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Messaggi - viator

#2026
 Salve Jacopus. Circa l'argomento da te proposto, decido – dopo aver indossato i panni della Casalinga di Voghera – di intervenire illustrando la mia balzana visione di questo tema.Anzitutto sono convinto che la coscienza, intesa sia come percezione interiore (consapevolezza) del sè che (simultaneamente) dell'alterità, sia certamente uno dei passi della evoluzione biologica più o meno darwiniana degli organismi che la possiedono (per evitare interminabili discussioni, stabiliamo che solo gli umani possiedano una coscienza, anche se non sono affatto convinto che ciò sia letterelmente ed approfonditamente vero). Evitiamo poi quindi, come giustamente suggerito da te, ogni genere di considerazione legata al ruolo etico o morale della coscienza stessa.Mi sento però costretto a parlare anzitutto della memoria, poichè secondo me è proprio tale funzione che sta alla base della superiore funzione coscenziale, la quale a sua volta rappresenta il "ponte" tra la psiche e la mente.
La memoria – di per sè, cioè indipendentemente dall'uso che se ne può fare – è semplicemente uno spazio-dati. Un serbatoio, un magazzino. Non è che essa risulti simile alle attuali memorie artificiali digitali. Ovvero...sì....è proprio così, nel senso che la realtà consiste proprio nel ribaltamento di tale similitudine : sono in fatti le memorie artificiali ad essere strutturate (per ora del tutto rozzamente) come la memoria biologica naturale. Il creatore (noi stessi) delle succursali esterne del nostro cervello (i calcolatori) può trarre solo da sè ed a propria similitudine, ovviamente.A seconda dell'utilizzo che il nostro cervello deve fare dei dati-informazioni contenuti nella propria memoria, secondo me lo spazio totale (benchè virtuale) di essa risulta suddiviso in tre diversi ambienti :

