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Messaggi - Jacopus

#1981
buongiorno di nuovo Anthony. Se si ragiona in termini di un "padre" che punisce i cattivi e premia i buoni, il tuo ragionamento non fa una grinza. Se invece si ragiona in termini di responsabilità, ovvero nei termini dell'uomo che esce dal suo stato di minorità imputabile a sè stesso, allora tutti gli uomini sono reciprocamente responsabili per il loro stato e il loro benessere. Quindi tu sei responsabile nei miei confronti come io lo sono nei tuoi. il fatto che si sia esercitata la violenza nel passato e che si continui ad esercitarla oggi, non ci esime dal dovere "morale" di modificare il nostro comportamento, così come lo abbiamo storicamente cambiato nel corso dei secoli (non esiste più la legge del taglione, non viene più punito un servo per il reato del padrone, le donne possono divorziare, è possibile abortire, le donne possono votare, i bambini sono protetti da leggi contro i soprusi, non esiste più la schiavitù, è possibile esprimere le proprie opinioni ed anche affermare di essere atei senza venire processati...). Insomma, qualche passo avanti, nonostante la retorica dell'età dell'oro, lo abbiamo fatto (per non parlare delle condizioni materiali, ma non esistono migliori sordi, di chi non vuol sentire).
Alla prossima.
#1982
CitazioneCiao Jacopus, qui siamo nella sezione spirituale e, se questo ha un senso, con "essere naturale dell'uomo", si intende la possibilità di spiegare ciò che caratterizza l'uomo sulla base delle stesse leggi fisico-chimiche con le quali si spiegano tutti gli altri esseri viventi.Se questa spiegazione è difficile, c'è qualcuno che sostiene che la ragione sia nel fatto che l'uomo ha appunto anche una componente spirituale che determina ciò che la materia non è in grado di spiegare.Affermare che l'uomo si sia "emancipato" grazie alla tecnologia, per me non ha molto senso, perchè la stessa tecnologia è un prodotto umano che può essere spiegata in natura, molti animali si costruiscono una cuccia, e quindi un briciolo di tecnologia ce l'hanno anche loro.In quello che dici sul leone c'è un'imprecisione, il leone non uccide i suoi figli, ma quelli del vecchio capobranco scacciato da lui.Un saluto



buongiorno a te Anthony. La mia spiegazione sulla artificialità di homo-sapiens o di extra-naturalità non si collega ad eventuali enti extrasensoriali (e mi dispiace questa dichiarazione proprio qui in sezione spiritualità, ma la spiritualità è qualcosa di più complesso, a mio parere, della credenza in un "mondo dietro il mondo"). Quello che dici sul cane è vero. Una micro-cultura con uso di strumenti tecnici è utilizzata da molti mammiferi superiori e anche dagli uccelli. Ma è il livello di questa cultura ad averci separato dalla natura. La nostra forma organica è un centro di potere insignificante rispetto al potere esprimibile attraverso la tecnica, mentre fra cuccia e forza mandibolare nel cane, è ancora la forza mandibolare ad avere la meglio.
Questa interpretazione ha ovviamente le sue conseguenze in termini di responsabilità, poichè dire che noi facciamo parte della natura riattiva l'eterna discussione fra natura benigna e natura maligna e allora veleggiamo, a seconda dei nostri intenti, fra l'essere umano cattivo come la natura o l'essere umano buono come la natura ma corrotto dalle catene sociali. Invece l'essere umano è responsabile del proprio destino, perchè è l'unico essere vivente ad aver acquisito una visuale "sopraelevata", data proprio dal progresso tecnico e da quello culturale, che magari è soggetto a involuzioni temporanee e geograficamente localizzate ma che non può essere minimizzato, se non per scopi ideologici (la lotta di tutti contro tutti, eccetera).
Per quanto riguarda la crudeltà del leone che uccide i piccoli del leone sconfitto, credo che comunque non siamo di fronte ad una azione degna di encomio. Se fosse un uomo ad uccidere i figli che la sua compagna ha avuto dal suo precedente marito, saremmo di fronte ad un delitto orribile, che subito evocherebbe una tragedia shakespiriana.
#1983
L'uomo non fa più parte della natura. Non del tutto. Ha avuto origine nella natura, ma se ne è emancipato. La tecnica prometeica ha fatto da levatrice a questo nuovo soggetto vivente, naturale solo in parte, un centauro.
Come constati tu stesso il sadomasochismo interessa solo la specie umana. Non ho cognizione di mistress fra le femmine di lontra. Pensare all'uomo come componente della natura non permette di comprendere molti passaggi che sono avvenuti e che sono irreversibili.


