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Messaggi - green demetr

#1936
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
20 Dicembre 2019, 18:24:29 PM
Citazione di: Ipazia date=1576831581

... diviene pure sdoppiamento ontologico tra natura e riflessione sulla natura. Non so se questo sia un errore o piuttosto un percorso (path, Weg) obbligato. Un errare obbligato, tra due universi paralleli.

Non capisco questa tua apertura alla naturalità.
Non esiste natura solo cultura.

passiamo all'analisi di Masullo per fare ancora chiarezza


cit Masullo
"Tuttavia, secondo quanto sembra risultare dal discorso fin qui svolto, non si può non rilevare che 1'«affettività» di Heidegger, come del resto 1'«intuizione» di Bergson, a cui sintomaticamente Lévinas la affianca per il comune spirito antiteoreticistico, pone nel coinvolgimento partecipativo il solo possibile contatto con l'essere stesso delle cose e dell'umano, dunque la sola possibile transitività verso l'altro. Essa insomma sostanzialmente si muove ancora nella dimensione del conoscitivo."


Ero abbastanza d'accordo con il Masullo, anche se lui stesso fa molta confusione prima adducendo che affettività e paticità siano cose assai diverse. E che egli preferisce la seconda alla prima invece usata nelle traduzioni italiane.
Ma proprio nell'ultimo passo prima della citazione, egli di nuovo parla di affettività.

Compiendo ancora una volta quel medesimo errore evidenziato dalla Labella, che porta necessariamente alla considerazione errata che riporto tra virgolette.

Infatti se l'uomo è affetto ossia fuori dal processo intezionale che gli è proprio (ossia quello della paticità) automaticamente per avere consapevolezza di sè ("delle cose" dice Masullo, in una caduta nel transumanesimo) necessita di una ontologia conoscitiva, ossia di una gnoseologia (vedi nel forum le posizioni di un Davintro, o per contrario, ma nello stesso ambito, di un Philip, senza dimenticare le posizioni più larghe, ma altrettanto condividenti di Paul e degli altri amici che oggi hanno lasciato il forum, penso a Maral o Sgiombo).

Il che è evidentemente errato, lo vado dicendo da anni, anche senza sposare la posizione comunque condivisa di Heidegger.

E' proprio nell'intenzionalità, che in Heidegger viene riletta come l'essente che è medio dell'Essere, e ritradotta da Chiodi (il primo traduttore di Heidegger, essendo Marini, il secondo e ultimo) come esserci.

In questo per esempio sia Masullo che la Labella, peccano di approssimazione.

L'esserci non è l'essere qui e ora.

Al contrario è ciò che viene subito dopo la radura, alla luce dell'illuminazione.

In questo senso non vi è dubbio che Heidegger sia teologo più che fenomenologo.

Ma l'essere teologali, ossia affrontare il tema della salvezza (compito supremo della filosofia metafisica) non può che essere completamente ri-descritto a partire proprio da questa nuova filosofia analitica che pone l'ontologia non come la premessa di un processo gnoseologico, bensì fenomenologico, nella tradizione di Dilthey come giustamente fatto notare da Masullo, ma basterebbe leggere i primi lavori di Heidegger, cosa che ho dovuto fare nel mio anno sabbatico all'università di Milano,nel corso di Di Martino.
Ossia appunto nella storia dei sentimenti ossia nel trovare senso alla vita.
Suppongo sia da qui che Heidegger prende partenza nella cosidetta "svolta" della sua filosofia matura.


cit Masullo
"Il discorso del filosofo non è naturalistico, ma concerne il conoscere. Lo accompagna un avvertimento esplicito: «non si tratta di ridurre il sapere umano al sentire, ma di assistere alla nascita del sapere, di rendercela altrettanto sensibile quanto il sensibile stesso, di riconquistare la coscienza della razionalità».
In breve, per questa via si giunge a concepire che il «sentire» sia non un altro modo di conoscere, bensì l'essenza del conoscere autentico."


Qui il paradosso di dire che il sentire sia una riduzione, e insieme il fondamento unico del discorso, si fa ancora più evidente.

Ma lo capisco, il transumanesimo è insieme una sciocchezza e una datità del far filosofia oggi.
Confonde le idee e porta ad oscillazioni in pericoloso odore di politically correct.

Sembrano sottigliezze, ma da lì all'Heidegger nazista cavalcato da testate nazionali come il corriere della sera e non solo, il passo è molto breve.


cit Masullo
"Henry retoricamente si domanda: «Quale meraviglia, se la vita è un'affettività trascendentale, tale che l'intersoggettività, risolvendo in essa la sua essenza, inevitabilmente riveste la forma di una comunità patetica?». A questa domanda non è possibile dare la risposta che l'interrogante s'aspetta."


Prima di leggere i passi successivi di Masullo, mi vorrei soffermare su questo paragrafo.
Come sapete, e in caso no, ora lo sapete, uno dei miei temi fondamentali all'iterno del progetto sul soggetto
è proprio quello della comunità.

Non conosco il filosofo Henry, ma sono contento che alcune tematiche per me ovvie, e invece mai toccate da nessuno, siano presenti, anche se in forma di traccia sottile anche in altri filosofi (o sedicenti tali, come me).

Naturalmente la domanda non si risolve da sè, come Masullo parrebbe farci capire (presumendo che l'abbia letto, ma non si sa mai, tenteremo una lettura a parte in ogni caso).
Se Henry pone la domanda come la soluzione alla premessa della paticità, evidentemente non ha capito che era una premessa. E probabilmente anch'egli è vittima del transumanesimo.
Il discorso sul soggetto ovviamente deve dipanarsi dalla paticità, ma questo paticità è esattamente il terreno di incontro e di inizio della filosofia, ossia il contatto con il terrore.
E' la paura della morte che diviene mimeticamente la paura del Dio, a dover far da apripista di ogni filosofia.
La filosofia che dovesse dimenticarselo, non è filosofia.
L'intenzionalità patica ha una sua storia da ricostruire (come immagino abbia fatto Heidegger, a partire dai greci) per riconsegnarci le chiavi per una nuova metafisica. (Ossia il mio progetto primario).
Mi sono sempre trovato molto vicino ad Heidegger, nonostante il problema del desiderio e dei corpi in lui manchi.
Questo prima che arrivasse Nietzche a ricordarci che siamo all'interno di un sistema paranoico.
Qui le cose si complicano e solo il maestro di Rocken ci porta con sè per un breve tratto di strada.
Ma il sistema paranoico si basa proprio sulle premesse patiche di Heidegger, in questo non ho mai avuti dubbi.

cit Masullo
" La struttura ciclomorfa, la neuropsicologia sperimentale, la biologia generale e la filosofia antropologica sono tre livelli epistemici dello stesso problema che pone il nesso tra cambiamento e stabilità."


Come in un dejavù infinito di nuovo la confusione di cosa sia patico porta sempre al suo esatto opposto.
Ma di questo rimando al libro i seminari di Holzwege, la mia unica opera di Heidegger che lessi integralmente nei miei vent'anni.
Un lungo tentativo del filosofo di far comprendere proprio alla psicologia fenomenologica (Che comunque psichiatria è sempre) come la sua filosofia fosse totalmente differente da quanto quelli avessero inteso.

In questo senso l'interpretazione di Masullo sulla paticità è una totale disattesa delle intenzioni della Labella. (credo, Ipazia mi ha bloccato la sua lettura, ah ah).

cit Masullo
"L'enorme carica emozionale di questo limite estremo del nostro esistere viene additata da Emmanuel Lévinas in uno scritto del 1935: la coscienza è la contingenza straripata, la destabilizzante tensione del proprio trovarsi ad essere, 'sentito' come l'assolutamente infondato e insieme come l'unico assolutamente certo. In un solo e medesimo 'fenomeno' si 'vivono' assoluta certezza e assoluta infondatezza – 1′ 'esser-ci', 1′ esistere – . Insieme si 'sentono' la nostra gratuità e il nostro «essere incatenati». «Si è là, e non c'è più nulla da fare, nulla da aggiungere al fatto dell'essere stati del tutto abbandonati, al fatto dell'essersi tutto già consumato». Così all' «invasione»
della contingenza reagisce la «rivolta», la tensione emotiva di «un bisogno di evasione», di «un'aspirazione non ad andare altrove, da qualche altra parte, ma semplicemente ad uscire». «L'evasione è il bisogno di uscire da se stessi, cioè rompere l'incatenamento più radicale, più irremissibile, il mero fatto che l'io è a se stesso», «l'incatenamento del me al sé»."



