Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - green demetr

#1921
"qualunque forma diate al nichilismo esso è sempre la naturale conclusione della presa di potere del soggetto sull'oggetto. " cit Vito J Ceravolo

Direi che è l'esatto contrario, Nietzche fa notare come il soggetto sia solo una costruzione.
Perciò il suo intento è de-sogettivare la sua volontà di potenza.

Chiaro che le prospettive sono a questo punto totalmente divergenti.

Il nichilismo è invece il contrario ossia la pretesa del soggetto di inglobare l'oggetto, quanto è vero l'esatto opposto, da Heidegger fino a Severino vedi la problematica della tecnica.

Naturalmente siamo ancora d'accordo sulla necessità di analisi fra mondo animico e mondo materiale.

X Paul e Vito

Quando parlo di nulla, parlo del "come se fosse nulla", ossia del discorso che nasce dal terrore originario. Dunque è una questione psicanalitica e giammai ontologica.

prossimo articolo che leggerò sarà dunque scalata al nichilismo.

a domani.
#1922
Tematiche Filosofiche / Re:La sedia in sè
14 Febbraio 2020, 10:23:02 AM
Citazione di: Ipazia il 12 Febbraio 2020, 14:43:50 PM
L'in sè presuppone una proprietà intrinseca delle cose che dovrebbe essere tale a prescindere da ogni intervento esterno e in ogni contesto. Severino aggira l'ostacolo dicendo che il divenire non esiste per cui la sedia in sè severiniana, al pari del personaggio più eccellente della fiction filosofica, è sempre esistita e sempre sarà.

Ma è un artifizio (per restare sul neutro) che trae ispirazione dal primo della serie, il mondo platonico delle idee, che eternizza triangoli e rette parallele, i quali, anche ad andarle a cercare con la lampada di Diogene, per tutto il tempo che l'universo ancora ci concede, non li si troverebbe punto.

Il peccato originale dell'idealismo, che ne costituisce pure la sua invisibile faccia nichilistica della luna, è avere invertito l'episteme con i ta onta, l'epistemologia con l'ontologia, al punto di subordinare la sua bestia nera: la realtà, al principio metafisico invertito, come vuole fare Sauron coi suoi anelli.

Si ma gli enti si danno solo in quanto situati all'interno della categoria dell'esistenza.

Se dico ente è automatico dire essere.

Come sappiamo noi siamo qualcosa che si dice uomo, ma il senso dell'esserci, non è minimamente assimilabile al concetto di forma-sostanza.

Attingiamo a qualcosa di duro a qualcosa su cui rimbalziamo ogni volta che ci sforziamo psicologicamente, o ogni volta che una malattia ci prostra.

E' su questo impenetrabilità della natura che deriviamo l'intero asse ente-essere.

Come se l'ente fosse un niente, e l'essere (la morte) fosse l'unica verità.

E' di fronte alla morte che deriva l'idealismo che si interroga sulla destinalità del soggetto.

L'unico ente che conta come dice Phil siamo noi.

Le idee di Mondo-Anima-Dio sono derivate, mediate direbbe heidegger, da noi stessi.

E noi siamo niente senza ammettere che un Essere esista.

Insomma Ipazia l'iperuranio è solo una banalizzazione manualitstica, che non rende minimante conto del vero problema sotteso.

Te lo dico, perchè ultimamente lo ripeti spesso.

Concordo sul fatto che la filosofia stessa si dimentichi di se stessa molto spesso, e quindi possiamo liquidare le questioni falsamente poste, o mal poste, come versioni dell'iperuranio.

Concordo che siamo in tempi dove forse è meglio concentrarci sulle prassi.

Ma la filosofia non è solo finalismo, è anche fondazione a partire dal nostro terrore come umani.










#1923
Tematiche Filosofiche / Re:Lo spazio dell'assoluto
14 Febbraio 2020, 10:01:53 AM
Citazione di: viator il 12 Febbraio 2020, 22:39:58 PM
Salve green demetr. Io ti ho fornito una precisazione soggettiva circa ciò di cui avevi parlato (il tempo). Se vogliamo spostarci allo spazio, esso sarà la dimensione complementare al tempo, legata all'inesistenza fisica del primo. Che le scienze fisiche (costruzione razionale immateriale) non possano funzionare in mancanza di parametri spazio-temporali è appunto conseguenza paradossale della loro propria natura (costruzioni immateriali convenzionali che si occupano di mettere ordine nella fisicità "obbiettiva" del mondo materiale !!).



