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Messaggi - Fharenight

#196
Attualità / Re:La bella e grande Marine Le Pen
08 Febbraio 2017, 13:12:02 PM
Baylham, e meno male che la Costituzione si possa cambiare!  Io la cambierei incominciando proprio da  questi articoli,  perché oggi non tiene piú, non è piú idonea a proteggere il popolo italiano.
Ma ciò che è sconvolgente constatare  ė che mentre io mi impegno, sgomenta ed allarmata, a far comprendere tutte le ingiustizie, le assurdità, le sciocchezze, le contraddizioni di un'Occidente che sembra smarrito e rincretinito fino a  rischiare l'autodistruzione, votato all'annientamento, c'è chi, felice e contento, cerca di contraddirmi, di contrastarmi a tutti i costi , criticarmi e darmi torto con tutte le proprie forze.

Questa è dunque realmente una psicosi collettiva. Occidentali ammalati gravemente di autodistruzione, perché non c'è spiegazione o ragionamento logico che tenga, niente, questi negano la realtà, negano sé stessi, lo loro origine, la loro cultura, la loro identità, e si sentono pure superiori negando sé stessi al colmo dell'esaltazione e del delirio autodistruttivo. Si tratta effettivamente di "cupio dissolvi" nel senso piú drammatico del termine.
Sono orrmai presi totalmente dalla follia masochistica  e autolesionistica, tanto che se sono atei (e forse l'ateismo è anche uno dei sintomi, dei primi sintomi della cupio dissolvi, di fatti non mi sembra un puro ateismo filosofico e tranquillo) pur di ribadire il loro profondo desiderio autodistruttivo fanno appello al cristianesimo! Questo è peggio del martirio, perché il martire aveva ben presente la sua identità e donava volentieri  la propria vita per dei valori nobil e per la salvezza dei propri simili. Questi vogliono suicidarsi tirando nel baratro anche il loro popolo e per nessun reale valore, solo profondo desiderio di disintegrazione e autodistruzione.
È come se la forza e tutti gli impulsi vitali intrinseci nell'essere umano, specialmente nell'uomo, di fatti espressi nella virilità, l'Occidente li avesse perennemente soffocati avendo sminuito od eliminato innanzitutto la stessa virilità, declassando nella società  il ruolo dell'uomo e del suo essere maschio, della sua paternità, del suo essere protettivo nei confronti della donna e della propria famiglia. Avendolo deresponsabilizzato e spogliato di tutto, anche della patria, della leva obbligatoria, e persino del lavoro, si è fatto dell'uomo occidentale una specie di ibrido invertebrato, indolente, accidioso, rancoroso e sprezzante (verso la propria cultura), mancante completamente del senso protettivo e dell'istinto di conservazione della specie.
È avvilente davvero...
#197
Attualità / Re:La bella e grande Marine Le Pen
08 Febbraio 2017, 03:07:48 AM
 Baylham,
Non ho letto il documento relativo a questa legge, ma non cambia nulla  di ciò che ho detto sopra, anzi è la conferma che l'Europa (ma l'Italia ancor piú degli altri paesi) dopo la 2° guerra mondiale si è gestita male, è diventata un gigante economico e un nano politico e militare, non per niente si attacca sempre agli USA.
l'Europa ha perso via via influenza e autorevolezza nel mondo, tanto che oggi appare incerta e sgomenta come una zebra sfuggita all'assalto di un branco di leoni, e quando si scatena una tempesta, a malapena  riesce ad aprire l'ombrello.

...E sono leggi sbagliate, Baylham, fattene una ragione. Non è legge scritta da Dio, ma da umani limitati, quindi si possono cambiare, a volte è necessario cambiarle.
  Per me e per tanti altri cittadini europei queste leggi sono deleterie, assurde, idiote e autolesionistiche e vanno cambiate prima del suicidio definitivo.

Ooh...Come devo fare, Donquixote (finalmente ho imparato a scrivere il tuo nick), è sconfortante che ci sia ancora gente che la pensi cosí! Come possiamo rimediare? È atroce...  Io sento il dovere di salvare la nostra patria, la nostra cultura e identità. Bisogna correre ai ripari. C'è in troppe anime perdute un sentimento di inconsapevole autodistruzione. Come faremo ad uscire da queste tenebre. Chi o cosa potrà salvarci? Non posso credere che è davvero la fine per noi.
Donquixote, sollevami tu da questa profonda afflizione, cosa si può fare?

#198
Bene, bravo, applausi, complimenti. Ragazzo di spiccata levatura culturale. Allora  abbandoniamo e cancelliamo la nostra religione, non vale niente.  Prendiamo, adottiamone un'altra  (beh, una bisogna pure averla), una che ci eleverà gli animi come mai abbiamo potuto immaginare e che ci spalancherà nuovi e meravigliosi orizzonti,  d'altronde abbiamo solo l'imbarazzo della scelta tra induismo, buddismo, islamismo ed ebraismo, tutte religioni le cui società che le hanno seguite sono tutte felici, dove povertà, ignoranza, malattie, ingiustizie, violenze e sopraffazioni sono state sconfitte e vivono certamente meglio di noi. Ah, dimenticavo la New Age!

Mi sa che non si tratta manco piú di ideologia, dev'essere qualcosa di piú grave, forse si tratta di vera e propria patologia sociale, di psicosi collettiva.

Sono in effetti una minoranza quelli che, atei o no, sanno ragionare con serietà e onestà intellettuale. Sparlare a ruota libera della nostra religione è facile, sembra essere lo sport preferito dalla massa dei mediocri, è come sparare sulla croce rossa e per molti è anche catartico, lo sanno fare tutti, pure i ragazzini di scuola media. Bisogna  avere maturità, buon senso e un buon grado di cultura per distinguere il grano dal loglio, altrimenti è come parlare dei massimi sistemi coi bambini dell'asilo.
Purtroppo questa è la conseguenza del pensiero debole. 
Sí, hai detto bene, l'illuminismo ci spianò la strada verso il progresso, ma da decenni ormai ci siamo inabissati nel declino dei lumi.
Basta leggere i post tuoi e di alcuni altri, per rendersi conto  del declino della ragione e, con essa, di ogni dignità.
C'è da lavorare molto per risalire la china!
Ormai il danno è fatto.
Occorre un altro illuminismo per uscire.
Il cristianesimo avrebbe bloccato il pensiero umano? Ma dove le avete studiate 'ste stronxate?
Non è piuttosto che la teologia e, ancor meglio la filosofia cristiana, abbiano dato impulso allo sviluppo della filosofia fino a dare l'input per la nascita dell'illumunismo? Come mai nacque proprio in Europa?
Le questioni riguardanti la fede sono state trattate dalla teologia con apporti della filosofia per cui, per necessità, si stabilirono i dogmi, per dare un freno alle numerosissime interpretazioni che via via venivano espresse intorno alle verità criastiane. Questo a prescindere che siano veri o sbagliati.
È avvilente tanta rozza superficialità.  Avevo intuito bene allora che piú che ateo sei un anticlericale, cioè uno che odia a morte la Chiesa per motivi ideologici e politici o personali.
Per quanto riguarda i testi classici che furono perduti dopo il declino dell'Impero Romano, ripeto anche a te quello che ho spiegato all'apogeta dell'islam.