Per Socrate. Il sadomasochismo è una cosa, la crudeltà un'altra. Talvolta le due dimensioni coincidono, ma si può essere crudeli e insensibili, come gli amministratori delegati di società Autostrade, senza per questo dover necessariamente sfoggiare tute in latex e cercare l'eccitazione nel dolore. E viceversa. Inoltre la crudeltà immotivata non è un copyright dell'uomo. In Natura sono registrate azioni molto crudeli, come quella del leone che tenta di uccidere i propri figli  per far tornare in calore la leonessa e poterla nuovamente possedere. Sono stati anche osservati branchi di scimpanzé non limitarsi a scacciare altri branchi, ma procedere a vere spedizioni punitive con morti e feriti.
#1984
Tematiche Filosofiche / Credete nel libero arbitrio?
09 Gennaio 2021, 22:33:51 PM
Bobmax. I dubbi scaturiscono dal fatto che anthropos è zoon politikon. Non esiste solo una libertà individuale  che ci mancherebbe, non mi sogno di escludere, ma la libertà ha anche un piano collettivo o sociale, se preferisci. È sufficiente, per rendersene conto, leggere la Costituzione Italiana.
Sul discorso relativo alla logica A-Non A, effettivamente mi sono lasciato trasportare dal manicheismo, da cui non sono ancora esente (manicheismo che potrebbe essere un sottoprodotto della stessa logica formale di tipo digitale si/no).
Correggo in: il principio A-non A ha una sua validità in campo biologico e umano ma non è l'unico principio a cui far riferimento, perché la logica, spesso,  non descrive l'ambiguità e la contraddittorietà del vivere.
Infine mi sembra corretto anche citare la fonte di tutto il pippotto della risposta 135: Joseph le doux, lunga storia di noi stessi, Cortina.
#1985
Tematiche Filosofiche / Credete nel libero arbitrio?
09 Gennaio 2021, 19:53:53 PM
La libertà come residuo in effetti non mi entusiasma. Sembra quasi una forma di determinismo con una appendice tollerata di indeterminatezza.
In realtà mi ritrovo molto di più in questa definizione di Paul:

CitazioneLa libertà non è quindi sottrazione di condizioni per far emergere il suo  status di fondo, è un'altrettanta condizione che agisce per contrasti anche conflittuali, tant'è che non c'è una condizione assoluta di libertà, tutto è interdipendente.

La relazionalità è un aspetto importante dell'agire umano, relazionalità intersoggettiva ma anche fra soggetto ed oggetto, intendendo per oggetto la natura in tutti i suoi aspetti, comprensiva anche dell'organismo fisico di cui è "momentaneamente" detentore il soggetto che agisce. Ma la domanda resta comunque abbastanza inevasa, se ci fermassimo a questo livello.
In realtà parlando di libera volontà bisognerebbe aver presente la favola del barone di Munchausen che si prende per il proprio codino per salvarsi dall'annegamento insieme al suo cavallo Bucefalo. Curiosamente il cavallo che si chiama Bucefalo, richiama (il potere dell'inconscio era notevole anche nel settecento, nella mente di un fantasioso romanziere) quello di un organo, che è il maggior indiziato a proposito della libera volontà, ovvero l'encefalo.
Quello che vorrei esprimere è che il cervello umano fa parte della natura, è innegabile. E' formato da cellule, processi elettrici e chimici che sono abbastanza noti e diffusi nel mondo animale. Eppure il cervello umano è riuscito, come nel caso del  barone di Munchausen, a prendersi per il codino e sollevarsi sopra i comportamenti automatici o anche intelligenti ed emotivamente influenzati di molte specie di mammiferi.
Cosa è accaduto? Una possibile ipotesi è che quei 100 miliardi di neuroni, che ci accompagnano nel nostro viaggio terreno, hanno lanciato una scommessa sul campo delle mutazioni evolutive. Da un lato un organo, che da solo, nonostante il suo peso si aggiri sul due per cento dell'intero organismo umano, consuma il 25 per cento dell'intera energia che estraiamo dall'ambiente (nei bambini il cervello consuma anche i 2/3 dell'intera energia acquisita dall'organismo). Dall'altro uno strumento che ci ha permesso di cambiare la stessa natura a nostro vantaggio. Bisogna vedere se la scommessa è vincente oppure se ci ricade in testa come un boomerang, ma questi sono i fatti. Un cervello energivoro non era necessariamente una scelta vincente. Dodici zanne e un corpo alto 10 metri avrebbe comunque fatto la loro bella figura.
Eppure è accaduto qualcosa in quei collegamenti cerebrali che ha cambiato la storia della vita sul pianeta terra. Una possibile ipotesi l'ho già espressa ed è quella che l'associazione di un cervello così raffinato con l'esplosione di strumenti culturali sempre più complessi ha inevitabilmente allargato la libertà dell'uomo. In questa dimensione occorre tener presente che la libera volontà (o libero arbitrio) è inevitabilmente connessa alla storia. I livelli di libera volontà sono differenti e sono influenzati dal tipo di società. Una società castale avrà dei livelli di libera volontà risibili rispetto ad una società fondata sul capitalismo e sul libero mercato.
