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Messaggi - paul11

#1846
Maral, 
non ho ancora capito cosa sia per te l'uomo. E'' sì o no un agente conoscitivo ( e ti contraddiresti se dicessi di no), o è un semplice ente come un filo 'erba. 
Continui a trattare l' Essere come se non ci appartenesse e quindi non potrai mai rispondere alla relazione fra Essere ed esistenza.
E' impossibile comprendere l'Essere dalla propria condizione di esistenza, semplicemente perchè farebbe a meno di esistere.

Constato che sei passato al relativismo dopo le lezioni severiniane.
La tua è una posizione ambigua intellettualmente, incoerente. O fai a meno di accettare di discutere l'Essere e accetti fino in fondo  un relativismo  culturale che non è più filosofia   è più coerente la scienza contemporanea, oppure è necessario relazionare ,come ho scritto più volte, l'Essere e l'esistenza

E di nuovo ti contraddici.Come potremmo formulare l'essere, enti, tempo, universali , empirico, metafisico, ecc. se in qualche modo noi non li comprendessimo.Chi sei tu per dire che invece è sentimento, superstizione , tentazione?
Come rispondi alla conoscenza che domanda oltre il sensibile, se esiste un significato nella vita?
C'è  chi risolve la sua coscienza e ragione  di essere come un animale che si dissolve nel nulla :amen.E incoerentemente continua a ragionare inutilmente,  perchè ciò che porta sopra il corpo non è ragione è orpello per vincere la concorrenza perchè non ha nessun senso la sua esistenza, vale come un'ameba: ma non perchè lo dico io, ma perchè lo ha deciso lui.

Non ho speranze, ho concetti e considerazioni riflessive, le superstizioni e le tentazioni saranno tue, non certamente mie
#1847
Citazione di: Phil il 13 Settembre 2016, 22:00:41 PM
Questa teoria metafisica (una rivisitazione di Hegel?) mi pone alcuni interrogativi:
Citazione di: paul11 il 13 Settembre 2016, 19:08:49 PMPenso che l'Essere semplicemente è e corrisponde allo spirito. ma di questo spirito nulla si può dir altro perchè non esiste non ha predicazioni
Probabilmente c'è un refuso che è sfuggito alla rilettura: se "l'Essere semplicemente è e corrisponde allo spirito", com'è possibile che "di questo spirito nulla si può dir altro perchè non esiste"?
L'Essere corrispondente allo spirito (sinonimi?!) dovrebbe essere postulato come esistente, altrimenti ne conseguirebbe che l'Essere non è (che è una prospettiva impraticabile nel tuo orizzonte, da quel che ho capito...).

Se poi l'Essere-spirito non ha predicazioni e nulla se ne può dire, come possiamo sostenere che tale Essere emani un'anima? Allora, c'è qualcosa di predicabile riguardo l'Essere-spirito... e com'è possibile ascrivergli tale compito? L'autocoscienza ce lo rivela?


Citazione di: paul11 il 13 Settembre 2016, 19:08:49 PMAvviene allora che dall'eterno lo spirito emana un'anima che si incarna nel divenire
Questa emanazione è come l'ipostasi plotiniana o è di altro tipo?

Citazione di: paul11 il 13 Settembre 2016, 19:08:49 PMl'autocoscienza che a sua volta ha coscienza di un'anima
L'autocoscienza dunque porge l'idea di anima alla coscienza/ragione tramite... non può essere conoscenza razionale-empirica, quindi suppongo sia tramite intuito, giusto?

Citazione di: paul11 il 13 Settembre 2016, 19:08:49 PMQuell'autocoscienza può benissimo sbarrare la porta, in quanto incapace di risolvere il momento del contraddittorio e quindi si risolve e si dissolve SOLO nel divenire e lo accetta come proprio destino. [...] L'angoscia potrei definirlo come il momento in cui l'anima non può più suggerire all'autocoscienza la presenza ontologica dell'Essere da cui viene, per cui ora l'autocoscienza chiude lo sguardo all'anima e rivolge l'attenzione ,la propria volontà,  alla ragione chiedendo continua conoscenza, illudendosi che il momento contraddittorio possa svanire con la sola ragione applicata al sensibile del mondo
Quindi l'anima, emanata dall'Essere, può essere così "difettosa" da non poter indirizzare l'autocoscienza, oppure così "soggetta al caso" al punto da poter anche produrre un'autocoscienza che si lascia intrappolare dalle contraddizioni della ragione anziché guidarla?
La fallibilità al livello dell'autocoscienza, forse non adeguatamente "sollecitata" dalla ragione, come può (se può) essere ri-orientata verso l'anima?

P.s. I miei riferimenti allo "spirito" e alla "cultura" erano un commento alla citazione da Davintro che avevo riportato...
Hegel metafisico? Dipende cosa intendi per metafisico. Non è spirituale, il suo concetto di spirito e trascendenza si ferma all'autocoscienza e lo spirito come idea. Non ho di fatto un ascendete filosofico in assoluto, ma ritengo geniale come Hegel unisce la pluralità del contraddittorio nel mondo empirico riportandolo al concetto universale in modo razionale, utilizzando la dialettica, in questo sì mi ha influito.

Rispondo a te e Maral,
Maral il tuo errore è l'oggettivazione ontologica dell'Essere che viene confuso quindi con enti ed essenti tipico di molta filosofia . O noi siamo qualcosa  come Esseri o la filosofia è chiacchiera inutile che nulla dice di noi e dell'esistenza.
Heidegger intuisce che l'Essere metafisico concettualizzato fino ad allora non ha senso perchè non è legato all'esistenza. Tutte le metafisiche che pongono l'Essere e lo confondono con gli enti e quindi essenti non dicono nulla del motivo per cui siamo al mondo.Sono metafisiche noiose perchè non rispondono all'interrogativo del perchè esistiamo.L'Essere è e basta all'origine. Ma non gli basta autocontemplarsi speculativamente nel principio di identità. Deve vivere la contrraddiizione e l'esistenza nel divenire è la contraddizione rispetto all'eternità dell'Essere.Heidegger concettualizza l'Esser-ci nel momento in cui l'Essere esiste nell'orizzonte del tempo e vive per la morte.
La mia tesi è che o esiste una filosofia che comprende interamente il processo fra l'essere e le contraddizioni del conoscere nell'esistenza o la filosofia è morta,su questo sono d'accordo con Heidegger. Oppure diventa ermeneutica o linguistica e si relativizza ridimensionandosi negli interrogativi che si pone. perchè la filosfia non nacque per questi scopi  secondari .E come se la Bibbia fosse studiata da un credente  per fini linguistici e interpretativi di questi e non più di Dio.
Nel mio modo di concettualizzare l'Essere, solo l'esistenza con il ritorno dell'anima allo spirito o Essere, SOLO adesso ha le significazioni per cui la vita han avuto un senso e quindi ha le predicazioni.
Di cosa si può dire se l'Essere è ma non esiste se non predicati concettualizzati dentro l'esistenza?
Ha senso dire di Dio ad esempio secondo la lettura di un umano? Meglio tacere.E infatti agli ebrei è proibito il nome di Dio, il tetragramma.

