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Messaggi - paul11

#1876
... e adesso il terzo post.
Perchè la scienza sperimentale  utilizza gli strumenti formali logici, compie  il momento conoscitivo induttivo nela multiformità, lo riduce nelle sintesi deduttive ai principi fisici, matematici.......e si ferma, si blocca?
Il filosofo va oltre, utilizza gli stessi strumenti logico formali e applica il momento conoscitivo razionale oltre il mondo empirico.

Ora perchè la cultura in generale da secoli teme il momento razionale della conoscenza deduttiva (la riflessione del pensiero che si pensa), se lei sessa lo applica accompagnando il fenomeno ed evento ? E' solo un problema di metodo sperimentale: non è vero.

Il problema è ideologico non è razionale, è una presa di posizione razionalmente contraddittoria, perchè il pensiero che si pensa  ordina il sistema globale e si ripresenterebbe al mondo come cultura quindi di nuovo il deduttivo interagirebbe nell'induttivo, il metafisico presenta il suo ordine e lo applica all'empirico come visione culturale.
Questo è quello che teme l'attuale cultura. 
Quindi non è tanto il problema della conoscenza,  allorchè la sintesi diventa ordine e principi questi ritornano nel momento culturale che a sua volta condiziona i mondo sociale.
Il matematico che formalmente applica l asua scienza alle teorie dell'universo costruendo 12 dimensioni nel multiverso....... non gliene importa niente a nessuno, perchè il suo modello rappresentativo non "rompe" il modello culturale dilagante: è neutro.
#1877
L'universalità , totalità  e unicità è il concetto deduttivo a cui tendono tutte le filosofie(compreso teologie) e le scienze contemporanee del metodo sperimentale. La particolarità, multiformità è tipico  nel mond odell'esperienza e del vissuto nella percezione sensoriale.
Non saprei dire se esiste un innatismo per cui l'uomo tende a pensare alla sintesi, ma sicuramente nel momento in cui lo sviluppo e l'esperienza del pensiero sono in grado di razionalizzare ,tutte le teorie ,ribadisco tutte, tendono all'origine.
la matematica inizia dal 1 e non dal 100, la cosmologia inizio dall'unicità energetica e materiale da cui poi temporalmente emergono forze e corpi astrofisici,  i teoremi poggiano su postulati semplici.
Tutta la struttura del pensiero tende ad avere il "mattoncino lego", ovvero il modulo base che a sua volta modella la rappresentazione, lo faceva la scienza antica lo fa la scienza contemporanea.
Tutte le grandi teorie scientifiche dall'evoluzione biologica e fisica iniziano da un "atomos" che dal semplice  va verso il cpmplesso,
la cellula che evolve, il primo animale che si differenzia. Quindi tutto il movimento della conoscenza se esperisce nella multiformità e complessità dal movimento induttivo dell'analisi si passa alla sintesi e categorizzazione gerarchica con le tassonomie. lo schema è quello dell'albero che dal punto originario tende a ramificarsi sempre più alla base.
Per arrivare a questo la conoscenza passa dal movimento induttivo delle analisi alle sintesi dedudttive, è come se la percezione/ragione esperisce nel mondo e il ritorno alla ragione che riflette se stessa cerca i minimi comuni multipli i massimi comun divisori  nei segni, simboli significati. Quindi l'uomo tende a costruire un ORDINE nelle sintesi tassonomiche delle categorie
#1878
L 'animale può relazionare fra lor oggetti naturali, ma non può astrarli, costruire un sistema relazionare in cui un oggetto naturale corrisponde ad un segno linguistico.. Nell'uomo la capacità è innata ,ma non sa inizialmente gestirla un bambino.Sicuramente riesce ad astrarre e astrarsi ma sbaglia ad esempio le collocazioni spazio/temporali, i sistemi di relazioni tipici della forma e delle relazioni. Non è più un animale, non è ancora razionale è più psichico.

