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Messaggi - Jacopus

#1921
CitazioneCiò che è contraddittorio è impossibile logicamente. Quindi impossibile tout-court.
Nelle scienze è possibile che sia così, ma nella pragmatica umana, nella storia e nell'arte, solo ciò che è "anche" contraddittorio, ci rende umani, compassionevoli, in grado di capire, almeno per un momento, che possiamo sospendere il giudizio e osservare il dubbio per poter riscoprire la parte dell'altro che non è inferno.
#1922
Ritorno sull"argomento. Vi sono diverse teorie astrofisiche, che possiamo riunire sotto il nome di teorie del multiverso, che suppongono l'esistenza di soggetti biologici identici, i quali teoricamente potrebbero incontrarsi, dando luogo a quella incompatibilità di cui parlava and1972rea, per dimostrare l'esattezza della scissione cartesiana.
In realtà le neuroscienze, anche quelle più materiali, non si sognano di definire il cervello e il SNC in termini esclusivamente organici. Se così fosse  la tesi iniziale del post avrebbe una sua fondatezza. Le neuroscienze invece dicono che vi sono settori del cervello dedicati a funzioni specifiche e questo è ormai dimostrato da almeno un secolo e mezzo. Nello stesso tempo le nostre esperienze sia a livello ontogenetico che filogenetico, mutano la stessa struttura complessiva del cervello.
Per cui, due soggetti cerebralmente identici  sulla base delle teorie dei multiversi, lo saranno solo al momento della loro nascita, poiché le loro esperienze, anche se fossero legati insieme, sarebbero diverse e questo comporterebbe una "individuazione della loro soggettività" non localizzabile nella ghiandola pineale o nell'esprit de finesse, ma semplicemente in quella struttura organica del SNC + le esperienze accumulate sia nel corso della singola vita, sia attraverso i condizionamenti epigenetici che possono trasmettersi per alcune generazioni. Quindi, anche ammettendo come vera la teoria dei multiversi, secondo le neuroscienze non potranno mai trovarsi due soggetti con lo stesso SNC.
Basti pensare, semplicemente, che aver letto questo post ha modificato il cervello di tutti quelli che l'hanno letto, ma in modi diversi, secondo le precedenti esperienze di ogni singolo lettore.
Ovviamente portare all'estremo la teoria del multiverso, confermerebbe nuovamente la teoria di and1972rea, ma a me preme sottolineare come gran parte degli studi neuroscientifici siano tutt,'altro che fisicalistici.
#1923
Attualità / Re:Il nipote di Adam Smith
26 Novembre 2020, 17:12:46 PM
Per Viator. Brevissima replica. L'uomo non è egoista, altrimenti tu ed io saremmo ancora su un albero a fare strani strilli ed a temere di finire divorati dai leoni. Spero che così sia più chiaro, anche se ho forti dubbi in proposito. Questo non vuol dire che l'uomo sia un santo altruista. Ondeggia fra i due sentimenti, altruismo, egoismo, proprio come Lia che accumula egoisticamente opere d'arte e poi al termine della sua vita, invece di, egoisticamente trasferirle ai suoi parenti, le devolve ad una fondazione, affinchè ne possano beneficiare tutti. Siamo però noi ad essere responsabili a quale di questi due ondeggiamenti vogliamo sforzarci di appartenere. Perchè l'uomo è un soggetto culturale almeno tanto quanto un soggetto biologico. Far passare tutto per biologismo, egoismo innato e così via è una notevole cavolata. Visto che sei allergico alle citazioni, ti dico che è così perchè l'ho deciso io, così almeno ci confrontiamo allo stesso livello di università della strada.
Un caro saluto.
#1924
Attualità / Re:Il nipote di Adam Smith
26 Novembre 2020, 14:25:12 PM
Buongiorno Viator. La tua visione è nota come modello Hobbes-Freud e già dalla levatura dei nomi direi che ha una certa rispettabile tradizione.
Freud fa un discorso più complesso ma la sostanza è quella: rimpiazza il carabiniere esterno con uno interno definito super-Io.
