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Messaggi - Phil

#196
Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2024, 18:33:38 PMSe nel linguaggio comune ha ancora senso distinguere cosa da evento, nel linguaggio filosofico, attento all'ontologia, non si può prescindere dall'evoluzione gnoseologica in ambito scientifico, e ciò fa LW quando afferma che il mondo è la somma dei fatti non delle cose.
Eppure, anche solo confinandoci al Wittgenstein del Tractatus, è eloquente come viene sviluppato il concetto di fatto: «il fatto, è il sussistere di stati di cose» (2), «Lo stato di cose è un collegamento di oggetti (cose, entità)»(2.01), «Gli oggetti costituiscono la sostanza del mondo» (2.021). Dunque: oggetti → stato di cose → fatti.
Viene infatti spiegata poco dopo la differenza fra ente ed evento ovvero, a parole sue, fra oggetto e stati di cose: «L'oggetto è ciò che è fisso, ciò che sussiste; la configurazione è ciò che è mutevole, instabile»(2.0271), «La configurazione degli oggetti costituisce lo stato di cose» (2.0272), «Nello stato di cose gli oggetti stanno in relazione l'uno con l'altro in modo determinato»(2.031), etc.
Tanto ad oriente quanto ad occidente, abbiamo bisogno del principio di identità/individuazione per fondare una qualunque logica praticabile, nonostante "la nota a fondo pagina" che ci ricorda che l'identità è convenzione (dunque, ontologicamente, è "nulla", dicono ad oriente, confondendo gli occidentali avvezzi a ben altra rigidità onto(teo)logica).
#197
Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2024, 16:47:39 PML'ente "cosa" non risente dello stesso limite percettivo-cognitivo dell'ente "evento" ?
Per come la vedo, parlare di «ente "evento"»(cit.) confonde, nonostante le virgolette, i due concetti che anderebbero a mio avviso tenuti separati: l'ente può essere parte dell'evento per la coscienza che vi si relaziona (il mio osservare l'ente-sasso è un evento per la mia coscienza), ma l'evento non può essere un ente (il modo in cui si studiano gli enti non è quello con cui si studiano gli eventi). La definizione filosofica di ente è "affine" a quella di evento? Secondo me, no (anche se magari in fisica quantistica non esistono enti, ma solo eventi, per quanto quello sia un altro linguaggio, rispetto a quello filosofico).
Per fare un esempio un po' "brusco": l'altro uomo è per me un ente, non un evento; l'evento è la mia relazione (etica o anche solo percettiva) con lui. La vita dell'altro uomo, nel suo scorrere, può essere considerata un evento (nascita, durata e morte sono eventi, non enti), sebbene la sua presenza, qui ed ora, davanti a me, sia quella di un ente.
La tua domanda mi suona quindi piuttosto ambigua; potrei rispondere che i limiti percettivi-cognitivi sono propri dell'uomo in quanto tale, quindi riguardano sia gli enti che gli eventi, seppur in modo diverso, a seconda di quale dei due sia il campo d'applicazione. Sarebbe come dire, cambiando tema, che le limitazioni sensoriali dell'uomo ne condizionano sia la vista che l'udito, per quanto vista e udito restino da tenere distinte, se si parla di sensorialità.
#198
Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2024, 11:08:58 AMProprio la logica indiana si regge sull'ontologia dell'evento e rifugge la gnoselogia dell'oggetto isolato da ciò che gli accade. Lo fa per ragioni ontologiche, non etiche. Che vengono, semmai, dopo.
Concordo e non a caso ho sottolineato la distinzione fra gnoseologia dell'ente e analisi dell'evento, distinzione fondamentale per il rigore logico di entrambi i discorsi, da non confondere fra loro (per questo mettevo in guardia da metafore come "la storia è la gnoseologia degli eventi" e sottolineavo la differenza ontologica fra un sasso, ente, e un'esplosione, evento).
Quando dicevo che la relazione con l'ente è un evento gnoseologico di coscienza (v. post 32), mi riferivo proprio alla contestualizzazione dell'evento percettivo-cognitivo (relazione soggetto/ente-oggetto), che la logica, indiana o meno, cerca di schematizzare. Contestualizzazione altrettanto rilevante (e differente dalla precedente) se si parla di evento etico, ossia relazione fra soggetti.