Phil,
in un certo  senso è vero c'è un processo di ipostasi gerarchica plotiniana.

Possiamo negare che esistiamo? Mi pare evidente, tautologico.Non ritengo che l'Essere entri direttamente nell'esistenza e direttamente quindi sia predicabile, da questo mi discosto da molte teologie, perchè sarebbe già contraddittorio l'Essere nel momento in cui esiste e questi o è verità o falsità sempre.
L'essere deve rimanere pura identità nell'eterno diversamente sarebbe impossibile impraticabile la concettualizzazione di una verità dentro l'esistenza poiche quell'Essere sarebbe dentro i momento "corruttibile" non identitario dell'esistenza dove tutto vive in contraddizione dialettica. E' l'anima come soffio vitale che svolge il compito dell'essere nel contraddittorio e ritorna come  significazioni all'esser per cui dà il senso e le predicazioni..Solo così il cerchio si chiude dialetticamente..

C'è un doppio movimento della conoscenza, quella empirica e quella metafisica unita dal momento riflessivo dell'autocoscienza.E' a salire e a discendere.

L'autocoscienza è legata all'anima in quanto gli deposita il senso delle significazioni.
#1848
Phil,
Penso che l'Essere semplicemente è e corrisponde allo spirito. ma di questo spirito nulla si può dir altro perchè non esiste non ha predicazioni. Avviene allora che dall'eterno lo spirito emana un'anima che si incarna nel divenire e nel momento in cui avvine laregola identitaria dell'<Essere divine immediatamente contraddizione, ma può predicarsi, può conoscere, può esistere. può vivere. L'anima a sua volta suggerisce l'autocoscienza poichè ha l'eco e la vicinanza dello spirito che è l'Essere ( e forse quì potrebbe aver ragione Davintro, quando sostine che già ontologicamente l'uomo nasce con dei contenuti come universale, tempo,ecc.).
 L'auto coscienza la considero automatica in quanto ontologicamente è con il divenire dell'anima che s'incarna in un corpo fisico e immediatamente relaziona con la ragione.Quindi auto come automatismo innato, ma sfera anche dell'intenzione e della volontà che a sua volta muove la ragione per conoscere.
Se l'anima con la morte torna all'Essere che è lo spirito, l'autocoscienza deposita all'anima la sua essenza che è il senso che i significati degli essenti sono stati compresi attraverso il momento contraddittorio della conoscenza con le particolarità .gli eventi, i fenomeni.
Rispetto al pensiero di Davintro, penso, ma non è detto che abbia ragione, che l'evoluzione dal bebè all'uomo maturo sia un risveglio al contrario delle gerarchie ontologiche.
Ovvero, l'esperienza sensoriale sveglia la ragione che a sua volta sveglia l'autocoscienza che a sua volta ha coscienza di un'anima.L'autocoscienza è esattamente il centro nevralgico sia dell'evoluzione come ho appena detto dell'uomo sia come incontro fra il momento ontologico che arriva fino al Sè dell'autocoscienza  che media il rapporto fra eterno e divenire in maniera contraddittoria. la ragione quindi porta astrazioni continuamente all'autocoscienza come esperienza del mondo sensibile ed essendo l'autocoscienza la sfera della volontà e intenzionalità a sua volta pilota la ragione nelle scelte del conoscere costruendosi regole formali e regole ordinative.

Quindi si, quell'auto è  anche riflessione in quanto è il momento speculativo dove riflette la conoscenza acquisita dentro l'esistenza e si pone fra sè e sè nel contraddittorio in cui quì "pesca" le essenze e significazioni e costruisce il senso. Come luogo d'incontro/scontro  fra spirito/anima e ragione/ conoscenza.
Per questo non basta l logica formale bisogna che un'altra logica comprenda quella formale, è il processo del contraddittorio interiore che è la dialogia del Sè quindi è dialettica sia nel divenire sia nella riflessione speculativa. E quì può nascere il senso che lo porta all'Essere, come momento conclusivo ispirativo

Perchè trovo che questa mia tesi sia in qualche modo idonea, perchè non è assolutamente detto che l'autocoscienza trovi essenze e significazioni che gli aprano la porta dell'anima e quindi dell'essere che è spirito.
Quell'autocoscienza può benissimo sbarrare la porta, in quanto incapace di risolvere il momento del contraddittorio e quindi si risolve e si dissolve SOLO nel divenire e lo accetta come proprio destino.
A questo punto la ragione è come se collassasse su se stessa perchè la conoscenza infinita nel mondo sensibile dentro il divenire che porta all'autocoscienza non viene mai risolta,quindi l'autocoscienza diventa non momento razionale, ma momento emotivo che esprime l'angoscia .

Sì io credo anche  nel momento ispirativo e intuitivo che sono forme di conoscenza che appaiono in qualunque forma di conoscenza dall'intuito dello scienziato all'ispirazione artistica. siano fondamentali nell'accompagnare ragione e autocoscienza.
Ma ribadisco non è detto assolutamente che l'autocoscienza emancipi, può benissimo decadere.

Ritengo che l'anima ispiri l'autocoscienza e quindi essendo sfera della volontà piloti la ragione, ma è silente non è agente di conoscenza, ma fondamentale momento di trasmissione del senso e significati in quanto porterà a quell'Essere che è spirito che è eterno e privo di predicazioni i significati e il senso che l'autocoscienza con la morte lascia all'anima che ritorna dalla dimensione del divenire a quella dell'eterno.

