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Messaggi - viator

#1876
 Salve. La cosa non dovrebbe interessarvi, ma voglio dirvi che io seguo pochissimo la televisione e l'attualità. Diciamo che – in fondo – è forse anche perchè temo e rispetto quanto esce da quella (ex scatola – ora quadro dai bordi neri) autorevole, pervasiva ed altamente convincente fonte.


Temo di venir da essa plasmato, condizionato.


Comunque oggi apprendevo del ritorno tra noi della ormai Signora Silvia Romano , ma, al di là della mia contentezza per l'esito di questa vicenda, nell'ascoltare quanto la TV asseriva sia stato dichiarato dalla Signora dopo il suo rilascio, mi sono trovato a fare alcune considerazione ed a pormi delle domande circa ciò che è accaduto e ciò che potrebbe ancora accadere.




La Signora Silvia sembra abbia dichiarato di essere stata trattata umanamente, di essersi convertita all'Islam e di essersi sposata. Naturalmente sono convinto abbia detto il vero.




Una delle tante cose che non ho sentito e capito (certo è presto e le circostanze non permettevano sicuramente interviste ed approfondimenti) è se i suoi sequestratori l'abbiano rilasciata perchè convinti da qualcuno dell'opportunità etico-morale di lasciarla andare o comunque di lasciarla libera di decidere del proprio futuro (generalmente il buon mussulmano si comporta così con le donne) oppure se l'abbiano fatto da timorosi del poter incorrere nei rigori della Legge (come quasi tuttii somali di questi tempi), infine oppue se sia stato pagato un riscatto, ed in tal caso da chi, a carico di chi e di quale entità. In futuro vedremo cosa emergerà in proposito dalla TV e/o dall'interessata e/o dagli eventuali inquirenti ed Autorità. Se di riscatto si fosse trattato, io avrei delle preoccupazioni come dirò più avanti.




Sulla conversione all'Islam non ho osservazioni da fare, tranne che per le eventuali implicazioni matrimoniali di cui sto per parlare.




La Signora Silvia ha poi dichiarato – dicevo sopra – di aver contratto matrimonio.


Ricordo, scioccamente, che il matrimonio si usa contrarlo in uno dei modi seguenti :





       
  • si cerca un consorte, si trova la persona disponibile, la si sposa;
  • non si cerca ma si trova ugualmente, poi come sopra;
  • non si cerca nè si trova, semplicemente si accetta liberamente;
  • non si cerca,  non si trova non si accetta ma si viene indotti o costretti da qualcuno;

A questo punto io non voglio certo immischiarmi nelle faccende personali di nessuno (ci fossero illeciti e violenze ci pensi la Magistratura) ma ciò che non comprendo, in caso di libera scelta della Signora, è il come si faccia a convertirsi all'Islam, a sposarsi e quindi ad abbandonare il consorte il quale – per assurdo ma non troppo – potrebbe non risultare concenziente all'abbandono e quindi denunciare la moglie ormai fedifraga per abbandono del tetto e dei doveri coniugali ! (credo che un magistrato, anche se non islamico, gli possa dare facilmente ragione).





Un altro aspetto che occorrerà attendere per veder chiarito nei fatti sarà quello concernente il "titolo" al quale la Signora è rientrata in Italia: Se la vocazione personale che la portò in Kenia, la successiva conversione religiosa ed il matrimonio somalo furono atti deliberati e convinti, a tal punto la coerenza (la quale però non è mai obbligo di Legge) vorrebbe che la Signora, trascorso un comprensibile periodo di riposo presso la propria famiglia italiana, rientrasse in Kenia o Somalia per proseguire in vocazione ed obblighi.




Il caso però più assurdo ed a parer mio preoccupante (socialmente e patrimonialmente) sarebbe la eventualità che ci sia stato un riscatto, che lo Stato Italiano abbia contribuito a versarne una quota (secondo me ai volontari che si recano all'estero occorrerebbe imporre la stipula di precisi Contratti Assicurativi che coprano anche le presenti evenienze !), che la Signora non rientri più in Kenia o Somalia ma che, avendo contratto matrimonio laggiù, lo faccia magari validare in Italia onde permettere al proprio marito di raggiungerla qui da noi quale regolare immigrato avente diritto alla cittadinenza italiana.




Voi che ne dita a proposito di quello che può succedere nel Paese di Pulcinella ? Saluti.