L'ultima citazione non può che essere di Levinas, non penso di aggiungere altro, se non per il fatto che non possiamo essere incatenati a noi stessi, in quanto siamo infondati.
Levinas fa un piccolo testacoda finale.
Ma la prima parte è fondamentale.
Anche la precisa distinzione tra essente (esserci) ed esistenza, come ciò che sente fondarsi, ma che sa essere infondato, e precipitazione sull'oggetto (ossia il limite della trascendentalità).
E' proprio nella precipitazione dentro il limite il cui margine estremo è chiamata morte, che la trascendentalità si perde nelle forme della fede della speranza per finire nel lutto.
Ed è proprio nel lutto che prende forma la coscienza della propria finitudine.
E il lutto è la dimenticanza, che imprime una svolta alla vita  in direzione di una soggettività come maschera.
L'accettazione presume la mimesi dell'andare avanti come se non ci fosse trauma.
Il trauma costruisce la paranoia. Da lì il passo alla morale è molto breve.
La fuoriuscita a tutti i costi è non una condizione umana, ma un sintomo della costruzione psicotica dietro l'incapacità di adattamento (affezione in termini heidegeriani) che possa ridare senso (paticità in termini heidegeriani) al nostro vivere (l'erlebnis di tutta la prima fenomenologia) (fatticità in termini heidegeriani).
Dunque la fatticità si presenta nei termini di un dramma interiore che Heideger chiama Gettatezza.
In questi termini è evidente che solo un DIO ci può salvare.
Ma credo che l'ebreo Levinas queste cose le sapesse molto bene. Una teologia negativa è tutto questo, ed è la direzione della mia metafisica.

Ecco questo in effetti riguarda anche il possibile dialogo con Franco.
Questo per aggiungere qualcosa sulla necessità di fare chiarezza sul fatto che la teologia di Heidegger è il contrario del "principio di speranza" e insieme la sua più alta espressione razionale, e non fideistica.
#1937
Ciao Jean, 

ma vedi io non uso il forum come imbelletto (e come farei? la mia prosa è disastrosa). la uso nella speranza di aprire un dialogo.

In questo senso il senso di gravità permanente è sempre ECCENTRICO (come voleva il buon filosofo Bruno, ah che bello se potessi approfondire, ma rimango solo ad alcune mie intuizioni di anni fa).

E dunque per restare nella tua metafora, è forse il ballo il mio vero enigma, a quel ballo sto soggiacendo? spesso mi domando "forse non cè nessun ballo." come in questo periodo in cui all'improvviso la spinta filosofica si fa opaca. Anche se so che presto riprenderà brillantezza.
#1938
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
19 Dicembre 2019, 22:47:48 PM
Citazione di: Ipazia il 18 Dicembre 2019, 23:15:35 PM
* mi sembra un tantino caricaturale. Almeno alternare un po' le lingue philosophisch:  ad es. Opus Major al posto di Hauptwerk.

L'ontologico umano è certamente altro - a rebours - dall'ontologico naturale e questo crea un po' di confusione, ma basta tenere ben distinti i piani der Rede  :P

Si hai ragione, anch'io odio chi abusa della lingua altrui, abbiamo la nostra no? serve un frase più lunga? usiamola.

Comunque non credo che il punto stia nel discorso.

Infatti il discorso è del soggetto, ma in Heidegger vi è una premessa, che sarebbe poi Essere e Tempo, che invece descrive una situazione, una apertura come direbbe lui, PRIMA del soggetto, e quindi prima di ogni discorso.

D'altronde ascoltavo ancora Alfieri, che ha un suo canale Youtube, per avere un aggiornamento sulle polemiche politiche su Heidegger.

A mio parere queste polemiche nascono proprio dal pretendere che l'ontologico sia naturale.

Ma questo è un evidente errore.
#1939
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
18 Dicembre 2019, 21:14:54 PM
Citazione di: Ipazia il 17 Dicembre 2019, 15:09:52 PM
Citazione di: green demetr il 17 Dicembre 2019, 11:32:45 AM

D'altronde in essere tempo egli è molto chiaro su cosa sia per lui l'uomo.

E' cioè il medio, tra Dio e gli oggetti.

E cioè l'unico oggetto che capisce di quali oggetti stiamo trattando.

Dunque il passo che qui nel forum è fatto da molti utenti è quello di assimilare l'ontologia ad una gnoseologia.

Ni, perchè nel capire (gnoseologia) di che oggetti (ontologia) stiamo trattando la gnoseologia si ontologizza in soggetto umano autocosciente. Se togli il cogito cosa resta dello specifico ontologico umano ?

Ma infatti l'ontologico umano corrisponde all'esatto opposto dell'ontologico tout court.

Ho proprio oggi iniziato la tesi di laurea che avevo postato sopra.

In effetti la tesista prende l'abbrivio subito dal concetto della gettatezza, che è connaturato all'oggetto particolare che corrisponde all'uomo, e la cui ontologia dunque va descritta da capo.

Senza una concezione del dolore come condizione del sapere umano, il sapere umano è un errore.

cit Laura Labella
"Vaglieremo così i presupposti teorici soggiacenti alla
priorità che, in termini propriamente trascendentali, è accordata all'esistenziale della
Befindlichkeit rispetto a quelli del Verstehen e della Rede. Ripercorrendo l'intero
sviluppo del Denkweg heideggeriano, tenteremo di ricostruire la genesi e l'evoluzione
della complessa fenomenologia della paticità che in esso trova progressiva
elaborazione, sino a configurarsi come uno dei nuclei più spiccatamente originali del
progetto ontologico avviato nell'Hauptwerk del 1927." *

Come anche la tesista nota, questa è una strada poco usata dalla tradizione.

Eppure a me pare evidentemente l'unica strada, per riproporre una ontologia decente (Sempre che sia necessaria, ripeto, io non ne vedo necessità).

* devo ancora capire l'uso tecnico dei termini tedeschi"
#1940
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
17 Dicembre 2019, 11:32:45 AM
Non comprendo i tuoi riferimenti a Bontadini in quanto non l'ho ancora studiato, e non viene citato quasi mai nelle conferenze filosofiche.
Purtroppo avendo problemi alla vista mi affido di più agli audio, la lettura per me è limitata (e limitante a livello personale ahimè).

In rete si trova un video di Severino dove spiega Heidegger in maniera eccezionale, e dove si fa notare l'ambivalenza di Heidegger sulla questione teologica. Nel senso che secondo Severino egli non si sbilancia mai a dire che Dio è presumibile, come nella filosofia di Severino(visione ontologica), e rimane sempre nei confini estremi della fenomenologia.

Io credo che Heidegger sia dentro la fenomenologia, l'ontologia gli serve solo come mezzo per descrivere la prima questione.

La questione fenomenologica che secondo me lo interessa è quella che chiamo del destino, ossia dell'orizzonte a cui ci consegniamo.
Dove nella parola con- segna, si riversa tutto il problema semiotico.

La mia filosofia da anni si basa su 3 questioni. Il fondamento, o l'origine come quasi tutti dicono, a cui si consegna l'intuizione del Dio.
Il Soggetto a cui si consegna il lavoro vero e proprio del filosofo, ossia il punto di vista da cui prende moto il pensiero.
E infine Il senso ultimo, ossia l'orizzonte che trascende il filosofo a contatto con il pensiero della morte.

In Heidegger trovo complicato il fatto che lui veda nel soggetto, un oggetto ontologico.

Mentre sposo interamente sia la questione del fondamento (la radura e l'illuminazione)  che quello dell'orizzonte (i sentieri).

In questo senso la sua indagine ontologica, che mi par di capire viene appena accennata in essere e tempo, e mai più ripresa, rimane fondamentale per la storia della filosofia, ma marginale nel suo pensiero successivo.

Questo perchè Heidegger scopre sulle orme di Nietzche che il soggetto va rifondato e ripulito delle vecchie metafisiche.

Dunque il vivere per la morte non è facilmente capibile se non tenendo conto della mia tri-articolazione.

D'altronde in essere tempo egli è molto chiaro su cosa sia per lui l'uomo.

E' cioè il medio, tra Dio e gli oggetti.

E cioè l'unico oggetto che capisce di quali oggetti stiamo trattando.

Dunque il passo che qui nel forum è fatto da molti utenti è quello di assimilare l'ontologia ad una gnoseologia.