Il senso che intendo non ha a che fare con le culture temporali, semmai in queste deve trovare le essenze i denominatori comuni delle culture, i confronti nel contraddittorio.Il senso è unire la contraddizione del divenire della conoscenza nel mondo sensibile del divenire all'Essere che è spirito eterno potendogli donare ora le predicazioni.L'Essere ora ha avuto l'orizzonte dell'esistenza temporale,ha conosciuto l'alba e il tramonto.

Il senso lo produce l'autocoscienza, non lo spirito, l'Essere, ma può anche decadere non trovandovi senso o accontentandosi del conoscere il sensibile come verità, come proprio destino che si dissolve.
L'angoscia potrei definirlo come il momento in cui l'anima non può più suggerire all'autocoscienza la presenza ontologica dell'Essere da cui viene, per cui ora l'autocoscienza chiude lo sguardo all'anima e rivolge l'attenzione ,la propria volontà,  alla ragione chiedendo continua conoscenza, illudendosi che il momento contraddittorio possa svanire con la sola ragione applicata al sensibile del mondo.

Quindi, e finisco, l'Essere tace nel suo semplice "è".
#1849
Attualità / Re:REFERENDUM sulla Riforma Costituzionale
13 Settembre 2016, 10:49:52 AM
Devono essere chiari alcuni concetti sull'ordinamento dello Stato
1) Poteri: esecutivo-legislativo-giudiziario
2) forme amministrative: diretto sono gli organismi centrali dello Stato, il parlamento che è attualmente fondato sul bicameralismo
indiretto sono tutti gli organismi eletti a livello locale :comuni ex province-regioni. ovvero sono periferici
Ad esempio il segretario comunale e il prefetto fanno parte dell'amministrazione diretta pur essendo negl ienti locali, ovvero il poter centrale controlla e agisce sugli enti locali
3) le funzioni degli organismi dell'ammnistrazione sono: attivo-consultivo -controllo
Le elezioni degli enti periferici si dicono "amministrative", quelle degli enti centrali si dicono "politiche"

Qualcuno deve dirmi questo Senato che uscirebbe dalla riforma che senso ha e quali funzioni avrà: se dà solo pareri ,è un organismo di fatto consultivo e non appartiene al potere legislativo.

Eutidemo,
Ho letto ancora poco dei tuoi commenti, ma mi sembra simile alla mia.
E' ora di smetterla con "le quote rosa, azzurre ,gialle,ecc" Un cittadino che vuole porsi nelle liste elettorali dovrebbe avere, competenza tecnica sulle leggi  dello Stato, onestà e capacità di governo.
Non mi interessa che sia un portatore d'handicap, donna, maschio o gay o transessuale.

Purtroppo nel momento in cui la gerarchia legislativa che va dalla Costituzione alle leggi di attuazioni, regolamenti ecc. pone un soggetto, lo evidenzia, di fatto esclude gli altri.
Tu richiami giustamente articoli costituzionali fondamentali. Ma attenzione , il problema delle forme degli Stati è proprio come gli organismi si attivano,controllano e sono consultivi.
Mi spiego.
Solo un giudice, quindi in una lite in giudicato, può richiedere alla Corte Costituzionale un parere sulla costituzionalità di una legge.
Questo significa che ad esempio la Legge Fornero sulle pensioni e le relative applicazioni sono uscite tranquillamente dal Parlamento firmate dal Presidente della Repubblica e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.
Successivamente un cittadino che ritiene leso il proprio diritto da una legge, o un organismo rappresentativo di interessi , passa a vie giudiziarie e guarda caso molte sentenze che hanno fatto giurisprudenza hanno di fatto cassato leggi o parti di leggi uscite da quel Parlamento, ma proprio perchè il giudice  oppure la Corte di Cassazione con sentenza giuridica.
Quindi o la Corte di Cassazione che è il più alto livello del potere giuridico, oppure la Corte Costituzionale  chiamata a deliberare un parere da un giudice, possono intervenire nella lite fra comune cittadino e potere politico-legislativo (o esecutivo in casi di decreti).
Sono queste cose che "fanno bollire il sangue" nel concetto di democrazia del sistema.e che dovrebbero essere emendate

E' chiaro che il Senato diventa un involucro senza sostanza, svuotato di poteri.Gli enti locali reclameranno denaro dal potere centrale in quel pseudo-federalismo che solo l'Itali può attuare e che è stato un moltiplicatore di imposte dirette e indirette , ma nulla o poco più.
Meglio abolirlo il Senato. O è un bicameralismo in equilibrio di poteri con la Camera dei Deputati o non ha senso che esista.
per ora mi fermo quì e leggerò come hai commentato  l'aumento del potere esecutivo, perchè di fatto ciò che ha perso il Senato viene acquisito dal Governo che esercita il potere esecutivo.

...continuerò a leggere appena ho tempo...
#1850
Attualità / Re:11 Settembre: chi ci ha guadagnato?
12 Settembre 2016, 23:53:09 PM
L11 settembre rappresenta il primo e tutt'ora unico colpo militare terroristico  portato su suolo statunitense.
il fatto è ponte fra due interventi militari diretti degli Usa in medioriente. Le risposte non vengono mai direttamente da Stati sovrani,  è impossiibile vincere la quantità e qualità di armamenti USA, per cui il terreno scelto non è la guerra aperta, ma la guerriglia terroristica che coagula la tradizione religiosa musulmana.
Se guardiassimo agli ultimi dieci anni non c'è Stato arabo o Nord africano che non abbia avuto problemi interni.
L'attenzione quindi degli Stati sovrani storicamente filo palestinesi è stato rivolgere la propria attenzione al proprio interno.Il paradosso è che la questione palestinese è passata sotto traccia e il terrorismo islamico si rivolge oltre la propria area contro gli interventismi statunitensi e i loro alleati, bypassando Israele.
Lo scenario attuale è molto strano, considerando che la globalizzazione è multipolare dove USA, Europa, Russia e Cina si giocano a livello economico-commerciale accordi strategici fra aree, con appoggi militari strategici, ma se si toccano pedine fondamentali come l'Ucraina emergono chiaramente i rapporti di forza delle superpotenze.
Il Medio oriente rimane un'area geografica sufficientemente lontana dai confini delle  grandi potenze, arteria energetica per il petrolio, ha una tradizione anti-occidentale, per cui sarà sempre luogo di conflagrazioni delle crisi nate in altri luoghi, e il giro di soldi in petrolio  ed armamenti è altissimo
#1851
Citazione di: baylham il 12 Settembre 2016, 15:02:44 PM"Realpolitik significa politica che mira dritto allo scopo, preoccupandosi in secondo luogo o affatto dell'etica." Non credo affatto che la politica sia separabile dall'etica, dalla morale, che i due campi siano autonomi. Semplicemente il Principe di Machiavelli ha una morale diversa da quella comune perché il Principe, la politica, si occupa di problemi che non sono comuni. Ciò spiega lo scandalo che produsse quell'opera: considerare per esempio la religione instrumentum regni è notevole. Essere cinici o spregiudicati o realisti è già avere una forma morale.