Il passaggio, la corrrispondenza fra oggetto naturale e forma astratta implica il segno linguistico che intendo dal matematico al logico al predicativo e proposizionale . Noi impariamo alfabeto e numeri nella corrispndente applicazione fra forma e oggetto sostanziale del sensibile.
Ma l'uomo fa molto di più. Riesce ad isolare la forma astratta a costruire quindi oggetti formali e un vero e proprio sistema a sè con segni operazionali logico/matematici, con postulati paradigmatici che sostengono il sistema formale.
Il problema è doppio: quanto il sistema formale segnico corrisponde a quello naturale, e quanto il sistema formale in sè riesce a reggersi da solo estraniato dalla natura.
Dei sistemi formali autoreferenziali e le problematiche apportate da Godel, si sanno.
Del problema proposizionale del linguaggio e della sua ambiguità rispetto alle descrizioni e definizioni degli oggetti naturali se ne discute da più di secolo nella filosofia analitica.

L'utopia di riuscire a costruire un sistema formale esatto, certo, vero è esploso a cavallo fra fine Ottocento e inizi Novecento grazie alla fisica soprattutto. Il risultato è l'implosione della verità nei sistemi formali,esattamente l'opposto di quello che si voleva ottenere.Aporie, antinomie paradossi logici sono solo la punta dell'iceberg dell'ambiguità nel rapporto relazionale fra forma e sostanza e fra forme stesse.
#1879
Penso che l'uomo intellettivamente abbia cercato di capire la natura, per carpirne i segreti e farli suoi.
Nel momento in cui la natura quindi torna al pensiero l'uomo costruisce l'artefiicio tecnologico e modifica e trasforma fisicamente la natura , ma modifica e trasforma anche se stesso.
Perchè se creo la città, se creo una zappa in questi vi è il mio sapere che mi ritorna non solo come funzionalità dell acitàà o della zappa, ma a loro volta mi condizionano, intesp come il rapporto fra me e la mia creazione mi ritorna di nuovo come pensiero e l'uomo si fa quindi cultura, come circolo fra pensiero/creazione azione/ di nuovo pensiero ecc.
Quindi sicuramente la tecnologia modifica in qualche modo il modello che il mio pensiero ha del mondo .
Lo modifica anche perchè il sapere è diviso, io so zappare, m non so costruirla ,nè ripararla. Io agisco nel mezzo per un fine, ma non conosco più il perchè. E questa è una parte dell'alienazione dentro lo stesso sapere ormai diviso dell'umanità .
Nel momento in cui il sapere è diviso ,il singolo umano è a sua volta diviso e si manifesta con l'alienazione e l'estraneazione
#1880
Sgiombo,,
ti parrà strano ma sono d'accordo.
Wittgenstein (che ha costruito le tabelle della verità  nella logica proposizionale moderna) criitica la metafisica su questi esempi che hai scritto.
E' vero , un metafisico, come giustamente ha scritto in altra discussione Davintro, può cadere nel "realismo ingenuo", ovvero potrei costruirmi un sistema logico dove un paradigma è l'anti gravitazione, abitato da ippogrifi e arabe fenici e quant'altro e dove le relazioni sono delle verità poichè rispettano i paradigmi di fondo.
Tanto per capirci,un racconto fantascientifico diventa "reale" nel momento in cui ho inserito dei paradigmi come per Nembo Kid, se accetto che vi sia il "mondo2" , vale a dire se accetto quel mondo da cui proviene Nembo Kid si " vero", e allora interagisce "realmente" con il nostro mondo.
Ecco perchè ritengo impossibile negare il mondo empirico, il mondo reale e fattuale in cui ci misuriamo fisicamente, ma sono critico nel momento in cui si pongono verità SOLO  in esso. Il problema ,che è molto difficoltoso, è a parer mio razionalizzare l'empirico e il metafisico, sapendo che  ognuno da solo come singolo non può dirimere le contraddizioni dei paradigmi di sistema su cui si regge.
In fondo la nostra ragione continua a fare confronti ovvero relaziona fra loro concetti, eventi, fenomeni .

P.enso anch'io che la paura porti a irrazionalità
Ma penso anche che siano le "scorcitoie" efficientistiche (in realtà sono falsamente efficientistiche)  quello di spingere un desiderio ad essere soddisfatto .In fondo  sarebbe spendere poco per ottenere tanto, nell'esempio del superenalotto.
C'è sempre fondativamente ,  una ignoranza di base, una falsa credibilità efficientistica, e un immaginario del desiderio simbolico.
In fondo la pubblicità in generale al desiderio sposa la convenienza dell'ottenere molto spendendo poco e magari con qualità superiori, ecc. Il problema è vasto.
#1881
Quello che ho notato storicamente è che le scienze antiche  traslavano il concetto nelle persone e il senso e i significati entravano nelle relazioni fra dei, semidei, umani. Quindi i concetti sono portati, incarnati nelle persone, il concetto è antropomorfo.
La separazione avviene con la filosofia greca, il concetto diventa per sè stesso separato dall'uomo.
La terza fase è quella dei pensatori in qualche modo critici prima con l'Illuminismo poi con i concetti di modernità, è quì che riapparare
nell'esistenzialismo in modo eclatante il rapporto uomo/filosofia, spesso rivisita l'intero percorso storico del pensiero filosofico, ma sempre con il tentativo di riconciliare l'Essere e l'uomo.