Il che mi pare fuorviante. Essere e tempo è solo la punta di un iceberg che Heidegger vide in un lampo. E che però storicamente è impossibile ancora indagare.

Questa è la mia opinione su quella opera. Dove non a caso la prima parte viene spessp non letta nelle università.

Essendo la parte più diffcile ed enigmatica. Anche il peso che dà al tempo, e alla visione storica mi pare troppo poco scandagliata.

Ma per l'appunto le questioni sono tante, e nessuna di esse nel nostro tempo può essere affrontata.


Per quanto i giudizi intendo dire proprio che non  capisco il tuo punto di vista.
Che non sia farina del tuo sacco è del tutto secondario, tutto ciò che pensiamo e facciamo non è farina del nostro sacco.
E' il punto di vista da cui usiamo la farina che ci distingue.
Di quello sono curioso, e non ho ancora capito dove vuoi andare a parare.

Ciao Franco e grazie di continuare il 3d.
#1941
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
10 Dicembre 2019, 12:13:02 PM
Ma concordo nel fatto che la Brencio legga lo Heidegger in maniera tra una visione pietista e una che cerca di rimanere fedele al testo.

Si il passo dei pensieri forti è abbastanza rabberciato, concordo.

Qua non si tratta di pensare ad Heidegger come pensatore ateo, è evidente che sia un pensatore teologico, ma rimane la necessita di rimanere dal punto di vista dello studio nella prospettiva atea.

Ovvero pensare a fondo la possibilità del Dio, fuori da una visione pietista, cosa che la maggior parte degli interpreti sembra non riuscire a fare.

Dunque se da una parte apprezzo il tuo pensiero che sta sul pezzo, dall'altra non riesco ancora a capire come possa la dimensione religiosa fare presa all'interno del pensiero filosofante Heideggeriano.

L'essere per la morte ha dato e continua a dare forti problemi di contestazione del pensiero heidegeriano, pensato come nazista, al di là delle sciocchezze giornalistiche.

Per me l'essere per la morte è il destino dell'uomo chiamato dal Dio.

Ovvero l'obbligo di pensare alla morte come valore etico.

Ossia l'esatto opposto del religioso che invece confida nella vita futura e costruisce una metafisica falsa e dannosa a livello morale.

Ma vedo che sia sull'esserci che sull'essere per la morte non mi dai giudizi tuoi, e  postponi ancora una volta il tuo giudizio nel merito di Heidegger.

Il fatto di non aver affrontato Heideger in maniera complessiva, non minimizza affatto il peso che le sue intuziizone hanno avutoe  hanno sul mio pensare alla vita.
Non mi piego di fronte ai filosofi, li uso per capire la mia di vita. Non la loro, quello è missione (impossibile) degli studiosi esperti.
#1942
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
22 Novembre 2019, 08:08:06 AM
Ciao Franco,

ho fatto ieri alcune ricerche, le posto solo oggi per riaffermare l'importanza dell'ateismo nella ricerca del DIO.
Sembra un controsenso, ma non lo è, come appurato dalla Brencio, che lo associa al concetto tedesco di DWENG, ossia come lo leggo io, senza aver ancora affrontato il corpus heideggeriano per inciso, il fatto che DIO è un fatto umano molto umano (non troppo ;) ) e che consiste nella nostra eterna sofferenza.
E' solo dalla sofferenza che può nascere l'autentica valutazione filosofica. Solo da ciò che ultimamente è umano. L'uomo come riaffermazione fortissima rispetto a qualsiasi illusione post-umana.

tutte le citazioni sono dalla rivista eletteronica filosofica ad accesso open (pubblico) che usiamo come fonte per il dialogo http://www.kasparhauser.net/Ateliers/Teologia/Brencio-Heidegger-Paolo.html che ringrazio per il lavoro fatto.

cit
"In un curriculum vitae da Heideger stesso scritto nel 1922 e spedito al Prof. Georg Misch egli scrive: «A quel tempo il mio rapporto con la ricerca fenomenologica era ancora incerto. Nei principi che ispiravano il mio orientamento scientifico ritenevo ancora conciliabile la ricerca scientifica con un cattolicesimo liberamente inteso, nel senso di un interesse puramente storico per la storia spirituale del Medioevo. Sottovalutavo ancora la portata che il necessario approfondimento delle domande prime deve necessariamente avere in vista di una storia dei problemi filosofici [...]. Sin dall'inizio della mia attività accademica mi fu chiaro che un'indagine autenticamente scientifica, libera da ogni riserva e da qualsiasi vincolo occulto non è possibile continuando a essere realmente fedeli al punto di vista della fede cattolica. Per me stesso, nella mia ininterrotta occupazione con il Cristianesimo delle origini, nel senso della moderna scuola di storia della religione, questo stesso era diventato insostenibile. Le mie lezioni furono proibite agli studenti di teologia»."


Scrive ancora la Brencio (una dei pochi intellettuali che capisce qualcosa di Heidegger)-

cit.
"Dopo la fine dei sistemi forti, cioè di quelle speculazioni in grado di spiegare, giustificare e fondare la realtà more geometrico, la "morte di Dio" occupa un posto privilegiato nella speculazione novecentesca: teorizzazione hegeliana, aforisma nietzscheano, visione del mondo, impasse metafisica contro cui il filosofare stesso si è imbattuto e ha dovuto rimettersi in discussione per cercare di rispondere all'interrogativo che nasceva dal vuoto occupato dal fondamento, come origine del tutto, da ogni fondamento, sia esso religioso, trascendente o metafisico. Proprio il vuoto rivelato da questa scoperta, definita da Nietzsche come il "più grande evento recente", mostra la caduta di quella volta del paradiso, cioè di quel cielo che copriva un mondo ordinato secondo categorie predeterminate metafisicamente dove l'uomo per secoli aveva abitato, almeno intellettualmente; con la "morte di Dio" «il "soprasensibile", l'"aldilà" e il "cielo" sono stati annientati, rimane soltanto la terra». [9] Heidegger sembra essere uno degli ultimi filosofi a far cadere l'ultimo frammento di questa volta celeste. E in tal senso l'esito della sua riflessione ontologica rischia di apparire come un messaggio "di povertà", con uno scarto esistenziale prima e teoretico dopo, che rimaneva ignoto alla sua interpretazione della poesia. Se, infatti, in questa sua interpretazione egli riservava alla poesia il compito di custodire e cantare il ritorno della pienezza, proprio questo era il compito ultimo che la poesia doveva assolvere; contrariamente, alla filosofia appare difficile attendere questa pienezza e patirne l'assenza. «La filosofia è giunta alla fine [...]. Nella fine della filosofia si compie quella direttiva che, sin dal suo inizio, il pensiero filosofico segue lungo il cammino della propria storia. Alla fine della filosofia il problema dell'ultima possibilità del suo pensiero diviene affare serio». [10]"


In cui la Brencio illustra chiaramente il dweng l'ateismo originario necessario per parlare seriamente.


Ancora a proposito del doppio mandato negativo dell'ontologia con cui rispondevo prima a kobayashi, ella scrive. Cito ancora dalla rivista pubblica http://www.kasparhauser.net/Ateliers/Teologia/Brencio-Heidegger-Paolo.html

"Se la "morte di Dio" rappresenta lo sprofondarsi della verità prima — sia essa religiosa che metafisica — nell'immanenza, nel finito, la "fine della filosofia" rappresenta l'impossibilità stessa di ridurre il pensare unicamente all'ambito del finito, creando così uno iato insuperabile che caratterizza tanta parte della riflessione contemporanea. [11] Questa duplice impossibilità da parte del pensiero, cioè impossibilità sia di essere unicamente pensiero del finito sia di essere sostenuto dal finito stesso, caratterizza in modo radicale e unico quella che Heidegger chiama la "fine della filosofia", rendendo la fine stessa una "fine senza fine". «La filosofia non potrà produrre nessuna immediata modificazione dello stato attuale del mondo. E questo non vale soltanto per la filosofia ma anche per tutto ciò che è mera intrapresa umana. Ormai solo un Dio ci può salvare. Ci resta, come unica possibilità, quella di preparare nel pensare e nel poetare una disponibilità all'apparizione del Dio o all'assenza del dio nel tramonto». [12]"


La fine della filosofia è proprio l'impossibilità di parlare dell'ente. Sia esso Dio sia esso l'uomo che ad esso si riferisce. Dunque non puà essere una logia (che presuppone una consocenza di cosa sia l'uomo E il suo presunto oggetto di indagine, ossia Dio. Entrambi NON ESISTONO.
Vale a dire l'esatta negazione della metafisica speciale.
Pure essendo la stessa metafisica speciale l'oggetto di interesse di Heidegger (questo sì).