...interessante punto di vista.
A tuo parere quale è il metro per dire che un'azione è morale?
La natura, a prescindere dall'uomo ,ha un'etica?

Il mio personal punto di vista è che la natura non ha un 'etica, ma potrebbe in effetti essere interpretato diversamente..
#1852
cvc,
temo come dici giustamente,che quando la comunità, diventa città, metropoli, Stato fino a globalità di masse, non c'è più nemmeno quella natura umana "da piegare al volere del Principe", ma sono le statistiche, i media,  i dati sulle opinioni politiche o economiche . che il  "Principe attuale"  veicola la massa pur perdendo il contatto fisico  con le persone e la sua natura.
Oggi il Principe plagia il popolo e lo fa giorno per giorno senza una dimensione del futuro, per cui lascia sempre al domani,al prossimo Principe l'onere e l'incombenza dell'eredità dei problemi irrisolti.
Oggi è più realpolitik dei tempi di Machiavelli, nonostante il popolo sia cresciuto culturalmente e come esercizio critico, ma è questa vastità numerica in cui la singola persona si perde e diventa semplice numero anagrafico, matricola, statistica, come un item, un codice, a generare quella strana situazione in cui il tiranno era comunque in contatto diretto con il popolo, nonostante l'ostentato potere, mentre oggi la democrazia è persa nella statistica e troppo lontana dal popolo.
#1853
Cvc,
l'ho letto parecchi anni fa il Principe di Machiavelli, ma non l'ho trovato cinico, ha ragione Rousseau a parer mio, asseconda la natura umana .In effetti è stato scritto da Machiavelli per  rientrare nelle grazie del potere fiorentino.
L'Arte della guerra di Sun Tzu è più cinico, ma sono scritti in maniera saggia. 
Sono due grandi autori di epoche diverse che insegnano l'arte del governo degli uomini.

Il problema fra realpolitik ed etica non è solo il mezzo che dovrebbe essere coerente con lo scopo, (lo scopo giustifica il mezzo è il famoso detto machiavellico) ma dove chi governa dovrebbe avere come scopo non la conservazione del suo potere, ma la crescita del popolo in senso materiale ed etico.L'utopia quindi si scontra con la realpolitik. Anche perchè, "è poi davvero vero che il popolo ambisca  una crescita morale, oppure gli interessa il vil denaro, ricchezza e potere?"
#1854
Citazione di: paul11 il 11 Settembre 2016, 18:50:36 PMDavintro, accetto il richiamo all'ordine nel rienetrare nell'alveo della discussione oltretutto tu sei l'anfitrione di questa discussione. Se ho "cavalcato" la discussione mi premeva far notare un concetto fondamentale: ognuno di noi entra nei particolari ,come in questo caso sulla critica della conoscenza, ma proprio perchè ha un suo quadro generale. Ovvero si contraddicono coloro che non ritengono di avere universali che almeno mentalmente si sono precostituite delle forme di un'idea di mondo e attraverso queste filtrano i particolari.Detto sinteticamente ognuno di noi giudica attraverso i propri pre-giudizi e questo è determinato dalla forma che coagula la sostanza ovvero la parte metafisica mentale che si è fatta un'idea di mondo; i costruttivisti le denotano come credenze. Perchè in realtà ognuno di noi ha necessità di credere in qualcosa e allora cerca.......... Nello specifico del tuo ultimo post, mi sembra che sia stato accettato l'innatismo della conoscenza, ma come meccanismo lo definito io, da rodare nel mondo empirico.Ho l'impressione invece che tu sia più "radicale", se così posso dire, ovvero vi è già dalla nascita un sapere che attende di conoscere, quindi l'esperienza del conoscere dovrebbe aiutarci ad avvalorare o negare quel sapere che già persiste. E provo a spiegare. Se l'Essere fosse già sapere non capisco perchè l'uomo può decadere, dovrebbe essere sempre migliore come coscienza. Se è permessa alla ragione di contrastare l'Essere, quell'Essere è obnulato è nascosto all'esistenza, per cui l'uomo erra ed è errabondo nelle manifestazioni infinite del mondo. Io penso invece che L 'Essere sia pura identità ed è quell'esser-ci , prendo a prestito il concetto heideggeriano, che si fa corpo esistente nel mondo fisico nel contraddittorio fra il proprio essere identitario e le manifestazioni contraddittorie del mondo che deve vivere nella propria autocoscienza la maturazione di riportare all'Essere la sua esperienza contraddittoria con le significazioni dentro un percorso di senso. Se esiste un sapere a priori ,a mio modesto parere, e non posso in effetti negarlo perchè spiega quello che volgarmente sono detti i predestinati alla genialità, non fanno fatica a capire perchè già comprendono, io lo vedo come un "eco", un rumore di fondo che si presenta all'anima e suggerisce all'autocoscienza il giudizio; ma lo suggerisce non essendo agente attivo alla ragione, all'intenzione e alla volontà che personalmente considero nell'autocoscienza. Insomma è l'autocoscienza come luogo delle riflessioni della conoscenza contraddittoria che decide la differenza fra Essere e la significazione della propria esistenza.L'anima può suggerire il richiamo all'ordine all'autocoscienza, ma non può entrare come soggetto conoscitivo.