Davintro, 
sono ancora d'accordo sulla tua prima parte nella relazione memoria/identità e sul fare attenzione a  non cadere nel realismo ingenuo.
Mi piace l'acuta osservazione sulla problematizzazione dell'anima come forma e sostanza. Io credo a entrambi, ma proprio perchè noi siamo ponte fra empirico e metafisico , noi siamo natura e cultura, noi siamo razionale e irrazionale, siamo noi stessi incarnazione del contraddittorio duale che metaforizza nei miti, nei romanzi, nell'arte e nella filosofia 
L'anima è il "traghettatore" dello e allo spirito,  in quanto ponte dei domini dell'empirico e del metafisico e che razionalizza attraverso la ragione, la deduzione e l'induzione, ovvero armonizza i due domini costruendo un unico senso che li attraversi: questo è il trascendente dall'empirico al metafisico e pongo l'agente razionalizzante, vale a dire l'essere umano come centrale nel processo epistemologico.

Lo spirito puro non può entrare direttamente nella  materia , è una questione di energia, deve incarnarsi, deve diventare materia  soggetta alle regole della realtà dell'universo, ma questo è più esoterismo che filosofia

La vita ha il profondo significato di sciogliere la negazione del contraddittorio, ovvero le differenze ne ll divenire enl finito, sintetizzarle autocoscientemente con la ragione e trascenderli verso L'uno.Quindi il percorso umano è dal molteplice all'Uno che è identità assoluta e universale . Ma la stessa autocoscienza ,per no illudersi, deve di nuovo costantemente agire nei due movimenti dal metafisico all'empirico e viceversa affichè quella trascendenza non divenga astrazione e riappaiono le negazioni del contraddittorio che frammenterebbe di nuovo  e in cui riapparirebbe nella negazione il suo signore assoluto.la morte nel divenire.

Il conoscere nella vita ,allora diventa il percorso del conoscere per evolvere la propria autocoscienza.Il ruolo dell'apparire e del nascondimento è il luogo in cui l'uomo attraversa l'orizzonte delle proprie esperienze  in cui costantemente rielabora il contraddittorio
 confrontando l'Uno e il molteplice, l'identità e la contraddizione identitaria della frammentazione.
#1882
Sgiombo,
un oggetto ontologico è proprio dell'essere e degli enti, è quindi metafisico il dominio .
e il sistema relazionale è molto importante affinchè il processo sia razionale.
i numeri, le singole lettere dell'alfabeto, poco ci direbbero se vivessero ognuna per sè.
ma le relazioni fra i numeri, l'operazionalità costruisce il segmento dei numeri naturali, reali, razionali, ecc.
Così avviene con le lettere singole che formano le parole, le proposizioni.

questo sono oggetti metafisci creati dalla ragione, non esistono in natura, ma l'intellegibilità analogica della mente/natura fa sì che linguisticamente la ragione rappresenti nei segni quella natura, dal simbolo artistico, logico, matematico, proposizionale o predicativo, ecc.

Questo siamo noi quando diciamo che l'uomo è natura e cultura, così spieghiamo osservando il fenomeno naturale, ma la ragione proprio perchè sintetizza le forme logiche in analogia alla natura può andare oltre il processo delle sintesi razionali naturali, ma di questo ho fin troppo scritto recentemente.

I paradigmi logici, come identità, non contraddizione e terzo escluso, nascono prima intuitivamente e poi costituiti formalmente nella logica, ma proprio per dirimere l'irrazionale e il razionale.
personalmente però non mi fermo alla logica formale in quanto costruisce un sistema chiuso  e autoreferenziale, la dialettica logica "sfonda" i domini.