Il ritorno dei testi classici avvenne in tre  modi:
- tramite la traduzione in latino, fatta da eruditi ebrei, delle traduzioni in arabo del testo greco originale di alcune opere;
- grazie ai monaci di Irlanda e Inghilterra che conservavarono e ricopiarono diverse opere classiche;
- grazie agli apporti di eruditi dell'impero bizantino che portarono in Italia ed Europa diverse opere che si pensava perdute, rinnovandone i fasti e influenzando Umanesimo e Rinascimento.
Uno dei più importanti fu Giovanni Bessarione, che divenne anche cardinale

L'indice dei libri proibiti... la persecuzione degli eretici ... Guarda, ti faccio felice e ti aggiungo pure  l'Inquisizione e le scomuniche. Nessuno è perfetto. Ma non stavamo mica discutendo sulla perfezione della religione. Il mio ragionamento era ben piú profondo e di respiro piú ampio.
#199
Attualità / Re:La bella e grande Marine Le Pen
07 Febbraio 2017, 17:33:59 PM
 Baylham, Purtroppo voi la fate facile,  c'è molta superficialità in parecchie delle vostre considerazioni e analisi,
A proposito della "libertà religiosa per tutti", bisognerebbe considerare che le nostre Costituzioni nacquero, furono scritte  per noi stessi, per noi Occidentali, per stabilire dei principi che per "noi"erano assodati, riconosciuti, nessuno all'epoca pensava di trasformare le nostre società in  mescolanze etniche, culturali e religiose cosí massicciamente da porci nuovi problemi.
Per quanto riguarda il riferimento alla Costituzione italiana immagino che allora si pensasse e ci si riferisse sostanzialmente  alla religione ebraica e quindi per evitare un rigurgito antisemitico. Le comunità stranierie all'epoca, nelle nostre nazioni, erano pochissime ed esigue, quasi inesistenti le presenze mediorientali.
Ma di fronte alla situazione attuale che è completamente diversa, dovremmo rivedere  l'opportunità di lasciare o meno ancora validi certi articoli come  la "libertà religiosa "per tutti" e modificarli in maniera che non diventino per noi un boomerang.
Altrimenti rischiamo di soccombere schiacciati dalla proclamazione della libertà per tutti che alla fine si ritorcerà contro.
Poi dici che la compresenza di chiese, moschee e altri edifici di culto ti sembra scontato. Altra superficialità. Le moschee non sono necessarie per il culto islamico, a momenti ci saranno piú moschee nelle nostre nazioni che in quelle islamiche in rapporto al numero di islamici; la continua richiesta di  moschee è un loro modo di marcare il territorio e imporre la loro presenza. Inoltre le moschee  appartengono ad un contesto sociale e culturale chiuso e compatto, di credenti privi della nostra concezione della vita, sia del singolo che sociale,  con un sistema di valori  molto diverso dal nostro, e che col tempo gli stessi islamici pretenderanno (perché loro pretendono sempre) di modificare o introdurre nuove leggi a loro immagine e somiglianza e non piú  seguendo quelle in linea con la Costituzione. Allora a quel punto cosa si dovrebbe fare?  Se tutti hanno il diritto di affermare i propri principi, e se i principi entrano in conflitto tra loro, chi deve soccombere? E chi lo decide? Alla luce di ciò che è e che è stato l'islam, pensi che sarebbe una questione  risolvibile pacificamente? A Londra ci sono già comunità islamiche che stanno premendo per introdurre legalmente la sharia, certo, solo per loro, per il momento.
Il dramma è che nessuno ne parla, nessuno si pone il problema, per il maledetto "politicamente corretto" si lascia correre, forse convinti che il nostri principi continueranno ad esistere  perché li diamo per scontati?


#200
Eretiko, Il cristianesimo non "impone" niente, offre la sua verità, puoi accoglierla o rifiutarla, se la rifiuti non succede nulla, nessun cristiano ti condanna e puoi vivere la tua vita normalmente insieme agli altri, credenti e non.

Razionalmente potrei dire che Dio non esiste, però l'idea che possa esistere  non mi dà fastidio,  perché non c'è rabbia o disprezzo nel mio ateismo, c'è solo constatazione della sua assenza. Voglio chiarire questo per far comprendere che non parlo da fervente credente in difesa della propria religione. Difendo la religione cristiana in quanto mi appartiene, in quanto sono cosciente di essere di cultura profondamente cristiana e che molti aspetti del cristianesimo sono validi. Tutta la nostra cultura, la nostra storia (la cultura e la storia di tutto l'Occidente) è intrisa di cristianesimo, ecco perché sono contraria all'eliminazione dei simboli religiosi dai luoghi pubblici, sono simboli della nostra cultura. Eliminando quei simboli è come voler eliminare o dimenticare (lentamente) la nostra storia, le nostre origini.  Che lo Stato sia laico non vuol dire che deve arrogarsi il diritto di togliere i simboli, i riferimente della nostra cultura cristiana, come farebbe una dittatura. Questa sarebbe violazione dei diritti di un popolo., perché è parte di noi, della nostra identità culturale, è nel nostro DNA, sono simboli della nostra cultura. Ad un ateo non importa nulla se in un ufficio c'è il crocifisso, per lui non ha alcun significato. Allora lo Stato perché  laico dovrebbe eliminare o nascondere tutte le opere d'arte visto che la maggior parte di esse esprimono .cristianità? Dovrebbe eliminare gran parte della musica, anche di grandi musicisti, della letteratura. A scuola bon si dovrebbe piú studiare Dante e dovremmo buttare bella spazzatura la Divina Commedia. Uno Stato laico di cultura cristiana lascia crocifissi, presepi e quant'altro dove sono perché la cristianità ha strutturato la nostra storia, la nostra civiltà, la nostra vita, la nostra arte,  e la nostra è stata una grande storia, nel bene e nel male; non saremmo quello che siamo se non fossimo stati anche cristiani. Quindi lasciare i crocifissi al loro posto è un atto dovuto già solo per questo. Intanto la maggior parte degli italiani è pure credente e vorrebbe trasmettere ai  figli  la stessa fede ed educarli agli stessi valori.