Purtroppo la Brencio ha già ammesso (e già questo la pone sopra tutti gli altri (che non ammettono mai alcunchè) che il tema della morte affrontato da Heideger non riesce a seguirlo fino in fondo per motivazioni personali (legate al dolore come si capisce facilmente).

Perciò il resto dell'articolo è la panacea del kairos paolino e agostiniano. Ossia dell'aspettare ciò che è già avvenuto (la salvezza del mondo) grande paradosso e circolo paranoico della cultura occidentale cristiana.

Ma il cruccio dell Brencio viene fuori alla fine dell'articolo, in quanto il trauma ha sempre un sintomo.

Perciò leggiamo il passaggio da lei scelto sulla morte.
Preludio all'essere essente "come non essente".

"Scrive Heidegger: «Il tempo è povero non soltanto perché Dio è morto, ma perché [...] la morte si ritrae dell'enigmatico. Il mistero del dolore resta velato. Non si impara ad amare [...]. Povera è questa povertà stessa perché dilegua la regione essenziale in cui dolore, morte e amore si raccolgono». [51] Quel tempo è ora lontano. Ciò che è rimasto all'uomo è la possibilità dell'attesa di un Dio che possa modificare lo stato presente delle cose, salvando l'uomo dal baratro in cui è sprofondato. Sulla china del baratro sta la tecnica e la sua sopraffazione sulla capacità dell'uomo di saperla utilizzare; l'impianto della tecnica è ciò che reclama la spoliazione dell'uomo: «Tutto funziona. Questo è appunto l'inquietante, che funziona e che il funzionare spinge sempre oltre verso un ulteriore funzionare e che la tecnica strappa e sradica l'uomo sempre più dalla terra [...]. Non c'è bisogno della bomba atomica: lo sradicamento dell'uomo è già fatto. Tutto ciò che resta è una situazione puramente tecnica. Non è più la Terra quella su cui oggi l'uomo vive». [52]"


In realtà il passaggio è esattamente il problema della brencio, ossia che la morte si pone come dolore. Ma di fronte a quell'enigma di cui parla, e di cui la filosofia di Heidegger ne dipinge il fantasma, ci si arresta. (anche solo per dire quanto Nietzche ed Heidegger siano lontanissimi come mondi).

Riprendendo i miei recenti studi sull'ebraismo.
Non posso che rimandare alla risposta già data a kobaysashi.
Ossia al libro di giobbe.




Ancora sul concetto di Dwenk che non conoscevo, ho trovato questa tesi, di cui mi permetto di elencare solo gli indici.

http://paduaresearch.cab.unipd.it/6310/1/Laura_LaBella_Tesi.pdf


CAPITOLO VI La    fenomenologia    heideggeriana    dell'affettività:    il    primato    ontologico    della Befindlichkeit e la funzione aletica delle Stimmungen§  1.  Il  ripudio  del  paradigma  antropologico  tradizionale  e  la situazione  emotiva  quale modalità di comprensione preteoretica del mondo p. 415§  2.    Genesi  ed  evoluzione  semantica  della  nozione  di  'Befindlichkeit'  nel Denkweg  del primo Heidegger  p. 425§ 3.Primato ontologico e funzione aperturale della Befindlichkeit  p. 436§ 4. Il fondamento patico della costituzione progettuale dell'Esserci e la potenza rivelatrice delle Stimmungenp. 453§ 5. Lo statuto della metafisica e la disponibilità dell'Esserci a destare la Grundstimmungdel domandare filosofico


CAPITOLO X L'ascolto patico del Denken in quanto leidenschaftliches Fragen§ 1. Il primato del paradigma della 'visione' nella metafisica antica  p. 645 § 2.'Visione', 'rappresentazione' e 'certezza' nella Metafisica della soggettivitàp. 663§  3. Il  primato  del  paradigma  dell''ascolto'  nel  pensiero  heideggeriano:  la  cooriginarietà della  dimensione acustico-musicale  rispetto  a  quella patico-affettiva  e  il Denken  come 'Entsprechung', 'Stimmung', 'Handeln' e 'Hören'p. 673


Ecco in attesa di leggere qualcosa del capitolo 6 e 10 su questa necessità. Mi sembra interessante, oltre che molto cospicua la tesi.

Ossia la necessità dell'ateismo, della sottrazione del dolore personale al potere costituito delle metafisiche speciali quasi DIO esistesse!


Non che Heidegger non capisca sulla scorta di Paolo, che la teologia è solo mera pratica.

Ma proprio perchè la teologia è mera pratica essa non si domanda del suo dolore.

(Cosa che fa tremare i polsi, vedi la brencio).

Naturalmente il primato della parola come se fosse un fantasma del sonoro, nella visione Heidegeriana è esattamente quello che Sini giustamente critica, in quanto la domanda che lo inerisce rischia di diventare sorda al reale potere invisibile.

In quanto come detto nella risposta a Kobayashi, il mistero del suono che si unisce immediatamente al suo oggetto e diventa parola, è prima nella cultura che sostanzialmente poi lo cura (rischiando di finire in ideologia).


la cura della parola, NON può essere una cura delle radici delle parole, ossia della radice di tutti i problemi fondamentali della metafisica.
Bensì solo uno strumento utile, l'importante è ricordare tutti i problemi alle parole sottesi.
La cura della parola è forse il canone occidentale. Ci si prende cura dei prorpi concetti (compreso la metafisica speciale, ma certo, lo faccio anch'io). E' l'orizzonte  a cui si apre però che mi interessa, non l'orizzonte in cui si chiude. Ma fra le altre cose, penso che Heidegger questo lo capisse, forse per ricevere la critica di Sini, ha scritto molto male (non mi spiego sennò la montagna di critiche che egli riceve sulla cosa: che possiamo sintetizzare con "perchè il tedesco e il greco e non per esempio l'italiano e il latino?" .  


Il problema non è la parola in sè, insomma!  E' questa la critica a Heidegger più diffusa.


Ecco in un parallelo con l'ebraismo:
Infatti è scritto nella Bibbia, NON NOMINARE il nome di DIO invano.
Dovrebbe essere ampiamente chiaro.   ;)  (ah poterne parlare!!!ma come già detto mi sono posto il divieto di farlo)


Ecco di nuovo proviamo a fare un sintesi a cui magari poter rispondere chi volesse, in quanto abbiamo volato alto fin ora.


Per questo la stimmung è l'unica vera soluzione al problema del senso dell'essere, nel senso che lo stato d'animo del parlante che non sa chi egli sia o cosa Dio sia, è il sintomo delle pulsioni inconsce che lo trattengono (appunto la stimmung) nel Mondo e che lo rigettano. Lo alienano.


In base alla valutazione di quei sentimenti è di nuovo possibile una nuova metafisica. Cosa su cui ha lavorato Heidegger (vado a buon senso, anche per Essere e Tempo sono fermo agli inizi, e mi baso sulle infinite sintesi altrui, condite con i miei ragionamenti, come credo che la filosofia debba essere)

Dio non è presupposto cioè! ma continuamente domandato come la grande tradizione ebraica (ortodossa e non mistica) ci insegnerebbe.
Io con molta umiltà mi sto adoperando a capirla.
#1943
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
20 Novembre 2019, 12:06:42 PM
Ma sono in un momento di scarsa brillantezza intellettuale.

Per Franco: ma certamente Heidegger vuole una ricostruzione ontologica per ritornare all'essere dell'uomo.
Ma non bisogna fraintendere il suo percorso, infatti per lui l'essere è evidentemente il non essere. Ci arriva egli stesso alla fine della sua parabila di pensiero come ben sottolineato da Volpi, quest'ultimo in chiave di serrata crtica, come se l'essere esistesse.....
Come possa il non essere influire sull'uomo? Quello è il suo percorso che arriva a dire solo un Dio può salvarci.
Sini critica di Heidegger il suo tecnicismo della parola, infatti deduce il suo sistema non da una riflessione sulla cultura, ma partendo da essa, dandola per scontata, e questo è anti-filosofico. La filosofia deve sempre questionare. Non basta dire Dio, in questo Heidegger è sempre stato molto chiaro, la sua è una filosofia atea (e che ovviamente si occupa di Dio, non che parla come Dio.)
Fatte queste ulteriori delucidazioni ancora non ho capito la tua posizone caro Franco. A favore di heidegger o contro? tanto per iniziare.


per paul : nietzche la fenomenologia della menzogna te la introduce subito in umano troppo umano: che ne sapete VOI di quali menzogne ha bisogno la vita per poter dire "io voglio vivere!" ?
Il tutto nella mimesi del "mi chiamano un uccellatore addirittura un pervertitore della morale, ma anche un pioniere e un uomo di grande forza intellettuale" (socrate? senza essere socrate infatti è una mimemsi, il contrario della finzione platonica del potere politico o ideologico).

