era la castrazione immediata, avrebbero perso le corde vocali in brevissimi istanti. La rivincita sussisteva nel sovverchiamento di un sistema latifondista, supportato dai migliori economi del pianeta. Ma la propaganda era per loro una cura, un pagliativo abbindolante che permetteva di governare le masse dentro recinti appositamemte costruiti. La voce traballante di uomini dicevan:"credete" e le pecore belavano a suon di taburi. Chi di speranza vive, disperato muore, lo diceva nonno davanti ad un buon bicchiere di vino. Non capivo il suo dire ma ora che avevo osservato da dentro quel sistema mi ero reso conto che vigeva l'erosione. Persa la forma dell'individuo, restava quella dell'ego che portava al conformismo assoluto in una società atta alla creazione di automi mal pensanti, pronti per la produzione di introiti nelle tasche dei paffutti lobbisti che detenevano le redini di un giovane pianeta, pronto al colasso. Già... Chi di speranza vive.. Disperato muore!


Cosa pensate di questo sistema?


Ciao Arjuna, oibò è in questione il mio motto.


Dunque, certo l'idealismo del soggetto salmone, è una speranza, ma il detto del nonno, è una rappresentazione dell'ideologia delle caste.


Certo che la società del salmone è vissuta come castrazione.


Ma è una rappresentazione.


L'idealismo non va gettato nella disperazione del salmone, ma reinventato o rimodulato, nell'idealismo dell'utopia.


Senza spazio dell'utopia, e dunque del vissuto che spera lo stato possibile e non immaginario del rappresentato, non esisterebbe nemmeno lo spazio perchè quel soggetto sussista.


Infatti bisogna concentrarsi non sulla speranza ma sulla vita, non sul spero, ma sul spiro.


Fin quando riesci a respirare il tuo destino è la reinvenzione.


Quando smetti di respirare la frase del nonno perde completamente di senso.


Infatti la morte NON HA senso.


Diciamolo pure questa bel 3d, non avresti dovuto postarlo nello spazio cultura.


La cultura come insegna Nietzche è sempre mortifera. Avresti dovuto postarlo in filosofia dove ti attendo con speranza con altre belle intuizioni come quella che ci hai proposto.


CIAO. e scusa del ritardo della risposta. Di solito sono in filosofia, ma si sà la paura ha spazzato via la filosofia per prima...
#1821
Caro Kobayshi,


ma certo, non ho mai negato la potenza della religione, sopratutto nella sua dimensione narrativa (pensata).


Più difficile la sua pratica, direi che lo scotto pagato alla filosofia è ormai impresso in me come un marchio (maledetto?).


Le tematiche che porti avanti, scisse ovviamente dalla loro pratica, il che ci porterebbe in una dimensione comunitaria, che come già ti ho detto non vedo proprio all'orizzonte, sono degne di un vasto approfondimento.


Speriamo di poterlo coltivare.


Il delta che mi pare, ma su questo dovremmo parlarne, con tua somma noia, lo so, è dovuto proprio a quello che mi pare brillantemente, non ci avevo ancora pensato, tu attribuisci ( e sono credo sostanzialmente d'accordo) ad una dimensione psicologica del nostro vivere che si contrappone a quella antica.


E' vero, eh sì che si studia pure ai licei, è solo da Agostino in poi che il soggetto comincia ad apparire, nella dimensione introspettiva, formando già in nuce quella separazione tra mondo e soggetto, che non ha ma hai avuto veramente senso.
In quanto il soggetto è parte e addirittura costruito dal mondo (mondo qui inteso come ambiente, non come "Mondo" che invece nel mio pensiero è appunto la relazione sottesa alla costruzione della stessa realtà).


E' vero la dimensione dell'analisi, per me fondamentale, per intendere la relazione Mondo, è eminentemente psicologica.
(capisco con sempre più evidenzia che questo percorso non possiamo farlo assieme).


Chiudo l'analisi per eventuali altri lettori:


digressione.


Laddove al posto di inconscio si iscrive la dimensione narrante, che chiamo/iamo anima.


