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Messaggi - iano

#196
Citazione di: fabriba il 29 Agosto 2025, 16:52:37 PMCito wiki:
L'idealismo, in filosofia, è una visione del mondo che riconduce totalmente l'essere al pensiero, negando l'esistenza autonoma della realtà, ritenuta il riflesso di un'attività interna al soggetto.




Su questo posso dire che la scienza ti sta dando sempre più ragione... e la realtà sembra proprio che possa non esistere in maniera indipendente dall'osservatore.
Il risultato in se è poco intererssante per un filosofo (o un filosofo che non è), però mi sembra che questa consapevolezza stia contaminando pesantemente gli strati più "pop" della cultura... l'atteggiamento sempre più diffuso di vedere la realtà come una canvas da piegare alle proprie opinioni, mi sembra difficile da immaginare fuori da questo momento culturale e questa consapevolezza scientifica del reale.

Non so se era il tipo di riflessione che ti aspettavi, ma passavo di qua :)


Si, quello che scrivi è calzante. Grazie.
Non sono un idealista perchè non c'è necessità di negare la realtà, solo che non è quella che crediamo che sia, cioè quella che tocchiamo con mano, concreta.
La vera realtà non è concreta, nel senso che la concretezza è una ''idea delle nostre mani''.
Il mondo/modo in cui viviamo indirettamente la realtà è concreto, ma la realtà in se non ha attribuiti.Non è materia e non è un idea.
Non è nulla che si possa dire o sentire in assoluto, nel senso che non c'è un solo modo di interagirvi.
Il mondo è la realtà come la viviamo.
Quindi c'è un mondo per ogni vivente.
Gli uomini non vivono nello stesso mondo, ma sono uomini perché vivono nello stesso mondo.

il vero idealista è colui che nega la materia, costruendo su questa negazione la sua filosofia.
Ma di fatto non può costruire il suo idealismo se non contrapponendosi alla materia.
Quindi come può stare in piedi la sua filosofia, se nega ciò da cui è partito?
Discorso speculare vale per il materialista.
Detto da un non filosofo con le inevitabili lacune.
Però la sostanza del discorso credo sia chiara.

La realtà, come ci appare, più che una mappa della realtà, è un manuale di istruzioni scritto per immagini, non unico possibile, su come interagire con la realtà.
Immagini che nel tempo sono state stilizzate in un alfabeto, transitando per gli ideogrammi.
L'immagine, una volta fattasi lettera dell'alfabeto,  non ci consente perciò più di visualizzare la realtà, perchè la sua descrizione non è più scritta con caratteri immaginifici. Questo è il motivo per cui non comprendiamo le leggi della fisica, e questo indirettamente esemplifica cosa intendiamo per comprendere.
Chi non ha capito la fisica quantistica non ha capito che non c'è niente da capire.
E' un manuale d'uso della realtà.
C'è n'è un altro scritto in un alfabeto immaginifico, che coincide con la realtà solo se non sai che è un manuale d'uso, che serve ad esempio per non cadere nei burroni, dei quali noi sappiamo in effetti soltanto che cadendoci ti fai molto male.

E alla fisica classica che invece comprendiamo, che posto gli assegniamo.
E' l'anello di congiunzione fra ciò che comprendiamo e ciò che non comprendiamo.
I nuovi manuali di istruzioni non sono da comprendere, ma da usare, e questo è il vero problema, che in pochi li sanno usare, mentre la ''realtà'' tutti la comprendiamo.
Qual'è la soluzione?
Tu lo potresti sapere. E' il tuo lavoro.

