Come insegnava Kant, in estrema sintesi:
- l'imperativo è "ipotetico", se l'azione prescritta è buona esclusivamente come mezzo per ottenere qualcos'altro;
- l'imperativo è invece "categorico", se l'azione prescritta è considerata buona in se stessa.
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Però, molto prima di lui, quando chiesero a Gesù come dovessero essere "categorizzati" i dieci comandamenti, lui fornì una spiegazione sostanzialmente analoga:
"Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la tua mente; questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: ama il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti" ( Mt 22,37-40)
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Per dirla "kantianamente", cioè, Gesù ci dice che tutti gli altri comandamenti sono di natura "ipotetica", in quanto finalizzati al raggiungimento dei due comandamenti "categorici" da lui enunciati; da essi, infatti, "dipende tutta la Legge e i Profeti"!
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Facciamo un esempio: il "FURTO"!
Il 15° comandamento secondo l'ESODO e il 19° comandamento secondo il DEUTERONOMIO prescrivono di: "NON RUBARE".
Ma, evidentemente, si tratta di un "imperativo ipotetico", in quanto, in genere, se si ruba qualcosa a qualcuno, gli si procura un danno; e, quindi, indirettamente, si lede l'"imperativo categorico" di amare il prossimo, prescritto da Gesù.
Però, se io rubo la sua pistola a un assassino, o la sottraggo ad un uomo in procinto di suicidarsi, pur commettendo senza dubbio un furto, io non violo la legge divina; ed infatti, infrangendo un "imperativo ipotetico", ho perseguito l'"imperativo categorico" di amare il prossimo, prescritto da Gesù.
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Ora facciamo un altro esempio: l"OMICIDIO"!
Il 13° comandamento secondo l'ESODO e il 17° comandamento secondo il DEUTERONOMIO prescrivono di: "NON UCCIDERE".
Ed infatti, in genere, se si uccide qualcuno, non gli si fa certo un favore; e, quindi, indirettamente, si lede l'"imperativo categorico" di amare il prossimo, prescritto da Gesù.
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Però, sempre nella bibbia, troviamo due passi molto significativi:
IL PRIMO NEL SIRACIDE
"Meglio la morte che una vita amara, il riposo eterno piuttosto che una malattia cronica." ("Siracide": 30:17)
IL SECONDO NEL QUOLET
"C'è un tempo per guarire, e c'è un tempo per uccidere" ("Qoèlet": 3,1–11)
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Pertanto, secondo il combinato disposto dei passi biblici sopra riportati:
a)
Se una persona è ammalata ed è "guaribile", per rispettare l'"imperativo categorico" di amare il prossimo, prescritto da Gesù, quella persona va indubbiamente assistita e curata affinchè sopravviva e torni in buona salute (vedi la parabola del Buon Samaritano).
b)
Ma se una persona è ammalata e "non è guaribile", per rispettare l'"imperativo categorico" di amare il prossimo prescritto da Gesù, e, cioè, di non farla soffrire inutilmente, secondo me quella persona, col suo assenso, va eventualmente accompagnata verso il suo inevitabile destino (in modo indolore) affinchè non debba sopportare le amare ed inutili sofferenze di una inesorabile malattia cronica.
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Non trovo altra plausibile interpretazione del chiarissimo combinato disposto dei due passi biblici citati:
- "meglio la morte che una vita amara, il riposo eterno piuttosto che una malattia cronica." ("Siracide": 30:17)
"c'è un tempo per guarire, e c'è un tempo per uccidere" ("Qoèlet": 3,1–11).
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Sopratutto il secondo passo, secondo me, è assolutamente "inequivoco"!
Ed infatti, quale altro sarebbe il "tempo per uccidere" contrapposto esattamente, proprio nella stessa frase, al "tempo per guarire", se non il "tempo dell'eutanasia"?
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Ma questa è solo la mia "opinabile" esegesi dei passi biblici ed evangelici sopra riportati; che, di sicuro, non corrisponde all'esegesi Cattolica.
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Nel caso dei Cristiani Metodisti e Valdesi, invece, il Sinodo delle chiese Metodiste e Valdesi riunite del 2018 si è pronunciato favorevolmente alla pratica dell'eutanasia, per combattere l'inutile sofferenza; e recentemente, anche nella Chiesa Anglicana è iniziata una discussione non pregiudizialmente ostile alla pratica dell'eutanasia (il primo a sollevare il tema è stato, nel novembre 2006, il reverendo Tom Butler, vescovo di Southwark).
Però non conosco le loro motivazioni!
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