Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Sariputra

#1846
Citazione di: Duc in altum! il 13 Maggio 2016, 19:22:06 PM** scritto da Sariputra:
CitazioneAlla domanda:"Perchè Dio non soccorre l'innocente?" non si sfugge rispondendo:"EH...ma sai...Dio è infinitamente buono , ma NON PUO' soccorrere l'innocente perchè Non è onnipotente". E cosa ce ne facciamo di un Dio simile?
La risposta del perché Dio non soccorre l'innocente è intrisa proprio in quell'innocenza: chi può ritenersi innocente? Nessuno. Il Dio in versione eroe della Marvel, che soccorre l'innocente, lo redime dalla sua colpevolezza, e lo eleva a coerede della salvezza eterna, già si è rivelato, ma si può credere in ciò o pensare e sostenere (quindi credere) che sia una bufala. Tutto ciò che è già avvenuto accadrà ancora; tutto ciò che è successo in passato succederà anche in futuro. Non c'è niente di nuovo sotto il sole. (Qo 1, 9)

La mia domanda voleva solamente porre in evidenza la contradditorietà del concepire una divinità che NON sia onnipotente. Sul concetto di Innocenza si dovrebbe aprire una discussione apposita, tanto è vasto e profondo spiritualmente. Mi limiterei a sottolineare che il termine innocente significa "Esente da colpa morale" e anche "Che rivela assenza di malizia" ed è sinonimo a volte di bambino (La strage degli innocenti" della Bibbia).Ma , per me, qualunque azione compiuta senza malizia è un'azione innocente. L'innocenza non è una semplice proprietà morale che appartiene all'individuo, ma piuttosto una purezza che si manifesta nel Reale "nonostante" l'individuo.
Sto cercando di esplorare il tema della purezza proprio in  "Sono un essere inadeguato" anche se in una chiave più "letteraria"...
#1847
Citazione di: giona2068 il 13 Maggio 2016, 16:54:30 PMAlla cortese attenzione di HollyFabius Mi dispiace che tu abbia intesso che fossero riferite a te le affermazioni contenute nel mio precedente post, quando in verità erano solo la mia partecipazione al dialogo senza intenzione e risultanza di rivolgermi a qualcuno. Infatti tu stesso mi segnali di non essermi rivolto a te personalmente, ma visto che ci siamo approfitto per precisare che la fede non può essere diagnosticata scientificamente come il tumore perché appartiene al sentire nell'invisibile. E' un po' come spiegare il gusto del miele a chi conosce solo l'acqua zuccherata. Resta il fatto che nessuno, tu compreso, può essere obbligato a credere, ma chi crede perché ha esperito testimonia la propria conoscenza perché ne ha il dovere/gioia di farlo. Se ci sono cose che non piacciono, non vuol dire che non siano vere. Quanto all'affermazione di Sariputra, vorrei fargli notare di non aver detto che fare sesso, mangiare e camminare sono l'inferno, ma di aver detto che si può essere morti pur facendo queste cose.

Sì...hai ragione, ma...sembrerebbe una dolce morte dopotutto... ;)...sto scherzando!!!
#1848
Citazione di: altamarea il 13 Maggio 2016, 15:45:16 PMIl nick Mariano domanda se "Credere è un bisogno dell'essere umano". Si ! Ma non dell'intera umanità, se la tua domanda è riferita alla credenza in una divinità. Credere nel trascendente è un bisogno consolatorio, specie nei momenti del bisogno. La moltitudine delle persone aspira a credere che la vita abbia un senso che trascende l'immanenza. Ma credere in una religione non significa che essa sia vera. E' anche necessario distinguere tra religiosità popolare con le sue tradizionali manifestazioni e la spiritualità. La fede mette in "contatto" il credente con Dio, ma quale Dio ? Il teologo Vito Mancuso nel suo saggio titolato "Dio e il suo destino", dice che bisogna sbarazzarsi del Dio della tradizione, che non è il vero Dio e non è adeguato alla mentalità contemporanea. Mancuso rifiuta la modalità tradizionale di pensare Dio e delinea l'idea di divinità formata dall'incontro di cinque entità teologiche tra loro incompatibili: il Dio ebraico, il Dio del Gesù storico, il Padre, lo Spirito Santo terza Persona della Trinità, e la stessa Trinità che ha suscitato sempre interrogativi e perplessità. Questo Dio deve essere licenziato per le promesse inevase, per le incongruenze dimostrate, come quella di tenere insieme la bontà-giustizia con la onnipotenza, che ha causato l'ateismo proprio nell'Europa cristiana. Questo teologo fa delle distinzioni: col termine Dio intende una "forza" indirizzata al bene, che si dipana nella creazione; il Deus della Chiesa è il modo tradizionale di pensare Dio, prodotto dal potere religioso come onnipotente che giudica e punisce, così immaginato per impedire che la spiritualità e la religione si estinguano e il mondo sia privato del sostegno divino; Deum è ciò che si definisce "fato", un qualcosa di impersonale che fa che le cose si realizzino in autonomia; Trinitas è il modo più corretto di pensare come Dio si relaziona col mondo. Mancuso afferma di avvertire il bisogno di un'immagine del divino nuova e più liberante, di non credere nel Dio onnipotente della Bibbia e della dogmatica cattolica e di aderire allo stile di vita indicato da Gesù, all'insegna dell'amore e della giustizia. Questo Dio deve essere un principio trascendente da cui tutto proviene e in cui tutto ritorna più ricco, deve essere giusto e amico della vita. Mancuso è convinto che la spiritualità sia l'unico balsamo in grado di guarire la ferita che è la vita, che cura generando la luce del bene, che permette di abbandonare ogni forma egoistica e di aderire in modo generoso alla vita. Resta il problema, secondo questo autore, di come configurarsi questo Dio, puro spirito. L'etologo britannico Richard Dawkins, professore di Public Understanding of Science presso l'Università di Oxford, nel suo libro "L'illusione di Dio" sostiene che la fede in un creatore sovrannaturale è una credenza falsa e persistente. L'individuo non ha bisogno di Dio, è autore di sé stesso e della propria vita.

