In "il prezzo della vita", Bettelheim racconta che nei campi di concentramento i gesti spontanei di umanità fra i prigionieri o fra guardiani e prigionieri erano variamente e severamente puniti, fino alla morte. Così venivano eliminate le qualità cui diamo valore come specie: l'umanità, aiutare ed esprimere i nostri sentimenti, l'empatia.
L'insieme dei prigionieri non poteva esprimersi come "buono", e ciò facilitava la separazione fra carcerieri e prigionieri da un lato, mentre dall'altro proiettava sulle vittime la stessa insensibilità messa realmente in atto dagli stessi carnefici.
Il successo del termine "buonismo" in questi ultimi anni, può essere interpretato attraverso questa chiave. L'insensibilità dei "cattivisti" viene rovesciata sui "buonisti", accusati di avere "sempre" qualche altra ragione per essere buoni, di solito vile e laida. Eliminando dallo scenario ogni atteggiamento buono, l'uomo torna allo stato di natura, con la differenza che esistono ora i proprietari dei sistemi di comunicazione globali, in grado di manipolare la massa dei singoli uomini per forgiare differenze, gerarchie, obiettivi, distorsioni, capri espiatori di comodo, per dominare in ultima istanza. Un dominio però che inizia a colludere pericolosamente con una sorta di stato mentale fascista sorretto dalla digitalizzazione globale, ma che può trasformarsi in ogni momento in "fascismo caldo", quello che lascia il sangue sull'asfalto e il deserto culturale nella mente.
Gli uomini, che si percepiscono sempre più come individui singoli alla ricerca della loro felicità, che sarà sempre a discapito della felicità di un altro individuo singolo, troveranno in questo stato mentale fascista una possibile soluzione alla loro collocazione del mondo, coltivando, in modo patologico, quella umanità che è stata precedentemente distrutta ed ora ristrutturata in un senso autoritario, gerarchico e paralizzante.
L'insieme dei prigionieri non poteva esprimersi come "buono", e ciò facilitava la separazione fra carcerieri e prigionieri da un lato, mentre dall'altro proiettava sulle vittime la stessa insensibilità messa realmente in atto dagli stessi carnefici.
Il successo del termine "buonismo" in questi ultimi anni, può essere interpretato attraverso questa chiave. L'insensibilità dei "cattivisti" viene rovesciata sui "buonisti", accusati di avere "sempre" qualche altra ragione per essere buoni, di solito vile e laida. Eliminando dallo scenario ogni atteggiamento buono, l'uomo torna allo stato di natura, con la differenza che esistono ora i proprietari dei sistemi di comunicazione globali, in grado di manipolare la massa dei singoli uomini per forgiare differenze, gerarchie, obiettivi, distorsioni, capri espiatori di comodo, per dominare in ultima istanza. Un dominio però che inizia a colludere pericolosamente con una sorta di stato mentale fascista sorretto dalla digitalizzazione globale, ma che può trasformarsi in ogni momento in "fascismo caldo", quello che lascia il sangue sull'asfalto e il deserto culturale nella mente.
Gli uomini, che si percepiscono sempre più come individui singoli alla ricerca della loro felicità, che sarà sempre a discapito della felicità di un altro individuo singolo, troveranno in questo stato mentale fascista una possibile soluzione alla loro collocazione del mondo, coltivando, in modo patologico, quella umanità che è stata precedentemente distrutta ed ora ristrutturata in un senso autoritario, gerarchico e paralizzante.