Il nostro mondo cambia, ma noi dovremmo cercare di restare uomini, cioè di vivere sempre insieme in un mondo solo.
This is the problem.
#197
Varie / Re: Consiglio
29 Agosto 2025, 16:54:42 PM
Scopiazzando Morpheus....
La realtà non ha un senso, perciò ogni essere  è libero di dargli il suo.
Il senso che condividiamo ci fa uomini.
#198
Tematiche Filosofiche / Il filosofo che non sono.
29 Agosto 2025, 16:12:41 PM
Non sono un idealista, ne un materialista, ma uso le idee e maneggio la materia.
Toccare la realtà è descriverla con le sensazioni.
#199
Citazione di: Ipazia il 29 Agosto 2025, 13:38:00 PME' il valore stesso della trascendenza che è venuto meno insieme alla illusorietà di un mondo dietro (e sopra) il mondo dopo le lezioni di Marx e Nietzsche.
Anche se a un certo punto, da ateo, mi sono reso conto che realtà (quella che sta dietro ad ogni scienza ed apparenza) è il nome che ho dato a Dio, questa simmetria mi era sfuggita. Chapeau!
Comunque , anche a seguito di questa presa di coscienza, adesso ho l'abitudine di ''Cherchez le Dieu'' in ogni situazione, o il suo speculare,  le Diable, a piacere.
Che nome ha dato a Dio Marx?
Il Diavolo, lo sappiamo, Capitale.

Non c'è altro modo di intendere la realtà se non trascendendola. Hai voglia di religioni.
E' che non di tutte sappiamo di averle inventate, e non sappiamo perciò, per quelle, con quale  improprio nome si presenta l'innominabile..
#200
Citazione di: InVerno il 29 Agosto 2025, 12:32:54 PMIo non ho risposto a questo topic perchè ho riconosciuto il tipo idealista che sei e quanto poco senso abbia fare critiche, stavo giusto aspettando il momento quando mandi all'aria tutto perchè nessuno ti capisce, è arrivato.
Come ho scritto nel mio primo post ''Il libro ha il pregio/difetto di non poter dialogare col lettore, e con due libri il nostro si è presentato.''
#201
Citazione di: anthonyi il 28 Agosto 2025, 14:00:05 PMNo, non credo che basti. Per una religione serve un sistema simbolico astratto, uno straccio di codice etico.
Ora, se I quattro amici al bar mettono su un vessillo l'immagine della Guinness triplo malto alla spina, promettono di esserle sempre fedeli e di non tradirla per altre birre volgari, promuovono riti per celebrare la sostituzione del barilotto di Guinness alla spina, allora si che si avvicinano a una religione.
Io la intendo così: gli amici non sono tali perchè credono nell'amicizia, ma è ponendovi fede che fanno dell'amicizia una religione, che potrà poi essere ufficializzata con una bevuta rituale che li renda riconoscibili.
Gli amici però restano tali, anche quando inconsapevoli della loro religione.
In tal modo essi fanno naturalmente ciò che nella religione, con i suoi riti, diventa un obbligo.
Insomma, una religione , nasce quando si prende coscienza di ciò che ci lega.
Il trascendente è più un indicibile, che però  sappiamo riconoscere negli altri , verificando perciò di condividerlo, quindi  qualcosa che è in noi, ma che non sappiamo dire, e non oltre noi .
Se però essere indicibile non significa non possedere un nome, ma anzi molti, ad ogni nome corrisponde una diversa religione, che hanno però tutte fondamento nell'indicibile che condividiamo.
Più che fattori esteriori ( proveniamo tutti dallo stesso stampo divino), c'è un ''indicibile'' sostanziale che condividiamo, per cui possiamo ''dirci'' uomini.

Senza avervi posto fede, sappiamo riconoscere ciò che sta in noi, verificando di condividerlo.
Se però lo estrapoliamo, per tenerlo ancora legato a noi, dovremo porvi fede.



#202
Insomma , anche quattro amici al bar, che nella loro amicizia ci credono, fanno una religione. ;D
#203
Citazione di: fabriba il 28 Agosto 2025, 12:42:40 PMse la metti così...  la filosofia tutta, allora ...no? :))
Il fatto che una trattazione la si possa complicare o semplificare, può far sfuggire che in tal modo la si cambia, di modo che non sia più la stessa cosa.
In tal modo, con questo virtuoso tradimento, progredisce la filosofia.
Più in generale, la filosofia peripatetica viene tradita dalla filosofia testuale, che viene a sua volta tradita dalla filosofia ''chattelliera''.