Per quanto riguarda il nostro argomento comune, ossia il fondamento: per capire il fondamento non posso partire dalla sua pretesa naturalità, ti ho fatto questa critica da anni ma continui a ignorarla, ma va bene così.
E' normale che non  capisci la prospettiva relativista di Sini. Non è affatto relativista, è invece serissiam presa di indagine delle forme della consocenza. Fra cui tuo malgrado quella naturale.
Se poi non capisci che il transuamensimo è l'ennesima mimesi di qeullo stesso pensiero giusnaturale che inquina le menti del 99% dei filosofi non posso farci niente.
RIcordo che con sorpresa che uno dei pochi che l'ha capito è stato il mediocre Bobbio, non ho ancora approfondito la cosa, ma ricordo che in uno dei tanti riassunti dei riassunti su internet, mi PAREVA che fossimo d'accordo. (questo nel caso qualcuno volesse approfondire o aprire 3d, troppo difficile farlo con serietà da parte mia, equivarrebbe a enunciare una nuova filosofia, che purtroppo per quanto infinitamente migliore di quella attuale, nemmeno quella riesce a soddisfarmi.
Però sono qui.  Negli anni scorsi l'ho sempre data per scontata se qualcuno vuole lavorarci mi faccia sapere e apra 3d (io non lo farò, risponderò al massimo in base alle questione che si porranno) Lo dico sempre nel solco dell'idea di essere più chiari da parte mia.


Per Kobayashi: va bene, ma già lo so che sei uno dei delusi di Sini.
Il fatto è che quello che a te sembra banale per uno studente non lo è.
Ma certamente anch'io mi auguro per loro che superino presto lo statuto di ammirazione che hanno di Sini.
Per dirla tutta non credo che nemmeno capiscano, ormai è diventato happening culturale, di per sè un  MEME, ossia una cellula di riproduzionentro dell'identico. Che nei cultural studies corrisponde credo (vado ad orecchio) al problema della ripetizione.

Io per metafisica non intendo mimimamente la qustione ontica, e quindi per converso neppure dellla questione ontologica.
L'antropologia che seguisse quel modello (e credo che sarà così) è destinata come dici tu a ripetere gli stessi errori....Oh ma guarda! lo stesso problema che aveva alzato diventa automaticamente (come nelle topiche freudiane) il loro problema!

per metafisica io intendo quello che heidegger capisce in fine di vita ossia che l'ente si dà sempre come non ente.
non è la vecchia questione dell'universale contro il particolare (nel senso che in parte è ovvio che sia così, io sono un realista non un nominalista, di inciso) come Volpi tuoneggiava contro Martin.
Bensì sempre quella della filosofia antica, ossia dello svelamento del ente come tale.
Dove non è l'ente in causa, qui la critica di Heidegger è condivisibile, quanto lo svelamento.

Il suo problema di heidegger non è tanto l'ente, ma proprio l'essere, che egli stesso sa di non poter essere un ente.
E nemmeno un non essere, egli infine stremato dice che l'essere è il non- non essere, che non è un essere come la logica formale vorrebbe che fosse, ma porprio l'essere è nella sua doppia negazione.
Ossia nel doppio mandato del suo velarsi, come ente, e come essere.

mentre il primo svelamento è possibile come tecnica il secondo è impossibile.
per questo solo un Dio può salvarci.
infatti heidegger capisce che il tema dell'esserci è quella mediazione continua fra ente che si manifesta come dimenticanza dell'essere da cui è prodotto, sennonchè questa produzione è inesistente.

Siamo ben oltre kant.

Ho trovato una parziale risposta nel talmud, in cui la prima legge divina è non nominare ciò che dà nome.
Ossia uscire dal linguaggio in quanto indicazione.

Siamo all'esatto opposto della considerazione cristiana, in cui invece l'indicazione è addirittura fondamentale.

Ma questa è follia! bizzarro che heidegger invece abbia travisato quel pensiero ebraico, come se fosse veramente un pensiero sull'essere, e non sul nome.
Peccato avrebbe trovato che dicevano la stessa cosa!

La metafisica è insomma questo, il disvelamento del divino in quanto velamento della realtà costante.

per questo motivo la legge, nel mondo ebraico diventa la necessità di ricordarsi sempre questo velamento. tramite una fitta analisi della vita quotidiana.
in cui si questiona qualsiasi cosa, dal risveglio fino alla morte.

La metafisca come Berakhot, come illuminazione continua di DIO sul mondo.
Arriva persino alla accettazione dell'olocausto, come evento, a cui l'uomo è chiamato sempre a rispondere.
(rispondere intellettualmente).

E' in fin dei conti il libro di Giobbe.

La metafisica è il libro di Giobbe. (compresa la analisi tra diritto e lecità della domanda, dove nel libro è chiaro che essendo giobbe il protagonista si risolve come SIA LA DOMANDA E NON IL DIRITTO a prevalere).

Il diritto essendo per loro il richiamo alla continua nominazione del mondo.

E per cui al dolore è prescirtto il silenzio.

Nessun silenzio nell'intellettualità, ma una costante domanda. E questi vince anche sui Giusti. ( Il gesù storico è in fin dei conti anche quello, ossia uno che ricorda chi sia giobbe).

La metafisica è dunque il discorso sul dolore che non può nominare il suo produttore, e dunque è il discorso sulla storia come evento.
Ma dove l'evento è anche il risvegliarsi la mattina.

In generale la metafisica che dovrebbe essere il discorso sul rapporto uomo e Dio, e che dovrebbe prevedere una nuova antropologia e il pensiero ebraico preso seriamente (e non ideologicamente o peggio! vedi la senatrice Segre).

è solo uno stumento.


La metafisica è quello strumento affinchè vi sia un discorso, sennò chiuso al silenzio e alla sua malattia, l'incapacità di confronto.

Ma è sempre all'interno del discorso che possa dare conto del senso dell'esistenza.

Che è il discorso del soggetto (ossia dell'origine) del desiderio (ossia del tabuico) e infine dell'ente (ossi delll'orizzonte, ossia della politica).

IL discorso del soggetto e dunque della domanda "chi parla?" è ancora da venire.

Infatti Cartesio parte dall'io dando per scontato che il soggetto sia il proprio io.

ma il soggetto non è affatto l'io, perchè l'io è un parlante che non può che diventare (all'itnerno del giusnaturalismo) una persona.

E dunque è dentro questo paradigma critico che ho recentemente formulato, che va innestandosi poi la domanda filosofica.

Per cui non ho dubbi che la filosofia rimanga tale.

Non ho bisogno di misticismi, l'oroscopo con la sua cabala e le loro figlie degeneri sono finite prima nel cassetto e poi nell'immondizia del pensiero.

Pensare che la religione stia incredibilmente infilandosi in quei meandri è assolutamente scandaloso.
Lo ha fatto notare Severino, facendo notare il terribile passo indietro che ha portato da Ratzinger e Francesco.

No la filosofia non morirà mai.

Perchè l'uomo chiede sempre del suo senso.

Altrimenti perchè il più grande pensatore arriva a dire che solo un Dio può salvarci?

Salvarci da cosa? Dalla domanda di senso.

Heidegger era troppo puntiglioso per poterlo dire pubblicamente, in quanto temeva che la sua fosse una proposta teologica, e invece era l'esatto contrario.

Nessuna entità, nessun Essere che sia un Ente.
Queste cose esistono solo nella fantasia, nello misticismo, cha al massimo come l'arte può solo consolarci.
Ma consolarci di cosa? della mancaza di senso.

Come se la consolazione fosse un senso!!!

Siamo al delirio, non è metafica neppure quella.  (a proposito di Adorno)

La metafisca è il discorso sulla doppia mandata dell'esilio di un supposto Dio.
OVviamente nessun Dio. Solo la nominazione. L'evento che l'uomo non può conoscere MAI.

