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Messaggi - bobmax

#2041
Paul11, accennasti alla mistica, come una possibile via.
Ma devo aver inteso male. Un domani chissà...
#2042
Tematiche Filosofiche / Re:I postulanti dell'Assoluto
17 Novembre 2020, 11:04:22 AM
Citazione di: Ipazia il 17 Novembre 2020, 09:55:21 AM
L'amore non è Nulla, è relazione. Così come l'universo in cui tutto è in relazione con tutto. Ma la relazione, per esistere, deve far accadere qualcosa. E in tale qualcosa il nulla si nullifica, rimanendo solo il qualcosa, la relazione.

No, relazione è l'Esistenza.

Esistere consiste infatti nella comunicazione.
Pura comunicazione, dove i poli che si relazionano non esistono di per sé, ma solo per la comunicazione.

L'Esistenza è l'Uno che cerca se stesso, attraverso la comunicazione.

Ciò che origina la comunicazione è l'Amore.

Dio ama se stesso.

Ed essendo Uno, è pure Nulla.
#2043
Caro Paul11, l'io non vuole morire e s'inventa di tutto pur di non svanire.

Lascia che il dubbio faccia il suo lavoro.
Abbi fede.

E la fede non ha niente a che fare con testi sacri, con Gesù, con qualsiasi cosa.
Questi possono solo essere degli stimoli, delle occasioni. Ma ciò che conta è la tua fede nella Verità.

E la Verità non è qualcosa a cui tu possa aggrapparti.
La Verità ha bisogno di te. Perché tu sei la Verità!

Che c'entra l'essere senzienti, la cultura, con la libertà individuale?
È l'Essere che è libero.

È l'Uno!
Ed è per questo che tu, in quanto "io", vuoi ciò che devi volere.
#2044
Tematiche Filosofiche / Re:I postulanti dell'Assoluto
17 Novembre 2020, 05:41:18 AM
Citazione di: Ipazia il 16 Novembre 2020, 17:41:08 PM
Bisognerebbe convincere di ciò anche l'esistente autocosciente, ostinatamente identitario, l'ultima cosa cui aspira è diventare Nulla (succursale nichilista dell'Assoluto), preferendo invece quei "pochi, maledetti e subito" anni di vita che l'evoluzione della sua specie gli consente.

Certamente l'esistente vuole continuare a esistere.

Ma cova in se stesso il dubbio ineliminabile della nullità della propria esistenza.

E in questo dubbio, ogni volta respinto perché orrendo, si cela la verità.

Ogni opera, ogni creatura, ogni cosa, altro non sono che nulla.
Non nel senso che valgano poco, ma che sono effettivamente puro nulla!

Cosa resta allora?

L'Amore.

Che è Nulla, fonte d'infinite possibilità.
#2045
Tematiche Filosofiche / Re:I postulanti dell'Assoluto
16 Novembre 2020, 17:30:56 PM
L'esistente è per sua natura transeunte.
Ma non nel senso che è un qualcosa che dura solo un certo tempo. Perché quel qualcosa che dura, che rimane cioè identico a se stesso per almeno un po' di tempo, non esiste.

Perciò l'esistente è un divenire continuo, una metamorfosi. Al punto che è impossibile distinguere ciò che diviene dal suo stesso divenire.

E ciò è vero per qualsiasi esistente, sia fisico sia di ogni altra natura.

Di modo che, qualsiasi definizione di un esistente è il tentativo di rendere stabile ciò che non lo è in realtà mai.

Ma l'identificazione dell'esistente, attraverso una sua definizione, è indispensabile per il pensiero razionale.

A = A è il fondamento della razionalità.
Sebbene... A non sia mai uguale ad A.

In buona sostanza, ciò che pare essere più vicino alla Realtà non è l'esistente, bensì il Nulla.
#2046
Tematiche Filosofiche / Re:I postulanti dell'Assoluto
16 Novembre 2020, 12:39:03 PM
Citazione di: Ipazia il 16 Novembre 2020, 12:00:41 PM
Citazione di: donquixote il 16 Novembre 2020, 00:50:30 AM
Voler dimostrare che qualcosa non esiste (come anche che esiste) è una contraddizione logica, quindi un'assurdità. Prima di dimostrare che qualcosa non esiste dovremmo innanzitutto definirlo, sapere che cosa è. Ma per sapere che cosa è un "qualcosa" bisogna che questo esista, perchè se non esistesse non potremmo saperne assolutamente niente. Appare dunque totalmente insensata qualunque affermazione o qualunque domanda sull'esistenza o l'inesistenza sic et simpliciter di qualcosa, poichè tutto ciò di cui possiamo parlare o che possiamo pensare è necessariamente esistente.

