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Messaggi - Jacopus

#1906
Un tema classico di questo forum, insieme a "libero arbitrio" e "ateismo contro teismo". Brevemente direi sì, vi è stata una evoluzione morale positiva dell'umanità negli ultimi duemila anni. La prevaricazione, la violenza dall'alto è stata molto regolamentata, fatti salvi ordinamenti totalitari di varia estrazione. Alcuni processi sono stati importanti: la creazione di una "società delle buone maniere" (Elias), lo "stato di diritto" e le teorie economiche "liberali".
Non ritengo però questo processo a senso unico. Alla moralità si può facilmente sostituire l'immoralità e l'una quanto l'altra, oltre ad essere processi storici in una visione macro, sono anche processi di apprendimento. Se in famiglia le persone importanti affettivamente esprimono idee immorali, le nuove generazioni interiorizzeranno quelle idee, e non ci sarà scuola o telegiornale che tenga. Gli insegnamenti appresi attraverso la lente dell'affetto sono dentro di noi ed agiscono in modo molto potente.
Insomma non c'è alcuna predestinazione verso un futuro morale dell'uomo, ma la storia, nel lungo periodo, ci ha offerto molte prove di crescente civilizzazione.
#1907
Tematiche Spirituali / Re:Spiritualità atea
08 Dicembre 2020, 11:53:15 AM
Grazie Sapa. Molto interessante e anticipatore di qualche millennio rispetto a molti studi non manichei sulla libera volontà: caso (tyche), necessità (ananke) e libera volontà (praxis), concorrono insieme e in modo relazionale alla creazione del mondo.
#1908
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
08 Dicembre 2020, 10:44:42 AM
In virtù di questa discussione mi capita sovente di pensare a Cartesio e non nascondo una certa crescente ammirazione, non in senso assoluto, ma calando Cartesio nella sua epoca. In questo modo non si può rimanere affascinati dal suo modo di pensare, in grado di fare tabula rasa del pensiero tradizionale e nello stesso tempo farlo con una astuta prudenza, onde evitare quanto accaduto pochi decenni o anni prima a due grandi pensatori italiani.
La sua frase più famosa "cogito ergo sum", ad esempio, è impostata come un sillogismo cui manca la prima parte. Ma la prima parte, data la generalità della conclusione, non può che essere "tutti gli esseri viventi pensano", e quindi "penso, dunque sono". In caso contrario, se avesse voluto restringere il campo avrebbe dovuto formulare il sillogismo come "penso, dunque sono un uomo", oppure "penso  dunque sono dotato di anima".
Il principio rivoluzionario di Cartesio è insito in quella prima parte del sillogismo, che non viene neppure scritta ma che, similmente al "de Orbitum" di Keplero o aI "dialogo sopra i due massimi sistemi", sposta l"essere umano dal centro della scena alla periferia, e cerca così nuovi tipi di relazioni, non più fondate su un "sopra" metafisico e un "sotto" terreno.

Tutti gli esseri viventi pensano e tutti gli esseri viventi sono interdipendenti attraverso il pensiero.
È probabile che mi sia spinto troppo in là in questa interpretazione che avrebbe bisogno di uno studio più approfondito di Cartesio, ma ve la offro come una sorta di illuminazione spontanea, fatta per dare luce a questa giornata uggiosa di dicembre.
#1909
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
07 Dicembre 2020, 18:56:24 PM
x Green


Sul discorso Cartesio-alchimia-rosacroce ti rimando a questo breve articolo dell'espresso:
https://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/info/BIBLIOID/Eco%20Cartesio%20Aczel.htm
Il mio fraintendimento di Cartesio lo rimando quindi al mittente.