Avviene, inspiegabilemte.

Una voce si lega ad un oggetto.

Cosa è la voce? (è questa la vera domanda della metafisica, semmai la metafisica abbia una domanda da farsi)

Cosa vuol dire che le cose ci chiamano? Cosa vuol dire rispondere alla chiamata? cosa vogliono dire i demoni?

Di che parla Dostoevsky caro amico?  Perchè nessuno può stargli pari?

Dostoevsky è la metafisica. Kafka è la metafisica.

Chi altri? non vedo e non sento nessun altro.

In Nietzche questa cosa non c'è.

In Nietzche la domanda di senso si perde completamente.

Perchè ha svelato che chi parla di metafisica non è la metafisica.

la metafisica è solo una domanda e quindi spetta ai parlanti.

Ma oggi si può parlare?

Egli sostiene che DIO è morto.

Intende dire che oggi noi non possiamo parlare. E non si riferisce in maniera assoluta ma proprio al nichilismo che verrà.

E' una questione della storia.

Dunque la metafica è dentro la storia, non è fuori della storia.

Dunque non è un universale.

Se l'universale non esiste dunque esiste un relativo assoluto?

Ma certo che no! Ed è qui che fraintendi!!!

Vi è una storia, ma una storia di cosa?

Ma come???!!!! è quello di cui parla SINI!!!!!!

E' la storia dei parlanti, è la storia della semeiotica.

Dunque all'interno dei discorsi, noi scegliamo quel discorso che è il discorso della semeiosi.

In cui la domanda è quale è l'ente definito dai parlanti?

Se l'ente è la cultura, siamo punto e a capo!!!!!

Ma questo NON vuol dire che non esiste un ente.


E questo ente è il discorso.

Ma non è forse quello che leggi? quali sono le condizioni affinchè il discorso sia tale come vero?

Ossia come faccio a dire che è un ente di discorso?

E qui che casca l'asino ossia l'intera filosofia.

IL discorso NON è un ente!!!!!!!!!!!!!!

Ma come! è proprio la metafisca ossia il discorso trinitario sul senso della vita ossia origine desiderio e orizzonte (chi siamo? dove andiamo) perchè lo stiamo facendo?)

Non mi paiono domande relative, se non che il relativo è proprio nel reticolo dei discorsi di ciascuno.

Non vi è un ente a cui uniformarsi altrimenti non vi è nemmeno discorso, neppure domanda.

La metafisica sempre deve essere fuori dall'ontologia entizzata come se fosse un ente universale.

La metafisica sono le domande che ci si pone di fronte al soggetto.

Dunque chi parla ( che in tedesco suona come colui che si differenzia dall'oggetto, ma in latino italiano suono molto più preciso, come colui che è in preda all'oggetto, e che dunque per non essere tale, deve fare uno SFORZO, per differenziarsi) chiede a se stesso, ossia l'io chiede del suo essere un soggetto, ossia come ha fatto a dirsi un "io", prima di implodere nella giurisdizione che essendo io un io (come se questo risolvesse qualcosa, se non che l'eleminazione del pensiero ossia della domanda metafisica), quello che era un soggetto?

E' chiaro che è già dentro il linguaggio.
Deve fare uno sforzo per andare oltre il suo naso.
Il filosofo lo deve fare per professione (mi pare l'unica etica richiesta).

Sini lo spiega bene bene,

Non è che il significante è vero in sè, il significante si riferisce sempre ad un significato.

E questo significato è proprio il soggetto. (perciò addio pensiero debole).

Dunque la metafisica è il discorso dell'io che si fa in quanto soggetto. Ossia a quale oggetto mi sono riferito?

Ossia perchè mi sono riferito ad A, quando potevo scegliere B; C etc.....

In questo senso la teoria marxiana ed hegeliana è ottima, ma solo per la prima parte.

la secoda ha bisogno della pscianalisi.

una volta che ho fatto lo sforzo di capire che il mio io, è solo il desiderio di identificarmi con il mio feticcio e che la persona giuridica è quella cosa che mi impedisce di sottrarmi a quel feticcio.
capisco che per uscire da questa schiavitù scelta. perchè ognuno la sceglie. devo fare uno sforzo per capire cosa sia il desiderio.

il desiderio di conoscermi come soggetto e non come io implica che devo svelare il rapporto diadico che ho con l'oggetto stesso.
in questo senso mi dò un orizzonte perchè avvenga questo svelamento.

l'orizzonte è la domanda di senso. che sta all'ultimo, ma che in realtà sta all'inizio. Ossia perchè faccio quello che faccio?

E' da lì che passiamo al desiderio dell'altro, che fa il paio con la paura dell'Altro.

Tanto che io desidero l'altro solo se egli è dentro L'Altro, come se l'altro fosse l'Altro.

Ma l'Altro (che poi totemicamente diventa DIO) non esiste come tale. In quanto ogni altro è sempre altro dall'Altro.

Altrimenti come farebbe a divetare un altro?

E' lì che l'indagine freudiana arriva fino alle sue conseguenze più estreme.

Ossia che l'io ha paura che esista un altro. Ma che dico paura? dovrei dire meglio terrore.

Dunque l'io è il soggetto terrorizzato che diventa feticista.

Costruendo una colossale macchinazione produttiva, e facendo diventare l'Altro un ente, chiamato Stato, l'ultimo dei signori.

Ma è proprio nella macchinazione che l'Altro diventa di nuovo un altro e questa volta in senso robotico, vedasi alla voce transumanesimo.

Dunque è inutile il giro del terrore è sempre in atto, anche all'interno degli orizzonti che ci siamo dati.

Ovviamente il giro del terrore si chiama paranoia.

E l'unico che l'ha affrontato è Nietzche.

Dunque per assurdo Nietzche fa uno sforzo perchè la domanda di senso metafisico ritorni.

In fin dei conti va anche oltre.

Egli immagina le nuove frontiere antropologiche, e come in un topos ricade negli stessi errori che lui per primo aveva messo in guardia dal non fare.

Ma appunto quello che nessuno capisce è che è solo una menzogna.

Perchè egli punta a dare un nuovo orizzonte, nessun uomo dopo l'uomo. è sempre l'uomo e la sua domanda a rimanere.

E dunque la metafisica che lo abita.

La metafisica è necessaria perchè all'iterno della sua tricotomia, è colei (come domanda non come ente) che apre il discorso, della doppia mandata del velamento.

Ossia come è possibile che vi sia un io?

Torniamo a Cartesio e Kant? Ma certo!!! Non è ovvio? Come facciamo altrimenti anche solo pensare che questo io sia diverso da quello che noi stessi pensiamo come persona?

Se l'io fosse una persona, no esisterebbe alcuna metafisica, il che come ampiamente spiegato dai presocratici NON è.

La filosofia esiste ancora finchè l'io rimarrà  tale. e cioè per SEMPRE (ovvero fin che è in vita).

Dove starebbe il relativismo assoluto?

Io non lo vedo affatto.
#1944
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
05 Novembre 2019, 10:42:45 AM
Citazione di: bobmax il 05 Novembre 2019, 10:17:33 AM
Sono convinto che Eutidemo abbia i piedi per terra (scusami Eutidemo se ti nomino in terza persona) perché la sua fede nella Verità lo porta a non volersi ingannare. E perciò a indagare con la maggior lucidità possibile quello che c'è.

Questo non significa affatto conoscere la verità, anzi! Ma è indispensabile per inoltrarsi nel mondo alla sua ricerca.

Eutidemo mi ricorda il buon dottore nel romanzo "La peste" di Camus.
Lui vuol fare del bene e rimane in città ad aiutare i malati, mentre la moglie muore lontana.
E alla fine del romanzo si ritrova ad osservare da una terrazza la vita che riprende a scorrere finita la peste.

A vederlo mi si stringe il cuore.
E vorrei gridargli, no! Non abbatterti perché ancora non conosci la Verità!

Guarda che a Eutidemo gli vogliamo bene!

Purtroppo ultimamente non riesco a leggere i suoi illuminanti passaggi sulle cose giuridiche. Ma ricordo con piacere le vecchie discussioni.

Cioè la legge Segre è passata senza essere votata dalla destra.....quanto può essere grave??? Stiamo parlando di cose legate all'olocausto!!
Posso capire (per finta ma non comprendo comunque) che oggi il giovane lo faccia per goliardia (caso Balotelli), ma l'adulto?
Per non parlare del filosofo: Fusaro è completamente uscito di senno.