Il mondo fisico, al di fuori della osservazione ed interpretazione umana, contiene solamente materia ed energia.
Se in esso includiamo l'osservatore umano, ecco allora che inesorabilmente costui porterà – a propria confusione – il proprio contenuto dimensionale a ciò che sta osservando. Aggiungerà al mondo - come osservato - il proprio psichismo sotto forma di spazio (dimensione appunto solo psichica con la quale noi percepiamo gli effetti dell'esistenza della materia) e di tempo (idem, idem per gli effetti dell'energia).
Infatti la proprietà tipica della materia è quella di occupare uno "spazio" (e questa è la percezione di chi la osservi) mentre la proprietà tipica dell'energia è quella di operare dei cambiamenti, degli eventi i quali appunto richiedono un "tempo" per verificarsi (altra percezione di chi vi assista).

Chi di noi è in grado di concepire un puro spazio privo di riferimenti materiali oppure un tempo nel quale nulla mai accada ?. Come mai la velocità (spazio / tempo) per venir da noi percepita o anche solo concepita necessita di riferimenti materiali od energetici ? Guardando dall'oblò di un'astronave verso un cielo privo di stelle non si percepirà mai il movimento per riferimento materiale, a meno che si verifichi una accelerazione o decelerazione ed il conseguente stavilirsi di un riferimento energetico con la variazione di stato inerziale generante una forza-peso. Saluti.


Naturalmente la materia deriva da un processo entropico, in cui emerge il materiale.
Il soggetto non è sensibilmente attrezzato a intendere il mondo fisico come processo entropico.
Ma il segno matematico gli permette di intendere come processo puro, la sua ordinazione caotica (ossia statistica laddove riguarda lo spazio che emerge dalla materia che emerge dall'energia, vedi bosone di Higgs).


E' un modo di procedere scientifico più che filosofico, ovviamente per me.
#1924
Tematiche Filosofiche / Re:Lo spazio dell'assoluto
14 Febbraio 2020, 09:56:15 AM
Citazione di: Ipazia il 12 Febbraio 2020, 13:47:36 PM
Noi siamo il tempo antropologico che non è lo spazio-tempo fisico il quale a sua volta, con buona pace di Severino, è temporizzato pure lui variando al variare del tempo. Il che contraddice un'altra superstizione metafisica: che non si possa studiare un fenomeno dall'interno. Forse la filosofia dovrebbe lasciare lo spazio-tempo ai fisici e a chi ci deve fare sopra calcoli per centrare il bersaglio nei viaggi interplanetari e nella standardizzazione degli apparati di comunicazione e concentrarsi di più sul tempo antropologico che è l'ente da cui è nato l'universo antropologico, Dio compreso.

Ma il filosofo che non legga della fisica non è un filosofo.

Comunque se intendi dire che il tempo antropologico è assai più importante del supposto tempo fisico, con me sfondi una porta aperta.

Naturalmente sono due campi della critica (della analisi) completamente differenti.

Sebbene Severino abbia fatto notare che nel destino della contradizione dell'apparire, ossia nella fenomenologia del tempo di cui si occupa l'antropologia, il tema della tecnica è inaggirabile.

Serve sia una attenzione particolare per non rimanere negli iperurani, ma anche mantenere una certa visione d'insieme dei processi fenomenologici. (essi siano un destino o meno).
#1925
x Paul e Vito J Ceravolo  (con un accenno a Ipazia)

Il problema delle pratiche che scaturiscano dal dogma, è che quasi sempre non rispondono al nichilismo.

Il nichilismo non è legato tanto all'uccisione della realtà, semmai alla sua negazione come discorso.(nietzche)

Ossia nell'epoca moderna il concetto di verità è gravemente in difficoltà.

Le filosofie analitiche continentali che sinora si sono impegnate nel rispondere  a Nietzche mi paiono dogmatiche e pericolose.

Non a caso sono sfociate nel transumanesimo.

Come se la ragione in sè (nell'accezione di vito) o l'ordine naturale (nell'accezione di paul) potessero veramente porsi in un iperuranio.

Ha dunque ragione Ipazia nel sottolineare che la visione del mondo dietro al mondo, di solito è una modalità di non pensare alle pratiche quotidiane.

Detto questo per me l'idealismo è esattamente lo studio del soggetto a partire dal lato psicologico (hegel non kant)

Il soggetto che non si dedichi all'attività di critica del proprio agire difficilmente può attingere all'agire degli altri, figuriamoci del Mondo intero.