       
  • La memoria istintiva o genetica; uno "spazio" gestito in esclusiva dalla psiche, nel quale vengono "inoculate" alla nascita e per via appunto genetica le informazioni necessarie a produrre le nostre reazioni automatiche ed istintive a fronte di stimoli esterni potenzialmente lesivi della nostra integrità corporale e sopravvivenza. In pratica, l'istinto di sopravvivenza, appunto, il quale costituisce L'UNICO, SINGOLO contenuto originario della memoria e della psiche presente alla nascita dell'individuo.
  • La memoria interiore od emozionale; si tratta di uno spazio condivisibile tra psiche (i ricordi emotivi inconsci o subconsci) e mente (i ricordi emotivi consapevoli) che è destinato a cominciare a riempirsi dopo la nascita attraverso l'esperienza vitale, facendo confluire in esso gli aspetti passivi delle esperienze di relazione con il mondo esterno (emozioni, sentimenti, eventi interiori) che abbiano una rilevanza ai fini della nostra maturazione e/o benessere psichico. In pratica dovrebbe trattarsi di tutti quei dati, quelle informazioni utilizzabili da psiche e mente per tutelare l'equilibrio e la "autosopravvivenza" di entrambe.
  • La memoria esteriore o cognitiva; terzo ed ultimo "spazio" e di esclusiva pertinenza mentale. Destinata anch'essa a venir riempita dall'esperienza, i suoi contenuti saranno quelli provenienti dall'esterno del nostro corpo e consisteranno in dati ed informazioni di carattere appunto esteriore, concreto, razionalizzabile, utilizzabili per relazionarsi utilmente con l'altrerità (con tale termine io intendo sia i nostri "simili" che tutto il resto del mondo fisico al di fuori delle nostre psiche e mente).
Dato tale preambolo, secondo me emerge che la coscienza non sarebbe altro che la funzione evolutivamente posteriore allo psichismo nonchè quella evolutivamente anteriore al mentalismo (raziocinio).
La funzione quindi che permette di realizzare il collegamento tra psiche e mente, provvedendo ad organizzare le informazioni delle tre diverse memorie dando loro la più opportuna gerarchia richiesta di volta in volta dalle circostanze che stiamo vivendo.
Ciò dovrebbe venir intuitivamente confermato dal fatto che, in carenza di coscienza (sonno, coma, effetto di droghe, amnesie) viene a cadere la nostra capacità di "coordinare"(dando risposte comportamentali efficaci) le nostre reazioni nei confronti delle situazioni esterne.
La "perdita di coscienza" non consiste forse nel DIMENTICARE chi noi siamo e cosa dovremmo fare per poter vivere o sopravvivere ?.
E' la coscienza, prima della mente, che stabilisce cosa è importante per noi, analizzando e confrontando tra loro i diversi tipi di contenuto delle nostre tre memorie.Se dobbiamo affrontare le fiamme i nostri sensi comunicheranno alla psiche le nostre percezioni circa l'incendio. La psiche mobiliterà la propria memoria istintiva e, utilizzando la coscienza come "motore di ricerca", controllerà se in essa memoria (cioè all'interno delle istruzioni di comportamento automatico, riflesso, consistenti nell'istinto di sopravvivenza) esistano dati che permettano al corpo di reagire. Naturalmente i dati ci sono (si chiamano "atavismi"), e sono quelli che innescano immediatamente la nostra reazione di fuga od autoprotezione.
Il tutto senza coinvolgere minimamente la nostra mente, la quale verrà informata di quanto sta accadendo solo dopo che ci sia messi a correre.
In questo caso psiche, memoria e coscienza hanno interrotto il percorso che li collega alla mente ed alle posteriori "facoltà superiori", impedendo a tali funzioni cerebrali di operare scelte eventualmente diverse da quella istintiva, la quale – se prevista dall'istinto di sopravvivenza – avrà sempre la precedenza (anche per via della maggior velocità di reazione di tale istinto.Se dobbiamo invece guadare un modesto torrentello, anche i questo caso verranno coinvolti per primi i sensi e la psiche. Solamente, psiche e coscienza non troveranno istruzioni istintive riguardanti una situazione così poco stimolante. La coscienza quindi passerà ad esaminare i contenuti della memoria nr.2, quella interiore-emozionale. Probabilmente troverà qualche più o meno lontano ricordo d'infanzia circa la sgradevole sensazione di gelo (emozione negativa) provata in passato nel bagnarsi i piedi. Ma la psiche, ora informata di ciò, non si metterà in allarme per così poco : fornirà certo il permesso alla coscienza di passare i dati (sia le percezioni che il ricordo del torrente) al superiore livello decisionale : quello della mente.............la quale potrà decidere o meno la traversata, eventualmente ingegnandosi nel selezionare i sassi sui quali poggiare il piede.Ci sarebbe ora da descrivere il meccanismo della memoria nr.3 (esteriore o cognitiva), ma a questo punto il gioco è troppo semplice. Dovremmo sapere tutti benissimo qual'è il rapporto tra la coscienza e le decisioni "liberamente razionali" che una mente in possesso di dati espliciti, informazioni pratiche, nozioni, può prendere.La Casalinga di Voghera credo stia esaurendo il (troppo) spazio concesso alla sua scarsa originalità e comunque deve lasciarVi per preparare la cena, omettendo quindi per ora la descrizione della intrinseca natura della Coscienza (sinora Vi ha parlato solo della funzione della coscienza, non della sua essenza). Poi semmai mi rileggerete. Salutoni a tutti.



#2027
Salve giopap. Effettivamente mi sono sbagliato credendo di scorgere qualche cosa di comune all'interno delle nostre visioni del mondo. Talmente diverse da non metter conto di discuterne.