La differenza sostanziale per me è che l'inconscio non sia affatto un fantasma. (non sia la dimensione narrativa originaria, che come giustamente Sini afferma, l'unico nel mondo filosofico, NON ESISTE, e che invece ha spinto gente come Heidegger, Deleuze, Derrida a fare voli pindarici e senza senso alla sua ricerca).


Fine digressione.


Il distacco dal proprio sè. Tramite l'esercizio positivo della preghiera. Mi è chiaro a livello teorico, a livello pratico, non so come debba essere. Infatti come tu sai ho praticato meditazione induista che invece è distacco tramite esercizio negativo.


Il mio risultato è stato un senso di alienazione profondo, un distacco non solo dal vero sè, ma oggi direi anche da ciò che mi anima.


Non so se questa è la vera dimensione del DIO, mi pare di no, perchè tu parli d'amore.


Tra queste due pratiche, temo ci sia un cielo ed un mare(per me un abisso più che altro) da esplorare.


Ecco per fare ancora un pò di chiarezza, almeno per cercare di delineare (non so se saresti d'accordo) i poli da cui il nostro lavoro si carica di energia:


Esiste un logos tra essi ?(cielo e mare, gli stessi dell'incipit biblico ovvio), per me sì, è per questo che non ho bisogno di fede.


Non ho fede, perchè il logos è chiaro fuori e dentro di me. (per questo vedo fondamentale la visione psicologica).


E' la sua dimensione narrativa, la sua esplicazione temporale che mi lacera. (e questo mi da parecchi problemi nel tentativo di leggere i padri della chiesa, non riesco amico mio, faccio fatica, mi si annoda lo stomaco, grazie al cielo ho trovato il filone ebraico che invece mi rassereno con cui mi trovo in armonia).
Ecco non so se riesci a tollerare questo mio bisogno costante di riferirmi o di tornare a questa dimensione. (narrativa, che ripeto non è originaria, ma è comunque quello che si dipana nel tempo, e i cui rocchetti sono virtualmente infiniti).
Tra l'altro bisogno di cui si nutre il fantasma paranoico, ma questa è un altra storia.


Buon lavoro ad entrambi (quel poco o tanto che ci resta).



#1822
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
12 Marzo 2020, 14:18:39 PM
Di solito apro un notepad e poi faccio copia incolla, poi mi sono deciso a scrivere qua, così mi corregge gli infiniti errori che faccio della lingua italiana,
E mi sono dimenticato che ogni tanto il browser si chiude alla cavolo.....e ho perso tutto quello che ho scritto.... >:(


Vabbè sintetizzo cosa stavo pensando.


1) il senso è la priorità della filosofia.


2) il senso ha bisogno di una visione complessiva del mondo, che si chiama orizzonte o destino.


3) Pochi filosofi lo hanno fatto, mi vengono in mente severino e cacciari. sini pur grande per esempio no.
Nietzche il  mio sommo maestro no.


4) i festival di filosfia sono happening culturale, un modo per riempire il vuoto e la solitudine del popolino.




5) siamo rimasti in pochi là fuori caro paul a pensare nella maniera GIUSTA.




Gli altri sono in errore, ed errando vanno! chi diventa vittima dell'ideologia e si schiera come think tank delle lobby, e chi svagheggia parlando di questo e di quell'altro senza avere una idea complessiva del mondo.


>:(  (è triste punto e basta)

#1823
Tematiche Filosofiche / Re:Discontinuità.
12 Marzo 2020, 13:52:07 PM
Citazione di: iano il 11 Marzo 2020, 21:13:33 PM
Il tempo quindi esiste ed è continuo , e l'orologio è fatto di atomi , e il tempo è scandito dal ticchettio infinitesimo del loro divenire continuo.Ma discontinua è l'esistenza che si declina in atomi nel presente , cioè  laddove solo è' possibile l'esistenza.
Ciò che percepiamo non è, se non percezione , ma c'è un collegamento fra ciò che percepiamo e ciò che è altro dalla percezione.
Se percepiamo il tempo c'è una causa , una corrispondenza nel reale , di cui purtroppo non possiamo che parlare se non facendo riferimento improprio alla percezione stessa.
Possiamo indurre la realtà a partire dalla percezione perché in effetti ciò che ci appare ingenuamente come realtà altro non è che questa induzione continua, i cui limiti sono la causa della percezione di un mondo che ha elementi di costanza sui quali il mondo si fondi.
L'essere [size=78%]esiste , ma ha esistenza effimera , l'unica possibile.[/size]