Eppure immaginiamo che sia un bravo matematico il giocatore del superenalotto, La scelta è a monte, se quanto spende ha una riuscita di un ritorno finanziario e quindi se il gioco sia equilibrato fra lo spendere e il guadagnare a sua volta rapportato alla probabilità di vincere. Il rapporto è fra desiderio e il razionale.
A me interessa come teoria comportamentale irrazionale delle persone, ci sono frotte di persone che ci campano e molto bene , i primi sono gli imbonitori sono i marketing , il gatto e la volpe che portano Pinocchio al campo dei Miracoli.
Se si capisse bene il motivo per cui è semplice cadere nell'irrazionale, forse avremmo capito l'altra metà della Luna.
#1883
Sariputra,
con tutto il rispetto  che ho anche per il buddismo, il nirvana a mio modesto, parere equivale al nulla, per questo il buddismo non è una religione e solo una tecnica per vivere e indirettamente una filosofia, una visione del mondo,, non ha neppure risvolti sociali e infatti è una forma egoica di gestione del sè, costruita in maniera mirabile:  ma  autocontraddittoria.

Il termine coscienza che si utilizza nel linguaggio comune equivale alla volontà, " quella persona è cosciente, o incosciente...." o termine morrale, ecc. E' purtroppo un altro termine ambiguo. Personalmente, utilizzo l'autocoscienza come pensiero che riflette se stesso in relazioni con la ragione, e sta in rapporto fra anima e appunto ragione.
In effetti  ho scritto una fesseria. E' l'anima che torna allo spirito dopo la morte e non l'autocoscienza.

Riflettendo sull'eternità, non tanto dal punto di vista filosofico o teologico, ma egoistico, trovo che siano proprio coloro che temono la morte che cercheranno l'eternità.
Quando le scienze gli daranno cellule staminali, organi ricostruiti , vedranno vivere degli zombie .

Personalmente e con tutta sincerità, l'eternità è un concetto, se poi qualcuno ci vede fiumi di latte e miele o pensa di portarci i desideri reconditi di questa esistenza di nuovo ricade in contraddizione.
 Io non so pensarmi dentro l'eternità perchè non so pensare nemmeno il "volto" di Dio, metaforicamente scrivendo.
#1884
Citazione di: Sariputra il 29 Agosto 2016, 09:03:10 AMRispondo brevemente alle varie osservazioni, ben consapevole dei limiti del linguaggio e dell'estrema difficoltà di mettere in parole un'esperienza. Paul sostiene che la memoria non è identità. Su questo non sono d'accordo. La memoria del proprio vissuto è l'identità di una persona. Certo, se la perdita è momentanea, poi si ritrova, magari rielaborato, il proprio precedente vissuto, ma quando la perdita è definitiva e totale , l'identità precedente dove possiamo trovarla? Viene custodita "da qualche parte", in attesa che, dopo la morte fisica, questi ricordi magicamente ritornino perchè custoditi da un ipotetico "spirito"? Questa è pura metafisica...Ciò non impedisce a questo essere smemorato di continuare a vivere e compiere scelte , avere pensieri, ancorchè completamente distorti, ecc. ma potremmo identificare questo vissuto con il precedente? Il termine Identità ha comunque tanti significati. Nello specifico lo intendo come identità psicologica. Acquario sostiene che sono io che interpreto come una dualità l'esistente. Non posso che riportare l' esempio della moneta con le due facce. Sostengo un'unità indissolubile di coscienza e forme del divenire. Ossia questo non può essere senza quello... Quando affermo che si tratta di una catena ininterrotta, è implicito che non c'è un primo anello ( un UNO che ha generato il due, il tre, ecc.). E' una catena senza inizio e senza fine. Una catena di produzione condizionata. Il principio del Tao è inconoscibile dalla ragione e giustamente si pone l'accento sul Silenzio. Il Tao è un'esperienza del reale, non una riflessione sul reale. Quando invece i pensatori taosti introducono categorie del pensiero ( Yin Yang, maschile e femminile, ecc.) ricadono nel groviglio del teorizzare. Questo non è più il vero Tao... Bellissima questa frase di Aniel: la domanda c'era ma 'esigenza della risposta no,forse e' per questo che mi sento cosi' bene a questo inizio di giornata,. Questo io lo chiamo " stare con con le cose". P.S. Ma tutte le obiezioni che portate , per ritornare in tema, siete sicuri che non nascondano il vostro potentissimo desiderio di vivere in eterno? :) :) :) Non è detto che sia poi un affare.... :'( :'(