#1877
Salve giopap. Citandoti : "I pensieri stanno nelle parti mentali e non materiali delle esperienze fenomeniche coscienti; le quali ultime parti, essendo causalmente chiuse (se ne é possibile la conoscenza scientifica), con quelle mentali (pensieri compresi) possono coesistere, essere correlate, ma non interferire".
Il problema è proprio nel verbo "stare", il quale non è certo sinonimo di "essere" (ma questo tu già lo sai).
Lo stare implica una localizzazione spaziale. Ma lo spazio - essendo una "dimensione" puramente psichica, può esistere solo se noi lo pensiamo.
Quindi la tua affermazione diventerebbe una perfetta tautologia quale : "il pensiero sta nel pensiero". Saluti.
#1878
Salve. Noto quanto permanga attuale la questione della relazione (o mancanza di relazione) tra singolarità (monade) e dualità (oggettivo-soggettivo, sostanza-apparenza, relativo-assoluto e via con i più diffusi dilemmi filosofici).


Da alcuni interventi (soprattutto quelli di coloro che ragionano con la propria testa) mi sembra emergere - oltre ad ovvie dubbiosità - persino del disorientamento in proposito. Del panico intellettuale. Altri invece si impegnano nell'evocare o citare fonti dottrinali più o meno "tradizionali" od innovative che dovrebbero dirimere (sic!), evitando così di prendere posizioni proprie.


La ragione filosofica per la quale il dilemma si presenta secondo me consiste appunto nella intrinseca (quindi inevitabile e persino "necessaria") incapacità di immedesimazione di ciascuno di noi.


Dal momento che noi coincidiamo con un il soggetto, per autoconvincerci che il "mondo reale" (oggettivo) esista al di fuori di noi stessi avremmo una sola possibilità : riuscire ad immedesimarci in qualcosa che stia fuori di noi, cioè riuscire ad avere delle percezioni (per percezione io intendo "segnali forniti dai sensi) del "fuori di noi" pur rinunciando ad essere quelli che siamo.

La cosa sembra risulti possibile ma solo assumendo per "funzionanti" certi aspetti della spiritualità e dell'esoterismo, cosa di cui personalmente dubito e che comunque fa parte di altro argomento e sezione.


Secondo voi è possibile - da un punto di vista psicofilosofico - estraniarsi, astrarre dal sè soggettuale e riuscire ad "immedesimarsi" sensorialmente in "altro dal sè".........concretizzando come "vera" (sempre sensorialmente) la "realtà" binaria e duale (ed addirittura poi molteplice) dell'esistente ? Saluti.


#1879
Salve giopap e cvc : riallacciandomi a : "Dunque non dimostri come dalla fisica materiale si sia ricavata (o sia comunque naturalisticamente derivata) la mente, il pensiero non materiale (contrariamente all' energia); cosa che mi pare possa essere considerata la sfida che ti ha lanciato CVC".
.............mi viene francamente da sorridere. Da parte di chi non accetta una visione POSSIBILMENTE fisicistica di ciò che sta oltre la fisica (la metafisica) ma potrebbe farne parte una volta approfondito e spiegato..........si chiede la (addirittura!) dimostrazione scientifica (cioè fisicistica) di ciò che non si è disposti ad accettare.
Ma è così difficile capire che dettagli e dimostrazioni codificate e sistematiche (al momento non disponibili) sono superflui rispetto alla osservazione e deduzione che il cibo (materialità veicolante energia) fornisca l'indispensabile al metabolismo corporeo, incluso quello cerebrale, al di fuori del quale metabolismo material-energetico cerebrale nessuna immaterialità può manifestarsi ? Che "l'infinito" di Leopardi non sarebbe mai stato concepito in mancanza dell'esistenza dei blocchi di granito (cioè in assenza della fondamentale fisicità del mondo) mentre i blocchi di granito se ne fottevano, se ne fottono e se ne fotteranno dei poeti e degli asceti (per non parlare dei filosofi) ?.

O volete la spiegazione di come il granito, sottoposto agli elementi atmosferici, di sgretoli, divenga ciottoli poi polvere minerale poi si misceli con altri minerali inerti diventando argilla a contatto di ossigeno, azoto, carbonio, acqua, luce, raggi UV e cosmici e quindi poi, per "caso" o (intenzione di qualcuno, no certamente) per conseguenza di qualcosa provveda a ramificarsi in composti chimici sempre più numerosi e complessi che - ad un certo punto - creino un ambiente al cui interno la catena tra le cause chimico-fisiche ed i loro effetti si "chiuda ad anello" (chiedere ad Ipazia) generando un sistema (o "ambiente particolare") autonomo in grado di autoreplicarsi ?.