Sì, il punto che non mi torna mai è la consistenza del tempo, non certo dello spazio, perchè è vero che quando arriviamo ai limiti la consistenza è diversamente discreta (livelli dell'entropia), ma appunto come già detto è misurabile grazie ai concetti di transfinito cantoriani.


Siamo d'accordo certamente nel fatto che la realtà è quel processo di progressivo azzeramento (impossibile, ma a noi interessa il delta rispetto alla possibilità dello zero) INDUTTIVO del processo sensoriale e cognitivo.


Cose che ho dovuto studiare qualche anno fa, nel mio anno sabbatico dedicato all'università, per filosofia della percezione, il cui testo fondamentale per capire l'intero spettro delle possibilità è il FISHER, studiato con SOMMA noia  ;D .


In realtà potremmo dibattere a lungo proprio sulla misurabilità che tu presumi impossibile, e che invece scuole come la gestalt e altre molte altre, fanno programmaticamente. Sopratutto tramite esperimenti in laboratorio.


Sul fatto che esistano scienze che includano continuo e discreto nella stessa teoria, non ho dubbi, anche se non so indicarle.


Infatti a seconda del livello entropico, io posso utilizzare entrambe le teorie, come se fossero categoria della matematica, e non della realtà.




Ovviamente le premesse sono diverse, ma le deduzioni che conseguono a mio parere dovrebbero essere ugualmente scientifiche.


Si tratta di legare il calcolo al fenomeno, o epifenomeno come amano chiamarlo questi.


Dove alla fine, ragionando con la mia testa, l'epifenomeno è il calcolo stesso, che lo presume.


Ovviamente suffragato dalla strumentazione del laboratorio stesso. Per cui si necessita di spese altissime, in strumenti di precisione.


Il tempo però cosa sarebbe? appunto la domanda mia sarebbe (forse, perchè sono confuso) ma il tempo è discreto?


(sempre che la teoria dello spazio-tempo eisteniana sia vera, tra parentesi, da molti infatti è messa in dubbio, e in quel caso, che rapporto ha il tempo con il continuum spaziale? etcc).


PS


si scusa quando ho usato dati intendevo dati sensoriali, come scritto nel FISHER TUTTE le scuole di filosofia della percezione sono d'accordo sul fatto che il fascio di percezione, sia un pacchetto di dati, da decifrare e coniugare poi ogni scuola a suo modo, quindi di per sè sono tutti d'accordo che essendo un pacchetto dati, la percezione può tranquillamente essere misurata.


si scusata è un tecnicismo, ma svolgiamolo pure molto liberamente insomma.

#1824
Citazione di: viator il 09 Marzo 2020, 21:17:16 PM
Salve green demetr. Citandoti : "Come si fa a distinguere cosa è natura e cosa no?".Non so quanti anni di studi e/o riflessioni tu abbia dedicato alla filosofia, ma se uno dei risultati è (senza offesa) una simile domanda interiore (come domanda esteriore risulterà semplicemente provocatoria, come appunto mi sembra di star constatando)................!!. TUTTO E' INSCRITTO NELLA NATURA, e ciò è confutabile solamente se si riesce a dimostrare l'esistenza attuale o (diciamo così, "trascorsa") di qualcosa che sia risultato preesistente alla natura stessa.

Poi : " Cosa circoscrive il tabuico?". Beh...qui la risposta è a livello di scolaretto : la masturbazione (attività che è una delle conseguenze e sviluppi (nonchè inviluppi) di una delle più elevate, complesse, immaginifiche funzioni psicomentali.