Igiene fisica e mentale vuole però che si sappia distinguere nella realtà i dati di fatto dalla fiction. Vista pure la scarsa propensione dei numi a salvare chi confonde le due cose, fosse pure in loro nome ed invocando la loro divina Provvidenza.

La questione è più profonda di quando solitamente si ritenga.

Perché si può pensare solo l'esistente.
Il pensiero è sempre e solo pensiero di ciò che esiste.
E ciò che esiste è "qualcosa"

Viceversa, ciò che non esiste non è qualcosa, non può essere pensato. È nulla.

Premesso questo, che è fondamentale, possiamo provare a definire il qualcosa, che in quanto tale esiste necessariamente.

E nel definirlo potremo stabilire l'ambito della sua esistenza.
Ossia se esiste nel mondo fisico, o è un concetto oppure una costruzione fantastica...
Ma sempre di esistenza si tratta.
#2047
Citazione di: paul11 il 15 Novembre 2020, 14:12:07 PM
Chiariamo allora: la libertà è una condizione, è la possibilità di avere un'azione, e oserei dire è la necessità del pensiero (perché il pensare non smette mai di parlarci) e della coscienza.
Se scelgo un via mistica, il fatto che scelgo è un atto che parte da me, è quindi un atto di volontà a sua volta possibile dalla libertà.
Se scelgo una "tecnica meditativa e contemplativa" prima c'è una volontà innata come poc'anzi scritto, poi per mia volontà voglio che la volontà cessi  per lasciare libera la coscienza di "sentire", mi abbandono affievolendo tutte le percezioni, il sentire volontario, costruendo un "vuoto".
La prima volontà, come il pensiero, sono istintivi, come lo è la facoltà di possedere un'intelligenza .Quando decido di voler spegnere  o comunque smorzare la volontà è un atto consapevole, è appunto una volontà sulla volontà.
C' è quindi una volontà iniziale, innata, originaria e poi si forma una volontà consapevole.
Questo è importante per capire da dove sorgono le virtù, che non hanno origine dai desideri-piaceri.
La volontà è quindi centrale per scelte. Si possono assecondare ostinatezze istintuali  o decidere con un atto di volontà relazionato alla coscienza e all'intelligenza cosa e come gestire gli "istinti" naturali.

Un conto è la volontà, un altro la libertà del volere.

Indubbiamente noi vogliamo.
E sovente siamo pure consapevoli del nostro volere.

Ma non vi è alcuna prova che noi si sia davvero liberi nel nostro volere.
Anzi, parrebbe proprio di no...
Perché questa libertà implicherebbe che una nostra decisione avrebbe potuto essere diversa da quella che fu.
E questa scelta diversa avrebbe potuto avvenire a parità di condizioni iniziali!
Un assurdo logico.

Che può essere accettato come possibile solo facendo appello ad un fenomeno trascendente.

Ma questo appello alla Trascendenza, che può sembrare tanto nobilitante per il nostro "io", è invece soffocante.

La libertà, l'autentica libertà, non è nel libero arbitrio, ma nella sua assenza.

E questo perché sono libero solo quando decido ciò che voglio perché lo devo in quanto questo sono.

La libertà è nell'Essere.

Dove altro mai potrebbe?

Quindi, diciamo pure che sono libero sempre.
Ma non perché potrei volere diversamente da ciò che voglio.
Sono libero perché voglio ciò che devo in quanto questo sono.

Perciò... anche quando voglio il male.

E qui arriviamo al figlio unigenito.
Che è figliol prodigo.

Citazione
Il dubbio, e lo considero anche per non uscire dal topic, se sia una via totalizzante, mistica, quasi anacoretica, oppure un esercizio spirituale, ma anche mentale in quanto tale, per poter poi gestire meglio, quando si rientra nell'io mondano ,si rientra nel mondo delle problematicità affettive e materiali. Quindi sarebbe un cercare uno stato d'animo di quiete per poter gestire meglio il "rumore" del mondo.

Un altro dubbio ,seppur collegato al precedente, è una spiritualità individuale o sociale?

Dalla mia esperienza, il "rumore" del mondo è indispensabile.
Occorre pure potersi isolare almeno un poco, ma poi bisogna tornare nel mondo.
Solo il mondo può darci lo stimolo per una ricerca interiore.

Secondo me, anche se può risultare assurdo, vi è solo una spiritualità, la tua.
Così come la mia.
Nel senso, che vi è solo il figlio, che è unigenito.

Tutto ciò che è altro, rispetto al figlio, è Dio.
#2048
Citazione di: Freedom il 15 Novembre 2020, 12:52:31 PM
Citazione di: bobmax il 14 Novembre 2020, 22:54:48 PM
Se il libero arbitrio non esiste chi davvero c'è nel mondo?
Come fai a postulare l'assenza di libero arbitrio?