Mi limiterò a solamente a commentare il tuo seguente inciso : "I miei sentimenti, i miei ragionamenti (mentre li penso, prima di dirli o scriverli) e tante altre cose non possono essere percepiti sensorialmente ma solo mentalmente, ma ti assicuro che non sono per niente meno reali del palazzone che intravedo (percepisco sensorialmente) dalla finestra qui di fronte!".Quindi tu sei convinta - ad esempio - che i tuoi SOGNI (i quali fanno parte dei tuoi sentimenti ed emozioni) facciano parte della REALTA' (cioè di ciò che ti è esterno, poichè ciò che possiamo percepire attraverso i sensi è solamente ciò che è esterno alla nostra scatola cranica ed ai poteri immaginativi dei suoi contenuti). E' così ?.In tal caso, auguri e saluti.
#2028
Salve giopap. Benvenuta anche da me. Citandoti : "Mi sembra evidente che la metafisica é nel pensiero (é pensata), anche se allude (veracemente o falsamente a seconda dei casi) a una realtà che eccede il pensiero e in questo senso ne é fuori".Piuttosto d'accordo con te, preciserei che secondo me la metafisica sta nel prodotto del pensare (metafisici sono i concetti in sè, i quali possono in sè fare a meno delle "cose in sè" cui si riferiscono, cioè possono farsi beffe sia dell'esistenza che dell'inesistenza di ciò che sottendono); il pensiero invece è un'attività (neuronale, elettrochimica, biologica o come altrimenti la si voglia definire) ben fisica (infatti il suo svolgersi è rivelabile da ben univoci flussi energetici endocranici - elettroencefalogramma), pertanto non ha proprio nulla di metafisico.Quindi avremmo un fenomeno fisico di ambito biologico che si svolge quale dimensione psichica generante, tra l'altro, effetto metafisico.Naturalmente per quasi tutti coloro che leggono questo forum risulta inconcepibile che una causa fisica possa produrre un effetto metafisico, ma ciò avviene solo per l'ebitudine mentale od educatica a ragionare per compartimenti stagni e per confini talmente "invalicabili" (ed invisibili) da diventar "tabuici".
Poi :"Ma é anche vero che in ciò di ulteriormente reale oltre a se stessa (....metafisica)..........................".Per me "reale" è solo ciò che può venir precepito sensorialmente. Poi ci sono il principesco, il ducale, l'irreale, l'ideale, il metafisico.................."cui allude la metafisica vi é anche il pensiero". Giusto, come affermato da me sopra."E se ciò cui allude il pensiero sta oltre la fisica (il mondo materiale naturale, cervello compreso; come mi sembra evidente nel caso della coscienza),............Qui non mi è chiaro : mondo naturale e cervello saranno enti ben fisici, la coscienza è pura immaterialità consistendo in una funzione (fungente quale collegamento-ponte tra psiche e mente) e più precisamente nella modalità (forma della struttura psicomentale) con cui vengono organizzate e veicolate le informazioni che permettono a ciascuno di noi LA CONSAPEVOLEZZA SIA DEL SE' CHE DELL'ALTERITA'.
.............allora il pensiero pensa qualcosa di metafisico; se pensa a qualcosa che sta oltre se stesso, allora pensa qualcosa di metapsichico (questo per lo meno é il significato del prefisso greco "metà")".Anche qui trovo il concetto non chiaro. Trovo ovvio che il metapsichico rappresenti solamente un aspetto, un ingrediente particolare del metafisico, per cui la distinzione che tu ne vorresti fare secondo me è superflua. Saluti.
#2029
Salve and1972rea. Non ti devi preoccupare poichè il dilemma supremo della ricerca del "me" tra un certo "originale" quale tu sei e la sua copia materialconforme....ti verrà sicuramente risparmiato dall'impossibilità (intrinsecamente prevista dal principio di indeterminazione) di realizzare copie conformi di originali i quali, mentre la copia viene creata non importa quanto rapidamente, continuano a mutare, rendendo vano il cercare di adeguarvi quanto viene copiato.

Achille e la tartaruga hanno già spiegato che il Pelide può stare solo dietro o davanti il proprio concorrente.

Puoi continuare a sognare di essere qualcosa di più di quello che sei, se ciò ti appaga. Saluti.
#2030
Tematiche Filosofiche / Riflessioni pestilenziali
27 Marzo 2020, 21:26:30 PM
Salve. Trovo incredibile quanto l'umanità sia diventata più forte grazie ai progressi della medicina. Cioè di una scienza.

Trovo ugualmente incredibile quanto l'umanità sia diventata più fragile grazie ai progressi delle comunicazioni. Cioè di una tecnologia.

Infatti, in tema di pestilenze (per non parlar di tutto il resto), i meccanismi naturali ci mostrano quanto sia per loro facile farsi beffe dei nostri "progressi"........facendo in modo che al contenimento delle cause di morte operato dalla medicina (ostacolando la diffusione dei contagi interpersonali grazie - anche - all'igiene) si contrapponga tranquillamente un aumento delle cause di morte attraverso la più veloce e capillare diffusione del contagio.......quale ovvia conseguenza della enormemente aumentata facilità di spostamento delle persone.