Quindi : " ......se non che il totemico stesso".  Cioè, semplicemente, il maschilistico emblema fallico dello strapotere patriarcale. Così (forse) è se vi pare. Saluti.


Non ho capito se è una provocazione (e a me sembra di sì) o meno.


Sulla questione della natura, ho già scritto molto, o non mi leggi, probabile, o non ti interessa confrontarti con me.
Dire che la natura è i grande contenitore di tutto mi pare apodittico e poco argomentato, se vuoi possiamo aprire una discussione in merito, ti aggiungerò ai pochi a cui interessa, ossia nessuno.
Foss'anco la mia una posizione individuale, sta a te scegliere se confrontarti o meno con me.


Non mi interessano le polemiche non pensate. O ci ragioni sopra o io passo, ti assicuro che io sono sempre aperto alle considerazioni altrui.


Perciò ti reinvito a dire qualcosina in più.


Sul tabuico essendo tale, non credo che ci sia la minima possibilità di parlarne. Leggiti Levi-Strauss e tutta la letteratura ad esso relata. E per allusioni parlamene, ma quello che hai scritto non ha alcun senso. Sorry.



#1825
Mi pare che l'aporia filosofica sia se la filosofia debba parlare di guerra senza il suo contesto, e senza criticare i processi che l'hanno generata.
Infatti più che parlare dell'isteria di massa, a cui il buon senso delle forze dell'ordine può (o meno, bontà della giurisprudenza) rispondere.
Solitamente nei paesi democratici è il buon senso a prevalere. Su questo siamo d'accordo Eutidemo.
Mi interessa di più cosa l'abbia generata quella isteria, se già non lo sapessi. Gli scritti riguardanti il periodo nazista dei meccanismi paranoidi è nota (non che siamo in un periodo nazista, la mia attenzione è sui meccanismi, non fraintendetemi).
Per quanto l'ottimismo di Kant, penso che la storia abbia già risposto, anche se so che in america c'è un grande interesse per il nostro proprio per via dei discorsi sull'etica.


Diciamo così: tendiamo a dare per scontate molte cose, e quando qualcosa cambia ci crolla il mondo addosso.
#1826
Tematiche Filosofiche / Re:Discontinuità.
10 Marzo 2020, 19:07:33 PM


Citazione di: iano il 10 Marzo 2020, 05:07:41 AM
La discontinuità sembra essere il postulato della percezione .
Intanto perché a tal fine occorre distinguere fra osservatore e osservato.
Ma il fatto che la realtà si presti ad apparire scomposta non è prova della sua discontinuità.
La percezione stessa infatti , nei moderni panni della scienza, ci dice che questa scomposizione non è univoca.
La scienza , come se non bastasse , ci dice ancora che la distinzione fra osservatore e osservato non è netta.
Una rigorosa osservazione scientifica dell'universo richiede che esso stia dentro una "scatola"e l'osservatore ne stia fuori.
Ma così non è.
Possiamo azzardare che l'universo non sia statico , e non perché lo percepiamo come tale , ma perché il suo divenire è il vero postulato della percezione , e tale divenire non richiede necessariamente  discontinuità.
Diversamente dovremmo pensare che tale sia l'invadenza dell'osservatore da provocare la scomposizione e ricomposizione della realtà.

A livello di percezione l'errore sta proprio nell'impossibilità di immaganizzazione di tutti i dati.
Il nostro cervello secondo un processo adattivo (che sia evolutivo o meno non importa) però si è adattato a ricostruire i pochi dati in possesso, per restituirci una visione di quello che chiamiamo reale.
Noi diamo per scontato che il reale sia continuo, in quanto comunque sia il cervello ce lo restituisce tale, e adattivamente possiamo dire che PIU' o MENO è così.

Il vero problema sussiste dunque solo a livello teorico, se è vero che è scientifico solo quello che è RIPRODUCIBILE in laboratorio, allora nel caso del cosmo, la questione è se è possibile fare del cosmo un laboratorio.

E' qui che scoppia una delle questioni incendiarie della fisica e della matematica. Se lo spazio-tempo ossia se il tempo sia un continuum.