Rispetto al tuo discorso successivo che la realtà sia da studiare in quanto realtà, se oggi è scontato, non lo era ai tempi di Cartesio e lo dobbiamo a lui e agli altri costruttori del metodo scientifico se oggi abbiamo questo concetto di realtà. La richiesta del senso da parte del metodo scientifico non è così assente come tu intendi. Tutt'altro. Il metodo scientifico chiede che la realtà delle cose sia fondata su prove che non sono la "tradizione", perchè una bugia, anche se ripetuta 10.000 anni resta una bugia, ed in questo Cartesio è il diretto erede del pensiero filosofico greco. Il grande salto è dato proprio dalla capacità di pensare attraverso il cogito, il mondo e la relazione fra le parti (pezzi dice Cartesio) del mondo. Ma quel mondo non ha più un velo trascendentale, che serve per annebbiare le menti e per governare i deboli. Il mondo è fatto di materie che agiscono come forze, come meccanismi di orologi o di mulini a vento, come dice Cartesio. Che il gatto sia il gatto, lo dobbiamo proprio a Cartesio, perchè prima di lui (e anche dopo, in verità, ma le teorie scientifiche non sono mai sincronizzate con la cultura dell'epoca) il gatto poteva essere benissimo una strega o una divinità.
Il cogito è, se vuoi, l'estrema conseguenza della sfida dell'individuo alle strutture convenzionali della sua epoca. Se Dio non può essere più considerato il primo motore immobile, occorre stabilire un punto di partenza ad una nuova storia, e questa nuova storia è l'individuo che pensa (nuova per modo di dire). Un pensiero che deve essere autonomizzato dalla tradizione e che deve avere un nuovo sguardo sulle cose. In questo sta il nesso fra cogitationes ed extensiones. Ed è per questo, che, giustamente come fai notare, non esiste più una separazione fra cose superiori e inferiori. Tutte le cose rispondono alle stesse leggi della res extensa, perfino l'uomo, come scriverà nell'Homme.
Oggi quel nuovo sguardo è diventato in realtà uno sguardo vecchio e pericoloso, al punto che la trascendenza ci potrebbe apparire come la soluzione.
In merito al discorso che fai su alleanze fra sociologia e politica, in realtà non capisco. Quello che io intendevo dire è che Cartesio, molti secoli fa ebbe una intuizione che oggi è pane quotidiano, ovvero la necessità che gli studi per essere produttivi e geniali, devono spesso essere interdisciplinari. Sono spesso lavori di équipe quelli più generativi ed innovativi.
Che l'attuale epoca sia depensante è in parte vero, ma certo ciò non imputabile nè al metodo scientifico, nè alla modernità in quanto categoria storica generale, che viene distinta dal pensiero medioevale e antico. Del resto ogni epoca ha avuto un suo profilo di pensiero ed ogni epoca ha avuto i suoi problemi nel gestire il pensiero e la costruzione della realtà attraverso il pensiero. Ma pensare all'oggi come a qualcosa di peggiore dello ieri è un giochino rassicurante ma inconcludente.
#1910
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
07 Dicembre 2020, 17:18:58 PM
Stavolta rispondo prima a Green e mi lascio Davintro per un altro giorno.
Rispetto alla modernità non è affatto vero che la difenda. O meglio, proprio perchè difendo la modernità ne critico la sua attuale deriva. La critica e la critica della critica, sono, a partire da Socrate, uno degli elementi caratterizzanti della modernità, il cui modello è possibile ritrovare a partire dalla cultura ellenistica.
Fare discorsi in scala ha esattamente senso come farli in modo esistenzialista. L'essere umano è uno straniero ed ogni straniero va accolto nella sua peculiarità. Solo in questo modo è possibile provare a fermare la violenza. Ma questa considerazione nasce all'interno della cultura occidentale e moderna, esattamente come le statistiche e i partiti di massa con annessi campi di concentramento. Le statistiche e l'individuo hanno significati diversi ma non autoescludenti. Uno dei più significativi esperimenti di filosofia del novecento è stato quello della scuola di Francoforte, che tentò proprio di avere un doppio sguardo, esistenzialista, su ogni singola e pura vita, e sociologico. Fermarsi all'individuo può essere un importante antidoto alla violenza, ma non permette la comprensione delle società moderne, neppure in chiave filosofica, a meno che la filosofia non si voglia arroccare in una dimensione anacronistica e priva di ogni riferimento con le altre discipline.