Apprezzo Vito Mancuso, teologo "fuori le mura", ma l'idea di un Dio che non è onnipotente è molto difficile da sostenere filosoficamente e spiritualmente. Se non sei onnipotente vuol dire che hai dei limiti nella tua volontà e nel tuo operare  , ergo non sei Dio, al massimo un semi-dio, una creatura che , per quanto soprannaturale e infinitamente buona, è perfettamente inutile pregare in quanto impossibilitata a risolvere il problema che incontri avendo dei "limiti" alla Sua azione. Ridurre l'idea di Dio alla sfera dell'"infinita bontà e giustizia" non è un gran servizio a Dio stesso, mi sembra.
Non appare un raffinato escamotage per superare le contraddizioni insite nel concetto di Dio come rivelato dalle tre religioni abramitiche? Alla domanda:"Perchè Dio non soccorre l'innocente?" non si sfugge rispondendo:"EH...ma sai...Dio è infinitamente buono , ma NON PUO' soccorrere l'innocente perchè Non è onnipotente". E cosa ce ne facciamo di un Dio simile?
#1849
Citazione di: giona2068 il 13 Maggio 2016, 13:43:25 PMFede e fiducia non sono sinonimi da usarsi alternativamente, almeno nell'accezione comune. Fede vuol dire speranza nel Signore Dio e fiducia vuol dire certezza o quasi nelle cose del mondo. Esempio: La sedia o le gambe che ci sostengono. Quello che non capisco è perché chi non ha fede vuol spigare a chi ne ha cosa essa sia. Fino a quando l'uomo vive senza fede non sa cosa essa sia e non conosce gli effetti vitali di essa su di lui. Oltretutto non sa cosa vuol dire vita e vivere e quando, chi non ha fede, afferma che l'uomo può vivere senza fede, lo afferma con convinzione perché non sa che sta vivendo da morto e che quella che chiama vita, altro non è che il "vegetare. Non solo non sa cosa voglia dire vita, ma non sa neanche cosa voglia dire morte. Manca cioè di esperito. Esempio: Quando parla Vladimiro, alias Luxuria, che penso ormai tutti conosciamo per averlo visto(a) in TV, sembra che parli la sapienza in persona, ma la sua ratio è 100% la ratio di questo mondo! Se le/gli chiedessimo se crede o non, potrebbe rispondere anche sì, ma sarebbe una risposta di circostanza per da valore alle sue affermazioni. Questa è la conseguenza del vivere senza fede che porta alla conclusione che si può vivere senza di essa. La stessa mancanza di fede non consente che la persona si accorga di essere senza vita perché satana semina morte e fonda il suo potere su questa inconsapevolezza . Se si sapesse distinguere la vita dalla morte, la conclusione sarebbe che senza fede si vive da morti, cioè si vegeta solo, anche se si fa sesso, si mangia, si cammina ecc....

Beh, caro giona...se l'inferno fosse il fare sesso,mangiare e camminare non sarebbe così terribile... :)
#1850
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
12 Maggio 2016, 14:28:52 PM
Perdonatemi l'ardire...vi prego, ascoltatemi solo una volta. Lo so che sono fastidioso come una mosca che vi ronza attorno d'estate. Ma...volevo solo chiedervi una cosa, a voi, che siete esseri adeguati per rispondermi. Non so se l'argomento vi interessa ma è che...beh! Voi sapete che le mie donne mi adorano. Non faccio nulla per meritarlo, ma succede così e ...meno faccio , più mi adorano. Ora , da un pò di giorni, una di loro mi ha regalato un libro e...mi ha fatto venire un dubbio, un grande interrogativo. Se potete seguirmi un solo istante, giusto per chiederlo a voi, che siete uomini di mondo, adeguati, sicuri. L'interrogativo che mi assilla ...è un interrogativo strano...ma è proprio quello che mi succede con le mie donne...è...può esistere un amore puro?...Io sono totalmente inadeguato per rispondere...ma mi sembra che non possa essere così... perchè vi confesso che quando sto con loro...ma veramente, da inadeguato come sono, non capisco...sembra che succeda proprio così.
E allora vi leggo questo brano che ho trovato in quel libro che mi ha regalato la più giovane di loro...come è fresca la gioventù e pieni di dolci sogni...ecco...

Senza amore non può esserci vita. Ecco un piccolo esempio che spiega ciò. Una madre aveva un figlio di vent'anni che, un certo giorno, morì. La madre piangeva sul corpo del figlio: "O figlio! Io sono stata in grado di vivere fintantochè tu eri in vita. Come posso vivere ora?" Questo tipo di dolore è il risultato dell'attaccamento che la madre aveva sviluppato verso la forma fisica del figlio. Questo non è vero amore. Ciò che è importante è l'amore , ma non l'amore per la forma fisica. Solo coloro che sono in grado di amare per amore dell'amore possono ottenere il vero amore. Chi ama il corpo fisico può farlo fintantochè il corpo è presente; in seguito, l'amore viene meno. Perciò amate per amore dell'amore. Tale amore è vita e quella vita è Dio.

Poi quell'ingenua giovinetta ha vergato a matita: amare Krshna come lo amano le gopi, amarlo per amore dell'amore. Amare Sari e Maddi come fossero Krsna. Che gioia in questo amore puro.

Ora...questo mi scombussola tutto...come si può amare per amore dell'amore? Io non comprendo queste cose filosofiche, spirituali e...chi accidenti è 'sto Kshna? No...capitemi bene...io so chi è Krshna ma...non è reale...sono cose di libri di poesia indiani. Però le cose che scrivono...paiono avere un senso.Mi sembra  di poter veramente amare solo per amore dell'amore. Che sia per via del  problema che mi porto dietro? Perchè sono un essere inadeguato?
#1851
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
11 Maggio 2016, 11:38:18 AM
DUE DONNE ovvero le Gopi

