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Messaggi - Aspirante Filosofo58

#196
Percorsi ed Esperienze / Re: Scrivere
22 Luglio 2024, 19:10:46 PM
Citazione di: Estack il 22 Luglio 2024, 19:07:49 PMPerchè lo fai ricordando tuo padre.
Perché ricordare mio padre dovrebbe essere uno sfogo? 
#197
Citazione di: iano il 22 Luglio 2024, 10:08:16 AMVuoi dimostrare la metempsicosi col fatto che InVerno abbia steccato la gamba a una volpe? :)
E' una possibilità, un'ipotesi. Io non intendo dimostrare nulla.  ;D 
#198
Tornando al mio primo post: se animali e vegetali fossero tutti dotati di un'anima? Secondo me, questo particolare spiegherebbe tante cose, a partire dalla reincarnazione (o metempsicosi che dir si voglia); ci sarebbe un'evoluzione della singola anima, oltreché della specie; certe situazioni apparentemente strane: un cane e un gatto che convivono nella stessa famiglia umana, oppure un predatore di sesso femminile (si può scrivere predatrice?), che ha istinti materni nei confronti di una preda, la cui motte sarebbe vita per la predatrice...ecc... ecc... sarebbero più facilmente spiegabili, tanto per iniziare... 
#199
Percorsi ed Esperienze / Re: Scrivere
21 Luglio 2024, 20:34:14 PM
Citazione di: Estack il 21 Luglio 2024, 19:04:11 PMCondoglianze intanto comunque lo utilizzi come uno sfogo.
Che cosa ti fa pensare che il mio scrivere  sia uno sfogo? ;D
#200
Percorsi ed Esperienze / Re: Scrivere
21 Luglio 2024, 07:50:02 AM
Da quando, il 2 luglio 2012, mio papà ha lasciato questa "valle di lacrime", ho iniziato a scrivergli (ovviamente col pc) e ultimamente mi sono accorto di scrivere molto più di prima: gli racconto quello che mi capita, i miei pensieri, i fatti, insomma... tutto ciò che mi riguarda in qualche modo e che potrebbe riguardare anche lui: la morte delle sue sorelle, o le malattie dei suoi nipoti, per esempio. A me è sempre piaciuto scrivere e, dal 1990 al 1992 ho tenuto un diario scritto tutto a penna. Scrivere mi aiuta a mettere in fila i pensieri, a cercare di dar loro una sequenza logica (non sempre ci riesco, come qualcuno, a volte, anche qui mi fa notare). Io credo di essere nato per scrivere. :)) :)) :))
#201
Citazione di: iano il 20 Luglio 2024, 17:35:54 PMC'è anche un pò di cinematografia, con la quale si può fare didattica, ma anche altro.
Il dubbio mi è venuto, perciò ho chiesto. In tal caso è interessante capire come facciano a costruire determinate scene.
#202
Nei numerosi documentari che vedo almeno una volta la settimana da diversi anni ormai, mi è capitato di vedere: un coccodrillo che, preso chissà da quale raptus, ha azzannato una pinna di uno squalo, staccandogliela, subendo poi la "vendetta dello squalo" che, dopo essere andato al largo, è tornato, aggredendo da sotto (la parte molle) il coccodrillo, spaccandolo praticamente in due; due leoni che lottano per il ruolo di "capo tribù", e uno dei due morde l'altro sulla spina dorsale, rendendolo tetraplegico (in pratica paralizzandone gli arti) condannandolo a morte lenta ma sicura, perché incapace di procurarsi il cibo; un serpente che dopo aver ucciso una lumaca, la ingoia e lei rilascia una sostanza, che obbliga il serpente a sputarla, se non vuol morire soffocato; un giovane e inesperto leopardo che uccide un piccolo di ippopotamo, sfuggito all'attenzione degli adulti, ma non può gustare il lauto pasto, in quanto gli ippopotami adulti lo circondalo e chiudono sempre di più il cerchio, ma, fortunatamente per lui, il leopardo riesce a fuggire in mezzo alle zampe degli ippopotami più che bellicosi; una scolopendra attacca un topo (non ricordo quale specie fosse esattamente), il quale, invece di fuggire, inizia a correre avanti e indietro e, facendo fare dei testa-coda continui alla scolopendra, e, quando lei è esausta, il topo l'azzanna dietro al collo, uccidendola all'istante, e ne rotola il cadavere nella sabbia per far uscire tutto il veleno presente al suo interno e, una volta sicuro che il cadavere della scolopendra sia commestibile, il topo lo porta nella sua tana, per nutrire la famiglia, e poco dopo esce, esibendosi in una sorta di ululato di vittoria: sono soltanto alcuni esempi di come funziona il regno animale, almeno stando ai documentari che ho visto. E' solamente istinto o cos'altro?
#203
Citazione di: Jacopus il 19 Luglio 2024, 18:05:56 PMAspirante. Io dico che il tuo discorso si presta a due obiezioni. La prima naturalistica, riguarda il fatto che in natura, oltre alla sopraffazione, esiste anche la cooperazione, intra ed extra-specifica. Per non andare tanto lontano, noi siamo in grado di vivere grazie a miliardi di batteri che ci aiutano a trasformare il cibo in proteine e carboidrati e poi in scorie. Ci siamo alleati. Di esempi del genere sono stati scritti libri. A livello intraspecifico, gli esempi sono ancora maggiori, specialmente fra mammiferi e uccelli, ma anche gli insetti sono dei formidabili cooperatori.

