Condivido l'ultimo intervento di Ipazia, che sottolinea gli aspetti etici e concreti della libera volontà. Ed aggiungo, nel merito, che il concetto di libera volontà è condizionato oltre che dai limiti oggettivi del mondo fisico, anche da quelli della società in cui si vive e delle teorie che circolano in quella società sulla libera volontà. Per quanto possa apparire contraddittorio, la libera volontà va esercitata ed allenata collettivamente. In una società fatalista, dove tutto viene spiegato come proveniente dalle leggi divine o da quelle scientifiche e dove già tutto viene considerato predeterminato, sarà più difficile esprimere la propria porzione di libertà, fino ad avverare la self-fullifilling prophecy. In una società che garantisce borse di studio, facilitazioni ai più meritevoli, la libera volontà avrà un campo di applicazione più vasto e non voglio con questo, ovviamente, sconfinare nel campo demagogico della "Land of Opportunity".
In realtà il principio della libera volontà è strettamente connesso con altri due principi, quello della responsabilità umana nei confronti di sè stessi e degli altri e quello della giustizia. Ci si può divertire con vari tipi di esperimenti sociali e formule logiche, ma il principio della libertà umana "pesa" quando si tratta di imbracciare le armi contro un nemico, di denunciare un estorsore, di decidere di diventare obiettore di coscienza, o al contrario, di fare una rapina, di indossare subito la casacca dei vincitori, o di gestire un servizio di caporalato e così via.
Questo che dico è confermato dalla estrema plasticità sinaptica del nostro cervello. Proprio grazie a questa plasticità siamo diventati così in gamba a sopravvivere ma anche capaci di sterminare i nostri simili e, un momento dopo, sacrificarci per loro.
Insomma la libera volontà, oltre a poter essere indagata filosoficamente, neuroscientificamente, religiosamente, è un progetto politico che si dovrebbe sviluppare eticamente. Non è un dato di fatto: "siamo liberi/non siamo liberi". E' una costruzione sociale che può ampliare o ridurre i margini delle nostre scelte, che non sono mai totalmente libere, ma neppure mai totalmente predeterminate.
Ovviamente questa prospettiva non chiude il discorso, che accompagna l'uomo da quando ha iniziato a pensare (a proposito, basta leggere Sofocle per farsi un'idea di cosa significa liberà volontà). E' solo un modo per vedere il problema anche da un'altra angolatura.
In realtà il principio della libera volontà è strettamente connesso con altri due principi, quello della responsabilità umana nei confronti di sè stessi e degli altri e quello della giustizia. Ci si può divertire con vari tipi di esperimenti sociali e formule logiche, ma il principio della libertà umana "pesa" quando si tratta di imbracciare le armi contro un nemico, di denunciare un estorsore, di decidere di diventare obiettore di coscienza, o al contrario, di fare una rapina, di indossare subito la casacca dei vincitori, o di gestire un servizio di caporalato e così via.
Questo che dico è confermato dalla estrema plasticità sinaptica del nostro cervello. Proprio grazie a questa plasticità siamo diventati così in gamba a sopravvivere ma anche capaci di sterminare i nostri simili e, un momento dopo, sacrificarci per loro.
Insomma la libera volontà, oltre a poter essere indagata filosoficamente, neuroscientificamente, religiosamente, è un progetto politico che si dovrebbe sviluppare eticamente. Non è un dato di fatto: "siamo liberi/non siamo liberi". E' una costruzione sociale che può ampliare o ridurre i margini delle nostre scelte, che non sono mai totalmente libere, ma neppure mai totalmente predeterminate.
Ovviamente questa prospettiva non chiude il discorso, che accompagna l'uomo da quando ha iniziato a pensare (a proposito, basta leggere Sofocle per farsi un'idea di cosa significa liberà volontà). E' solo un modo per vedere il problema anche da un'altra angolatura.