Detto questo, facciamo un salto all'indietro e torniamo all'uomo e al suo cervello. Cosa ci rende differenti da ((quasi) tutti gli altri animali che si muovono sotto il cielo del braccio locale della via lattea, dove ci troviamo attualmente? Una ipotesi autorevole è la seguente: il nostro pesante cervello ha reso possibile che accanto all'agire strumentale, per cui possiamo come i criceti degli esperimenti, ripetere una esperienza piacevole o evitare una esperienza disdicevole, sia emersa una qualità unica, ovvero quella di rappresentazioni interne dell'agire sulla base di connessioni che hanno avuto ed hanno un ruolo fondamentale sulla libertà di agire.
Di fronte ad un pericolo un mammifero anche evoluto come il cane, ha la possibilità di scegliere una serie di risposte innate, il freezing, la fuga o la lotta, oppure risposte apprese (come con i cani di Pavlov). La cosa nuova avvenuta con Homo Sapiens è che oltre a questi tipi di risposta, che comunque rimangono a nostra disposizione come parti più antiche di un repertorio in continuo aggiornamento, vi è un altro tipo di risposta dato appunto, dalle rappresentazioni interne. Ovvero sulla possibilità di usare in modo creativo risposte che in passato erano state usate per altre funzioni. E' da queste rappresentazioni interne che risale la capacità delle scimmie deboli di usare alcuni frammenti di ossa per trionfare su scimmie più muscolose ma prive di questa capacità, come è mirabilmente raccontato da Kubrik in "2001, Odissea nello Spazio".
Questo processo nuovo ci rende unici e incomparabilmente diversi sia dal resto del mondo animale, sia da ogni forma conosciuta di Intelligenza Artificiale (almeno per il momento).
Su questa piattaforma strutturale e biologica si è poi stratificato il mondo culturale, che ha avuto un effetto di crescita geometrica di quelle nostre potenzialità data dalla rappresentazione interna, che è intimamente connessa con il pensare, il ragionare, il pianificare, il decidere, l'eseguire la decisione presa attraverso l'interazione fra il prevedere e la creatività.
Da questo deriva una conseguenza cruciale, ovvero che la libera volontà dell'uomo è uno strumento che deve sempre abbinarsi alla responsabilità, proprio perchè siamo liberi, le nostre azioni sono imputabili a noi, sia se vogliamo restare in uno stato di minorità, oppure se vogliamo invece entrare in una dimensione di Aufklarung.
Ed è per questo che il determinismo, per quanto sia anch'esso degno di ogni considerazione, si presta bene a giochini involutivi e di dominio, come abbiamo appreso dal darwinismo sociale in poi (https://it.wikipedia.org/wiki/Darwinismo_sociale).

A proposito delle obiezioni di Bobmax, non posso che sostenere che il principio A-NON A, seppure logicamente ineccepibile non ha alcuna validità nel mondo culturale e biologico umano. Come porresti l'uomo che cura amorevolmente la propria madre ma dentro di sè, in modo inconfessabile spera che muoia presto, per togliergli questo fardello? E' A o non-A? E l'uomo che delinque e a un certo punto della sua vita diventa missionario? E' A o non-A? E ancora più in profondità: noi stessi siamo A o non-A, visto che ora siamo A, ma fra qualche anno saremmo NON-A, ovvero morti?
Sulla libertà che sia sempre individuale, ho davvero molti, molti, dubbi. La libertà individuale può essere tale solo se si sceglie la strada degli stiliti o degli anacoreti.
#1986
Il Giappone e la Germania furono innanzitutto vittime della loro miopia, di una visione ristretta del mondo ed ancora in qualche modo "cavalleresca", come se la guerra, quella regolare almeno, la vincessero ancora i soldati coraggiosi e non il sistema economico-industriale che sta dietro quei soldati. Per l'Italia il discorso è diverso. Fu soprattutto una scelta opportunistica, fondata sulla speranza che la guerra stava per terminare e servivano un migliaio di morti per sedere al tavolo della pace come vincitori. Anche questa, in ogni caso, una scelta fondata sul provincialismo di Mussolini e del suo entourage. La Spagna, molto più accorta, si guardò bene dall'intervenire, perché conosceva direttamente quanta forza poteva mettere in campo il mondo anglosassone.
Ma sono curioso di leggere il proseguo della storia di Eutidemo.