La seconda obiezione è relativa al fatto che il "mors tua vita mea" è una immagine pittoresca della natura spesso collegata al tentativo di legittimare una società umana spietata, dove esistono solo prede e predatori. Ma come puoi constatare tu stesso in natura non esistono ospedali, gruppi di autoaiuto, forze di polizia, bagnini, tribunali, assistenti sociali, redditi di cittadinanza, politiche sociali, cooperative, associazioni filantropiche, codici penali e civili. Non a caso in filosofia si parla di passaggio dallo stato di natura allo stato della civiltà. Ma forse questo secondo aspetto non era al centro del tuo post.
In effetti il "mors tua,  vita mea" a mio avviso non è affatto una sopraffazione, bensì una legge della natura, la quale riutilizza le sostanze chimiche di chi muore, per creare altra vita. E' solamente l'essere umano a voler "trasgredire" a questa legge, arrivando ad allungare gli anni della vita, mettendo in secondo piano la qualità stessa della vita.(c'è un proverbio che recita: invece di aggiungere anni alla vita, aggiungi vita agli anni).

In natura non esistono ospedali perché gli animali: o riescono a curarsi, naturalmente o muoiono. Nemmeno esistono file di attesa di oltre un anno per un intervento alla prostata, per un'esame strumentale importante, per una visita di controllo, o per vedere riconosciuta l'invalidità di un tuo caro, il giorno del suo funerale! 

In altre parole: gli animali rispettano le leggi della natura (forse sono obbligati dall'istinto), mentre gli essere umani, dotati di intelligenza superiore, rispettano tali leggi solamente quando fa comodo loro. 