La (non spiegazione, ma illustrazione) del resto del percorso dalla prima forma di "autoreplicazione grazie ad un proprio metabolismo" sino all'uomo, all'encefalo, al raziocinio ed alla spiritualità io l'ho già prodotta diverse volte, ma qui ora non la ripeto anche perchè - dal momento che da soli non la riconoscereste - vi rifiutereste di accettarla poichè sono convinto che a voi interessi solo QUI ED ORA, LA DIMOSTRAZIONE SCIENTIFICA DETTAGLIATA (completa di formule, misurazioni quantitative, descrizione software) DI QUELLO CHE STA ACCADENDO IN QUESTI PRECISI MINUTI - SEMPRE QUI ED ORA - ALL'INTERNO DI UN QUALSIASI CERVELLO. Saluti.
#1880
Salve Federico. Prima ancora di leggere quanto di nuovo hai inaugurato, ti faccio allora i miei complimenti per la tua vivacità mentale. A risentirci
#1881
Tematiche Filosofiche / Re:La coscienza e le cose
10 Maggio 2020, 12:36:28 PM
Salve Ilario. Benvenuto. Qui in Logos stanno dei profani, degli aspiranti filosofi amatoriali, delle persone filosoficamente "formate" e degli amanti della cultura e/o della dialettica.             


Una mia piccola curiosità NON sulla tua curiosità ed interesse circa il pensiero di Sartre : ma la tua prosa, il tuo vocabolario, per quale delle categorie sopra citate dovrebbe risultare comprensibile ?.


Anche se una tua risposta resta facoltativa, ti ringrazio per i tuoi interventi. Saluti.
#1882
Tematiche Culturali e Sociali / democrazia sessuale.
09 Maggio 2020, 22:23:39 PM
Salve. A cadenza regolare odo uomini notare e donne lamentare la disparità tra i due generi sessuali fondamentali nella composizione quantitativa delle rappresentanze.


Personalmente a me - uomo - la cosa non interessa benchè troverei più equilibrante l'avere a che fare con l'espressione di psicologie diverse e complementari quali quelle che la differenziazione sessuale certo genera.

Comunque il mio punto di vista contempla la selezione delle persone, non dei sessi. Anche per questa ragione sarei favorevole a che i profili dei candidati a pubbliche posizioni di potere diventassero anonimi e che le relative candidature escludessero PER LEGGE dalla propaganda elettorale sia le immagini che i dati anagrafici dei candidati stessi, per quali dovrebbero essere noti solo dei "curriculum" (ovviamente certificati da parti terze) e dei "codici di lista".

Però, al di fuori di una simile mia troppo rigorosa utopia, non sarebbe forse più sensato, pratico, semplice (rispetto alla siruazione attuale che vede la marginalizzazione delle donne) stabilire che gli elettori donna oppure quelli uomo possano votare solamente candidati del proprio sesso ?.


Mi sembra che in tal modo verrebbe rispettata sia la democraticità che il criterio di parità tra i sessi, e non capisco quali sensate obiezioni una simile soluzione potrebbe sollevare.


Certo, al limite ci sarebbe la condizione omosessuale e qualche altra condizione "di confine" , ma il dichiararsi solo formale, per il candidato, come appartenente ad uno dei due sessi convenzionali credo proprio non debba generare a quest'ultimo particolare difficoltà.

Ovviamente sto solo proponendo la mia ennesima provocazione utopistica (pensate a come riuscirebbero "basite" certe istituzioni tipicamente ed ostinatamente maschiliste da una simile rivoluzione sociale !!). Saluti.
#1883
 Salve cvc.

Citazione di: cvc il 08 Maggio 2020, 08:39:40 AM
Ciao, Viator. È vero, la speculazione non è il mio forte. Però quando dici che la fisica materiale ha creato lo spirito, dovresti specificare meglio cosa intendi. Cosa significa creare dal punto di vista scientifico?

Anzitutto (importanza del significato esatto dei termini utilizzati) credo di aver affermato che "la materia abbia generato lo spirito", non "creato", termine quest'ultimo subdolo e controverso.


Dal punto di vista scientifico il verbo "creare" non esiste. Esistono solo le trasformazioni.