Come dicevo nel primo post, uno dei caposaldi di una società è la religione che diventa anche simbolo  di unità, di coesione, di condivisione perché intorno alla religione si costruiscono  o si supportano sistemi di valori e di comportamento. Il cristianesimo si è ben adattato alla laicità occidentale e viceversa, infatti gli stessi diritti umani proclamati dal mondo laico coincidono coi valori cristiani, questa assiimilazione è avvenuta attraverso una lunga storia, quella che è stata la nostra unica e irripetibile storia, tagliare o ridimensionare  questa realtà è come tagliare gran parte delle nostre radici e recidendo le radici non si migliora, si muore soltanto.  Come diceva Donquixote, la società è come un albero, di stagione in stagione cambiano le foglie che vengono sostituite da quelle nuove, un albero lo correggi, lo migliori tagliando alcuni rami, coltivandolo diversamente, non tagliando le radici. Questo intendo per prezioso apporto del cristianesimo.
E se lasci morire un albero al suo posto cresceranno altri cespugli (o gramigna), se si distrugge la religione cristiana verrà soppiantata al 99 x cento da un'altra religione o pseodo religione perché la maggior parte delle persone ne ha bisogno, e con essa verrebbero sostituiti valori e principi.

Nessuno ti vieta di criticare il cristianesimo, anche se credo tu volessi dire " il cattolicesimo".

Ritengo che il cristianesimo sia  di gran lunga superiore all'islam per diversi motivi, uno di questi è che è capace di evolversi e di aderire  man mano al progresso della società.

L'importanza di tutto questo lo può capire anche un ateo e non c'entra piú il fatto di credere o meno, di seguire i dettami della religione o no, è questione di vita o di morte della nostra società.  Quindi anche per te, ateo, dovrebbe assumere importanza tutto ciò, altrimenti non sarebbe soltanto ateismo ma indolenza,  nichilismo, sarebbe cupio dissolvi. Se sei ateo e lo puoi dichiarare senza difficoltà puoi farlo grazie al fatto che sei nato e cresciuto in questa cultura. Ma credo sia una responsabilità anche politica nel difendere le nostre radici, perché c'è sempre una ripercussione politica. Non si può dire "sono ateo" e lasciare che qualsiasi cosa accada perché nella società anche un ateo vive e si muove. Hai detto che non hai nessun problema a convivere con ognuna delle due religioni, ne sei proprio convinto? Prova ad andare a vivere per un anno in un paese islamico, magari insieme alla tua famiglia, e poi ne riparliamo, e tieni presente che per un uomo è molto meglio che per una donna.








#201
Attualità / Re:I GIORNI DELLA MEMORIA
07 Febbraio 2017, 01:30:20 AM
 Jacopus, è inutile, con te devo senpre scontrarmi. Dire che la globalizzazione abbia avuto inizio sin dal 1492 è una grande baggianata, vuol dire confondere volutamente  le acque per far credere che sia un processo normale ed inarrestabile. Il termine globalizzazione nasce negli anni novanta dello scorso secolo e sta ad indicare quei processi economici e finanziari negativi ( tra cui il processo di delocalizzazione delle produzioni e del lavoro)  dovuti al neocapitalismo. Esso si fonda sulla liberalizzazione del mercato totalmente svincolato dagli Stati e quindi da regole e dazi e costituito da multinazionali e grandi  banche che col loro potere influenzano e dirigono la politica dei governi fino a modificare il sistema sociale.  Quindi col 1492  non c'entra un fico secco.
Non credo che oggi, almeno in Occidente, qualcuno pensi di coltivare l'idea di una società perfetta mediante individui identici, tra l'altro non può essere realizzata nemmeno mediante individui troppo differenti per mentalità e credenze. Il mescolamento forzoso è sempre deleterio, non possiamo conformarci tutti secondo le idee di chi la pensa come te.
Inoltre, la tua furbesca conclusione, tipica dei sinistri, cosa vorrebbe sottintendere? Quale messaggio subliminale vorrebbe lanciare? Che chi vuole difendere i propri confini, la propria terra, la propria cultura e la propria identità, quindi la propria civiltà, sarebbe pronto a nuovi genocidi come quelli causati da comunismo e nazismo in Europa, e attualmente ancora attuati dall'islam?  Hai idea del genocidio dei cristiani nei paesi islamici? E non perché sono invasori occidentali o perché sono sette pericolose di assassini o altro, semplicemente perché seguono un'altra religione, con umiltà  e senza avanzare pretese.
Perché non ti rechi nei paesi islamici a proclamare queste belle idee?
Purtroppo è vero, nonostante  il progresso e l'emancipazione rispetto al resto del mondo, l'Occidente non è detto che sia diventato tutto santo e martire, per quanto ci siamo evoluti e sensibilizzati,  siamo ancora esseri umani con limiti e bisogni, se verranno meno determinati aspetti importanti della società, tutto è ancora possibile. Quindi state attenti voi sinistri e buonisti a non tirare troppo la corda. La "civilizzazione" non è avvenuta solo nel campo matediale, è evidente, è avvenuta anche nel campo dei rapporti sociali, e questa civilizzazione è potuta svilupparsi grazie soprattutto al soddisfacimento diffuso dei bisogni primari che ha consentito un buon livello di benessere  sociale migliorando anche la qualità delle relazioni umane. Ma se ci priveranno della nostra identità e dignità, se torneremo poveri e miserabili senza piú alcuna stabilità, gli istinti torneranno a prevalere e a farsi sentire in tutta la loro forza. È l'innato istinto di sopravvivenza.
#202
Riflessioni sull'Arte / Re:Emanuel Carnevali
06 Febbraio 2017, 19:36:29 PM
La poesia è un genere letterario ben distinto dalla prosa. La poesia è una  forma d'arte, è arte letteraria.
La prosa puó essere espressa con uno stile molto raffinato e suggestivo e trasmettere emozioni, tuttavia uno scritto in prosa può essere considerato,  per il suo stile descrittivo, di tipo poetico, ma non può essere effettivamente definito
poesia.
La differenza tra le emozioni suscitate da una prosa e quelle suscitate dalla poesia è la stessa che c'è tra l'emozione che può provocare uno schizzo o un disegno fatto da qualcuno di noi, seppur bravo in disegno, e quella provocata ammirando un quadro di Caravaggio.
La poesia, insieme alle emozioni, trasmette armonia e musicalità, quindi possiede un potere evocativo e suggestivo piú elevato grazie alla sua particolare forza espressiva estetica oltre che emotiva.
#203
Ahahahah... in effetti la contraddizione c'è nell'utente Sara, lei fa proselitismo con una bella tecnica: lancia i topic e poi non risponde, magari furbescamente lascia che a rispondere siano Giona e Duc....