#199
Tematiche Filosofiche / Re: Tutto
02 Aprile 2024, 12:09:05 PM
Citazione di: Damiano Bergamaschi il 01 Aprile 2024, 20:52:32 PMla logica formale prevede 2 vie
Capisco il "pesce d'Aprile", tuttavia, tornando un po' seri, in tema di antico superamento del dualismo logico, probabilmente le conosci già, ma segnalo (dall'India) la logica a quattro valori: vero, falso, sia vero che falso, né vero né falso (v. qui, purtroppo non ho trovato nulla in italiano) e quella a sette (v. qui; in italiano qui come «settemplice paralogismo»). Poi ci sono le moderne logiche polivalenti, modali, etc. ma già riflettere su quelle antiche, secondo me, è un'interessante alternativa al dualismo.
#200
Citazione di: bobmax il 29 Marzo 2024, 10:50:32 AMNon vi è alcuna differenza sostanziale tra ente e evento.
Provo a spiegarmi meglio: l'ente inteso come evento gnoseologico di coscienza e l'evento inteso come incontro etico e relazione con l'ente-altro-uomo, possono (non dico «devono») essere considerati come meritevoli di discorsi differenti (fintanto che la gnoseologia non è l'etica). La differenza "sostanziale" fra ente ed evento, per dirla in metafisichese senza scomodare gli universali, resta comunque che: un sasso è un ente, non un evento; un'esplosione è un evento, non un ente; etc. e proprio il concetto metafisico di sostanza sancisce la differenza fra ente ed evento.
Comunque, se studiamo due uomini differenti come diversi enti biologici, chimici, etc. ne derivano alcuni discorsi gnoseologici; se studiamo l'evento della loro relazione etica sforzandoci di restare sul piano gnoseologico, biologico, chimico, etc. il discorso che ne deriva non credo sia metafisico, ma anzi è di quelli che i metafisici non vogliono nemmeno sentire (temendone il rigore e la scientificità).
Fermo restando che ognuno può definire la filosofia come meglio crede e può conseguentemente mischiare i piani dei discorsi come più ritiene opportuno alla sua filosofia.
#201
Intendevo che "gnoseologia degli eventi" è una metafora, gnoseologia degli enti, no. Se non si tengono distinte le "due" gnoseologie, il discorso che le confonde non è a mio avviso rigoroso (e si rischia di intromettere l'etica dove non è pertinente, v. sopra: «ancor più»); il che ovviamente non significa che la storia in sé, senza fraintenderla come "gnoseologia", non possa essere studiata con rigore.
#202
Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2024, 14:02:30 PMAnche gli eventi hanno una loro gnoseologia. Si chiama: Storia. Rammento, en passant, che un filosofo disse che il mondo è costituito di fatti, non di cose.
Per un filosofo che dice che il mondo è la totalità dei fatti, se ne trova un altro che sostiene non ci siano fatti, ma solo interpretazioni. Si tratta quindi, per me, di non indulgere in metafore e allegorie, tenendo ben distinta la gnoseologia degli enti (scienza ed epistemologia) da quella, metaforica, degli eventi (storia ed etica), altrimenti il rigore filosofico del discorso ne risente.
#203
L'etica si presenta come una collezione di universali privi di referente, sempre se non si scambia l'agente etico per oggetto etico (ossia confondere il pennello con l'opera d'arte). L'etica non è fatta di uomini, ma dagli uomini (così come il quadro non è fatto di pennelli, ma da pennelli, e non solo...). Chiaro che senza uomini non c'è etica, ma ragionare sull'etica comporta fare un passo oltre la semplice constatazione di esistenza dell'uomo (che poi è il passo di astrazioni e convenzioni che lo allontanano dalla ferinità fatta di istinto, e sarei ben cauto nel proiettare nel comportamento animale le nostre categorie di bene e male; gli uomini tendono sempre a sovrainterpretare tutto ciò che li circonda, è la "condanna alla complessità" dell'animale semantico).
Con lo sviluppo della tecnica cambiano (e si complicano) le questioni etiche, ma non gli universali che vengono chiamati in causa (giustizia e altri valori vari). L'etica del rapporto di relazione con l'altro non è una gnoseologia; dunque esistono gli enti umani che si relazionano fra loro, ma l'etica non è fatta da universali rispetto all'esistere di tali enti (che hanno universali appunto gnoseologici), ma rispetto alle relazioni fra tali enti. Le relazioni non sono enti (né referenti oggettuali, semioticamente parlando), ma eventi.
Gli "universali etici" sono quindi "ante rem" o "post rem"? Se non c'è un'ontologia dell'etica (essendo fatta di relazioni, non semplicemente di enti in sé), si tratta di una falsa questione (se così impostata); oppure platonicamente esiste l'idea di giustizia che le etiche cercano di ricordare (a se stesse e agli uomini), oppure si tratta piuttosto di un "per rem", uno pseudo-universale "durante e per l'uomo" (per-durante la cosa-uomo, per dirla in postmodernese)?
