Sariputra,
il divenire per cui tutto scorre è nel nostro destino.
E' la constatazione di fatto di una mente che attraverso i sensi percepisce il mondo.
Ma la ragione non si ferma all'osservazione, elabora.
Non è possible che la ragione formuli leggi matematiche e fische, ovvero utilizza la logica formale e si fermi lì.
E adatto che è la stessa ragione che costruisce quegli strumenti elaborativi per studiare e capire i fenomeni,
non si ferma al momento empirico dell'osservazione del mondo.Questa è già metafisca, perchè come ho già scritto, noi vediamo il mondo, non l'equazione dell'energia o le formulazioni della termodinamica.
La scienza è strumento metafisco dentro l'empirismo.Il suo errore e il nostro è fermarsi a questo solo movimento conoscitivo.
E' l'autocoscienza che chiede alla ragione il senso.
Se acettassi il divenire oltre a questa contraddizione dei domini, ci sarebbe un altro risvolto che amio parere non avete compreso, ma sottaciuto.Tutto è fondato sul nulla.
Significa che la cultura è una vestigia del ieri che muta nell'oggi e obsoleta domani.Nulla è fermo perchè gli stessi pensieri, gli stessi paradigmi culturali poggiano su piedi di argilla.
Quale sarebbero i paradigmi etici e morali dentro la politica e l'economia, quale teoria standard delle particelle fisiche vi sarà fra un secolo.Allora dall'atomos di Democrito alla teoria delle stringhe, tutto muta anche nel modello di rappresentazione del mondo ,che a sua volta muta il modello socio-culturale, che asua volta muta il nostro modello personale di vedere il mondo e noi stessi. Così diciamo di Democrito, oggi che fu bravo, ma superato, e domani diranno dell'oggi.
Rimane il regno dell'indeterminata immanenza con l'illusione che la scienza determini i fenomeni e costruisca scienza. Ma tuto è falso, poichè muta autofalsificandosi, la verità inciampa nell'opinione e noi siamo banderuole al vento in preda a culture dominanti che nulla hanno di vero.
Il risultato è l'accettazione del relativismo in cui il rapporto individuo-sociale- cultura oltre che al rapporto ambienetale uomo-natura è basato sul finalismo della funzionalità, ovvero una cosa è giusta perchè è utile a me e di nuovo emerge la particolarità e con essa l io come egoismo.
Perchè nulla vi è di fondativo etico e morale, le spirtualità sarebbero illusioni per tener buona la gente, e la vera regola è la violenza che è già dentro nelle vestigia culturali che esplica le sue contraddizioni nelle guerre, poichè incapace di gestire attraverso un paradigma di verità e non di relativismo se stesso e il mondo.
Quindi siamo animali pseudo culturali.Il finalismo è il potere e il denaro e dentro questa cultura se accettata è l'unica verità che rimane.
E l'autocoscienza dovìè ,cose ne è di lei?.Mortificata.
Allora l'uomo alienato, nella sua schizofrenica disputa esistenziale fra l'essere e l'avere del finalismo dell'utile e del menfreghismo, si rintana sempre più spesso nella sua solitudine raminga.
La cultura diventa esibizione eloquente delle retoriche, ovvero imbonitori che devono convincere la gente, come i pastori di pecore che menano dalla stalla al pascolo e viceversa.
E questo è l'uomo? Mi rifiuto razionalmente, autocoscientemente , esistenzialmente che quello che c iritroviamo come ragione e autocoscienza ci servano "per ucciderci"meglio" "per costruire un piano strategico di come fottere il prossimo"
Solo l filosofia può avere l'esercizio critico di porre le domande nel contraddittorio delle culture secolari.
La dialettica nacque da Socrate con l'elechos, era morale, passa in Hegel e diventa spirtio arriva a Severino diventa logica dialettica.
Davintro,
la logica dialettica comprende quella formale.
la disputa di qualche anno fa fra Severino e professori universitari di logica ne è un esempio.
La logica formale cerca il vero e il falso dentroil confronto, ma si ferma alle particolarità.