-Maddi, sono contenta che sei venuta anche tu quassù. Avevo voglia di venire da sola con Sari, ma...adesso sono contenta che ci sei anche tu-
-Sari sta dormendo...è tanto stanco...che sia malato?-
-Si stanca facilmente...-
-Sei arrivata così presto che non mi sono nemmeno potuta pettinare decentemente...guarda che capelli!...-
-Ma se sei carinissima...-
-Sì...vent'anni fa...-
-Maddiiiiii!Guardaaa! lassù sul quel pino...uno scoiattolo!-
-Non vedo niente...dove?-
-Là...è fichissimo...mi sembra tutto nero...-
-Io vedo solo tante belle nuvole, mi sa che viene a piovere...-
-Al pomeriggio piove sempre quassù...mi piace ascoltare il suono della pioggia sugli aghi dei pini...tutta rannicchiata e in silenzio-
-io invece penso subito ai reumatismi...-
-Uffa...rovini sempre tutta la poesia...-
SILENZIO...
-Maddi?-
-Cosa c'è?-
-Io amo Sari e anche tu ami Sari...questo vuol dire che noi due ci amiamo?-
-Cosa ti salta in testa?-
-Non mi vuoi un pò di bene?...-
-Stai zitta scemetta...-
-Allora mi odi?-
-Non ti odio...potrei essere tua mamma!-
-No...la mia sorella maggiore...vuoi essere la mia sorella maggiore Maddi?-
-Ne ho già una e ci ho pure litigato per l'eredità...-
-Ma io sono la tua sorellina piccola...non vuoi bene alla tua sorellina piccola?-
-Che cretina...stai buona che svegli Sari...lascialo riposare...
A un tratto, col fragor d'arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto
e poi vanì ( G.Pascoli)
-Maddiii! Il tuono! ho paura del tuono...posso rannicchiarmi vicino a te?-
-Vieni bambinetta...che scene che fai...-
-Maddi...posso tenerti la mano?-
-Va bene...tienimi la mano...-
-Adesso metto le nostre mani sul mio cuore...così siamo sorelle per sempre...per sempre Maddi...perchè piangi adesso?
-Non lo so Vania...forse perchè sono felice...sono felice quessù con Sari e...anche con te...-
-Allora vuol dire che mi vuoi bene...-
-Ma sì scema che te ne voglio...-
-E' il nostro rifugio questo vero Maddi?-
-Sì...è meraviglioso quassù...-
-E' la nostra foresta Vrindavana...non ridere...ho detto a Sari che noi siamo come le sue gopi...-
-Che fantasie che hai...si vede che sei giovane...giovane e che spreca la sua vita con un uomo trent'anni più vecchio...-
-Non è cattivo...è anche un bell'uomo in fondo, pieno di soldi...non guardarmi così Maddi...ma non è per questo è che...mi fa un pò pena, ha tanti amici e si trova sempre nei bar, di qua e di là ma...io lo vedo tanto solo...Sari direbbe,,,come è saggio Sari...che il suo essere adeguato al mondo è come una gabbia...e ha ragione , è così...è un uomo in gabbia-
-Lascialo...-
-Me lo chiedi o me lo ordini?-
-E' un consiglio...non fare l'errore che ho fatto io una volta...-
-Se mi dici che mi vuoi bene ...lo faccio...lo lascio...-
-Sei impossibile...-
-Siiiiiiiiiiiiii...adesso sveglio Sari...ascolta Maddi cosa gli canto adesso...siamo le sue gopi no?...

VANIA CANTA IL CANTO DELLE GOPI

O Krshna, quando ritorni dai pascoli con le tue mandrie e noi c'incantiamo nel contemplare il Tuo volto dal dolce sorriso, circondato da riccioli incantevoli e velato dalla fine polvere sollevata dagli zoccoli delle mucche, il nostro desiderio di godere della Tua compagnia si fa ancora più intenso. O Krshna, amante supremo, Tu dai sempre rifugio alle anime sottomesse e soddisfi i desideri di tutti gli esseri; e a chiunque adori i Tuoi piedi di loto, prodighi senz'altro le Tue benedizioni. Per favore , non essere adirato con noi, ma posa i Tuoi piedi di loto sui nostri petti e allevia così il peso del dolore che ora ci opprime.
-Maddiiii...Sari si sta svegliando...vieni...
Caro Krshna, vogliamo i Tuoi baci, che tu offri persino al Tuo flauto, la cui melodia incanta il mondo intero e i nostri cuori.
Oh! Ritorna, per favore, e baciaci con le tue labbra di nettare.
-Sei sveglio Sari?...Dammi un bacio, un bacino solo...Maddii, vieni anche tu a baciare Sari...

Ora, anche ora, piccola mi rechi caprifogli
ed hai persino i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina
(P.Neruda)

Maddiii! Sarii... pioveeee...corriamo dentro...che giornata meravigliosa...insieme...stiamo sempre insieme... volete?
#1852
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
10 Maggio 2016, 11:22:15 AM
....
Sari?...Dove sei?...Che fai , ti nascondi da me?...Per me hai sbagliato avatar, dovevi farti chiamare Krshna...perchè ridi? Sei come krshna bambino...sei un biricchino. Sei tanto biricchino, non è vero?...Rubi il burro e lo nascondi...e noi chi siamo? ...Cosa dici?...No, lo sai, lo sai chi siamo per te...non è vero? Siamo le tue gopi , le tue pastorelle che ti accudiscono...Io però sono un pò speciale...perchè ridi adesso? Non prendermi in giro, dai...sì che te lo dico chi sono per te...sono la tua Radha...vieni qua che ti accarezzo i capelli...sei un monello, un pò troppo cresciuto ma sempre un monello...il mio monello, non è vero?

« Bambino o adolescente, Kṛṣṇa è sempre un ladro, perché è un ladro del cuore. Persino Rādhā, la pastorella che la tradizione considera la sua favorita, patisce frequentemente e potentemente la sua assenza. Molta della poesia dedicata a Kṛṣṇa è un lamento (viraha). Le donne che parlano in queste poesie esprimono desideri inappagati del cuore umano"

Lo sai Sari che ti voglio bene?...Ecco adesso ridi...ma perchè fai sempre così?...Andiamo lassù ancora? Dai Sari...ti prego...devo sempre pregarti...andiamo domenica...io e te? Quel posto mi prende tutta.  Mi sembra di lasciare la mia anima e di prenderne un'altra...un'anima da gopi...ah!ah!ah!..sotto quella montagna...con quel vento da Nord...a giocare insieme. Dai Sari...lo sai che mi piace!...

le stravaganze del dio incarnano chiaramente l'idea induista che la vita stessa sia un prodotto del gioco divino (līlā). Abbandonarsi al gioco, ai giochi e alla consapevolezza che tutta la vita è un gioco significa esperire il mondo come è realmente...

Non vuoi mai essere condizionato da niente e da nessuno. E' una cosa che apprezzo di te...no,dai, lo dico sinceramente, è una cosa positiva ma...devi un pò sentirti condizionato dal mio amore. Sono la tua Radha, no?...Non ridere come al solito...non sei solo al mondo. Anche Krshna senza le Gopi aveva paura e io lo so che tu ne hai tanta...non è vero forse?...No basta, piccolino, vieni qua  dalla tua Radha...vieni che ti abbraccio...su, adesso smetti di tremare...cosa ti fa paura? I cattivoni adeguati ? Il mondo ti fa paura vero Sari?...Ci sono io, ci sono io qua a proteggerti...non devi aver paura di niente.
Sari! Sari! Ho la macchina nuova...ti porto io lassù, vedi? E' una figata Sari...piccolina ma moooolto carina...ci andiamo Sari, ci andiamo?...Hai detto sì, ho visto il cenno del capo...hai detto sì...

Le persone riflettono troppo su quello che devono fare e troppo poco su quello che devono essere
(Maestro Eckhart)

Vengo a prenderti io, verso le sei...troppo presto? No...vediamo sorgere il sole dietro il Cimon...il meteo dà bello per domenica...cosa ? Sei triste?...Lassù ti passa vedrai...te la faccio passare io la tristezza...vedrai che giochi facciamo insieme e poi...andiamo a mangiare alla malga Crel ...dove ci sono i cavalli liberi, ti ricordi quest'estate?...Allora, siamo d'accordo?...Sono così felice che andiamo.
...Riflette...
Che sia che lo diciamo anche a lei ?...Va bè...se proprio ti fa piacere...sì , lo so che sta passando un brutto periodo...va bene, dai...ma lo faccio solo per te, ricordati...
Sì, è bello tutti insieme a giocare. Ci vorrebbe una grande altalena ricoperta di fiori, come in quel quadro lì...Krshna e le sue gopi...

