Salve Jacopus. Circa l'argomento da te proposto, decido – dopo aver indossato i panni della Casalinga di Voghera – di intervenire illustrando la mia balzana visione di questo tema.Anzitutto sono convinto che la coscienza, intesa sia come percezione interiore (consapevolezza) del sè che (simultaneamente) dell'alterità, sia certamente uno dei passi della evoluzione biologica più o meno darwiniana degli organismi che la possiedono (per evitare interminabili discussioni, stabiliamo che solo gli umani possiedano una coscienza, anche se non sono affatto convinto che ciò sia letterelmente ed approfonditamente vero). Evitiamo poi quindi, come giustamente suggerito da te, ogni genere di considerazione legata al ruolo etico o morale della coscienza stessa.Mi sento però costretto a parlare anzitutto della memoria, poichè secondo me è proprio tale funzione che sta alla base della superiore funzione coscenziale, la quale a sua volta rappresenta il "ponte" tra la psiche e la mente.
La memoria – di per sè, cioè indipendentemente dall'uso che se ne può fare – è semplicemente uno spazio-dati. Un serbatoio, un magazzino. Non è che essa risulti simile alle attuali memorie artificiali digitali. Ovvero...sì....è proprio così, nel senso che la realtà consiste proprio nel ribaltamento di tale similitudine : sono in fatti le memorie artificiali ad essere strutturate (per ora del tutto rozzamente) come la memoria biologica naturale. Il creatore (noi stessi) delle succursali esterne del nostro cervello (i calcolatori) può trarre solo da sè ed a propria similitudine, ovviamente.A seconda dell'utilizzo che il nostro cervello deve fare dei dati-informazioni contenuti nella propria memoria, secondo me lo spazio totale (benchè virtuale) di essa risulta suddiviso in tre diversi ambienti :
La funzione quindi che permette di realizzare il collegamento tra psiche e mente, provvedendo ad organizzare le informazioni delle tre diverse memorie dando loro la più opportuna gerarchia richiesta di volta in volta dalle circostanze che stiamo vivendo.
Ciò dovrebbe venir intuitivamente confermato dal fatto che, in carenza di coscienza (sonno, coma, effetto di droghe, amnesie) viene a cadere la nostra capacità di "coordinare"(dando risposte comportamentali efficaci) le nostre reazioni nei confronti delle situazioni esterne.
La "perdita di coscienza" non consiste forse nel DIMENTICARE chi noi siamo e cosa dovremmo fare per poter vivere o sopravvivere ?.
E' la coscienza, prima della mente, che stabilisce cosa è importante per noi, analizzando e confrontando tra loro i diversi tipi di contenuto delle nostre tre memorie.Se dobbiamo affrontare le fiamme i nostri sensi comunicheranno alla psiche le nostre percezioni circa l'incendio. La psiche mobiliterà la propria memoria istintiva e, utilizzando la coscienza come "motore di ricerca", controllerà se in essa memoria (cioè all'interno delle istruzioni di comportamento automatico, riflesso, consistenti nell'istinto di sopravvivenza) esistano dati che permettano al corpo di reagire. Naturalmente i dati ci sono (si chiamano "atavismi"), e sono quelli che innescano immediatamente la nostra reazione di fuga od autoprotezione.
Il tutto senza coinvolgere minimamente la nostra mente, la quale verrà informata di quanto sta accadendo solo dopo che ci sia messi a correre.
In questo caso psiche, memoria e coscienza hanno interrotto il percorso che li collega alla mente ed alle posteriori "facoltà superiori", impedendo a tali funzioni cerebrali di operare scelte eventualmente diverse da quella istintiva, la quale – se prevista dall'istinto di sopravvivenza – avrà sempre la precedenza (anche per via della maggior velocità di reazione di tale istinto.Se dobbiamo invece guadare un modesto torrentello, anche i questo caso verranno coinvolti per primi i sensi e la psiche. Solamente, psiche e coscienza non troveranno istruzioni istintive riguardanti una situazione così poco stimolante. La coscienza quindi passerà ad esaminare i contenuti della memoria nr.2, quella interiore-emozionale. Probabilmente troverà qualche più o meno lontano ricordo d'infanzia circa la sgradevole sensazione di gelo (emozione negativa) provata in passato nel bagnarsi i piedi. Ma la psiche, ora informata di ciò, non si metterà in allarme per così poco : fornirà certo il permesso alla coscienza di passare i dati (sia le percezioni che il ricordo del torrente) al superiore livello decisionale : quello della mente.............la quale potrà decidere o meno la traversata, eventualmente ingegnandosi nel selezionare i sassi sui quali poggiare il piede.Ci sarebbe ora da descrivere il meccanismo della memoria nr.3 (esteriore o cognitiva), ma a questo punto il gioco è troppo semplice. Dovremmo sapere tutti benissimo qual'è il rapporto tra la coscienza e le decisioni "liberamente razionali" che una mente in possesso di dati espliciti, informazioni pratiche, nozioni, può prendere.La Casalinga di Voghera credo stia esaurendo il (troppo) spazio concesso alla sua scarsa originalità e comunque deve lasciarVi per preparare la cena, omettendo quindi per ora la descrizione della intrinseca natura della Coscienza (sinora Vi ha parlato solo della funzione della coscienza, non della sua essenza). Poi semmai mi rileggerete. Salutoni a tutti.
