Citazione di: Ipazia il 06 Luglio 2023, 23:32:33 PMLa percezione del divenire presuppone l'essere. Parmenide eed Eraclito sono condannati in eterno alla convivenza. La forma biologica pensante può essere la più varia, ma purtroppo comunichiamo integralmente solo con una specie, la nostra. Nulla osta che in futuro si comunichi meglio con altre forme pensanti.
Non mi pare che le altre forme viventi comunichino tra loro meglio di quello che abbiamo imparato a fare noi. Ogni specie, a modo suo, è un incidente del percorso evolutivo. Più che amore, odio e ambiguità, la solitudine del saggio è apertura verso l'imprevisto, curiosità.
Non ci siamo capiti, la solitudine dell'uomo come essere pensante poggia su un sensismo e su un esistenzialismo esasperati (del tipo: esiste solo quello che si vede, o comunque, solo quello che si vede e' importante) che non sono piu' buoni neanche per fare scienza; non vedo dunque come tali posizioni, di retroguardia, possano essere (ancora) buone fare (buona) filosofia.
Il presente non ha un valore veritativo particolare, semmai ha una posizione etica privilegiata, che non e' in discussione quando si parla di enunciati principalmente descrittivi e non prescrittivi, come quello sulla presunta irriducibilita' dell'uomo.
Il logos distingue l'accidentale dal necessario, e sara' che io non sono un romantico, ne' un esistenzialista, ma le filosofie dell'accidentale non le ho mai sopportate: la filosofia coglie le linee di sviluppo necessarie e necessitate, anche quelle che non cadono attualmente sotto i sensi, si integra con la storia, con la tecnica, con la previsione scientifica.
Come credo ai virus e agli atomi anche se non li vedo, cosi' credo ai compagni autocoscienti dell'uomo dispiegati nella totalita' del tempo, anche se non li vedo.
La percezione non e' epistemica finche' non si integra con la ragione e con l'immaginazione.
La filosofia coglie la veritativita' della condizione umana, e alla base di questa condizione vi e' certamente il caso, ma come l'autocoscienza e' un caso (evolutivo) per l'uomo, cosi' in pari grado l'uomo e' un caso (particolare) per l'autocoscienza.
L'equivoco dell'irriducibilita' dell'uomo risiede tutto nel fatto che si riesce a pensare l'uomo con l'autocoscienza, ma spesso non l'Altro, non l'autocoscienza con l'uomo.
E non si riesce a pensarla, perche' si assume la solitudine umana, che e' un dato percettivo, come un dato epustemico.
PS la forma del divenire e' il ritornare, e non l'essere, ma questo ci porterebbe lontano.