#204
Buon pomeriggio, spesso leggo qui come altrove, critiche sull'operato dell'essere umano: da "siamo degli  incoscienti" a "ci meritiamo l'estinzione", giusto per citare due frasi che sento o leggo un gran numero di volte. Non voglio giustificare le stupidaggini e le mancanze di insensibilità degli esseri umani; però, guardandomi intorno, e soprattutto guardando i documentari sugli animali e sulle piante, che danno in Tv, mi rendo conto che forse l'essere umano è in buona compagnia: la lotta tra prede e predatori significa che la vita di questi dipende dalla morte di quelle. Le prede debbono correre più dei predatori, se vogliono avere salva la vita, mentre i predatori debbono correre più delle prede se vogliono mangiare e continuare a vivere; nel regno vegetale succede che, per esempio, in una pineta ogni pino deve crescere di più degli altri, se vuole godere dei raggi di sole che lo aiutano a vivere, le radici delle singole piante, si sviluppano sotto terra, cercando di soffocare le radici delle altre piante, ma ci sono anche piante che crescono all'interno o all'esterno di altre piante, arrivando a soffocarle e a prenderne il posto. Insomma, in natura è tutto un "mors tua, vita mea", quindi nella maggior parte dei casi, l'essere umano si adatta perfettamente a questo mondo di prede e di predatori. Voi cosa ne dite?
#205
Citazione di: Koba II il 14 Luglio 2024, 17:10:13 PMPenso che ogni possibilità debba essere indagata, ogni mondo possibile esplorato.
È la filosofia che ci può rendere liberi per queste avventure, perché essendo animata dal dubbio, sempre, riesce a scovare le false certezze che ci imprigionerebbero in concezioni ideologiche della realtà.
Nello stesso tempo però, appunto in quanto essenzialmente animata dal dubbio, non ci permette di assestarci su posizioni che vorremmo provare a credere, almeno per un po', come evidenti, certe.
Qui poi si apre la possibilità di una decisione: di radicarci in una specifica possibilità, anche se essa, come tutte le altre, non ha fondamento.
Qualcosa del genere è il senso della fede in Pascal. La filosofia moderna, dubitando, fa a pezzi una tradizione, la cui fondatezza è ormai irrecuperabile, e però l'angoscia che ne deriva nello stesso tempo spinge proprio per una scelta "assurda", quella appunto della fede in Cristo.
Così ora non si diventa più cristiani per la ragionevolezza delle prove del disegno di Dio, ma paradossalmente a seguito dei paurosi sentimenti scatenati da un mondo che si perde negli abissi del tempo e dello spazio.
Prima, quando ci sentivamo al centro del cosmo, noi creature predilette, eravamo come costretti ad amare Dio (il dovere di amare Dio...).
Ora invece il nostro amore per Dio (o per qualcosa di analogo) è una decisione, la cui sensatezza e intelligenza può essere determinata solo dal singolo che se ne fa carico.

Non ho capito che cosa c'entri ciò che hai scritto con la mia esperienza personale. 
#206
Citazione di: Koba II il 07 Luglio 2024, 11:22:53 AMPer conoscere realmente una singola cosa non basta dire che quella cosa che abbiamo di fronte è X, oppure che ha certe caratteristiche etc.
Questo tipo di conoscenza, che si basa sulla differenza, sulla separazione, cioè che sradicata la cosa dal tutto per assegnarle delle determinazioni, è un sapere superficiale. È doxa, opinione. Che naturalmente svolge una funzione pragmatica nella vita degli umani. Ma tale rimane.
Per conoscere una cosa è ineludibile incamminarsi nel Tutto, cioè seguire le infinite connessioni della cosa singola con il Tutto.
Noi, gli essenti che chiamiamo "umani", non facciamo eccezione. Conoscere se stessi significa seguire le infinite relazioni che ci legano a tutte le altre cose, al Tutto.
In quanto essenti, come tutte le cose del mondo, veniamo da un Origine, e in essa siamo destinati a tornare.
Pensare che io, l'essente Koba, sia destinato al dissolvimento, alla morte, significa rimanere nella doxa, nel sapere superficiale, nella semplificazione, perché Koba non è solo "uomo", "mortale", "cittadino", non è una di queste semplici determinazioni, ma un'infinità di connessioni con la natura nelle sue infinite espressioni.
Ma l'Origine, la Sorgente, la Destinazione, non possono essere attinte dalla vera conoscenza, rimangono sullo sfondo del pensiero. Questo limite è invalicabile e va quindi accettato.
L'immaginazione, volendo varcare questi limite, ci riporta, malgrado i suoi buoni propositi, alla doxa, al pensiero che manca di saggezza, che manca di visione filosofica, e infatti si metterà a raccontare di vite singole, di destini privati, e rimarrà quella sensazione di invenzione interessata.
Grazie per la risposta "filosofica". Vorrei sapere: si tratta di tua esperienza personale o lo hai letto da qualche parte? Se sì, dove? In questo post io sto esponendo i miei progressi nel campo della conoscenza di me stesso, sto raccontando, passo dopo passo, tutto ciò che mi accade, con lo stesso stupore di un bambino di fronte ad ogni scoperta che un adulto ha fatto a suo tempo, ma forse non se ne ricorda. Io credo, giovedì scorso, di aver messo un altro mattone, nella costruzione della mia esistenza, anche di quella che oggi non ricordo, ma che sicuramente è esistita. Se quella non lo fosse, non lo sarebbe nemmeno la mia attuale vita. 
#207
Buongiorno, oggi è una data molto importante per la mia evoluzione spirituale: questa mattina una canalizzatrice ha aperto i miei registri akashici (che possono essere aperti solamente in presenza, anche a distanza, del diretto interessato, o della diretta interessata). Le avevo inviato cinque domande che la canalizzatrice ha posto ai custodi dei registri akashici, riportandomi le loro risposte. Eccole:
  • Qual è lo scopo della mia vita?
  • Cosa può farmi capire la situazione che vivo?
  • Cosa devo sapere sulle mie vite precedenti?
  • Perché mi sono incarnato qui?
  • Come posso interpretare e superare i blocchi che stanno fermando la mia evoluzione?