Davintro,
sei mio traduttore ufficiale, hai descritto  bene quello che penso.
Volutamente non voglio utilizzare gergalicità filosofiche, Il rischio è non farsi capire da tutti e allontanare annoiate le persone.Cerco una mediazione comunicativa per arrivare il più possibile a tutti.
Questa tensione però non implica affatto la netta separazione platonica fra fisico e metafisico, ed è strano che Platone lo compia.Platone , hai ragione, è il ponte fra i miti antichi e la filosofia, conosceva bene il linguaggio del mito antico e trovo strano ciò che ha elaborato, probabilmente sulla spinta degli altri fiolsofi greci. Faccio un esempio la  religione ebraica, ma anche la musulmana che si rifà a quella ebraica, non divide affatto il mondo in senso platonico, tant'è che fra spirito teoretico e e prassi la divisione non è come nella cultura cristiana, così era anche nel mito antico.
Un esempio è che i rituali , le pratiche, il digiuno sono assolutamente necessarie in quelle religioni.
Noi invece abbiamo perso le pratiche in quanto le riteniamo poco significative rispetto al dettame divino. Nelle spiritualità orientali è addirittura combaciante, il " ki", il "kundalini" l'"om" tanto per fare esempi sono pratiche assolutamente necessarie fra corpo e spirito,Da noi lo yoga, le arti marziali, sono diventata quasi una ginnastica, ma nelle loro culture originarie sono forme spirituali come il tiro con l'arco.
Personalmente sono più vicino a queste ultime  visioni nel mio modo di vedere, per cui il conoscere che è prassi nel mondo di un corpo che vive con un'anima non è così separato , ecco perchè non sono un anti-empirista, anti-scientifico, semmai sono critico con le culture che si focalizzano solo su un dominio.
Mi permette di specificare a Maral, che se Derrida essendo ebreo di origine, intende l'ebraismo nel senso che ho descritto e la cultura occidentale invece divisa dal platonismo, allora sì è vero quel dualismo che indica; ma non inficia il linguaggio a mio parere. Le descrizioni e i rapporti sia in sanscrito che in ebreo o aramaico sono anzi più ambigue dell'italiano ad esempio, per cui il rapporto fra concetto ed espressione dal punto di vista della parola è ancora più ambiguo se pensiamo che la loro scrittura originaria è priva di vocali che solo nella lettura, nell'espressione fonica viene immessa.
L'autocoscienza personalmente la intendo dopo l'anima e prima della ragione.Altri possono combaciarle, altre addirittura obnularla e lasciare solo la ragione.
Ma chi lascia solo la ragione spesso la conrtappone al sentimento, per cui la morale apparirebbe a sua volta come tensione fra ragione e sentimento.
Personalmente invece ritengo che sia l'autocoscienza ispirata dall'anima perchè l'uomo tende al bene ,anche se può fare del male, per cui è anche il luogo dell'intenzione , della volontà.
A sua volta ispira la ragione, la inclina , la veicola verso conoscenze.
Ma questa autocoscienza non è assolutamente detto che essendo il luogo in cui la ragione ritorna con conoscenze e riflette anche nella morale, evolva spiritualemtne, metafisicamente, può benissimo autobnularsi, ma non sparire. L'uomo può decidere di non avere un'anima, anche se l'ha, di non avere una autocoscienza anche se l'ha, e veicolare  la volontà in solo dominio, come infatti accade.
Ma in realtà è ancora quell'autocoscienza che agisce in quanto il luogo del contraddittorio non ha trovato essenze da parte della ragione che conosce nel mondo sensibile e di nuovo replica le contraddizioni.Fin quando le essenze non hanno trovato le significazioni che diano il senso all'esistenza e di andare oltre al mondo sensibile, quella "porta".
Il "meccanismo"lo  intendo come dinamica innata della nostra mente a saper confrontare praticamente da poco più che bebè le cose. A cominciare a suddividere e selezionare e successivamente quindi ad unire.I concetti aprioristici che richiami a mio modesto parere vengono imparati a ordinarli con la pratica.Un bambino che fantastica non sa ancora temporalizzare il passato l'oggi, il futuro, tende ad attualizzare il tutto.Sono proprio quei concetti che scrivi che aiutano a formalizzare un ordine dal caos delle percezioni e sensazioni di un bambino ,La parte metafisca trovo che sia il fatto di avere un'anima e l'esistenza uno scopo, un senso, ma non che dei concetti siano innati, bensì quell'inferenza " allo stato brado" che attraverso l'esperienza nel mondo verrà ordinata nella forma logica.
Phil,
non so se sono stato esaustivo.La distinguo dalla comune coscienza perchè a mio parere è interpretata in maniera molto ambigua.Ad esempio il modo comune di intendere un essere cosciente o incosciente non è appropriatoa come penso io l'autocoscienza. E' auto in quanto è anche automatismo innato.
#1855
Davintro,
accetto il richiamo all'ordine nel rienetrare nell'alveo della discussione oltretutto tu sei l'anfitrione di questa discussione.
Se ho "cavalcato" la discussione mi premeva far notare un concetto fondamentale: ognuno di noi entra nei particolari ,come in questo caso sulla critica della conoscenza, ma proprio perchè ha un suo quadro generale. Ovvero si contraddicono coloro che non ritengono di avere universali  che almeno mentalmente si sono precostituite delle forme di un'idea di mondo e attraverso queste filtrano i particolari.Detto sinteticamente ognuno di noi giudica attraverso i propri pre-giudizi e questo è determinato dalla forma che coagula  la sostanza ovvero la parte metafisica mentale che si è fatta un'idea di mondo; i costruttivisti le denotano come credenze.
Perchè in realtà ognuno di noi ha necessità di credere in qualcosa e allora cerca..........