A proposito di Cartesio non sapevo che fosse un alchimista, ma nell'introduzione ai "Discorso sul metodo" (1637) l'accusa all'alchimia è esplicitata con chiarezza: Cartesio parla esplicitamente delle promesse degli alchimisti, delle predizioni degli astrologi, delle imposture dei maghi e delle vanterie di coloro che fanno vanto di sapere più di ciò che non sanno, e le definisce tutte cattive dottrine, esempi di un sapere incapace di distinguere il vero dal falso. Questo è quanto.
Rispetto all'eterna diatriba tra res cogitans e res extensa, io resto del mio parere. La res cogitans fu un artificio, "una macchina nella macchina" per liberare le forze prometeiche insite nello sguardo scientifico moderno. Il vero interesse di Cartesio era nella res extensa e nella sua capacità di interpretare e modificare il mondo, in qualità di scienziato e, soprattutto, ingegnere. Ovvio che su questa diatriba difficile scrivere la parola fine. Vi sono grandissimi pensatori che hanno difeso l'una e l'altra posizione, ma a me, personalmente, sembra molto più corretta quella che piazza Descartes sul piatto della res extensa.


Andare oltre Cartesio, come suggerivo nel titolo del post, ha per me un significato di coerenza con il viaggio della modernità, che deve essere in grado di correggere sè stessa, se vuole sopravvivere come idea culturale. Se non lo saprà fare, saremo in balia dei venti regressivi della storia, dei miti dell'età dell'oro, della fine della storia o della storia non più come freccia, ma come cerchio dei corsi e ricorsi o delle élite paretiane, in eterna lotta per la sopraffazione belluina. In tutto ciò vedo, comunque, poca correlazione fra Cartesio e il cristianesimo. Cercherò di approfondire, visto che Cartesio mi intriga molto. E comunque grazie per la piacevole discussione, a te e a tutti gli altri intervenuti.
#1911

Ipazia scrisse:
CitazioneLa differenza tra il binomio pianista-piano e psiche-soma è che il pianista può cambiare piano ma la psiche non può cambiare soma.


Direi che la sintesi dell'argomento è tutta qui, così come l'evoluzione del pensiero clinico e filosofico sull'argomento. La psiche/anima viene scissa da Cartesio a fini metodologici ed ottiene il successo storico che conosciamo, con la res extensa che diventa il metro di misurazione del mondo intero.
Oggi la stessa metodologia scientifica fondata sulla misurazione della res extensa ci dice che la psiche è profondamente innervata con il corpo e non esiste una coscienza indipendente dal corpo, nè tantomento un corpo come "contenitore" (idea che mandò in visibilio Malebranche, proprio perchè considerava in questo modo, finalmente dimostrata la verità dell'anima).
Psiche/Soma invece sono strettamente correlati, così come sono strettamente correlati l'emisfero destro e l'emisfero sinistro del cervello, al punto da dover riconsiderare l'intelligenza e la razionalità anche entro una cornice affettiva, emotiva e relazionale e l'affettività/relazionalità, viceversa, nell'ambito di una descrizione che tenga conto anche delle valutazioni razionali.
A questo proposito si può ricordare un famoso discorso di Cartesio, quando parla di come la persona con un piede amputato ancora riferisce di dolori al piede che non ha più, portandolo come prova della scissione mente/corpo. Lo stesso esempio, oggi, viene invece portato proprio per riferire l'unione mente/corpo, al punto che la mente continua a ricordare quella parte di corpo che non c'è più, e che quindi è intimamente connessa con la mente stessa, al punto che la mente può ricalibrarsi solo a fatica e solo dopo molto tempo.