Teologicamente invece il "creare" non consiste, come comunemente interpretato, nel "trarre qualcosa dal nulla" (anche la più "invasata" e "cieca" delle teologie dottrinali si guarderebbe dal'affermare una simile assurdità).
Il significato teologico sarebbe quindi "l'atto con cui Dio trasse da sè una propria parte la quale conteneva anche l'uomo il quale, vedendo tutto il resto del "creato" attorno a sè, lo chiamò "mondo", riconoscendo poi sè stesso ed il mondo come "creazione di Dio".


Poi c'è il significato filosofico (come vedi la vita e le parole sono semplici per i semplici, ma non per tutti), il quale esclude anch'esso - ancor più ovviamente - la "creazione dal nulla".
In filosofia ed in pratica (cioè sia in teoria che nella prassi quotidiana) il creare dovrebbe consistere nello "svelare - attraverso le trasformazioni - diversi e nuovi aspetti di ciò che abbiamo trasformato".

Nessuna donna "crea" i propri figli. li "genera", assemblando componenti propri, del marito, del mondo esterno.

Nessun artista crea, nel senso che non produce materialmente opere precedentementi inesistenti nella loro sostanza.
Prenderà degli ingredienti, li miscelerà, li accosterà, li modificherà, li sagomerà, li ordinerà in modo armonico....................alla fine avrà "creato" un significato immateriale ad un certo mucchio di materia-energia che abbia manipolato.


Bene. La "creazione" artistica è un ottimo esempio di come il materiale possa generare l'immateriale, l'astratto, il simbolico, il metafisico, il trascendente, lo spirituale. Succede attraverso i sensi, la coscienza ed il pensiero.


Il pensiero dell'artista concepisce (attraverso l'attività ideativa che altro non è che la selezione cosciente (o forse anche inconscia) - tra i ricordi ospitati dalla propria memoria  - di ciò che più lo ha esperienzialmente "emozionato" o mentalmente coinvolto) un'opera.


Concepimento, ideazione, coscienza, memoria, pensiero, emozione, mente sono tutti enti o funzioni immateriali ed in sè metafisiche. Il problema è che - stranamente - per continuare ad esprimersi, a fungere, ad esistere, tutte tali immaterialità hanno bisogno di relazionarsi e venir letteralmente  "alimentate" con una "rete" energetica consistente nel sistema nervoso centrale o SNC (tenere presente che mentre l'energia (complemento della materia ma in sè non-materia) è pur sempre immateriale ma per diffondersi e mantenere efficienti le attività metafisiche necessita della materialità del SNC (cellule, gangli e fibre nervose etc.) la quale - guarda caso ha a sua volta bisogno dell'immaterialità energetica he mantiene l'equilibrio degli atomi e delle molecole conponenti la rete stessa del SNC). Quindi, che - a livello di funzioni - materiale ed immateriale siano rigorosamente interdipendenti (in pratica - al buonsenso risultino come aspetti diversi della stessa entità) mi sembra risultare (scusa il termine) per nulla cervellotico.

Comunque l'artista ha concepito l'opera. Fatto ciò, si metterà a pensare. In modalità certo meno creativa perchè ora il suo pensiero sarà rivolto alla ricerca degli ingredienti materiali. La fase emozionale (concepimento creativo) dovrà venir sostituita da quella logico-pratica di confronto con le opportunità materiali del mondo dal quale scegliere cosa trasformare da immanente-materiale-insignificante a trascendente-ideale-significante.


A questo punto, se all'artista fossero collegati elettrodi e strumentazione elettroencefalografica, al di là delle sue tensioni spirituali od emozionali, della sua creatività etc. etc. (tutti - afferma qualcuno - aspetti immaterial-spiritual-metafisici non si sa dove collocati, da cosa generati, quindi non certo prodotti da un organo biologico).......noteremmo la registrazione di variazioni di flusso energeticoall'interno della sua scatola cranica. Le quali non sono certo interpretabili come conseguenza di pensieri e sentimenti, e forse neppure dello stato cosciente del soggetto............vero ?? Dovrebbe trattarsi solo di effetti collaterali  delle tematiche digestive del soggetto.




