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Messaggi - bobmax

#1906
Scienza e Tecnologia / Oltre i quanti
21 Gennaio 2021, 22:56:01 PM
Ciao Iano

Che la realtà sia fondata sul Nulla non è una rinuncia alla Verità.
Anzi!
Semplicemente è l'esistenza, così come normalmente l'intendiamo, ad essere messa in discussione.

Perché "nulla" significa solo non esserci.
Non è nient'altro che la negazione dell'esistenza.

E' perciò l'esistenza, l'esserci, a perdere di consistenza.

Ma questo non vuol dire che i giochi siano chiusi...
Affatto!

Perché invece si riaprono davvero!

E il nichilismo, ne sono convinto, è la sfida di questa apertura.
#1907
Scienza e Tecnologia / Oltre i quanti
21 Gennaio 2021, 22:02:21 PM
La ricerca porta alla riduzione perché l'analisi la richiede.

E anche solo per sperare in una possibile sintesi, occorre prima operare un'analisi.

Ma l'analisi richiede di individuare le parti essenziali, tali cioè da essere necessarie e sufficienti per descrivere ciò che c'è.

Queste "parti" sono richieste dallo stesso principio d'identità. Senza il quale nessun pensiero sarebbe possibile.

Le parti individuate non sono però mai soddisfacenti per completare l'analisi. Vi è sempre qualcosa che non torna...
Di modo che inevitabile è la ricerca di eventuali parti mancanti così come la scomposizione ulteriore (riduzione) di quelle presenti.

L'ipotesi che non sia possibile individuare questi componenti elementari proprio in quanto non esistono, non sfiora il pensiero razionale, se non come incubo da scacciare in fretta.
Perché in tal caso la realtà sarebbe fondata sul Nulla. E ciò è razionalmente inammissibile.

Eppure...
#1908
Scienza e Tecnologia / Oltre i quanti
19 Gennaio 2021, 11:46:21 AM
Ma certamente non vi è alcuna contrapposizione!

La scienza non ha nulla contro la volontà di potenza.
Che semmai può rientrare nel suo campo d'indagine.

La differenza non è contrapposizione, ma due finalità ben distinte.
Una il sapere, l'altra l'agire.

Una differenza comunque non da poco.
Perché il sapere necessita della fede nella Verità.
Mentre l'agire può prescinderne.

La Verità è ovunque. Necessariamente.
Quindi in qualsiasi macchina, arma nucleare, insomma in ogni prodotto dell'uomo. Come d'altronde in ogni manifestazione della natura di cui fa parte.

Ed è proprio questa la questione che assilla il ricercatore: trovare la pace nella Verità.

Il figlio deve infine tornare al Padre.
#1909
Scienza e Tecnologia / Oltre i quanti
19 Gennaio 2021, 10:46:03 AM
La scienza vuole descrivere come il mondo funziona. Scopo della scienza è infatti il comprendere.

L'agire nel mondo è invece scopo della tecnica.
La tecnica, usufruendo delle scoperte scientifiche, agisce nel mondo.

La tecnica può a sua volta essere utilizzata dalla scienza per la sua ricerca.

Pur essendo interdipendenti la scienza e la tecnica sono attività umane ben distinte.
Anche se magari presenti nella medesima persona.

Infatti nella scienza non vi è alcuna volontà di potenza, che invece può esservi nella tecnica.
#1910
Tematiche Filosofiche / La sicurezza
18 Gennaio 2021, 14:32:27 PM
Citazione di: Kobayashi il 18 Gennaio 2021, 11:13:54 AM
La merce, l'oggetto che viene consumato, che sia fisico o in formato digitale, sono l'unica cosa che si ritiene avere valore. Ciò che è presente.
L'etica schiacciata dall'ontologia, insomma.

Certamente l'oggetto consumato è quello che oggi si ritiene avere valore.
Ma la questione riguarda proprio cosa valga davvero...

Perché il nichilismo si è sempre nascosto dietro a pseudo valori. Rari sono i momenti in cui è stato vissuto nella sua cruda verità.
Ciò che è diffuso, anche adesso, è in sostanza un nichilismo debole, inconsapevole di se stesso.
Che si aggrappa a "valori" per non guardare in faccia la realtà.
E ora il "valore" è il consumismo.

Ma questa è solo una nuova forma con cui il nichilismo si manifesta, non la sua sostanza che resta la medesima.