Sariputra
se la coscienza sparisce come le apparenze del divenire, a cosa serve la coscienza?
Di nuovo , se esiste una coerenza logica e se fossimo davvero nella verità del finito, allora coerentemente era meglio nascere animali, ucciderci e competere da animali e ragionare in finalità di violenza.quella coscienza e morale che ne deriverebbe  davvero sarebbe solo un orpello ai fini di utilità e finalità egoistiche individuali.Non lamentiiamoci, di nuovo coerentemente, se la regola della natura è apparire e sparire ,perchè la felicità passerebbe sulla infelicità del prossimo.

Stai ponendo molte problematiche di tipo egoistiche, come dire che chi crede alla metafisica e/o Dio implicitamente compie un atto di superbia?

Non ha ancora capito che la nosra cultura  contemporanea è fondata sulle apparenze dove se la morte è verità allora la vita è relativa e conta poco sull'altare della competizione  e della finalità dell'utile e funzionale? Non esistono morali.

il primo passo è capire i paradigmi logici di questa nostra cultura che tengono in piedi contraddizioni fondative.
se non si fa questo è inutile discutere di filosofia e logica dialettica.
L'eternità non è di nuovo una scelta egoistica, diventa una necessità logica razionale a prescindere dall'agente conosocitivo che lo compie.
#1885
Sgiombo,

Il razionale non è solo il ragionare(si può essere irrazionali anche usando la ragione) e bisognerebbe specificare l'orizzonte della riflessione in cui quel razionale è posto. E' quindi un problema di metodo e di orizzonte "ambientale"

Un operatore logico, un algoritmo, un'equazione non sono oggetti naturali, sono razionalmente costruiti dalla ragione.
Accetterei la definizione della filosofia analitica: tutto ciò( gli enti) che rientra nel linguaggio formale è ontologico.

Sei convinto che un "matto" non ragioni? Semplicemente non ragiona convenzionalmente come  noi , direi che il suo modello rappresentativo è personale

E ancora, uno scommettitore del superenalotto o cose simili che cerca di trovare una formulazione probabilistica,  è definibile razionale?
#1886
Sariputra,
 considero l'astrazione diversamente dalla trascendenza, tant' che Severino che applica la logica dialettica divide il concreto dall'astratto, ma non vorrei quì creare confusioni terminologiche, per cui direi che l'astratto è Parmenide che crede al solo dominio metafisco dell'essere e oltre non va perchè si blocca al momento identitario non riconoscendo la contraddizione esistenziale del divenire .
Insomma è come se io parlassi solo di Dio negando il mondo.
Ma l'errore è viceversa è negare il dominio metafisico accettando solo il dominio naturale della realtà delle apparenze.
Per rimanere in tema, il "solo" metafisico negherebbe totalmente la morte, mentre il "solo" empirico che crede che solo la natura possa essere vera in quanto dimostrazione nelle apparenze del finito direbbe che è una verità incofutabile.
Entrambi compiono il momento astratto perchè l'autocoscienza fa da ponte fra i due domini è la legge della ragion razionale che non  può bloccarsi a un solo dominio, perchè l'esistenza nel divenire chiede alla ragione di procedere autocoscientemente fino all'essere che necessariamente è eterno  e allora l'astratto svanisce e si apre il trascendente, ovvero il passaggio fra i due domini.

Non confondiamo memoria e identità,E' come dire che chi ha perso momentaneamente la memoria non è più se stesso, ma altro da sè e poi ritorna in sè ricostruendo l'identità?
Saremmo di nuovo al paradosso logico descritto dalla fisica?
#1887
Davintro,
buon compleanno...purtroppo il tempo scorre....
Tutta la prima parte la ritengo esatta.
Nel mo modo di vedere l'autocoscienza è centrale, è il centro del cerchio per cui alla periferia appare e scompare il divenire attorno a sè.