Nello specifico del tuo ultimo post, mi sembra che sia stato accettato l'innatismo della conoscenza, ma come meccanismo lo definito io, da rodare nel mondo empirico.Ho l'impressione invece che tu sia più "radicale", se così posso dire, ovvero vi è già dalla nascita un sapere che attende di conoscere, quindi l'esperienza del conoscere dovrebbe aiutarci ad avvalorare o negare quel sapere che già persiste.
E provo a spiegare.
Se l'Essere fosse già sapere non capisco perchè l'uomo può decadere, dovrebbe essere sempre migliore come coscienza. Se è permessa alla ragione di contrastare l'Essere, quell'Essere è obnulato è nascosto all'esistenza, per cui l'uomo erra ed è errabondo nelle manifestazioni infinite del mondo.
Io penso invece che L 'Essere  sia pura identità ed è quell'esser-ci , prendo a prestito il concetto heideggeriano, che si fa corpo esistente nel mondo fisico nel contraddittorio fra il proprio essere identitario e le manifestazioni contraddittorie del mondo che deve vivere nella propria autocoscienza la maturazione di riportare all'Essere la sua esperienza contraddittoria con le significazioni dentro un percorso di senso.
Se esiste un sapere a priori ,a mio modesto parere, e non posso in effetti negarlo perchè spiega quello che volgarmente sono detti  i predestinati alla genialità, non fanno fatica a capire perchè già comprendono, io lo vedo come un "eco", un rumore di fondo che si presenta all'anima e suggerisce all'autocoscienza il giudizio;
ma lo suggerisce non essendo agente attivo alla ragione, all'intenzione e alla volontà che personalmente considero nell'autocoscienza. Insomma è l'autocoscienza come luogo delle riflessioni della conoscenza contraddittoria che decide la differenza fra Essere e la significazione della propria esistenza.L'anima può  suggerire il richiamo all'ordine all'autocoscienza, ma non può entrare come soggetto conoscitivo.
#1856
Phil,
questi pensatori sono moda e a me non interessano le mode culturali, non hanno cambiato nulla perchè non sono entrati nei paradigmi fondamentali che governano il sistema delle pratiche. e tanto meno della teoretica. Gli intellettualismi fini a se stesso , quando sono fini a se stessi quando non producono autocoscienza critica davvero alternativa,i sono intelligenti riflessioni che non mutano la storia e loro sono stati inghiottiti dalla storia.
A me sembrano i dibattiti fra i cartalisti e i monetaristi nell'agone delle scienze economiche, i primi non sono reale  alternativa culturale all'imperante globalizzazione, perchè non entrano nei paradigmi delle scienze economiche e quindi le accettano, risultando solo opinioni contro altre opinioni nelle pratiche e dove ovviamente nei rapporti di forza sono perdenti. Così è avvenuto per quella generazione di intellettuali "alternativi" e "voce critica":hanno fallito ,ma non perchè lo dico io, ma perchè lo dice la storia che oggi è tutt'altro d da loro.

Phil io sono un atipico pensatore (modestissimo......) che guarda la metafisica ma non dimentica i rapporti di forza che governano i sistemi culturali e  di potere, per questo mi interesso di economia e scienze  quanto di metafisica.

Sgiombo,
è vero che gli empiristi hanno messo in discussione il platonismo metafisico e a parere mio giustamente,ma loro hanno semplicemente aiutato a spostare il focus.Se un nuovo pensiero non mette in contraddizione i paradigmi del vecchio sistema replica la contraddizione spostando il luogo dell'osservazione.Così gli empiristi non guardano più al cielo, ma alla terra e togliendone la trascendenza divennero cinici.
Vuoi che ti faccia l'esempio critico di come gli scozzesi compreso un certo Adam Smith da allora abbiano interpretato nelle prassi costruendo i paradigmi egocentrici che ha gonfiato le vele a quel futuro capitalismo di cui gli inglesi furono i primi maestri?
La stessa cosa vale per il pragmatismo americano più avanti.
Sono importantissimi per capire come le scienze moderne hanno mutato nelle pratiche i sisitemi e li hanno teorizzati, ma togliendo assolutamente la coscienza umana, spostando le relazioni formali dal metafisico ai rapporti socio-economici e quindi sono la base di tutto il pensiero pratico degli ultimi due secoli almeno.
Sgiombo, devi vedere le conseguenze di un pensiero che sifa cultura per poterne leggere le contraddizioni.
Il mio parere è che la cultura anglo-statunitense è basata sulle pratiche e in quanto tale appoggia la tecnica scientifica, come luogo dei rapporti di forza che a loro volta danno strumenti pratici come le tecnologie.
Ma hanno asservito l'uomo così, lo hanno reso schiavo della tecnica. perchè daccapo hanno spostato a loro volta il focus dicendo che l'Essere non esiste.
L'empirismo anglo-scozzese si sposò con alcune correnti culturali continentali come il positivismo.
Ma quali tipi  di  pensatori ha dato Oxfor e Cambridge, quale tradizione ha portato avanti e tutt'ora  lo fa,
insieme al pragmatismo americano divenuta analitica.

Lo scontro dell'ultimo secolo fra analitici e continentali è proprio nel governo delle tradizioni scelte come paradigmi culturali.
Ma mentre i continentali soccombevano cercando l'Essere e Heidegger dichiarava la fine della filosofia, la cultura
più pratica che paradossalmente avrebbe dovuto soccombere visto che nessun sistema era certo spostava nell'utilità e nel funzionale il finalismo delle pratiche .

Oggi il mondo va avanti da sè, proprio perchè è governato dalle pratiche anche se nessuna teoria è fondativa e certa: questo è il vero inestricabile problema.
E' fallito l'Essere quanto è fallita la democrazia e la libertà, è fallito il principio fondativo dei sistemi, ma non il prodotto delle disuguaglianze economiche e sociali.
E cosa ci rimane se non un 'autocoscienza nostra(obliata completamente ormai dalla sparizione dell metafisica e dell'appropriarsi della tecnologia del destino) che lega tutte le contraddizioni nel mondo coagulandole nel tormentato uomo della post modernità che non sa nemmeno gestire i flussi migratori?