La posizione della montagna ci insegna, letteralmente, come stare sui nostri due piedi...ci insegna a radicarci nella terra...I nostri corpi diventano un collegamento tra cielo e terra.
(Carol Krucoff)
#1853
Citazione di: HollyFabius il 09 Maggio 2016, 17:43:16 PM
Citazione di: davintro il 09 Maggio 2016, 15:47:30 PMParto dall'idea, tipica della fenomenologia, che la coscienza è essenzialmente intenzionalità, è un tendere, un rivolgersi che va da un soggetto cosciente verso degli oggetti che divengono contenuti di coscienza. La coscienza implica l'oggettivazione dei propri contenuti. Ma questa oggettivazione implica una condizione di distanza, e dunque di autonomia, del soggetto cosciente nei confronti dei propri oggetti di coscienza. Questo tendere implica un attribuzione di un significato, di un valore che il soggetto cosciente attribuisce agli oggetti. La coscienza non è una tecnica, non è un certo tipo di intelligenza, non è una speciale abilità cognitiva che un soggetto potrebbe insegnare a un altro al punto che questo potrebbe acquisirla allo stesso modo di colui dal quale l'ha appresa. La coscienza è un modo d'essere, una tipologia complessiva di relazione dell'uomo col mondo. L'intelligenza artificiale, i computer sono mezzi creati dall'uomo per eseguire operazioni, operazioni che per l'uomo hanno un senso, appunto in relazione ad un fine. Ora, l'incremento quantitativo di efficienza e raffinatezza che nel tempo potrebbe riguardare un computer è irrilevante nei confronti della sua connotazione, qualitativa, di mezzo al servizio dell'uomo. Per quanto potente un computer resterà sempre un mezzo, un programma che ha un senso solo in relazione ad una finalità stabilita dalla coscienza umana. L'intelligenza artificiale è un programma di decodificazione di un linguaggio, decodificazione che è indifferente al valore semantico del linguaggio stesso cioè della corrispondenza delle parole a degli oggetti. Se scrivo su una tastiera il nome di una persona che conosco il computer si limiterà ad eseguire l'operazione di trascrizione su un documento web senza riconoscere la correlazione tra quella parola, di per sè solo una somma insensata di segni e un senso dato dal fatto che quella parola è per la mia coscienza il nome di battesimo di una persona a me cara. E questo perchè l'intelligenza artificiale non è coscienza, per essa il compito da svolgere non ha un senso, un valore, perchè il compito è il suo stesso essere. La coscienza implica un aspetto di dualità tra soggetto cosciente (colui che si rivolge all'oggetto dandogli un significato) e un oggetto contenuto di coscienza (ricevente il significato datogli da un io). Ragion per cui un computer non potrebbe ribellarsi ad un input operazionale umano. Per farlo il computer dovrebbe essere una soggettività distinta rispetto al programma oggettivo per cui è stato progettato, cioè dovrebbe avere in sè qualcosa di naturale, non artificiale, non creato dall'uomo come mezzo per un suo fine. Il che è assurdo. Il computer potrebbe non eseguire un'operazione, certo. Ma ciò non è certo coscienza, ma è inefficienza, mancanza della sua essenza, cioè dell'utilità per cui è stato progettato. Un computer che non esegue un ordine mostra la mancanza della sua intelligenza, all'opposto un uomo che rifiuta di eseguire un'ordine si riconosce e si afferma come vero soggetto cosciente, avente cioè l'autonomia (intesa come il distanza dell'Io da sè e dal mondo) della sua soggettività nei confronti dell'oggettività dell'ordine. Posso ribellarmi solo nei confronti di ciò che è distinto da me, ciò che posso oggettivare, ciò di cui posso aver coscienza. Il nome che ascolto porta la mia coscienza a produrre l'immagine mentale della persona che porta quel nome, in virtù della mia storia interiore di cui quella persona fa parte. Ma quell'immagine non è strumentale ad un compito, ha per me un fine, un valore, in se stessa. Lo stesso nome, digitato su una tastiera è solo per il computer un insieme di stimoli correlati a un'operazione prestabilita, non è legato a nulla al di là del necessario sufficiente per il corretto svolgimento dell'operazione. Perchè l'essere del computer coincide pienamente con la funzione che la coscienza umana gli attribuisce
Ecco, l'idea che gli elaboratori, che oggi effettivamente elaborano, non possano in un futuro utilizzare logiche 'altre' mi pare un tradizionale atto pre-copernicano. Confondiamo il centro dell'universo con il nostro centro. Già oggi le macchine effettuano delle valutazione migliori di quelle umane in molti ambiti, il punto sta nel riconoscere ed esplicitare dei limiti reali, usiamo il termine coscienza, autocoscienza ma non riusciamo a dare questi termini dei significati esterni ad un processo di evoluzione delle macchine. Anni fa si parlava di intelligenza come qualità umana, oggi che le macchine realizzano cose sempre più intelligenti abbiamo spostato il confine non del significato di intelligenza verso la coscienza, che però non abbiamo ancora universalmente condiviso in tutte le sue ramificazioni concettuali. Peraltro il vincolo della rigidità di calcolo degli elaboratori è concettualmente e banalmente superabile. Basterebbe pensare ad un procedimento decisionale (scriverei algoritmo ma l'etimologia del termine è fuorviante) basato sulla statistica e sulla interazione con l'esterno che ecco: la macchina può realizzare cose inaspettate.

Perdona se sono duro di cervice ma...sopra hai scritto che la coscienza non è una forma di linguaggio. Ora dici che un algoritmo, una statistica o un sistema binario possono dare risultati inaspettati. Ma non sono una forma di linguaggio, di programmazione?
#1854
Citazione di: HollyFabius il 09 Maggio 2016, 09:17:04 AM
Citazione di: Sariputra il 09 Maggio 2016, 00:41:14 AML'Io-sono si formula solamente quando si apprende un linguaggio. Senza un linguaggio appreso Cartesio non poteva formulare il suo famoso "Cogito ergo sum". La coscienza è pensiero? O la coscienza è puro sentire? Un'infinità di stimoli arrivano al puro sentire e il pensiero comincia a dire : questi mi servono, questi no. Quali sono quelli che mi danno soddisfazione? Eccoli, li trattengo e poi li cerco ancora. Quali sono quelli dolorosi? Eccoli, li sfuggo e non li cerco più. Quali sono quelli che mi lasciano indifferente?
Questa correlazione tra io-sono e linguaggio è estremamente falsa. Esiste una fase pre-linguaggio in ognuno di noi, è per esempio esistita quando da bambini incapaci ancora di parlare abbiamo cominciato a riconoscere noi stessi davanti ad uno specchio. Ma anche quando abbiamo cominciato a sondare ciò che ci stava attorno attraverso i sensi. La consapevolezza di sé arriva PRIMA del linguaggio. Peraltro anche quando dobbiamo formulare un'idea, una sensazione, un'opinione non sempre questa è già definita nel linguaggio anzi probabilmente mai lo è, viene prima un impatto immediato che poi solo in seguito 'vestiamo' attraverso il linguaggio. Prima viene la nostra natura animale e poi la nostra natura sviluppata nel logos. Questa cosa diventa evidente quando si parla di Arte come costruzione di linguaggio, l'Artista prima rappresenta in sé e nelle proprie opere osservazioni sulla realtà o sulla propria esperienza di realtà e poi costruisce su questo un linguaggio artistico.