Sono comunque del parere che Cartesio non era affatto interessato all'anima e che i suoi discorsi su Dio e l'anima erano solo una forma di "copertura" rispetto a possibili processi a cura del Sant'Uffizio. Cartesio rimase fortemente impressionato dal processo contro Galilei, ovvero contro uno dei suoi principali riferimenti epistemologici, insieme a Copernico e a Bacone. Bisogna ricordare che Cartesio era più uno scienziato che un filosofo, anche come formazione successiva ai suoi studi dai gesuiti e interpretò al meglio il suo tempo, ma doveva fare i conti con una situazione di controllo dell'opinione pubblica da parte delle Chiese, assolutamente diversa da quella odierna. Basti pensare che il contemporaneo Spinoza, pur vivendo nel paese più liberale di allora "Le Provincie Unite d'Olanda", rischiò a più riprese di finire in prigione per blasfemia (oltre ad essere scomunicato dalla comunità ebraica olandese), come accadde ad alcuni suoi stretti amici che morirono in cattività e che provenivano dagli stessi circoli filosofici di Spinoza. Senza contare che il pensiero retrivo di allora, equamente distribuito fra protestanti, cattolici ed ebrei, impedì alle tre menti più alte di quel secolo di divulgare il loro pensiero, come avrebbero meritato: Galilei, che fu condannato nella maturità e poi costretto agli arresti domiciliari, Spinoza, appunto, che si guadagnò da vivere come molatore di lenti e scriveva i suoi libri sotto pseudonimo e Cartesio, cui solo la prudenza degna di un Thomas Hobbes, permise di sopravvivere senza infamia di processi ma sempre con la paura addosso di ritrovarsi gli inquisitori al portone di casa.
Il tempo, che è galantuomo, riparò a questi errori.
#1912
Tornando (faticosamente) all'argomento, come noto, Cartesio mette l'anima in una parte del cervello, la ghiandola pineale. Lo fa perchè nei primi sezionamenti del cervello (condannati dalla Chiesa) si era osservata la simmetricità del cervello con la presenza di due emisferi opposti ed uguali ed al centro questa piccola parte sferica, che grazie alla sua unicità venne considerata da Cartesio la residenza dell'anima.
E' famosa, a questo proposito, l'obiezione della principessa di Boemia, con cui Cartesio corrispondeva per lettera, che contestava la presenza della res cogitans (ovvero dell'anima) in un pezzo di materia come la ghiandola pineale, che necessariamente fa parte della res extensa. Cartesio si guardò bene dal rispondere a questa obiezione, perchè avrebbe rischiato ovviamente la testa.
E' però interessante questa scelta di Cartesio nel voler comunque fissare in una sostanza fisica individuabile la res cogitans. Già in questa scelta è evidente lo spostamento di Cartesio verso il mondo materiale e strumentalizzabile ai fini dell'uomo.
#1913
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
06 Dicembre 2020, 19:07:31 PM
Citazioneil procedimento tramite cui Cartesio perviene alla certezza del "Cogito ergo sum" ricalca quello agostiniano in cui, in polemica con gli scettici, portando il dubbio alla sua massima radicalità, vengono meno le certezze legate alla conoscenza del mondo esterno ma non la certezza circa il proprio esistere, che per quanto erri, esiste come soggetto errante, "Si fallor, sum". Probabilmente, il significato di soggettività agostiniano si distingue per essere più ampio di quello cartesiano, che si limita all'essere pensante, ma al di là delle differenze, resta comune il principio per cui quanto più lo sguardo si fa "introverso", si rivolge all'interiorità spirituale distogliendosi dall'esperienza sensibile dell'esteriorità, tanto più si avvicina a un livello di verità certe e fondative di quelle empiriche, condizionate alla fallibilità dei sensi (ipotesi dell'allucinazione). Il principio per cui l'idea il sapere di Dio, puro spirito, è il criterio di verità su cui poggiano tutte quelle parziali e limitate della scienza umana è lo stesso per cui, come nella tradizione platonica-agostiniana le verità della matematica hanno un grado di necessità e certezza superiore a quella delle scienze dell'esperienza sensibile, proprio alla luce dell'intelligibilità, immaterialità dei termini che i giudizi matematici mettono in relazione, quella matematica che proprio Cartesio ha in mente come modello a cui la filosofia dovrebbe ispirarsi il più possibile. Quindi andrebbe fatta una distinzione fondamentale: se si parla di puro fideismo e dogmatismo, certamente il metodo cartesiano è di fronte a esso puramente alternativo, ma se si intende una metafisica di ispirazione cristiana che sceglie di mettere da parte la fede (non per negarla beninteso, ma di non tenerne conto in una epochè metodologica) per affidarsi alla pura ragione filosofica, allora a me pare che in Cartesio gli elementi di continuità sian molto più importanti di quelli di rottura.