La questione infine si risolve solo a questione di matematica avanzata.

Sulla questione nel passato ero rimasto coinvolto, ma non ricordo più chi fossero i protagonisti, probabilmente dedekind e cantor.

perchè in fin dei conti è legata alla matematica stessa, alla numerabilità o meno dell'infinito.

E grazie a Cantor mi sembra che sia possibile misurare l'infinito, dunque in termini assoluti, il cosmo dovrebbe poter essere considerato potenzialmente un laboratorio.

Da qui le spese folli per il CERN etc...

Perchè la questione potenziale della matematica va poi risolta con l'effettiva presenza del continuum temporale. Ricordo che un premio nobel aveva detto che siamo ancora al 18 per cento della ricomposizione di questo continuo.

Beh buon lavoro anche ai fisici. Io sono ancora fermo al trovare l'equazione che fa passare una linea tra 2 punti..... :P
#1827
Tematiche Filosofiche / Re:Libri di filosofia
10 Marzo 2020, 18:50:14 PM
Citazione di: Marcelo17 il 09 Marzo 2020, 10:44:39 AM
Buongiorno a tutti, sono un ragazzo che sta quasi per diplomarsi ma ancora ho un dubbio su quale strada intraprendere a livello universitario, frequento il 5 anno di un istituto tecnologico, ma mi piacciono anche le materie umanistiche.
Siccome vorrei provare ad avvicinarmi e a studiare filosofia per capire se è una cosa che fa per me, voi che libro mi consigliate per iniziare?? E' meglio un manuale delle superiori o no??


Ciao, temo di capire la tua indecisione.


Ma bisogna anche essere pratici, che viene dagli istituti tecnici, fa una grande fatica nel mondo universitario.


Te lo dico per esperienza, quelli che riuscivano a superare il primo anno (ti sto parlando nel mio caso di lettere) erano quelli che si erano veramente dati da fare.




Se al tecnico il tempo dedicato allo studio attento è di solito un ora, e al massimo due ore, all'università, deve essere di almeno 8 ore al giorno. (io ero abituato alle 4 e infatti è finita male).


Quindi devi subito testare su un manuale per i licei. (uno vale l'altro). Ti consiglio l'antiseri, in quanto è il più diffuso, e perchè il professore antiseri è un grande sostenitore delle filosofie contemporanee americane, che essendo molto tecniche, forse ti ci affezioni.


Prova a vedere se riesci a stare su almeno 4 ore. Tutti i giorni fino a settembre. Se riesci allora hai buone possibilità di farcela.


Anche se poi vedrai che nei pressi dell'esame le ore saliranno appunto a 8.


Ma è questione di allenamento. La vera differenza tra tecnico e liceo è quella, che al liceo sei obbligato ad avere un certo ritmo di lavoro.


Buon lavoro!  ;)


#1828
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
10 Marzo 2020, 18:33:55 PM
Citazione di: iano il 10 Marzo 2020, 05:28:54 AM
La latitanza della filosofia è il sintomo che ancora non ci siamo.
Per essere noi dobbiamo rimetterci tutti insieme , senza lasciare pezzi per strada , come a volte succede nella fretta , e qualche pezzo va' troppo avanti e qualche pezzo arranca dietro.


Su questo hai ragione, purtroppo sinceramente non ho mai progettato un tentativo di collante della filosofia.


Ma d'altronde nemmeno gli organi addetti come l'istitui superiore di filosofia. O il progetto filosofico che era dietro ai filmati rai, di raieducational. Isifi mi pare si chiamasse.


Praticamente in questo spirito, di dialogo con il pubblico, si erano ripromessi di aprire un forum, cosa che non è mai avvenuta.
Sono ormai 20 anni che aspetto inutilmente, ma il logo lavori in corso è sempre lì.
Forse ultimamente hanno tolto tutto. E' una semplice vetrina del nulla a cui la filosofia istituzionale è arrivata.
Zero progetti, zero idee, e probabilmente zero finanziamenti. A dire come veramente le cose funzionano.