#1987
Grazie per la bella storia sullo spionaggio, che non conoscevo. Insomma gli italiani allo stesso livello del famoso centro di matematici che svelarono il codice enigma. Solo che sul codice enigma e sulla arguzia degli inglesi sappiamo tutto e concludiamo inevitabilmente con "come sono intelligenti questi inglesi".
A proposito della guerra spionistica, sicuramente era più importante del poter schierare diverse divisioni. Come dimostra il caso ben  più noto di Richard Sorge, addetto diplomatico tedesco in Giappone, che avvertì Stalin dell'imminente attacco tedesco, ma il piccolo padre non gli credette. Sei mesi dopo invece credette al suo dispaccio che lo avvertiva della decisione del Giappone di non dichiarare guerra all'Urss. E così trasferì ben 3 armate siberiane ad ovest e Mosca non cadde, facendo fallire l'intera operazione Barbarossa.
#1988
La natura umana è un libro su cui si può scrivere, grazie al nostro Sistema nervoso centrale e periferico e grazie al simbolismo culturale che ci tramandiamo da qualche millennio. Non siamo così egoisti come vorrebbero farci credere, nel qual caso non saremmo sopravvissuti e non avremmo dominato il mondo. L'ideologia capitalista ha tutto l'interesse a descriverci così e a forza di farlo è innegabile che abbia mutato anche la nostra natura o perlomeno la descrizione della nostra natura, che non è così impermeabile ai messaggi provenienti dal mondo "culturale". Non siamo amebe che ci spostiamo verso la luce alla ricerca di calore e di cibo. Le nostre scelte egoistiche e/o solidali provengono dal mondo degli uomini che è un mondo culturale e dalla plasticità del nostro cervello, capace di adattarsi alle conventicole sante dei primi eremiti e alla carriera sanguinaria delle Shutz-Staffetten.
Se nel nostro cervello il solo leggere queste frasi, provoca delle mutazioni sinaptiche, immaginiamo cosa può accadere a chi si sente ripetere ogni giorno che l'uomo è egoista, magari da persone a lui care, come i genitori, abbinando così al messaggio anche l'aspetto emotivo e affettivo, che lo rende così difficile da modificare. Se quegli stessi genitori (TV, scuola, educatori, filosofi, internet, amici) invece gli avessero mandato il messaggio della solidarietà, quell'essere umano sarebbe stato diverso. Non siamo angeli e non siamo demoni. Abbiamo una struttura profonda altamente socievole, a differenza di altri tipi di mammiferi, che invece sono solitari, ma la scommessa evoluzionistica di dotarci di un cervello di queste dimensioni ha provocato serie conseguenze sul nostro comportamento e sulla sua imprevedibilità, che dipende molto dal contesto sociale e dalla struttura culturale che motiva e legittima certi comportamenti piuttosto che altri.
#1989
Tematiche Filosofiche / Credete nel libero arbitrio?
04 Gennaio 2021, 01:09:44 AM
Intanto ben tornato, Don Quixote e data la densità del tuo intervento sono obbligato a rispondere.
Noto, nel tuo discorso, dei punti che mi sembrano non coerenti. Infatti inizi il tuo commento paragonando l'indole leonina che si afferma "leoninamente" a quella umana, che dovrebbe affermarsi "umanamente".
Sembra però che ad un certo punto, le istituzioni, la storia, la società, abbiano ingabbiato l'uomo rendendolo meno libero ora, di quando vi era la schiavitù. Sia ben chiaro, il discorso lo conosco ed ha in Rousseau il suo primo archetipo. Ma la domanda è: le istituzioni, la storia, le società sono in qualche modo l'indole dell'uomo che si afferma, oppure vi è stato qualche ingranaggio che si è inceppato e l'uomo è stato alienato dalla sua condizione di libertà?
Il mio parere è, confrontando la storia, che il nostro livello di libertà è infinitamente superiore a quello di cui potevo godere nel 1200, allorquando il mio status era definito dalla nascita. Se mio padre faceva il becchino, anch'io e i miei fratelli avremmo fatto i becchini, con santa rassegnazione e buona pace per ogni tipo di attitudine.
Sulla complessità delle società moderne e le tante norme anche contraddittorie a cui dobbiamo sottostare, credo che sia sufficiente dire che sono il risultato necessario proprio di tutte le possibili alternative che abbiamo di fronte. Una società medievale non legiferò sul diritto alla trasfusione o non trasfusione di sangue a favore di un testimone di Geova, semplicemente perché non era possibile trasfondere il sangue.
La semplicità delle società del passato, a meno che non si voglia risalire all'uomo di Neanderthal, è inoltre una visione vera fino ad un certo punto. Basti pensare alle infinite giurisdizioni esistenti, per cui un sacerdote poteva essere giudicato solo da una corte ecclesiastica, anche per reati comuni, un soldato da un corte militare e così via, fino alle corti per gli artigiani e per i commercianti. Per non parlare della possibilità, in caso di punizioni corporali, che la pena venisse sofferta da un servo, che si offriva (non proprio volontariamente) al posto del padrone.