Buonasera Davintro. Con i miei tempi cerco di stare dietro alla discussione. L'interpretazione che poni è stata lungamente dibattuta. Sinceramente a me sembra il tentativo di ogni "tradizione" di far rientrare nei suoi canoni anche gli eretici e gli apostati, meglio se in articulo mortis.
Cartesio fa parte di quel gruppo di pensatori che rischiarono l'autodafè per porsi contro il pensiero della tomistica scolastica. Cartesio da questo punto di vista fu molto prudente ma anche lui subì una conseguenza pesante rispetto alla sua libertà di pensiero, risultando impresentabile come docente presso qualsiasi università dell'epoca. Farlo rientrare nel novero della tradizione è poco realistico.
Racconto un episodio buffo quanto noto. Un giovane seminarista che diverrà a sua volta filosofo, Malebranche, si racconta che svenne alla lettura della prefazione de "L'uomo", l'ultima opera di Cartesio, pubblicata postuma, se non ricordo male. Lo svenimento, in realtà fu dovuto alla grande ispirazione che Malebranche trasse, credendo che quel sistema rendeva la sostanza dell'anima pura e indipendente da ogni manipolazione relativa al pensiero magico e contadino.
In essa Cartesio fa quello che viene considerato il primo "esperimento mentale scientifico". Suppone che Dio costruisca un automa, in tutto e per tutto uguale all'uomo, da lui creato in precedenza, e da questa supposizione trae la conclusione, molte pagine dopo (dove sperava che la commissione dell'index librorum prohibitorum non sarebbe mai giunta) che quell'automa è esattamente l'uomo, che si muove, si agita, ha passioni, sulla base dei suoi componenti "meccanici". Ma non solo l'uomo, Cartesio va oltre, perchè dice esplicitamente che le leggi "del fuoco" che agitano il cuore dell'uomo sono le stesse che governano tutti gli altri corpi animati e inanimati.
Insomma, Cartesio lascia a Dio lo spazio del creatore iniziale, ma è solo una captatio benevolentiae nei confronti dei domenicani controriformisti. La cosa non lo interessa minimamente. Le leggi della natura (e l'uomo rientra nella natura, in quanto res extensa) vanno studiate senza alcun condizionamento teologico.
Si racconta anche che in un altro libro fu l'editore a pregare Cartesio di aggiungere un capitolo su Dio, perchè altrimenti sarebbe stato difficile venderlo.
Insomma Cartesio, ben lungi da essere un prosecutore della tradizione scolastico-aristotelica, era però un uomo prudente. Nel discorso sul metodo si appella al pubblico per dire che se si pongono degli ostacoli alla scienza si mettono degli ostacoli alla libertà e al progresso dell'umanità. Insomma mette le mani avanti, perchè in odore di eresia. Ed è possibile interpretare anche in questo senso la distinzione netta fra res cogitans/Dio e res extensa/uomini. Dio viene in qualche modo accettato, diplomaticamente, ma sterilizzato da ogni condizionamento sulla comprensione del mondo.
In questo modo si parla di "scolastica cartesiana", ovvero di un sistema filosofico che tende a tranquillizzare l'ordine cristiano affinchè la ricerca scientifica non sia vista come un nemico. E' questo anche il significato del dualismo cartesiano.
Ma l'etica di Cartesio è evidente. Per lui la realtà è la realtà della scienza e la morale non può illudersi di non doversi confrontare con essa. A Dio e alla religione viene lasciato uno spazio di rappresentanza, come ai re nei governi democratici moderni, ma ha il solo scopo di non essere perseguitato.
Per allargare lo sguardo si può dire che vi sono due direzioni del pensiero, alla vigilia dell'epoca moderna, una tende a sviluppare teorie sincretistiche ancora intrise di credenze magiche, astrologiche, alchimistiche, di neoplatonismo. Cartesio invece è straordinario perchè abbandona tutto ciò. E' un ingegnere, che eventualmente si rifà a Leonardo, perchè comprende che la matematica può essere applicata alla realtà. la matematica non è più un gioco per iniziati, che richiama nella sua perfezione alla metafisica. Invece attraverso l'algebra può permettere uno studio della realtà che è una realtà meccanica. Le scienze meccaniche, la fisica e la matematica sono le discipline cartesiane per eccellenza.
Una delle grandi intuizioni di Cartesio è stata inoltre quella di considerare l'unità di tutte le discipline scientifiche perchè tutte rispondono allo stesso metodo investigativo. Una intuizione che ha attraversato i secoli fino a giungere a noi, nell'epoca dell'interdisciplinarietà, dove risulta evidente come non sia possibile studiare la biologia senza conoscere la genetica e l'antropologia o la sociologia senza conoscere la psicologia e la teoria politica.
#1914
Per Davintro. Ma infatti, non ho chiuso la discussione e neppure ho chiesto di farlo o di spostarla. Filosoficamente so accettare, molto meglio di quanto hanno spesso fatto i pensatori religiosi, il pensiero diverso dal mio. Ho solo espresso il mio parere sull'argomento. Quello che però mi sembra doveroso è quello di sottolineare la necessità di tornare in topic.
#1915
Tematiche Filosofiche / Re:Il dubbio
05 Dicembre 2020, 19:00:37 PM
Dubbi e certezze vivono nell'uomo in un rapporto dialettico ed ambivalente. Alimentarsi esclusivamente di dubbi potrebbe dotare di una prestigiosa veste da filosofo stilita, ma quel filosofo dovrà pur sperare che il cacciatore con il suo arco "certo" gli procuri selvaggina, che "certamente" si trova nella boscaglia. Il cacciatore, invece, avrà bisogno anche di qualcuno che lo interroghi sulle sue trappole, perchè magari ne esistono di più efficaci, e se lui dirà "io credo solo nella mia trappola, perchè io amo la mi trappola e solo lei è vera", bè allora, tanti saluti ad ogni possibile evoluzione.
Non credo però che il dubbio sia un meccanismo di difesa rispetto alle delusioni e alle amarezze della vita e quindi sul confine dell'orizzonte del senso, rispetto alla delusione della morte. Il dubbio viene usato anche al contrario, per costruirci sopra amarezze e complotti, attraverso una visione paranoica, di un mondo dietro il mondo, che non è necessariamente religioso, ma è connesso alla necessità di individuare un capro espiatorio per giustificare i propri fallimenti e le proprie debolezze, fino alla creazione di grandiose costruzioni complottistico-paranoiche, di cui siamo oggi tutti testimoni.
Il nesso dubbio/certezza è invero estremamente affascinante come affiora, in questa discussione, dagli interventi di Green e di Bobomax.
#1916
Questo post mi sembra molto più catalogabile come discussione spirituale che filosofica. Detto questo, dopo l'intervento di Socrate del 4 dicembre, l'anima è andata a farsi benedire e si è perso il filo del discorso (salvo qualche timido tentativo). Vi chiederei di tornare al topic di Socrate, anche perchè vi giuro che non vi farò pagare un euro se aprirete una nuova discussione.
#1917
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
05 Dicembre 2020, 18:29:04 PM
CitazioneNon ho capito dove vuoi arrivare. Vorresti dire che sei d'accordo con Ipazia? Ma trattare gli esseri umani come numeri, ed è quello che hai appena fatto (adirittura mettendoli in scala   ), non è esattamente quello il problema (dal nazimo in giù)?