Sono d'accordo sul'accennata analisi di Parmeide.
Perchè si ferma al dominio dell'Essere contraddicendo la propria esistenza,  contraddice se stesso come agente epistemologico. E' come dire io esprimo l'Essere ma nego me stesso.
Trovo che l'unica forma non statica sia la filosofia dialettica ,perchè pone le relazioni e quindi spiega.
le filosofie che si fermano al processo dichiarativo e di definizioni ontologiche vanno incontro alla critica giusta di Heidegger, non dicono nulla dell'Essere.
Nel mio modo di vedere l'esser-ci heideggeriano dovrebbe corrispondere al rapporto anima/autocoscienza. 
Ma non vorrei essere confuso nè con l'idealismo e nemmeno con l'esistenzialismo, seppur prendo molti loro spunti.

Hai scritto come la penso quindi non posso che  essere di  nuovo d'accordo.

Ecco preciserei che l'IO è Ego, perchè ho voluto assecondare in questo caso Sariputra, le definizioni poste da altri per cercare di fare meno confusione possibile nella comunicazione interna.
So benissimo che l'IO potrebbe essere definito e interpretato in maniere diverse in base ai domini in cui viene relazionato ( filosofia, psicologia, ecc.).
#1888
Sgiombo 
e adesso che ti sei disintossicato devi produrre ;D ma in maniera razionale  non empirica ;D
L'esempio era una forma metaforico
.Il sunto è che il razionalismo è il metafisico e non l'empirico.
la scienza contemporanea utilizza strumenti razionali ma non nel dominio del razionale ,ma del'ìempirico e quì si illude di trovarvi la verità.
Così come è errato che con il metodo sperimentale scientifico contemporaneo si possa descrivere un oggetto ontologico come se fosse un oggetto della natura.
Qualunque formulazione logico-matematica o segnico simbolica non è già più nel mondo naturale, ma appartiene al razionale.
Non regge l'uguaglianza ragione= razionalità in quanto la ragione può anche non essere razionale nel movimento epistemologico.

Comunque bentrovato ;D
#1889
Citazione di: Sariputra il 28 Agosto 2016, 12:03:58 PM
Citazione di: paul11 il 28 Agosto 2016, 10:56:43 AMSariputra, Sai che quello che scrivo è armonico in grande parte anche alla spiritualità orientale, ma ti sfugge la logica dialettica Se penso che il mondo della sola natura esiste e tutto è divenire la mia autocoscienza si attacca necessariamente al divenire, costruendo il possesso.Persino la conoscenza diventa conquista, le case, il denaro, tutto ciò che è fisico e osservabile, diventa attaccamento ,così la mia stessa vita. L'errore delle spiritualità orientali, ma non era così in origine, è pensare che che si possa governare l'autocoscienza per il mondo IN-Sè-E-PER- SE':anche questa è una forma di egoismo, molto più sottile. La metafisica è necessaria per chiudere il cerchio, in senso orientale è come se un blocco energetico che si manifesta come malattia non riesce a passare per le linee energetiche Perchè capisce che se il movimento della conoscenza e dei sentimenti si ferma agli oggetti della materia che appaiono es scompaiono nel tempo, tutto è fatuo.Ma l'autocoscienza ferma il tempo . L'uomo non è solo cognitivo, ha una coscienza. Il divenire non è che non offre la conoscenza, non ho mai detto che la scienza contemporanea sia falsa, è utile e funzionale a scopi, ma non è la verità ciò che può fermare se si ferma al mondo in divenire, alla realtà che lascia dietro di sè solo vestigie e memorie che si perdono nelle nebbie dei tempi. E' la coscienza che fa vivere oltre il tempo, è lei che unisce il passato, il presente e il futuro offrendosi come intuizione alla ragione calcolativa e logica.. Quando riflettiamo si presenta l'autocoscienza e si relaziona alla conoscenza della ragione, è quì che emergono i movimenti contraddittori che l'autocoscienza deve dirimere. Se tutto passa e va e la ragione segue il movimento del divenire, l'autocoscienza ha registrato le nostre essenze fuori dal tempo e le correla ai movimenti della ragione.Cerca le costanti senza tempo che le variaibili delle apparenze despistano nel contraddittorio del finito. La logica, la ragione, l'autocoscienza e persino i sentimenti allora comprendono quella leggerezza dell'essere che gli impone di conoscere e di accettare la vita, ma di non finalizzarsi nel divenire della morte come fine del Tutto, poichè vi porterebbe i propri desideri, il possesso, la diversità e la frammentazione, illudendosi che il suo Ego sia unicità contro altre unicità frammentate di umani che vengono e vanno alla vita.
Mi sembra di capire che tu intenda la ragione come l'unica possibilità di portare il reale all'autocoscienza. Lo fa attraverso simboli e concetti che io invece definisco come interpretazioni delle cause e delle condizioni del reale. E non è vero, secondo me ovviamente, che se penso che tutto è divenire io mi attacco al divenire. Per esempio osservando il dolore inerente al divenire sorge disgusto, distacco dal divenire stesso. Qui l'errore profondo è interpretare questo disgusto come prova dell'esistenza di "qualcosa" (anima) di natura sostanziale e diversa dal divenire che lo rifiuta e che se ne vuole liberare. In realtà io vedo questa sensazione come operante all'interno del divenire stesso, in quanto, osservandola noto come l'Io prova disgusto perchè interpreta il divenire come una minaccia per la falsa idea di esistere in sé, come altro dal divenire. In realtà è proprio perchè tutto diviene che esiste una cessazione del dolore dell'Io. In più non riesco a comprendere cosa intendi con "essenze fuori dal tempo". Sono per caso le Idee? Se attribuisci alle idee dell'Uomo, attraverso i tempi, un valore di assoluto non posso seguirti in quanto a me sembra che proprio le idee dell'uomo siano in continuo mutamento. Mutamento che coinvolge la morale stessa. Se invece queste "essenze" si riferiscono alla logica e alla matematica, io non vedo contraddizione con il divenire, in quanto questo eterno mutamento segue una logica ferrea, la logica appunto delle sue cause e condizioni che lo mantengono in essere e lo costituiscono e che ovviamente non possono farlo precipitare nel caos. E' vero, quello che scrivi è spesso molto armonico con la speculazione filosofica orientale, io lo interpreto molto vicino al sistema Samkhya di Isvarakrsna -Gaudapada, ma per certi aspetti anche molto lontano. Il radicale rifiuto della metafisica fa parte dell'Insegnamento di Gotama Siddharta ( il celeberrimo "Silenzio del Buddha") definita la "Giungla del teorizzare, il groviglio del teorizzare". Spetterà ai suoi seguaci costruirne una che porterà lontano dagli insegnamenti originali. Anche la mia comunqua si può senz'altro definire come "teoria". AVrei dovuto coltivare il Silenzio... :D :D