Ora, che la visione di una modella bellissima (percezione sensoriale  di radiazione energetica (quindi non materiale bensì immateriale) luminosa ad opera di organi biologici materiali) possa stimolare la produzione di concetti e volontà creativi (cioè generare l'immateriale che io preferisco chiamare metafisico), trascurando poi il seguente e continuo saltellare dal materiale (l colori per la  pittura) al metafisico (il concepimento particolare dell'immagine da rappresentare) di nuovo al materiale (la realizzazione su tela).......l'interpretazione dell'opera, la sua esposizione, il suo acquisto.............tutto ciò, dicevo, non mostra affatto la relazione consequenziale (perciò generativa) tra la materia e l'immateriale-metafisico-artistico-concettual-spiritualistico.


E pensare che la spiritualità consiste solo nell'equivoco che impedisce di riconoscere la non-materialità di una energia purtuttavia eternamente costretta alla complementarietà con la materia ! Salutoni.






#1884
Tematiche Filosofiche / Re:evoluzione o involuzione
09 Maggio 2020, 14:00:52 PM
Salve Jacopus.

Citazione di: Jacopus il 09 Maggio 2020, 01:10:15 AM
Viator. Quello che scrive Ipazia è in linea con la teoria neodarwinista. Non c'è teleologia nell'aumento di complessità ma solo fenomenologia o come la chiama Gould, contingenza. (Perfetto. sono d'accordo con Gould, Ipazia, ed a questo punto anche con te). Tu invece l'hai chiamata nel primo intervento ipotesi evolutiva (trattandosi di teoria dell'evoluzione, trovo ovvio che le teorie partano da presupposti ipotetici i quali resteranno in vigore come ipotesi sinchè non verranno sostituiti da Leggi (fisiche o biologiche) e dalla loro dimostrazione). specificando che questa ipotesi presuppone il passaggio dal più semplice al più complesso (sicuramente il termine evoluzione presuppone il cambiamento, secondo me in quale direzione l'ho già detto). Ammesso che anche in questo mondo sia ciò che è avvenuto, la contrapponi ad un'altra ipotetica legge (quale legge? ad altra ipotesi alternativa !) con un intento (i processi alle intenzioni sono persino assai più vecchi di chi li utilizzava a man salva, tipo Tribunale dell'Inquisizione) "leggermente" dissacratorio (concedimelo)(saprai certamente che "sacro" significa ciò che non va "toccato" pena l'incrinatura del corrente ordine sociale). E concludi chiedendo(ci) qual'è il destino remoto del mondo alla luce delle due visioni.
Ebbene è proprio questo che manca al darwinismo secondo Gould (e probabilmente anche secondo Darwin, che però viveva in una diversa epoca e doveva stare più attento a quello che diceva) (In Gould, Darwin, me, te, Ipazia manca il finalismo. Vedi come è importante discernere l'esatto significato delle parole ? Il destino del mondo cè per tutti quanti indipendentemente dalle loro opinioni. Il destino consiste in "ciò che succederà" indipendentemente dalla presenza di specifiche volontà o desideri finalistici umani od extraumani): chiedere al darwinisimo un "destino remoto" del mondo non ha senso (ma che dici ? ennesimo, sempiterno esempio di capovolgimento tra causa ed effetto, visto che io non ho mai attribuito all'evoluzione la "causa" o "l'intenzione" di fornire un destino al mondo, ma all'opposto considero il destino (il quale potrebbe benissimo anche consistere nella mancanza di fine inteso sia sia come termine che come scopo) un effetto dell'esistenza del mondo contenente tra l'altro anche un'evoluzione) a meno che non si riproponga in versione "speziata" una teleologia più o meno laica, ma che darebbe una veste "significativa" alla teoria. Direi che quello che scrive Ipazia e quello che pensi tu, se non agli antipodi, sono due modi di affrontare il discorso molto diversi.(E' possibile, anzi diventa inevitabile che tu interpreti in tal modo, visto che hai nuovamente equivocato il mio pensiero).