Una volta le pestilenze ci mettevano degli anni a spostarsi tra i continenti (se si spostavano) e la loro troppo bassa velocità si traduceva molto spesso nel vederle estinguersi "per strada" anche se il loro "stazionare" provocava pesanti effetti sulle comunità locali che incontrava.

Oggi sembra che anche le pandemie abbiano fretta, non trovate ?

Se poi guardiamo all'allarme, al clamore da esse suscitato (grazie alla mostruosa quantità di "informazione" oggi circolante) sembra proprio che le stesse pandemie si siano trasformate da silenziosi fantasmi a nevrotici strilloni.

Siete d'accordo oppure no con una delle mie massime preferite che recita (in modo assai poco originale) : "Tanti ne nascono tanti ne devono morire, a non saremo noi a scegliere quando, come e dove" ?

Insomma, sembra proprio che l'eliminazione progressiva od il differimento di certune cause di morte generi inesorabilmente il sorgere di nuove od anticipate altre cause di morte. (Fortunatamente avviene anche il reciproco : avete idea di quante morti in meno per sinistrosità ed inquinamento si avranno all'interno della "stagione" pandemica ?". A fine 2020 (data per sperabilmente terminata la pandemia almeno in Italia) sarà MOLTO interessante tirare le somme.

Questo secondo me è il "progresso", ovvero il fluire senza meta delle ambizioni ed illusioni umane. Saluti.
#2031
Tematiche Filosofiche / Re:Filosofia è metafisica
27 Marzo 2020, 12:51:48 PM
Salve bobmax. : "Giacché la fisica copre tutto quello che c'è, la metafisica, e quindi la filosofia, si occupa del Nulla".

Ehm.........timidamente........se tutto è inscrivibile nella Fisica, nulla è collocabile fuori di essa.Quindi la metafisica non può certo occuparsi del nulla (mi sembra tu sia un tifoso dell'esistenza del nulla, dando a quest'ultimo una concettualizzazione che non sono mai riuscito a comprendere) ma piuttosto DEVE RINUNCIARE AD ESISTERE. Saluti.

#2032
Salve and1972rea. Nella attuale situazione "covid19" secondo me non c'è nulla di OGGETTIVAMENTE sconvolgente. Nulla di diverso di quanto già noto dalla storia o dalla cronaca appena men che recente.Pestilenze, lutti, tragedie individuali, guerre, impoverimenti, declini di civilità.............tutti avvenimenti che fanno parte dell'andamento naturale del mondo ed ai quali alcuni luoghi o generazioni erano o sono già avvezzi............

L'unica novità oggettiva sarebbe che oggi e qui (Primo Mondo) abbiamo molto di più da perdere perchè abbiamo riempito le nostre esistenze di complicazioni di dubbia efficacia esistenziale.

Per il resto, esiste invece la nostra SOGGETTIVA percezione dei fatti e delle loro prospettive future, ma essa è appunto "creatura" solo nostra che è stata generata sociologicamente dalla GLOBALIZZAZIONE della quale fan parte L'ECCESSIVA FACILITA' DI SPOSTAMENTO e - soprattutto - L'ECCESSIVA FACILITA' E LA MARTELLANTE "NECESSITA'" DI COMUNICARE.

Ma ci rendiamo conto di quale percentuale degli attuali volumi comunicativi consistano nell'ossessiva reiterazione di notizie che tutti (pubblico e strumenti di informazione) sono "costretti" a comunicare di continuo perchè............................il virus che la nostra civiltà teme veramente non è il Covid19............è IL SILENZIO !