Il disgusto è ancora sentimento ,non è ragione tanto meno autocoscienza.Quel disgusto deve seguire i movimenti dentro gli strumenti conoscitivi. la ragione deve sciogliere l contraddizione che gli porta il sentimento che tende a separare a focalizzarsi in qualcosa tralasciando altro, per cui l'amore diventa ad esempio possesso se la ragione l'autocoscienza non lo rapportano ad una unicità. e di nuovo dal deduttivo nellì'induttivo invertendo il movimento

Acquario è vicino al mio modo di pensare.

Se ti lasci guidare dall'IO .l'ego continuerà  a cercarsi strada nel mondo dei desideri, ma non potrà mai essere soddisfatto e teme ovviamente la morte come fine contraddittoria del Tutto, perchè lui finisce, perchè lui è attaccato alle apparenze perchè vive nei e di frammenti.L'Io egoico è solo dentro la natura e si oppone ,all'autocoscienza si costituisce per sopravvivere, ma non per vivere nella riflessione del pensiero.
Se vince giustificandosi nella ragione, allora l'uomo intero deve negare la propria autocoscienza e riconoscersi necessariamente nel divenire e deve obliare tutto ciò che dal rapporto autocoscienza/ragione porterebbe all'origini dell'unicità.
Quando lo fa l'uomo e la società si manifestano come malattia, come separazione dell'indivisibile. perchè l'oblio è solo nascondimento non si può negare ciò che è e deve necessariamente essere, allora l'uomo soffre perchè l'anima di nuovo suggerisce all'autocoscienza che chiede alla ragione le domande esistenziali, i primitivi filosofici e religiosi.Fin quando l'uomo oblierà la propria autocoscienza rimarrà immaturo e decadrà.
E se quell'uomo penserà che l'autocoscienza è dividere nel mondo della natura il bene e il male , il giusto o lo sbagliato, errerà continuamente nell'opinione delle condizioni culturali che di nuovo si susseguiranno temporalmente dicendo oggi ciò che è bene e della stesa cosa domani ne dichiarerà il male,

