Salve. Ho estratto questa semplice domanda dal corpo di uno dei vostri interventi in corso :"Cos'è una "realtà mentale" e qual'è la sua eziologia ?".
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Poichè lo stabilire il "cosa sia" un qualcosa dovrebbe convenzionalmente implicare il fatto che la definizione - se raggiunta e condivisa - di quella tal cosa covrebbe consistere nella "verità", mi sono permesso di abbinare i due concetti, proponendomi l'ardua (mica troppo!) intenzione di dimostrare che "realtà" e "verita" risultano invece concetti antitetici, nel senso che - ove si ammetta l'esistenza di entrambi essi - dove l'uno sta l'altro deve risultare assente, ovvero entrambi sono concetti relativi che possono avere senso solo all'interno di ambiti relativi diversi.
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Cominciando con la "realtà", ahimè dobbiamo anzitutto affermare in esordio che essa realtà - pur essendo concettualizzabile - in sè non è affatto un concetto bensì un insieme di eventi ben concreti, sentendo io di definirla come "l'insieme dell'essere materiale come da noi percepibile (sensorialmente)". Accenno appena al rovescio (complementare) del concetto di realtà, quello di "fantasia", per il quale quindi dovrebbe valere la definizione "l'insieme dell'essere immateriale come da noi concepibile (mentalmente).
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Se così si fosse d'accordo che sia, ecco che la realtà risulta percepile nell'immediato anche in assenza di sua elaborazione mentale, la quale può avvenire solamente a posteriori. In effetti, potremmo secondo me affermare che la fantasia consista proprio nell'attività di concettualizzazione degli ingredienti delle realtà già sperimentate dal soggetto.
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Forse che i sogni (sia quelli del sonno che quelli della veglia), per quanto fantastici, surreali possano essere, non sono forse composti di singoli frammenti e fotogrammi vissuti, ricordati, conosciuti come possibili nella realtà ma che vengono assemblati in modi diversi, illogici, impossibili, onirici appunto..............per comporre infine la loro irrealtà complessiva ?
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Allora ecco, a questo punto dovremmo aver risposto alla domandina con cui si esordiva sopra : la "realtà mentale" non esiste dal momento che la realtà stessa non può che risultare originariamente, eziologicamente, estranea alla mente, per raggiungere la quale deve anzitutto far parte dell'"essere materialmente" (=evento fisico), quindi produrre effetti materiali sensorialmente percepibili, quindi coinvolgere le nostre funzioni psichiche (=emozionali) poi quindi le nostre ulteriori facoltà concettuali e di livello ancor più superiore per venir eventualmente "manipolata" mentalmente. Quindi risulterebbe evidente che la realtà in sè può esistere solo in via oggettiva poichè il suo "ingresso" nella nostra mente attraverso un simile percorso non potrebbe che snaturarla rendendola soggettiva.
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Venendo alla "verità", dal momento che "vero" - per ciascuno di noi e poi quindi per tutti noi - significa "ciò che io son convinto che sia" (sfido chiunque a confutare - con qualsiasi mezzo ed attraverso qualsiasi acrobazia dialettico-filosofica-fideistica)...........è ovvio che :
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Allora e quindi, la realtà può stare solo fuori delle nostre teste, mentre la verità può starvi solo dentro. O no?. Salutoni.
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Poichè lo stabilire il "cosa sia" un qualcosa dovrebbe convenzionalmente implicare il fatto che la definizione - se raggiunta e condivisa - di quella tal cosa covrebbe consistere nella "verità", mi sono permesso di abbinare i due concetti, proponendomi l'ardua (mica troppo!) intenzione di dimostrare che "realtà" e "verita" risultano invece concetti antitetici, nel senso che - ove si ammetta l'esistenza di entrambi essi - dove l'uno sta l'altro deve risultare assente, ovvero entrambi sono concetti relativi che possono avere senso solo all'interno di ambiti relativi diversi.
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Cominciando con la "realtà", ahimè dobbiamo anzitutto affermare in esordio che essa realtà - pur essendo concettualizzabile - in sè non è affatto un concetto bensì un insieme di eventi ben concreti, sentendo io di definirla come "l'insieme dell'essere materiale come da noi percepibile (sensorialmente)". Accenno appena al rovescio (complementare) del concetto di realtà, quello di "fantasia", per il quale quindi dovrebbe valere la definizione "l'insieme dell'essere immateriale come da noi concepibile (mentalmente).
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Se così si fosse d'accordo che sia, ecco che la realtà risulta percepile nell'immediato anche in assenza di sua elaborazione mentale, la quale può avvenire solamente a posteriori. In effetti, potremmo secondo me affermare che la fantasia consista proprio nell'attività di concettualizzazione degli ingredienti delle realtà già sperimentate dal soggetto.
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Forse che i sogni (sia quelli del sonno che quelli della veglia), per quanto fantastici, surreali possano essere, non sono forse composti di singoli frammenti e fotogrammi vissuti, ricordati, conosciuti come possibili nella realtà ma che vengono assemblati in modi diversi, illogici, impossibili, onirici appunto..............per comporre infine la loro irrealtà complessiva ?
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Allora ecco, a questo punto dovremmo aver risposto alla domandina con cui si esordiva sopra : la "realtà mentale" non esiste dal momento che la realtà stessa non può che risultare originariamente, eziologicamente, estranea alla mente, per raggiungere la quale deve anzitutto far parte dell'"essere materialmente" (=evento fisico), quindi produrre effetti materiali sensorialmente percepibili, quindi coinvolgere le nostre funzioni psichiche (=emozionali) poi quindi le nostre ulteriori facoltà concettuali e di livello ancor più superiore per venir eventualmente "manipolata" mentalmente. Quindi risulterebbe evidente che la realtà in sè può esistere solo in via oggettiva poichè il suo "ingresso" nella nostra mente attraverso un simile percorso non potrebbe che snaturarla rendendola soggettiva.
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Venendo alla "verità", dal momento che "vero" - per ciascuno di noi e poi quindi per tutti noi - significa "ciò che io son convinto che sia" (sfido chiunque a confutare - con qualsiasi mezzo ed attraverso qualsiasi acrobazia dialettico-filosofica-fideistica)...........è ovvio che :
- in mancanza di un qualche "io" che risulti convinto di qualcosa, la verità non può esistere (per cui non è possibile che all'interno della realtà sia contenuta una qualche verità)
- dal momento che ciascuno di noi crede ad un certo numero di verità personalistiche, la "verità" è sempre sia multipla che relativa. Ripeto per l'ennesima volta (ed anche qui invoco improbabile confutazione)......ma si è mai visto qualcuno che trovasse non vero ciò in cui crede ??.
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Allora e quindi, la realtà può stare solo fuori delle nostre teste, mentre la verità può starvi solo dentro. O no?. Salutoni.