Sulla affermazione incidentale della irrilevanza di differenze fra dittature e democrazie, sono davvero molto, molto lontano da quanto hai affermato, ma non posso dire altro perchè andrei sicuramente fuori argomento, allungando ulteriormente questo polpettone indigesto, che state leggendo.
Che la nostra libertà sia condizionata è stato già detto e ridetto, come ho già affermato che il termine libero arbitrio è pessimo. Termine che nei paesi anglosassoni viene espresso con "free willing", volontà libera, che mi sembra più accettabile (su cosa sia la volontà non libera, non mi dilungo, ma esiste anche una volontà non libera, ad esempio quella dei riflessi condizionati, per cui agiamo come se avessimo un pilota automatico).
Che le troppe possibilità di scelta rendano difficoltosa la scelta è anche questo vero. Al punto da renderla addirittura impossibile. Occorre in qualche modo addestrare la nuova umanità anche a questo nuovo ambiente antropico, che ritengo molto più "free willing oriented" di quello rigidamente castale del passato.
Non viviamo nel migliore dei mondi possibili, ma quelli che ci hanno preceduto, con buona pace di Theodor Wiesengrund Adorno, non erano questo paradiso di buone maniere e di armonia e di fratellanza, constatazione ben nota anche ad Adorno, che risolveva tutta la questione attraverso una giusta "pars destruens" a cui però non seguiva una altrettanto necessaria "pars costruens", se non attraverso il rifugio dato dall'arte.
A proposito di scuola di Francoforte, mi hai fatto tornare in mente l'Angelus Novus di Benjamin, "ciò che chiamiamo tempesta è questo progresso". Tutto vero, per carità, non sarò certo qui a confutare il percorso che dall'Illuminismo porta direttamente ad Auschwitz. Ci sono molte prove, robuste, in merito. Ma la storia la vedo come un fiume, con mille rivoli che scorrono accanto e lungo la narrazione principale, e che la intersecano, portando nuove acque che si mescolano e che rendono difficile dichiarare in modo definitivo: "quest'acqua e migliore di quell'altra".
Ed è la soluzione di Damiel quella più interessante. Damiel, l'angelo di "Il cielo sopra Berlino", di fronte alla tempesta del progresso, decide di lasciare il luogo del dominio, il cielo e farsi uomo, mortale, per inseguire il suo sogno d'amore. Ed in questo ricorda da vicino un altro uomo che si è fatto tale ed ha abbandonato il cielo, siglando in questo modo una tappa importante del processo culturale dell'uomo.
Si potrebbe parlare a lungo del significato che ha la venuta di Cristo, di un Dio che diventa carne, in termini di libera volontà, ma andremo sicuramente off topic e probabilmente anche off sezione.
Quello che mi preme dire, concludendo il discorso, è che la tua visione è molto radicale e nega positività a tutto il processo di civilizzazione dell'occidente da Omero in poi, ma di questo credo che tu sia consapevole.
#1990
Tematiche Filosofiche / Credete nel libero arbitrio?
03 Gennaio 2021, 19:56:15 PM
CitazionePassiamo dunque (seguendo il diligente consiglio di Jacopus agli esseri umani (e ad uno che conosco un po'): se sono alla guida della mia auto, in ritardo per un appuntamento importante, il semaforo è appena diventato rosso, è di quelli che "dura un'eternità", di fronte a me (tanto per essere originali) una mamma con annessa carrozzina mi attraversa la strada...esternamente ho oggettivamente la possibilità di partire a razzo con l'auto, anticipando il verde delle altre corsie, rischiando di travolgere la carrozzina ed evitando di accrescere irrimediabilmente il ritardo. Nulla me lo impedisce: sono io l'unico alla guida dell'auto, non ci sono ostacoli fisici fra me e la carrozzina e sono certo che la mia auto può agevolmente spazzarla via. La mia volontà (non quella di un uomo in generale) potrebbe, in quella specifica situazione, contemplare la possibilità di compiere tale gesto? Rispettare il rosso, non travolgendo la carrozzina, è davvero una liberascelta, oppure per come funziona/è la mia volontà (solitamente, da sobrio, etc.), è inevitabile che io vogl restare fermo al semaforo (cioè non possa volere altrimenti, quindi nessuna libertà, bensì "scelta obbligata", ovvero, in fondo, non-scelta)? Perché la mia volontà, fino a prova contraria, tende a scegliere di non arrotare passeggini? Perché è libera o perché è condizionata da altro più "a monte" (come dicevo qualche post fa)?L'esempio è chiaramente estremo e non va preso troppo sul serio (o cavillato ad hoc), ma forse può aiutare almeno a spiegare a cosa alludo quando chiedo se è scontato che Ornella abbia davvero compiuto una libera scelta, andando a sfidare il leone, oppure quando metto in discussione che la volontà produca scelte libere, ma piuttosto reazioni deterministicamente causate dalla specifica condizione mentale, situazionale, etc. che forse non potrebbero essere differenti da quelle che vengono di fatto compiute (per cui la libertà di scelta è magari solo esterna, apparente, funzionale per il funzionamento di alcuni paradigmi socialmente utili, ma non autentica).