Questa discussione è stata aperta sul forum da chi si è presentato come autore di filosofia testuale, ed è interessante per me perchè diventa indirettamente un confronto fra i due media, nella misura in cui la filosofia non sia indipendente, come credo, dai mezzi con i quali la produciamo.
La mia filosofia è esclusivamente chattelliera, ad esempio, perchè l'idea di scrivere un libro mi toglie libertà di pensiero (è una mia sensazione) e non riesco a fare due cose insieme, ad esempio parlare e passeggiare, per cui, nella peripatetica, m'impapererei. :))

#204
Citazione di: Mel Fed il 28 Agosto 2025, 03:06:21 AMsono in un prato di montagna, in un momento di estrema serenità, dico mistico per esagerare, diciamo idilliaco, e improvvisamente mi rompo un piede, o succede a chi sta accanto a me e si mette a gridare, e io dico che questo turba quello stato che avevo realizzato. Se lo dico a un italiano qualsiasi questo mi capisce, ed è d'accordo con me. Mi sembra che una affermazione del genere non viene accettata e condivisa in pieno dai partecipanti a questo forum, che trovano eccezioni a qualsiasi affermazione ovvia che io faccia.
Questo stato di perfetta serenità lo abbiamo provato tutti, quindi basta che tu vi faccia cenno perchè noi lo si possa condividere. Non c'è bisogno di un teorema per dimostrarlo.

Ma se tu poi dici che la perfezione è un concetto logico, crei appunto in noi l'aspettativa di una dimostrazione .
Se tu hai diritto a lamentarti delle nostre complicazioni, pari diritto abbiamo noi.

In generale però hai ragione, questo forum a volte sembra un ufficio complicazione cose semplici, ma come vedi, è successo pure a te, e così hai potuto verificare come sia facile annegare nell'acqua che non si vuole bere.

Cambiare idea sembra cosa facile, basta dire ''ho cambiato idea''.
In effetti è un processo ben più complicato, che inizia col riconoscere il valore delle critiche (io sono qui per ricevere critiche che alimentino il mio pensiero, senno cos'altro?). Però se cambiare  idee è  cosa già di per se complicata, rieditare due volumi dove le si è esposte è, se possibile, ancor più complicato.

Questo spiegherebbe perché chi si presenta sul forum con le sue idee già ''cartificate'', se non certificate, più facilmente abbandona la discussione alle prime critiche, come ho potuto constatare nella mia esperienza .
Ma lo dico solo perchè tu, presa coscienza di questa difficoltà,  possa meglio superarla.
#205
Citazione di: Mel Fed il 23 Agosto 2025, 14:05:08 PMè la Perfezione. Quest'ultima è un concetto logico, è la coerenza, la non-contraddizione, l'ordine.

Invece di dire che Dio è perfezione, e che la perfezione è logica, in quanto castigatore di discorsi fumosi, non facevi prima a dire che il tuo Dio è logica?
Infatti io non avrei nulla da dire sul fatto che Dio sia logica, per il rispetto dovuto ad ogni religione, ma se dico che la perfezione non sia logica, penso di non offendere nessuno, eppure in tal modo, mio malgrado, mi tocca di dover negare la tua religione.

#206
Citazione di: Kob il 28 Agosto 2025, 08:49:28 AMSe parliamo di vera e propria religione, non di ideologia o di metafisica (cui i post di Iano e Ipazia si riferiscono), la mia risposta è che bisognerebbe parlare di trasformazioni, non di fondazioni.
Non so se si possa fare una distinzione così netta fra religione e metafisica. Se ne può parlare.

#207
Citazione di: anthonyi il 27 Agosto 2025, 14:03:01 PME' possibile inventare una nuova religione oggi?
Io mi chiederei quali vecchi e nuovi nomi possiede oggi Dio.
Caso, Perfezione, Ordine...
Dio non si dovrebbe nominare, a meno che non si sappia di starlo nominando, ed è nominandolo, anche inconsapevolmente, con nuovi nomi, che creiamo nuove religioni.
Non sono le religioni a fare adepti ( anche, ma non sono vere religioni), ma sono gli adepti a fare una religione, perchè a un certo punto si accorgono di credere tutti alla stessa cosa.

