Per Socrate. L'esempio di Dahmer mi fa dire che si è trattato, anche in questo caso, di un bambino abusato, a cui è stato dato il supporto materiale ma non quello affettivo. È un dato verificato che da bambino torturava ed uccideva piccoli mammiferi come rane o gatti. Questo è un tipo di comportamento predittivo rispetto all'insorgenza del disturbo della condotta e di quello antisociale. Piuttosto che il demonio, chiamerei in causa due genitori lontani empaticamente. Mi ha fatto riflettere anche le lamentele della nonna nei suoi confronti per il tanfo che proveniva dalla cantina dove abitava, senza che facesse nulla (tanfo che derivava dalla putrefazione, quindi un odorino pungente!). Lo stesso abbandonare il figlio dalla nonna, esprime chiaramente il processo di abbandono di Dahmer da parte di entrambi i genitori. All'età di 7 anni fu lasciato solo dalla madre per due giorni e fu in quell'occasione che il padre lo trovò affamato mentre cercava di comunicare con i morti ( visto che i vivi di riferimento non comunicavano con lui).
Un uomo senza una solida base affettiva è come un albero senza radici. A questo handicap se ne possono aggiungere altri che non fanno che peggiorare le cose. Un incidente stradale ad esempio può compromettere il senso etico delle persone, se il trauma avviene nella regione orbitofrontale e le persone traumatizzate dai genitori hanno una possibilità statistica di incappare in incidenti in auto più alta della media. Invece vi possono essere, nella vita delle persone traumatizzate, eventi che curano il trauma, come ad esempio una fidanzata o un professore o un sacerdote particolarmente empatico. Si chiamano fattori di rischio e fattori di protezione rispetto al trauma.
Una volta iniziati gli omicidi, bisogna considerare un secondo processo che corre parallelo al primo: i pattern comportamentali. Dahmer dopo il primo omicidio vomitó, ma con l'affinarsi dell'esperienza divenne per lui sempre più una routine. Per certi versi funziona esattamente come una droga: per ottenere lo stesso effetto sui recettori dopaminergici bisogna incrementare le uccisioni e renderle più fantasiose. Lo stesso processo avveniva in un'altra epoca, alle SS, che si abituavano alla violenza, anch'essi sottoposti all'inevitabile legge dei pattern comportamentali ( oggi ritradotti anche con il termine di memi comportamentali).
A proposito della obiezione che gli psichiatri non forniscono prove organiche della malvagità, mi vien da dire "e meno male". Immagina un mondo dove i malvagi sono individuati per via di differenze organiche. Che possibilità vi sarebbero di reintegrarli? In realtà però, neppure questo è vero, poiché dai tempi di Lombroso sono stati fatti molti passi avanti, ed è possibile individuare i circuiti neuronali dell'empatia, della violenza, dell'aggressività, così come i processi epigenetici che mantengono la memoria della violenza inferta e subita per almeno tre generazioni.
Ciò che bisogna chiedersi è se queste variazioni sono innate o si modellano sulla base delle esperienze, vista l'enorme capacità plastica dei nostri 100 miliardi di neuroni e 300 miliardi di sinapsi.
Un uomo senza una solida base affettiva è come un albero senza radici. A questo handicap se ne possono aggiungere altri che non fanno che peggiorare le cose. Un incidente stradale ad esempio può compromettere il senso etico delle persone, se il trauma avviene nella regione orbitofrontale e le persone traumatizzate dai genitori hanno una possibilità statistica di incappare in incidenti in auto più alta della media. Invece vi possono essere, nella vita delle persone traumatizzate, eventi che curano il trauma, come ad esempio una fidanzata o un professore o un sacerdote particolarmente empatico. Si chiamano fattori di rischio e fattori di protezione rispetto al trauma.
Una volta iniziati gli omicidi, bisogna considerare un secondo processo che corre parallelo al primo: i pattern comportamentali. Dahmer dopo il primo omicidio vomitó, ma con l'affinarsi dell'esperienza divenne per lui sempre più una routine. Per certi versi funziona esattamente come una droga: per ottenere lo stesso effetto sui recettori dopaminergici bisogna incrementare le uccisioni e renderle più fantasiose. Lo stesso processo avveniva in un'altra epoca, alle SS, che si abituavano alla violenza, anch'essi sottoposti all'inevitabile legge dei pattern comportamentali ( oggi ritradotti anche con il termine di memi comportamentali).
A proposito della obiezione che gli psichiatri non forniscono prove organiche della malvagità, mi vien da dire "e meno male". Immagina un mondo dove i malvagi sono individuati per via di differenze organiche. Che possibilità vi sarebbero di reintegrarli? In realtà però, neppure questo è vero, poiché dai tempi di Lombroso sono stati fatti molti passi avanti, ed è possibile individuare i circuiti neuronali dell'empatia, della violenza, dell'aggressività, così come i processi epigenetici che mantengono la memoria della violenza inferta e subita per almeno tre generazioni.
Ciò che bisogna chiedersi è se queste variazioni sono innate o si modellano sulla base delle esperienze, vista l'enorme capacità plastica dei nostri 100 miliardi di neuroni e 300 miliardi di sinapsi.