Ritengo che questa tua domanda possa avere due diversi possibili propositi:

1)Nel caso di assenza del libero arbitrio sarebbe ancora possibile postularne l'assenza?
2) Quali motivazioni ti portano a postulare l'assenza del libero arbitrio?

Se l'intento della domanda era il primo, risponderei che senz'altro è possibile postularne l'assenza. In quanto il libero arbitrio non è una condizione necessaria per alcunché.
Consiste infatti esclusivamente nel convincimento che il soggetto dotato di libero arbitrio sia un'origine incondizionata di eventi.
Ma non vi è alcun evento, quindi anche un pensiero, una ipotesi, che sia esclusiva di un libero arbitrio.

Perché si tratterebbe di un miracolo.
E i miracoli, ossia eventi di cui non si conosce né si conoscerà mai una causa esterna, occorre escluderli. Se non vogliamo cadere nella superstizione.
(Sì, il dubbio non è mai eliminabile del tutto, ma appunto anche qui è una questione di fede, una fede necessaria però. Perché l'alternativa sarebbe il credere nell'irrompere della Trascendenza nell'immanenza: cioè il Caos!)

Il secondo proposito è a mio avviso di gran lunga più interessante.
Non so stabilire una chiara motivazione, ma direi che senz'altro riguarda il male.
Il male sospinge alla ricerca.

E cercando, non tarda a presentarsi l'incompatibilità tra natura e libertà.
Questa incompatibilità è stata per me a lungo fonte di perplessità.
Un dubbio che mi si parava ogni volta davanti. Perché era una contraddizione insolubile tra il mondo e ciò che davo per scontato: la libertà del volere.

Io ero il mio stesso volere! Che altro mai?

Intanto il male continuava però a spingere.
E la direzione in cui costringe è la ricerca della Verità.

Una ricerca che toglie man mano ogni falsità con cui mi sono cullato.

Fino a sperimentare con mano che nessuno è mai davvero colpevole!
Perché posso ormai almeno intravedere che anche nell'atto più orrendo, nella persona più abietta, non vi è mai alcuna "vera" colpa.
Esiste il male, ma nessuno ne è davvero colpevole.

Nessuno, tranne me stesso.

Questa ricerca conduce all'inferno.

Si potrebbe allora sospettare che questo postulare l'assenza del libero arbitrio sia una scelta opportunistica, una possibile via di fuga dall'inferno.

Il dubbio rimane...

Tuttavia lo stesso inferno non nasce affinché il Bene sia?

Margherita Porete, con il suo "Lo specchio delle anime semplici" descrive come l'anima si ritrovi nuda davanti a Dio. Colpevole, senza possibilità di redenzione.
In quel testo ho trovato la mia storia di vita.
#2049
Paul11, ti prego di stare sul punto. So che non è facile, ma non lo è solo perché estremamente semplice.

L'io individuale non vuole morire e fa di tutto per evitarlo.

Se il libero arbitrio non esiste, noi non ripetiamo a memoria... per la semplice ragione che come io individuali non esistiamo.
E questa considerazione è implicita in tutto quello che hai scritto. Solo che non la vedi.

Ciò che ti sto offrendo è l'autentica liberazione. Ma non sono "io" che te la sta offrendo. Perché io sono te, e tu sei me.

E non temere che la morte dell'io implichi chissà quale rivoluzione. Tutto continua come prima.
Bisogni, pensieri, passioni, accidenti... tutto come prima. Solo l'io incomincerà un po' a sbiadire. Seppur lentamente, e per brevi istanti.

Ma con la morte dell'io... Dio.

Questa è la mistica.

Ma è persino Aristotele!
Quando distingue tra pensiero passivo e pensiero attivo. Solo il pensiero attivo è libero. Ed è... Uno.
#2050
Citazione di: paul11 il 14 Novembre 2020, 10:31:22 AM
Se esiste un libero arbitrio, significa che si può fare e pensare del bene o del male.
Non siamo nel mondo a recitare a memoria una parte predisposta dal creatore, gli eventi della vita spingono a delle scelte con la volontà e in coscienza.

Questa sembrerebbe una considerazione davvero indiscutibile...

E invece è un'implicita contraddizione!
Anche se difficile da rilevare, per la sua estrema semplicità.

Per rendersene conto occorre chiedersi se, in assenza di un libero arbitrio individuale, abbia ancora senso quel "siamo nel mondo".

Chi è nel mondo?