Cara Sara, quando si lancia una sfida si deve essere preparati anche a rispondere alle probabili domande che ti verranno poste.
Stessa identica preparazione (e convinzione) occorre per portare la parola di Cristo agli   
"sconsacrati" come Altamarea e altri atei o a chi non la conosce.
#204
 Una delle operazioni piú stupide che un occidentale può fare in malafede è equiparare il cristianesimo all'islam. Il proselitismo i cristiani l'hanno realizzato con la predicazione, specie nelle prime comunità cristiane. Per quanto riguarda  le dispute all'interno del cristianesimo paiono  barzellette in confronto ai conflitti sorti sin dall'inizio nell'islam e mai terminati.
A prescindere che si creda o no, che si vogliano criticare o eliminare le religioni o meno, ma negare o sottovalutare la particolaritä del cristianasimo e il suo prezioso apporto nell'emancipazione dell'Occidente, non solo non ha senso, ma è controproducente nel tentativo di conciliazione dei due mondi. Ammettere la verità di ciò che è stato (del cristianesimo e delle crociate), riconoscere gli aspetti positivi e superiori della nostra religione (aspetti che sono evidentissimi)  e dichiararlo apertamente e tranquillamente, non vedo quale catastrofe possa causare, anzi, ridimensionerebbe l'esaltazione degli islamici. Al contrario, disprezzare il cristianesimo unitamente al continuo "mea culpa", si alimenta l'esaltazione di chi è rimasto indietro di millenni nello sviluppo culturale e si predispone terreno fertile al conflitto sociale. Mescolare  per forza due culture cosi differenti tra loro si ottiene, volenti o nolenti, lo stesso risultato che si ottiene quando si tenta di mescolare l'olio con l'acqua. Dunque il problema non consiste su quale delle due religioni possiede la verità, chi delle due ha ragione,  bensí il voler mescolare  due realtà incompatibili tra loro. Pertanto, cosí come due coniugi che si separano per incompatibilità di carattere riescono a riappacificarsi e ragionare solo durante le poche volte che si incontrano, allo stesso modo possiamo rapportarci col mondo islamico.
Noi occidentali amiamo l'ironia, il sarcasmo e la satira anche  nei confronti della religione come arma politica; a loro non piace affatto, dunque se ne stessero o tornassero nei loro Paesi e vivessero, cosí come da loro si vive, felici immersi nel loro mondo incantato.
Per quanto riguarda gli ebrei, nessuno di noi occidentali ce l'ha con loro, solo gli islamici.

Riflettere bene e onestamente prima di scrivere sarebbe cosa buona e saggia.
#205
Attualità / La bella e grande Marine Le Pen
06 Febbraio 2017, 14:50:41 PM
Ieri, in un comizio, Marine Le Pen ha dichiarato: "quelli che sono venuti in Francia devono aspettarsi la Francia, non pretendere di trasformarla nel loro Paese d'origine. Perché se volevano vivere come a casa loro, dovevano restarci».

Ragionamento che fila liscio, non occorre essere né di destra né di sinistra per formularlo nella propria mente, al massimo occorre non essere completamente idioti.
Alla stessa logica conclusione dovrebbero pervenire i politici italiani di sinistra, centrosinistra e centrodestra invece di blaterare le loro solite e immense stupidate.
Il grave errore che abbiamo commesso (specialmente i servili italiani a cui importa solo del denaro) è stato quello di voler adeguare i nostri Paesi occidentali a quelli da cui provenivano (e provengono) i migranti. Se tanti stranieri per la maggioranza provenienti dal medioriente, scappano dai loro Paesi, evidentemente lo fanno perché le loro terre sono meno ospitali, meno ricche e meno pacifiche rispetto all'Occidente. Vengono da noi perché a quanto pare il nostro modello è vincente, pur con tutti i suoi limiti, ma certamente vincente rispetto a qualsiasi altro modello esistente.

Allora mi chiedo: Per quale cavolo di motivo vogliamo trasformare le nostre terre in un ammasso, una mescolanza ibrida e informe multiculturale dove una chiesa secolare si trova a poche centinaia di metri da una moschea, o adeguare i nostri prodotti alimentari ai prodotti halal quando noi stiamo sviluppando una sensibilità verso gli animali per cui pretendiamo e gridiamo rispetto anche nella macellazione?
Credo sia ora di rimettere in funzione i nostri cervelli e riprenderci la nostra dignità.

#206
Riflessioni sull'Arte / Re:Emanuel Carnevali
06 Febbraio 2017, 12:42:52 PM
Citazione di: paul11 il 06 Febbraio 2017, 10:40:09 AM
Caro Jean
è bella, non conoscevo questo poeta.
Mi piace la metafora dell'alba come respiro.

