Penso anch' io che la felicità e/o l' infelicità ci tocchino (più o meno a seconda dei casi) in ultima analisi per caso, dal momento che ci troviamo ad essere come siamo e a desiderare ciò che desideriamo in ultima analisi non per nostra libera scelta (anche se decidiamo di cercare di cambiarci, di diventare diversi da come siamo, lo facciamo comunque non per libera scelta ma: o indeterministicamente e cioé per caso-fortuna, oppure in conseguenza deterministica da come siamo, non per nostra libera scelta, al momento di deciderlo).
E infatti ho affermato che ritengo che non sia giusto imporre la vita umana ad altri (fare figli) perché questo inevitabilmente li esporrebbe non per loro ibera scelta al pericolo dell' infelicità.
E infatti al dio onnipotente che mi proponesse di rinascere per un' altra vita risponderei che preferisco l' alternativa di cessare definitivamente di esistere come soggetto cosciente.
Ciò non toglie che il conseguimento di un equilibrio migliore o peggiore fra aspirazioni soddisfatte e insoddisfatte (id est: fra elementi e aspetti di felicità e di infelicità nella nostra vita) dipende in parte (maggiore o minore a seconda dei casi ...comunque più o meno fortunati) anche da noi.
E in particolare dal sapere valutare razionalmente quali insiemi di aspirazioni sono soddifacibili complessivamente in alternativa a quali altri insiemi, attraverso quali mezzi (e a quali "prezzi"), e (cosa soprattutto difficile per la non quantificabilità, e dunque non conosciblità scientifica per lo meno in senso stretto o forte, e non misurabilità della res cogitans) dal sapere il meglio possibile ponderare (metaforicamente) la forza o intensità delle diverse aspirazioni e desideri che abbiamo in modo da stabilire quali insieme realisticamente conseguibli di soddisfazioni (gli uni alternativamente agli altri di essi) diano più e quali meno felicità (=soddisfazione) complessiva.
E infatti ho affermato che ritengo che non sia giusto imporre la vita umana ad altri (fare figli) perché questo inevitabilmente li esporrebbe non per loro ibera scelta al pericolo dell' infelicità.
E infatti al dio onnipotente che mi proponesse di rinascere per un' altra vita risponderei che preferisco l' alternativa di cessare definitivamente di esistere come soggetto cosciente.
Ciò non toglie che il conseguimento di un equilibrio migliore o peggiore fra aspirazioni soddisfatte e insoddisfatte (id est: fra elementi e aspetti di felicità e di infelicità nella nostra vita) dipende in parte (maggiore o minore a seconda dei casi ...comunque più o meno fortunati) anche da noi.
E in particolare dal sapere valutare razionalmente quali insiemi di aspirazioni sono soddifacibili complessivamente in alternativa a quali altri insiemi, attraverso quali mezzi (e a quali "prezzi"), e (cosa soprattutto difficile per la non quantificabilità, e dunque non conosciblità scientifica per lo meno in senso stretto o forte, e non misurabilità della res cogitans) dal sapere il meglio possibile ponderare (metaforicamente) la forza o intensità delle diverse aspirazioni e desideri che abbiamo in modo da stabilire quali insieme realisticamente conseguibli di soddisfazioni (gli uni alternativamente agli altri di essi) diano più e quali meno felicità (=soddisfazione) complessiva.