In effetti il termine essenza è ambiguo, in quanto storicamente mutato.
Ad esempio un'equazione che spiega non un fenomeno ,ma un principio per me  è essenza.
Quindi comincia a riunificare i frammenti nel mondo delle apparenze e li confronta.
Deve trovare le costanti , la fermezza, non le variabili nel e del divenire.
L'essenza  è trovare nelle diversità umane e del mondo ciò che li unisce e caratterizza.
Ma il movimento del conoscere non può fermarsi all'appercezione e trovarvi le regole di questo dominio.
La ragione quindi porta l essenze all'autocoscienza che riflette e unisce le correlazioni fra i domini.
E' fuori dal tempo pur essendo nel tempo la correlazione che compie l'autocoscienza.

Ribadisco, non nego la scienza dentro il dominio della natura, ma nego la scienza come strumento di verità dentro un dominio ritenuto vero.Se ci si crede allora coerentemente dovresti negare la tua propria coscienza, e la tua spiritualità, ti serve solo come training autogeno,Se non la neghi, come praticamente tutti fanno, agiscono solo per convenienza ,ma non perchè credono in ciò che pensano o fanno, ovvero contraddittoriamente procedono nel divenire obliando parte di sè, e fischiettando accettano che il vento li porti dove vorrà.
Si può essere benissimo "anime belle" ed ingenue e cercare pezzi di felicità e di serenità.
Ma fin quando il destino porterà il vento felice. Ma mai capirà quell'uomo il destino e sarà sempre in balia degli eventi, chiamandoli fortuna e sfortuna.
Lo so benissimo che l'evidenza della natura è fortissima, il metafisico è celato e da scoprire, così il tramonto segue l'alba, il tempo scorre. Poichè l'inerzia è la potenza della natura, la metafisica richiede di andare oltre l'ozio fisico del divenire che trasporta inconsapevoli esistenze.
#1890
Sariputra,

Sai che quello che scrivo  è armonico in grande parte anche alla spiritualità orientale, ma ti sfugge la logica dialettica

Se penso che il mondo della sola natura esiste e tutto è divenire la mia autocoscienza si attacca necessariamente al divenire, costruendo il possesso.Persino la conoscenza diventa conquista, le case, il denaro, tutto ciò che è fisico e osservabile, diventa attaccamento ,così la mia stessa vita.

L'errore delle spiritualità orientali, ma non era così in origine, è pensare che che si possa governare l'autocoscienza 
per il mondo IN-Sè-E-PER- SE':anche questa è una forma di egoismo, molto più sottile.
La metafisica è necessaria per chiudere il cerchio, in senso orientale è come se un blocco energetico che si manifesta come malattia non riesce a passare per le linee energetiche
Perchè capisce che se il movimento della conoscenza e dei sentimenti si ferma agli oggetti della materia che appaiono es scompaiono nel tempo, tutto è fatuo.Ma l'autocoscienza ferma il tempo .
L'uomo non è solo cognitivo, ha una coscienza.

Il divenire non è che non offre la conoscenza, non ho mai detto che la scienza contemporanea sia falsa, è utile e funzionale a scopi, ma non è la verità ciò che può fermare se si ferma al mondo in divenire, alla realtà che lascia dietro di sè solo vestigie e memorie che si perdono nelle nebbie dei tempi. E' la coscienza che fa vivere oltre il tempo, è lei che unisce il passato, il presente e il futuro offrendosi come intuizione alla ragione calcolativa e logica..
Quando riflettiamo si presenta l'autocoscienza e si relaziona alla conoscenza della ragione, è quì che emergono i movimenti contraddittori che l'autocoscienza deve dirimere.
Se tutto passa e va e la ragione segue il movimento del divenire, l'autocoscienza ha registrato le nostre essenze fuori dal tempo e le correla ai movimenti della ragione.Cerca le costanti senza tempo che le variaibili delle apparenze despistano nel contraddittorio del finito.
La logica, la ragione, l'autocoscienza e persino i sentimenti allora comprendono quella leggerezza dell'essere che gli impone di conoscere e di accettare la vita, ma di non finalizzarsi nel divenire della morte come fine del Tutto, poichè vi porterebbe i propri desideri, il possesso, la diversità e la frammentazione, illudendosi che il suo Ego sia unicità contro altre unicità frammentate di umani che vengono e vanno alla vita.