L'uomo, anche questo è noto, è un tipo piuttosto bizzarro, né angelo né demone. Altrimenti spiegami perché questi ricconi, alla fine, donano gran parte dei loro patrimoni ad enti benefici, a musei. C'è a La Spezia un museo, il museo Lia, interamente formato da una gigantesca donazione privata. Evidentemente il donatore non rispondeva ai requisiti del modello Hobbes-Freud oppure era un alieno. Piccolo esempio. Perdonami se non ne faccio altri, fra le molte migliaia che potrei elencare.
Provocatoriamente potrei domandarti, tu non uccidi le persone a cui vuoi bene, per paura della legge penale? Potresti uccidere i tuoi cari o conoscenti per impossessarsi dei loro beni, se sapessi di essere esentato da ogni sanzione?
Questa tua visione del mondo non è falsa, solo che non è sufficiente. Ed inoltre è  ampiamente dimostrabile che la violenza dei nostri antenati era leggermente più splatter della nostra. Ai voglia a sottolineare i campi di sterminio, a fronte dei 100 omicidi ogni 100.000 abitanti in Europa nel Medio Evo, a fronte degli 1-2 di oggi. Parlo di violenza perché essa è sempre connessa con la visione Hobbes-Freud di cui ti sei fatto tedoforo.
Credo che sia giunto il momento di diventare adulti e non fare il bene solo per paura dell'inferno (che sia in terra o sottoterra poco importa ai miei fini).
#1925
Attualità / Re:Il nipote di Adam Smith
26 Novembre 2020, 09:23:29 AM
Per Baylham. Adam Smith, nel post introduttivo è la simbolizzazione del capitalismo ai suoi albori, allorché la borghesia era animata da uno spirito etico forte, al punto che la ricchezza economica era correlata con la convinzione che i ricchi fossero gli eletti. In quel tempo la borghesia si sviluppava in un contesto temperato da  valori di giustizia ed eguaglianza, che necessariamente dovevano essere richiamati per differenziarsi dal ceto dominante di allora: l'aristocrazia.
L'ideologia capitalistica di oggi, questa è la mia tesi, non deve confrontarsi con alcuna seria alternativa ideologica, tutte spazzate via dal culto del denaro.
Da ciò è derivata una colonizzazione del pensiero capitalistico anche in ambiti affettivi e relazionali. L'episodio di cronaca e soprattutto la lettura giornalistica che ho allegato sono una prova di ciò. Il mondo delle relazioni umane, e quindi anche la sessualità, è interpretato come un mondo di oggetti e non di soggetti, come avviene nel mondo del lavoro. Gli oggetti li usi e li sfrutti e come puoi strumentalizzare un operaio (forza-lavoro), puoi strumentalizzare una donna (legandola in un letto) o un amico (usando l"amicizia per scopi economici). Il rischio è che l'umanità sacrifichi sull'altare del Dio Denaro, ogni altro principio e parlo di sacrificio proprio in senso religioso.
Ti do un'altra chiave di lettura, attraverso due film che spiegano in modo artistico lo stesso messaggio, entrambi coreani (non a caso): pietà e parasite.
Eventualmente la questione da approfondire è se il capitalismo sia sempre stato così violento e pervasivo oppure no.
#1926
Attualità / Il nipote di Adam Smith
24 Novembre 2020, 22:23:04 PM

https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/25322476/alberto-genovese-filippo-facci-stupro-chi-va-mulino-si-infarina.html

Lo stile di Facci è quello del giallo hard-boiled. Rispetto a Feltri, che propala lo stesso messaggio in stile casareccio, sicuramente è un altro pianeta, ma persegue lo stesso scopo, con un diverso tipo di arma. Senza entrare nel caso specifico, la tesi di Facci è che vittime e carnefici facciano parte dello stesso scenario di cui sono artefici consapevoli. Nel suo sguardo gelido sia le groupies che gli yuppies sono mossi dagli stessi ideali, il successo, i soldi, la fama, il divertimento sfrenato, in una corsa senza fine che potremmo definire "Paura e delirio a Milano". Le armi di Facci sono sottili. Ad un certo punto dell'articolo esterna l'idea che lo stupro è tale solo se è denunciato dalla vittima. Idea falsa, come sa chi conosce il diritto penale, ma anche manipolatoria, perchè vorrebbe sancire un proprio "saperla lunga" rispetto al diritto, ponendo anche la legge nello stesso immondezzaio in cui ha già piazzato gli altri attori della vicenda.