Sì...è così. Ma io intendevo il formulare proprio il pensiero "Io-sono" che mi sembra la fase successiva alla pura consapevolezza della fame, che viene prima. Ma non era questo lo spirito del mio intervento. la prima cosa di cui possiamo aver consapevolezza è: "datemi 'sto capezzolo accidenti..." ;)
#1855
Tematiche Spirituali / Re:Sono un essere inadeguato
09 Maggio 2016, 10:22:51 AM
Ecco...ecco...lasciatemi raccontare ancora qualcosa di me e della vita inadeguata che meno. Lo so che per voi, così alti, forti, sicuri di voi e della vostra vita, che forse passate pure il tempo a forgiare il vostro corpo in palestre adeguate, è un fastidio ascoltarmi e leggermi. Ma abbiate pietà per un pò...solo per un pò... potreste scoprire cose interessanti. Potreste scorgere qualcosa che non avevate mai intravisto in voi. Succede così a volte. Non dovete temere la mia inadeguatezza. Non dovete sentirvi minacciati. Sono un essere inadeguato ma non pericoloso...almeno lo credo. Le mie donne mai, e vi dico proprio mai, si sentono minacciate in mia compagnia. Anzi...mi fanno i complimenti...dicono che solo io le so ascoltare. E' buffo vero? Non sono adeguato a nulla e mi trovano così adeguato per ascoltare...
Pensano forse che sono innocuo? No...non lo sono...ah, come le desidero. Ci credereste che, così malmesso, così inutile, così basso a volte...mi sento come...beh, un pò mi vergogno a confessarlo...una specie di conquistatore? Sù, dai...adesso non mettetevi a ridere. Abbiate un pò di pietà per me e per la mia vita infelice. Cos'altro mi resta se non fare il buffone con le donne? E come piaccio alle femmine ( perchè ho usato il termine femmine? Dio, come sono sbagliato...)...si piegano dal ridere. Io divento tutto rosso e mi vergogno...ma non posso farne a meno, è più forte di me e...vi rivelo una cosa, che resti tra di noi...ho scoperto che le donne amano gli uomini che arrossiscono e un pò si vergognano. Quante carezze ( Dio...perchè racconto queste cose?) ti fanno allora. E non solo carezze...poi vogliono scoprire se sei proprio inadeguato come dici...e poi ti fanno i complimenti! Come sono carine a farmi tanti complimenti, poi...Sono sempre tanto grato per la loro cortesia e gentilezza verso di me. Ma ...devo rivelarlo se no non posso andare avanti così...credono che io sia una specie di illuminato, un guru, qualcosa di simile, usano termini difficili...bodhisattva roba simile...entrato nella loro vita per salvarle. Da chi, dite? ...Ma dai loro uomini, non lo capite ancora? Sono così tenere...ma sono tanto infelici con i loro uomini adeguati. Si sentono ...come dire...sole, tanto sole...E poi vedono che anch'io sono tanto solo e...ci capiamo e...ci facciamo le carezze. Mi scompigliano sempre i capelli ( Mi dà anche un pò fastidio a volte, devo confessarvi ma...lo accetto, lo accetto perchè sono tanto grato per la loro compagnia). E sapete quali sono le più infelici? Quelle sposate con uomini ricchi, che hanno aziende importanti, che lavorano dodici ore al giorno (io, vi confesso, ma temo che l'avevate già intuito, non lavoro e così sono sempre disponibile per aiutarle, per alleviare la loro solitudine). Da un pò si sono messe a leggere anche quello che scrivo sul forum, dove recito la parte del buddhista, ma se dico che recito non mi credono, perchè mi vedono tanto dolce e spirituale e così diverso dagli altri uomini...così interessante e sensibile. Ma io resto inadeguato e glielo dico ma...niente...loro ne capiscono certamente più di me di quello che sono. E adesso leggeranno anche queste righe e poi...mi telefoneranno, lo so...e vorranno il solito appuntamento...per ridere insieme, dicono; non ridono mai con i loro uomini, solo con me, che sono così inadeguato, possono ridere di gusto. Siete stanchi di sentire queste buffonate? State lavorando seriamente? Non avete tempo, vero, per esseri così infelici, esseri così scarsi? Non mi assumereste mai, vero, così inadeguato nella vostra opulente fabbrica ? Provate fastidio a leggere queste cose? Lo so...lo so...perdonate il mio sfogo puerile. E' che sono totalmente inadeguato, lo capite questo? Come soffro per questa cosa...anche se...a volte...
#1856
Citazione di: HollyFabius il 08 Maggio 2016, 23:30:40 PM
Citazione di: HollyFabius il 26 Aprile 2016, 20:12:25 PMUna delle tesi forti dell'intelligenza artificiale era (o forse è ancora) che continuando ad aumentare complessità negli algoritmi, oltre ad un certo grado di complessità, si sarebbe "rivelata" una sorta di coscienza o auto-coscienza.
Provo a riportare la discussione su temi a me noti e sulla domanda iniziale. Nessuno dei filosofi dei quali abbiamo parlato nel 3D ha visto gli sviluppi dell'intelligenza artificiale degli ultimi anni. Questo fatto dovrà venire assimilato dai pensatori. Torno a chiedere più chiaramente: è possibile lo sviluppo di una intelligenza artificiale che arrivi alla coscienza e all'autocoscienza? Per quanto io mi sforzi non riesco a capire perché questo non possa generarsi, magari tra 200, 300 o magari 1000 anni di sviluppo tecnologico. Cosa abbiamo noi, come qualità, che le macchine del futuro non potranno mai avere e per farci mantenere un'idea di un qualche tipo di coscienza a noi soli accessibile?