So benissimo che la ragione e la verità non vincerebbero mai,non bastano, sulle pratiche dei rapporti di forza che da sempre governano la storia umana di un uomo decadente che ha scelto la natura animale per giustificare le ignominie e il suo cinismo obliando l'Essere per perdere con esso  la propria coscienza e con essa la morale e la responsabilità del governo di sè e del mondo in maniera armonica.
#1857
Citazione di: maral il 11 Settembre 2016, 10:29:54 AM
Se non vi è scampo alla nostra fallibilità poiché nulla si potrà mai dire con assoluta certezza, è la nostra fallibilità a riproporsi come assoluta certezza e dunque parimenti non vi è scampo alla certezza; se le teoresi prima o poi tutte naufragano nel gioco dei significati che istituiscono per cui pare non restare altro che rifugiarsi sul terreno solido di prassi verificate e tecnicamente omologate, non può sfuggirci che in tal modo è una nuova teoresi a venire stabilita con la sua corte di significati che la porterà ugualmente prima o poi al naufragio.
Ogni essere umano ormai può apparirci solo come un doppio che si contraddice e non è una questione di scelta dettata da volontà perverse: la fine dell'ente metafisico non dipende da noi, ma la fine dell'ente metafisico non è nemmeno una fine, solo una diversa proposta che istituisce la metafisica della prassi.
Ogni uomo in quanto tale (in quanto cosciente) è un po' dentro e un po' fuori al suo mondo e a se stesso, delocalizzato tra il significante e il significato, tra il segno e la cosa che quel segno solo indica desiderando che si riveli finché quel segno finisce con il prendere il posto di ciò che indica tramutando il segno in cosa e la cosa in segno, senza nemmeno che ci se ne accorga, magari come in matematica. Quando poi il segno indica il desiderio, accade pure che quel segno diventi un dio sul quale sarà necessario costruire teogonie e teologie.
Noi abbiamo bisogno di terreni solidi, ma abbiamo ugualmente bisogno dei sogni che li ricoprono, queste sono le nostre certezze che non potranno mai essere certe di alcunché, ma che ci consentiranno di poter scalare il Monte Bianco o di mandare satelliti su Giove e anche più in là. I sogni costruiscono le mappe e le mappe producono sogni così come fanno le cose.
I greci avevano ragione: a contare si comincia dal due (uno e un altro, non uno solo che non è altro che se stesso), ma il due implica l'uno che è il suo altro e ne sta a fondamento, cosicché quel 2 possa a sua volta suddividersi all'infinito inseguendo eternamente l'unità di se stesso. Dopotutto questa è la dialettica, una dialettica che, a differenza di quella hegeliana, non potrà mai concludersi in totalità, finché esiste l'uomo.
Molte cose che esponi quì le condivido.
Ma personalemnte aggiungo due aspetti: l'autocoscienza e il limite.
Non ha senso conoscere senza che l'agente conoscitivo abbia un Sè che muove intenzionalmente il desiderio di capire, oserei dire la necessità di compenetrare le relazioni che le domande umane e poi filosofiche ci impone.
E già questo muta la prospsettiva come ha ben detto CVC.
L'altro è il limite.Siamo limitati ebbene sì e in quanto tale fallibili, ma prima di tutto lo siamo tutti, universalmente tutti quanti, passato ,l'oggi e il futuro.
Già capire i propri limiti è un traguardo, proprio per mutamento di prospettiva, in un mondo dove il fuori si vorrebbe che manifestasse il dentro.
Ma soprattutto se si osserva il limite ,due sono le motivazioni, o mi deperisco in una frustrazione e smetto il delirio di onnipotenza, oppure lo sfido per andare oltre-
Oltre significa accettare la fallibilità, ma ben sapendo che l'intero sistema universale di ogni atomo ed energia che lo compongono hanno un unico principio originario "intelligente" e in quanto tale intellegibile,
Perchè attenzione, non confondiamo la fallibilità con l'inintelligibilità.
Se tutto fosse stato caos disorganizzato, noi non avremmo mai potuto nemmeno costruirci mentalmente un ordine che funziona nel mondo.Non ci sarebbero mai state matematiche, logiche, per quanto fallibili.
Se noi stessi e il mondo, nel momento in cui si presentano e si manifestano a noi intelligibilmente e l nostra ragione seppur approssimativamente li coglie, significa che c'è un ordine originario.
Ma proprio quì nasce la necessità delle essenze, per depurarle dalla contraddizione, ma soprattutto devo giungere all'autocoscienza, il luogo dell'innatezza, il veicolo della necessità di sapere e anche luogo del tormento nel contraddittorio.
A mio modesto parere è l'unica strada possibile in cui le contraddizioni di queste fallibilità insita nel sistema relazionale possono legarsi al momento originario innato nell'autocoscienza. unire l'universale e il particolare e la dialettica come coscienza dei propri limiti che si fanno storia, vita, narrazione di significati non solo oggettivi, ma momento razionale nel momento in cui compranda anche e soprattutto l'autocoscienza, il nostro motore primo dell'intenzione e della volontà.
CVC dice una cosa fondamentale, Platone ha diviso l'empirico e il metafisico ponendoli fuori del Sè.
Se strutturo la conoscenza dualmente, dove è finito il Sè il luogo dell'agente intenzionale e dell'innatezza logica,
Ho diviso la conoscenza e fatto sparire l'Essere come identitario con la propria autocoscienza.
Infatti  Heidegger critica quell'Essere, come semantica priva di senso, come vuoto segno privo di significato.
#1858
Maral,
vuoi dire che se la logica formale non è certezza, pensavi che la linguistica lo fosse?Nulla mi insegna di più di ciò che già sapessi Deridda e compagnia briscola. mai avuto illusioni di CERTEZZA nel mondo  e come umano ma questo me lo ha insegnato prima la religione e solo nel Novecento filosofie, logiche, linguistiche si autodistruggono comprendendone il limite.
Io non mi fermo alla logica formale che trova le verità e falsità da semplici confronti proposizionali  e quindi particolari, questo perdersi in infiniti ambiti di sottosistemi di intellettuali non mi dicono assolutamente nulla di come è il mondo e l'essere.

Ma proprio perchè la potenza non implica nessuna verità che sostituisce con il funzionale e l'utile che la filosofia è ridotta oggi a chiacchiera, ma proprio perchè è stata a sua volta potenza quando si è illusa di trovare nell'uomo e nel mondo la CERTEZZA.

Phil,
non stiamo parlando di intellettuali al tempo di Euripide, ma di meno di una generazione fa e praticamente quasi tutti francesi almeno d'adozione.Vuoi che parliamo del livello culturale attuale in Francia? Che cosa hanno prodotto nelle prassi, che testimonianza ci hanno lasciato? Sono persone intelligenti che hanno detto cose anche interessanti: punto.