Una frase mi ha colpito più di altre e che riguardano Alberto Genovese e il cuore puro del capitalismo del XXI secolo (anche il capitalismo muta): "smettere di essere socialmente pericoloso, per uno come Alberto Genovese, significa rinunciare ad essere Alberto Genovese". Si potrebbe scrivere, al seguito di questa frase un saggio di teoria critica della società. Se Alberto Genovese è un campione del libero mercato è evidente che in quel campo ha scatenato tutti gli "animal spirits" socialmente pericolosi di cui è capace. E perchè non dovrebbe fare lo stesso in quel palcoscenico dei festini, che altro non è se non una distorsione delle proprie pulsioni emotive ed affettive? Si potrebbe dedurre che la lotta competitiva dell'homo oeconomicus ha valicato i suoi confini per colonizzare anche quella parvenza della relazionalità coltivata nei festini. La droga della performance, della competitività diventa anche la droga del sesso violento, una sorta di ostia sacrilega del rito quotidiano del mietere soldi e organi sessuali femminili, intercambiabili e scambiabili ad un prezzo di mercato, in futuro quotabile in borsa e reso più eccitante da sudore e vari tipi di anestetizzanti.
Quella differenza sottile fra stupro e baccanale è la stessa differenza sottile che ormai divide il capitalismo legale e quello protervo e violento delle società dei riders, dei caporali di primo e terzo mondo, di coloro che fanno affari a metà fra politica e criminalità organizzata. Il nipote di Adam Smith è diventato un soggetto talmente depravato che Adam Smith, portatore orgoglioso di un etica calvinista rigorosa ma votata al desiderio di migliorare l'umanità, se ne vergognerebbe parecchio.
#1927
Tematiche Filosofiche / Oltre Cartesio
22 Novembre 2020, 23:02:00 PM
Impossibile sottovalutare Cartesio. È definito il filosofo che ha fondato la modernità. Forse le sue opere sono il vero passaggio tra Medio Evo ed Evo Moderno, piuttosto che un anomalo viaggio verso le Indie o la fine della guerra dei 100 anni.
Dobbiamo a lui, ad esempio, la definitiva emancipazione della filosofia dalla teologia. La "tradizione" per Cartesio non ha alcun senso e viene posta fra le cose "false" e "irreali". Il pensiero di Cartesio è teso verso la nuova scienza empirica, che viene reinterpretata però nel mondo delle idee. Bypassando Bacone è come se Cartesio volesse connettere Galilei a Platone. In questo credo sta parte  della sua grandezza.
Il cogito è la sua arma più potente. La coscienza del singolo è il suo pensiero. Il suo "pensare di pensare" è l'unico fatto reale. Straordinario che da questo movimento apparentemente solipsitico, sia derivato il dominio tecnologico dell'uomo sulla res extensa, in tutte le sue forme.
Detto questo, concordo con Heidegger quando si scaglia contro Cartesio, perché a lui imputa la scissione dell'uomo dalla natura. La mente cartesiana infatti può considerare lo stesso corpo, come un meccanismo da osservare, da gestire, da manipolare e di cui servirsi. Lo stesso processo sarà esteso in lungo e in largo nei successivi cinque secoli.
Quella res cogitans ha così trasformato il mondo, creando la gerarchia fra lei (superiore) e la res extensa ( inferiore).
Il modello cartesiano, per quanto ci possa sembrare assurdo, è ancora vivo fra noi. Molto di più di ogni altro modello filosofico successivo.