Naturalmente Vito J Ceravolo conosco e mi interesso dei processi conoscitivi, ma SOLO come mappatura critica della medianità che è l'uomo, esattamente come elaborato da Heidegger.
Ossia nella descrizione critica del Dio "che ci parla". (Le religioni sono solo un modo del discorso che tenta di dare parola al Dio.
Ma la religione è la parola dell'uomo ovviamente, non di Dio.)

Il muro del naturalismo è purtroppo un muro che ancora nella mia vita nessuno ha ancora capito.

Comunque si può rimanere nell'ambito della critica che stiamo facendo.

Effettivamente le nostre posizioni cari amici sono di fondo le stesse, o molto vicine.
#1926
Tematiche Filosofiche / Re:La sedia in sè
12 Febbraio 2020, 00:28:08 AM
x Ipazia e Phil

ciao mi chiedevo al di là dei vari formalismi logici e paratattici, perchè non riusciate a vedere la ficcante critica di viator.

infatti ripartiamo da cane, e dal concetto del in sè.

Come sappiamo il problema di kant è la giustificazione del fatto che esista un in sè (egli introduce poi un altro in sè, che è la libertà, per cui di fatto a mio modo di vedere è ingiustamente criticato sulla prima questione lasciata aperta nella ragion pura, ma appunto non è che kant abbia finito lì, è andato avanti nella ricerca, Giusto in parentesi ed en passant).

Di fatto voler giustificare quella che in fine dei conti è una semplice presa di posizione di partenza, rientra nel più gran novero delle questioni finalisitiche a cui di fatto la filosofia tende.

secondo me viator attinge a questa intuizione, che in fin dei conti il finalismo della filosofia, spesso si dimentica di se stesso.
Ed entra in un loop impossibile da sciogliere, se non quando si ricorda del perchè la filosofia è nata. Appunto come libertà di scelta umana.

in fin dei conti la cara vecchia idea di causalità, oggi così snobbata, rientra e rientrerò sempre dalla finestra ampia della filosofia, ossia dal suo vero scopo.

poichè le cause aiuatano grandemente ad ottenere una conoscenza, e dunque una finalità indirizzante. che poi si chiamerà infine scienza.

la questione formale degli universali ricordiamoci è sempre legata all'idea del deus ex machina, che infesta da sempre la filosofia.

certo come dici tu phil un errore logico-filosofico gigantesco, e non per questo meno straordinariamente importante per l'intera tradizione occidentale, ossia in fin dei conti noi.

Noi partiamo sempre da quella vecchia idea dell'auctoritas!

sinceramente ho trovato l'intervento di viator squisito nel suo pragmatismo insieme innocente e terribilmente indicatorio di certi loop della filosofia (non ho mai capito perchè abbia ancora così successo questa idea del "in sè delle cose". Ma chi se ne frega, andiamo avanti per carità!  ;D  ;)
#1927
Tematiche Filosofiche / Re:La sedia in sè
12 Febbraio 2020, 00:09:19 AM
Citazione di: baylham il 11 Febbraio 2020, 19:21:54 PM
Sopra la sedia c'è un granellino di sabbia.
Mi domando, la sedia con sopra il granellino di sabbia è un'altra cosa in sé, distinta dalla sedia e dal granellino di sabbia?

Allora la cosa in sè è un concetto unico, ossia non esiste la sedia come cosa in sè.
esiste la sedia in quanto cosa in sè. Ossia la sedia è una delle infinite manifestazioni dell'identico.

dunque la sedia, il granello di sabbia e la sedia con il granello di sabbia sopra, sono 3 (!) e non 2 manifestazioni dell'1 che è la cosa in sè.

Attenzione persino due maestri come vattimo e ferraris si confusero all'epoca del discorso sul neo-realismo, riportati sulla retta via dal sempre attento Severino (che perdita scioccante per il mondo filosofico!).

ciao baylham
#1928
Tematiche Filosofiche / Re:La sedia in sè
11 Febbraio 2020, 23:58:42 PM
Citazione di: viator il 09 Febbraio 2020, 21:31:27 PM
Salve. Finalmente, a furia di sentir parlare della "cosa in sè" senza comprendere il senso di tale espressione.............sento, intuisco, vagheggio e spudoratamente mi sento di rivelare cosa essa possa essere secondo me.

Prendiamo una sedia. Essa è (anche) un oggetto materiale, un manufatto, talvolta potrebbe persino essere un'opera d'arte.....ma non sembra che in tali definizioni e specificazioni sia racchiuso il significato di "una sedia in sè".