Poesia? Ma sapete qual è la differenza tra prosa e poesia?
#207
Attualità / Re:La rivolta dei migranti
06 Febbraio 2017, 12:29:24 PM
La grande e bella UE, la nostra manna dal cielo, il grande progetto di pace e amore tra le nazioni europee:  Francia, 'Inghilterra in combutta con gli USA del premio nobel per la pace, Obama, senza neppure avvisare l'Italia (che si sarebbe certamente opposta),  nel 2011 decidono di bombardare la Libia e destituire Gheddafi che finirà ucciso per mano dei ribelli.  Una Libia gettata nel caos e praticamente regalata ai clan islamici. Una Libia che negli anni '30 era stata conquistata dai brutti e cattivoni fascisti.
Libia che attualmente è a rischio di frammentazione, fulcro del traffico d'armi clandestino, a 400km dalla Sicilia e da dove partono giornalmente le navi clandestine cariche di migranti mandati ad invadere fino all'esasperazione l'Italia. La buona, servile e obbediente Italia che non ha mai alzato un dito per  rinfacciare la responsabilità per il danno anche economico causatale dalla brillante idea dei neocolonizzatori guerrafondai (che hanno sempre voluto spartirsi la Libia) ma democratici (liberté, egalité, fraternité). Libia dove pochi giorni fa si è recato invano Gentiloni per tentare un accordo coi governanti e fermare il flusso dei barconi carichi di clandestini.
Se l'Italia avesse governanti seri, dotati di dignità e di amore per il proprio Paese, deciderebbero di intervenire nell'unico modo pacificamente possibile: applicare le leggi internazionali per cui i naufraghi vanno soccorsi ed accompagnati al porto più vicino, non in Italia. Invece le nostre unita militari continuano senza ritegno a trasformarsi in una crociera di centinaia di Km verso il paese del bengodi. Tutto a spese dei cittadini italiani la cui economia muore ogni giorno di piú. Ma per le nostre anime belle sinistroidi va bene cosí.
#208
Come premessa per meglio comprendere la mia analisi, riporto quanto scritto da Donquixote in un altro topic.
Citazione da Donquixote:
"La cultura, antropologicamente parlando, è un insieme di idee, di pratiche e di modelli che costituiscono l'identità in cui un popolo si riconosce: religione, mitologia, filosofia, scienza, economia, letteratura, musica, architettura, alimentazione e un sacco di altre discipline nel complesso formano la cultura, e tutte queste discipline sono fra loro collegate in modo tale da costituire parti necessarie di un modello che ogni popolo ha elaborato nel tempo e ha tramandato di generazione in generazione adattandolo progressivamente ai cambiamenti che intervenivano nell'ambiente e nella mente umana. Se dunque la cultura è un modello, questo veniva elaborato partendo da un'idea di base, da una "filosofia", da un pensiero sul mondo e sull'uomo, e poi strutturato in modo che tale filosofia pervadesse tutta la comunità e ogni sua manifestazione ne evocasse i principi fondanti."[...]
"Le comunità umane si strutturavano quindi come degli organismi microcosmici che imitavano nel loro ambito il macrocosmo universale, con le sue gerarchie, le sue dinamiche e le sue ciclicità, e al proprio interno riconoscevano ognuno come parte necessaria del tutto (ricordo il famoso apologo di Menenio Agrippa) creando dei meccanismi che consentissero all'uomo di relazionarsi armonicamente con l'ambiente in cui vive, fornire significato alla sua esistenza e permettergli fra l'altro di conciliarsi con la sofferenza, la malattia e la morte, sua e dei suoi cari e provare compassione per gli altri e solidarizzare con loro. Come avevo scritto in un altro messaggio le comunità umane sono simili ad alberi che ad ogni stagione cambiano le foglie e spesso anche qualche ramo ma il tronco rimane sempre il medesimo, e se vogliono rimanere culturalmente vitali e unite è necessario che le radici siano sempre ben piantate nella terra che, in una cultura, sono i principi sui quali si basa per strutturarsi.

Se questa dunque è la cornice di riferimento di una cultura bisogna vedere in cosa, e da quando, l'Europa ha iniziato ad edificare la sua cultura su basi completamente differenti, opposte a quelle precedenti, costruendo quindi nei fatti una controcultura (o una non-cultura) che ovviamente non avrebbe potuto che, col tempo, portare ad una disgregazione. Senza voler fare la storia della cultura europea mi limito ad evidenziare che nella sostanza sono state quattro le idee che a mio avviso sono a fondamento della disgregazione culturale: la prima è la riscoperta e l'esaltazione dell'antropocentrismocon il secondo umanesimo, ovvero l'idea che l'uomo sia l'ente principe dell'universo e quest'ultimo dovesse e potesse essere piegato ai desiderata umani. La seconda è il ribaltamento del sillogismo aristotelico con la conseguenteprevalenza del metodo induttivo come modo per raggiungere la conoscenza, e di conseguenza la progressiva dipartita del concetto di verità come "fondamento". La terza e la quartasono la libertèe l'egalitè... che hanno introdotto l'ideologia dell'individualismo, la convinzione che nessun uomo fosse superiore (o inferiore) agli altri ma ognuno era comunque più importante della comunità ...dando quindi luogo alla teoria del "contratto sociale come modello di aggregazione umana e agli stati costituzionali moderni ..."

Bene, partendo da queste premesse e considerando in particolar modo la società italiana, aggiungo che
La disgregazione della società attuale è la diretta conseguenza di una psicosi collettiva e generalizzata, che adesso favorisce la dittatura delle minoranze.
Uno dei baluardi che doveva essere abbattuto per mettere in atto il processo di disgregazione della società, era la famiglia.
La nostra società non sta morendo per assassinio, ma per suicidio.
il suicidio è dato principalmente dall'annientamento di determinati capisaldi che sono: l'identità culturale, l'identità religiosa e la famiglia.


  • Si sta distruggendo la nostra identità culturale in mille modi che neppure ormai ce ne accorgiamo più. Giusto per fare alcuni esempi, la lingua, non solo da decenni è in atto una barbara inglesizzazione introducendo termini inglesi 8ma anche francesi), moltissimi nel campo dell'informatica, della moda, dell'acconciatura, ma addirittura nella politica, senza preoccuparci minimamente della dovuta traduzione, almeno finché è possibile (così come fanno altri paesi), di molte parole straniere potremmo farne a meno sia per semplicità di pronuncia che di comprensione del significato.