Scusami Green. Sono stato impegnato in questi ultimi giorni e non sono riuscito a rispondere prima.
E' vero che la classifica di Pinker relativamente ai più grandi massacri della storia è quantitativa e pertanto assonante con la famosa frase attribuita a Stalin "una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica". Ma nel caso di Pinker si tratta di riformare una visione della storia, secondo la quale la violenza ha raggiunto l'apice con la modernità, mentre è esattamente il contrario. Come ho già detto in molti altri post, l'incidenza di omicidi ogni 100.000 persone in Europa occidentale, negli ultimi mille anni è crollato in modo spettacolare. Oggi siamo intorno ad 1-2 omicidi/anno ogni 100.000 persone mentre in altri periodi (come il magnifico rinascimento), abbiamo raggiunto percentuali di 80-100 omicidi/anno ogni 100.000 abitanti. Tanto per dare un'idea significherebbe che a Roma dovrebbero esserci, solo per pareggiare la partita con il Rinascimento, 2700 omicidi all'anno e in Italia 54.000 omicidi all'anno. Invece nel 2019, in Italia sono stati commessi 307 omicidi, come è facile appurare dalle statistiche pubbliche del Ministero dell'Interno, il che ci rende uno dei paesi con il minor rischio di essere vittime di un omicidio al mondo (percentuale 0.5 omicidi ogni 100.000 persone).
#1918
Tematiche Filosofiche / Re:Oltre Cartesio
02 Dicembre 2020, 17:09:05 PM
Citazione"I peggiori stermini di massa e due guerre mondiali sono imputabili alla modernità: fattene una ragione"


Steven Pinker, in "Il declino della violenza" fa una interessante classifica dei peggiori stermini nella storia dell'uomo. La classifica non è stata calcolata sulla base dei morti complessivi, ma sul rapporto fra morti e viventi fissando come base la popolazione mondiale a metà del XX secolo, il che mi sembra un metodo corretto.