A Maral, Phil e tutti quanti.
L'uomo si è illuso già dai tempi dei Greci di arrivare a CERTEZZE.
Il conoscere implica la relazione fra un agente conoscitivo e l'oggetto del sapere,Basta che uno dei due o il sistema di relazione sia implicitamente e fondativamente non certo che diventa impossibile che una verità diventi certezza.
La filosofia ha di propria volontà voluto consegnarsi alla scienza e per una semplice ragione Maral, che la prassi è ben più potente della teroretica. Intendo dire che mentre tutti i sistemi non sono certi, l'uomo, la realtà del mondo, i sistemi di relazione e i filosofi piangono il loro destino......il mondo è andato avanti nelle pratiche perchè 2+2=4 e lo era mille anni fa e lo sarà fra un milione di altri anni.
Perdersi nell'analisi della fallibilità umana è autocompiangersi di non arrivare alla verità significa non aver capito che il mondo andava avanti quando l'uomo pensava la Terra fosse  piatta e adesso che spediamo satelliti su Giove,E intanto i problemi nelle prassi umane incancreniscono.
Ho preso atto da decenni che l'uomo è fallibile, la realtà per quello che è non è nemmeno percepibile dai nostri sensi, che la nostra mente può fallire che i sistemi essendo creati da un fallibile non potranno mai dirci nulla di più della nostra fallibilità.  E allora? Intanto la tecnica che utilizza i linguaggi formali funziona ed è utile soprattutto ai potenti, intanto stuoli di cattedratici e arconti della scienze determinano il potere culturale.
Ma come avviene tutto questo se l'uomo è fallibile, come fanno   a sostenere e giustificare le pratiche se postulati ed enunciati sono falliti e tutto è assiomatizzazione?
Noi continuiamo a scrivere e comunicare, nonostante non siano linguaggi certi, Mosè era un balbuziente e si dice parlasse con Dio, De Saussure scriveva del fallimento fra concetto ed espressione fra segno e significato e intanto scalava il Monte Bianco.
Spero che almeno queste metafore siano comprese.
Io mi trovo per adesso benissimo con la logica dialettica che è oltre e le comprende queste contraddizioni.
#1859
Citazione di: Phil il 10 Settembre 2016, 10:35:55 AM
Citazione di: paul11 il 09 Settembre 2016, 23:38:29 PMPhil, come ho scritto a Maral rischi di perderti nelle infinite molteplicità in divenire linguistico che infatti hai colto giustamente, Il problema è che così non individui la Forma come raccoglimento delle astrazioni per giungere alle essenze delle sostanze sensibili, empiriche e fisiche, ma continuamente cercherai differenze, dualità, contrapposizioni e in quanto tali le sintesi saranno sempre parziali.

In un orizzonte di ricerca post-metafisico (postmoderno, etc.) il mito dell'Essenza, dell'Essere, della Verità, etc. di obiettivi assoluti, risolutivi e perfetti può essere (non "deve essere") sostituito proprio dal continuo, "rizomatico" (Deleuze), parziale (ingrato ma appassionante) lavorio di interpretazione, di coniugazione, di "aggiornamento" e ristrutturazione/decostruzione (che vanno di pari passo...).

Si tratta, come da sempre, di scegliere se orientare la ricerca affidandosi al divenire oppure inseguendo l'immutabilità eterna... una delle due possibilità è abbastanza riscontrabile, quindi fornisce elementi concreti su cui "lavorare"; l'altra, nonostante l'imperituro fascino "classico", vive di tradizioni e "nobili" concettualizzazioni, che tuttavia iniziano ad arrancare con il progredire delle scienze:

Citazione di: paul11 il 09 Settembre 2016, 22:24:57 PMLe teorie filosofiche moderne hanno portato acqua al mulino del buon Phil che pone un problema linguistico e infatti la sua posizione è nella non trascendenza
Qui al mulino (non sono Banderas, ma solo uno "stagista"  ;D ), finché le ricerche filosofico-scientifiche scorreranno sul fiume del linguaggio, l'acqua non mancherà di certo... e non è comunque facile fare manutenzione a degli ingranaggi che non si fermano mai...


Phil,
secondo il mio parere no. Quasi tutti gli uomini di pensiero da Deridda a Foucoult, Deleuze, Sartre, ecc. sono "dentro" il meccanismo culturale e nella forma della conoscenza in uso, anche quando esercitano la critica E' quella cultura che è stata riassorbita dal sistema con molta tranquillità, perchè porsi anti-sistema o decostruirlo significa ancora essere "dentro" quel sistema. Tutti hanno fallito e si sono arresi, culturalmente, umanamente, predicando l'inanità umana.
Io vedo oggi le conseguenze di un secolo di contraddizioni culturali.

Così come non sono in antitesi al pensiero scientifico,non lo sono nemmeno sul divenire.Li accetto sicuramente come luoghi in cui non possono esserci verità, ma sono i luoghi che frequento vivendo li vivo come momento contraddittorio,
che attenzione non significa antitesi, ma come forma contraddittoria da superare.
#1860
Citazione di: sgiombo il 10 Settembre 2016, 08:45:47 AM
Citazione di: paul11 il 09 Settembre 2016, 23:38:29 PMMa se siamo in fondo tutti "filosofi" in quanto problematizziamo la nostra esistenza ponendoci domande, da qualche parte essendo universali quelle domande, per l'universalità di tutta l'umanità, quindi ci appartengono come innate, anche se si sviluppano ed emergono formalmente maturando esperienza e conoscenza. Quello che intendevo dire sulla teoria della relatività di Einstein è che prima di essere scientificamente vera ed essere sperimentata e verificata, era già nella sua testa.E come c'è arrivato se non estendendo attraverso conoscenza, intuizione e quant'altro quei segni fomali fisici, matematici e logici che sono alla base dei postulati ed enunciati .....ed andare oltre. Einstein ha costruito metafisicamente una teooria fisica che è stata accettata dalla scienza sperimentale.
CitazioneDi innato c' é solo la mera potenzialità a ragionare e conoscere. Che si attua solo a postriori, in seguito a molteplici esperienze. Einstein ha elaborato le sue teorie anche con audaci ipotesi "creativamente partorite" dalla sua fantasia e non come passiva consguenza dell' osservazione emiprca (ipotesi poi sottoposte comunque a verifica empirica). Ma in questo modo non ha fatto della metafisca bensì della scienza fisica: conoscenza scientifica del mondo fenomenico materiale - naturale e non critica razionale della sua natura, né ha trattato della realtà in sé o noumeno che eventualmnte stesse "oltre" i fenomeni.

Certo, non nasciamo "imparati", intendo dire che i meccanismi affinchè possiamo conoscere sono ancora "allo stato brado" e attraverso l'esperienza e l'insegnamento ,vengono sistematizzati.

Per metafisico intendo fire il pensiero che riflette se stesso nella forma corretta.
Non ci sarebbe evoluzione nemmeno tecnologico se l'uomo non avesse la capacità di andare oltre la cultura del tempo, oltre i dati empirici, oltre persino le forme. Il progettare è il luogo iin cui è depositata l'esperienza sia della forma che della sostanza e il pensiero va appunto oltre.
Per essere chiari, non sono per l metafisica contro la fisica.