Cit Davintro
Ecco perché, un po' per provocazione, ma molto per un certo fondo di verità, mi piace pensare e dire che gli atei non esistono, ma che sono in realtà credenti in qualcosa che non intendono definire "Dio". Per quanto riguarda la "dimensione umana", direi che si potrebbe individuare un livello entro cui l'attribuzione a Dio di facoltà umane, riflette quel complesso di condizioni che determinano l'uomo come soggetto libero, creativo, attivo e attuale, che lo pongono in un'ottica di relativa trascendenza rispetto alla passività materiale del mondo che lo circondano, condizioni costituenti la sua dimensione di spiritualità (fermo restando che tale margine di libertà è sempre limitato, che ogni ente mondano, compreso l'uomo, non è mai pieno spirito o piena materia, ma sintesi delle due componenti, che l'uomo ha una componente di spirito, dunque di libertà e attualità superiore a quello della pietra, ma non è puro spirito, Atto puro, come la pietra non è pura materia, ma materia formata, solo per il fatto che, esistendo, produce un certo potere causale sull'ambiente con cui è fisicamente in contatto).
Mi pare molto sensato quello che scrivi. Mi sembri molto vicino alla posizione di Spinicci, ossia rappresentazioni passive ma intenzionalità mista (ossia sia attiva del soggetto, sia passiva limitante dell'oggetto).
Spero che tu capisca che il tema della morte di dio, non c'entra nulla con l'esistenza di un dio in questi termini posto!
ll primo è dentro la tradizione morale il secondo quello di cui ci stiamo occupando è dentro la tradizione metafisica.
Ecco perché, un po' per provocazione, ma molto per un certo fondo di verità, mi piace pensare e dire che gli atei non esistono, ma che sono in realtà credenti in qualcosa che non intendono definire "Dio". Per quanto riguarda la "dimensione umana", direi che si potrebbe individuare un livello entro cui l'attribuzione a Dio di facoltà umane, riflette quel complesso di condizioni che determinano l'uomo come soggetto libero, creativo, attivo e attuale, che lo pongono in un'ottica di relativa trascendenza rispetto alla passività materiale del mondo che lo circondano, condizioni costituenti la sua dimensione di spiritualità (fermo restando che tale margine di libertà è sempre limitato, che ogni ente mondano, compreso l'uomo, non è mai pieno spirito o piena materia, ma sintesi delle due componenti, che l'uomo ha una componente di spirito, dunque di libertà e attualità superiore a quello della pietra, ma non è puro spirito, Atto puro, come la pietra non è pura materia, ma materia formata, solo per il fatto che, esistendo, produce un certo potere causale sull'ambiente con cui è fisicamente in contatto).
Mi pare molto sensato quello che scrivi. Mi sembri molto vicino alla posizione di Spinicci, ossia rappresentazioni passive ma intenzionalità mista (ossia sia attiva del soggetto, sia passiva limitante dell'oggetto).
Spero che tu capisca che il tema della morte di dio, non c'entra nulla con l'esistenza di un dio in questi termini posto!
ll primo è dentro la tradizione morale il secondo quello di cui ci stiamo occupando è dentro la tradizione metafisica.


(non sono un fisico) , hanno ragione sia kant sia hegel sia husserl sia heidegger)
e d'altronde come fa a muoversi qualcosa se non c'è qualcosa a cui riferirsi, appunto al niente. Non può essere qualcosa, come vorrebbe Severino che infatti individua nel tempo, quel niente che non esiste non come tale, ma come ente (particolare però).
??) di darsi all'uomo come tale.
)