E' quindi l'eccesso di comunicazione quello che crea le nostre psicosi, quegli stati ansiosi ed ansiogeni che colgono la maggioranza di noi se veniamo privati di quel mix di novità, propaganda, fandonie, promemoria, futilità, allettamenti, oscenità che entrano ed escono dai nostri strumenti multimediali. Saluti.
#2033
Salve. Citando dall'intervento di freedom : "Agostino, rifacendosi al pensiero biblico, affermò che Dio aveva creato il mondo dal nulla. Però, prima di creare il mondo, le idee esistevano già nella Sua mente. Le idee platoniche quindi erano in Dio, e in tal modo Agostino poté conciliare la creazione cristiana con le idee eterne"
-----------
Anche S.Agostino era fatto di carne e, presumendo che non fosse un obeso, gli riuscì di fare i salti mortali necessari per far quadrare i cerchi richiesti dalle circostanze. D'altra parte le Giurie dei suoi tempi erano assai totteranti verso certe idee.-----------
Penso che le idee platoniche stessero nella mente di Platone ed il fatto che stessero o fossero state anche in altre menti rappresenta appunto un salto mortale.-----------
Le probabilità del fatto che Dio abbia creato qualcosa dal nulla a me risultano perfettamente equivalenti a quelle per cui sia stato il Nulla (cioè un concetto assoluto avente la stessa "incorporalità" dell'Assoluto) a trarre da sè il concetto (o, come preferite, la realtà) di Dio. Obiezioni ?.Saluti.
#2034
Tematiche Filosofiche / Re:Il ruolo della filosofia
26 Marzo 2020, 12:47:08 PM
Salve Paul11. Citandoti : "all'operaio arrivava il messaggio "siamo tutti uguali" e il simbolo della bandiera rossa con falce e martello  e chi lo mediava erano avanguardie che ci credevano, il ruolo mediatore fra pensiero e prassi era svolto da partiti e sindacati.
E' stato proprio il benessere a ridividerli, il desiderio e sottolineo desiderio che fosse più fattibile e quindi praticabile una via individuale di poter cambiare le proprie sorti rispetto ad una rivoluzione che non arrivava.".Infatti all'operaio od a chiunque non interessa minimamente il sapersi uguale se non come pretesto per veder generato un insieme di eguali abbastanza numeroso da acquistare la forza per imporre non la generica supremazia di un'eguaglianza, bensì il miglioramento delle condizioni del singolo. Saluti.
#2035
Salve Ipazia. Quando si dice che la classe (la tua dialettica) non è acqua................. !!

Tutto il dissenso contenuto tra la tua dialettica e la mia è in quello che ora affermi e che in passato - pur non negandolo ma limitandoti ad ometterlo - non hai affermato perchè presa da battaglie ideologiche infinitamente più umane ed immediate.

Noi possiamo e dobbiamo contrastare ciò che della natura non ci piace, ma a me piacerebbe farlo da consapevole di quale sia la corretta gerarchia delle istanze che muovono anzitutto il mondo, poi (marginalmente) le nostre scelte.

In una sola espressione : il mondo che non ci piace va cambiato utilizzando per primi la pazienza e l'umiltà.Cioè appunto due atteggiamenti che mal vengono sopportati da chi vorrebbe combiarlo all'interno dei propri tempi.......che non sono quelli che pazienza ed umiltà impongono. Saluti.
#2036
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
23 Marzo 2020, 13:15:40 PM
Salve Ipazia. Citandoti : "La dialettica tra merito ed equità si risolve più equamente in una società classista o una egualitaria ?".                                                                                                                                                                         A parte il fatto che io potrei chiedere se la dialettica tra merito ed equità si risolve più meritoriamente in una società classista o una egualitaria?................la risposta ad entrambi i quesiti dipende dagli ambiti che si vogliano considerare, che sono sempre due :

Si risolve più equamente in una società egualitaria, cioè se restiamo nell'ambIto UMANO (sottoambito della natura).
Si risolve più meritoriamente in una società classista, cioè se restiamo nell'ambito NATURALE.

