Anche sulla meritocrazia, nella misura in cui la realta' e' induttivamente indagabile, la verita' esiste.
NESSUN sistema capitalistico e' realmente meritocratico.
Non lo e' quello usa, ma non lo sono quelli europei, non lo sono quelli dei piu' avanzati paesi scandinavi.
E la verifica di quello che affermo e' semplicemente numerica, e statstica:
Uno su mille ce la fa' !
Ma anche, uno su mille, dall'altra parte, sul fronte dei nati ricchi, veramente si rovina.
Per ogni nato povero che diventa milionario, o comunque benestante, soprattutto CON MEZZI SOCIALMENTE APPROVATI E LEGALI, quindi studio, duro lavoro, talenti sportivi o artistici innati e idee geniali nell'imprenditoria, perche' qui parliamo di ascese sociali sistemicamente legali e secondo la morale corrente morali, quindi escludendo gangster, papponi, prostitute e spacciatori, ci saranno 999 nati poveri che crepano poveri, o al limite che devono ricorrere alla criminalita', o alla prostituzione, per arricchirsi.
Che studiano per poco tempo in scuole fatiscenti e finalizzate a sfornare morti di fame, che lavorano dieci ore al giorno per pagarsi un affitto per tutta la vita, finche' non finiscono in un ospizio o mantenuti altrettanto a stento dai loro figli, se ne hanno fatti.
E ugualmente, per ogni nato ricco che davvero fa scelte cosi' sbagliate da rovinarsi fino al punto di diventare oggettivamente un povero, uno che vive in una periferia in modo stentato, ci saranno 999 nati ricchi che in un modo o nell'altro crepano ricchi.
Magari disperati, perche' la loro vita e' iniziata sulla base di un patrimonio di dieci milioni, e per le loro scelte esalano l'ultimo respiro con un patrimonio di un milione, quindi se assumono i criteri arrivistici infiniti del capitalismo come metro di giudizio per la loro vita si faranno un idea della loro vita come di un totale fallimento: avevano tre appartamenti di lusso Manatthan alla nascita, e muoiono con uno, hanno fallito nel meraviglioso scopo da cui nel senso comune della societa' in cui sono vissuti non sono considerati esentati nemmeno i ricchi, quello di diventare ancora piu' ricchi; ma poveri come un povero vero, nella casa fatiscente e con l'affitto da pagare, non lo sono mai stati, per neanche un secondo della loro vita.
Una ascesa sociale con mezzi legali che riguarda una persona su mille, o anche una persona su cento, o una su dieci, e' una ascesa sociale falsa.
Il sistema sociale si dice meritocratico, ma non e', meritocratico. E' fondato sull'ereditarieta' della ricchezza, e sul possesso privato sei mezzi di produzione.
Su un piano di pura realta', e non di ideologia, non siamo molto distanti dalle caste indiane o dal mondo feudale.
Come nasci, determina in modo pressoche' assoluto quello che farai, e come morirai.
Il "sogno americano" vuol dire semplicemente che gli uno su mille che sono nati poveri e diventati ricchi fanno notizia, stanno sui media, nella letteratura, nei libri di storia, nelle fiabe e nelle favole, e nel senso comune ad arte fabbricato per giustificare e trasformare nel contrario di se stessa la non meritocraticita' reale del sistema; i 999 nati poveri e morti poveri no.
Non contano un cavolo, sono invisibili, il sistema non racconta di loro e non costruisce (ma chissa' perche') un senso comune su di loro.
L'unico caso in cui in modo massivo e con ottime probabilita' anche statistiche di verificarsi i figli di una generazione di genitori stanno molto meglio economicamente dei loro padri, e' dopo una grande guerra.
Con il business della ricostruzione. I cosiddetti boom economici, che sono sempre boom da dopoguerra e dopo-devastazione.
Perche' il sistema risolve i suoi problemi sistemici con le guerre, e a beneficio dei sopravvissuti.
Quindi, tirando le somme, a me non me ne importa nulla, se alcuni cittadini americani sono cosi' indottrinati, e lobotomizzati, da pensare che se sei povero e' perche' te lo meriti, e se sei ricco, e' perche' te lo meriti.
Cio' e' una stronzata. Le credenze, anche numericamente e statisticamente contro la realta', non cancellano la realta'.
Io posso sperare che domani ci sara' un'eclissi totale di luna, ma la realta' e' che le eclissi totali di luna sono circa una vita ogni cinquanta anni. La statistica non e' dalla mia parte, e non supporta quello che io spero.
I poveri possono sperare molto di piu' nei sistemi che maniera affidabile, anche se piccola e modesta, li aiutano in quanto poveri, come welafare state, il tanto calunniato reddito di cittadinanza, salario minimo, pensioni, sanita' gratuita eccetera, solidarieta' e mutualismo, perfino volontariato rivolto a chi e' veramente povero e spesso su base cristiana, piuttosto che sul miracolo dell'arricchirsi con mezzi legali e grazie al loro "impegno" in un sistema classista e di fatto immobilista, che avviene una volta ogni mille volte, per una persona ogni mille persone, e quindi non e' una speranza affidabile.