Il pensiero successivo mi è saltato in testa, come un grillo, rileggendo quello che avevo scritto qui sopra:
In realtà un "destino remoto" al darwinisimo si può anche chiedere, ma come forma di darwinismo mediato attraverso le lenti di una filosofia della storia alla H. Jonas. Ovvero, con le nostre potenzialità e le nostre conoscenze, il destino remoto del mondo è nelle nostre mani. (Nelle nostre mani è possibile stia il nostro destino, non certo quello del Mondo (Universo) o della Terra, rispetto alla quale ultima il genere umano rappresenza solo (a seconda di come ci comportiamo) un sopportabile od insopportabile eczema superficiale del quale il Pianeta ha certo tutti i mezzi per contenerlo o sbarazzarsene) fino ad un certo punto Dovremmo essere noi a preoccuparci del destino del mondo, delle creature che vi vivono e dell'equilibrio biologico, dal quale tutti dipendiamo.
Mi hai anche "costretto", per avvalorare quanto dico, a cercare questa stupenda frase di Darwin stesso:
"GLi animali - quelli che abbiamo reso nostri schiavi - non ci piace considerarli nostri uguali. Animali con affetti, imitazione, paura, dolore, dispiacere per i morti. Se decidiamo di lasciar correre libere le congetture, allora gli animali sono nostri compagni, fratelli in dolore, malattia, morte, sofferenza e fame; nostri schiavi nel lavoro più faticoso, nostri compagni negli svaghi; dalla nostra origine essi probabilmente condividono un comune antenato; potremmo essere tutti legati in un'unica rete." (dai Taccuini di Darwin).

Salutoni.
#1885
Salve giopap. Grazie del tempo dedicatomi con quanto segue :

Citazione di: giopap il 08 Maggio 2020, 10:16:42 AM
Ciao Viator "Citandoti".

Secondo me invece il concetto aristotelico di "forma" è filosoficamente superato e scienificamente inutilizzabile.


Inoltre commetti un evidente errore logico indentificandolo come qualcosa di non materiale, mentre in realtà (per quel che credo di comprendere a proposito, per come la intendi tu; ma bisognerebbe essere degli specialisti i Aristotele per avere una certa sicurezza nel trattare l' argomento secondo lo stagirita) si può considerare un aspetto astratto della materia, nient' altro.

Ma la vera distinzione fra materia e pensiero é quella non fra diversi aspetti astratti della materia, ovviamente, ma quella fra le cartesiane res extensa e res cogitans........................................... (omissis).........................



................purtroppo ha avuto dei problemi a seguirti per via della mia troppo carente formazione culturale (tra le altre carenze, sono privo di letture filosofiche sia classiche che moderne che contemporanee) anche se non ho dubbi sull'autorevolezza di autori ed argomenti che hai voluto citarmi.

Diciamo che, per la parte del tuo intervento che credo e spero di aver afferrato, trovo che tu abbia ragione, diciamo, per il 70%. Purtroppo - mi scuso ancora - non mi sento in grado di affrontare una disamina più particolare di quanto mi hai comunicato. Con amicizia e grazie ancora.
#1886
Tematiche Filosofiche / Re:evoluzione o involuzione
08 Maggio 2020, 22:30:52 PM
Salve jacopus. Grazie a te. Al tuo ultimo intervento ha già replicato Ipazia (con la quale su questi temi vado molto d'accordo) e comunque, senza entrare in ulteriori dettagli, guarda che senza volerlo hai stravolto i miei recenti punti di vista, in quanto mai e poi mai ho affermato che alla base di quella che trovo essere "una riconoscibile (a posteriori) TENDENZA alla diversificazione ed alla complessità" ci sia o ci possa essere una LEGGE, una VOLONTA', UN FINALISMO RICONOSCIBILE.

Notare che un sasso, lasciato cadere, TENDA verso il basso non presuppone nè l'esistenza nè la conoscenza di una qualsiasi legge fisica. Può darsi che osservazione e speculazione coincidenti ed insistenti convergano alla stesura di una LEGGE (come infatti avvenne per la gravità) oppure che la tendenza sia destinata a restare inspiegabile oppure ancora che la tendenza cessi o cambi.

Quindi ribadisco : mai sostenuto che possa esistere una legge originaria (e ovviamente neppure successiva) che  "organizzi" la diversificazione del mondo e/o della vita. Saluti.
#1887
Salve. un banale, minimo intervento etimologico :
Citazione di: Phil il 08 Maggio 2020, 20:26:13 PM
Citazione di: paul11 il 08 Maggio 2020, 18:49:44 PM

Citazione di: paul11 il 08 Maggio 2020, 18:49:44 PM
Che piaccia o no alcuni concetti  stessi utilizzati da Nietzsche , di arianesimo, pangermanesimo, patria, popolo, nazione e i relativi rituali e simboli , feste nazionali, bandiere, vessilli, inni nazionali vengono dalle morali non dalle etiche, perché sono identitarie in qualunque popolo e tradizione.
Concordo: vengono dalle morali, non dalle etiche (cioè dalle filosofie morali), proprio perché
Citazione di: Phil il 08 Maggio 2020, 14:38:08 PM
la morale viene intesa come l'apparato di valori propri di una comunità, mentre l'etica è piuttosto la riflessione filosofica sua tali valori

Giustamente, visto che "ethos" è il comportamento (la sostanza interiore) mentre i "mores" sono i costumi (l'apparenza sociale ed esteriore).