Ma oggi, di fronte alla constatazione che la res extensa è stanca di essere usata, e sta iniziando la propria nemesi, occorrerebbe salvare Cartesio da sé stesso. Poiché la soluzione non può essere il ritorno alla tradizione, perché significherebbe ingiustizia e sarebbe comunque improponibile (le donne chiuse in casa durante il ciclo?). Ma la soluzione è anche qualcosa che deve essere oltre Cartesio, mentre finora il pensiero è rimasto ancorato a lui.
È vero vi è tutta la tradizione illuministica che cerca di correggere quella visione, ma ne siamo sicuri? Lo slogan "soviet più elettrificazione" non è ancora cartesiano? E l'ubermensch per essere tale non aveva forse bisogno dei prodigi della tecnica razionalizzatrice e quindi cartesiana.
Cosa dobbiamo cercare oltre le colonne di Cartesio?


#1928
Tematiche Filosofiche / Re:Pensiero e Parola
20 Novembre 2020, 17:23:17 PM
Naturalmente il pensiero non può essere circoscritto alla parola. Ma il pensiero senza parola è un pensiero inevitabilmente ridotto. Anche prima dei graffiti della grotta di lascaux esisteva il pensiero. I  cacciatori si dovevano coordinare. Lo stesso camminare presuppone lo sviluppo di circuiti neurali complessi. Anche senza parola, lo vediamo nei cani, è possibile pensare, avere nostalgia, essere felici, addolorati o tristi. Quello  che ci distingue da gran parte degli esseri viventi è però la creazione di supporti culturali sempre più complessi e raffinati, la danza, la gestualità,  il disegno. Ma la parola assume su di sé un patrimonio di sintesi simbolica che permette al pensiero di pensare secondo una modalità diversa e molto più potente, fino a poter pensarsi come un mondo artificiale, uno specchio del mondo o un mondo ideale. Pensare a ciò che non è, pensare al possibile e costruirlo è una forma della tecnica e la  parola è la tecnica per eccellenza, specialmente nella sua forma scritta.
#1929
Alla domanda iniziale di Socrate, la mia risposta è no. Sanzionare i negazionisti li trasformerebbe in vittime dando ancora più forza alle loro idee, al punto da concretizzare il loro delirio persecutorio del "mondo dietro".
Più interessante è domandarsi da dove viene la forza di costoro, la loro capacità di aumentare proseliti e divulgatori.


La risposta fondamentale, a mio parere, è nella disarmonia economica del mondo. Una mia amica ha regalato un coupon di 50 euro, con il quale Emergency sfamerà per un anno una persona in Afghanistan:  "50 euro". Un amministratore delegato di una multinazionale ha un reddito equivalente a quello di uno stato. Gli altri umani sono in mezzo, fra questi due estremi. Con il desiderio inculcato in tenera età di dover scavalcare i compagni, i vicini, i parenti, i colleghi, da trattare tutti, indistintamente, come strumenti per la propria gloria. Una grande scalinata, infatti, collega il povero afghano, al gradino più basso, e l'amministratore delegato, a quello più alto.
Ma il comando imperioso del successo non sempre si realizza. Si resta allo stesso gradino, qualche volta addirittura si scende. E non potendo accusare sé stessi, bisogna pensare che la responsabilità sia altrove. Se poi vi è stata negli ultimi 500 anni una possibilità di crescita, essa è stata principalmente originata dallo sfruttamento tecnologico della natura. Ad esempio, c'è chi collega la fine della schiavitù con l'uso sempre più diffuso dell'energia termica (carbone, ecc.).
Il Covid è, in questo duplice scenario, il bersaglio perfetto. Ha a che fare con le dinamiche sociali, sanità, controllo, contagio, relazioni, e quindi con quella scala sociale che siamo apparentemente obbligati a salire, ma è anche il primo imponente blocco allo sfruttamento insensato della natura, proveniente dalla natura stessa.
Il covid suggerisce a tutti che la scala non potrà più essere salita, anzi sarebbe già qualcosa fermarsi al gradino che occupiamo. Ipotesi scandalosa, dalla rivoluzione industriale in poi.