Gli unici forum in questo ventennio sono stati quello di fusaro, che però è stato chiuso in maniera omertosa e vile dallo stesso.
(pur lui non avendoci MAI partecipato). Quello di forumcomunity, che ha perso via via i moderatori e (colpa anche mia che non ho mai voluto fare l'administrator) che infine ha chiuso portandosi con sè migliaia di considerazioni bellissime.E infine questo forum su cui scriviamo, e verso cui nutro una grande stima. E per cui voglio ringraziare tutti i MOD per la pazienza.


I filosofi sono chiusi nella torre d'avorio, non solo delle università, dei dottorati, dei progetti individuali letti da 3 persone, e postati sottoforma di blog.


Ho provato varie volte (non spesso) a interagire, niente da fare! la volontà del blog nasce come una testimonianza di una produzione individuale. Nessun confronto, niente di niente.


Ma come dicevo anche e direi ormai devo ammetterlo anche a livello mentale.


Non capirò mai come si faccia a scrivere della ideologia in terza persona, e non  accorgersi di quello che la stessa sta facendo a te stesso....




MA COME!! la filosofia è diventata proprio per questo motivo la mia preferita, perchè è entrata nel fortino del pensiero religioso (induista allora).
Evidentemente è stata proprio una cosa mia personale.


hai ragione Iano, io però non saprei proprio da dove partire. a parte il fatto di entrare subito nel fuoco della discussione.


Non importa quante sciocchezze si dicano, anche io ne dicevo e ne dico ancora, l'importante è che la passione ci leghi in qualche maniera.


Evidentemente non funziona, il problema del numero degli iscritti e dei contributi effettivi è stato fin dai tempi di fusaro molto basso.


Questione intrinseca alla fatica del pensare, certo, ma forse è proprio che nessuno abbia idea di come fare a ovviare alla paura del giudizio, ed altre meravigliosi complessi che l'uomo si porta con sè da lungo tempo.


Insomma Iano hai toccato veramente un punto caldissimo dell'intera questione filosofica, una patata bollente che nessuno tiene in mano.
#1829
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
10 Marzo 2020, 18:14:21 PM
@Paul


"Altri punti emersi:
a) che cosa è utile? Che cosa è bene? Possono coincidere?
b) perché cerchiamo un senso all'esistenza? Esiste questo senso?
c) la separazione di saggezza dalla scienze moderne:è possibile riunire questa scissione?"


Il bene sostanzialmente è l'utile di una comunità. Ecco laddove Nietzche insiste nel ricordare quale fosse l'utilità originaria del tabuico, e di come invece l'idea di bene si sia poi staccata finendo per diventare una catena soffocante peggiore della causa a cui quello stesso  bene si era imposto come rimedio.
Siamo lontanissimi da questo incipit Nicciano. E' veramente difficile non essere pessimisti.

E' proprio da questa condizione di pessimismo, dallo status quo delle cose, che l'uomo tenta di riappropriarsi del proprio essere nel mondo, e lo fa attraverso tentativi, sbagli sopratutto (in inglese wanderer, viaggiare a caso, termine inesistente in italiano).

Anche questo è presente in Nietzche (e nei moralisti francesi prima e dopo Montaigne).

Dunque il senso è una direzione, non è veramente una cosa, essa si configura come progetto, come ideazione di uno tentativo di stare al mondo, ovviamente è una fantasia, una utopia.

Ma l'utopia laddove è grande, si confronta e rimanda sempre ad un reale possibile.
(uno degli insegnamenti di Cacciari che più mi ha colpito).

In questo "senso", il senso (dell'esistere) "esiste". Financo quando diventa religione.
Una religione è tanto più grande quanto è vicina ai bisogni delle persone, non solo come scudo contro il pensiero di morte, ma anche e sopratutto come ideazione di una società migliore.
Penso sopratutto all'ebraismo, ma stavolta anche al cristianesimo. In questo sono due grandi religioni. Le religioni orientali di derivazione indiana, invece sono prettamente individuali.

Ovviamente il "senso" e la "domanda di senso" sono cose molto diverse.
Se da una parte vi è il progetto, dall'altra vi è il desiderio (compreso quello animico, che dovrebbe interessarci).Sulla seconda difficile dare giudizi critici.