Obbiettivi che permettono di arricchirsi insieme, anche se di poco, come quelli realmente comuni (e comunisti) permettono a tantissime persone di lottare insieme, in modo solidale. Viceversa, l'idea "da romanzo", che se anche una sola persona inaspettatamente si arricchisce tantissimo, questo "paga", in senso esistenziale e psicologico, le sofferenze di tutti quelli che, in contropartita dell'arricchimento di questa singola persona, non si arricchiscono per niente, e paga, intendo, su un piano astratto e dall'avere avuto "comunque una possibilità" e' la morte di ogni possibile solidarieta' umana e nelle lotte: identificarsi apotropaicamente con i vincitori, nel grande gioco della vita e della competizione sociale, non e' vera felicita'.
E' meglio vincere tutti poco, ma realmente, e potendo mettere sotto i denti quello che si vince, che vincere tutti zero , e guardare col binocolo da lontano uno che vince i milioni, e goderne per trasposizione ed "empatia" psicologica con questo vincitore, supportata da tutta una serie di miti, che raccontano che ok, solo lui ha vinto, ma tutti, tutti i disgraziati che da lontano lo guardano, "avrebbero potuto", vincere: prima o poi, ci si accorge che quel tipo di godimento, non si mangia, non si mette sotto i denti, e allora si rivela per quello che e' sempre stato: invidia, e giustificato odio sociale.
Come non consideriamo una speranza per il futuro affidabile giocare alla lotteria, cosi' non dovremmo considerare una speranza affidabile la meritocrazia e l'ascensore sociale date le condizioni attuali del sistema, se non fossimo ideologizzati dalle balle messe in giro dal sistema stesso, prima tra tutti puntare i riflettori su coloro che ce la fanno, la minoranza, e non su coloro che non c'è la fanno, la maggioranza.
Ma e' ovvio, che chi vende biglietti per una lotteria, ha piu' interesse a raccontare e a che sia raccontata ai quattro venti e nel modo piu' eclatante possibile la storia del fortunato vincitore, piuttosto che quella dei due milioni di perdenti, per perpetuare il sistema "lotteria" in se stesso, e continuare a venderne anche in futuro.
Ma tutto dipende da quanto tempo ancora noialtri vogliamo continuare a giocare, e a pagare il biglietto.
NESSUN sistema capitalistico e' realmente meritocratico.
Non lo e' quello usa, ma non lo sono quelli europei, non lo sono quelli dei piu' avanzati paesi scandinavi.
E la verifica di quello che affermo e' semplicemente numerica, e statstica:
Uno su mille ce la fa' !
Ma anche, uno su mille, dall'altra parte, sul fronte dei nati ricchi, veramente si rovina.
Per ogni nato povero che diventa milionario, o comunque benestante, soprattutto CON MEZZI SOCIALMENTE APPROVATI E LEGALI, quindi studio, duro lavoro, talenti sportivi o artistici innati e idee geniali nell'imprenditoria, perche' qui parliamo di ascese sociali sistemicamente legali e secondo la morale corrente morali, quindi escludendo gangster, papponi, prostitute e spacciatori, ci saranno 999 nati poveri che crepano poveri, o al limite che devono ricorrere alla criminalita', o alla prostituzione, per arricchirsi.
Che studiano per poco tempo in scuole fatiscenti e finalizzate a sfornare morti di fame, che lavorano dieci ore al giorno per pagarsi un affitto per tutta la vita, finche' non finiscono in un ospizio o mantenuti altrettanto a stento dai loro figli, se ne hanno fatti.
E ugualmente, per ogni nato ricco che davvero fa scelte cosi' sbagliate da rovinarsi fino al punto di diventare oggettivamente un povero, uno che vive in una periferia in modo stentato, ci saranno 999 nati ricchi che in un modo o nell'altro crepano ricchi.
Magari disperati, perche' la loro vita e' iniziata sulla base di un patrimonio di dieci milioni, e per le loro scelte esalano l'ultimo respiro con un patrimonio di un milione, quindi se assumono i criteri arrivistici infiniti del capitalismo come metro di giudizio per la loro vita si faranno un idea della loro vita come di un totale fallimento: avevano tre appartamenti di lusso Manatthan alla nascita, e muoiono con uno, hanno fallito nel meraviglioso scopo da cui nel senso comune della societa' in cui sono vissuti non sono considerati esentati nemmeno i ricchi, quello di diventare ancora piu' ricchi; ma poveri come un povero vero, nella casa fatiscente e con l'affitto da pagare, non lo sono mai stati, per neanche un secondo della loro vita.
Una ascesa sociale con mezzi legali che riguarda una persona su mille, o anche una persona su cento, o una su dieci, e' una ascesa sociale falsa.