La negazione è la reazione più semplice, ed anche affine, per certi versi (per altri no), all'attuale ordine mondiale capitalistico. Perché negando si preserva il sogno della crescita infinita, che preserva, a sua volta, tutti gli eserciti di riserva dei terzi e quarti mondi, ormai giunti fino alle periferie della Festung Europa, dal farsi cogliere dalla disperazione. Non ci può essere più  alcun "domani sarà meglio", perché Covid-19 è solo l'avanguardia delle terribili forze naturali che si stagliano all'orizzonte.
Il senso del limite non avrà bisogno di congressi sulla riduzione delle emissioni. Sarà un ciclone che potrebbe stravolgere la fisionomia della attuale società.
Quindi, per combattere il negazionismo, bisognerebbe combattere i canoni del potere economico capitalistico, il che francamente mi sembra una pia illusione, di questi tempi.
#1930
Beh Green, ti risponde una delle "solite volpi".Metti sul tappeto un tema enorme. Individuo, soggetto, io, sé, si declinano in mille maniere diverse a seconda delle discipline "social" prescelte.
Per risponderti, invece di fare un ripasso veloce fra qualche testo, ho provato a stendermi sul letto, per concentrarmi ( e ti ringrazio per avermi dato l'estro per provare questo esercizio filosofico).
Il responso è il seguente.
Il soggetto è esautorato dalla tecnica, in quanto a funzionamento, ma non in quanto ad ideale, che deve essere conservato per motivi politici.
La conseguenza è la sopravvivenza solo in effigie dell'eroe romantico, che ha il suo prototipo in Ulisse, perché il cavallo di Troia ora può essere sviluppato ciberneticamente. L'eroe romantico in effigie pratica ancora il culto dell'individualismo senza averne più la competenza e senza neppure avere l'umiltà di tornare al pensiero "romanico", cioè quello simbolizzato dai soggetti umani tutti dipinti allo stesso modo (andare a Ravenna per un test sul campo).
La riproducibilità tecnica dell'opera d'arte fa inoltre illudere che tutti possano diventare eroi senza sforzo.
Per questi motivi, l'occidente è in decadenza e il futuro sembra sempre più un futuro orientale, dove almeno si mantiene l'umiltà generica a rappresentarsi in modo romanico.
#1931
Tematiche Spirituali / Re:Spiritualità atea
18 Novembre 2020, 17:55:41 PM
Leggendo qua e là in questo forum, mi verrebbe voglia di aprire una discussione sul valore del dubbio per lo spiritualista ateo o per l'ateo tout-court.
Infatti, se questo dubbio viene interiorizzato come principio fondamentale del metodo scientifico, non appena si parla di religioni, spesso svanisce, e i razionalisti atei si buttano sul povero credente, definendolo, certi della loro ideologia, privi di ogni dubbio.
Ebbene, un tale approccio, a mio modo di vedere è in primo luogo poco rispettoso, in secondo luogo poco produttivo, poiché chi viene deriso non cambia certo idea per  così poco, anzi può credere che essendo perseguitato, meriterà ancor più il regno dei cieli. In terzo luogo è in aperta contraddizione con il culto del dubbio, che dovrebbe far dubitare anche in campo religioso. In quarto luogo, la divinità, anche quella non esistente, assolve a dei compiti di consolazione e di identificazione che possono aiutare le persone a sentirsi meglio. Anche in questa prospettiva (mi rendo conto poco edificante per il credente), un free-thinker dovrebbe essere cauto e, ripeto, rispettoso. Ovviamente lo stesso rispetto che, reciprocamente, va tributato al pensatore ateo. Penso che solo a partire da un reciproco rispetto e da un confronto educato è possibile accettare posizioni divergenti e discutere sopra di esse. E questo è un punto fondamentale di ogni spiritualità laica, atea o immanente che dir si voglia.
#1932
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo sapiens
17 Novembre 2020, 19:23:07 PM
Buonasera Mariano. La tua preoccupazione la provo io stesso e credo anche altri frequentatori di questo forum, ma cosa possiamo fare se non continuare a farci domande e provare a darci risposte. Ancora una volta mi  viene in aiuto la Yourcenair:
"Fondare biblioteche è un po' come costruire granai pubblici: ammassare riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire".