La Fame abbiamo ...la fame e la coscienza di aver sempre fame (di tutto, non solo di cibo...). Se un giorno saranno coscienti di aver fame di tutto saranno come noi. E noi avremo pietà di loro...come spesso l'abbiamo di noi stessi...
#1857
L'Io-sono si formula solamente quando si apprende un linguaggio. Senza un linguaggio appreso Cartesio non poteva formulare il suo famoso "Cogito ergo sum". La coscienza è pensiero? O la coscienza è puro sentire? Un'infinità di stimoli arrivano al puro sentire e il pensiero comincia a dire : questi mi servono, questi no. Quali sono quelli  che mi danno soddisfazione?  Eccoli, li trattengo e poi li cerco ancora. Quali sono quelli dolorosi? Eccoli, li sfuggo e non li cerco più. Quali sono quelli che mi lasciano indifferente? Eccoli, non capisco bene se mi sono utili per soddisfarmi o se mi sono dolorosi, li lascio da una parte (inconscio) e poi me li trasformo per rendermeli di soddisfazione o per lasciarli andare. Tutto parte da una tetta signori, sì proprio da una bella tetta, quanto è importante la tetta nell'universo ancora non si è capito bene :) L'Io-sono nasce dal succhiare avidamente una tetta, sia naturale che di silicone.  In quella tetta che riempie la nostra piccola boccuccia c'è l'embrione del nostro Possessore che prenderà il comando un pò più avanti quando, con lo sviluppo del primo linguaggio, urlerà "IO-sono quello che vuole succhiare quella maledetta tetta!"
E' poco poetico signori? Non è spirituale che l'IO-sono non desideri altro che riempirsi in eterno la bocca di un tenero capezzolo e succhiare latte a più non posso? Quando nasci ti danno un punteggio,da uno a cinque su di una insulsa scala che manco ricordo come si chiama. E' la scala della vitalità. Se sei uno, sei più nato morto che vivo, se sei cinque sprizzi vitalità da ogni poro. E cos'è che determina la scala della vitalità ? Ma da quanto urli perchè vuoi la tetta di tua madre ( o di chiunque altro basta che sprizzi latte buono): Allora sei un cinque e tutti sono felici, sei pienamente vivo, presto un gigantesco Io-sono pretenderà di succhiare senza posa. Poi tua madre si stufa di farsi martirizzare la povera tetta  dalla tua vitalità e non te la dà proprio sempre, quando urli. Da quel rifiuto nasce tutto l'odio dell'universo, un'odio terribile, una rabbia infinita. Molti uccideranno un giorno perchè una povera madre stanca non gli ha dato la tetta quando hanno urlato come forsennati. L'Io-sono, mio Dio, ora lo vedo chiaramente, nasce dalla Fame. Non è così forse? Che dite? Gli animali hanno fame ma sono privi di Io-sono? E noi che ne sappiamo...che ne sappiamo? Ci sembrano un pò più scemi di noi,( forse non di tutti noi...)e non portano occhiali da sole ma...io ho visto con questi occhi una povera cerva morire per difendere il suo cucciolo da un lupo sull'altopiano d'Asiago...mio Dio, che ne sappiamo di quello che sentono?
Signori, la Vita è solamente un gigantesco organismo che si mantiene autodivorandosi e l'Io-sono è il coltello da macellaio che usa per tagliarsi le carni...
Parliamo di coscienza? Ma coscienza di che? Di quanto è gustosa la carne ?
Oggi ho passato la giornata in un ristorante ( Si capisce da questo pseudo-filosofare forse?). Una di quelle giornate da cerimonia vuota, da rito che non è rito senza riempirsi la panza. Osservavo la frenetica masticazione della torma di commensali. Dopo ore di libagione ...eravamo ancora lì, con il cibo che ci usciva dagli orecchi...masticavamo senza più fame , ma non cedevamo, dovevamo assaggiare tutto, fino in fondo. La panza scoppiava ma...niente, avanti ancora, arriva il dolce. Sgiombo ! Ascoltami...è proprio prajna osservare tutti quei teschi masticare senza tregua, senza farsi teorie strane, solo vedendo una grande Fame. La coscienza è coscienza di aver fame. Quando inizia la tua vita? Quando urli di volerti saziare. Quando termina la tua vita? Quando il tuo corpo inizia a rifiutare il cibo e urli , con quel poco di voce che ti resta, che se lo sbattano in quel posto...
La vita si regge sul nutrimento, è così signori. E voi pensate che la coscienza non sia strumento per il nutrimento? Pensate che l'IO-sono sia una farfallina pura e candida che non si lorda del grasso che cola ? E' Lui che vuole mangiare...proprio Lui. E' lui il Nemico.
Che difficile digestione, questa sera. Che pensieri oscuri...
#1858
Citazione di: sgiombo il 07 Maggio 2016, 10:41:13 AM
Citazione di: Sariputra il 07 Maggio 2016, 00:54:26 AM1 La visione intuitiva è , se così posso esprimerla, quella potenzialità della mente a cogliere non l'essere ma l'esser-ci delle cose. La trovo pure una cosa molto ordinaria consueta. Se incontro una tigre...fuggo. Fuggire è l'atto appropriato da fare ed è prajna. Sono presenti sia l'istinto che la ragione e lavorano all'unisono e di fatto, in quel preciso istante dell'incontro con la tigre, sono una cosa sola e realizzano l'esser-ci. 2 Quando prajna viene rivolta verso il proprio interno osserva il sorgere e svanire di tutti gli stati mentali. Non formula giudizi (da dove vengono, dove vanno, sono sostanziali o insostanziali, ecc.). Potrebbe dirsi l'Osservatore dell'Io sono, oppure l'osservatore dell'Io-non sono (non sono gli stati mentali, le sensazioni, ecc.) ma intesa così crea una dualità . In realtà questa visione intuitiva intuisce "non come il mondo è, ma che esso è" (Wittgenstein). Rispondo: 1 Ma allora se ho capito per "intuizione" si intende una semplice immediata percezione (o insieme di percezioni) cosciente. La fuga dalla tigre é una reazione immediata a un gravissimo pericolo che vi consegue (per fortuna, se tutto va bene rapidissimamente). La conoscenza teorica delle esperienze coscienti e della loro natura (fenomenica o in sé, di oggetto immediato in sé o meno dei suoi "contenuti", la loro attribuibilità o meno a un soggetto in sè, ecc.) mi sembra invece tutt' altra cosa: non richiede reazioni pratiche immediate e velocissime, ma invece ragionamenti pacati, calmi, ponderati, criticamente analizzati e "sviscerati" con la dovuta tranquillità e lentezza, senza fretta, e non la rapidissima adesione acritica al primo impulso (teorico in questo caso) immediato. 2 A quanto mi par di capire questa ("Prajna") mi sembra una semplice sospensione del giudizio circa la realtà (la "natura ontologica") delle esperienze fenomeniche coscienti (un viverle in quanto) immediatamente esperite; e non l' affermazione (e men che meno la dimostrazione; peraltro secondo me impossibilile) dell' esistenza di un soggetto e di oggeti "in sé" da esse distinti; e reali anche allorché esse non accadono.