Restando fedeli al tuo esempio, il tuo automobilista in ritardo lo associ ad una situazione tipicamente digitale on/off. Nella fattispecie ON (investire la carrozzina), OFF (aspettare il verde). Nella realtà, e qui inevitabilmente mi associo a quanto scritto da Donalduck, siamo immersi in un continuum di decisioni e mezze decisioni, che a loro volta implicano decisioni successive. Potresti anche aspettare imprecando contro la signora, che si fermerebbe impaurita facendoti perdere altro tempo. Oppure potresti passare con il rosso, riuscendo ad evitare la carrozzina con una manovra acrobatica. Oppure aspettare ma dopo avresti talmente rosicato, che al lavoro saresti stato pieno di rabbia e di livore, finendo con litigare con un tuo collega che, casualmente si chiama Carrozzino. Oppure avresti potuto prendere tutto con calma, rassegnandoti al ritardo. Questa rassegnazione sarebbe rimasta a covare dentro di te, come una frustrazione, oppure avresti incolpato te stesso, come di un eterno ritardatario, finendo per scendere in uno stato depressivo che ti farà decidere di non andare a teatro. Questa è la vita quotidiana, concatenata da tanti fatti più o meno situazionali, connessi al livello di serotonina/andrenalina/gluttamato/dopamina che il nostro organismo rilascia nei vari tempi della giornata.
Ma se tu sei in ritardo magari dipende dal fatto che hai dovuto accompagnare i figli a scuola, perchè l'assessore ha tolto i pulmini, per via di un taglio al bilancio, e magari ha incassato una mazzetta da una ditta che fa un servizio peggiore.
Un altro automobilista in un paese meno corrotto, invece arriva in orario e non deve dibattere interiormente se investire un infante in carrozzina oppure no, a totale beneficio della sua salute mentale.
Tutto ciò per dire che la nostra libera volontà e i nostri pensieri sono correlati a quanto accade intorno a noi e a quanto fanno i nostri simili, ma nei limiti dei nostri poteri anche noi possiamo influenzare il nostro ambiente e così via. Insomma non abbiamo super-poteri. Siamo molto condizionati da una serie molto varia e complessa di fattori, ma siamo, nello stesso tempo un fattore delle decisioni altrui.
Ed è per questo, lo ripeto ancora, che la questione del libero arbitrio va sempre connessa con la questione etica, poichè una certa visione etica produrrà azioni di un certo tipo che influenzeranno l'ambiente circostante. Insomma, è un mondo di meme, dove vi è una lotta per la soppravvivenza del meme più forte. E fra i meme esiste anche quello della "libera volontà", a cui mi aggrego felicemente, consapevole che altri meme affermano altro o quasi-altro, o quasi-quasi-altro.
#1991
Forse un modo diverso per affrontare il problema è considerare la libera volontà come un processo evolutivo. Il suo esprimersi è correlato con la sempre maggiore incidenza degli spazi creativi dell'uomo grazie alla sua tecnè, che ben lungi da essere solo strumento, diventa anche modello per esprimere sè stessi e definire una propria impronta. Se si guarda alla storia naturale è evidente che un maggior repertorio di risposte è proprio delle specie che hanno acquisito delle tecniche, magari solo quella di mettere delle pietruzze su una bottiglia per bere (come fanno i corvi). Parlare di libera volontà a proposito di un batterio o di un alga mi sembrerebbe coraggioso. Già di fronte ad un cane qualche domandina me la farei, e ancor di più di fronte ad un maschio adulto di scimpanzè che uccide un suo competitore intraspecifico invece di limitarsi a vincerlo nella lotta. La libera volontà è insita nei trilioni di sinapsi che conserviamo nel cervello? Questa effettivamente è una caratteristica che ci distingue notevolemente da ogni altro essere vivente conosciuto.
#1992
Gli esempi naturalistici, per quanto possono essere un ottimo spunto, perchè semplificano la visione, non danno l'esatta misura di cosa sia la libera volontà dell'uomo (la libera volontà, o free-willing, è il termine che secondo me, è corretto per affrontare la questione, il termine libero arbitrio, invece è già alquanto arbitrario e getta subito una cattiva luce sul concetto che vorrebbe rappresentare).
