Citazione di: Il_Dubbio il 24 Ottobre 2024, 18:28:44 PM@daniele22
Se non ho capito male il tuo è un ragionamento ancora piu sofisticato del mio. Arriviamo alla stessa conclusione ma partendo da un ragionamento diverso. Tu dici in pratica che nonostante la diagnosi "certa" ogni persona potrebbe reagire al farmaco in maniera differente, cosi che il farmaco non riesca a dare il suo effetto sperato, anzi che possa addirittura peggiorarlo. Questo perchè il corpo su cui si va ad operare ha una dinamica complessa. La diagnosi potrebbe anche essere ben inquadrata, ma la cura avere risultati diversi e piu o meno efficaci, o alle volte addirittura peggiorativi.
Per questo serve almeno una diagnosi, altrimenti se si da un farmaco ad una persona che non ne ha bisogno gli effetti peggiorativi sono tutte causate dalle diagnosi sbagliate.
Se invece la diagnosi è giusta ma il farmaco da effetti negativi in quel caso si torna indietro e si tenta di stabilire una concausa (non diagnosticata immediatamente) che ha scatenato l'effetto negativo.
Questo trattamento diretto potrebbe risultare come un esperimento se non si parte da un generale quadro clinico che contenga anche informazioni storiche sul paziente. Non so, quante volte ci siamo sentiti domandare: soffre di allergie?
Un medico di famiglia oggi segna nel suo computer tutto ciò che è successo al paziente nel corso degli anni. A me ad esempio è successo una volta che il mio medico mi ricordasse che avevo avvertito un disturbo in passato che però io non ricordavo piu di averglielo mai detto. Anzi non ricordavo di averlo mai avuto. Però lui se lo era segnato.
Comunque qua si parla di farmaci che solo uno specialista darebbe, non parliamo di quelli generici.
Sicuramente non credo si possano dare prima di aver riscontrato lo scompenso con un esame diagnostico. E nonostante l'esame diagnostico abbia dato un risultato positivo, quel farmaco potrebbe non essere efficace, tornando al punto iniziale della questione.
Giusto per schiarirti la mia idea, quello che penso è che la scienza dell'inconscio si renda conto che molti sintomi che pervadono coloro che vi si affidano siano riconducibili alle reiterazioni "deviate" derivate probabilmente da un conflitto che si svolge tra varie maschere (varie per ciascun individuo) in cui siamo costantemente calati nel mondo; essa si prende cura quindi delle emergenze di un conflitto tra l'autentico e l'artefatto.
In merito alla diagnosi, così come quando si contrae un'influenza non si fanno esami per identificare il virus, ignorante-mente penso che la psicanalisi ritenga che per certi malesseri la diagnosi non debba andare oltre a quella che nella malattia organica chiamiamo influenza ... malattia blandamente intruppabile.
Quello che io non so, ma che mi piacerebbe sapere a livello filosofico, sarebbe, ammesso che di conflitto tra autentico e artefatto si tratti (emotività e ragione), se la psicanalisi si rende conto che l'autenticità consiste essa pure di una maschera. Nel senso che l'evoluzione delle specie potrebbe anche essere vista come l'evidente possibile molteplicità di quella che a mio vedere sarebbe l'ineluttabile tendenza alla mimesi (intesa come imitazione di parti della realtà) da parte degli organismi viventi