Citazione di: Ipazia il 18 Gennaio 2021, 11:35:01 AM
Anche quando trascendo il valore d'uso in valore di scambio che obbedisce a leggi trascendenti rispetto all'uso divento "cifra" che allude ad altro, all'essenza stessa del nichilismo attuale, che sta nella trascendenza mercificante, non nel dato di fatto del valore d'uso di un oggetto. Il trascendente ha un lato oscuro alienante dove si annida il nichilismo nell'abisso tra realtà e illusione, verità e falsità. Mai dichiarata, ma ben nascosta perchè funzioni. Fino alla sua epifania finale, quando la desertificazione ha avuto successo.

Occorre prestare attenzione a non confondere l'attaccamento all'esserci con il genuino desiderio di trascendere.

Perché l'abbandonarsi all'illusione stordente del godimento dell'esserci mondano, non è trascendere. Bensì è il perdersi nell'adorazione dell'immanenza.

Cioè un'altra forma di delirio di volontà di potenza. Che cerca il proprio appagamento nell'oggetto, immaginandone un valore in realtà inesistente.

Questo delirio può avere una sola motivazione possibile: mancanza di fede nella Verità.

L'autentico trascendere richiede infatti di soffrire.
La Verità implica la sofferenza.

Perché si deve affrontare lo sguardo della Medusa.
#1911
Tematiche Filosofiche / La sicurezza
18 Gennaio 2021, 11:01:27 AM
Sempre a partire dai dati di fatto.

Perché non si può certo prescinderne. Ed è proprio per questo vincolo da rispettare sempre che è necessaria la fede nella Verità.

Ma quando piango e quando rido, quando odio e quando amo, non trascendo forse sempre il dato di fatto.
Che diventa "cifra" che allude ad altro?
#1912
Tematiche Filosofiche / La sicurezza
18 Gennaio 2021, 10:42:11 AM
Citazione di: Kobayashi il 18 Gennaio 2021, 08:52:55 AM
Il nichilismo attuale non è, come pensa bobmax, "nulla ha valore", ma "nulla che trascende la realtà ha valore". Quindi nessuna visione d'insieme, nessun progetto, nessun ragionamento che prendendo distanza dal presente può costruire una visione del futuro e iniziare a costruire un itinerario per raggiungerlo. Ma un ripiegarsi necessario su ciò che è reale. Sul dato di fatto.

Sì, nulla che trascende la realtà.

Sarà che per me il "valore" necessariamente trascende la realtà del presente... ma davvero non vedo quale valore possa mai avere il dato di fatto, la cosa, l'evento, la persona che c'è ora nella sua fissità.

Il valore non trascende forse sempre ciò che c'è?
#1913
Tematiche Filosofiche / La sicurezza
17 Gennaio 2021, 18:10:17 PM
Il bisogno di sicurezza nasce dall'attaccamento in ciò che c'è e dalla constatazione del possibile rischio di una sua perdita.

Il bisogno di sicurezza passa però in secondo piano, nel momento in cui il desiderio di qualcosa nel futuro prevale sull'attaccamento nell'attuale.

Ritengo che nella gioventù contemporanea sia carente questo desiderio di futuro.
Il futuro non rappresenta più, come nelle generazioni passate, l'occasione per nuove migliori possibilità. Perché il giovane non crede che i prossimi anni saranno migliori, ma che, ben che vada, potranno al massimo non essere peggiori dell'oggi.

Questo "sentire" non mi sembra espressione di questa gioventù in sé, e neppure che sia dovuto a una situazione oggettiva.
Piuttosto, proprio adesso che sarebbe il momento più propizio per conoscere il mondo e riflettere (con gli strumenti oggi a disposizione, un tempo inimmaginabili) il pensiero rimane invece come paralizzato. Incapace di pensare se non l'ovvio.

Sono convinto che questo fenomeno sia dovuto al nichilismo. Ossia al convincimento, spesso inconsapevole ma per questo ancor più pernicioso, che niente abbia in definitiva valore.
Nichilismo che era stato combattuto dolorosamente, ma con efficacia, dai nonni nei duri anni della guerra e che ha permesso poi una rinascita. Che è stato tenuto a bada in seguito, memori delle vicende passate. Ma che ora sta tornando.

Eppure abbiamo tutti gli strumenti per continuare a combattere il nichilismo, e magari per riuscire persino ad attraversarlo.
Basterebbe considerare nuovamente i cardini del nostro esistere.

E questi sono l'Inferno e il Paradiso.
Luoghi reali, possibili qui e ora.
Indispensabili.