La memoria – di per sè, cioè indipendentemente dall'uso che se ne può fare – è semplicemente uno spazio-dati. Un serbatoio, un magazzino. Non è che essa risulti simile alle attuali memorie artificiali digitali. Ovvero...sì....è proprio così, nel senso che la realtà consiste proprio nel ribaltamento di tale similitudine : sono in fatti le memorie artificiali ad essere strutturate (per ora del tutto rozzamente) come la memoria biologica naturale. Il creatore (noi stessi) delle succursali esterne del nostro cervello (i calcolatori) può trarre solo da sè ed a propria similitudine, ovviamente.A seconda dell'utilizzo che il nostro cervello deve fare dei dati-informazioni contenuti nella propria memoria, secondo me lo spazio totale (benchè virtuale) di essa risulta suddiviso in tre diversi ambienti :
- La memoria istintiva o genetica; uno "spazio" gestito in esclusiva dalla psiche, nel quale vengono "inoculate" alla nascita e per via appunto genetica le informazioni necessarie a produrre le nostre reazioni automatiche ed istintive a fronte di stimoli esterni potenzialmente lesivi della nostra integrità corporale e sopravvivenza. In pratica, l'istinto di sopravvivenza, appunto, il quale costituisce L'UNICO, SINGOLO contenuto originario della memoria e della psiche presente alla nascita dell'individuo.
- La memoria interiore od emozionale; si tratta di uno spazio condivisibile tra psiche (i ricordi emotivi inconsci o subconsci) e mente (i ricordi emotivi consapevoli) che è destinato a cominciare a riempirsi dopo la nascita attraverso l'esperienza vitale, facendo confluire in esso gli aspetti passivi delle esperienze di relazione con il mondo esterno (emozioni, sentimenti, eventi interiori) che abbiano una rilevanza ai fini della nostra maturazione e/o benessere psichico. In pratica dovrebbe trattarsi di tutti quei dati, quelle informazioni utilizzabili da psiche e mente per tutelare l'equilibrio e la "autosopravvivenza" di entrambe.
- La memoria esteriore o cognitiva; terzo ed ultimo "spazio" e di esclusiva pertinenza mentale. Destinata anch'essa a venir riempita dall'esperienza, i suoi contenuti saranno quelli provenienti dall'esterno del nostro corpo e consisteranno in dati ed informazioni di carattere appunto esteriore, concreto, razionalizzabile, utilizzabili per relazionarsi utilmente con l'altrerità (con tale termine io intendo sia i nostri "simili" che tutto il resto del mondo fisico al di fuori delle nostre psiche e mente).
La funzione quindi che permette di realizzare il collegamento tra psiche e mente, provvedendo ad organizzare le informazioni delle tre diverse memorie dando loro la più opportuna gerarchia richiesta di volta in volta dalle circostanze che stiamo vivendo.
Ciò dovrebbe venir intuitivamente confermato dal fatto che, in carenza di coscienza (sonno, coma, effetto di droghe, amnesie) viene a cadere la nostra capacità di "coordinare"(dando risposte comportamentali efficaci) le nostre reazioni nei confronti delle situazioni esterne.
La "perdita di coscienza" non consiste forse nel DIMENTICARE chi noi siamo e cosa dovremmo fare per poter vivere o sopravvivere ?.
E' la coscienza, prima della mente, che stabilisce cosa è importante per noi, analizzando e confrontando tra loro i diversi tipi di contenuto delle nostre tre memorie.Se dobbiamo affrontare le fiamme i nostri sensi comunicheranno alla psiche le nostre percezioni circa l'incendio. La psiche mobiliterà la propria memoria istintiva e, utilizzando la coscienza come "motore di ricerca", controllerà se in essa memoria (cioè all'interno delle istruzioni di comportamento automatico, riflesso, consistenti nell'istinto di sopravvivenza) esistano dati che permettano al corpo di reagire. Naturalmente i dati ci sono (si chiamano "atavismi"), e sono quelli che innescano immediatamente la nostra reazione di fuga od autoprotezione.
Il tutto senza coinvolgere minimamente la nostra mente, la quale verrà informata di quanto sta accadendo solo dopo che ci sia messi a correre.
In questo caso psiche, memoria e coscienza hanno interrotto il percorso che li collega alla mente ed alle posteriori "facoltà superiori", impedendo a tali funzioni cerebrali di operare scelte eventualmente diverse da quella istintiva, la quale – se prevista dall'istinto di sopravvivenza – avrà sempre la precedenza (anche per via della maggior velocità di reazione di tale istinto.Se dobbiamo invece guadare un modesto torrentello, anche i questo caso verranno coinvolti per primi i sensi e la psiche. Solamente, psiche e coscienza non troveranno istruzioni istintive riguardanti una situazione così poco stimolante. La coscienza quindi passerà ad esaminare i contenuti della memoria nr.2, quella interiore-emozionale. Probabilmente troverà qualche più o meno lontano ricordo d'infanzia circa la sgradevole sensazione di gelo (emozione negativa) provata in passato nel bagnarsi i piedi. Ma la psiche, ora informata di ciò, non si metterà in allarme per così poco : fornirà certo il permesso alla coscienza di passare i dati (sia le percezioni che il ricordo del torrente) al superiore livello decisionale : quello della mente.............la quale potrà decidere o meno la traversata, eventualmente ingegnandosi nel selezionare i sassi sui quali poggiare il piede.Ci sarebbe ora da descrivere il meccanismo della memoria nr.3 (esteriore o cognitiva), ma a questo punto il gioco è troppo semplice. Dovremmo sapere tutti benissimo qual'è il rapporto tra la coscienza e le decisioni "liberamente razionali" che una mente in possesso di dati espliciti, informazioni pratiche, nozioni, può prendere.La Casalinga di Voghera credo stia esaurendo il (troppo) spazio concesso alla sua scarsa originalità e comunque deve lasciarVi per preparare la cena, omettendo quindi per ora la descrizione della intrinseca natura della Coscienza (sinora Vi ha parlato solo della funzione della coscienza, non della sua essenza). Poi semmai mi rileggerete. Salutoni a tutti.