Il primo posto è attribuito alla "Rivolta di AN Lushan", VIII secolo DC: se rapportate alla popolazione del XX secolo, si tratterebbero di 429 milioni di morti.
Al secondo posto ci sono le morti derivanti dalle conquiste mongole di Gengis Khan, del XIII secolo. Se rapportate alla popolazione del XX secolo, si parlerebbe di 278 milioni di morti.
Al terzo posto vi è la tratta degli schiavi mediorientali, fra il VII e il XIX secolo, che ha comportato, rapportandolo al numero dei viventi di metà del XX secolo, a 132 milioni di morti.
Al quarto posto vi è la caduta dei dinastia dei Ming del XVII secolo, che con lo stesso metodo, fa 112.000 milioni di morti.


La seconda guerra mondiale, in questa speciale classifica, con i suoi 55 milioni di morti è nona e la prima guerra mondiale è tredicesima.
#1919
Attualità / Re:Mano de Dios
01 Dicembre 2020, 08:27:24 AM
Maradona. Un personaggio ambiguo. Probabilmente è stato un simbolo per tanti diseredati, che almeno nel calcio hanno trovato il loro riscatto. Tutta questa santificazione attuale ha il medesimo scopo: "divertitevi bambini, ma non disturbate il conduttore".
La stessa cosa accadeva, del resto anche per il Merisi, ma il pubblico era diverso, diversi i riferimenti simbolici. L'artista quando dipinge fa riferimento ad un mondo culturale conosciuto dal suo pubblico e questo rende il contesto piacevole. Ma per fare ciò occorre investire in  cultura.
Ora attacchiamo Maradona, invece di attaccare un sistema che preferisce investire nel calcio, invece di diffondere la passione per la cultura nelle periferie massacrate dalle logiche capitalistiche. Tutto ciò ricorda fin troppo la mitica canzone "contessa", solo che l'attuale aristocrazia ha vinto definitivamente, relegando i suoi oppositori a lobotomizzati servi, con diritto alla religione pedatoria.
#1920
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Individuo e società
30 Novembre 2020, 22:49:55 PM
Spiacente Viator, ma non funziona così. Puoi continuare a cantartela e a suonartela come vuoi, ma ti considero comunque intelligente e soprattutto curioso, quindi ritengo che continuerai a leggere. La socialità degli uomini è in parte "appresa" ma in parte è una conseguenza della nostra appartenenza alla classe "mammalia". Ed infatti molti animali di questa classe si sviluppano entro branchi, legami familiari e di gruppo. Infatti lo sviluppo del mammifero ha bisogno generalmente di più tempo di quello di altre specie e la protezione dei piccoli è più sicura se si fa in gruppo (certo ci sono anche le api e le termiti, ma le mie conoscenze non giungono fin là).
Oltre a questo dato biologico, la socialità non si apprende esclusivamente ma viene trasmessa anche geneticamente ed epigeneticamente, come ogni altro tratto comportamentale, per cui un padre misantropo avrà molte più probabilità di generare un figlio misantropo, indipendentemente dall'apprendimento "misantropofilo" del figlio.
Già da questi brevi pensieri sparsi, puoi notare come vi sia una certa complessità, che se vuoi, posso amplificare, citando l'estrema elasticità plastica del nostro cervello, per cui è contemporaneamente vero che un apprendimento egoista potrebbe creare un neofita egoista, un egoista perfetto, così come al contrario un perfetto missionario, nel caso fosse addestrato ad esserlo. Senza contare le dinamiche relazionali familiari, nei cui contesti ci si deve anche differenziare e non solo omogeneizzare, sulla base di input che sono alternativamente e contemporaneamente, biologici, genetici, macro-culturali (la società italiana ad esempio) e micro-culturali (la famiglia specifica o il gruppo di amici o di colleghi).