Perché solo all'Inferno o in Paradiso l'uomo è davvero al sicuro.
#1914
Citazione di: Kobayashi il 15 Gennaio 2021, 14:34:08 PM

Anthonyi, penso che l'obiettivo sia quello di un rafforzamento della propria identità.
Quando ci si rapporta all'altro si prova la tentazione di risolvere la sua negatività, la sua opposizione, con un lavoro di semplificazione e distruzione. Così però il pensiero non si muove.
Il pensiero per essere vivo ha bisogno di sprofondare nelle ragioni dell'altro, ha bisogno di contaminarsi. Non perché la verità sia necessariamente la sintesi, ma perché solo l'esperienza profonda del discorso dell'altro riesce a fornire energia sufficiente a muoversi (in una direzione o nell'altra, verso le ragioni dell'altro o nella direzione opposta).

Concordo con la necessaria contaminazione del pensiero.
Che diventa possibile solo attraverso la fede nella Verità e quindi rinuncia al suo possesso.

Non penso però che questa apertura e contaminazione comporti un rafforzamento della propria identità.

Aumenta la chiarezza, può contribuire a fare nascere la compassione, ma l'identità, intesa come distinzione tra sé e tutto il resto, tende a ridursi.

Almeno che la si voglia invece intendere come processo metafisico del "Conosci te stesso"...
#1915
Ciao Jacopus,
la mia osservazione non era rivolta nello specifico al tuo intervento, voleva essere più generale. Perché la stessa domanda con cui si apre questo argomento, sottintende che la questione in gioco è metafisica.

Il problema del male richiede infatti di non dare nulla per scontato.

Giustamente tu fai appello alla responsabilità.
Ma questa tua sollecitazione ormai, in questa nostro momento storico, non è più sufficiente.

Perché dovrei essere responsabile?

E' proprio a questo "perché" che occorre rispondere.

Ma senza tirare in ballo la tecnica, per quanto è diventata potente, piuttosto che l'uomo, per quanto si è allontanato dalla natura...
Queste sono tutte considerazioni importanti quanto si vuole, ma sostanzialmente sono solo di contorno.

Perché devo essere buono invece che cattivo?

Solo io, in perfetta solitudine, posso rispondere.

Ma questa risposta richiede di attraversare il deserto. Di affrontare la possibilità del male assoluto. Di andare all'inferno, perché così è giusto!

Ed è proprio questo che dovrebbe, a parer mio, essere proposto a una umanità incerta, sbigottita, pervasa dal nichilismo.
#1916
Il male è ciò che non dovrebbe esserci.

Ma c'è, e questo suo esserci deve avere una ragione.

Perché se non la avesse, una ragione, niente potrebbe lenire lo sgomento.

Se il male può esistere, senza che vi sia un motivo, allora questa stessa sua esistenza conferma la possibilità del Male assoluto!

Una possibilità che si può negare quanto si vuole, ma senza mai avere certezza della sua effettiva impossibilità.

Succede così, che davanti al male, anche il più orrendo, cerchiamo di farcene una ragione. Cioè di darne una spiegazione razionale.
Perché il supporre che non vi sia nessuna ragione per quel male, ci scaraventa sull'orlo dell'abisso.

In questo modo cerchiamo motivi in ogni dove. Persino la natura dell'uomo viene messa in discussione. L'artificiale diventa non naturale, come se vi potesse davvero esserci qualcosa che non sia "natura".

E la società, diventa un fantomatico essere capace di originare il male a prescindere dall'individuo! Come se la società non derivasse dall'uomo e l'uomo dalla natura...

Ce ne inventiamo insomma di tutti i colori, sulla stessa falsa riga di quelle "verità" religiose che magari tanto snobbiamo.
#1917
Riflessioni sull'Arte / Crono, Medea
13 Gennaio 2021, 14:44:39 PM
Citazione di: sapa il 13 Gennaio 2021, 14:16:25 PM
Credo di aver capito quasi tutto e ti ringrazio. Il  quasi è riferito a quel " Un cuore che pur essendo ovunque ti parla tramite cifre", che mi spiazza abbastanza e mi fa dubitare di aver capito bene ciò che intendi dire. Va a finire che non ho capito un bel niente... :)

Per dire che la Verità è ovunque, necessariamente.
Ma si nasconde, altrettanto necessariamente.

Se non si nascondesse, tu non potresti esserci.
Non potresti più continuare il gioco del figlio, perché saresti il Padre.

Però ti parla, affinché tu possa infine tornare a casa.
#1918
Riflessioni sull'Arte / Crono, Medea
13 Gennaio 2021, 12:09:41 PM
Ciao Sapa,
la visione materialista è, diciamo così, una precondizione.

Il materialismo è il punto di partenza per chi non vuole ingannarsi. È la risposta alla superstizione spirituale, alle "verità" rivelate che vorrebbero essere assolute mentre sono solo superstizioni.

Questa risposta, il materialismo, è necessaria, perché obbliga a guardare quello che c'è, senza volersi ingannare.