Sì...è esatto. Nessuna conoscenza teorica ( e come potrebbe?) e nessun giudizio circa la realtà, ma esperienza con tutto l'esser-ci della realtà. E' una capacità che abbiamo, ma che non viene insegnata nè coltivata ( non veniamo educati praticamente a nulla a parte il ragionamento logico-discorsivo e l'adeguamento interiore al principio di autorità...). Per semplificare con un esempio: possiamo decidere , con la ragione, di credere o no all'esistenza reale del soggetto o dell'oggetto ma questa posizione non tocca l'opera di prajna che non si pone su questo livello ma su quello esperienziale. E di cosa può fare esperienza prajna? Dell'impermanenza, del carattere insoddisfacente e della vacuità di ogni fenomeno, sia "interiore" che "esteriore". Questa esperienza però non la porta a formulare teorie sul perchè del divenire  e del carattere insoddisfacente del reale essendo un'attività propria della ragione.
Che poi la ragione sia in grado di trovare risposte soddisfacenti...beh...è un altro discorso ::)
#1859
Citazione di: sgiombo il 06 Maggio 2016, 16:56:02 PM
Citazione di: Sariputra il 06 Maggio 2016, 15:30:45 PME' evidente che ,come non se ne può affermare l'esistenza, nemmeno se ne può dimostrare l'inesistenza ( del noumeno kantiano). Pertanto per il pensiero buddhista, che è essenzialmente e intrinsecamente "pratico", appare ininfluente, come mettersi a discutere di farfalle immaginarie. Tu sostieni che, in definitiva, l'unica cosa di cui possiamo esser certi sono le sensazioni. Questo mi sembra un assolutizzare il fenomeno "sensazione" ( in pali ditthi, tendenza dogmatica della mente a formulare opinioni assolute). Portando all'estremo questa teoria non si può che aderire al solipsismo a parer mio. Affermare la supremazia dell'Intuizione risolve implicitamente questa "deriva" del concettualizzare il reale. E' infatti l'Intuizione che ti fa "intuire" l'esistenza dei fenomeni altri da sè e dalla sensazione, non certo il ragionamento. L'intuizione viene prima del ragionamento che mi appare come uno sviluppo dell'intuizione stessa. L'intuizione "vede" la catena formata da contatto-sensazione-volizione-coscienza, elementi tutti interdipendenti fra loro e quindi vuoti di un sè. Questa è la capacità naturale della mente non concettualizzante, chiamiamola istintiva, intuitiva, mente reale, non è importante, sono solo termini. Sono d'accordo con te che i concetti sono assai importanti. Infatti le due facoltà, intuizione e ragione, DEVONO lavorare insieme. Anche solo per dimostrare l'importanza del fattore "mente intuitiva" devo servirmi della ragione e dei concetti da essa espressi. La critica di Candrakirti, secondo il mio comprendere, mi appare rivolta alle "costruzioni concettuali" che pretendono di spiegare ed esaurire il reale e piegarlo ai concetti stessi. Se il reale sfugge alla concettualizzazione ( che è strumento di investigazione di una parte del reale e che permette la nostra sopravvivenza NEL reale) lo strumento Intuizione, secondo il pensiero madhyamika, appare più adeguato per investigarlo nel suo complesso interdipendente e vuoto di un sè. Per questo Candrakirti parla di "oscuramento". Se la mente è dominata da costruzioni concettuali che spazio rimane per la pura intuizione?
Rispondo: Mettersi a discutere di farfalle può essere un inutile (per quanto interssante) perdita di tempo. Invece credo che l' esistenza del noumeno spieghi molte e importanti cose dell' esperienza sensibile, come l' intersoggettività della sua componente materiale (indispensabile al superamento del solipsismo e necessariamente postulata dalla conoscenza scientifica). Sostenere che, in definitiva, l'unica cosa di cui possiamo esser certi sono le sensazioni non mi sembra un assolutizzare il fenomeno "sensazione" ma semplicemente constatare la realtà dei fatti; e porta all' indimostrabilità della superabilità del solipsismo (di cui si deve essere consapevoli se si vuole guardare in faccia la realtà e non coltivare illusioni non razionalmente fondate); solipsismo che può comunque essere superato "per fede", essendo ben consapevoli di questo carattere non razionalmemte dimostrabile e certo del superamento stesso. L' "intuizione" non riesco proprio a capire in che cosa possa consistere (se non in questa "fuoriuscita consepevolmente irrazionalistica dal solipsismo", espressa con altre parole). Per me "intuizione" ha sempre significato "credenza acritica, infondata nella prima ipotesi che ci viene casualmente in mente", che nulla garantisce essere veritiera. E mi sembra che sia un concetto ben applicabile all' "intuizione" che ""vede" la catena formata da contatto-sensazione-volizione-coscienza, elementi tutti interdipendenti fra loro e quindi vuoti di un sè" (effettivamente un parto della mente non concettualizzante, chiamiamola istintiva, intuitiva, arbitraiamente, infondatamente, acriticamente fantasticheggiante). Non vedo comunque come si possa spiegare il reale altrimenti che con "costruzioni concettuali", cioé sottoponendo ad analisi critica razionale ciò di cui abbiamo coscienza. Ciò che nel reale sfuggisse alla concettualizzazione e critica razionale non potrebbe essere conosciuto fondatamente (non potrebbe nemmeno essere pensato razionalmente, ma casomai soltanto "immaginato arbitrariamente, fantasiosamente", senza fondamenti su cui poggiare il giudizo che sia reale nei fatti -oltre che fantasticamente immaginato, nel pensiero- o meno).