La verità a volte svia anche le menti più brillanti.
Non vedete come nella gente monti un odio incredibile? Non è forse l'insieme delle prassi a renderlo possibile?

Sono avvilito.

Scusate l'off topic!  :'(
#1945
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
05 Novembre 2019, 10:30:59 AM
Citazione di: bobmax il 05 Novembre 2019, 09:58:10 AM
Ciao Green Demetr

Sono convinto che Sini sia oscuro perché non crede in ciò che dice.

Non si tratta di una difficoltà dell'ascoltatore nel cercare di capire, ma proprio della mancanza di fiducia dello stesso Sini in ciò che espone!

Sini vuol fare del bene. E così propone una narrazione che ritiene possa avere effetti positivi, ma che già lui stesso sa non essere vera.

Lo spacciare una storiella per verità a fin di bene, è  pressoché inevitabile per il buon politico, che non può sempre dire la verità: il popolo può non essere pronto a riceverla.

Ma un filosofo non se lo può permettere!
Per il filosofo esiste solo la Verità!

Già attribuirgli il tentativo di una filosofia della scienza dimostra il suo fallimento.
La filosofia non è mai di qualcosa!

E così Sini, con tutte le sue buone intenzioni, non fa che cercare di corrompere le giovani menti...


Bobmax si ho capito quello che intendi dire, ma addirittura corrompere le giovani menti come fosse un Socrate qualsiasi (che invece il lato politico ce l'aveva bene in mente)!

E' vero la verità in Sini non è mai contemplata fino in fondo.
Ma infatti lo dice a metà lezione "attenzione ora quello che vi dirò non dovrei dirvelo, proprio rispetto a quanto detto prima" ossia che la verità è dento i discorsi.

Ma lui non sta facendo un discorso dialogico, la sua è una lezione.
E così sarebbe una lezione in solitudine.

Mentre la filosofia è quel nesso tra discorsi che si trasmettono un sapere concordato.

Non è che la verità non esista, è che la verità filosofica è sempre quella verità all'interno di una comunità che decide che quella verità sia tale.
Ma il vero passaggio importante che non ha riportato in questa lezione, è che questa verità è solo una soglia a cui la storia deciderà se aderire o meno.

Perciò la verità è un transito
tra una generazione ed un altra.

Sta alla bravura dell'una e dell'altra stare dentro il presente a cavallo tra passato e futuro.

E' una filosofia che perciò fa i conti col nostro morire, e con la traccia che lasciamo di noi stessi.

Non è una verità facilmento afferrabile, se non addirittura inafferabile.
Ma questa tua ( e non solo tua, molti ex-studenti se ne lamentano) visione di un Sini approssimativo o poco incisivo a livello filosofico, è a mio modo di vedere eccessiva.

Certo forse nel transito non riusciamo più a vedere la verità.
Ma perchè questa verità sia tale è necessario ritornare a questionare quella verità.

La verità è sempre presunta. Financo quella deduttiva (dal meccanicismo al quantismo).

Bisogna sempre ridefinire le coordinate di riferimento.

Io non credo che Sini sia soltanto il transito, credo si sopratutto la traccia.

Certo in periodi di cambio degli assetti umani, o di crisi economiche come la nostra, tu vorresti una filosofia più sicura. Lo capisco, ma non è che Sini ogni tanto non provi a essere realista, come quando recentemente è stato messo nelle classe dei saggi da parte del sindaco di Milano.
Per poi tornare al pubblico con la coda tra le gambe.

E' ovvio! il politico e il filosofico non sembrano proprio competergli.
Vogliamo fargliene una colpa?

Io continuo a vederelo come il massimo filosofo Italiano.
#1946
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
05 Novembre 2019, 10:15:33 AM
Citazione di: Eutidemo il 05 Novembre 2019, 06:18:08 AM
Ciao Green. :)
Come avevo scritto, avevo appena ascoltato i primi cinque minuti della videoconferenza (che ancora non ho avuto il tempo di completare), per cui il mio post non era affatto una critica a Sini; come mai avrei potuto criticare qualcosa che non conosco?

***
Io criticavo piuttosto l'utilizzo di una  terminologia impropriamente filosofica   ("transumanesimo", "trasvalutazione nicciana" ecc.), per inquadrare un fenomeno di mero carattere naturalistico, come la predisposizione dell'uomo, dalla preistoria ad oggi, a fare ricorso alla tecnologia per migliorare le proprie condizioni di vita; la filosofia è una cosa, ma il suo utilizzo terminologico improprio è un'altra cosa.

***
Quanto al fatto, come dici tu, che "io non abbia ancora capito cosa sia la filosofia, essendo essa l'esatto opposto di quello che io ho detto", considerato che nel mio post io non ho minimamente proposto alcuna definizione della filosofia, non riesco proprio a capire come essa possa essere "l'esatto opposto di quello che io NON ho mai detto". :D
Sotto il profilo logico-filosofico, la tua asserzione "non sequitur!"

***
Per cui attendo che tu mi dia la "tua" definizione di filosofia, perchè può anche darsi che coincida con la mia!

Un saluto! :)

Ciao Eutidemo, forse non ti sei accorto, ma ho risposto meglio al tuo post poco sopra, prescindendo da quello che ti avevo scritto nel primo post. (si avevo capito che l'avevi visto solo nelle parti iniziali!  ;)   infatti ho corretto la mia posizione  :) )

Per tornare a quel primo intervento mio, mi riferivo alla questione scientifica.
La filosofia non si limita diciamo a fornire degli spazi di certezza, ma significativamente si interroga su quegli spazi di certezza, fino a farli diventare terreno di dubbio e ripensamento.
E sarebbe il senso generale che Sini tenta di far capire a delle giovani menti, che come all'epoca ho testato sono ormai completamente dentro il mondo scientifico.
Non si parla di Kant come una volta si faceva, si parla di scienza, di natura di ecologia. Si sta perdendo cioè completamente il livello di messa in dubbio dei saperi.
Cosa necessaria affinchè si torni a domandare di filosofia con molto più rigore.
Il che tra parentesi è anche quello che la scienza gli chiede di fare.
Lasciando da parte che la scienza nasce dalla filosofia, ormai temo che quello sia un lontano ricordo.
E' proprio a partire insomma dal discorso dei giovani che Sini intrattiene questa lezione, veramente molto ostica.
Di solito nell'adulto vi è stata una lotta per riconoscere i propri valori, nel giovane sembra esserci una accettazione della verità così come è detta. Senza ragionarci sopra.
Penso per questo che in questa conferenza sia stato insolitamente provocatorio.


Comunque sul discorso generale che hai fatto ti confermo che mi sembra che siamo d'accordo come scritto qualche post sopra questo.
Aspetto feed back.

Cosa è la filosofia per me?
Per me è sempre stato un demone redentore. Un demone che chiarifica ogni mio dissidio interiore. Una compagna di vita in una sola parola.
Ma non credo c'entri molto con quanto finora ci siamo detti.

Ciao!  ;)
#1947
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
05 Novembre 2019, 09:57:17 AM
Citazione di: paul11 il 05 Novembre 2019, 01:04:34 AM
Se come dice Sini, nella modernità(Nietzsche, Husserl, Heidegger) si fa esperienza con un'altra verità, perché la verità si articola nella molteplicità dei corpi e dei discorsi, in maniera che non è traducibile in una unica verità.
E ancora: la verità non è giudizio, non è un principio di non contraddizione.
E infine: l'umano è quello da fare, non quello che è.


Gli suggerirei di prendere seriamente in considerazione di scrivere " La fenomenologia della menzogna! " E spiegare finalmente e senza chiacchiere, come l'uomo sia riuscito nei millenni a costruire quegli stessi discorsi e quegli stessi strumenti ,senza giudizio, senza non contraddizione, eppure fondando una cultura.


A margine della discussione in riferimento a Bobmax:
Nell'uomo la tecnica si è sviluppata enormemente (probabilmente per le corde vocali e le mani prensili con il pollice opponibile), ma la sua essenza è rimasta la medesima.

Non vi è perciò alcuna differenza ontologica tra l'azione dell'uomo e quella dell'animale (d'altronde su cosa mai si fonderebbe questa differenza?)


Con il "plesso" ,utilizzando il termine di Sini, su cui potrei essere d'accordo.Non è scindibile lo strumento dal discorso, in altri termini la tecnica dal linguaggio.Il superamento del limite di efficienza di ogni strumento ha sfidato l'uomo a costruire, progettare altri strumenti sempre più efficienti e quindi potenti.