Esistono le cause (le quali secondo me rappresentano il 50% dell'essere, cioè di ciò che permette alle "cose" di esistere, ma questo lo lasciamo perdere).......poi esistono gli effetti (sempre secondo me, l'altro 50% dell'essere......................).

Ma, dato l'essere delle cose" definito come qui sopra........................le "cose" (in sè)..................dove sono e cosa sono ?.

Io penso che, dal momento che esiste una causa (potenziale od attuale) dell'esistenza della sedia (il bisogno di sedersi) e che ne esiste necessariamente l'effetto (potenziale od attuale) - (il poggiarvi il sedere)...................la sedia in sè non possa che essere ciò che si frappone tra la causa e l'effetto, CIOE' LO STRUMENTO (*) CHE, GENERATO DA UNA CAUSA, PERMETTE DI DARE AD ESSA UN EFFETTO.

Quindi qualsiasi "cosa in sè", secondo il mio ardito e balzano punto di vista non sarebbe altro che uno STRUMENTO secondo la definizione sopra datane.

A questo punto vorrei solo pregare - nel caso questa mia abbia una qualche replica da parte vostra - di astenervi dal citare pareri, giudizi, trattazioni, riflessioni facenti parte della storia della filosofia e del "noumeno", limitandovi a criticarmi (personalmente o filosoficamente) od a sottopormi DEFINIZIONI alternative alla mia. Ringrazio e saluto.

(*) OVVIAMENTE LO STRUMENTO PUO' ESSERE SIA MATERIALE CHE IMMATERIALE !!

Ah ah e va bene lasciamo pure i pensatori classici da parte.

In effetti non c'è bisogno. Io penso che lo strumento non sia ciò che sta in mezzo alla causa-effetto, bensì faccia parte delle varie forme della causalità.
D'altronde in latino esisto proprie il causale strumentale (la preposizione ob).

Comunque mi suona nuova e allegra la dimensione del "in sè" che significa molto banalmente cio che è (la tautologia la cosa in sè è la cosa in sè, ossia a=a).

In effetti hai ragione a fare questo parallelismo, che evidentemente viene da una tua intuizione squisita.

In effetti la causalità è proprio il problema di voler a tutti i costi introdurre qualcosa per poi volerlo ri-dimostrare tramite le categorie classiche della logica.
(ma che bisogna c'era? visto che lo avevi introdotto ex-abrupto!)

Allora tanto valeva dire che a è uguale ad a, perchè  b lo permette.

ossia non partire da una tautologia ma da una premessa del tipo. se esiste un b che permette un a, allora esiste un a.

e chiamare queste necessità (del possibile) il famoso in sè.

E bravo il nostro viator!

ps.
ovviamente questo non può accadere per quell'oggetto particolare che è l'esistente, e di cui il b famoso di sopra sarebbe l'ESSERE, che appunto nella tradizione classica è il vero in sè. La causalità dunque ovviamente è un accidente, e non un in sè.
giusto per ridare la voce alla tradizione filosofica  ;)

pps.
ma nel caso di kant la critica suppongo non volontaria di viator è ficcante!  :)
#1929
Tematiche Filosofiche / Re:Lo spazio dell'assoluto
11 Febbraio 2020, 23:38:10 PM
Citazione di: viator il 11 Febbraio 2020, 12:21:04 PM
Salve green demetr. Solo un piccolo inciso che non incresperà neppure il "mare magnum" nel quale sei solito navigare.
A proposito de : "(Ero rimasto alla domanda se il tempo fosse un ente o meno. Anche qui forse un giorno qualcuno vorrà riprenderla, mandatemi messaggio privato)" vorrei solo evidenziare quella che a mio parere è la differenza tra un ente ("ciò che è in modo determinato e riconoscibile" ed un'entità ("ciò che è in modo indeterminato e (almeno per il momento) inconoscibile").

Ecco...............secondo me il tempo proprio non esiste in quanto esiste l'accadere, in mancanza del quale - con ogni evidenza, viene a cadere sia la capacità percettiva che quella concettiva che ogni e qualsiasi "realtà" fisica connettibile all'esistenza di un qualsiasi "tempo". Saluti.

Ciao viator, si dici bene, l'accadere, l'evento sono i fatti principali su cui poi l'indagine scientifica si concentra. Hai però dimenticato lo spazio.
Infatti l'accadere avviene sempre in un posto. Anzi il posto, lo spazio è proprio determinato da un accadimento (l'insieme degli enti e la loro correlazione), è esattamente la filosofia di locke.