Infine l'annosa questione del rapporto filosofia-scienza.

E' impossibile a meno che una persona riesca a stare in entrambi i mondi.

Finora l'ultimo a provarci fu proprio Kant.

E' praticamente impossibile stare dentro la matematica, troppo vasta, troppo piramidale.
Non è come la filosofia che può sempre rifarsi da capo.
La matematica chiede basi solidissime, per poi finire nell'astrazione più elitaria.

D'altronde la persona che si perde nell'astrazione pura difficilmente ha dentro di sè il demone filosofico, che lo sprona ad una continua critica.
E di fatti per lo più gli scienziati, che ne sanno di filosofia, si fermano alle domande di senso, senza però entrare in una critica serrata contro se stessi.
Per lo più il loro rapporto con la filosofia si scioglie in una liquidazione sprezzante, se non  denigratoria (posizione che è nella maggioranza degli scienziati che ho letto) della stessa.

E' ovvio che è uno scontro politico, non perchè lo sia per davvero, mi fanno sorridere i filosofi alla Cacciari che non capiscono questo punto, è ovvio che Cacciari ha ragione, nel senso che la filosofia deve per forza di cose, fare i conti con il pensiero scientifico, il pensiero filosofico che non pensa alla questione è un pensiero che nasconde in sè la paura del confronto.
Ma detto questo, e certo capisco la rabbia del nostro, e non  solo del nostro, che ho citato perchè è il più polemico sulla qeustione (nel senso positivo).
Bisogna pur considerare il contesto in cui questa stessa relazione è situata.
Chiamiamola per generalizzazione scientismo, ma non è solo dello scientismo, è proprio della scienza, la polemica con il mondo della filosofia.
Sopratutto se spiegata in questo modo....purtroppo i professori stanno postando le lezioni via piattaforma You Tube, senza mettere l'opzione di privato, e consegnandosi al giudizio pubblico, ossia il mio, nessuno li ascolta davvero, a meno che le classi di oggi siano composte di 10 persone. Ovviamente spengo appena dopo qualche secondo.
Siamo ancora al filosofo contro il filosofo che lo precede.....

Che tristezza!!! Ma dico a che serve il dibattito pubblico filosofico se gli stessi professori di filosofia non gliene frega niente....MAH!

Altro che rapporto filosofia scienza, intanto recuperiamo il rapporto filosofia chi insegna la filosofia.....

;) ;D
#1830
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
10 Marzo 2020, 17:45:46 PM
@Iano


"Magari no.Magari perché pensi che un progresso della coscienza sia un bene.Propio nel precedente rigo temo si nasconda l'inghippo.Però è vero , bene o male che sia , che vi è stato un incremento di coscienza , per il quale si è stimata alla grossa una data, e si è coniato per l'occasione un nuovo vocabolo: scienza ."

Anche se rivolta a Paul, ne approfitto per dare una mia risposta.
Il punto è che stai dando per scontato l'idea che ci sia un bene senza la coscienza annessa.
Ed errore ancora più grave, ma che rientra nell'alveo della produzione ideologica del progresso, che la coscienza non sia già regressa.
Già Pasolini negli anni 60 aveva promosso pubblicamente la distinzione tra sviluppo e progresso. Laddove l'ideologia del progresso è in realtà appunto lo sviluppo (tecnologico, riassociandoci all'asse Heidegger-Severino, per così dire en-passant).

Senza un progresso effettivo della coscienza, o meglio delle coscienze, è abbastanza naturale considerare la stessa idea di persona (giuridico-morale che ha radici antichissime).
Non serve continuare come fanno i mass media (e certa filosofia politica liberale) a insistere sul concetto di responsabilità.

Il punto di non ritorno è stato già ampiamente passato. (Basterebbero le guerre a testimoniarlo).

Su questo punto si tratta di essere realisti, e darsi da fare per rilanciare nuovi progetti se non proprio nuove filosofie.
E' inutile cadere nella schisi della gnosi.