#1933
Tematiche Filosofiche / Re:I postulanti dell'Assoluto
17 Novembre 2020, 00:09:55 AM
Citazione poichè tutto ciò di cui possiamo parlare o che possiamo pensare è necessariamente esistente.
Vero, ma esistono diversi gradi di esistenza di ciò di cui possiamo parlare o pensare. Il minimo grado di questa esistenza è ciò che qualunque soggetto pensa nel suo foro interiore, senza comunicarlo ad altra anima viva. Anche quel rimuginio ha una sua inequivocabile esistenza. Il massimo grado di esistenza avviene quanto ciò di cui parliamo o pensiamo è condiviso dal maggior numero di soggetti.
Questo principio quantitativo di esistenza va però considerato accanto ad un principio qualitativo, poichè non è detto che tutto ciò che esiste nella maggioranza sia giusto, e dico giusto evitando di dire vero, perchè vorrei circoscrivere il discorso ai fatti etici dell'uomo, la libertà, l'uguaglianza, l'egoismo, l'altruismo e così via.
Ecco allora che ciò di cui possiamo parlare, se da un lato è aperto alla possibilità, dall'altro dovrebbe essere retto dalla responsabilità. La responsabilità del me connesso con gli altri. Del me che non vede gli altri come antagonisti ma come collaboratori ad un fine comune, quello della reciprocità della regola aurea. Da ciò deriva che anche Zeus, se si piega a questa legge, ha dignità ad esistere, mentre non ce l'ha Allah (è solo un esempio) nel momento in cui proclama la guerra santa contro gli infedeli. Se Allah o Zeus sono invece, come spesso è accaduto, i latori trascendenti dell'asimmetria dell'ordine del mondo, dove esistono dominatori e dominati, dove esiste "chi agisce e chi è agito", allora essi esistono comunque, ma esistono in quanto portatori di una ideologia alienante e alleata dell'ingiustizia e quindi sostanzialmente irresponsabile della sorte dell'uomo, tanto più dominante se portatrice anche di quella rigidità mortale connessa alla condanna della blasfemia, di cui ci potrebbero parlare tanto Socrate, quanto Cristo.

Ma tutto ciò come è connesso con la questione in argomento, con i postulanti dell'assoluto? E' presto detto, così come si può pensare all'assoluto, si può pensare al relativo, ed entrambi esistono come concetti e quindi esistono come realtà concettuali. Ma l'assoluto è disconfermato dalla nostra stessa esperienza vitale. I nostri corpi nascono, vivono, appassiscono e muoiono. E' disconfermato dai continui mutamenti di paradigmi della conoscenza umana, che per decine di migliaia di anni ha fatto a meno del Dio ebraico e si è accontentato di altri dei, così come continuano a fare, ancor oggi, miliardi di persone in Cina o in Nuova Guinea. E' disconfermato dall'esistenza, all'interno di un singolo concetto assoluto, di altri assoluti minori, come nel caso dei mussulmani sunniti e mussulmani sciti. E' disconfermato dall'esistenza di principi biologici ambivalenti persino rispetto alla nostra sessualità, per cui non possiamo dirci nè assolutamente maschi, nè assolutamente femmine. E come si concilia questa assolutezza con l'avvento casuale di homo sapiens dopo miliardi di anni, in cui altre specie hanno dominato il mondo? Come si concilia con la relativizzazione del concetto di tempo?
Un unico assoluto forse potrebbe avere spazio, a mio giudizio, ed è l'assoluto della responsabilità umana nei confronti dei suoi simili e del suo ambiente. Un assoluto talmente vertiginoso, che se applicato significherebbe probabilmente l'avvento di una nuova specie di homo sapiens. Ed è a questo che dobbiamo tendere.