Da cui poi si innesta però la nuova concezione del tempo, inventata da kant.

Ossia che appunto il tempo è una estensione dello spazio, ossia la correlazione degli spazi/evento.

Dunque sì il tempo non esiste in sè.

Il punto è che fosse anche una estensione spazio-temporale (e con einstein la cosa è stata supposta e forse dimostrata) essa indica comunque una contraddizione.

infatti noi determiniamo l'intera nostra vita come se il tempo fosse reale.

io ho percezione del tempo che passa. mi chiedevo se questo fosse la contradizione del nostro tempo ossia del suo nichilismo secondo severino, o se invece il tempo stesso fosse un ente, e dunque una necessità della contraddizione affinchè qualcosa nel mondo APPAIA.

Se no tutto accade e avviene nello stesso istante di questo ente totale che è lo spazio-tempo.

il che non ha senso! in quanto noi stessi umani siamo parte della distinzione che qualcosa appare e qualcosa no.

mi rimane un rompicapo. infatti se togliamo la contraddizione allora noi siamo questo spazio-tempo universale, e non esiste alcun soggetto.

Insomma la problematica del tempo rimane, sebbene non esista!!!!

quindi siamo insieme d'accordo e no!  ;)  ;D



#1930
ultimo pensieri sparsi odierno, saluto Iano che mi ha aiutato e ispirato la scrittura.

Citazione di: iano il 03 Febbraio 2020, 14:17:27 PM
@ Vito.
Io posso tutto perché niente è.
No non mi riconosco in ciò.
Evidentemente il mio è un nichilismo , se tale è, anomalo.
Io posso provare ogni percorso e sceglierne uno , anche se il punto di partenza non l'ho scelto io , ma mi ci sono trovato.
Posso analizzare quindi il punto di partenza come un percorso che altri , allo stesso modo , e in liberta' , hanno scelto.
Posso anche scegliere liberamente di restare al punto di partenza , una volta che lo abbia analizzato .
Il percorso può consistere semplicemente nella presa di coscienza di dove mi trovo veramente.
Ogni viaggio lo si fa' solo per tornare a casa , trovandola diversa da come la abbiamo lasciata.
Io voglio far progredire la mia conoscenza in modo responsabile e cosciente , riguardandola per quel che è, consapevole del fatto che non tutto passa per la coscienza , e che io non sono solo coscienza .
Non esistono soggetti e oggetti separati se non per conveniente convenzione.
Necessaria convenzione di cui il mio nichilismo pretende di far virtù , se nichilismo è.
Ciò che è negativo è credere fino in fondo ( realismo ingenuo) nelle distinzioni utili che facciamo per convenienza, bloccandone così le potenzialità.
Credo sia una pura questione di tempismo.
Una recita deve andare a termine , ma non si può ripetere in eterno , ciò a cui saremmo condannati se possedessimo la conoscenza delle cose in se'.
Un po' come essere in paradiso , dove mi auguro il tempo non esita , perché non saprei come riempirlo.
Direi che il segreto è nel coraggio di essere se stessi , anche se non sappiamo bene cosa siamo.
La coerenza la do' , magari incoscientemente , per scontata , per il motivo che l'unica definizione di caos possibile è la sua negazione e non viceversa.
Nel momento in cui definisco A , allora definisco non A , e non sono la stessa cosa.
Lo sono solo un attimo prima di definirli.
Nel momento in cui decido che A=non A , allora ho rigettato , come liberamente posso fare , la mia definizione di comodo , che non corrisponde alla realtà, ma .. risponde alla realtà. , e le risposte non sono univoche.
Ma ciò non significa che nulla ha valore.
Significa solo che il valore che diamo alle cose non ha una origine che possiamo controllare in modo cosciente .
Questo fa' si che possediamo il concetto di bene , senza sapere dire esattamente cos'e'.
Il bene non esiste solo perché io non ne ho il pieno controllo.

Il nichilismo di cui parli che mi pare traspaia da questi interventi è il fatto che tu ritenga la coscienza a mò di realismo magico, come se fosse una chimera, meglio un genio benigno.

Il nichilismo risiede nella fattualità che per te il reale come antagonista al soggetto NON ESISTE.

Questo è un grosso problema, non ti permette di fare i conti con la politica e il suo fantasma ossia l'ideologia.

Come questo danneggi la tua anima, sarebbe discorso ampio, ma di fatto è quello il problema reale a cui porta il nichilismo.
Che il realismo magico (tuo sintomo) impedisce al soggetto di convenire su ciò che lo determina.