    Facciamo un altro banale ma significativo esempio. La nostra beneamata presidente della Camera si sta dando da fare affinché si cambi il vocabolario al femminile, un'operazione alquanto sciocca visto che è una lingua che abbiamo ricevuto come preziosa eredità, ricevuta dai nostri antenati, ed in passato, ci piaccia o no, determinati ruoli o professioni venivano ricoperti dagli uomini e dunque erano declinati al maschile, molte altre parole invece sono declinate al femminile pur riferendosi agli uomini. Rivoluzionare così una lingua vuol dire distruggerla e distruggere una lingua è un meccanismo atto a contribuire al nostro genocidio.
  • L'identità religiosa la stiamo demolendo a grandi passi ormai, e la sinistra si è fatta paladina di una tale distruzione visto che molti sinistri, addirittura anche atei, pur di demolire la Chiesa (che è pur sempre il nostro riferimento religioso) chiedono l'eliminazione dai luoghi pubblici (ovviamente incominciando dalle scuole) di crocifissi, presepi, alberi di Natale, canti natalizi o pasquali, feste religiose e quant'altro con la scusa, il pretesto del rispetto degli immigrati di altre religioni, i quali il più delle volte in realtà non si sognerebbero nemmeno di avanzare certe richieste. Si rifiutano, si demoliscono i simboli fondamentali, per altro innocui, della nostra religione, per favorire le altre religioni, che poi, in sostanza, l'unica religione che ne sta approfittando e avvantaggiando in quanto per sua natura è già di per sé invadente e totalitaria, è l'islam. Nascondiamo il crocifisso e poi siamo indifferenti alle donne col burka. Complimenti! Bel progresso. Questo è semplicemente PAZZESCO, è l'apocalisse di una società che si sta suicidando ma nella maniera più idiota che si potesse immaginare.
La parola cultura ha la stessa origine della parola culto, ciò vuol dire che senza la sua m religione una cultura muore.



  • La famiglia. Abbiamo distrutto il matrimonio. La parola matrimonio deriva dalla parola madre, il matrimonio è un'istituzione nata per proteggere la maternità in modo da tutelare sia la madre che il bambino, in maniera tale che il padre non potesse disinteressarsene. Un uomo che si sposa davanti alla società ha il dovere di mantenere la moglie e i figli.

    Abbiamo dato via la progenitura per un piatto di lenticchie. La società patriarcale cristiana non era perfetta  (nulla lo è) ma si poteva migliorare, era antropologicamente migliore dell'attuale, per cui abbiamo superato tante calamità, abbiamo tenuto testa ai Saraceni, abbiamo superato 2 guerre mondiali, abbiamo fatto arte e scienza incredibili, capomastri semianalfabeti costruivano cattedrali di una bellezza commovente... La società postmoderna invece ha perso la fede in tutto e si è svuotata di tutto.

    E' una questione antropologica, il compito di una società è proteggere la maternità. Se una donna abortisce è tutto gratis, e va bene, e se mette al mondo un bambino, quando questo avrà 4 mesi devo tornare a lavorare perché le tasse sono talmente alte che il marito non riesce da solo a mantenere la moglie e il figlio. E grazie a quella tassazione apocalittica cosa hanno in cambio? Gli asili nido? Non siamo coscienti del fatto che un bambino di pochi mesi che si vede affidato ad un'estranea ha gli ormoni dello stress al massimo, motivo per cui si ammalerà in continuazione e gli diamo gli antibiotici 5 volte all'anno così lo predisponiamo più facilmente ad ammalarsi di malattie gravi in età adulta, e si ammalerà del disturbo dell'attenzione. Un uomo dovrebbe pote guadagnare abbastanza denaro per dire alla donna "stai col piccolo, a portare i soldi a casa ci penso io", ma non può a causa delle tassazioni mostruose. Poi vi sono milioni di disoccupati... Ma in compenso ci hanno dato le unioni civili. Wau! Che bellezza!  Infatti l'altra demolizione sta avvenendo tramite il campo della sessualità non solo con la libertinizzazione (più che liberazione) della sessualità, con il dilagare della pornografia con tutte le conseguenze che ne derivano soprattutto per i giovanissimi, ma, ciliegina sulla torta, con l'ideologia gender che non ha né capo né coda, non si basa su nulla di scientificamente appurato, ammesso che si debba avere una fede assoluta nella scienza, anzi, negli scienziati, che è diverso.

Ora basta, è ora di uscire dal baratro in cui siamo scivolati e riprenderci la nostra dignità, la normalità, la nostra lingua, la nostra civiltà, la nostra vita, la nostra libertà di parola, sì perché adesso non siamo più liberi di opporci al pensiero unico e viviamo nella dittatura delle minoranze. Ogni minoranza può dire la sua, imporre le sue sciocchezze più assurde  e guai a contraddire che si rischia di grosso. Siamo stufi, di questo passo abbiamo davanti solo l'annientamento totale e l'imbarbarimento.