La gazzella che scappa, o che affronta il predatore o che si finge morta (freezing), opera azioni procedurali che sono molto "deterministiche", e che solo in parte vengono apprese attraverso l'esperienza. Se noi fossimo a quel livello non ci interrogheremo sul significato di libera volontà. Anche i quesiti di Zenone o quelli più recenti sul "lancio dell'uomo grasso", permettono una semplificazione del problema, che può essere utile, ma che non è la questione fondamentale della libera volontà.
Sul punto che la libera volontà sia una qualità (nel caso sia provata la sua esistenza) individuale, ho molte riserve. Come ho già scritto, la libera volontà è un margine di risposta più o meno largo a problemi sociali sempre più complessi, a causa della espansione della complessità nella vita associata umana. E le risposte individuali, anche per un popolo molto individualista come quello italiano, sono sempre condizionate dalle interazioni del soggetto con gli altri.
C'è un film famoso, American History X. Spero che la trama la conosciate, altrimenti guardate un riassunto su internet. Verso la fine il protagonista ha dei flash back sul suo passato, sulla costruzione dell'ideologia razzista che gli viene trasmessa dal padre, un "sovranista" lo potremmo definire oggi. Una ideologia che viene assorbita da quel ragazzo nell'infanzia e nell'adolescenza e che lo porterà a commettere un omicidio a sfondo razziale. Ovvero il rapporto emotivamente intenso con una figura genitoriale ha definito l'azione dell'omicidio, "liberamente" scelta dal protagonista (un Edward Norton a dir poco splendido).
Il famoso esperimento di Zimbardo, alla Stanford University è un altro esempio, di come la cosiddetta libera volontà sia condizionata dalle relazioni fra i soggetti. Zimbardo usò le cantine dell'Università per inscenare una prigione e scelse, su base volontaria, i secondini e i detenuti. L'esperimento fu interrotto dopo pochi giorni, perchè i secondini erano entrati così tanto nella parte, che avevano iniziato a picchiare i "detenuti" e i "detenuti" erano divenuti in breve dipendenti e paurosi, come se avessero davvero commesso dei crimini e meritassero di stare in "prigione".
Una équipe di psicologi e biologi, che insieme hanno sicuramente slatentizzato il loro lato sadico, hanno fatto un esperimento con i criceti. Hanno messo alcuni di loro in una gabbia priva di passatempi "cricetici", ruote, cibo vario, spazio ampio e diversificato e accanto al cibo una sostanza stupefacente, che i criceti potessero assumere senza subire danni. In un'altra gabbia i criceti sono stati messi in una gabbia spoglia, priva di qualsivoglia passatempo, tranne la sostanza. Non è una grande scoperta intuire che nella gabbia priva di altri passatempi, il consumo di sostanza era molto più elevato. Ma l'esperimento è servito a dimostrare come le nostre azioni, compresa quella di spingerci ad usare sostanze stupefacenti è anche legato alle possibili alternative, all'ambiente in cui l'assuntore vive.
Vi sono persone, che a causa di traumi spaventosi, sono determinati in modo rigoroso. Ad esempio alcuni serial killer o gli stupratori seriali. Non possono agire diversamente. Al lato opposto vi sono persone che sono e si sentono più libere e mettono in gioco questa libertà nelle loro scelte. La libera volontà in qualche modo è come una fisarmonica, che si può stringere o allargare e ciò dipende dal tipo di società e dalle esperienze sociali del singolo soggetto. Senza dimenticare che agiamo anche sulla base di altri presupposti, che in qualche modo influenzano la nostra libertà di agire. Vi sono ad esempio dei modelli operativi che vengono chiamati in gergo "patterns" che si ripetono. Una volta che un soggetto inizia un certo pattern e trova una sua ragione in quell'azione, sarà molto più probabile che la ripeta nel corso del tempo, poichè il nostro cervello è innovatore, ma è molto più conservatore e si consuma meno glucosio nel fare cose che già si conoscono.
Ho fatto un gran guazzabuglio, probabilmente, ma quello che mi premeva sottolineare è che nella questione della libera volontà interagiscono i fattori più disparati (compresa la casualità) ma un aspetto importante è proprio quello della interazione sociale che costruisce le nostre scelte e soprattutto la nostra possibilità di avere scelte più o meno "ampie". Ed è per questo che la questione della libera volontà è collegata con quella etico/politica, fino a quella pedagogica e di Kultur (come avrebbe amato dire il mio simpatico amico cocainomane, Sigmund Freud).
#1993
Per Inverno. Sottoscrivo tutto il tuo intervento. Dobbiamo, ahimè, sbatterci il muso molto più forte, ma quando questo accadrà, tutto il nostro mondo sarà completamente stravolto. Sarebbe meglio modificare gradualmente il nostro modo di vivere, ma temo che sarà ed è impossibile.
