Come al solito (e come sottolinea giustamente Duc) si tira in ballo la Chiesa per giustificare uno stato e un Parlamento che che non vogliono decidere. La Chiesa conta pochissimo di questi tempi (ed è peraltro presente anche in tutti i paesi europei che hanno leggi di questo genere) e il pontificato di Francesco va inoltre nella direzione di una sempre più decisa "laicizzazione" della dottrina sociale. Condivido quindi la visione di Duc secondo la quale se non subito al massimo fra qualche anno una legge del genere ci sarà anche in Italia, e personalmente trovo molto triste che la Chiesa Cattolica, che un tempo era molto più seria di quella di oggi, si sia ridotta a combattere battaglie di retroguardia e già perse in partenza come quelle sulle unioni civili o questa sul "fine vita" che oltre ad essere oggettivamente antistoriche non hanno più alcuna connessione con i principi dottrinali che dovrebbe custodire e tramandare ma che invece ha progressivamente svuotato di senso.
Ma a parte questo sarebbe interessante conoscere i "principi" laici secondo i quali è giusto che uno stato conceda ai cittadini il diritto di praticare il suicidio assistito. Se questo principio, come pare, è la libertà del cittadino di disporre della propria vita e quindi di decidere quando ritiene che questa non sia più degna di essere vissuta e quindi lo stato deve intervenire a garantire il "libero diritto alla morte" allora se lo si fa non si deve porre alcun limite a questo diritto. Se la decisione spetta al cittadino allora chi meglio di qualcuno nel pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali e nella piena capacità di intendere e volere può decidere se continuare a vivere o meno se decide che per qualche ragione la sua vita non è più degna di essere vissuta? Perchè mai si dovrebbe limitare questo diritto solo a coloro che sono in condizioni più o meno disperate e sicuramente le loro facoltà di intendere e volere sono quantomeno alterate? Perchè far decidere i medici, o i giudici, o i parenti, o qualsiasi altra "autorità"? Qualche tempo fa si è suicidato un signore che aveva perso quasi duecentomila euro di obbligazioni di una di quelle banche tristemente famose di questi tempi: questo signore era sano, non moriva affatto di fame, aveva una pensione di oltre 2000 euro al mese, eppure quei duecentomila euro (che non gli servivano altrimenti non li avrebbe investiti) erano evidentemente la sua ragione di vita: se non avesse avuto il fegato di "fare da sé" lo stato avrebbe dovuto garantirgli un "aiutino"? Si abbia almeno il coraggio di portare fino in fondo il discorso sulla libertà di autodeterminazione e non creare ulteriori gabbie che lo limitino, se questo è il principio da seguire per redigere le norme di legge. E non si capisce come mai, ad esempio, se la libertà di autodeterminazione dell'individuo deve essere considerato un diritto da garantire allora esistono leggi che impongono l'uso delle cinture di sicurezza in auto o del casco in moto. Se il rischio è solo mio perchè mai non posso assumermelo? Ed è abbastanza paradossale che quel personaggio di cui si parla in questo caso pare abbia preteso dai suoi amici e parenti, prima di morire, la promessa che avrebbero sempre allacciato le cinture di sicurezza; lui voleva avere la libertà di morire ma non concedeva ad altri quella di allacciarsi o meno le cinture: mirabile esempio di coerenza. Senza contare che personalmente trovo di una inaccettabile violenza il fatto che quando lo stato si deve occupare di "garantire" un diritto significa che lo deve fare usando i soldi di tutti i cittadini, anche di quelli fermamente contrari a pratiche come l'aborto, la fecondazione assistita o l'eutanasia. Un conto è concedere la possibilità legale di praticare l'aborto o l'eutanasia, altro è pagarlo con i soldi di tutti, anche di quelli che magari a causa di un "errore" mantengono a fatica dei figli solo perchè si sono assunti sino in fondo la responsabilità di quell'errore e delle sue conseguenze mentre altri che non lo fanno, come quel signore che è morto ieri e che è rimasto vittima di un incidente da lui stesso causato, vengono addirittura definiti "eroi".
Ma a parte questo sarebbe interessante conoscere i "principi" laici secondo i quali è giusto che uno stato conceda ai cittadini il diritto di praticare il suicidio assistito. Se questo principio, come pare, è la libertà del cittadino di disporre della propria vita e quindi di decidere quando ritiene che questa non sia più degna di essere vissuta e quindi lo stato deve intervenire a garantire il "libero diritto alla morte" allora se lo si fa non si deve porre alcun limite a questo diritto. Se la decisione spetta al cittadino allora chi meglio di qualcuno nel pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali e nella piena capacità di intendere e volere può decidere se continuare a vivere o meno se decide che per qualche ragione la sua vita non è più degna di essere vissuta? Perchè mai si dovrebbe limitare questo diritto solo a coloro che sono in condizioni più o meno disperate e sicuramente le loro facoltà di intendere e volere sono quantomeno alterate? Perchè far decidere i medici, o i giudici, o i parenti, o qualsiasi altra "autorità"? Qualche tempo fa si è suicidato un signore che aveva perso quasi duecentomila euro di obbligazioni di una di quelle banche tristemente famose di questi tempi: questo signore era sano, non moriva affatto di fame, aveva una pensione di oltre 2000 euro al mese, eppure quei duecentomila euro (che non gli servivano altrimenti non li avrebbe investiti) erano evidentemente la sua ragione di vita: se non avesse avuto il fegato di "fare da sé" lo stato avrebbe dovuto garantirgli un "aiutino"? Si abbia almeno il coraggio di portare fino in fondo il discorso sulla libertà di autodeterminazione e non creare ulteriori gabbie che lo limitino, se questo è il principio da seguire per redigere le norme di legge. E non si capisce come mai, ad esempio, se la libertà di autodeterminazione dell'individuo deve essere considerato un diritto da garantire allora esistono leggi che impongono l'uso delle cinture di sicurezza in auto o del casco in moto. Se il rischio è solo mio perchè mai non posso assumermelo? Ed è abbastanza paradossale che quel personaggio di cui si parla in questo caso pare abbia preteso dai suoi amici e parenti, prima di morire, la promessa che avrebbero sempre allacciato le cinture di sicurezza; lui voleva avere la libertà di morire ma non concedeva ad altri quella di allacciarsi o meno le cinture: mirabile esempio di coerenza. Senza contare che personalmente trovo di una inaccettabile violenza il fatto che quando lo stato si deve occupare di "garantire" un diritto significa che lo deve fare usando i soldi di tutti i cittadini, anche di quelli fermamente contrari a pratiche come l'aborto, la fecondazione assistita o l'eutanasia. Un conto è concedere la possibilità legale di praticare l'aborto o l'eutanasia, altro è pagarlo con i soldi di tutti, anche di quelli che magari a causa di un "errore" mantengono a fatica dei figli solo perchè si sono assunti sino in fondo la responsabilità di quell'errore e delle sue conseguenze mentre altri che non lo fanno, come quel signore che è morto ieri e che è rimasto vittima di un incidente da lui stesso causato, vengono addirittura definiti "eroi".