La questione consiste nel dover scegliere tra l'etica dell'equità e l'efficienza della diseguaglianza. Saluti.
#2037
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
23 Marzo 2020, 13:00:58 PM
Salve Ipazia. Citandoti senza alcuna utilità : "Ma per venirti incontro nei bisticci tra te e te si potrebbe considerare il fatto che siamo effettivamente tutti diversi, ma ognuno ha le sue inclinazioni e nel variegato mondo della creatività umana c'è spazio per tutti.
Qui si vede l'infinita superiorità della concezione materialistica della storia e della sua dialettica di fronte ai sillogismi della koinè borghese-classista. Tale superiorità si avvale, quale strumento, della vituperata tecnoscienza che permette di superare la concezione del mondo agrippiana trasferendo gli organi motori della società, e le funzioni più umili e pericolose necessarie alla sopravvivenza, dall'uomo alla macchina. Rimanendo, alla mente egualitaria, il compito di progettare e alla pancia solidale quello di godere dei frutti dell'intelligenza. Il pranzo comunista egualitario è servito. Buon appetito".                                                                                             
Trovo della confusione. Secondo me sono proprio le pance ad essere egualitarie e le menti invece decisamente tra loro variegate, come da te stessa ammesso in esordio.
In un ammasso di menti egualitarie infatti credo avremo grossi problemi nell'esprimere variegate creatività.Alla creatività occorrono stimoli, non piani quinquennali producenti tecnologie soddisfacenti pance solidali.
Tra l'altro, nel caso in cui la concezione materialistica egualitaria risultasse INFINITAMENTE superiore alle altre, ciò esprimerebbe benissimo sia la sua rigorosa utopicità che la sua consequenziale irraggiungibilità. Saluti.
#2038
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
21 Marzo 2020, 21:48:47 PM
Salve Jacopus. Vero ed ovvio quanto dici. Ma il problema è sempre quello dell'uovo e della gallina : E' il potere delle classi dominanti che le rende creatrici e padrone delle tecnologie........oppure è il fatto di scoprire e detenere le tecnologie che crea il potere e quindi le connesse classi dominanti ?.
Il fatto è che risulta impossibile eliminare il merito (intelligenza, creatività, iniziativa etc. che sono patrimonio diversificato di ciascuno di noi) ed imporne per legge o per violenza l'equa distribuzione egualitaristica.
Naturalmente qualcuno potrebbe sostenere che a creare le differenze di merito sono soprattutto le diverse opportunità consentite dalla diversa stratificazione sociale, ma credo proprio si tratterebbe di un punto di vista sbagliato poichè starebbe imputando certe diversità a cause che hanno agito solo in tempi recenti della storia umana (massimo qualche decina di migliaia di anni) senza poter indagare sulle vere, lontane, originarie, biologiche e genetiche cause delle fondamentali diversità tra gli umani (l'evoluzione ha sempre cercato e trovato la differenziazione, non l'omologazione dei propri prodotti).

Qualcuno poi - a proposito di parità di condizioni iniziali di "merito" per ciascuno di noi, potrebbe vagheggiare una qualche "democratica" distribuzione di certe doti.
Diciamo allora che tutti diventino egualmente intelligenti, intraprendenti, padroni di abilità tecnologiche. In questo modo non dovrebbero potersi affermare classi particolarmente dominanti, no ?
Bellissimo ! Solamente, all'interno di una simile situazione, credo si affermerebbe la tendenza -per ciascuno - di creare ed applicare solo personali tecnologie e scelte (tutte più o meno equivalenti perchè espresse da cervelli aventi tutti le medesime capacità). Ciascuno tenderebbe a vivere per proprio conto ed a modo proprio, visto che nessuna delle soluzioni e tecnologie create risulterebbe "migliore" delle altre.
In qual modo potrebbe fondarsi una società strutturata secondo la separazione dei ruoli ? Se tutti san fare tutto, nessuno vorrà occuparsi degli aspetti meno appaganti della vita !.Quindi nessuna tecnologia comune, modo di vita condiviso, cultura collettiva potrebbero mai affermarsi tra le infinite possibile, con tanti saluti alle società egualisticamente strutturate. Infatti il termine "società" contiene il concetto di "diversificazione" ed esclude quello di "egualitarismo".

Quella accennata sopra è la condizione che tutti gli idealisti egualitaristi sognano  o reclamano senza aver mai abbastanza riflettuto, ma che per loro disgrazia e per la fortuna del mondo nel suo insieme (sto parlando del MONDO, non dell'umanità) risulterà eternamente irrealizzabile. Saluti.
#2039
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
21 Marzo 2020, 17:25:15 PM
Salve Sariputra. Citandoti : "La guida autonoma toglierà una grossa fetta di libertà all'individuo, il quale non potrà più godere del piacere unico di guidare un'autovettura, ma sarà semplicemente un passeggero della stessa, come se stesse seduto su una fila del bus...
Questo è l'aspetto veramente immorale della questione: toglierci uno dei pochi piaceri della vita".