#204
Quel «perlopiù» è dovuto all'impossibilità (per me) di ritenere il libero arbitrio un falso problema anche considerando chi lo imposta in un certo modo (teologia e dintorni), ottenendo così un vero problema, almeno dalla sua prospettiva. Se di fronte al suo porlo come problema, io affermassi che è solo un falso problema, significherebbe che non ho compreso la sua prospettiva. Per questo «per me il libero arbitrio è perlopiù un falso problema», perché il «per me» non esclude la comprensione e la sensatezza di alcune posizioni differenti della mia (con altri fondamenti, altre categorie, etc.), che dunque quando mi risultano comprensibili e sensate, danno vita a quel «perlopiù» (chiaramente in altri ambiti, meno opinabili, o che faccio più fatica a comprendere, tale «perlopiù» diventa molto più raro).
#205
Citazione di: daniele22 il 20 Marzo 2024, 09:21:25 AMSe magari mi fai sapere qualcosa, giusto così che sappia pure io, te ne sarei grato
Come (forse) avrai già letto, anche per me il libero arbitrio è perlopiù un falso problema e, come già scritto altrove, «libertà» è una parolaccia più pericolosa che sensata (so che molti non concordano, ma poi basta leggere i loro discorsi o semplicemente i libri di storia, per farsi una buona idea di cosa intendo quando la connoto come "parola meretrice"...).
Non mi sbilancio minimamente in diagnosi di altrui "malattia mentale" né mi interesso di politica, quindi con il tuo "paso doble", che chiama in causa Putin, i francesi e l'atomica, mi hai egregiamente dribblato (e onestamente ancora non ho inteso cosa ti aspetti io ti "faccia sapere": come diceva qualcuno, «so di non sapere»).
#206
Varie / Re: Rastislav e l'enigma delle lettere
19 Marzo 2024, 17:54:16 PM
Proverei così:
#207
Citazione di: bluemax il 18 Marzo 2024, 14:16:21 PMè solo un atto di fede. E nel buddismo la fede... non ha alcun senso...
Ipazia mi sopravvaluta, comunque (nel mio piccolo) credo che la considerazione citata sopra sia sufficiente a sciogliere ogni dubbio su karma, rinascite, etc.
Il buddismo non va necessariamente interpretato come una religione, poiché è "essenzialmente" una pratica; una pratica che può dare risultati quantomeno in questa vita, prima della morte. L'ottuplice sentiero non è una scalinata verso il paradiso o la promessa di non soffrire più, ma è piuttosto come una palestra di body-building: non serve la fede nella crescita muscolare, perché con il "tempo della pratica" i muscoli solitamente crescono e possono essere visti, toccati, misurati, etc. l'esperienza è diretta (e, ripeto, in questa vita). Come dice quel motto "provare per credere constatare".
Come tutte le culture plurisecolari, anche il buddismo ha avuto il suo "medioevo" (metaforicamente parlando), fatto sia di superstizioni "populiste" che di sofismi teoretici: recita mille volte quel sutra o quel mantra e non rinascerai come sorcio... ma i demoni (sì, ne parla anche il buddismo) hanno le corna? Quante? Poi è arrivato lo zen e ha dato una "rasoiata".
Chiaramente si può interpretare il buddismo anche all'occidentale come "ansiolitico da post-mortem", serie di precetti a cui sottomettersi dogmaticamente, menu per una dieta sana per il corpo e salvifica per l'anima, etc. e i testi in merito, di numerose scuole buddiste, non mancano di certo. La questione del karma poi, se non sbaglio, ha una filologia piuttosto estesa risalendo all'induismo, tuttavia (secondo me) non è questione per praticanti, ma, appunto, per filologi (e qui i motori di ricerca online aiutano).
#208
Il prigioniero, se fosse stato anche un po' sofista, avrebbe potuto rispondere: «L'assenza di ombre».
#209
"Kiss me dearest... kiss me, do. And tell me that your heart is true".
#210
Citazione di: bluemax il 11 Marzo 2024, 20:23:16 PMMi manca questo passaggio. Come possiamo esser (abbastanza) sicuri, utilizzando la logica o l'inferenza mentale, che questa mente possa esistere oltre la materia del cervello e sue scariche elettriche ? Come possiamo sapere che non siamo un secchio pieno d'acqua con minerali disciolti in esso dove scorrono scariche elettriche ?
Perché la mente "dovrebbe" essere senza fine? E, soprattutto, che differenza fa?
La (tua) mente ora c'è, la differenza la fa come te ne occupi lei si occupa di se stessa. Che stia in un secchio o altrove, quando (rag)giungerà la sua fine, finirà.
Lo zen ti chiederebbe: quando si rovescia il secchio, dove va la forma dell'acqua?