E più non vogliamo ingannarci e più quello che c'è è il deserto.
Perché la materia non ha in sé alcun valore...

Ma è proprio il deserto che dobbiamo attraversare.

Dove non vi è nulla su cui possiamo contare, se non noi stessi.

Allora potremo percepire come pure il materialismo altro non sia che un'ennesima superstizione.

Questo percorso è sia spirituale sia filosofico. Non vi è infatti alcuna differenza tra spiritualità e filosofia. Sono il medesimo slancio di fede nella Verità.

Le religioni rappresentano la caduta nella superstizione, così come l'ateismo materialista.

Ma vi è un cuore pulsante nella filosofia e nella spiritualità di ogni tempo. Un cuore da cui sono scaturite, pur nel fallimento, tutte le religioni e tutte le ideologie.

Un cuore che pur essendo ovunque ti parla tramite cifre. Non lo puoi afferrare e fare tuo, lo puoi trovare solo in te stesso.
#1919
Tematiche Filosofiche / Nulla e qualcosa.
13 Gennaio 2021, 07:26:58 AM
Fai bene Baylham a essere affezionato al tuo granellino di sabbia.

Tienilo stretto questo tuo amore.

Dovesse comparire pure Dio, chiedendoti di seguirlo e di abbandonare il tuo amore, non farlo.
Sarebbe solo un inganno.

Perché nel tuo amore è la Verità.

Ciò che davvero è quel granellino di sabbia, tornerà a te.
E lo riconoscerai.
Perché non ti ha mai davvero abbandonato.
#1920
Riflessioni sull'Arte / Re:Crono, Medea
12 Gennaio 2021, 22:51:59 PM
Citazione di: sapa il 12 Gennaio 2021, 18:14:23 PM
Citazione di: bobmax il 12 Gennaio 2021, 18:07:23 PM
Il luogo in cui si nasce e da chi si nasce non sono la "casa", ma soltanto le condizioni di partenza.
In cui ci si ritrova gettati.
E chi ci ha gettati... se non noi stessi?
Questa vita l'hai scelta ancora tu, chi altro mai?
E il Padre, non sei forse ancora tu?
Quando ti ritrovi all'inferno, chi ti ha condannato? Non sei sempre e solo tu il giudice?
Epperò resti all'inferno... Perché la Verità non ti consente di uscirne, per sempre.
E tu sei la Verità...
Figlia unigenita, finché non torni a casa.
Ciao bobmax, permettimi, non ti seguo. Quando chiedi: "E chi ci ha gettati  - nella vita-... se non noi stessi?",  a cosa alludi? Francamente, il tuo post mi è abbastanza oscuro. Probabilmente, per limiti miei. Necessito di chiarimenti, se ne vorrai dare. A presto.

Ciao Sapa,
la ricerca della Verità ci conduce inevitabilmente a chiederci chi siamo.

Chi sono io... veramente?

Una domanda, a cui ogni tentativo di risposta diventa fatalmente un cortocircuito.

Perché da un lato, la risposta non può che essere una negazione:
Non sono questo, non sono quello.
Non sono il mio corpo, ma ho un corpo. Non sono i miei pensieri, ma ho dei pensieri. Non sono i miei sentimenti, ma ho dei sentimenti. Non sono neppure la mia volontà, ma ho una volontà...
Proprio non riesco a trovarmi.

Dall'altro, tutto questo che ho, ma non sono, così come tutte le cose del mondo, sono qui per me, solo per me.
Fanno in modo che io ci sia, io che sono nulla...

Perché questo è un dato di fatto: questa vita, bella o brutta che sia, è solo per me.

Mi domando allora donde provenga questa stessa vita. Chi l'ha generata?

Una domanda senza possibile risposta, finché non mi accade di essere colto dalla Compassione.
Guardo il mondo, questo mio mondo, e piango...
Solo allora avverto di essere all'origine di tutte le cose.

Sono a casa.

Tutto questo vale anche per te.
Sei tu e solo tu che hai scelto la vita che stai vivendo. E' una tua creazione.

Può sembrare contraddittorio perché la tua vita si intreccia con la mia.
Ma l'assurdità scompare nell'Uno. Perché tu sei l'Uno, come lo sono io. Ed ogni distinzione svanisce.

Per gli stoici la scelta della propria vita è l'unico atto davvero libero. Una volta scelta la vita da vivere, non vi è più alcuna ulteriore libertà: la vita è segnata, sarà quella.

Tuttavia secondo me non è proprio così. Nel senso che l'Uno, che io sono, genera la vita istante per istante. Come atto di libertà assoluta. E' il Caos (l'Uno) che crea continuamente, come atto d'amore.