Mi fa profondamente specie che tu consideri la guida di un veicolo a motore anche - se non soprattutto - uno dei possibili piaceri della vita che sarebbe disetico cancellare o limitare.

Personalmente ho sempre trovato penosamente noiosa la guida dell'automobile, ben diversamente da quella dei veicoli a due ruote i quali per me hanno sempre rappresentato l'emblema della solitaria libertà di esplorazione del territorio. Ma questi son gusti personali.

L'aspetto che trovo assai poco lodevole delle tue preferenze (anche delle mie, ma con impronta immensamente meno pesante, visto che a "due ruote" e da soli si rischia soprattutto la propria incolumità) è la mentalità che glorifica la guida del veicolo come facoltà di piacere che deve venir tutelata senza badare alle sue conseguenze per sè e per gli altri.

Credo dovresti avere l'idea di quante decine migliaia di giovani vite e di altrui vite sono state finora sacrificate al "divertimento" motoristico, alla esibizione del veicolo o delle proprie abilità di guida, alla banalizzazione a sfondo edonistico di un agire (la guida) che dovrebbe venir improntato solo alla utilità, attraverso prudenza, rispetto ed esperienza.

In breve il "piacere di guidare" (noto "slogan" recente ( e del tutto diseducativo) di un colosso motoristico bavarese) viene assimilato a tutto ciò che dovrebbe essere sacralizzato in nome delle "libertà" individuali nonostante produca danno sociale a chi non lo apprezza o non se lo può permettere.
Cioè : segue elenco di vizi leciti quali fumo, gioco d'azzardo, alcoolismo, sport estremi, caccia etc.

Certo i veicoli a motore hanno anche una utilità (anche i vizi citati sopra hanno una qualche benemerenza creando e mantenendo posti di lavoro) ma non si capisce perchè mai non si possa mantenere appunto la loro utilità strumentale imponendo per legge che non possano progettualmente superare i vigenti limiti di velocità (con motori da 25kW e veicoli da max. 130 km/h si può utilmente andare dappertutto). Tale è la mia visione di questi aspetti. Saluti.
#2040
Tematiche Filosofiche / Re:sull' etica
21 Marzo 2020, 14:05:58 PM
Salve Ipazia. "Il conflitto etico sta altrove: permetterla o no. Da decidersi tra umani e diversamente tali".

Purtroppo (o fortunatamente) il decidere ed agire umano è generato dal possesso di una coscienza individuale la quale genererà appunto le etiche (consistenti appunto nel decidere e nell'agire) personalissime e variabilissime. La morale (e le sue molto meno numerose varianti sociali) seguirà eventualmente dopo.

Dico ciò poichè chi vuole e decide del "progresso" (nel nostro caso relativo alla guida automatica) potrà tranquillamente e - a mio parere - correttamente argomentare che i sistemi di guida assistita/automatica - al di là di qualsiasi effetto e dilemma etico possano generare - risultano ETICAMENTE migliorativi circa l'attuale situazione circolatoria perchè permettono di RIDURRE LA SINISTROSITA' GENERALE inclusa ovviamente la relativa mortalità.

Per quanto poi riguarda le complesse conseguenze delle responsabilità civili che si genereranno.........ad esse appunto dovrà badare la MORALE, sotto forma di DIRITTO e GIURISPRUDENZA, cioè una istituzione (il diritto) e delle persone (i giudici) i quali - ALL'INTERNO DELLE PROPRIE FUNZIONI - NON DEVONO PROPRIO USARE L'ETICA (essendo quest'ultima - ribadisco - l'insieme delle regole, scelte e convinzioni SOLO INTIMAMENTE PERSONALI di quel certo singolo soggetto).

Solo dei "filosofi" come alcuni di noi possono dibattere insensatamente sulla liceità ed eticità di eventi che producano il danno ad una o poche persone, trascurando il beneficio per le moltissime che verrebbero sottratti agli effetti della attuale tragica sinistrosità circolatoria.

Forse è perchè il "filosofo", che attualmente sarà attore-arbitro dei propri comportamenti di guida, si sente un pochetto angosciato dalla prospettiva di venir declassato - dagli eventuali prossimi progressi - a spettatore inerte, passivo, deresponsabilizzato, deeticizzato dal proprio variato ruolo di sempllce passeggero. Salutoni.