Le avevo scelte tra queste:
  • Qual è lo scopo della mia vita?
  • Perché questa dinamica o situazione (...) si stamanifestando nella mia vita?
  • La situazione che vivo cosa può farmi capire?
  • Perché mi è successo questo (...) e che cosa devoapprendere?
  • Quali sono i miei doni e talenti?
  • Perché mi sono incarnata qui?
  • Cosa devo sapere sulle mie vite precedenti?
  • Quali sono i miei animali guida?
  • Chi sono le mie guide spirituali?
  • Come posso migliorare fisicamente edenergeticamente?
  • Quali sono i cibi migliori per il mio corpo?
  • Come posso guarire da questo (...) ?
  • Cosa posso fare per superare il mio dolore riguardo aquesta situazione (...)?
  • Come posso interpretare e superare i blocchi che stanno fermando la mia evoluzione?

Come suggerito dalla canalizzatrice, invece ho evitato questo tipo di domande:

  • Che cosa pensa quella persona di me?
  • Che cosa farà quella persona?
  • Devo lasciare il lavoro oppure no?
  • Devo chiudere questa relazione oppure no?
Questo perché in Akasha vige la privacy e si possono porre domande sulle altre persone solamente riferite al loro rapporto con noi. Per esempio: qual è il ruolo di quella persona nella mia vita?

Anche questa volta (come per l'astrologa, la numerologa, la cartomante) lei non sapeva assolutamente nulla della mia vita, se non ciò che le è stato comunicato dai custodi dei registri akashici (qui: https://www.meditazionezen.it/registri-akashici/ c'è qualche informazione al riguardo). Le risposte sono state: in parte delle conferme a ciò che sapevo già, e in parte delle novità.  Più proseguo in questo cammino e più mi rendo conto di quanto esso rappresenti la mia strada per la mia casa.


#208
Tematiche Spirituali / L'importanza della risata
03 Luglio 2024, 15:52:36 PM
Buongiorno, quanto è importante la risata, secondo voi? Io credo che sia importantissima, fosse anche solamente per sdrammatizzare, per prendere la vita non troppo seriosamente. In effetti, anche tra serio e  serioso (quindi anche tra i rispettivi derivati) c'è una differenza abissale: è serio chi sa ridere, è serioso chi non sa, non può o non vuol ridere.
Ecco una storiella esemplare, che circola su internet:

LA STORIA DEI TRE MONACI CHE RIDONO A CREPAPELLE
I nomi di questi saggi non vengono ricordati, perché non li rivelarono mai a nessuno. In Cina sono conosciuti semplicemente come i tre monaci che ridono.
Costoro non facevano altro che ridere: entravano in un villaggio, si mettevano in mezzo alla piazza, e iniziavano a ridere. Piano piano altre persone venivano contagiate da quella risata, finché si formava una piccola folla, e il semplice guardare quelle persone faceva scoppiare dal ridere tutti i presenti. Alla fine tutti gli abitanti venivano coinvolti dalla risata collettiva. A quel punto i tre monaci si spostavano in un altro villaggio.
La risata era la loro unica predica, il solo messaggio.
Non insegnavano nulla, nel senso letterale del termine: si limitavano a creare quella situazione. Erano amati e rispettati in tutta la Cina: nessuno aveva mai fatto prediche o sermoni simili!
Essi comunicavano che la vita dovrebbe essere solo e unicamente una risata. E non ridevano di qualcosa in particolare: si limitavano a ridere, come se avessero scoperto lo «scherzo cosmico».
Quei monaci diffusero gioia infinita in tutta la Cina, senza usare una sola parola. Con il tempo invecchiarono e uno di loro, un giorno, presso un villaggio, morì. L'intero villaggio si chiedeva come avrebbero reagito gli altri due: almeno in quella circostanza ci si aspettava che avrebbero pianto. Era una cosa che valeva la pena vedere, perché nessuno riusciva ad immaginarsi quei monaci in lacrime. Il villaggio si riunì. E cosa videro? I due monaci superstiti che, accanto al cadavere del loro amico, ridevano, e ridevano a crepapelle. Per cui tutti gli abitanti del villaggio chiesero: «Per lo meno spiegateci questo!» Per la prima volta parlarono e dissero: «Ridiamo perché quest'uomo ha vinto. Ci siamo sempre chiesti chi tra noi sarebbe morto per primo, e lui ci ha battuti. Stiamo ridendo della nostra sconfitta e della sua vittoria. Inoltre, ha vissuto con noi così tanti anni, insieme abbiamo riso e ci siamo divertiti.»
Non potrebbe esistere un addio migliore: possiamo solo ridere!
L'intero villaggio era comunque triste, ma poi si accorsero che non solo quei due stavano divertendosi, ma sembrava che sorridesse anche il terzo, il monaco morto. Prima di morire aveva detto ai suoi amici: «Non cambiatemi le vesti!» (per convenzione, quando un uomo moriva, il corpo veniva lavato e gli abiti cambiati) «Non lavatemi, perché sono sempre stato pulito. Ho riso tanto nella mia vita, che nessuna impurità si è mai accumulata in me, addirittura non sono mai stato toccato da impurità. Non ho raccolto polvere: la risata è sempre giovane, fresca e pulita. Per cui, non mi lavate e non cambiatemi le vesti!» Per rispetto delle sue ultime volontà, dunque, non gli cambiarono l'abito. E Quando il corpo del monaco fu posto sulla pira funebre per essere bruciato, si accorsero d'improvviso che nei vestiti aveva nascosto dei fuochi artificiali. Pum, pum, pam! L'intero villaggio si mise a ridere, e i due monaci rimasti dissero: «Furfante! Sei morto, e ti sei fatto anche l'ultima risata!»

Voi cosa ne pensate? Grazie.
#209
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Che schifo
26 Giugno 2024, 06:34:46 AM
Citazione di: iano il 25 Giugno 2024, 23:52:09 PMNon ho fatto nessuna critica al tuo percorso personale.
Ma riflettevo semplicemente sul fatto se siano gli individui da considerare funzionali alla vita, o la vita funzionale agli individui.
Ho letto... "Sono un'anima e ho un corpo...": sono d'accordo con questo pensiero. 
Cosa intendi per vita? 
#210
Tematiche Culturali e Sociali / Re: Che schifo
25 Giugno 2024, 20:50:51 PM
Citazione di: iano il 25 Giugno 2024, 20:36:57 PMSembra che il mondo e la vita che vi è contenuta, siano li solo perchè le anime possano perfezionarsi.
Non ti sembra strano?
Non dico che ci dobbiamo per forza trovare una logica, però sicuramente una logica non c'è.
A me non pare affatto strano, anzi è l'unica spiegazione accettabile per chi come me vive in un corpo che da quasi una vita (a parte i primi 364 giorni e qualche ora, che ho vissuto da normodotato) è pari a una carriola arrugginita con la ruota perennemente sgonfia. Non posso credere che la vita in un corpo fisico anziché in un altro, sia dovuta al caso o alla volontà divina. In ogni caso sono arrivato a queste conclusioni, dopo aver passato al vaglio la mia vita, essermi documentato al riguardo, dopo aver cercato e finalmente trovato una risposta sensata.