Il logico formale dovrebbe costruire infinite proprosizioni per dirimere il sistema di confronto ,di relazione nei vari domini,Ma cosa esce alla fine, cosa rimane da questo immane lavoro la dialettica rimane nel particolare proposizionale o fenomenico? Solo un confronto, perchè la logica formale non si chiede se il dominio ambinetale in cui pone il confronto è falso e vero, accetta comunque qualunque confronto proprositivo.
E' come se un matematico elaborasse infinite operazioni ,ma non si chiede se il sitema è completo e coerente, lofa e aspetta un Godel che gli dice una verità sconfortante.
Quando Wittgenstein, cleberrimo filosof del linguaggio, pone prima critiche al mtafiscio, ma come insegnante di matematica comincia a porsi domande su come edove si fonda il suo sitema stesso e il secondo Wittgenstein non è già più il primo, perchè riconosce esplicitamente, ma più spesso implicitamente, che lo stesso linguaggio sfugge alle logiche e le vere fondamenta logico matematiche sono metafische.
Il logico formale non si chiede dei domini, così come un medico specialistico conosce bene le funzioni organiche di un corpo umano, ma o chiede consulto ad altri specialisti di altri settori, o nessuno è in grado di sapere quel corpo come interezza e peggio ancora quel corpo è di una persona con ragione e autocoscienza di cui non gli interessa sapere
Personalmente quindi non sono contro nulla, semmai sono contro all'approccio culturale secolare.
Se le verità fossero frammenti, noi abbiamo necessità di avere cognitivamente il disegno finale per confrontare i singoli frammenti e quel disegno.Questa è la logica dialettica ed ecco perchè comprende quella formale,
Ogni frammento il formale lo confronterebbe sentenziando è vero o falso, ma non ha un disegno di dove collocare quel frammento nel puzzle.la logica dialettica deve confrontare i frammenti ma dentro il disegno di riferimento che è il paradigma fondamentale.
Acquario,
le domande che poni sono molto problematiche e difficilmente hanno una soluzione.
personalmente accetto la mi avita come di fatto di fatto ovvero sono ed esisto.
Penso che ci sia un destino, un disegno divino, in cui gli spiriti devono incarnarsi.
La nostra volontà o meno di mettere al mondo figli non può nulla sul disegno che permea il tutto.
Non può, se così posso dire, l'uomo contraddittorio, consapevole della propria sofferenza, di sua propria mano, poi chiedersi se è giusto mettere al mondo figli, semplicemente perchè nella sua breve esistenza spazio/temporale ritiene ingiusto il mondo Vi vedo la contraddizione della contraddizione.
L'uomo deve lottare per trovare una verità, non deve fare la scelta di uccidere il futuro perchè non sa mutare il presente.L'uomo sparirebbe per sua stessa contraddizione.
Giona,
dai una risposta che infatti avevo in mente
ma la ricondurrei in questo modo.
Quando, soprattutto nel vecchi forum ,dicevo di scienze antiche , miriferivo al fatto che utilizzano linguaggi diversi, non sono formali.
Perchè le religioni pongono in metafora gli operatori razionali.
Quando dopo la disobbedienza citata giustamente da Giona, Dio dice ad Adamo d Eva che soffrirà ladonna nel parto, e che l'uomo dovrà faticare e lavorare per poter sopravvivere, spezza l'unione dle sacro e della natura e l'uomo viene relegato nelle leggi di natura: ora muore.
Questo a mio parere è formidabile se traslata la metafora in senso logico dialettico.
Se la disobbedienza è una contraddizione dell'autocoscienza che attraverso la volontà decade nel desiderio per la tentazione, il peccato logicamente è un corto circuito logico è la contraddizione della propria autocoscienza.
L'espiazione, il fio, è ora vivere dentro le stesse contraddizioni affinchè l'autocoscienza con gli strumenti azionali della ragione riattinga le essenze dentro le contraddizioni stesse. ricomprenda l'errore.
Vuol dire che riportare l'autocoscienza aripara l'errore (contraddizione/peccato) deve vivere nel mondo della stessa contraddizione ,Il risorgere di Giona è capire i propri errori ,ma sapendo che il disegno di verità non si ferma nel mondo della natura, ma deve ritornare nel sacro, in quel primo e originario concetto identificativo di ricongiunzione fra i domini del sacro e della natura., ovvero del metafisico ed empirico.
il divenire per cui tutto scorre è nel nostro destino.