Se il libero arbitrio non esiste chi davvero c'è nel mondo?
#2051
Tematiche Spirituali / Re:Spiritualità atea
12 Novembre 2020, 12:51:48 PM
Credere in Dio quale ente superiore, distinto dal mondo, non è una fede originaria, incondizionata, che non dipende da altro che non se stessa.

Dipende infatti da altre "verità" credute a prescindere.
E sono proprio queste verità che fondano la fede.

Messe in dubbio queste, anche la fede in Dio vacilla...
Tra queste verità vi è il molteplice, così come il divenire.

Di modo che credere nel Dio ente è una fede ingenua, inconsapevole dei suoi stessi presupposti.

Ma altrettanto ingenuo è l'ateismo che nega l'Assoluto, il Bene.

Che sia ingenuo, semplice gioco di bimbi, lo si può constatare dalla tranquillità con cui questo ateismo viene solitamente proclamato.

È proprio la nonchalance con cui si snobba l'Amore a mostrare la inconsapevolezza di ciò che si sta dicendo.

Perché negare il Bene assoluto è l'autentico ateismo, che è ateismo mistico, e deve necessariamente far tremare chi solo ne avverte il senso.
#2052
"Chi crede non è ancora figlio di Dio"

Questa è la mistica di Mister Eckhart.
Che è spiritualità, ma anche, e soprattutto, filosofia.

Per me questo significa che la fede è solo uno strumento, che alla fine deve essere abbandonato.
E lo si abbandona nel momento in cui si realizza che ciò in cui si ha fede è il Nulla.

Difatti Eckhart pure invoca: "Prego Dio che mi liberi da Dio".

Senza un Dio, non è più questione di fede, bensì di essere!

Finché è necessaria la fede, lì è il dubbio.
Ma quando il figlio unigenito torna ad essere Uno, non vi è più alcun dubbio e quindi alcuna fede.

La via per tornare, come ben dice Paul11, è l'Amore.
#2053
Chi ha fede pensa, mentre chi non ha fede... non pensa.

Il pensiero è infatti sorretto dalla fede nel Vero.

Necessita della fede, perché il pensiero non è una costruzione composta da elementi stabili, quasi stessimo costruendo un muro di mattoni.
È invece un fluire, un dialogo continuo tra me e me, dove non c'è mai alcun punto davvero fermo.

Di modo che il dubbio è insito in ogni concetto si possa pensare.

La fede è infatti slancio per superare il dubbio, mai certezza.

Ed è solo tramite questo slancio che è possibile l'autentico pensiero.

In effetti, piuttosto che cogito, sarebbe meglio affermare: Dubito ergo sum.
#2054
Attualità / Re:Integralismo Islamico
04 Novembre 2020, 13:26:40 PM
In effetti le parole si prestano a differenti interpretazioni, ma affermare che l'Uno richieda la distinzione tra questo e quello mi sembra davvero troppo.

L'Uno che necessita di divisioni che Uno è?

Il solo supporlo è una contraddizione in termini.
Difatti chi lo suppone si riferisce a un ente Dio, non all'Uno.

E all'interno di ogni religione questo è ciò che differenzia l'autentica fede dalla superstizione.
L'autentica fede convive con il relativismo, non certo con "verità" rivelate.
È infatti il relativismo ciò che più si avvicina all'Uno, proprio perché l'Uno è lo stesso Nulla.

L'autentica bestemmia non è l'imprecazione volgare verso la divinità, ma la pretesa di conoscere la volontà di Dio!

Di modo che l'integralista è più lontano dall'Uno di quanto non lo sia l'autore satirico.
#2055
Tematiche Filosofiche / Re:Verità e sofferenza
02 Novembre 2020, 11:56:00 AM
Citazione di: paul11 il 01 Novembre 2020, 22:42:10 PM
Che l'amore sia totalizzante è già una verità ed è salvifica quando ci sentiamo soli esistenzialmente.

La solitudine assoluta è la possibilità sempre presente in ogni istante di vita. L'orrore del nulla è latente, pronto ad erompere anche nelle situazioni più serene. Almeno per quel che mi riguarda.

È inesprimibile, e quando lo si percepisce, perché solo di un sentore si tratta, già se ne è oltre. Fortunosamente...

Non penso si possa ricondurre alla paura della morte. Alla possibilità sempre attuale di poter in ogni istante morire.
Perché morire è un lasciare ciò che c'è. Un non esserci più, mentre il mondo continua comunque a esserci.

Mentre l'orrore riguarda proprio il mondo. È il mondo che può cessare di esserci, mentre io resto.
Solitudine assoluta.
Senza più nemmeno un pensiero su cui affidarmi.

Intanto il mondo continua...
E questo permanere è senz'altro frutto dell'Amore.