A proposito dell'uso di antibiotici in modo esagerato, aggiungerei che teoricamente, gli antibiotici non hanno alcun potere sui virus, ma i virus modificano il loro DNA e il loro RNA quando entrano in contatto con altri organismi che aggrediscono e i batteri sono gli organismi più diffusi sulla terra, grandi circa 100 volte di più dei virus, ed i virus non si fanno problemi a parassitare un batterio piuttosto che un umano. Vi è in questi casi uno scambio "orizzontale" di materiale genetico. Bisognerebbe capire se i batteri, resi più resistenti dall'uso degli antibiotici, abbiano condizionato o promosso l'avvento di Covid-19.
#1994
Condivido l'ultimo intervento di Ipazia, che sottolinea gli aspetti etici e concreti della libera volontà. Ed aggiungo, nel merito, che il concetto di libera volontà è condizionato oltre che dai limiti oggettivi del mondo fisico, anche da quelli della società in cui si vive e delle teorie che circolano in quella società sulla libera volontà. Per quanto possa apparire contraddittorio, la libera volontà va esercitata ed allenata collettivamente. In una società fatalista, dove tutto viene spiegato come proveniente dalle leggi divine o da quelle scientifiche e dove già tutto viene considerato predeterminato, sarà più difficile esprimere la propria porzione di libertà, fino ad avverare la self-fullifilling prophecy. In una società che garantisce borse di studio, facilitazioni ai più meritevoli, la libera volontà avrà un campo di applicazione più vasto e non voglio con questo, ovviamente, sconfinare nel campo demagogico della "Land of Opportunity".
In realtà il principio della libera volontà è strettamente connesso con altri due principi, quello della responsabilità umana nei confronti di sè stessi e degli altri e quello della giustizia. Ci si può divertire con vari tipi di esperimenti sociali e formule logiche, ma il principio della libertà umana "pesa" quando si tratta di imbracciare le armi contro un nemico, di denunciare un estorsore, di decidere di diventare obiettore di coscienza, o al contrario, di fare una rapina, di indossare subito la casacca dei vincitori, o di gestire un servizio di caporalato e così via.
Questo che dico è confermato dalla estrema plasticità sinaptica del nostro cervello. Proprio grazie a questa plasticità siamo diventati così in gamba a sopravvivere ma anche capaci di sterminare i nostri simili e, un momento dopo, sacrificarci per loro.
Insomma la libera volontà, oltre a poter essere indagata filosoficamente, neuroscientificamente, religiosamente, è un progetto politico che si dovrebbe sviluppare eticamente. Non è un dato di fatto: "siamo liberi/non siamo liberi". E' una costruzione sociale che può ampliare o ridurre i margini delle nostre scelte, che non sono mai totalmente libere, ma neppure mai totalmente predeterminate.
Ovviamente questa prospettiva non chiude il discorso, che accompagna l'uomo da quando ha iniziato a pensare (a proposito, basta leggere Sofocle per farsi un'idea di cosa significa liberà volontà). E' solo un modo per vedere il problema anche da un'altra angolatura.
#1995
Tematiche Filosofiche / Oltre Cartesio: Hegel
01 Gennaio 2021, 10:02:49 AM
Per Ipazia. Eppure proprio Marx da te citato è l'esempio di come un filosofo può influenzare la politica. In Hegel scorgo delle intuizioni, delle tracce di pensiero che cercano di armonizzare uomo e natura, progresso e tradizione, unità e pluralità. Hegel è in questo senso importante  perché è il primo pensatore moderno che supera il principio di identità e di non contraddizione.
Alimenta così altri problemi ed altre questioni, compresa quella di essere uno dei padri del marxismo, ma a me, in questo momento, interessa evidenziare il suo tentativo di superare il pensiero digitale cartesiano.
Cartesio è stato ammirevole nel suo siglare la modernità, relegando nel passato dell'umanità gli artefatti oscurantisti e irrazionali del medioevo. Hegel ha nuovamente messo in moto la storia, ma senza abbracciare una nuova causa, come fa Rousseau. Ha preferito comprendere il moto "assoluto" di essa, cercandolo nella transitorietà e contemporaneamente nella "potenziale" direzione di uno sviluppo positivo, che lo pone all'apice del periodo classico della filosofia tedesca.
L'uomo, nella sua pluralità, è il tema di  Hegel. Ma Hegel non dimentica i restanti passaggi. Non fa tabula rasa, come, dopo di lui, proveranno a fare i pensatori del sospetto. Accumula il pensiero della storia e lo districa per darne una configurazione che bilanci l'esigenze degli individui con quelle della società ed inventò a questo scopo un  nuovo termine "sittlichkeit", tradotto in eticità.