E' la constatazione di fatto di una mente che attraverso i sensi percepisce il mondo.
Ma la ragione non si ferma all'osservazione, elabora.
Non è possible che la ragione formuli leggi matematiche e fische, ovvero utilizza la logica formale e si fermi lì.
E adatto che è la stessa ragione che costruisce quegli strumenti elaborativi per studiare e capire i fenomeni,
non si ferma al momento empirico dell'osservazione del mondo.Questa è già metafisca, perchè come ho già scritto, noi vediamo il mondo, non l'equazione dell'energia o le formulazioni della termodinamica.
La scienza è strumento metafisco dentro l'empirismo.Il suo errore e il nostro è fermarsi a questo solo movimento conoscitivo.
E' l'autocoscienza che chiede alla ragione il senso.
Se acettassi il divenire oltre a questa contraddizione dei domini, ci sarebbe un altro risvolto che amio parere non avete compreso, ma sottaciuto.Tutto è fondato sul nulla.
Significa che la cultura è una vestigia del ieri che muta nell'oggi e obsoleta domani.Nulla è fermo perchè gli stessi pensieri, gli stessi paradigmi culturali poggiano su piedi di argilla.
Quale sarebbero i paradigmi etici e morali dentro la politica e l'economia, quale teoria standard delle particelle fisiche vi sarà fra un secolo.Allora dall'atomos di Democrito alla teoria delle stringhe, tutto muta anche nel modello di rappresentazione del mondo ,che a sua volta muta il modello socio-culturale, che asua volta muta il nostro modello personale di vedere il mondo e noi stessi. Così diciamo di Democrito, oggi che fu bravo, ma superato, e domani diranno dell'oggi.
Rimane il regno dell'indeterminata immanenza con l'illusione che la scienza determini i fenomeni e costruisca scienza. Ma tuto è falso, poichè muta autofalsificandosi, la verità inciampa nell'opinione e noi siamo banderuole al vento in preda a culture dominanti che nulla hanno di vero.
Il risultato è l'accettazione del relativismo in cui il rapporto individuo-sociale- cultura oltre che al rapporto ambienetale uomo-natura è basato sul finalismo della funzionalità, ovvero una cosa è giusta perchè è utile a me e di nuovo emerge la particolarità e con essa l io come egoismo.
Perchè nulla vi è di fondativo etico e morale, le spirtualità sarebbero illusioni per tener buona la gente, e la vera regola è la violenza che è già dentro nelle vestigia culturali che esplica le sue contraddizioni nelle guerre, poichè incapace di gestire attraverso un paradigma di verità e non di relativismo se stesso e il mondo.
Quindi siamo animali pseudo culturali.Il finalismo è il potere e il denaro e dentro questa cultura se accettata è l'unica verità che rimane.
E l'autocoscienza dovìè ,cose ne è di lei?.Mortificata.
Allora l'uomo alienato, nella sua schizofrenica disputa esistenziale fra l'essere e l'avere del finalismo dell'utile e del menfreghismo, si rintana sempre più spesso nella sua solitudine raminga.
La cultura diventa esibizione eloquente delle retoriche, ovvero imbonitori che devono convincere la gente, come i pastori di pecore che menano dalla stalla al pascolo e viceversa.
E questo è l'uomo? Mi rifiuto razionalmente, autocoscientemente , esistenzialmente che quello che c iritroviamo come ragione e autocoscienza ci servano "per ucciderci"meglio" "per costruire un piano strategico di come fottere il prossimo"
Solo l filosofia può avere l'esercizio critico di porre le domande nel contraddittorio delle culture secolari.
La dialettica nacque da Socrate con l'elechos, era morale, passa in Hegel e diventa spirtio arriva a Severino diventa logica dialettica.
Davintro,
la logica dialettica comprende quella formale.
la disputa di qualche anno fa fra Severino e professori universitari di logica ne è un esempio.
La logica formale cerca il vero e il falso dentroil confronto, ma si ferma alle particolarità.
