"Ascoltando non me, ma il logos, è saggio convenire che tutto è uno" Eraclito.
Perché è saggio convenire?
E ancor prima, donde nasce quest'idea sempre incompiuta dell'Uno?
Perché l'Uno non è certo l'uno numerico. Che trae tutto il suo senso dal due...
Che cos'è allora l'Uno?
Ma con quel "cos'è" non l'ho forse già perduto...?
Se non lo posso definire perché non è "cosa", ogni pensiero logico non può che rivelarsi inadatto.
Perché l'Uno non è neppure la somma di tutte le cose, in quanto la somma è comunque un qualcosa, mentre l'Uno non è cosa...
Donde nasce allora questa idea aperta che mai riesce a concretizzarsi?
Plotino, temendo di rinnegare la sua grande fede nella Verità, non osava aggiungere nulla al "È ciò che è". Se non a volte rischiando incerto indentificandolo come il Bene.
Ma era davvero una forzatura chiamarlo il Bene?
Perché l'idea dell'Uno non nasce forse in quell'istante di autentico amore, in cui vediamo l'amato come veramente "unico"?
Questa assoluta unicità, insostituibilità dell'amato, non è forse lo stesso Uno che si annuncia?
Perché è saggio convenire?
E ancor prima, donde nasce quest'idea sempre incompiuta dell'Uno?
Perché l'Uno non è certo l'uno numerico. Che trae tutto il suo senso dal due...
Che cos'è allora l'Uno?
Ma con quel "cos'è" non l'ho forse già perduto...?
Se non lo posso definire perché non è "cosa", ogni pensiero logico non può che rivelarsi inadatto.
Perché l'Uno non è neppure la somma di tutte le cose, in quanto la somma è comunque un qualcosa, mentre l'Uno non è cosa...
Donde nasce allora questa idea aperta che mai riesce a concretizzarsi?
Plotino, temendo di rinnegare la sua grande fede nella Verità, non osava aggiungere nulla al "È ciò che è". Se non a volte rischiando incerto indentificandolo come il Bene.
Ma era davvero una forzatura chiamarlo il Bene?
Perché l'idea dell'Uno non nasce forse in quell'istante di autentico amore, in cui vediamo l'amato come veramente "unico"?
Questa assoluta unicità, insostituibilità dell'amato, non è forse lo stesso Uno che si annuncia?