Ottimo suggerimento Paul, sebbene immagino la tua fosse ironia.

Ma vedi quella storia della menzogna è stata già scritta da Nietzche.

Inoltre non capisco a cosa ti riferisca quando parli di una cultura senza giudizi e senza autocontradizioni.

Prova ad articolare meglio appena hai un pò di tempo.
#1948
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
05 Novembre 2019, 00:57:56 AM
Rispondo un pò a tutti, sono stato abbastanza sommario prima e me ne scuso.  :'(


Sini ha fatto una critica serrata ad Heidegger, che sostanzialmente attacca il suo approccio metafisico.

Sini non si dispiace che la filosofia sia morta, anzi egli è il primo a dirlo che sia infine morta.

Questo non significa che la sua archeologia (archeologia della filosofia) non possa essere ancora utile nel nuovo mondo scientifico.

Quindi sostanzialmente propone una filosofia (che forse un giorno non si chiamerà più nemmeno così) di carattere scientifico. Ossia delle narrazioni scientifiche.

Oserei dire che si tratta di una nuova filosofia della scienza.

Infatti sono rimasto sorpreso di questo attacco frontale alla scienza, normalmente lui non li compie questi discorsi.

Credo sia solo una provocazione affinchè ognuno riprenda il fare filosofia nella maniera corretta. Ossia personalmente. E' un messaggio per una platea di ragazzi, ricordiamocelo.

Personalmente Ipazia, non Dialetticamente.  Spero ci siamo capiti al volo.


Per quanto riguarda il pensiero debole, sinceramente dovete argomentare meglio, dove lo ravvisate.

Il pensiero debole vorrei ricordare nasce in Italia con Vattimo, e viene proseguito a tutt'oggi dalla meravigliosa rivista Aut-Aut, che ultimamente si è comunque discostata da quello stesso pensiero che aveva imbracciato allora (pensiamo agli anni 70, e al suo clima temporale).

Dunque sinceramente non capisco a cosa vi riferiate (Franco).

Bobmax il contributo di Sini è per lo più a livello linguistico, ossia una storia della lingua, che si dà come storia delle prassi.

Prende presto distanza dal superamento della metafisica (ossia dal nichilismo).
( e quindi franco, sini è d'accordo con te)

Cosa che per esempio mi allontana da lui senza indugio. (e quindi ancora non ho capito a cosa punti franco!)

Ma appunto questione di scelte!

Non capisco infine cosa intendi Bobmax quando parli di eutidemo che ha i piedi bien piantati per terra.

Dipende. Approfitto anche per fare alcuni appunti a Eutidemo, entrando ben inteso nel suo discorso (che non è quello di Sini).


Anzitutto la sua definizione di uomo come specie che si trasforma è errata.

Oggi sappiamo benissimo che le modificazioni del DNA possono variare alcune parti di un  animale, ma è IMPOSSIBILE che da un pesce nasca un rettile.

Le ricerche di Darwin vanno riviste al più presto.

In questo forum vi ho più volte parlato delle nuove teorie neo-darwiniane.
Che praticamente sono costrette a fare un patto col diavolo con Gould e pensare l'evoluzione a salti.

Rimane un mistero come questo salto possa essere effettuato

Per ulteriore approfondimento vedere ancora lo stesso video che ormai dico da anni.

EVODEVO (teoria della evoluzione-devoluzione)

https://www.youtube.com/watch?v=5jpATs42GIE

************

Comunque si può apprezzare l'idea di Eutidemo, e prendere il transumanesimo come effettivamente si presenta (quello si eutidemo), ossia come pretesa di superamento biologico dello stato attuale naturale.

Sono d'accordo ovviamente con Eutidemo ma non dal lato naturale (infatti Sini critica proprio il SUPPOSTO dato naturale, e enfatizza invece la storia delle pratiche, che è poi il suo ramo filosofico, per questo ho criticato Eutidemo, forse avendo ascoltato solo il primo passo e non conoscendo Sini, ne ha tratto delle sue conclusioni, ma va bene ci stà).

Ultima risosta a Eutidemo:

cit Eutidemo
"Ma è tutto qui; sempre "umani" (o almeno "hominadae") resteremo...perchè ormai siamo "tassonomicamente" troppo specializzati, per diventare cervi!
Altrimenti, dovremmo dire che siamo già "transumani"...rispetto alla specie ominide che ci ha preceduto; almeno secondo quello che sarebbe stato il loro punto di vista!
Un saluto "

Allora visti le precauzioni per l'uso di cui sopra abbiamo parlato.

Si sono d'accordo con te!  ;)

ma infatti alla fine il transumanesimo come dice Sini è solo l'ennesima moda.

(una volta nell'800 si chiamava lammarkismo, vedi i lavori del prof. Giorgio Israel, ma sempre di quella cosa si tratta. Ossia dell'uomo ROBOT, come vado dicendo da ANNI).

Anzi diciamocelo "una stupidata!", peccato solo che questa stupidità abbia a che fare con la nostra vita del futuro.

Infine per tornare al tenere i piedi per terra di Bobmax e del bel passaggio di DonQuixote che ci ricorda anche che la tecnica è una volontà dell'essere umano.

Certo! ma il filosofo guardate che i piedi per terra ce li ha sempre!!!

Anzi fu proprio il suo carattere materiale che mi portò lontando dalla religione. (il che è un bene, anche per la religione, che ho ripreso negli ultimi anni).

Il fatto che a partire dall'avere i piedi per terra, si eserciti a guardare oltre il proprio naso NON SIGNIFICA che diventi pura astrazione.

Ripeto il video è per giovani studenti di filosofia, che devono esercitari ad una astrazione più scientifica e meno banalizzante.

L'ho postato solo per ricordare a quelli che sono contro Nietzche ed Heidegger, come questi filosofi anche se criticabili, RIMANGONO dei giganti del pensiero.

Voglio dire molti di noi sono adulti, quindi ovviamente è molto difficile cambiare paradigma di sguardo.

Ma insomma qualche riflessione a latere infine è uscita.

Quindi alla fine sono stato contento di aver aperto questo topic!!

ciao a tutti e grazie per i contributi finora postati.

Spero di non aver lasciato "indietro" alcuno.

Se per caso l'ho fatto non esitate a farmelo notare!!!

Ormai mi sono preso l'impegno....ahimè!  ;)
#1949
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
04 Novembre 2019, 18:16:06 PM
Tanto per parlare di impossibilità.

Ma ancora a parlare di problema del finazialcapitalismo?

Ma non vi siete ancora accorti di quanto questi temi seppure possibili a livello di critica (ma non di pratica, in quanto equivarrebbero a chiudere le banche stesse....il che è di un ridicolo avvilente....ma mezza italia che sputa odio e sentenze  ancora non l'hanno capito) stiano portando un intero paese a colassare in una spirale di violenza inaudita.
Se prima il fascismo era meramente teocratico (agamben sloeterdijk, marramao) oggi rischia di diventare PRATICO.
Ma insomma italiani svegliatevi!!!
#1950
Tematiche Filosofiche / Re:Transumanesimo e Sini
04 Novembre 2019, 18:12:17 PM
Citazione di: Sariputra il 04 Novembre 2019, 11:24:46 AM
Temo che, se non cambia il modello economico attuale, le teorie transumanistiche produrrebbero inevitabilmente una società forse simile a quella descritta da Roger Zelazny nel famoso romanzo visionario di Sf  "Lord of Light" (Signore della Luce-1967). In questo romanzo solo alcuni uomini dispongono della tecnologia altamente sviluppata (costosissima..), grazie alla quale si sono dotati di poteri e capacità "semidivine". Poi  ovviamente c'è la rivolta contro i dominatori da parte di coloro che sono stati esclusi da queste possibilità...
Ricorda molto l'eugenetica... o lo step successivo della società material-capitalistica..."il potente capitalista 2.0"  :(.
Già adesso sempre più gente nel mondo non riesce più ad accedere a cure mediche, anche di base, perché troppo costose. Persino negli states sembra che la vita media sia in leggera diminuzione...

Si per chiudere il trittico di risposte.

Quello che dice Sini è che il transumanesimo è una stupidaggine.

L'aveva già detto sulla rivista noema, allorquando quattro anni fa seguii l'università milanese.

Evidentemente ha capito che serve mandare qualche segnale più forte ai giovani.
Cosa romantica per me.
I giovani non hanno alcuna possibilità.