E che vito j ceravolo chiama giustamente ordine del reale, ossia ragione in sè.

#1931
pensieri sparsi venuti in mente dopo bobmax, che saluto.

Citazione di: bobmax il 03 Febbraio 2020, 09:48:34 AM
Il nichilismo ha più a che fare con l'oggetto che con il soggetto.

Il nulla nichilistico è infatti un nulla valoriale. Conclusione inevitabile a cui giunge il pensiero razionale per il quale l'oggettività in sé è verità assoluta.

Quando viceversa è il soggetto ad essere considerato assoluto si cade allora nel solipsismo. Che è l'orrore della solitudine assoluta, ma non nichilismo: l'oggetto è puro nulla, che importanza può averne il valore?

A mio avviso l'errore di entrambe le posizioni non riguarda l'annullamento di uno dei due poli, il soggetto in un caso o l'oggetto nell'altro.

Infatti, seppur paradossalmente, l'errore consiste invece nel considerare "reale" l'oggetto nel caso del nichilismo e "reale" il soggetto nel caso del solipsismo.
Mentre neppure loro lo sono.

L'Assoluto è solo nell'annullamento di entrambi i poli.


Il nichilismo esula dall'oggetto, in quanto è sempre questione del soggetto.

D'altronde non esiste un soggetto assoluto nell'idealismo, e a ben vedere pure nel solipsismo.

Diciamo che l'assolutizzazione delle pretese del soggetto (politico) e dell'oggetto (imagginato come tale) sono enrambe vittima del  nichilismo, che in fin dei conti è l'ascesca della pretesa di scienza dai greci ad oggi, quella sì assoluta.

Nella realtà invece le scienze sono miglialia, e migliaia le guerre all'interno fra loro.
Esattamente come nella politica.

Il nichilismo come ascesa della tecnica è invece esente da simili fantasie, ed esprime la potenza dell'oggetto, a detrazione del concetto di anima (greco-cristiano).


#1932
pensieri sparsi.

Citazione di: Ipazia il 03 Febbraio 2020, 09:03:20 AM
Ero rimasta ferma alla contrapposizione arcaica tra realismo e idealismo. Sussumere il secondo alla categoria del nichilismo ci può stare, ma mi pare uno scivolamento di bias filosofico verso lo spirito, o meglio moda, dei tempi. Con effetto boomerang sul realismo medesimo.

x ipazia

non credo che l'idealismo porti al nichilismo. perchè lo pensi? (ok domandona)
sono abbastanza d'accordo nel mettere l'accento sul fare attenzione al bias che riguardi lo spirituale, infatti il realismo non esiste come in sè. Per potersi dire ha bisogno dell'istituzione di una episteme. Che come tale è sempre spirituale, in quanto sempre presupposta.
Purtroppo è la moda analitica quella del bias. Non è quasi mai una questione del vero reale, ossia quello che si affronta sulla strada.
#1933
x vito j ceravolo

Mi piace l'idea che la cosmologia possa anche essere una caosmologia (ordine caotico), d'altronde le teorie della fisica inerziale parlano di quello.

Avevo già capito che la tua era una presa forte sulla problematica della teoria della percezione.

Dunque in effetti la realtà di cui parli, sebbene mi pare tu non attinga alla sua dialettica, è assimilabile per parallelismo o similitudine a quella hegeliana.

A mio parere c'è anche la possibilità della argomentazione tramite le categorie del buon Pierce, ossia delle inferenze. Ma mi va bene anche una posizione abbastanza dogmatica (in quanto contiene una assiomatizzazione, ossia che esista la realtà in sè)come la tua.

Si naturalmente a questo punto la questione come ben scrivi tu è una rimappatura di alcune problematiche contemporanee.
Ma di fatto ci siamo intesi che queste problematiche poichè provengono da una tradizione assai diversa, non potranno che essere assai facilmente aggirate. (non sono particolarmente interessato alle questione analitiche ma se vuoi darò una occhiata ai tuoi articoli)

Piuttosto.
Tornando al problema centrale, come pensi di aggirare il nichilismo contemporaneo? Pensi che sia una destinalità, una contraddizione dei nostri tempi, e ritieni la tua filosofia un antidoto forte ad esso?

Per quel che mi riguarda penso che il nichilismo sia una destinalità, esattamente descritto come da Severino.