La fede quando arriva arriva, e non  avverte.
#208
Citazione di: fabriba il 26 Agosto 2025, 14:57:45 PMIn un articolo semiserio rivolto al femminile si parla di come essere donna significhi avere il ciclo, depilarsi, fare dieta, essere insicure, ecc. Non è l'unico: rivolgersi al femminile, significa anche parlare di tematiche identitarie femminili come queste apparentemente banali, ma con implicazioni sociali non scontate.

Perchè nel semi-universo maschile non si parla di erezioni mattutine, barba, fascinazione per il barbeque, eccessi di rabbia, ecc?

Abbiamo frainteso, trattandosi di una cultura cosiddetta patriarcale, che non ne fossimo schiavi.
Le donne ,pensando di diversi liberare dagli uomini , non sono del tutto riuscite a liberarsi dalla cultura patriarcale, però magari hanno preso coscienza dell'errore.
Grazie a questa coscienza non possono non vedere il grottesco che c'è in ogni atteggiamento culturale, sia degli uomini che delle donne, e si prendono in giro nella misura in cui vi si sentono loro malgrado ancora invischiate, ma non dimenticandosi di prendere in giro pure gli uomini. Praticamente oggi hanno il monopolio della satira rivolta al genere umano, per la maggiore consapevolezza acquisita sui paradossi culturali.
Una volta avviato il processo di liberazione maschile, sull'esempio di quello femminile, potremo farci delle belle risate su noi stessi, pure noi.
Nel farlo potremo trovare opposizione da parte delle donne, nella misura in cui credendo di essersi liberate dall'uomo non si sono liberate della cultura patriarcale.
Intanto i comici maschi hanno capito che prendere in giro le donne al vecchio modo non fa più ridere nessuno, quindi qualche domanda dovrebbero iniziare a farsela.
Fra i comici maschi che oggi prendono in giro le donne salverei solo Paolo Migone, non foss'altro che per il suo perenne occhio nero; perchè, voglio dire, chi glielo avrà fatto?
Va bene, forse la moglie lo picchierà pure, però lo fa solo per amore.
#209
Citazione di: fabriba il 26 Agosto 2025, 14:57:45 PMIn un articolo semiserio rivolto al femminile si parla di come essere donna significhi avere il ciclo, depilarsi,
Quando ero ragazzo le donne non si depilavano, e il pelo aveva la sua attrattiva sessuale.
Come hanno fatto le donne a farsi fregare su questo punto qua?
#210
Citazione di: Phil il 26 Agosto 2025, 18:38:51 PMCome dicevo a baylham, e come accennato da Mel Fed, per alcune filosofie orientali, non si tratta del nulla ontologico, né di annullare la psiche umana, né di perdere la memoria o la propria identità, né tantomeno di scoprire verità mistiche per pochi eletti (anche se alcuni culti fanno leva su questo sensazionalismo, parlano di super-poteri, etc.).
L'esito di alcune meditazioni (ad esempio quella zen, lo zazen) non è un soggettivo «risultato di esperienze di vita individuale»; l'esito è piuttosto una sorta di azzeramento, non della percezione, ma dell'appannamento concettualizzante della nostra prospettiva discriminante sul mondo; come dire: «se stiamo zitti, abbiamo tutti la stessa voce; soprattutto se azzittiamo anche la voce interiore». Come si fa a saperlo? Chi ha fatto quell'esperienza, ne parla allo stesso modo; a chi non l'ha fatta, non resta che il racconto altrui; sebbene, a differenza di ogni dogmatismo, può comunque provare a farla (come dire: «provare per credere»).
E' cioè una dimostrazione soggettiva, ma condivisibile in quanto ripetibile, della relatività con la quale la realtà ci appare.
La notizia cattiva è che non abbiamo un rapporto diretto con la realtà, realtà che è il nome che io dò a Dio, cioè ciò sulla cui assolutezza pongo fede.
La notizia buona è che se l'apparenza non ci piace la possiamo cambiare, ma poi dalla montagna su cui siamo saliti per meditare dovremo pure scendere, e questa mi pare sia la sostanza di questa discussione.
Non si perde la capacità percettiva, ma la si rimette in gioco.
Come requisito necessario occorre vincere l'horror vacui, ma non è la prima volta che superiamo le nostre paure, e sopratutto l'abbiamo fatto insieme.