x kobayashi
sicuramante ti riferisci agli stati estastici, che appunto non sono uno stato psichico.
da giovanissimo quando ancora ero in grado di sintonizzarmi con l'essenza del mio essere, provavo praticamente quasi subito, dopo i primi 5 o 10 minuti di meditazione, questo soffio di elevazione.
Tra l'altro queste pratiche di pensiero negativo si trovano anche nell'esicasmo.
Io non parlerei di creazione di un mondo interiore però.
Ti spiego perchè (ovviamente è una mia considerazione rispetto alle mie pratiche di allora):
perchè anche nell'induismo il tema principale è quello della salvezza.
Per entrare nella dimensione salvifica è necessario il confronto con il mondo.
Ma nelle pratiche religiose il mondo è condannato proprio per ragioni psicologiche, che in realtà sono morali.
Nelle pratiche induiste i livelli di ascensione ai pianeti superiori, richiede ulteriori step, completamente sconosciuti alla tradizione occidentale.
E' proprio nei successivi step che subentra la dimensione dell'alienazione, perchè la beatitudine è comunque legata alla sensazione di base del sè (che potrebbe benissimo essere il vero sè, non lo nego), e nell'induismo va superata. In quanto l'obiettivo è lo stesso dissolvimento dei vari sè intergalattici nell'intelligenza prima. (fuori dalla spazio e del tempo degli spazi spirituali cosmogonici, così fantasiosamente descritti, e sui cui nutro moooolti dubbi, ok e di cui non credo l'esistenza).
Il mio problema con la beatitudine è che come anche tu dici, è uno stato che si può raggiungere, per breve tempo, alcuni santi, come mi pare anche s.tommaso d'aquino riuscivano a stare in quello stasto anche per giorni, così nella tradizione induista.
Mai sentito di gente che stava in stato di beatitudine per mesi, per esempio.
Si può stare in uno stato meditativo per mesi, quello sì. ma è diverso.
Inoltre in queste pratiche (perchè per me sono pratiche, forse abbiamo una percezione diversa su questo non saprei) si perde completamente la dimensione animica, forse, scusa la mia ignoranza totale, quello stesso spirito santo che aleggia sul mondo, e non fuori dal mondo.
Una volta in contatto con la filosofia infatti ciò che si è aggiunto è stato proprio il mondo. E poi il Mondo mi ha fatto a pezzi, certo, ma non lo baratterei mai con altre condizioni. Ovviamente in condizioni umane, quali io ho sempre vissuto, quelle disumane, schiavistiche mai.
Spero di averti fatto capire le mie motivazioni.
Il mondo spirituale e le sua creazione, interessante.
Sinceramente non l'avevo mai vista così, ho sempre pensato che la spiritualità esistesse da qualche parte là fuori, e nell'infanzia ho deciso che era nei libri.
Ma non ti è mai venuto in mente che è una schisi?
Che si corre sul fil di lama?
Io spesso, ma così spesso che alla fine ho rinunciato. Troppa angoscia in me.
Il Dio non dovrebbe essere così. Ma forse come dici tu è frutto della dimensione psicologica.
sicuramante ti riferisci agli stati estastici, che appunto non sono uno stato psichico.
da giovanissimo quando ancora ero in grado di sintonizzarmi con l'essenza del mio essere, provavo praticamente quasi subito, dopo i primi 5 o 10 minuti di meditazione, questo soffio di elevazione.
Tra l'altro queste pratiche di pensiero negativo si trovano anche nell'esicasmo.
Io non parlerei di creazione di un mondo interiore però.
Ti spiego perchè (ovviamente è una mia considerazione rispetto alle mie pratiche di allora):
perchè anche nell'induismo il tema principale è quello della salvezza.
Per entrare nella dimensione salvifica è necessario il confronto con il mondo.
Ma nelle pratiche religiose il mondo è condannato proprio per ragioni psicologiche, che in realtà sono morali.
Nelle pratiche induiste i livelli di ascensione ai pianeti superiori, richiede ulteriori step, completamente sconosciuti alla tradizione occidentale.
E' proprio nei successivi step che subentra la dimensione dell'alienazione, perchè la beatitudine è comunque legata alla sensazione di base del sè (che potrebbe benissimo essere il vero sè, non lo nego), e nell'induismo va superata. In quanto l'obiettivo è lo stesso dissolvimento dei vari sè intergalattici nell'intelligenza prima. (fuori dalla spazio e del tempo degli spazi spirituali cosmogonici, così fantasiosamente descritti, e sui cui nutro moooolti dubbi, ok e di cui non credo l'esistenza).
Il mio problema con la beatitudine è che come anche tu dici, è uno stato che si può raggiungere, per breve tempo, alcuni santi, come mi pare anche s.tommaso d'aquino riuscivano a stare in quello stasto anche per giorni, così nella tradizione induista.
Mai sentito di gente che stava in stato di beatitudine per mesi, per esempio.
Si può stare in uno stato meditativo per mesi, quello sì. ma è diverso.
Inoltre in queste pratiche (perchè per me sono pratiche, forse abbiamo una percezione diversa su questo non saprei) si perde completamente la dimensione animica, forse, scusa la mia ignoranza totale, quello stesso spirito santo che aleggia sul mondo, e non fuori dal mondo.
Una volta in contatto con la filosofia infatti ciò che si è aggiunto è stato proprio il mondo. E poi il Mondo mi ha fatto a pezzi, certo, ma non lo baratterei mai con altre condizioni. Ovviamente in condizioni umane, quali io ho sempre vissuto, quelle disumane, schiavistiche mai.
Spero di averti fatto capire le mie motivazioni.
Il mondo spirituale e le sua creazione, interessante.
Sinceramente non l'avevo mai vista così, ho sempre pensato che la spiritualità esistesse da qualche parte là fuori, e nell'infanzia ho deciso che era nei libri.
Ma non ti è mai venuto in mente che è una schisi?
Che si corre sul fil di lama?
Io spesso, ma così spesso che alla fine ho rinunciato. Troppa angoscia in me.
Il Dio non dovrebbe essere così. Ma forse come dici tu è frutto della dimensione psicologica.