Dal basso della mia ignoranza non riesco a capire, al di là del senso comune, come si possano culturalmente confondere i due significati. Saluti.
#1888
Salve iano. Estraggo dal tuo intervento :

Citazione di: iano il 08 Maggio 2020, 12:30:01 PM

Mi ha sorpreso apprendere che un virus non si consideri vivo.
Immagino non sia un considerazione scientifica , ma filosofica.
Basata su cosa?


Invece si tratta di una considerazione più scientifica che filosofica.

La definizione biologica di vita è "l'insieme delle attività che permettono ad un individuo (ovviamente vivente, ed ovviamente fino alla soglia inferiore dei batteri - VIRUS ESCLUSI) di possede un metabolismo e di riprodursi (autonomamente).

I virus hanno un metabolismo (si nutrono a spese dei batteri e delle cellule in cui si insediano, e ad essi ed all'ambiente cedono i loro "rifiuti") MA NON SONO IN GRADO DI RIPRODURSI SENZA SFRUTTARE (risultare comunque insediati) L'AMBIENTE VIVENTE (cioè la cellula od il batterio) CHE LI OSPITA.

I virus, abbandonati all'ambiente esterno inanimato, diventano semplice materia organica (ECCO LA DIFFERENZA TRA LA CHIMICA ORGANICA E LA BIOCHIMICA)..........materia organica, dicevo, destinata a scompaginarsi alla stregua di qualsiasi cadavere. Saluti.



#1889
Salve paul11. Vorrei replicare dal mio punto di vista (in grassetto) il tuo sottostante intervento anche se ad esso è già stato risposto - secondo me abbastanza coerentemente - da Ipazia.

Citazione di: paul11 il 08 Maggio 2020, 01:00:49 AM
La posizione di CVC a mio parere è "forte", e prima ancora che ci  si dichiari  materialisti o spiritualisti o quant'altro. E' la domanda che si fecero fin dai  primi filosofi, i presocratici,dimenticata quasi completamente dalla modernità ai giorni nostri e in quanto tale una cultura costruita o sulla menzogna o sull'oblio dell'essere.
Almeno per ora non desidero  spiegare il sinolo aristotelico dato da sostanza e forma, l'entelechia, l'ousia, l'essenza,l'essere.


Ma se mi si  riesce a spiegare dalla tavola degli elementi fisico/chimici come si genera la vita ,si vincerebbe  il Nobel entrando nella memoria storica umana per sempre. Avremmo risolto l'antica alchimia, la pre chimica. (la spiegazione nel dettaglio non te la posso dare perchè, anche se la conoscessi, lo svilupparla richiederebbe troppo tempo. Osservo solo che basta contemplare la Tavola citata per rendersi conto del modo in cui l'elementarità - attraverso l'attivo ed imprescindibile ruolo dell'energia - riesca a generare la crescente, inarrestabile, inconcepibile complessità attraverso la fisica atomica, la chimica inorganica, quella organica, quella biologia.............e mi fermo qui perchè il seguito dovresti conoscerlo.........)
L'unica posizione credibile è che l'energia e la materia hanno uno scopo, una teleologia interna, una tendenza. Ed ecco apparire quanto meno la volontà originaria. Può essere una ragione con una volontà schopenheuriana, (non credo proprio che la volontà espressa o descritta da una persona abbia influenzato l'evoluzione del mondo), la volontà nitzscheana (idem), una volontà divina (ecco, andiamo meglio) ......ma qualcosa di sicuro c'è (meglio affermare più filosoficamente ...."di immaginabile possa esserci stato"). (Quindi tu saresti un creazionista che pone all'origine una volontà la quale generi uno scopo al quale il mondo dovrà risultare conforme ed adatto ? Ovviamente uno scopo privo di una volontà configurerebbe una visione di tipo meccanicistico al cui interno il termine "scopo" andrebbe sostituito con il termine "effetto").