Il logico formale dovrebbe costruire infinite proprosizioni per dirimere il sistema di confronto ,di relazione nei vari domini,Ma cosa esce alla fine, cosa rimane da questo immane lavoro la dialettica rimane nel particolare proposizionale o fenomenico? Solo un confronto, perchè la logica formale non si chiede se il dominio ambinetale in cui pone il confronto è falso e vero, accetta comunque qualunque confronto proprositivo.
E' come se un matematico elaborasse infinite operazioni ,ma non si chiede se il sitema è completo e coerente, lofa e aspetta un Godel che gli dice una verità sconfortante.
Quando Wittgenstein, cleberrimo filosof del linguaggio, pone prima critiche al mtafiscio, ma come insegnante di matematica comincia a porsi domande su come edove si fonda il suo sitema stesso e il secondo Wittgenstein non è già più il primo, perchè riconosce esplicitamente, ma più spesso implicitamente, che lo stesso linguaggio sfugge alle logiche e le vere fondamenta logico matematiche sono metafische.
Il logico formale non si chiede dei domini, così come un medico specialistico conosce bene le funzioni organiche di un corpo umano, ma o chiede consulto ad altri specialisti di altri settori, o nessuno è in grado di sapere quel corpo come interezza e peggio ancora quel corpo è di una persona con ragione e autocoscienza di cui non gli interessa sapere
Personalmente quindi non sono contro nulla, semmai sono contro all'approccio culturale secolare.
Se le verità fossero frammenti, noi abbiamo necessità di avere cognitivamente il disegno finale per confrontare i singoli frammenti e quel disegno.Questa è la logica dialettica ed ecco perchè comprende quella formale,
Ogni frammento il formale lo confronterebbe sentenziando è vero o falso, ma non ha un disegno di dove collocare quel frammento nel puzzle.la logica dialettica deve confrontare i frammenti ma dentro il disegno di riferimento che è il paradigma fondamentale.
Acquario,
le domande che poni sono molto problematiche e difficilmente hanno una soluzione.
personalmente accetto la mi avita come di fatto di fatto ovvero sono ed esisto.
Penso che ci sia un destino, un disegno divino, in cui gli spiriti devono incarnarsi.
La nostra volontà o meno di mettere al mondo figli non può nulla sul disegno che permea il tutto.
Non può, se così posso dire, l'uomo contraddittorio, consapevole della propria sofferenza, di sua propria mano, poi chiedersi se è giusto mettere al mondo figli, semplicemente perchè nella sua breve esistenza spazio/temporale ritiene ingiusto il mondo Vi vedo la contraddizione della contraddizione.
L'uomo deve lottare per trovare una verità, non deve fare la scelta di uccidere il futuro perchè non sa mutare il presente.L'uomo sparirebbe per sua stessa contraddizione.
Giona,
dai una risposta che infatti avevo in mente
ma la ricondurrei in questo modo.
Quando, soprattutto nel vecchi forum ,dicevo di scienze antiche , miriferivo al fatto che utilizzano linguaggi diversi, non sono formali.
Perchè le religioni pongono in metafora gli operatori razionali.
Quando dopo la disobbedienza citata giustamente da Giona, Dio dice ad Adamo d Eva che soffrirà ladonna nel parto, e che l'uomo dovrà faticare e lavorare per poter sopravvivere, spezza l'unione dle sacro e della natura e l'uomo viene relegato nelle leggi di natura: ora muore.
Questo a mio parere è formidabile se traslata la metafora in senso logico dialettico.
Se la disobbedienza è una contraddizione dell'autocoscienza che attraverso la volontà decade nel desiderio per la tentazione, il peccato logicamente è un corto circuito logico è la contraddizione della propria autocoscienza.
L'espiazione, il fio, è ora vivere dentro le stesse contraddizioni affinchè l'autocoscienza con gli strumenti azionali della ragione riattinga le essenze dentro le contraddizioni stesse. ricomprenda l'errore.
Vuol dire che riportare l'autocoscienza aripara l'errore (contraddizione/peccato) deve vivere nel mondo della stessa contraddizione ,Il risorgere di Giona è capire i propri errori ,ma sapendo che il disegno di verità non si ferma nel mondo della natura, ma deve ritornare nel sacro, in quel primo e originario concetto identificativo di ricongiunzione fra i domini del sacro e della natura., ovvero del metafisico ed empirico.