Il fatto che esista una funzionalità attiva (la razionalità) ed una passiva (l'intuizione) sono entrambe problematiche a mio avviso per i seguenti motivi.

Che la funzionalità attiva è come ben detto da Brentano prima e poi con successo da Husserl poi, una intenzionalità.
Il problema è proprio nella dimensione psicologica, che come la psicanalisi insegna è facilmente vittima della ideologia.

Per quanto riguarda l'intuito, ossia la medianità umana (heidegger) al fondamento (od origine o Dio o Cosmo) il problema è ancora più arduo da affrontare.

In quanto se esiste un Dio, perchè non siamo salvati? e invece precipitiamo nel nichilismo?

Penso che la seconda questione è quella che mi sta più a cuore, mi chiedo se per caso hai già elaborato possibili piani di fuga o navigazione di quel mare in tempesta come scrive heidegger che si chiama nichilismo.


detto in altra maniera:
Quello che intendo dire se ti ho capito meglio è se credi veramente che una nuova teoria della consocenza basti da sola a far fronte ai problemi cosmologici(divini), piscologici (il soggetto, attivo o passivo che sia, non sono molto interessato alle definizioni, quanto alle problematiche sottese), e non di meno sociologici (per cui mi appoggio a Nietzche).


mi fermo qui 

ai prossimi dettagli! ciao!
#1934
Citazione di: Vito J. Ceravolo date=1580663392 link=topic=1952.msg40241#msg40241

color=black]Essendo l'in sé universale, cioè costante universale indipendente da chi la emette e riceve, allora la ragione di un oggetto resta la medesima indipendentemente dal linguaggio che la esprime; così come "casa" e "home" esprimono la medesima ragione in sé, si riferiscono allo stesso oggetto, pur davanti ai diversi effetti fenomenici che i diversi linguaggi possono produrre. Cosicché le interferenze dei linguaggi non alterino le verità di ragione.[5] [/color]

Definita la possibilità di accesso alla realtà in sé e la possibilità di comunicarla senza alterarne il valore in sé ma solo quello sensibile, ne segue il superamento del realismo e nichilismo. Ossia ripeto un terzo paradigma filosofico in grado di riconoscere la verità sia dell'in sé che del fenomeno, portando nuovo ordine intorno alla teoria della conoscenza e all'ontologia dell'essere.[6]





[4] ID. Guida mistica al noumeno, 2019. https://filosofiaenuovisentieri.com/2019/12/08/guida-mistica-al-noumeno-8-brevi-passi-per-accedere-allinvisibile/


Buonasera Vito J Ceravolo, intanto rispondo alla tua domanda iniziale.
Nei prossimi giorni recupererò i contributi degli altri utenti.


Ho letto con interesse il tuo ultimo articolo datato 2019 che ci hai linkato.

Naturalmente riconosco tutti i temi centrali della filosofia analitica contemporanea.


Per quel che mi riguarda mi ritengo un metafisico, quindi mi pare proprio che la abbiamo la stessa finalità di determinazione di cosa sia l'anima.
Mi pare che le nostre posizioni però si discostino in maniera considerevole.

Il materiale di cui parlare è vasto.


Ma direi di entrare subito a gamba tesa  ;)


Ho incontrato subito 2 errori fondamentali da cui potrà spero nascere un dialogo, in quanto anche io mi ritengo un idealista, e di fatto, sebbene mi sia chiaro che il tuo fine la porti in realtà alla negazione dell'idealismo stesso, da cui pure attinge a piene mani.

Il primo naturalmente è proprio di carattere complessivo, e che evita le infinite diverse argomentazioni di cui è imbevuta malamente la filosofia americana.

Vedi quando tu dici che la razionalità è la cosa in sè, stai facendo un torto anzitutto al buon Kant, in quanto la ragione è una facoltà dell'intelletto, il quale è puro proprio grazie alla intuizione, e di cui concordo insieme a te del valore CENTRALE, per un ordinamento della coscienza.

Il punto è che così facendo fai cortocircuitare il problema stesso che pure ti poni o dovresti porre, ossia che sia possibile accedere alla realtà.

Infatti il problema è che la realtà in quanto noumeno è fuori dalla ragione!

Invece tu sorvoli la questione ponendo come assioma la realtà come razionalità.

(attenzione è vero che Hegel dirà in seguito e differentemente da Kant che tutto ciò che è reale è razionale, ma lui non intende la razionalità come facoltà dell'intelletto! bensì come Spirito)


Un errore logico rispetto alla contemporaneità che invece come forse saprai dibatte non sulla realtà, bensì sul flusso di dati di cui la mente dispone (con dunque un sorpasso inaudito dell'idealismo, che pure rientra dalla finestra a mio modo di vedere nelle teorie del dualismo, che si riferiscono alla tradizone delle "teorie della cartolina (picturalism)" americane.)