Il sistema sociale si dice meritocratico, ma non e', meritocratico. E' fondato sull'ereditarieta' della ricchezza, e sul possesso privato sei mezzi di produzione.
Su un piano di pura realta', e non di ideologia, non siamo molto distanti dalle caste indiane o dal mondo feudale.
Come nasci, determina in modo pressoche' assoluto quello che farai, e come morirai.
Il "sogno americano" vuol dire semplicemente che gli uno su mille che sono nati poveri e diventati ricchi fanno notizia, stanno sui media, nella letteratura, nei libri di storia, nelle fiabe e nelle favole, e nel senso comune ad arte fabbricato per giustificare e trasformare nel contrario di se stessa la non meritocraticita' reale del sistema; i 999 nati poveri e morti poveri no.
Non contano un cavolo, sono invisibili, il sistema non racconta di loro e non costruisce (ma chissa' perche') un senso comune su di loro.
L'unico caso in cui in modo massivo e con ottime probabilita' anche statistiche di verificarsi i figli di una generazione di genitori stanno molto meglio economicamente dei loro padri, e' dopo una grande guerra.
Con il business della ricostruzione. I cosiddetti boom economici, che sono sempre boom da dopoguerra e dopo-devastazione.
Perche' il sistema risolve i suoi problemi sistemici con le guerre, e a beneficio dei sopravvissuti.
Quindi, tirando le somme, a me non me ne importa nulla, se alcuni cittadini americani sono cosi' indottrinati, e lobotomizzati, da pensare che se sei povero e' perche' te lo meriti, e se sei ricco, e' perche' te lo meriti.
Cio' e' una stronzata. Le credenze, anche numericamente e statisticamente contro la realta', non cancellano la realta'.
Io posso sperare che domani ci sara' un'eclissi totale di luna, ma la realta' e' che le eclissi totali di luna sono circa una vita ogni cinquanta anni. La statistica non e' dalla mia parte, e non supporta quello che io spero.
I poveri possono sperare molto di piu' nei sistemi che maniera affidabile, anche se piccola e modesta, li aiutano in quanto poveri, come welafare state, il tanto calunniato reddito di cittadinanza, salario minimo, pensioni, sanita' gratuita eccetera, solidarieta' e mutualismo, perfino volontariato rivolto a chi e' veramente povero e spesso su base cristiana, piuttosto che sul miracolo dell'arricchirsi con mezzi legali e grazie al loro "impegno" in un sistema classista e di fatto immobilista, che avviene una volta ogni mille volte, per una persona ogni mille persone, e quindi non e' una speranza affidabile.
Obbiettivi che permettono di arricchirsi insieme, anche se di poco, come quelli realmente comuni (e comunisti) permettono a tantissime persone di lottare insieme, in modo solidale. Viceversa, l'idea "da romanzo", che se anche una sola persona inaspettatamente si arricchisce tantissimo, questo "paga", in senso esistenziale e psicologico, le sofferenze di tutti quelli che, in contropartita dell'arricchimento di questa singola persona, non si arricchiscono per niente, e paga, intendo, su un piano astratto e dall'avere avuto "comunque una possibilità" e' la morte di ogni possibile solidarieta' umana e nelle lotte: identificarsi apotropaicamente con i vincitori, nel grande gioco della vita e della competizione sociale, non e' vera felicita'.
E' meglio vincere tutti poco, ma realmente, e potendo mettere sotto i denti quello che si vince, che vincere tutti zero , e guardare col binocolo da lontano uno che vince i milioni, e goderne per trasposizione ed "empatia" psicologica con questo vincitore, supportata da tutta una serie di miti, che raccontano che ok, solo lui ha vinto, ma tutti, tutti i disgraziati che da lontano lo guardano, "avrebbero potuto", vincere: prima o poi, ci si accorge che quel tipo di godimento, non si mangia, non si mette sotto i denti, e allora si rivela per quello che e' sempre stato: invidia, e giustificato odio sociale.
Come non consideriamo una speranza per il futuro affidabile giocare alla lotteria, cosi' non dovremmo considerare una speranza affidabile la meritocrazia e l'ascensore sociale date le condizioni attuali del sistema, se non fossimo ideologizzati dalle balle messe in giro dal sistema stesso, prima tra tutti puntare i riflettori su coloro che ce la fanno, la minoranza, e non su coloro che non c'è la fanno, la maggioranza.
Ma e' ovvio, che chi vende biglietti per una lotteria, ha piu' interesse a raccontare e a che sia raccontata ai quattro venti e nel modo piu' eclatante possibile la storia del fortunato vincitore, piuttosto che quella dei due milioni di perdenti, per perpetuare il sistema "lotteria" in se stesso, e continuare a venderne anche in futuro.
Ma tutto dipende da quanto tempo ancora noialtri vogliamo continuare a giocare, e a pagare il biglietto.