"Per liquidare i popoli si comincia con il privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un'altra cultura, inventa per loro un'altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. Ed il mondo intorno a lui lo dimentica ancora più in fretta."
"E la lingua?"
"Perché dovrebbero togliercela? Non sarà più che folclore, e prima o poi morirà certamente di morte naturale".
(Milan Kundera)
#209
Citazione di: donquixote il 03 Febbraio 2017, 14:32:38 PM
La cultura, antropologicamente parlando, è un insieme di idee, di pratiche e di modelli che costituiscono l'identità in cui un popolo si riconosce: religione, mitologia, filosofia, scienza, economia, letteratura, musica, architettura, alimentazione e un sacco di altre discipline nel complesso formano la cultura, e tutte queste discipline sono fra loro collegate in modo tale da costituire parti necessarie di un modello che ogni popolo ha elaborato nel tempo e ha tramandato di generazione in generazione adattandolo progressivamente ai cambiamenti che intervenivano nell'ambiente e nella mente umana. Se dunque la cultura è un modello, questo veniva elaborato partendo da un'idea di base, da una "filosofia", da un pensiero sul mondo e sull'uomo, e poi strutturato in modo che tale filosofia pervadesse tutta la comunità e ogni sua manifestazione ne evocasse i principi fondanti. La cultura induista, ad esempio, ha come base i principi vedici, e questi sono poi stati adattati alle varie popolazioni presenti nel continente indiano e hanno dato vita alle varie comunità (o subculture) che si differenziano per molti aspetti pratici ma nell'essenza si richiamano tutte ai medesimi principi di base; se dunque la cultura induista è nelle sue innumerevoli espressioni estremamente variegata è comunque possibile risalire da ognuna ai principi di riferimento e ricostruire da questi il modello che ogni popolo ha elaborato per sé, e comprendere inoltre come tali modelli siano intrinsecamente coerenti di modo che ogni manifestazione culturale trovi la propria giustificazione all'interno di ognuno di essi. Queste osservazioni sono valide per ogni cultura tradizionale e hanno dato luogo alla teoria antropologica del "relativismo culturale", che afferma appunto che ogni cultura trova le proprie giustificazioni in se stessa e nel suo modello, per cui non ha alcun senso affermare che una cultura è superiore ad un'altra o addirittura universalizzare delle espressioni culturali come sono ad esempio le norme morali. Tutte le culture tradizionali hanno sempre avuto una visione organica del mondo, che deriva dalla comprensione dell'intima unità di tutte le cose in un principio superiore e poi le giustifica ai livelli inferiori ponendo ogni cosa al suo posto. Questa operazione viene compiuta con la mitologia, la cosmologia, l'epica, l'arte, la filosofia, la letteratura e tutti gli altri metodi che si ritenevano utili per giustificare agli occhi e alla mente degli uomini i fenomeni del mondo, la presenza di tante specie animali e vegetali, i fiumi, i mari e le montagne, e anche i comportamenti umani. La tendenza di base, come dicevo, è quella di fornire una giustificazione accettabile, comprensibile e soddisfacente per ciò che già c'era, per ciò che chiunque poteva vedere, poiché lo scopo non era quello di modificare l'esistente ma di accettarlo come opera di un'entità infinitamente superiore all'uomo (del resto basta guardare il cielo per rendersi conto di quanto l'uomo sia infinitamente piccolo) che se aveva creato il mondo in quella maniera era così che avrebbe dovuto rimanere (e ad esempio nella cultura greca uno dei concetti più significativi era quello di hybris che stigmatizzava il tentativo dell'uomo di usurpare le prerogative degli dei). Le comunità umane si strutturavano quindi come degli organismi microcosmici che imitavano nel loro ambito il macrocosmo universale, con le sue gerarchie, le sue dinamiche e le sue ciclicità, e al proprio interno riconoscevano ognuno come parte necessaria del tutto (ricordo il famoso apologo di Menenio Agrippa) creando dei meccanismi che consentissero  all'uomo  di relazionarsi  armonicamente  con l'ambiente  in  cui vive,  fornire  significato alla  sua  esistenza e  permettergli  fra l'altro  di  conciliarsi con  la  sofferenza, la  malattia  e  la morte,  sua  e dei  suoi  cari, e  provare  compassione per  gli  altri e solidarizzare con loro.  Come avevo scritto in un altro messaggio le comunità umane sono simili ad alberi che ad ogni stagione cambiano le foglie e spesso anche qualche ramo ma il tronco rimane sempre il medesimo, e se vogliono rimanere culturalmente vitali e unite è necessario che le radici siano sempre ben piantate nella terra che, in una cultura, sono i principi sui quali si basa per strutturarsi.
Se questa dunque è la cornice di riferimento di una cultura bisogna vedere in cosa, e da quando, l'Europa ha iniziato ad edificare la sua cultura su basi completamente differenti, opposte  a quelle precedenti, costruendo quindi nei fatti una controcultura (o una non-cultura) che ovviamente non avrebbe potuto che, col tempo, portare ad una disgregazione. Senza voler fare la storia della cultura europea mi limito ad evidenziare che nella sostanza sono state quattro le idee che a mio avviso sono a fondamento della disgregazione culturale: la prima è la riscoperta e l'esaltazione dell'antropocentrismo con il secondo umanesimo (il primo fu quello greco classico), ovvero l'idea che l'uomo sia l'ente principe dell'universo e quest'ultimo dovesse e potesse essere piegato ai desiderata umani. La seconda è il ribaltamento del sillogismo aristotelico con la conseguente prevalenza del metodo induttivo come modo per raggiungere la conoscenza, e di conseguenza la progressiva dipartita del concetto di verità come "fondamento". La terza e la quarta sono la libertè e l'egalitè proclamate dalla Rivoluzione Francese ma già in voga dai secoli precedenti che hanno introdotto l'ideologia dell'individualismo, la convinzione che nessun uomo fosse superiore (o inferiore) agli altri ma ognuno era comunque più importante della comunità di cui fa parte, dando quindi luogo alla teoria del "contratto sociale" come modello di aggregazione umana e agli stati costituzionali moderni (la costituzione è appunto il "contratto") che hanno trasformato le comunità in società, e «La teoria della società riguarda una costruzione artificiale, un aggregato di esseri umani che solo superficialmente assomiglia alla comunità, nella misura in cui anche in essa gli individui vivono pacificamente gli uni accanto agli altri. Però, mentre nella comunità gli esseri umani restano essenzialmente uniti nonostante i fattori che li separano, nella società restano essenzialmente separati nonostante i fattori che li uniscono» come annotava Tonnies nella frase che sintetizza alla perfezione i due concetti. Se l'unione della comunità è culturale, quella della società è strumentale; se nella prima prevale lo spirito comunitario, nella seconda prevale l'interesse; se nella prima il valore prevalente è quello dell'organismo comunitario e l'individuo è considerato in quanto parte necessaria di tale organismo (e finché lo è), nella seconda l'interesse prevalente è quello dell'individuo e la macchina sociale (si noti la differenza sostanziale fra la visione organica in un caso, che si sviluppa dall'interno verso l'esterno manifestandosi progressivamente e poi riproducendosi, e quella meccanicistica nel secondo che si sviluppa dall'esterno verso l'interno e ha dato quindi luogo a società come gli Stati Uniti d'America) dovrà mettersi a sua disposizione ogni volta che questo manifesterà delle esigenze che, se troverà gruppi d'interesse sufficientemente agguerriti che le condividano, riuscirà anche a trasformare in "diritti". La comunità ha una finalità che la supera per realizzarsi nel mondo e in prospettiva nell'universo, mentre la società non ha alcun valore intrinseco che vada al di là di essa e nessun oggetto sociale da perseguire, ma è solo uno strumento al servizio degli individui che ne fanno parte. Questo modello non può che portare alla frammentazione di una collettività, alla sua polverizzazione in "atomi culturali" (altro che "società liquida": il liquido ha comunque una forma, un principio di unità e un senso in sé, qualità che invece la polvere non possiede) il cui unico scopo sarà quello di perseguire e salvaguardare i propri interessi, che essendo di questi tempi prevalentemente materiali non potranno che causare una interminabile serie di conflitti di tutti contro tutti per il loro soddisfacimento, dato che la materia è finita e se qualcuno ne vuole possedere di più lo può fare solo a scapito di altri. Tutte queste idee e le prassi che ne sono seguite non sono state importate da qualche landa lontana, non sono venuti i "barbari" ad imporcele con la forza, ma è stata l'Europa stessa, i suoi intellettuali, i suoi letterati, i suoi filosofi ad elaborarle e a orgogliosamente esaltarle come la luce finalmente visibile in fondo al tunnel dell'oscurantismo. Per questa ragione mi sembra ovvio parlare di suicidio culturale, e di sostituzione di un qualcosa che assomigliava da vicino ad una cultura con qualcosa che la distrugge, con una negazione della stessa. Siccome ho già scritto molto ma mi rendo conto che molte cose sono rimaste in sospeso, spero possano emergere nel corso della discussione (sempre se qualcuno avrà interesse a portarla avanti, s'intende).