Bisogna considerare la traduzione del termine "prajna", che ha un significato più vasto del termine intuizione .Non vedo però la comunanza della "saggezza intuitiva" o "visione intuitiva" ( non saprei come meglio tradurre) con le fantasticherie, le immaginazioni, ecc. che mi sembrano più inerenti il campo della volontà e del desiderio. La visione intuitiva è , se così posso esprimerla, quella potenzialità della mente a cogliere non l'essere ma l'esser-ci delle cose. La trovo pure una cosa molto ordinaria  consueta. Se incontro una tigre...fuggo. Fuggire è l'atto appropriato da fare ed è prajna. Sono presenti sia l'istinto che la ragione e lavorano all'unisono e di fatto, in quel preciso istante dell'incontro con la tigre, sono una cosa sola e realizzano l'esser-ci. Sto dipingendo una parete e il colore sta gocciolando, istintivamente e con ragione distendo le gocce passando il pennello, sono mentalmente presente, non fantastico, sono prajna. Questa consapevolezza è meditazione. Meditazione non è stare con le gambe incrociate. Se bevo un bicchiere di buon vino e, semplicemente, gusto il vino questo è prajna. Nessuna  fantasticheria, nessun giudizio arbitrario, nessuna immaginazione, nessuna costruzione concettuale, semplicemente esser-ci. Sembra semplice ma, di fatto, non lo è. E' molto più semplice fantasticare o immaginare. Quando prajna viene rivolta verso il proprio interno osserva il sorgere e svanire di tutti gli stati mentali. Non formula giudizi (da dove vengono, dove vanno, sono sostanziali o insostanziali, ecc.). Potrebbe dirsi l'Osservatore dell'Io sono, oppure l'osservatore dell'Io-non sono (non sono gli stati mentali, le sensazioni, ecc.) ma intesa così crea una dualità . In realtà questa visione intuitiva intuisce "non come il mondo è, ma che esso è" (Wittgenstein).
#1860
Citazione di: sgiombo il 06 Maggio 2016, 13:29:34 PM
Citazione di: Sariputra il 06 Maggio 2016, 00:20:12 AMLa critica principale di Candrakirti è che senza l'oggetto la coscienza conoscitrice non può funzionare. Se l'oggetto fosse irreale cosa si può conoscere? La mente è vuota e non può conoscere se stessa. Deve lavorare su qualcosa; una semplice forma non può fornire il contenuto."Neppure la spada più affilata può tagliare se stessa; le punte delle dita non possono essere toccate dalle stesse punte delle dita. La mente non conosce se stessa" dice il filosofo buddhista. Come può qualcosa essere allo stesso tempo il conoscitore e il conosciuto, senza dividersi in due? Se è conosciuto da un altro atto di conoscenza, quest'ultima conoscenza sarà conosciuta da un'altra, ciò che conduce ad un regresso all'infinito. Le semplici categorie, o anche l'Io trascendentale, sono del tutto vuoti. Non appare possibile avere alcuna conoscenza di sè senza la conoscenza degli oggetti. Il tutto si risolve, per Candrakirti, fedele alla posizione del Buddha di negazione dei punti di vista dell'"è" e del "non è",in un disturbo dei modi comuni di conoscenza dell'esistenza oggettiva senza alcun vantaggio compensatorio. In quanto reciprocamente dipendenti, né il soggetto puro né l'oggetto puro (la cosa in sè e il dato sensoriale) sono incondizionatamente reali. E' vero che , nella costruzione per es.del Vedanta, il mondo costruito del soggetto-oggetto è irreale (maya) ma questo non rende irreale il suo sub-strato (brahman) che però è non-concettuale. Se fosse l'oggetto dell'ideazione sarebbe irreale come qualsiasi altro oggetto sovraimposto.L'Assoluto appare del tutto privo della dualità soggetto-oggetto. Candrakirti però amplia la Critica anche a questo supposto substrato assoluto in quanto , necessitando per apparire del dualismo soggetto-oggetto, non può dirsi incondizionatamente reale in quanto dipendente dalle forme del suo apparire. Per Candrakirti non si può avere Brahman senza maya, cosa in sè e ideazione costruttiva sono relative l'una all'altra. Come tali esse sono entrambe condizionate, e quindi vuote (shunya). Il discepolo di Nagarjuna non esita quindi a considerare sia la cosa in sè che le categorie della ragione pura come costruzioni concettuali. E queste costruzioni concettuali (vikalpa) sono l'oscuramento dell'Intuizione che è il Reale.
Mi pare che il portare conseguentemente fino in fondo la critica berkeleyana dell' "esse est percipi", oltre che a quelle esteriori o materiali anche alle sensazioni interiori o mentali, come fece Hume, superi queste critiche: ciò che é immediatamente evidente, di cui può aversi assolutamente certezza (se accade) sono le sensazioni (sia materiali sia mentali: la totalità della realtà potrebbe limitarsi ad esse, senza implicare, "in aggiunta", né oggetti in sé, né un soggetto in sé, che non sono logicamente necessari). L' esistenza di una realtà in sé o noumeno (per dirlo a la Kant), oltre alle sensazioni, non può essere dimostrata: sono d' accordo con Nagarjuna che si tratta di una "costruzione concettuale"; ma non che questete costruzioni concettuali "sono l'oscuramento dell'Intuizione che è il Reale", anzi!. Rilevo innanzitutto che nemmeno se ne può dimostare l' inesistenza. E inoltre che, lungi dall' "oscurare il reale", vi getta una certa luce, lo illumina alquanto, spiegando molte cose altrimenti incomprensibili del divenire delle sensazioni fenomeniche coscienti (sia materiali che mentali, nonché dei rispettivi rapporti).

E' evidente che ,come non se ne può affermare l'esistenza, nemmeno se ne può dimostrare l'inesistenza ( del noumeno kantiano). Pertanto per il pensiero buddhista, che è essenzialmente e intrinsecamente "pratico", appare ininfluente, come mettersi a discutere di farfalle immaginarie. Tu sostieni che, in definitiva, l'unica cosa di cui possiamo esser certi sono le sensazioni. Questo mi sembra un assolutizzare il fenomeno "sensazione" ( in pali ditthi, tendenza dogmatica della mente a formulare opinioni assolute). Portando all'estremo questa teoria non si può che aderire al solipsismo a parer mio. Affermare la supremazia dell'Intuizione risolve implicitamente questa "deriva" del concettualizzare il reale. E' infatti l'Intuizione che ti fa "intuire" l'esistenza dei fenomeni altri da sè e dalla sensazione, non certo il ragionamento. L'intuizione viene prima del ragionamento che mi appare come uno sviluppo dell'intuizione stessa. L'intuizione "vede" la catena formata da contatto-sensazione-volizione-coscienza, elementi tutti interdipendenti fra loro e quindi vuoti di un sè. Questa è la capacità naturale della mente non concettualizzante, chiamiamola istintiva, intuitiva, mente reale, non è importante, sono solo termini.
Sono d'accordo con te che i concetti sono assai importanti. Infatti le due facoltà, intuizione e ragione, DEVONO lavorare insieme. Anche solo per dimostrare l'importanza del fattore "mente intuitiva" devo servirmi della ragione e dei concetti da essa espressi. La critica di Candrakirti, secondo il mio comprendere, mi appare rivolta alle "costruzioni concettuali" che pretendono di spiegare ed esaurire il reale e piegarlo ai concetti stessi. Se il reale sfugge alla concettualizzazione ( che è strumento di investigazione di una parte del reale e che permette la nostra sopravvivenza NEL reale) lo strumento Intuizione, secondo il pensiero madhyamika, appare più adeguato per investigarlo nel suo complesso interdipendente e vuoto di un sè.
Per questo Candrakirti parla di "oscuramento". Se la mente è dominata da costruzioni concettuali che spazio rimane per la pura intuizione?