Saluti.
#1890
Tematiche Filosofiche / Re:evoluzione o involuzione
08 Maggio 2020, 20:04:31 PM
 Salve Jacopus. Provvedo a commentare, grassettando, la tua replica al mio intervento di esordio del presente argomento. :


La teoria evoluzionista di Darwin non teorizza una evoluzione dal più semplice al più complesso. (Infatti non la teorizza bensì la implica, a meno che si creda che ciò stava alle origini fosse più complesso dell'attuale panorama biologico.) Questa trasposizione fu fatta nell'ottocento, applicando a questa teoria quella del "progresso" che andava molto di moda all'epoca. Darwin, quando si accorse che la sua teoria era definita come "evoluzionista" espresse molti dubbi e preferiva a quella definizione quella di trasmutativa, ma ormai non aveva più il potere di cambiare il nome alla sua teoria a cui restò appiccicato quel nome.
Ad ogni modo l'evoluzionismo darwinista si fonda sull'ipotesi del mutamento genetico, non necessariamente dal più semplice al più complesso ma potrebbe anche darsi dal più complesso al più semplice. (Certo, ciò come ipotesi riguardante futuri diversi e – permettimi – ben curiosi andamenti. Lascio a chiunque le valutazioni del caso.) Forme di vita molto semplici continuano a nascere ancor oggi, basti pensare al Covid-19. (Certissimo. Ciò non smentisce per nulla la progressiva diversificazione. La natura agisce per conservazione (delle origini semplici) e per ridondanza (non je frega de meno se ciò che produce risulta nuovo o già esistente).) La complessità delle forme di vita è funzionale alla loro adattabilità. Se il mondo si trasformasse in una rovente steppa di ghiaia e sassi, trionferebbero sicuramente i batteri. (Osservazione assai acuta. Equivale a dire : se l'ambiente naturale diventasse più semplice (all'opposto di quanto avviene), la semplicità trionferebbe).
Inoltre la rappresentazione tipica dell'evoluzionismo sottintende che l'homo sapiens e poi l'homo sapiens sapiens e così via, sia la conclusione inevitabile di tutto il processo evolutivo. Invece, io sono qui a scrivere davanti ad un PC, per una serie incredibile di coincidenze e di eventi del tutto casuali. (Incredibilità, coincidenza e "caso" esistono certamente. Nella testa degli umani, per via (tra l'altro) della loro assai naturale limitatezza.) Ne dico solo uno: Se un meteorite, con il potere di alcuni miliardi di bombe atomiche (qualcuno dice 10 milardi, ovviamente senza l'effetto radioattivo), non fosse caduto sulla terra 65 milioni di anni fa, probabilmente la terra sarebbe ancora dominata dai dinosauri. (Altra acuta osservazione. Ammesso che quanto citi sia successo, si tratta di affermare . "ah, se quella certa cosa non fosse successa......ora il mondo sarebbe diverso!".)
In ogni caso non ha senso mischiare la teoria evoluzionista con la teoria creazionista. (Sono d'accordo. Infatti io non ho mescolato proprio nulla, avendo nettamente proposto una alternativa tra le due ipotesi.)La prima ha uno standard scientifico, oggigiorno difficilmente falsificabile (E che vuol dire "standard scientifico" ? E' e resta una interessantissima TEORIA), la seconda è un fatto di fede, che non può essere messo in discussione da un punto di vista scientifico. (Ti sembra che io l'abbia messa in discussione ? Che l'abbia discriminata come ipotesi ?) Viaggiano, a mio modo di vedere, su due binari separati. Voler giustificare la religione attraverso la scienza oppure voler dileggiare la religione (ti riferisci a qualcuno ?) attraverso la scienza è inutile. il problema va solo affrontato se i chierici di entrambe le scuole iniziano a perseguitare i chierici avversi, come accaduto in passato, con i chierici scientifici a far la parte delle vittime sacrificali.
Ed in ogni caso se possiamo grosso modo risalire ai nessi che ci uniscono a primi batteri anaerobi, non vi è ancora nessuna teoria scientifica valida che ha saputo dire come sia stato possibile che i batteri anaerobi siano scaturiti dal mondo materiale, privo di vita (dal mio punto di vista sono scaturiti attraverso le modalità "organizzative" della materia, ma questo è ben altro discorso – Nel caso tu mi abbia trovato troppo perentorio...........scusami, ma questo (purtroppo) è il mio pessimo stile personale - Saluti).