Il secondo errore (anche se poi è semplicemente una diversa visione) è invece andando forse  nel cuore del nostro interesse comune, quando dici animo e non anima. Dando della spiritualità una concezione quasi individualista, mentre io la vedo come cosmologica. (Certo Jung qualcosa capisce, ma non rientra fra i miei filosofi preferiti).


Sintetizzando dunque ti chiedo come mai bypassi l'intera questione della analitica americana (anche se poi in realtà la affronti quando parli molto giustamente di sintesi attive e intenzionalità fenomenologica).
Il problema però che si imputa a Kant è proprio la mancanza invece del polo delle sintesi passive, che egli nega, ponendolo sul tavolo degli imputati come pensatori degli unicorni, ossia dei solipsisti.


Volendo inoltrarmi nella questione posso dirti che invece che personalmente la distinzione tra sintesi passive e negative (ossia quella degli oggetti che determinano il soggetto, o meglio oggi ridefinito riduzionisticamente "mente".) è ampiamente fraintesa, come se kant fosse solo la ragione pura e non anche quella pratica e del giudizio).

Ma appunto come dici giustamente tu (complimenti!) è proprio la mente che garantisce la presenza del soggetto. (ovviamente andrebbe ripensato il problema del dualismo cartesiano!anche qui non vorrei che non leggessi il problema, ma per oggi sorvoliamo).

Mi fermo qui.

ciao
#1935
Tematiche Filosofiche / Re:Lo spazio dell'assoluto
11 Febbraio 2020, 02:37:22 AM
Tema molto importante e compreso nella mia ricerca filosofica.

Ho letto tutti i post, in effetti quando si parla di assoluto non si può che oscillare all'interno della storia della filosofia, passando dai formalismo logici alle emendazioni dell'intelletto fino alla fede in Dio.

Come sapete a me interessa in particolare l'asse dell'idealismo, ma qui non mi soffermerò sull'ennesima disanima complessiva di quello.

La morte del già infinitamente compianto Severino, ci lascia in eredità un terribile abisso di domande inevase.
(Ero rimasto alla domanda se il tempo fosse un ente o meno. Anche qui forse un giorno qualcuno vorrà riprenderla, mandatemi messaggio privato)

E insieme la sua maestria nel tenere il filo rosso che percorre l'intera filosofia occidentale, e di cui l'assoluto è una tappa imprescindibile.
Ma in effetti non è ancora venuto fuori il tema dell'episteme.
Nella grande lezione severiniana, l'episteme come parola greca significa "ciò che sta sopra".
Ciò che garantisce qualsiasi forma del sociale, che è sempre una forma dell'ideologia (e anche qui sorvoleremo, anche se a spizzichi e bocconi molti di voi hanno provato a introdurli come discorso), è proprio la sicurezza della propria individualità.
Ma l'individualità è garantita come parte, e dunque presupposto è sempre che esista una totalità.
Cercare lo spazio di questo assoluto, è ovviamente uno dei punti cardinali del pensiero cristiano.

Ma appunto è sempre qualcosa che ci stà sopra, che ci determina.

Come sappiamo oggi è la scienza ad avere il primato (ideologico) epistemico.

E dunque il destino della desertificazione dell'umano è già in atto. Il trans-umanesimo è solo uno degli infiniti aspetti in cui si presenta.
Oggi come oggi nessuno si pone la domanda dello spazio dell'assoluto.

E' finito il tempo delle domande. La filosofia è morta

Ma è proprio questa contraddizione che porterà la verità ad affermarsi come gloria: ossia che l'anima esiste.

Dunque non è qualcosa che possiamo controllare ma solo analizzare.

In poche parole la domanda dovrebbe essere una analitica dello spazio.  E qui torniamo a Locke, Berkley e Kant.

Come dire ovviamente che la filosofia non è mai morta davvero. Si tratta però di ricomprendere le domande, sopratutto quando sono così complessive nella loro tensione storica.

Far finta che non siamo nell'età della tecnica, significa non comprendere più il senso del nostro domandare.
Non è questione di Locke, Berkley o Kant singolarmente, ma la comprensione di quello che con una felice frase Severino chiamo il sottosuolo della Terra (isolato).

Questo naturalmente non è facile.