#1934
Tematiche Spirituali / Re:Spiritualità atea
16 Novembre 2020, 22:48:23 PM
Girando sempre attorno alla tematica del mio precedente intervento, un nuovo spunto. Nietzsche parlava dionisicamente dell'ubermensch contrapposto all'untermensch, in un discorso che, a mio parere, non esclude una sua spiritualità. Una spiritualità che però è il semplice collegamento fra la ferinità originaria del capobranco e la spiritualità sciamanica delle origini. Un connubbio attraente, perchè decapita Prometeo e ci riconduce al paradiso terrestre dell'indicibile violenza della natura.
A Nietzsche, si contrappone, in modo forse involontariamente ironico, Freud, quando parla di Nebenmensch, ovvero di semplice "umano accanto". Effettivamente qui vale la pena fare una digressione etimologica, visto che mensch non significa uomo, bensì umano, e quindi la traduzione corretta di unter e ubermensch sarebbe sub-umano e super-umano, una concezione che racchiude entrambi i generi, maschio e femmina.
Ma torniamo al punto. Il Nebenmensch si pone nella relazione sociale con una forte dote di ambivalenza. E' l'umano che cura perchè è vicino ma è anche l'umano che è fuori dal nostro corpo e pertanto, altero ed alieno, appartenente pertanto all'inferno di Sartre. Ma solo attraverso la comprensione vera della figura del Nebenmensch è possibile trovare una spiritualità immanente, quella stessa spiritualità che è possibile rinvenire, un secolo prima nell'ultima istanza del motto della rivoluzione francese: "fraternitè".
E' stato il tradimento della fraternitè a costruire il romanticismo prima e Nietzsche poi, fino al totalitarismo e al capitalismo necrofago. Ed è da quella fraternitè, dal Nebenmensch che dobbiamo ripartire, tutti noi "uomini di buona volontà", senza pensare al fatto che crediamo in un Dio, in un totem, o in "Was ist Aufklarung" di Kant.
#1935
Tematiche Culturali e Sociali / Re:Homo sapiens
15 Novembre 2020, 19:23:20 PM
Ormai è stato provato da ripetuti esperimenti che essere emotivamente presenti, in modo equilibrato, oltre a rendere la vita più piacevole, permette un grado di razionalità più integrata e serena. Ovvero, ne benficia la salute della persona nel suo complesso.
Questo però non significa che persone molto traumatizzate, a cui la sfera emotiva è stata preclusa per educazione o esperienze, non possano essere razionali. Anzi spesso, per difesa o per incapacità ad accedere la parte emotiva, si sviluppa la parte razionale in modo spettacolare. Oppure, al contrario, si resta in preda alle proprie emozioni e impulsività, come accade, ad esempio, nel disturbo border-line. Rispetto al primo caso, mi viene in mente l'esempio classico di Nietzsche, ma anche altri grandi pensatori della storia della filosofia e della psicologia, hanno subito lo stesso problema. Di sicuro un attaccamento disordinato alle figure di cura (in primis i genitori) può produrre conseguenze gravi fra le quali una sottoesposizione o una sovraesposizione alla capacità di razionalizzare le proprie esperienze.
In realtà, fatto di avere il rapporto cervello/corpo, (quoziente encefalico) più alto nel mondo biologico, ci permette di avere sufficienti risorse per gestire e connettere idealmente la nostra razionalità e la nostra emotività, che si arricchiscono a vicenda, in una situazione di sufficiente sanità dell'ambiente e del gruppo dei pari e dei care-givers. Una situazione che condividiamo comunque a livelli di intensità diversi, con molti altri animali, non solo nella classe "mammalia".
Quindi, alla tua domanda finale, direi che la situazione ideale è quella di riuscire ad esserlo contemporaneamente, anche se non è affatto semplice. Ma una soluzione diversa scinderebbe la personalità umana in due sezioni separate. Evento in realtà che accade spesso, quando ad esempio "piangiamo disperati perchè un vetturino sta frustando un cavallo" (accaduto a Nietzsche a Torino, che in quel caso è stato sopraffatto dall'emotività), oppure quando "uccidiamo senza rimorso un ebreo, perchè lo consideriamo un untermensch" (in questo caso razionalizziamo talmente tanto da evitare di guardare la tragedia che stiamo compiendo).