Tutta questa analisi  andava BENISSIMO nel topic "Multiculturalismo e multirazzialità" ed è perfettamente in tema molto piú delle digressioni sugli errori di comunismo e capitalismo in cui si stava affossando il topic aperto da me.

Mi dispiace che "puzziate" quasi tutti di snobismo, altrimenti non si capisce perché  sia nato il desiderio di spostare un argomento MOLTO attinente e consecutivo al mio, mentre invece si è lasciato indugiare su argomenti davvero ot per cui sarebbe stato piú oppotuno aprire un altro filone.

Che tristezza...
#210
 In nome della giustizia e della verità storica. Per conoscere e capire, per non dimenticare, perché  la storia è maestra di vita  per costruire un futuro migliore. Per poter comprendere e affrontare con discernimento e saggezza ogni decisione politica.

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Secondo la visione del "politicamente corretto", le Crociate sarebbero state nientemeno che uno dei tanti episodi di imperialismo commessi dal mondo cristiano, visto come barbaro e guerrafondaio, a danno di un mondo musulmano percepito come immensamente più tollerante e pacifico.
Questa prospettiva dimentica che quattro secoli prima dell'appello del papa Urbano II, ebbe iniziò l'espansione degli Arabi che attaccarono anche stati cristiani con la motivazione del Jihad,intrapreso per conquistare nuove terre dove si sarebbe imposta la legge dell'Islam. Né tiene conto dei fattori che scatenarono la Prima Crociata.

E' ormai noto che questa fu dovuta in seguito alla richiesta di aiuto inviata al papa dall'imperatore bizantino Alessio Comneno per contrastare i Turchi Selgiuchidi, e dallo scalpore provocato dalle continue aggressioni a danno dei pellegrini cristiani in visita verso i luoghi santi della Palestina. Sebbene diversi storici abbiano esaltato la "tolleranza" islamica nei confronti delle altre fedi (spesso contrapponendola al fanatismo dimostrato dalla Chiesa Cattolica contro ebrei ed eretici), in verità, la libertà religiosa nei paesi musulmani presentava evidenti limiti: essa veniva ammessa solamente per i "Popoli del Libro" come ebrei e cristiani a patto, però, che questi non facessero proselitismo e praticassero la loro religione solamente in ambito privato. A ciò si devono aggiungere una serie di discriminazioni  a cui erano sottoposti idhimmi (si pensi, ad esempio, al pagamento dell'imposta di capitolazione, la Jizia), che trasformavano i sudditi non musulmani in cittadini di seconda categoria.

Non mancarono, tra l'altro, nel corso dei secoli anche diversi episodi di martirio e persecuzione. Lo storico Moshe Gilnella sua opera History of Palestine, 634-1099 scrive: «Agli inizi dell'VIII secolo settanta pellegrini cristiani provenienti dall'Asia Minore furono messi a morte dal governatore di Caesura, tranne sette che acconsentirono a convertirsi all'islam. Di lì a non molto, altri sessanta pellegrini, sempre provenienti dall'Asia Minore, furono crocifissi a Gerusalemme. Verso la fine dell'VIII secolo i musulmani attaccarono il monastero di San Teodosio, nei pressi di Betlemme, massacrarono i monaci e distrussero due chiese vicine. Nel 796 i musulmani misero al rogo venti monaci del monastero di Mar Saba. Nell'809 vi furono molteplici assalti a un gran numero di chiese sia entro le mura di Gerusalemme sia attorno alla città, con stupri e uccisioni di massa. Gli attacchi si ripeterono nell'813. Il giorno della Domenica delle Palme del 923 esplose una nuova ondata di violenze con distruzioni di chiese e uccisioni» (citato in Rodney Stark, Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle Crociate, Lindau 2010 p. 122).

L'episodio che scosse profondamente l'Europa accade durante il regno del califfo d'Egitto, Tariqu Al-Hakim,musulmano eterodosso, un folle per alcuni studiosi: durante il suo regno perseguitò per un certo periodo musulmani ortodossi, ebrei e cristiani. Oltre a costringere i cristiani ad indossare una croce di due chili e ordinare la distruzione di migliaia di chiese, il califfo tentò persino di far demolire il Santo Sepolcro. Non mancarono, tuttavia, negli anni successivi nuove aggressioni e violenze a danno dei pellegrini: nel 1022 Gèrard de Thouars, abate di Saint-Florent-près-Saumur, fu imprigionato dopo aver appena raggiunto la Terra Santa e messo a morte, sorte simile toccò nel 1026  a Richard de Saint-Vannelapidato dopo essere stato colto a celebrare la messa in territorio musulmano; nel 1040 anche Ulrico de Breisagu fu lapidato dalla folla sulle rive del Giordano; mentre nel 1064 Gunther Von Bamberg, vescovo di Bamberga, fu vittima di un'imboscata dei musulmani e perì insieme a molti pellegrini (Gli eserciti di Dio, pp.128-131).

La situazione per chi andava a visitare Gerusalemme peggiorò quando la città santa cadde in mano ai Turchi Selgiuchidi al punto che nei sermoni risalenti all'epoca della Prima Crociata, come quello pronunciato da Urbano II a Clemornt, si parlava di cristiani uccisi, pellegrini vessati e chiese demolite, profanate o trasformate in stalle o moschee. Sebbene questi fatti siano stati probabilmente ingigantiti, non furono tuttavia inventati (Jean Flori, Le Crociate, Bologna 2003 p. 28).

Non sono certamente mancate violenze e atrocità contro musulmani da parte di alcuni eserciti cristiani in epoca medievale, ma questo andrebbe contestualizzato al travisamento dello spirito cristiano ed iniziale delle crociate, ricondotto comunque ad un'epoca ancora priva di reti diplomatiche. Inoltre, mentre queste sono fortunatamente sempre più un ricordo lontano, uccisioni e discriminazioni nei confronti dei cristiani sono purtroppo ancora oggiuna tragica realtà in molti stati a maggioranza islamica.

(Massimo Ferrari)